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1 di 5 Domande

Marta è una ragazza di 27 anni alla 20a settimana della sua prima gravidanza. La ragazza chiede di poter viaggiare in Africa e in Asia per lavoro. Ha ricevuto tutte le vaccinazioni infantili e si presenta presso la clinica ostetrica dell’Ospedale S. Eugenio per delle informazioni sulle vaccinazioni da eseguire in gravidanza. Quale dei seguenti vaccini è controindicato?














La risposta corretta è la C.

Vi sono vari tipi di vaccini:

  • costituiti da virus o batteri attenuati: antimorbillo, rosolia, parotite, varicella, poliomielite (sabin), tubercolosi,
  • costituiti da virus o batteri uccisi: antiepatite A, poliomielite (salk),
  • costituiti da anatossine: antidifterite e tetano.
  • costituiti da antigeni purificati: antitifico, Haemophilus Influenzae tipo B, meningococco, pneumococco.

Il vaccino contro la varicella, essendo un vaccino vivo, è controindicato in gravidanza: le donne in età fertile dovrebbero evitare la gravidanza per 28 giorni dopo la vaccinazione. Le donne, che non hanno sviluppato la varicella, dunque dovrebbero essere vaccinate prima della gravidanza.

La risposta A non è corretta.

È preferibile utilizzare il vaccino inattivato polisaccaridico.

La risposta B non è corretta.

I vaccini, costituiti da anatossine, come quelli per la antidifterite e il tetano, non sono raccomandati di routine; possono essere dati in particolari circostanze, ad esempio in una donna in gravidanza che si ferisce, diventando a rischio per lo sviluppo del tetano.

Le risposte D ed E non sono corrette.

Il vaccino per l’epatite A è un vaccino con virus inattivati. Invece, il vaccino per l’epatite B è un vaccino ricombinante. Vengono presi in considerazione, solo quanto la donna è particolarmente a rischio e va valutata caso per caso; la somministrazione non è dannosa per il feto.


2 di 5 Domande

Si reca al PS del Policlinico di Bari il signor Sforzame, 50 anni, per forti dolori addominali. Riferisce che improvvisamente ha iniziato a sentirsi debole, sudare ed a sentirsi spossato. È un fumatore abituale e soffre di ipertensione da vari anni. All’esame obiettivo si riscontrano: P.A. di 110 /70 mmHg e un addome duro e teso. Viene eseguita una TC dell’addome (vedi l’immagine). Con il passare delle ore diventa gradualmente sempre più pallido, soporoso e la sua P.A. scende a 80 /50 mmHg con una F.C. di 110 battiti al minuto. Quale fra i seguenti rappresenta lo step più idoneo nella gestione del paziente?

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La risposta corretta è la B.

La TC dell’addome del paziente del caso ha mostrato una rottura di aneurisma dell’aorta addominale con accumulo di sangue nello strato avventiziale. L’aneurisma dell’aorta addominale può essere asintomatico o presentarsi con dolore alla schiena o addominale. I fattori di rischio includono ipertensione, aterosclerosi, sesso maschile, età avanzata e fumo. Un aneurisma dell’aorta addominale rotto si presenta tipicamente con una triade clinica: dolore addominale, ipotensione e massa addominale pulsatile. Inoltre, si caratterizza per un ematoma intra e/o retroperitoneale con accumulo di sangue libero nella cavità peritoneale, oppure nel retroperitoneo. L’esame TC viene effettuato esclusivamente nei pazienti che sono emodinamicamente stabili, mentre nei soggetti che non lo sono, se la rottura è stata già diagnosticata (ad esempio tramite un’ecografia dell’addome fatta a letto del paziente), non è necessario effettuare altri esami diagnostici più approfonditi come la TC, in quanto l’approccio terapeutico è di tipo chirurgico.

La risposta A non è corretta.

L’esame TC mostra chiaramente una rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale e, pertanto, in tal caso l’esame ecografico non aggiunge altre informazioni, ma risulta essere inutile, facendo solo perdere del tempo necessario per portare il paziente in sala operatoria. Se il paziente ha ipotensione e c’è il sospetto di un aneurisma dell’aorta addominale, la conferma di tale sospetto può avvenire in prima battuta anche mediante esecuzione di un esame ecografico, qualora il quadro clinico lo permetta.

La risposta C non è corretta.

La laparoscopia è una procedura chirurgica, utilizzata per valutare le patologie intra-addominali o pelviche in pazienti con dolore addominale acuto o cronico e per valutare l’operabilità, ma vista l’acuità ed urgenza della condizione del paziente del caso, questa procedura non è indicata.

La risposta D non è corretta.

Le amilasi sono enzimi prodotti dal pancreas e dalle ghiandole salivari, che intervengono nella digestione dei carboidrati, mentre le lipasi sono enzimi prodotti quasi esclusivamente dal pancreas (pertanto più specifici delle amilasi), implicati nell’idrolisi dei grassi e nella lipolisi. Il dosaggio di tali enzimi può essere utile nel sospetto di una pancreatite acuta, dato che aumentano sin dal primo giorno, per poi normalizzarsi dopo circa una settimana, insieme ad altri reperti laboratoristici, quali una leucocitosi, una iperazotemia ed una ipocalcemia. La TC, qualora ci fosse un sospetto clinico-laboratoristico di questa condizione patologica, può essere utilizzata per confermare il sospetto diagnostico magari come esame di seconda istanza, dopo un’ecografia dell’addome.

La risposta E non è corretta.

L’esame TC eseguito non evidenzia alcuna falda di ascite e come tale non è necessario effettuare alcuna paracentesi evacuativa e/o drenaggio addominale.


3 di 5 Domande

Il signor Loconsole, operaio di mezza età, si reca presso il PS per disturbi gastrointestinali. Lamenta coliche addominali da 3 giorni, che sono diventate più intense e costanti nelle ultime ore. All’esame obiettivo si riscontra addome disteso e lievemente dolente alla palpazione soprattutto nei quadranti di sinistra. Viene praticato un RX del tubo digerente con mezzo di contrasto, come da l’immagine. Qual è il trattamento di prima linea da effettuare?

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La risposta corretta è la C.

L’immagine mostra un volvolo sigmoideo, che è una torsione assiale di un segmento del tenue o del colon su se stesso o sul proprio mesentere, che produce un’ostruzione sia prossimale che distale del lume. La torsione determina anche una compressione vascolare (prima venosa e in un secondo tempo anche arteriosa), che a sua volta causa l’alterazione dei meccanismi di assorbimento, l’ischemia e, nei casi gravi, anche necrosi e gangrena dell’ansa in torsione. Si ha, ovviamente, alvo chiuso a feci e gas, dolori addominali, nausea, vomito e addome disteso. Infine, se vi è necrosi- gangrena-perforazione si determina anche peritonite. Radiologicamente il primo esame da eseguire, a meno che non ci siano condizioni di estrema urgenza, anche per la velocitĂ  di esecuzione, è una RX diretta dell’addome, che mostrerebbe una sovradistensione abnorme delle anse coinvolte con il tipico aspetto a “coffee bean sign”, ovvero “a chicco di caffè” (come mostrato in figura).

In casi selezionati può essere tentata una derotazione dell’ansa per via endoscopica.

Tuttavia, solitamente, la terapia è chirurgica:

– se non sono presenti segni di sofferenza ischemica, si effettua una semplice derotazione;

– se sono presenti segni di sofferenza ischemica, si effettua una resezione segmentaria.

Il volvolo del sigma può presentarsi con distensione addominale, associata a dolore intenso, vomito e costipazione.

La risposta B non è corretta.

La colectomia sigmoidea rappresenta l’intervento di resezione del sigma e può essere eseguito sia per via laparotomica che laparoscopica, ma rappresenta il trattamento di seconda linea per il volvolo sigmoideo, dopo la sigmoidoscopia, che invece è quello di prima linea.

Le risposte A, D ed E non sono corrette.

Non sono procedure di prima scelta perchĂŠ in caso di fallimento della sigmoidoscopia o di segni di sofferenza ischemica intestinale, si passerĂ  ad effettuare una resezione segmentaria.

Fonte Immagine:

Yigit M, Turkdogan KA. Coffee bean sign, whirl sign and bird’s beak sign in the diagnosis of sigmoid volvulus. The Pan African Medical Journal. 2014; 19:56. doi:10.11604/pamj.2014.19.56.5142.

Yigit, Mehmet, and Kenan Ahmet Turkdogan. “Coffee Bean Sign, Whirl Sign and Bird’s Beak Sign in the Diagnosis of Sigmoid Volvulus.” The Pan African Medical Journal 19 (2014): 56. PMC. Web. 5 May 2018.

Yigit, M., & Turkdogan, K. A. (2014). Coffee bean sign, whirl sign and bird’s beak sign in the diagnosis of sigmoid volvulus. The Pan African Medical Journal, 19, 56. http://doi.org/10.11604/pamj.2014.19.56.5142


4 di 5 Domande

Il Signor Deliso, un uomo di mezz’età, si presenta presso l’ambulatorio del suo medico curante, la Dott.ssa Alani, lamentando problemi nell’atto della deglutizione. Presenta disfagia, dolore toracico occasionale e rigurgito di cibo. Negli ultimi due mesi ha perso circa 5 kg. L’anamnesi patologica remota risulta negativa per patologie rilevanti.
La Dott.ssa Alani gli prescrive un RX del tubo digerente con mezzo di contrasto baritato, il cui esito è riportato nell’immagine allegata. A quale test dovrebbe sottoporsi il paziente per cercare di individuare la causa della sua condizione clinica?

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La risposta corretta è la E.

L’RX di questo paziente evidenzia una acalasia, la più comune patologia tra le alterazioni primarie specifiche della motilità esofagea, caratterizzata da un mancato rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore durante la deglutizione. Il bolo si arresta a livello della giunzione cardiale, che rimane chiusa; il cibo giunge nello stomaco, solo quando la pressione del bolo riesce a superare l’ostruzione funzionale a livello del LES.

Con il progredire della malattia l’esofago tende a dilatarsi, assumendo vari aspetti: esofago sigmoideo, a fiasco e fusiforme.

Per quanto riguarda i sintomi abbiamo: disfagia lentamente progressiva, (solitamente sia per i liquidi che per i solidi), rigurgito di cibo non digerito, calo ponderale e dolore toracico.

Per quanto riguarda la diagnosi sono utili:

  • RX torace, che può mostrare una dilatazione dell’ombra mediastinica ed eventuali livelli idroaerei, creati dalla presenza di residui alimentari e liquidi;
  • RX del primo tratto del tubo digerente con mezzo di contrasto;
  • esofago-gastroscopia, che molto spesso accerta la presenza di una esofagite con lesioni erosive o da candida o una leucoplachia.

Inoltre, questo esame è molto utile per poter documentare la presenza di una stenosi peptica o un carcinoma esofageo distale; queste patologie possono simulare un acalasia, dunque sarebbe opportuno eseguire anche una biopsia per escluderle;

  • manometria, eseguita per effettuare una DD con altre forme di patologia funzionale.

Per quanto riguarda il trattamento: si può eseguire una dilatazione della giunzione esofago-gastrica o la miotomia extramucosa.

La risposta A non è corretta.

La pH-metria esofagea delle 24 ore è un esame che permette la rilevazione e la registrazione del pH: in generale, la pH-metria esofagea si esegue dopo aver effettuato la manometria esofagea.

Per quanto riguarda questo test, solitamente, vanno sospesi i farmaci, che regolano la produzione acida nello stomaco (ad esempio ranitidina, omeprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo).

L’esame è eseguito con un sondino da pH-metria di 1,5-2 mm, che viene fatto passare attraverso il naso e viene collocato al di sopra dello sfintere esofageo inferiore.

È considerato l’esame principale per la diagnosi della malattia da reflusso gastroesofageo.

La risposta B non è corretta.

La misurazione dei livelli di gastrina è un test molto importante nella diagnosi della sindrome di Zollinger-Ellison (ZES), una grave patologia secondaria alla presenza di un gastrinoma, che determina ipergastrinemia.

Tale ipergastrinemia, inoltre, a volte causa un’ipersecrezione di acido gastrico e ulcere gastroduodenali aggressive e refrattarie.

La ZES, nella maggior parte dei casi, è sporadica (75%); raramente è associata alla MEN1.

Dal punto di vista epidemiologico è una malattia rara, avendo un incidenza di solo 1-2 casi/milione (è una patologia leggermente piÚ frequente nelle donne) e viene solitamente diagnosticata nella quinta decade di vita.

Solitamente, il gastrinoma si ritrova nel duodeno, ma piu’ raramente si può sviluppare nel pancreas, nei linfonodi addominali e in sedi ectopiche (cuore, ovaio, fegato). Per la diagnosi di questa condizione, esiste anche un test di stimolazione con la secretina. Per quanto riguarda la terapia è possibile utilizzare i PPI ed effettuare una resezione chirurgica del tumore.

La risposta C non è corretta

La manometria è utile nella diagnosi di acalasia; infatti, viene eseguita per effettuare una diagnosi differenziale con altre forme di patologia funzionale.


5 di 5 Domande

Il Sig. Fanigliulo, anziano in pensione, si presenta presso l’ambulatorio del suo medico curante, il Dott. Nanni, per disturbi gastrointestinali. Egli lamenta dolore epigastrico e perdita di circa 10 kg di peso negli ultimi sei mesi. Il paziente riferisce di essersi recato in pronto soccorso la settimana prima, lamentando gli stessi disturbi. L’anamnesi patologica remota risulta positiva per pregressi episodi di pancreatite. Afferma che durante la degenza in pronto soccorso è stata effettuata una TC dell’addome, come mostrato in immagine. Quale tra i seguenti rappresenta il trattamento più appropriato?

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La risposta corretta è la A.

Il paziente è affetto da pancreatite cronica, una malattia infiammatoria del pancreas, che provoca alterazioni di natura flogistica con lesioni permanenti, fibrosi e stenosi duttali con evoluzione atrofica.

La TC di questo paziente, infatti, mostra un pancreas atrofico e calcifico con dilatazione del dotto di Wirsung.

Dal punto di vista epidemiologico è una patologia abbastanza frequente, che colpisce piÚ frequentemente il sesso maschile (soprattutto i pazienti che abusano cronicamente di alcol). I sintomi iniziali sono rappresentati da crisi dolorose ricorrenti.

Le cause di pancreatite sono numerose: etilismo cronico, stenosi dell’ampolla di Vater, fibrosi cistica, iperparatiroidismo, pancreatite traumatica, pancreatite ereditaria, litiasi biliare, emocromatosi, malnutrizione, litiasi del Wirsung, pancreatite acuta, pseudocisti e tumori pancreatici, che hanno la caratteristica di determinare stenosi duttale.

Tra i sintomi di questa patologia troviamo: dimagrimento, disturbi dispeptici e disordini intestinali, dolore. Il dolore si riscontra soprattutto nelle forme croniche ricorrenti, mentre, nelle forme progressive può essere molto modesto, o in alcuni casi (il 10%) del tutto assente.

Quando la secrezione delle lipasi e proteasi scende solitamente sotto il 10% del valore normale, il paziente affetto da pancreatite cronica inizia a presentare: steatorrea con feci grasse e perdita di peso. Nell’ultima fase compaiono i sintomi dell’intolleranza al glucosio.

La risposta B non è corretta.

La colangiopancreatografia retrograda endoscopica (CPRE), attraverso l’iniezione per via endoscopica di un mezzo di contrasto, consente la visualizzazione radiografica del dotto pancreatico e dei dotti biliari; di conseguenza questa tecnica è utilizzata per saggiare la presenza di calcoli e/o stenosi lungo le vie biliari.

Per la diagnosi di pancreatite cronica è poco utile.

Attraverso questa tecnica è possibile anche asportare calcoli dal dotto biliare, rompere calcoli di grosse dimensioni con un litotritore, eseguire una sfinterotomia endoscopica, dilatare la via biliare, posizionare uno stent nel dotto biliare comune.

Le risposte C e D non sono corrette.

La TC del paziente non mostra un carcinoma pancreatico.

La risposta E non è corretta.

La pancreatico-gastrostomia non si utilizza per la pancreatite cronica.


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