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1 di 5 Domande

Una donna viene sottoposta ad un intervento per il posizionamento di IUD medicato. In particolare, che farmaco contengono gli IUD medicati?














La risposta corretta è la A.
Il dispositivo intrauterino (IUD o spirale intrauterina) rappresenta il metodo di contraccezione reversibile a lunga durata più comunemente usato. Sono disponibili due tipi:
- IUD al rame, approvato dalla FDA statunitense per 10 anni di utilizzo;
- IUD medicato al Levonorgestrel.
I meccanismi contraccettivi sono molteplici. In particolare, la presenza del dispositivo intrauterino causa l’instaurarsi di una reazione infiammatoria sterile, che risulta tossica per gli ovuli e per lo sperma, compromettendo l’impianto. Il rame aumenta la risposta infiammatoria citotossica all'interno dell'endometrio, altera la migrazione degli spermatozoi, la reazione acrosomiale e compromette l'impianto. I progestinici, invece, determinano l’addensamento del muco cervicale (che agisce come una barriera all’ascesa degli spermatozoi), la decidualizzazione endometriale e l'atrofia ghiandolare (risposte B, C, D ed E errate). La IUD possiede numerosi vantaggi:
- prevenzione della gravidanza estremamente efficace (> 99%);
- non richiede una particolare attenzione da parte dell'utente per mantenerne alta l’efficacia;
- uso a lungo termine;
- rapidamente reversibile;
- poche controindicazioni mediche;
- pochi effetti collaterali;
- costi ridotti con uso a lungo termine;
- riduzione del rischio di cancro cervicale.

2 di 5 Domande

Paziente di 32 anni, che ha espletato un parto spontaneo da 24 ore, affetta da ipertensione gestazionale ben controllata, in terapia con Nifedipina. Lamenta epigastralgia. Agli esami ematochimici eseguiti di routine inoltre si rilevano i seguenti valori: LDH 780 u/L, PLT 75000/mm3, AST 150 U/L. Qual è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la C
Il quadro presentato dalla paziente del caso clinico è compatibile con la sindrome HELLP, complicanza e/o variante severa della grave gestosi ipertensiva, caratterizzata da emolisi (H: hemolysis) , iper-transaminasemia (EL: elevated liver enzymes) e piastrinopenia (LP: low platelet count). Tale sindrome complica il 10% delle pre-eclampsie gravi. Invece, l’epatite acuta si manifesta con marcato aumento di AST e ALT (risposta B errata). All’opposto, la MRGE è una condizione causata dall’eccessivo reflusso spontaneo di contenuto gastrico in esofago. Fattori di rischio importanti per lo sviluppo sono rappresentati dall’obesità, dal fumo di sigaretta, dal consumo di alcolici, dall’ernia iatale e dai pasti grassi; inoltre, è nota una maggiore incidenza nelle donne in gravidanza. Si manifesta in maniera variabile; sintomi tipici sono la pirosi e il rigurgito: entrambi peggiorano dopo i pasti, inchinandosi o curvandosi in avanti o passando in clinostatismo. Possono essere presenti anche disfagia, dolore toracico non cardiaco, necessità di schiarirsi la voce, disfonia, raucedine, tosse cronica e stizzosa. La MRGE, inoltre, può causare complicanze come l’esofagite da reflusso, stenosi esofagee, esofago di Barrett e adenocarcinoma (risposta E errata). All’opposto, la pancreatite acuta determina solitamente dolore lancinante addominale a barra irradiato alla schiena ed elevazione di amilasi e lipasi (risposta D errata).

3 di 5 Domande

Scenario HH1G: Una donna di 25 anni, gruppo A Rh negativo, scopre di essere incinta. E' importante monitorare le gravidanze delle pazienti Rh negative perche':














La risposta corretta è la D.
In una donna incinta gruppo A Rh negativo è importante monitorare le gravidanze perché se il partner fosse Rh+, la seconda gravidanza con feto Rh+ potrebbe sviluppare la malattia emolitica del neonato (o eritroblastosi). In particolare, tale patologia può colpire il feto Rh positivo, se la madre Rh negativa fosse immunizzata verso questo specifico antigene. Al contrario, non è vero che le donne Rh negative hanno un incrementato rischio abortivo, né che la negatività Rh rappresenti un fattore di rischio teratogeno (risposte A e B errate). Infine, non è dimostrata un’associazione tra il fattore Rh ed un aumentato rischio di eclampsia (risposta C errata).

4 di 5 Domande

Scenario VV4V: Una paziente in occasione di una visita di controllo vi esprime perplessità relative al fatto che la figlia di 12 anni ha uno sviluppo fisico adeguato alla sua età (97° percentile, comparsa di peli e iniziale ingrossamento delle mammelle) ma non ha ancora avuto il menarca, a differenza di molte sue compagne di classe. La bambina è nata con parto eutocico dopo una gravidanza normo-decorsa, è sana e ha una vita attiva adeguata alla sua età. Quale delle seguenti informazioni vi porta a considerare la diagnosi di imene imperforato?














La risposta corretta è la C.
Sulla base delle informazioni clinico-anamnestiche del caso clinico, l’informazione che maggiormente porta a considerare la diagnosi di imene imperforato è rappresenta dai frequenti accessi in pronto soccorso per dolore addominale rimasti senza diagnosi. L’imene, una membrana mucosa che copre parzialmente il canale vaginale, presenta numerose varianti morfologiche. La condizione congenita, in cui questa membrana chiude totalmente l’apertura vaginale e copre in maniera completa il passaggio tra la parete vaginale posteriore e il vestibolo, viene definita imene imperforato. È una condizione abbastanza rara, che richiede la risoluzione mediante una piccola procedura chirurgica: infatti, a partire dalla pubertà, e in particolar modo dalla comparsa del menarca, potrebbe determinare amenorrea primaria e dolori addominali (a causa dell’ematocolpo, cioè la raccolta del sangue mestruale e secrezioni con impossibilità di superare l’imene) (risposta D errata).
Al contrario, la celiachia, una malattia infiammatoria cronica scatenata dall’ingestione di glutine nei soggetti geneticamente predisposti, colpisce primariamente l’intestino tenue e non determina imene imperforato (risposta A errata). Così, una consistente riduzione della massa grassa per veloce crescita in altezza non determina imene imperforato, trattandosi di una condizione prettamente anatomica di tipo congenito (risposta B errata).

5 di 5 Domande

Scenario EE5E: Un pediatra anticipa al medico ginecologo con una lettera l'invio di una paziente di 13 anni che non ha ancora avuto il menarca. La paziente è nata con parto eutocico dopo una gravidanza normo-decorsa, è sana, ha uno sviluppo fisico adeguato alla sua età, è alta (97° percentile), ha un iniziale sviluppo dei caratteri sessuali secondari (comparsa di peli e iniziale ingrossamento delle mammelle) e svolge una vita attiva adeguata alla sua età. Un corretto iter diagnostico prevede l'esecuzione di tutti i seguenti esami TRANNE:














La risposta corretta è la B.
Per la paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-laboratoristici, un corretto iter diagnostico non prevede il dosaggio delle amilasi, enzimi prodotti principalmente dal pancreas e dalle ghiandole salivari: infatti, il loro dosaggio riveste una utilità nella diagnosi della pancreatite acuta e in alcune affezioni delle ghiandole salivari. Invece, sulla base delle informazioni clinico-anamnestiche del caso clinico, per tale paziente un corretto iter diagnostico prevede l'esecuzione del dosaggio della prolattina sierica (infatti, l’iperprolattinemia può ritardare la comparsa del ciclo mestruale), dell’ormone follicolo stimolante (FSH) e dell’ormone luteinizzante (LH) (che regolano in maniera diretta l’attività ovarica) e, infine, dell’ormone TSH (che riflette la funzionalità tiroidea e permette di evidenziare condizioni di ipo- o ipertiroidismo, entrambe correlabili all’assenza del menarca e all’amenorrea) (risposte A, C, D ed E errate).

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