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1 di 5 Domande

Scenario NH23T: Una paziente di 42 anni, terzigravida-para 0, è molto spaventata perché all'ecografia di screening a 32 settimane è stato riscontrato un eccesso di liquido amniotico. La paziente viene informata che tale condizione non è molto comune e che:














La risposta corretta è la A.
In presenza di una ecografia di screening a 32 settimane di gestazione con riscontro di eccessivo liquido amniotico è necessario informare la gestante che tale condizione non è molto comune e che sarà necessario eseguire un'ecografia di secondo livello presso un centro di diagnosi prenatale. In particolare, il polidramnios, una patologia caratterizzata da un eccessivo volume di liquido amniotico, è associato ad un aumentato rischio di nascita pretermine, distacco della placenta e anomalie fetali. La diagnosi si basa sulla visualizzazione ecografica dell'aumento del volume del liquido amniotico (AFV), con un indice del liquido amniotico (AFI) ≥ 24 cm (risposte B, C, D ed E errate).

2 di 5 Domande

Scenario ED2B: Una donna di 30 anni viene vaccinata contro la rosolia perché agli esami pre-concezionali non risulta possedere anticorpi protettivi. La dottoressa le raccomanda di evitare la gravidanza per 1 mese. Sfortunatamente la mestruazione successiva non compare e il test di gravidanza risulta positivo. Quale delle seguenti informazioni è corretta?














La risposta corretta è la A.
Secondo la letteratura medica il virus attenuato del vaccino della rosolia non sarebbe in grado di causare malformazioni fetali tipiche dell’infezione connatale o altri effetti dannosi: essendo un vaccino vivo attenuato, è sconsigliata la gravidanza nei tre mesi successivi alla vaccinazione e le linee guida impongono l’indicazione alla terapia contraccettiva nei tre mesi successivi alla dose vaccinale, nonostante ciò dalla letteratura medica non emerge un maggior rischio di danni fetali da virus vaccino.
Infatti, l’immunizzazione materna protegge sia la madre che il feto dal contrarre alcune infezioni; durante la gravidanza, le infezioni che vanno sotto l’acronimo TORCH (Toxoplasma, Others, Rosolia, Citomegalovirus e Herpes simplex) possono trasmettersi al bambino sia durante la gravidanza (infezione congenita) che al momento del parto (infezione connatale) o nel post-partum (infezione perinatale), provocando danni. Nello specifico, la rosolia se contratta nel primo trimestre o ancora peggio nelle prime settimane gestazionali, in circa il 40% dei casi determina: aborto spontaneo nel 7% e gravi malformazioni fetali (caratteristica è la triade di Gregg, che comprende sordità sensoriale, interessamento oculare, in particolare cataratta e retinopatia pigmentosa, e anomalie cardiache, soprattutto pervietà del dotto arterioso). In dettaglio, il rischio di malformazioni fetali si riduce progressivamente fino a quasi annullarsi dopo la ventesima settimana gestazionale, grazie all’azione di barriera dalla placenta.

3 di 5 Domande

Scenario UH3E: Una donna di 55 anni in menopausa da qualche anno viene a farsi visitare avendo avuto discrete perdite ematiche vaginali la settimana precedente. Alla visita non si evidenziano anomalie. All'ecografia l'endometrio appare ispessito (7 mm). Qual è il metodo di screening efficace per il carcinoma endometriale?














La risposta corretta è la B.
Non esiste una metodica di screening efficace per il carcinoma endometriale, un tumore molto raro prima dei 40 anni d’età e più frequente tra i 65 e i 75 anni. Al contrario, esistono categorie ad alto rischio come ad esempio pazienti affette da sindrome di Lynch o in terapia con Tamoxifene, per le quali esistono raccomandazioni di screening attraverso la misurazione dello spessore endometriale attraverso l’ecografia transvaginale ed eventuale biopsia (risposte A, C, D ed E errate).

4 di 5 Domande

Scenario OO1D: Una ragazza di 16 anni presenta oligomenorrea e ipertricosi. Quale tra questi esami NON è indicato?














La risposta corretta è la A.
In una ragazza di 16 anni che presenta oligomenorrea ed ipertricosi, il sospetto diagnostico principale è rappresentato dalla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e pertanto l’ecografia epatica non trova un razionale perché la sindrome dell’ovaio policistico non coinvolge il tessuto epatico nella sua evoluzione. In particolare, la sindrome dell’ovaio policistico è una malattia eterogenea a eziologia multifattoriale ed è la forma più comune di anovulazione cronica, associata a eccesso androgenico. È caratterizzata da una combinazione di iperandrogenismo clinico e/o biochimico, disfunzione ovulatoria e/o morfologia dell’ovaio policistico. Caratteristiche aggiuntive o condizioni associate includono obesità, iper-insulinemia e infertilità. Tale patologia si caratterizza per iperandrogenismo, che è responsabile dell’irsutismo e, indirettamente, dell’anovulazione e dei disturbi del ciclo. I livelli di LH sono elevati e presentano ampie oscillazioni in campioni prelevati dalla stessa paziente, in rapporto a irregolare ed esagerata pulsatilità secretoria. Invece, la concentrazione di FSH è ridotta o ai limiti inferiori della norma (tali livelli determinano un’incompleta maturazione dei follicoli ovarici, anovulazione cronica e ipoestrogenismo ovarico). Le elevate quantità di androgeni presenti in circolo vengono convertite in estrogeni a livello dei tessuti periferici (in particolare, a livello dell’adipe, ricco di enzimi aromatizzanti); ciò determina un’elevata concentrazione di estrogeni circolanti, la responsività ipofisaria al GnRH e l’attivazione in modo aciclico del meccanismo di contro-regolazione positiva della secrezione di LH, con un’iperplasia dello stroma ovarico e delle cellula della teca, iperproduzione di androgeni e perpetuazione del circolo vizioso responsabile della PCOS. Esistono numerosi criteri diagnostici:
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Dal punto di vista diagnostico/biochimico è importante l’esecuzione di una ecografia pelvica (con riscontro di volume dell’ovaio > 10 mL e la presenza di almeno 10 follicoli con diametro di 2-9 mm), il dosaggio del testosterone (quello libero sembra essere un marker più sensibile), androstenedione, DHEA-S e del rapporto LH/FSH (tale rapporto risulta aumentato nel 95% dei casi) (risposta C errata). Infine, importante è la diagnosi differenziale con l’iperprolattinemia (risposta B errata).

5 di 5 Domande

Scenario TR5N: Una donna di 28 anni gravida alla 9a settimana manifesta un rash maculo-papulare alla faccia e al tronco, con febbre. Viene posta diagnosi di infezione rubeolica. Quali possono essere i danni fetali che si manifestano più tipicamente?














La risposta corretta è la B.
I danni fetali che si manifestano più tipicamente a causa di un’infezione da rosolia sono descritti dalla triade di Gregg, che comprende sordità sensoriale, interessamento oculare (in particolare, cataratta e retinopatia pigmentosa) e anomalie cardiache (soprattutto pervietà del dotto arterioso). Durante la gravidanza, le infezioni che vanno sotto l’acronimo TORCH (Toxoplasma, Others, Rosolia, Citomegalovirus e Herpes simplex) possono trasmettersi al bambino, provocando danni durante la gravidanza (infezione congenita), durante il parto (infezione connatale) o nel post-partum (infezione perinatale). In particolare, la rosolia se contratta nel primo trimestre o ancora peggio nelle prime settimane gestazionali, può determinare aborto spontaneo o gravi malformazioni fetali. Il rischio di malformazioni fetali si riduce progressivamente fino quasi ad annullarsi dopo la ventesima settimana gestazionale, grazie all’azione di barriera fornita dalla placenta. Idealmente la madre dovrebbe essere vaccinata contro la rosolia prima del concepimento.

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