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1 di 5 Domande

Giuseppina è una donna di 90 anni che si reca presso il pronto soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli a causa di un sospetto stroke che causa sintomi a livello del suo braccio e della sua gamba sinistra: è emiplegica e confusa. Una scansione TAC conferma che la paziente è affetta da un accidente cerebrovascolare. La scansione carotidea, invece, mostra una stenosi del 75% a destra e del 90% a sinistra. Qual è la migliore azione terapeutica in questa paziente?














La risposta corretta è la A.

La paziente ha una stenosi carotidea sintomatica destra che sarebbe  candidabile a trattamento in presenza di un TIA o di un ictus risolvibile.

Sfortunatamente, in presenza di un ictus con emilato, se non c’è possibilità di recupero, i benefici dell’endoarterectomia sono notevolmente ridotti a causa del danno d’organo.

La rivascolarizzazione, inoltre, sottoporrebbe la paziente anche a rischio di emorragia da riperfusione.

Il vantaggio dell’endoarterectomia è la prevenzione di un ictus futuro.


2 di 5 Domande

Mariachiara è una ragazza di 22 anni si presenta presso l’ambulatorio di ematologia del dottor Ascoli per una visita. È stata indirizzata qui dal suo medico di famiglia dopo un episodio di sanguinamento significativo dal dentista dopo un'estrazione del dente del giudizio. Riferisce che anche suo zio e sua sorella hanno avuto problemi di sanguinamento dal dentista in passato. Gli esami ematochimici di routine si è rivelato del tutto normale, a parte una lieve anemia da carenza di ferro e un tempo prolungato di tromboplastina parziale attivata (APTT) di 58 secondi (25-40). L'esame obiettivo in ambulatorio è del tutto normale. Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la E.

La diagnosi più probabile è la malattia di Von Willebrand (VWD) .

La VWD di tipo 1, ereditata in modo autosomico dominante, ed associata ad una riduzione quantitativa tra il 19% e il 45% del fattore VW (VWF); costituisce il 60-80% dei casi di malattia ed è associata solo a un lieve sanguinamento.

La malattia di tipo 2, invece, è associata ad un difetto qualitativo nel VWF e la tendenza al sanguinamento varia tra i pazienti. La VWD tipo 3, infine, è ereditata in modo autosomico recessivo ed è associata a sanguinamento molto più grave e con livelli di VWF molto bassi o non rilevabili.

L’emofilia A e B sono possibili diagnosi alternative, sebbene siano ereditate in modo recessivo legato all’X, e in quanto tali le femmine non sono normalmente affette (sebbene l’APTT possa essere prolungato in portatori asintomatici).

Sebbene il deficit di fattore XI (emofilia C) determini un prolungamento dell’APTT, costituisce solo il 5% dei disturbi emorragici, pertanto è molto improbabile che sia la causa della sintomatologia della paziente.

Il deficit di fattore X, infine, è tra i più rari disturbi della coagulazione e sia il PT che l’APTT sono prolungati nei pazienti affetti.


3 di 5 Domande

Un paziente si presenta dalla dottoressa lamentando tosse e dispnea progressiva da circa 8 mesi. Viene eseguita una spirometria che riporta i risultati seguenti: FEV1 1,7L (77% previsto), FVC 2.3 L (61% previsto) e FEV1/FVC di 0.73. Quale delle seguenti condizioni è associata a questo quadro polmonare?














La risposta corretta è la C.

La spirometria del paziente del caso clinico indica un difetto polmonare di tipo restrittivo (FEV1/FVC > 0.7) compatibile con un quadro di obesità, che causa spesso tale quadro.


4 di 5 Domande

Erminia è una signora di 71 anni con una storia di diabete di tipo 2 che giunge al pronto soccorso dove sei di guardia a causa di una estesa eruzione cutanea eritematosa che colpisce la parte inferiore di entrambi i seni e le pieghe della pelle sopra il basso ventre. Nonostante abbia usato un idratante topico, dice che la pelle si sta desquamando, prude e sanguina. All'esame obiettivo ha una PA di 145/89 mmHg e il polso è di 70 bpm; è apiretica e il suo indice di massa corporea è 35. L'eruzione è umida con adese placche giallastre e con papule attorno ai bordi. Gli esami ematochimici di routine mostrano un elevato livello di glucosio e PCR, ma sono altrimenti insignificanti. Il valore più recente di HbA1c è 64 mmol / mol. Quale dei seguenti è l'intervento più utile per la sua eruzione cutanea?














La risposta corretta è la B..

La presentazione clinica è coerente con l’intertrigo correlato alla candida, come conseguenza del diabete e dell’obesità della paziente; essa si manifesta con pieghe della pelle calde e umide, con aumentata probabilità di infezione fungina.

Il dibattito è tra terapia topica e orale, ma dato che questa paziente ha un’infezione molto estesa e una storia di diabete (noto per provocare una relativa immunosoppressione), l’intervento orale è preferito all’opzione topica. In fluconazolo orale può essere somministrato per un periodo di 2-4 settimane.

Il controllo glicemico intensificato sarà utile per ridurre il rischio di future infezioni, ma è altamente improbabile risolva il problema attuale e in quanto tale è preferito l’intervento anti-fungino.

Sia il clotrimazolo topico che la terbinafina sono opzioni terapeutiche in pazienti con infezione più limitata mentre l’idrocortisone può essere aggiunto in caso di marcata infiammazione, ma non viene usato in monoterapia.


5 di 5 Domande

Gimmarco è un uomo di 43 anni a cui viene diagnosticata una nefropatia diabetica. Se questo paziente avesse il diabete di tipo 1, le sue probabilità di progressione fino alla malattia renale allo stadio terminale (ESRD) sarebbero circa del 50%. Quale percentuale di diabetici di tipo 2 con nefropatia diabetica, invece, progredisce verso l' insufficienza renale terminale?














La risposta corretta è la A.

La maggior parte dei pazienti con nefropatia diabetica presenta diabete di tipo 2, tuttavia ciò è dovuto a una maggiore prevalenza di tipo 2, piuttosto che a una maggiore incidenza di nefropatia (poiché l’incidenza è in realtà più elevata nel DM di tipo 1).

Ci sono un certo numero di fasi nello sviluppo della nefropatia, segnalata nelle fase più precoci da microalbuminuria.

La progressione della malattia può essere attenuata da un rigido controllo della pressione arteriosa, con un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina [ACEi]) e da un rigoroso controllo glicemico.


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