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1 di 5 Domande

Scenario clinico AA127: Il sig. Magistri, 45 anni, si reca presso il pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Orvieto, presentando dolore intenso nella zona ano-rettale, associato a febbre. Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA127): quale delle seguenti affermazioni riguardanti la presentazione clinica di questo paziente è vera?

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Domanda 1 (riferita allo scenario clinico AA127).

La risposta corretta è la A.

L’ascesso perianale è una raccolta di materiale purulento. I tessuti intorno all’ano sono infiammati e fragili e pertanto l’ascesso, pian piano, può estendersi più in profondità, determinando un tramite fistoloso, che dalla linea dentata raggiunge gli spazi e le strutture vicine, quali: i muscoli (sfintere interno e sfintere esterno), lo spazio ischio-rettale, le strutture limitrofe o la cute esterna. Clinicamente determina un intenso dolore loco-regionale, associato a sensazione di fastidio, determinato dall’aumento della pressione all’interno della raccolta ascessuale: ci può essere un dolore pulsante e, se si tratta di un ascesso importante, allora può scatenare anche febbre elevata. Per il trattamento nella fase iniziale, possono essere somministrati degli antibiotici, ma una volta che un ascesso è formato, la loro utilità si limita solo a contenere l’infezione piuttosto che curarla e pertanto bisogna ricorrere al drenaggio e/o un trattamento chirurgico. Un ascesso superficiale di piccole dimensioni può essere trattato ambulatorialmente sotto anestesia locale, mentre uno più grande richiede l’ospedalizzazione ed il drenaggio in anestesia generale: gli ascessi perianali meritano attenzione nel trattamento per il rapporto che hanno con le strutture sfinteriche, perché un trattamento chirurgico, se non eseguito nella maniera più adeguata, rispettando l’anatomia, può generare una grave sequela, che è l’incontinenza.

Le risposte B, C, D ed E non sono corrette.

Tutte le restanti opzioni indicate sono false.

Fonte Immagine

AMA Doublali M, Chouaib A, Elfassi MJ, et al. Perianal abscesses due to ingested foreign bodies. J Emerg Trauma Shock. 2010;3(4):395-7.
MLA Doublali, Mbarek et al. “Perianal abscesses due to ingested foreign bodies” Journal of emergencies, trauma, and shock vol. 3,4 (2010): 395-7.
APA Doublali, M., Chouaib, A., Elfassi, M. J., Farih, M. H., Benjelloun, B., Agouri, Y., Zahid, F. Z., … Louchi, A. (2010). Perianal abscesses due to ingested foreign bodies. Journal of emergencies, trauma, and shock, 3(4), 395-7.

2 di 5 Domande

Scenario clinico AA127: Il sig. Magistri, 45 anni, si reca presso il pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Orvieto, presentando dolore intenso nella zona ano-rettale, associato a febbre. Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA127): riguardo i sintomi e il trattamento di questa condizione, quale delle seguenti affermazioni è falsa?














Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA127).

La risposta corretta è la B.

Per il trattamento di un ascesso nella fase iniziale possono essere somministrati degli antibiotici, ma una volta che un ascesso è ben formato, la loro utilità si limita solo a contenere l’infezione, piuttosto che curarla e pertanto bisogna ricorrere al drenaggio e/o un trattamento chirurgico: gli antibiotici da soli non curano, ma possono controllare in parte la diffusione dell’infezione nel circolo sistemico e la febbre conseguente; pertanto affermare che il regime terapeutico pre-operatorio con antibiotici talvolta può curare in maniera risolutiva l’ascesso, scongiurando la necessità dell’intervento chirurgico, è un’affermazione falsa.

Le risposte A, C, D ed E non sono corrette.

Tutte le restanti opzioni indicate sono vere; infatti per il trattamento di un ascesso nella fase iniziale possono essere somministrati degli antibiotici, ma una volta che un ascesso è ben formato, la loro utilità si limita solo a contenere l’infezione, piuttosto che curarla e pertanto bisogna ricorrere al drenaggio e/o un trattamento chirurgico.

Un ascesso superficiale di piccole dimensioni può essere trattato ambulatorialmente sotto anestesia locale, mentre uno più grande richiede l’ospedalizzazione ed il drenaggio in anestesia generale: gli ascessi perianali meritano attenzione nel trattamento per il rapporto che hanno con le strutture sfinteriche, perché un trattamento chirurgico, se non eseguito nella maniera più adeguata, rispettando l’anatomia, può generare incontinenza.


3 di 5 Domande

Scenario clinico AA127: Il sig. Magistri, 45 anni, si reca presso il pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Orvieto, presentando dolore intenso nella zona ano-rettale, associato a febbre. Domanda 3 (riferita allo scenario clinico AA27): le fistole sono associate a tutte le seguenti condizioni, tranne una:














Domanda 3 (riferita allo scenario clinico AA27).

La risposta corretta è la E.

Una fistola perianale è una lesione muco-cutanea, che origina solitamente in corrispondenza delle cripte anorettali, con presenza di tessuto di granulazione, caratterizzata da un tramite tubuliforme con due orifizi: uno a livello del canale anale e l’altro a livello della cute perianale. Le fistole si possono formare spontaneamente o più frequentemente sono secondarie al drenaggio di un ascesso perirettale, per infezione delle ghiandole anali. Il quadro clinico si caratterizza per intenso dolore e presenza di secrezione intermittente o continua, purulenta, ematica o di tipo misto.

La celiachia non rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della fistola perianale.


4 di 5 Domande

Scenario clinico AA127: Il sig. Magistri, 45 anni, si reca presso il pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Orvieto, presentando dolore intenso nella zona ano-rettale, associato a febbre. Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA127): quali delle seguenti affermazioni riguardanti la fistulotomia è falsa?














Domanda 4 (riferita allo scenario clinico AA127).

La risposta corretta è la A.

Una fistola di solito non guarisce spontaneamente e diversi sono i trattamenti a seconda delle dimensioni, lunghezza e profondità nel canale anale. La fistulotomia rappresenta il trattamento standard per fistole anali semplici, che presentano un basso rischio di complicanze di incontinenza, mentre per fistole trans-sfinteriche alte o più complesse, dove il rischio di incontinenza è più alto, a causa dell’incisione dei muscoli sfinterici, si prediligono altri approcci. La fistulotomia, comunque, solitamente viene eseguita sotto anestesia generale e consiste nella dissezione dell’intero tragitto fistoloso comprendendo alcuni millimetri di tessuto sano circostante. La ferita chirurgica viene lasciata aperta cosi che possa guarire per seconda intenzione. Tale processo richiede un po’ di tempo e non può essere accelerato. I pazienti devono essere osservati per un minimo di 6 mesi dopo la procedura per valutare la buona riuscita o meno del trattamento. Pertanto, l’esecuzione della fistulotomia sotto anestesia locale è falsa come affermazione.

Le risposte B, C, D ed E non sono corrette.

Tutte le restanti opzioni indicate riguardanti la fistulotomia sono vere.


5 di 5 Domande

Maurizio, 65 anni, si reca dal suo medico curante per astenia progressiva, insorta da circa 2 mesi, che gli impedisce persino di salire le scale. Ha avuto nelle settimane precedenti un rash sulla parte superiore del tronco e del viso, ma non ha mai avuto formicolio, intorpidimento, mal di testa, difficoltà a deglutire o incontinenza. Non assume farmaci. La sua T.C. è di 37.3ºC, la P.A. è di 140/85 mmHg e la F.C. è di 82 bpm/min. L’esame obiettivo è mostrato nell’immagine sottostante. Il dottore visitandolo riscontra una debolezza muscolare prossimale bilaterale, con riduzione dei riflessi tendinei profondi. Le analisi di laboratorio mostrano: Na + 138 mEq / L, Cl- 102 mEq / L, K + 4,4 mEq / L, HCO3- 25 mEq / L, creatina chinasi 30.000 ng / mL, anticorpi antinucleo positivo. Quale dei seguenti è il passo successivo più adatto nella gestione del caso?

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La risposta corretta è la A.

La dermatomiosite (DM) è una miopatia infiammatoria autoimmune. La DM presenta due picchi di maggiore incidenza fra i 5 e i 15 anni e dopo i 40 anni.

Il sospetto nasce nei pazienti con progressiva debolezza muscolare, in particolare quando riguarda la muscolatura prossimale (tipicamente difficoltà ad alzarsi da una sedia e difficoltà a salire le scale).

Dal punto di vista clinico ritroviamo il rash eliotropo (come si vede in questo paziente), le papule di Gottron, l’eruzione cutanea con una distribuzione a mantellina e l’eritroderma generalizzato.

Inoltre, possiamo riscontrare debolezza muscolare, infiammazione dei muscoli faringei, con disturbi della deglutizione, che giustificano il ricovero urgente presso strutture specializzate. Altri sintomi clinici (artralgie, palpitazioni) sono più rari. I livelli sierici di CPK e aldolasi di solito sono elevati e correlano con la gravità della malattia, ma possono sottostimare il grado di disfunzione muscolare.

Gli anticorpi anti-Jo1 sono gli autoanticorpi specifici più comuni nella diagnosi di miosite. Il passo successivo nella gestione del caso dovrebbe essere un elettromiografia, al fine anche di escludere altre cause di debolezza muscolare.

L’elettromiografia (EMG) rivelerà una maggiore irritabilità della membrana muscolare, mostrando una triade di alterazioni classiche, che comprendono:

  • una maggiore attività inserzionale con fibrillazioni spontanee;
  • bassa ampiezza dei picchi;
  • potenziali polifasici motori di breve durata con scariche ripetitive complesse.

Inoltre, talvolta si possono apprezzare anche potenziali d’azione ad alta frequenza.

La risposta B non è corretta.

La ciclosporina è un farmaco immunosoppressore, che agisce deprimendo l’attività del sistema immunitario. Utilizzato nella prevenzione delle reazioni di rigetto in seguito ad intervento di trapianto d’organo, può essere usato anche nella terapia di altri quadri patologici, come uveite, dermatomiosite, psoriasi e sindrome nefrosica, ma non rappresenta il passo successivo più appropriato in tale caso, perché una diagnosi definitiva deve essere fatta tramite l’esame bioptico cutaneo o muscolare.

La risposta C non è corretta.

Il prednisone è un corticosteroide sintetico, che agisce come immunosoppressore, andando a bloccare l’azione degli anticorpi incontrollati del nostro sistema immunitario. Esso, pertanto, rappresenta il farmaco iniziale di scelta per il trattamento della dermatomiosite, ma la diagnosi deve prima essere confermata, quindi non è la risposta corretta. La terapia con steroidi migliora la forza e preserva la funzione muscolare. 

La risposta D non è corretta.

La plasmaferesi terapeutica è una procedura medica, finalizzata ad eliminare gli elementi plasmatici dal sangue. Essa viene utilizzata nelle patologie autoimmuni rapidamente progressive, al fine di eliminare tutti gli elementi plasmatici tossici presenti (crioglobuline, anticorpi anti-membrana basale glomerulare, ecc.). La plasmaferesi, pertanto, è stata utilizzata nei casi di pericolo di vita nei pazienti con dermatomiosite/polimiosite, per i quali tutte le altre opzioni di trattamento hanno fallito. Questo paziente è, però, stabile.

La risposta E non è corretta.

Una biopsia muscolare fornisce una diagnosi definitiva e certa, tuttavia l’EMG viene di solito fatta prima per meglio caratterizzare e differenziare la debolezza muscolare.


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