La risposta corretta è la C.
Sono stati riconosciuti due tipi di ipertiroidismo indotto da amiodarone; il primo si verifica in pazienti con patologia tiroidea sottostante, come un gozzo nodulare o malattia di Graves. L’amiodarone, infatti, contiene una quantità significativa di iodio, che si traduce in un aumento della sintesi dell’ormone tiroideo.
Il secondo tipo è determinato dal fatto che l’amiodarone può causare una tiroidite subacuta con rilascio di ormoni tiroidei preformati nella circolazione sanguigna; questa evenienza è determinata da un effetto tossico diretto determinato dal farmaco a livello delle cellule follicolari tiroidee, e si verifica in pazienti senza patologia tiroidea sottostante.
La malattia si caratterizza per una fase tireotossica, che può durare da alcune settimane a mesi, solitamente seguita da una fase ipotiroidea, di recupero.
Il secondo tipo è più comune in Europa e Nord America, mentre il primo tipo è più frequente nelle aree carenti di iodio.
Non è possibile stabilire con esattezza se nel caso della paziente del caso clinico si tratti di ipertiroidismo indotto da amiodarone di tipo 1 o 2 basandosi semplicemente sulle informazioni date dal domanda.
Tuttavia, il tipo 2 è molto più comune a meno che non ci si trovi in aree carenti di iodio, pertanto è molto più probabile che sia questo la causa della patologia.
La differenziazione tra le due forme di ipertiroidismo indotto da amiodarone ha implicazioni terapeutiche.
I test di funzionalità tiroidea da soli non possono differenziare le die forme: la storia clinica ed esami accurati possono determinare se il paziente ha una patologia tiroidea sottostante.
In generale la scintigrafia tiroidea con iodio 131 è l’esame più utile: la captazione è in genere normale o alta nel tipo 1 ma minima o nessuna nel tipo 2.
L’ipertiroidismo da amiodarone può risolversi spontaneamente con la sospensione del farmaco stesso. Tuttavia, la maggior parte dei casi richiede un trattamento: il tipo 1 viene solitamente trattato con una tionamide, anche se possono essere usati anche perclorato di potassio e carbonato di litio. I casi di tipo 2, invece, sono trattati con glucocorticoidi, in genere prednisolone.