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1 di 5 Domande

Scenario BI2B: Una paziente di 38 anni, fumatrice, è in terapia sostitutiva con ormone tiroideo, in quanto sottoposta a tiroidectomia totale per malattia di Graves 6 mesi fa. È preoccupata perché da circa 1 mese lamenta costante bruciore agli occhi e riferisce inoltre che quando guarda lateralmente le immagini si sdoppiano. Sulla base dei dati anamnestici, qual è con maggiore probabilità la malattia sottostante che provoca i sintomi della paziente?














La risposta corretta è la B.
Sulla base dei dati clinico-anamnestici, la malattia sottostante probabilmente responsabile dei sintomi della paziente del caso clinico è la malattia di Basedow-Graves (o morbo di Graves), una patologia autoimmune, in cui la presenza di anticorpi anti-recettore del TSH determina lo sviluppo di gozzo tossico diffuso e l’eccessiva produzione ed immissione in circolo di ormoni tiroidei. I sintomi correlati sono tipici dell’ipertiroidismo: tachicardia, palpitazioni, cefalea, nervosismo, calo ponderale con iperfagia, aumento della temperatura corporea, sudorazione, insonnia. In un discreto numero di pazienti può presentarsi anche la cosiddetta oftalmopatia di Graves. La sintomatologia più comunemente presentata è costituita da lacrimazione, fotofobia, senso di corpo estraneo, bruciore oculare, iperemia congiuntivale, e talvolta diplopia per coinvolgimento dei muscoli extra-oculari. Segno tipico dell’oftalmopatia tiroidea, legato al processo infiammatorio che coinvolge il tessuto connettivo peri-orbitario, è l’esoftalmo, associato generalmente alla retrazione palpebrale superiore e/o inferiore. Inoltre, il 5% dei pazienti viene colpito dalla neuropatia ottica.
Al contrario, la sintomatologia riconducibile alla sindrome dell'apice orbitario è rappresentata dall’oftalmoplegia, dalla anestesia nel territorio di innervazione della branca oftalmica del trigemino e dalla atrofia ottica monolaterale, con conseguente cecità: tale patologia è dovuta alla lesione del nervo oculomotore, della branca oftalmica del trigemino e del nervo ottico (risposta A errata). In contrapposizione, la congiuntivite allergica è una infiammazione della congiuntiva, per lo più stagionale e cronica ed è caratterizzata da iperemia congiuntivale, lacrimazione, prurito o bruciore e fotofobia (risposta C errata). All’opposto, la distrofia miotonica di Steinert è una patologia multi-sistemica ed è la forma più frequente di distrofia muscolare negli adulti. Ha trasmissione autosomica dominante ed è caratterizzata da debolezza muscolare, in particolar modo a carico dei muscoli distali degli arti superiori ed inferiori e dei muscoli del volto: il paziente presenta difficoltà nel rilasciare i muscoli dopo averli contratti, mentre per quanto riguarda i muscoli oculari, si può avere difficoltà nel riaprire gli occhi una volta chiusi (risposta D errata).

2 di 5 Domande

Scenario II6K: Un giovane di 36 anni si presenta in ambulatorio per un arrossamento oculare monolaterale associato a bruciore e annebbiamento visivo. Riferisce che la sintomatologia è andata in peggioramento dopo avere iniziato da due giorni, su consiglio del proprio curante, un trattamento topico con un collirio a base di cortisone. Quale, tra le diagnosi proposte, bisogna sospettare per prima?














La risposta corretta è la B.
In un paziente che presenta un arrossamento oculare monolaterale associato a bruciore e annebbiamento visivo in peggioramento dopo avere iniziato un trattamento topico con collirio a base di cortisone, la diagnosi che deve essere esclusa in prima battuta è quella di cheratite erpetica, una infezione corneale dovuta al virus dell’Herpes Simplex. Infatti, i corticosteroidi topici sono controindicati nella cheratite erpetica (sia per uso topico che per via sistemica) poiché potrebbero causare una riacutizzazione della patologia. Tale patologia, oltre alla tipica ulcera corneale dendritica, che permette di fare diagnosi, determina sensazione di corpo estraneo, fotofobia, iperemia congiuntivale, lacrimazione, annebbiamento della vista. Le recidive sono frequenti e possono portare ad ipoestesia corneale, ulcerazione, cicatrizzazione permanente e riduzione della vista. La diagnosi può essere posta tramite esame clinico con osservazione mediante lampada a fessura, che permette di evidenziare i dendriti della lesione, con l’esame colturale e con gli anticorpi. La terapia prevede l’impiego di farmaci antivirali di solito ad uso topico o per via orale.
Al contrario, l’iridociclite (o uveite anteriore) è un processo infiammatorio oculare a carico dell’iride e del corpo ciliare, in cui i sintomi più frequenti sono dolore oculare, arrossamento, iperemia, fotofobia, lacrimazione, riduzione della visione. Inoltre, la terapia prevede l’impiego topico di farmaci corticosteroidei. Casi particolarmente gravi o cronici possono richiedere corticosteroidi sistemici, immunosoppressori non-steroidei sistemici, fotocoagulazione laser, crioterapia applicata attraverso la sclera alla periferia retinica o asportazione chirurgica del vitreo (vitrectomia) (risposta A errata). All’opposto, l’episclerite, una condizione infiammatoria dell’episclera, la porzione più superficiale della sclera, è un'infiammazione auto-limitante, ricorrente, idiopatica del tessuto episclerale che non minaccia la visione. Gran parte delle forme sono idiopatiche e si presentano prevalentemente nel sesso femminile, tra i 30 e i 50 anni. Alcune connettivopatie possono spesso concomitare. Tale patologia può determinare dolore oculare moderato, iperemia localizzata, lacrimazione e, nella forma nodulare, si assiste spesso alla insorgenza di una piccola formazione nodulare traslucida. Non sono presenti normalmente alterazione del visus e fotofobia. L'episclerite si distingue dalla congiuntivite per l'iperemia localizzata ad una zona limitata del bulbo oculare, la lacrimazione molto minore e l'assenza di secrezioni. Si distingue dalla sclerite per la mancanza di fotofobia e dolore intenso. La terapia di solito abbrevia l’episodio acuto e comprende l’impiego di corticosteroidi per via topica o FANS per os (risposta C errata). Infine, la congiuntivite primaverile è una infiammazione stagionale e cronica della congiuntiva, per lo più ad eziologia allergica; è caratterizzata da iperemia congiuntivale, lacrimazione, prurito o bruciore e fotofobia. La terapia prevede misure sintomatiche, antistaminici topici, FANS, stabilizzatori dei mastociti. Per i casi recidivanti corticosteroidi topici o ciclosporina e talvolta antistaminici per uso orale (risposta D errata).
​​​​​​​Aggiornato al 24/03/21.

3 di 5 Domande

Scenario RA7V: Una donna di 55 anni affetta da retinopatia diabetica proliferante severa si presenta al pronto soccorso per un improvviso e importante oscuramento visivo monoculare, in assenza di dolore o di altra sintomatologia specifica. Quale potrebbe essere con maggiore probabilità la causa della sua sintomatologia?














La risposta corretta è la C.
La causa più probabile della sintomatologia presentata dalla paziente, affetta da retinopatia diabetica proliferante severa con improvviso oscuramento visivo monoculare con assenza di dolore, è l’emovitreo, una condizione dovuta ad un sanguinamento nella camera posteriore dell’occhio, in cui è appunto collocato il corpo vitreo. È classicamente monoculare ed è dovuta ad una emorragia conseguente alla rottura di un vaso retinico e può riconoscere diverse cause:
- rottura di vasi retinici normali (distacco di vitreo post traumatico);
- rottura di vasi retinici anomali o patologici (rottura di un angioma o di un aneurisma retinico);
- rottura di neovasi retinici (retinopatia diabetica proliferante, neovasi secondari ad occlusione venosa su base ischemica);
- rottura di neovasi della coroide (degenerazione maculare legata all’età DMLE o AMD).
In particolare, l’emovitreo determina un rapido calo del visus con annebbiamento progressivo della visuale fino al completo oscuramento (la visuale, seppur oscurata, rimane comunque luminosa, al contrario del distacco di retina). La diagnosi può essere fatta mediante ecografia oculare, che permette di escludere il distacco di retina. Il riassorbimento dell’ematoma avviene in maniera spontanea nella maggior parte dei casi; nell’eventualità in cui persistesse, sarebbe opportuno procedere con la vitrectomia.
Al contrario, nel distacco posteriore di vitreo, il corpo vitro stesso tende a perdere la sua aderenza alla retina; è una condizione prevalentemente asintomatica, non dolorosa e senza perdita del visus ed in alcuni casi i pazienti possono presentare miodesopsie, fotopsie e visione sfocata. In rari casi, il distacco posteriore del vitreo può essere fonte di lesioni retiniche (risposta A errata).
All’opposto, l’attacco acuto di glaucoma, una condizione ad insorgenza rapida, può condurre alla perdita della vista in poche ore, se non viene opportunamente diagnosticato e trattato. È caratterizzato dalla comparsa di dolore oculare e arrossamento, riduzione della vista, visione di aloni colorati, cefalea, nausea e vomito. È dovuta ad un accumulo di umor acqueo all’interno del bulbo oculare, con il raggiungimento di una pressione intraoculare estremamente elevata e danno del nervo ottico (risposta B errata). Infine, la cheratite erpetica, una infezione corneale dovuta al virus dell’herpes simplex, oltre alla tipica ulcera corneale dendritica, che permette di fare diagnosi, determina sensazione di corpo estraneo, fotofobia, iperemia congiuntivale, lacrimazione; invece, nelle forme croniche si può assistere a cicatrizzazione, ipoestesia corneale e riduzione della vista (risposta D errata).

4 di 5 Domande

Scenario ZA2Y: E' stato recentemente diagnosticato a un uomo di 64 anni un diabete mellito di tipo 2. Gli sono stati forniti tutti i consigli dietetici ed educazionali, nonché le indicazioni agli esami di laboratorio a cui deve sottoporsi a cadenza regolare. Quale consiglio si deve fornire per quanto riguarda lo screening della retinopatia diabetica?














La risposta corretta è la A.
Per il paziente del caso clinico di 64 anni, affetto da diabete mellito di tipo II, al fine di evidenziare precocemente il danno retinico, è utile sottoporlo con frequenza regolare all’esame del fundus oculi, che permette di valutare patologie della retina centrale e periferica, del corpo vitreo e del nervo ottico. La retinopatia diabetica è una delle più frequenti complicanze tardive del diabete e una delle più frequenti cause di cecità nei paesi industrializzati. I soggetti che presentano uno scarso controllo glicemico nel corso del tempo hanno un maggior rischio di svilupparla. Si distinguono la retinopatia diabetica precoce, nota anche come retinopatia non proliferante, e la retinopatia diabetica proliferante.
Al contrario, la tomografia ottica a luce coerente (OCT) è un esame non invasivo che consente di ottenere delle immagini a scansioni tomografiche ad alta risoluzione della cornea, della macula e della testa del nervo ottico. Per quanto riguarda le patologie retiniche, consente di identificarle con precisione; tuttavia, non rappresenta un esame di screening della retinopatia diabetica, ma viene inserito in un percorso diagnostico ben definito (risposta B errata). In contrapposizione, l’esame dell'acuità visiva non rappresenta un esame specifico per la retinopatia diabetica (risposta C errata). Neppure la fluorangiografia (o angiografia retinica a fluorescenza) è un esame particolarmente indicato nello studio della rete vascolare retinica. Tale esame utilizza la fluoresceina sodica, che viene iniettata per via endovenosa ed è spesso impiegata in patologie oculari con coinvolgimento vascolare, come la retinopatia diabetica, le trombosi venose retiniche e la degenerazione maculare senile, ma non costituisce l’esame di screening nella retinopatia diabetica (risposta D errata).

5 di 5 Domande

Scenario NO5V: Una paziente contatta telefonicamente il medico per riferirgli di aver notato, da alcuni mesi, che suo figlio di 8 anni ha la pupilla destra più grigia rispetto a quella sinistra. Non potendo fare alcuna diagnosi, che interpretazione si può dare al racconto della madre?














La risposta corretta è la A.
Il riscontro di cambiamenti monolaterali nel colore pupillare o nella sua brillantezza possono essere spesso segno di patologie corneali o retiniche. Fra queste ultime, in particolar modo, andrebbero escluse in maniera tempestiva la cataratta ad insorgenza pediatrica e il retinoblastoma. Pertanto, si rende necessario fare una consulenza oculistica con una certa tempestività. In entrambi i casi, uno dei primi segni che può essere notato alla osservazione esterna è la leucocoria, cioè una condizione medica in cui la pupilla appare ricoperta di un riflesso bianco visibile a occhio nudo, più o meno esteso. Non si tratta di un’emergenza chirurgica che necessita di accesso immediato in PS, in quanto vengono considerate emergenze chirurgiche di interesse oftalmologico le affezioni oculari acute, oppure i traumi oculari, penetranti o non penetranti, e orbito-palpebrali che possiedono un pericolo di compromissione permanente della vista, se non vengono trattate immediatamente (risposta C errata). Invece, lo strabismo è una condizione in cui gli assi visivi dei due occhi sono male allineati e sono orientati in differenti direzioni. Il paziente del caso clinico verosimilmente non presenta strabismo (risposta D errata).

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