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1 di 5 Domande

Scenario DD6X: Una paziente di 32 anni affetta da grave miopia deve sottoporsi, su indicazione del proprio oculista, a tomografia ottica a luce coerente (OCT). Chiede alcune informazioni circa la natura dell'esame. Quale consiglio è più opportuno dare?














La risposta corretta è la D.
Al paziente del caso clinico, affetto da grave miopia che deve sottoporsi ad un esame di tomografia ottica a luce coerente (OCT), il consiglio che è più opportuno dare è che l'esame non presenta alcuna controindicazione, per cui può essere eseguito in assoluta tranquillità, in quanto è un esame non invasivo e senza emissione di radiazioni ionizzanti. Infatti, la OCT è una tecnica di imaging non invasiva che permette di studiare le strutture oculari, soprattutto retiniche e corneali, mediante scansione e riproduzione delle immagini in sezione. Il vantaggio della OCT rispetto all’ecografia è che, in tale esame, le onde luminose possiedono una lunghezza d’onda inferiore rispetto alle onde acustiche ecografiche, e questo permette di ottenere immagini maggiormente dettagliate. Il mancato utilizzo di radiazioni ionizzanti è uno dei principali vantaggi di questa tecnica. Inoltre, l’esame viene effettuato senza l’iniezione di alcun liquido colorante o mezzo di contrasto (risposta A errata). In aggiunta, l’esame viene effettuato senza impiego di alcun mezzo di contrasto e senza radiazioni ionizzanti, pertanto può essere effettuato anche in gravidanza (risposta B errata). Infine, la presenza di alcune schegge metalliche sottocutanee in regione perioculare non costituisce una controindicazione all’esecuzione (risposta C errata).

2 di 5 Domande

Scenario CV8T: A una donna di 75 anni viene sospettata una diagnosi di degenerazione maculare legata all'età con neovasi coroideali occulti in sede maculare. In caso di conferma del sospetto diagnostico, qual è il trattamento elettivo da proporle?














La risposta corretta è la A.
In caso di sospetto diagnostico di degenerazione maculare senile con formazione di neovasi coroideali occulti in sede maculare, il trattamento elettivo è rappresentato dall’impiego di farmaci anti-VEGF, ovvero anticorpi inibitori del fattore di crescita vascolare-endoteliale, per via intra-vitreale in anestesia locale. Inoltre, i pazienti affetti dalla forma essudativa unilaterale di degenerazione maculare legata all'età devono assumere i supplementi nutrizionali quotidiani raccomandati per la forma atrofica di degenerazione maculare. La degenerazione della macula è una condizione patologica che colpisce la macula, cioè la parte centrale della retina. Nella forma senile si distinguono principalmente due varianti:
- la forma secca, in cui compaiono le tipiche drusen (piccoli accumuli di detriti di natura lipo-proteica), che in alcuni casi possono calcificare;
- la forma umida in cui, oltre alle drusen, si riscontra neo-angiogenesi al di sotto della retina.
I principali fattori di rischio sono l’età, l’ipertensione arteriosa, il fumo, una dieta ricca di grassi, l’obesità, la familiarità e il sesso femminile. La diagnosi può essere fatta mediante l’esame del fondo oculare, la tomografia ottica a luce coerente e la fluoro-angiografia. Altri trattamenti, tra cui la termoterapia trans-pupillare, la chirurgia sotto-retinica e la chirurgia di traslocazione maculare, sono talvolta utilizzati (risposte B, C, D ed E errate).

3 di 5 Domande

Un uomo di 65 anni si reca presso l’ambulatorio, lamentando disturbi visivi. Anamnesi patologica prossima: riferisce riduzione della vista nell’occhio sinistro da quando si è svegliato, quindi da circa sei ore. L’uomo non riferisce febbre, dolore oculare o secrezioni oculari. Anamnesi patologica remota: presenta una anamnesi positiva per diabete, ipertensione, coronaropatia e fibrillazione atriale. Esame obiettivo: nell’occhio sinistro la visione è limitata al semplice conteggio delle dita. La pupilla del paziente presenta un diametro di 3 mm ed è reattiva. I movimenti extra-oculari sono intatti. L’esame con lampada a fessura si presenta anch’esso normale.  Quale delle seguenti è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la C.
La diagnosi più probabile per il paziente del caso clinico è l’occlusione dell'arteria centrale della retina, solitamente secondaria ad un embolo. Tale condizione clinicamente si manifesta con perdita improvvisa della visione ad un solo occhio, in assenza di dolore. La diagnosi si basa sull'anamnesi, solitamente positiva per patologie metaboliche e cardiovascolari (quali diabete mellito, ipertensione arteriosa, aritmie) e sui reperti obiettivi a carico della retina apprezzabili all'esame del fondo oculare.
All’opposto, il distacco della retina è una emergenza chirurgica che si manifesta generalmente con miodesopsie, fotopsie e scotomi (risposta B errata). Invece, il glaucoma, un danno del nervo ottico (spesso, ma non sempre, dovuto a un’elevata pressione oculare), porta alla perdita irreversibile della vista. I glaucomi sono classificati come:
- glaucoma ad angolo aperto;
- glaucoma ad angolo chiuso.
Il fattore di rischio più importante è l’aumento della pressione intraoculare, ma anche il ridotto spessore corneale, la miopia o l’ipermetropia elevata possono giocare un ruolo importante. Dal punto di vista fisiopatologico, una pressione intraoculare elevata svolge un ruolo nel danno assonale, sia per compressione nervosa diretta che per riduzione del flusso sanguigno. Tuttavia, la relazione tra entità della pressione misurata esternamente e danno al nervo è complicata: tra i soggetti con pressione intraoculare > 21 mmHg (valore che indica ipertensione oculare), solo l'1-2% dei pazienti all’anno sviluppano glaucoma. Inoltre, circa un terzo dei pazienti con glaucoma non ha pressione intraoculare > 21 mmHg (condizione clinica definita glaucoma a bassa pressione o glaucoma normotensivo). Dal punto di vista diagnostico, la diagnosi è certa quando sono presenti i riscontri caratteristici di un danno al nervo ottico e sono state escluse altre cause. Una pressione intraoculare elevata rende la diagnosi più probabile, ma una pressione intraoculare elevata può verificarsi in assenza di glaucoma e non è essenziale per effettuare la diagnosi (risposte A ed E errata).
All’opposto, l’emovitreo, una condizione dovuta ad un sanguinamento nella camera posteriore dell’occhio, è classicamente monoculare ed è dovuto ad una emorragia conseguente alla rottura di un vaso retinico e può riconoscere diverse cause:
- rottura di vasi retinici normali (distacco di vitreo post traumatico);
- rottura di vasi retinici anomali o patologici (rottura di un angioma o di un aneurisma retinico);
- rottura di neovasi retinici (retinopatia diabetica proliferante, neovasi secondari ad occlusione venosa su base ischemica);
- rottura di neovasi della coroide (degenerazione maculare legata all’età DMLE o AMD).
Tale patologia determina un rapido calo del visus, con annebbiamento progressivo della visuale fino al completo oscuramento (la visuale, seppur oscurata, rimane comunque luminosa, al contrario del distacco di retina). La diagnosi può essere fatta mediante ecografia oculare, che permette di escludere il distacco di retina. Il riassorbimento dell’ematoma avviene in maniera spontanea nella maggior parte dei casi; nell’eventualità in cui persistesse, sarebbe opportuno procedere con la vitrectomia (risposta D errata).

4 di 5 Domande

Scenario TO74H: Si presenta all'attenzione del medico un uomo che lamenta da 2 giorni miodesopsie e fotopsie persistenti; l'esame del fundus evidenzia rottura retinica periferica a ferro di cavallo senza sollevamento retinico circostante; il visus è perfettamente conservato. La terapia più corretta prevede:














La risposta corretta è la A.
Per la gestione del paziente del caso clinico, in presenza di miodesopsie e fotopsie persistenti, con un esame del fundus positivo per rottura retinica periferica a ferro di cavallo senza sollevamento retinico circostante e visus perfettamente conservato, la terapia più adeguata è il barrage laser (sbarramento) per circoscrivere la lesione. Si possono individuare diverse tipologie di rottura retinica in base alla forma, alla sede e alla dimensione: fori retinici (rotondi), rotture a ferro di cavallo (a forma di U) e lacerazioni giganti (rotture che interessano interi settori della periferia retinica).
La rottura retinica si manifesta generalmente con miodesopsie e fotopsie persistenti, talvolta alterazioni del visus. Fondamentale è la diagnosi precoce con esame del fundus oculi, in quanto una rottura senza distacco può essere trattata ambulatorialmente con laser terapia. Il trattamento laser circoscrive la rottura retinica, creando una sorta di barriera intorno ad essa e limita l’estensione, che potrebbe determinare un vero e proprio distacco. Il laser produce degli “spot” ravvicinati, ovvero delle piccole ustioni della retina, dell’epitelio pigmentato e della coroide sottostanti attorno alla rottura retinica, che successivamente determinano la formazione di una cicatrice con circoscrizione della rottura (risposta B, C, D ed E errate).

5 di 5 Domande

La sindrome di Anton si osserva in concomitanza di:














La risposta corretta è la A.
La sindrome di Anton è una condizione patologica caratterizzata da anosognosia, ovvero dalla completa negazione del paziente della sua cecità, che è una cecità di tipo corticale: infatti, l'individuo affetto, pur non vedendo, descrive situazioni ricostruite mediante altri fattori sensoriali, come profumi, suoni e sensazioni tattili. La cecità corticale è un deficit visivo determinato da una lesione delle aree visive primarie della corteccia cerebrale.

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