"Federico il Grande, re di Prussia, salì al trono nel 1740. La storia lo ricorda soprattutto per la sua abilità militare, ma egli partecipava anche intensamente alle attività culturali e artistiche del suo tempo. La sua corte di Potsdam era uno dei grandi centri della vita intellettuale europea del Settecento. Il famoso matematico Leonhard Eulero vi trascorse venticinque anni; vi soggiornarono molti altri matematici e scienziati, nonché filosofi tra i quali Voltaire e La Mettrie, che scrissero lì alcune delle loro opere più importanti. Ma la vera passione di Federico era la musica. Egli fu un instancabile flautista e compositore. Alcune delle sue composizioni vengono talvolta eseguite ancora oggi. Federico fu uno dei primi mecenati ad intuire le potenzialità del "piano-forte" che aveva appena fatto la sua comparsa. Il pianoforte era il risultato, ottenuto nella prima metà del Settecento, di una modificazione del clavicembalo. L'aspetto insoddisfacente del clavicembalo era che esso produceva suoni di intensità praticamente uniforme: non c'era modo di battere una nota più forte delle altre. Il "piano-forte", come dice il nome, offriva un rimedio a questa deficienza. Dall'Italia, dove Bartolomeo Cristofori aveva costruito il primo esemplare, l'idea di suonare il piano-forte si era largamente diffusa. Gottfried Silbermann, il miglior costruttore di organi tedesco dell'epoca, coltivava l'ambizione di costruire un pianoforte "perfetto". Non c'è dubbio che Federico fosse il più grande sostenitore dei suoi sforzi: si dice che il re possedesse ben quindici pianoforti Silbermann! Federico ammirava non soltanto i pianoforti, ma anche un organista e compositore di nome J.S.Bach.Le composizioni di questo Bach erano abbastanza conosciute. Mentre qualcuno le trovava "enfatiche e confuse", alcuni le consideravano capolavori incomparabili. Ma nessuno metteva in dubbio la grande abilità di Bach nell' improvvisare all'organo. A quei tempi essere un organista significava non soltanto saper suonare l'organo, ma anche saper improvvisare, e Bach era noto dappertutto per le sue improvvisazioni....
Nel 1747 Bach aveva sessantadue anni e la sua fama, come anche uno dei suoi figli, era giunta a Potsdam; Carl Philipp Emanuel Bach era infatti Capellmeister alla corte di Federico. Per anni il re aveva fatto sapere, attraverso accenni discreti rivolti a Philipp Emanuel, che una visita del vecchio Bach gli avrebbe fatto molto piacere; ma questo desiderio non si era mai realizzato. ... Federico aveva l'abitudine di tenere concerti serali di musica da camera alla sua corte. Spesso egli stesso era il solista in concerti per flauto. .... A una serata del maggio 1747 intervenne un ospite inatteso. Johann Nikolaus Forkel, uno dei primi biografi di Bach, così racconta l'episodio: Una sera, proprio nel momento in cui il re aveva finito di preparare il suo flauto e i musicisti erano pronti, un domestico gli porse l'elenco degli ospiti che erano arrivati. Con il flauto in mano diede un'occhiata all'elenco, ma immediatamente si rivolse verso i musicisti riuniti e disse, con una certa emozione: "Signori, è venuto il vecchio Bach". Il flauto venne messo da parte, e il vecchio Bach, che alloggiava in casa del figlio, venne immediatamente convocato a palazzo. Wilhelm Friedemann, che era presente, mi ha raccontato questo episodio, e devo dire che ricordo ancora con piacere il modo in cui ne parlava. La prima apparizione di J.S.Bach davanti ad un re così grande, che non gli aveva nemmeno lasciato il tempo di togliersi gli abiti da viaggio per mettersi l'abito nero di cantore, fu accompagnata da molte scuse, in un tono sottomesso che alle nostre orecchie suona quasi comicamente adulatorio. ... Per quella sera il re rinunciò al suo concerto e invitò Bach, già allora detto il Vecchio Bach, a provare i suoi fortepiano costruiti da Silbermann, che si trovavano in varie stanze del palazzo. ...
Dopo un certo tempo Bach chiese al re di dargli un tema per una fuga che egli intendeva eseguire subito, senza alcuna preparazione. Il re ammirò la raffinatezza con cui il suo tema venne usato nella fuga improvvisata e, probabilmente per vedere fino a dove potesse giungere una simile arte, espresse il desiderio di sentire una fuga a sei voci obbligate. Ma poiché non ogni tema si presta a sostenere un'armonia così ricca, Bach scelse un altro tema e, con grande meraviglia dei presenti, lo eseguì immediatamente nello stesso modo sublime e raffinato con cui aveva eseguito il tema del re. ... Dopo il ritorno a Lipsia Bach compose il tema ricevuto dal re a tre e sei voci, aggiunse vari passaggi, lo fece stampare con il titolo Musikalisches Opfer (Offerta musicale), e lo dedicò al suo inventore." da Douglas R. Hofstadter: "Godel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante, ed Adelphi, 1992
Delle osservazioni sul testo di Hofstadter sopra riportato UNA È ERRATA. Individuatela: