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1 di 64 Domande

La caduta della febbre per lisi avviene














La risposta corretta è la D
La caduta della febbre per lisi avviene gradualmente. Questo tipo di declino febbrile è caratterizzato da un decremento lento e progressivo della temperatura corporea fino al raggiungimento dei valori normali. Il fenomeno si verifica tipicamente nelle infezioni virali e in alcune infezioni batteriche, dove il sistema immunitario lavora per eliminare patogeni e tossine dal corpo in modo gradualmente efficace. La "febbre per lisi" si distingue per il suo calo di temperatura corporea che non vadano bruscamente ma segue un trend lentamente decrescente. Ciò avviene poiché il processo di guarigione e il superamento dell'infezione o dell'infiammazione sottostante procedono a un ritmo costante, consentendo un ritorno alla normotermia senza lo stress di un cambiamento repentino. La gestione patogenica e la risoluzione dell'infiammazione sono processi fisiologici complessi che richiedono tempo. Durante questa fase, il corpo lavora per ripristinare funzioni e valori optimali, inclusa la temperatura, tramite meccanismi di termoregolazione attivati dalla risposta immunitaria. Questo approccio progressivo può favorire una più stabile convalescenza e minimizzare il rischio di ricadute.

2 di 64 Domande

La scala di Braden valuta














La risposta corretta è la E
La scala di Braden valuta il rischio di insorgenza di lesioni da pressione. Questa affermazione è corretta poiché la scala di Braden è uno strumento utilizzato per predire il rischio di sviluppo di ulcere da pressione in pazienti ospedalizzati o istituzionalizzati. Le lesioni da pressione, spesso chiamate ulcere da decubito, sono aree di danneggiamento della pelle e dei tessuti sottostanti causate da pressione prolungata, solitamente su una protuberanza ossea. Sono più frequenti nei pazienti immobilizzati o nei soggetti con una ridotta mobilità . La scala si basa sulla valutazione di diversi fattori di rischio, comprensivi di percezione sensoriale, umidità , attività , mobilità , nutrizione e attrito/forze di taglio. Ogni categoria è valutata con un punteggio, e il punteggio totale indica il livello di rischio. Scores più bassi indicano un rischio più alto di sviluppo di ulcere da pressione. Gli interventi preventivi possono quindi essere prioritizzati per i pazienti con alto rischio, con l'obiettivo di ridurre l'incidenza di queste lesioni, migliorando così la qualità dell'assistenza e l'esito complessivo dei trattamenti.

3 di 64 Domande

Il GCS (Glasgow Coma Score) assume un punteggio minimo di:














La risposta corretta è la C
Il Glasgow Coma Score (GCS) assume un punteggio minimo di tre. Questa scala è un sistema impiegato per valutare il livello di coscienza in pazienti con lesione cerebrale acuta, essendo un indicatore clinico chiave nel monitoraggio della gravità di una lesione cerebrale. La scala GCS si basa sulla valutazione di tre componenti della risposta: occhi (apertura), verbale e motoria. Il punteggio massimo totale possibile è 15, indicante una persona completamente cosciente, mentre il minimo è 3, che si riscontra in pazienti privi di alcuna risposta (apertura degli occhi = 1, risposta verbale = 1, risposta motoria = 1). La pertinenza di tale misurazione risiede nella sua capacità di fornire un metodo rapido e standardizzato per valutare il livello di coscienza e, di conseguenza, intendere la gravità di una lesione cerebrale. Pertanto, un punteggio di 3 sul GCS indica un'estrema gravità del danno neurologico o uno stato di profonda non risposta, suggerendo la necessità di un intervento medico immediato per prevenire ulteriori danni.

4 di 64 Domande

Stai eseguendo l'elettrocardiogramma; dove posizioni gli elettrodi periferici di colore verde e nero?














La risposta corretta è la A
Durante l'esecuzione dell'elettrocardiogramma, gli elettrodi periferici di colore verde e nero vanno posizionati rispettivamente sull'arto inferiore sinistro (verde) e arto inferiore destro (nero). Questa configurazione rappresenta la metodologia standard nel posizionamento degli elettrodi ECG per una registrazione corretta delle attività elettriche del cuore. Tale posizionamento è fondamentale per una lettura accurata, dato che rispetta la convenzione stabilita per il corretto tracciamento delle onde, intervalli e segmenti sull'ECG che riflettono l’ attività elettrica del cuore attraverso i diversi assi corporei. La scelta dei colori e del loro posizionamento approssima un impianto radiale attorno al cuore da diverse angolazioni, fornendo una rappresentazione vettoriale dell'attività cardiaca che è essenziale per la diagnosi di condizioni cardiache. L'importanza di adottare correttamente questa convenzione risiede nella capacità di individuare con precisione anomalie nel ritmo o nella struttura del cuore, come blocchi conduttivi, ischemie, infarti o aritmie. Una corretta installazione degli elettrodi è quidi il primo passo critico nell'ottenimento di un tracciato ECG interpretabile e affidabile.

5 di 64 Domande

Quale delle seguenti scale utilizzi per valutare il dolore in un bambino di 5 anni?














La risposta corretta è la A
La scala corretta per valutare il dolore in un bambino di 5 anni è la Scala delle Espressioni Facciali. Questo strumento è particolarmente adatto ai bambini perché si basa sulla loro capacità di identificare e associare il proprio livello di dolore a delle immagini di espressioni facciali, variando da sorrisi (nessun dolore) a pianti (dolore massimo). Questo approccio è efficace dato che i bambini di questa età potrebbero avere difficoltà a quantificare il loro dolore attraverso strumenti più complessi come scale numeriche o verbali. La valutazione del dolore nei bambini è fondamentale per un'appropriata gestione e trattamento. I bambini non sono sempre in grado di comunicare verbalmente il loro disagio, e strumenti come la Scala delle Espressioni Facciali offrono un modo affidabile per i caregiver e i professionisti della salute di interpretare e valutare il dolore in maniera non verbale. Questo strumento trasforma la percezione soggettiva del dolore in qualcosa di visivamente interpretabile, consentendo così interventi tempestivi e adeguati per alleviare il disagio del bambino.

6 di 64 Domande

Che tipo di precauzioni vanno adottate per un soggetto HIV positivo?














La risposta corretta è la C
Il soggetto HIV positivo necessita di precauzioni standard. Le precauzioni standard sono l'approccio di base al controllo delle infezioni, mirate a ridurre il rischio di trasmissione di agenti patogeni da sangue, fluidi corporei, secrezioni (escluso il sudore), pelle non integra e mucose. Sono applicate a tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro diagnosi o possibile infezione. Le precauzioni standard comprendono l'uso di guanti, mascherine, occhiali protettivi e camici nei momenti appropriati per proteggere da esposizioni a sangue e fluidi corporei. Includono anche la corretta igiene delle mani, la corretta pulizia e disinfezione dell'ambiente e degli strumenti, e la gestione sicura degli oggetti appuntiti. L'approccio delle precauzioni standard è particolarmente rilevante per soggetti HIV positivi per minimizzare il rischio di trasmissione a caregiver e operatori sanitari. L'HIV si trasmette principalmente attraverso il sangue, rapporti sessuali non protetti, durante la gravidanza, il parto, l'allattamento o la condivisione di aghi. Pertanto, le precauzioni standard mirano a evitare l'esposizione a questi fluidi corporei e sono fondamentali per la sicurezza di tutti in ambienti sanitari e anche in casa. Adottare queste precauzioni aiuta a proteggere sia i soggetti HIV positivi sia chi li assiste, riducendo ulteriormente il rischio di eventuali infezioni opportunistiche o la trasmissione dell'HIV a persone non infette. Le precauzioni standard sono un pilastro della prevenzione delle infezioni in tutti gli ambienti sanitari, sottolineando l'importanza di trattare tutti i pazienti con la stessa cautela per prevenire la trasmissione di malattie infettive.

7 di 64 Domande

Che tipo di precauzioni vanno adottate per un soggetto con meningite da meningococco?














La risposta corretta è la B
La scelta corretta nel caso di un soggetto con meningite da meningococco è B) Droplets, ovvero prendere precauzioni per goccioline. Questo tipo di meningite è causata dal batterio Neisseria meningitidis, conosciuto anche come meningococco, che può diffondersi tramite le goccioline di fluido respiratorio espulse da un individuo infetto quando tossisce o starnutisce. La malattia può presentarsi sotto forma di meningite, sepsi, o una combinazione delle due, ed è caratterizzata da febbre elevata, rigidità nucale, alterazione dello stato mentale, eruzioni cutanee petecchiali, e in casi severi, può portare a shock settico e a disfunzioni multisistemico. Il contagio avviene per contatto ravvicinato con la persona infetta, quindi è cruciale limitare la diffusione utilizzando mascherine chirurgiche e mantenendo una buona igiene delle mani. Le precauzioni per droplet sono quindi essenziali in ambienti sanitari e domestici per prevenire la trasmissione ad altri soggetti. Questo riflette l'importanza di identificare la modalità di trasmissione di agenti patogeni specifici per implementare correttamente le misure preventive.

8 di 64 Domande

Viene definita Pianificazione del processo assistenziale.














La risposta corretta è la E
La Pianificazione del processo assistenziale viene definita come l'identificazione dei risultati attesi e degli interventi appropriati. Questa definizione è impeccabile perché si concentra sul stabilire obiettivi concreti nell'ambito delle cure erogate e sulla selezione delle azioni più adeguate per raggiungere tali obiettivi. La fase di pianificazione è essenziale nell'assistenza sanitaria perché permette di definire un percorso di cura personalizzato, basato sulle esigenze specifiche del paziente. In questa tappa, il personale sanitario, dopo aver valutato il paziente, stabilisce gli obiettivi di cura desiderati e decide quale combinazione di trattamenti e interventi sarà più efficace per il raggiungimento di tali obiettivi. Questo processo richiede una profonda comprensione delle condizioni del paziente, delle possibili evoluzioni e delle migliori pratiche assistenziali. Così operando, si garantisce che le cure fornite siano dirette, mirate e capaci di promuovere i migliori esiti possibili per il paziente, facilitando al contempo l'organizzazione e l'efficienza del percorso assistenziale. In altre parole, questa fase assicura che l'attenzione medica sia accuratamente coordinata e perfettamente allineata con le necessità e gli obiettivi di salute del paziente.

9 di 64 Domande

Viene definita Valutazione del processo assistenziale:














La risposta corretta è la A
La valutazione del processo assistenziale si definisce come il determinare in che misura i risultati sono stati raggiunti. Questo concetto è cruciale nella gestione della qualità dell'assistenza sanitaria poiché mira a valutare l'efficacia degli interventi di cura e delle pratiche di assistenza nel raggiungere gli obiettivi prefissati per il benessere del paziente. Tale valutazione comporta il confronto tra condizioni attuali e goal prefissati, analizzando come e perché certi risultati sono stati o non sono stati raggiunti. Nella gestione assistenziale, l'efficacia del percorso terapeutico e assistenziale è valutata mediante misurazioni quantitative e qualitative dei risultati ottenuti, in relazione agli obiettivi preposti. Tale processo prevede la revisione sistematica delle procedure, degli interventi e dei risultati per identificare eventuali scostamenti dagli standard di cura e sviluppare azioni correttive per migliorare l'assistenza. Questa prospettiva è fondamentale per garantire che l'assistenza sia coerente con le migliori pratiche e gli standard professionali, assicurando così la massima qualità e sicurezza per il paziente. In definitiva, la valutazione del processo assistenziale è uno strumento indispensabile per il miglioramento continuo della qualità dell'assistenza sanitaria, consentendo di adattare e ottimizzare le strategie di cura alle necessità specifiche dei pazienti.

10 di 64 Domande

A livello cutaneo le linee rosse fini ed irregolari prodotte dalla dilatazione capillare si definiscono














La risposta corretta è la D
Le linee rosse fini ed irregolari prodotte dalla dilatazione capillare a livello cutaneo si definiscono teleangectasie. Le teleangectasie sono dilatazioni dei piccoli vasi sanguigni (capillari, arteriole e venule) che possono apparire come linee rosse, raggruppamenti o pattern ramificati sulla superficie della pelle. Spesso sono visibili sul viso, le gambe, e possono svilupparsi in qualunque parte del corpo. Non sono pericolose, ma possono rappresentare un problema cosmetico per molti individui e a volte indicano condizioni mediche sottostanti, come la rosacea, danno da radiazioni o malattie del connettivo quale la sclerodermia. Possono anche essere il risultato di fattori ambientali, come l'esposizione al sole o le variazioni ormonali, enfatizzando la complessità della loro causa ed il perché emergano in risposta a così tanti stimoli diversi. Le teleangectasie sono l'effetto visibile dell'ampliamento permanente dei piccoli vasi sanguigni, che porta alla loro evidenza attraverso la pelle.

11 di 64 Domande

Durante l'esame obiettivo rilevi un'oscillazione involontaria e ritmica degli occhi. Nella documentazione infermieristica definisci cio' come:














La risposta corretta è la A
Durante l'esame obiettivo, se si rileva un'oscillazione involontaria e ritmica degli occhi, nella documentazione infermieristica ciò si definisce come nistagmo. Il nistagmo è un disturbo che comporta movimenti oculari involontari, che possono essere orizzontali, verticali o rotatori. Questa condizione può essere congenita, manifestandosi quindi sin dalla nascita, o acquisita a seguito di alterazioni neurologiche, malattie vestibolari, uso di determinati farmaci o lesioni. Il nistagmo implica una disfunzione del sistema motorio oculare, che può derivare da anomalie nel controllo dei movimenti oculari. Queste anomalie possono influenzare sia la percezione visiva che l'equilibrio, causando in alcuni casi vertigini o altre complicanze visive. Pazienti affetti da questa condizione possono sperimentare difficoltà nella focalizzazione visiva e, in casi di nistagmo acquisito, può essere indicativo di gravi patologie a livello cerebrale o del sistema nervoso centrale. La gestione del nistagmo varia in base alla causa scatenante e può includere correzioni ottiche, terapie farmacologiche, e in alcuni casi, interventi chirurgici per ridurre i movimenti oculari involontari e migliorare la qualità della vista. Questa spiegazione sottolinea l'importanza di riconoscere il nistagmo durante l'esame obiettivo per indirizzare correttamente la diagnosi e il trattamento successivo.

12 di 64 Domande

Sbarra la definizione di trasmissione per "droplets"














La risposta corretta è la B
La definizione corretta di trasmissione per "droplets" corrisponde alla trasmissione semidiretta attraverso goccioline prodotte durante la tosse, gli starnuti e il parlare. Questo concetto è importante nella comprensione della diffusione delle infezioni respiratorie acute. Le goccioline respiratorie possono veicolare agenti patogeni e contaminare soggetti a breve distanza, quando l'individuo infetto tossisce, starnutisce o parla. Le particelle espulse possono variare in dimensioni, e quelle di dimensioni maggiori tendono a depositarsi velocemente per gravità , mentre quelle più piccole possono rimanere sospese nell'aria per periodi più lunghi. Questo tipo di trasmissione è rilevante per molte infezioni del tratto respiratorio, come influenza, varicella, morbillo e tubercolosi. Gli agenti patogeni trasportati attraverso le goccioline richiedono un vicino contatto fisico per la trasmissione, poiché non viaggiano per lunghe distanze attraverso l'aria ma possono causare infezioni entrando in contatto con le mucose nasali, orali o oculari del nuovo ospite. Pertanto, questo processo evidenzia l'importanza delle misure preventive come il mantenimento della distanza fisica e l'uso delle mascherine per limitare la diffusione di queste infezioni. La comprensione di questo meccanismo di trasmissione è fondamentale per implementare strategie di controllo efficaci nelle comunità e negli ambienti sanitari.

13 di 64 Domande

Il camice e' utilizzato per














La risposta corretta è la C
Il camice è utilizzato per proteggere cute e indumenti da materiale biologico. Questo uso è cruciale all'interno delle practice mediche e di laboratorio, dove i rischi di esposizione a materiale biologico possano compromettere la sicurezza sanitaria del personale e dei pazienti. Esposizioni accidentali possono veicolare infezioni attraverso la pelle o tramite materiali contaminati che vengono a contatto con essa. Materiali biologici quali sangue, salive, altri fluidi corporei e tessuti possono essere fonte di agenti patogeni, inclusi virus, batteri e funghi che causano malattie. In ambienti sanitari, l'esposizione a questi materiali può avvenire durante interventi chirurgici, procedimenti diagnostici e gestione di campioni biologici. Il camice agisce come barriera fisica, riducendo il rischio che questi materiali nocivi entrino in contatto diretto con la pelle o contaminino gli indumenti personali, potenzialmente portando a trasmissione di infezioni. È importante notare che l'uso del camice rientra nelle misure standard di prevenzione e controllo delle infezioni, insieme all'uso di guanti, mascherine e protezioni oculari, ognuno con un ruolo specifico nel minimizzare il rischio di trasmissione di malattie. La scelta e l'uso appropriati dei dispositivi di protezione individuale sono fondamentali per la sicurezza nelle strutture sanitarie. Queste precauzioni sono impostate per creare un ambiente sicuro sia per i lavoratori che per i pazienti, minimizzando il rischio di esposizione a patogeni trasmessi attraverso vari mezzi, includendo il materiale biologico.

14 di 64 Domande

La rimozione dello sporco e del materiale organico tramite acqua e detergente, si definisce:














La risposta corretta è la A
La rimozione dello sporco e del materiale organico tramite acqua e detergente si definisce lavaggio. Questa pratica è essenziale per ridurre il rischio di infezioni, poiché i germi possono sopravvivere e proliferare sulla materia organica. Il lavaggio rimuove fisicamente questo materiale dalla superficie degli oggetti, diminuendo la carica microbica e preparandoli efficacemente per la successiva sterilizzazione o disinfezione, se necessario. La corretta rimozione delle sostanze biologiche è una parte fondamentale del controllo delle infezioni, poiché la presenza di sporco può impedire l'efficacia dei processi di disinfezione e sterilizzazione. Eliminare i residui organici e lo sporco attraverso il lavaggio è quindi un primo e indispensabile passo nella catena delle pratiche igieniche, che mira a evitare la trasmissione di patogeni e a garantire la sicurezza di pazienti e operatori sanitari. Questo intervento iniziale è cruciale per mantenere un ambiente sanitario sicuro e per prevenire infezioni associate all'assistenza sanitaria.

15 di 64 Domande

Individua la categoria (stadio) III della Classificazione NPUAP-EPUAP dell'Ulcera da Pressione














La risposta corretta è la E
La categoria (stadio) III della Classificazione NPUAP-EPUAP dell'Ulcera da Pressione corrisponde alla perdita di cute a tutto spessore dove il tessuto adiposo sottocutaneo può essere visibile, ma l'osso, il tendine o il muscolo non sono esposti. Questa definizione si basa sulla gravità della lesione della pelle e sulla profondità dell'ulcera. Le ulcere da pressione, conosciute anche come piaghe da decubito, sono lesioni causate dalla pressione prolungata o dallo sfregamento su una parte del corpo. Spesso si verificano in pazienti costretti a letto o su una sedia a rotelle per lungo tempo, interessando prevalentemente le zone ossee prominenti. Entrando nella fase III, l'ulcera mostra una perdita sostanziale di tessuto che può arrivare fino al grasso, nonostante le strutture più profonde come muscoli, tendini e ossa rimangano non esposti. Questo stadio delle ulcere da pressione indica una condizione seria che richiede interventi medici specifici per evitare ulteriori danni ai tessuti e possibili infezioni. Riconoscere e trattare tempestivamente le ulcere da pressione alle prime avvisaglie è cruciale per prevenire la progressione alla perdita di tessuto profondo.

16 di 64 Domande

Per ipovolemia si intende














La risposta corretta è la C
L'ipovolemia si riferisce alla diminuzione del volume di sangue circolante. Questa condizione si manifesta quando il corpo perde più liquidi di quanti ne introduce, portando a un calo del volume di sangue. Questa situazione può derivare da diverse cause, come sanguinamenti acuti, disidratazione severa dovuta a vomito, diarrea o eccessiva sudorazione, e anche dall'uso di diuretici. L'ipovolemia può avere effetti significativi sul corpo, poiché il sangue è essenziale per il trasporto di ossigeno e nutrienti ai vari tessuti, oltre che per la rimozione dei rifiuti metabolici. La riduzione del volume ematico può quindi portare a una diminuzione della pressione arteriosa, ridotta perfusione dei tessuti, e se non trattata tempestivamente, può evolvere verso condizioni critiche come lo shock ipovolemico, che mette a rischio la vita. Questo quadro clinico richiede un'intervento rapido per ristabilire il volume ematico perduto, mediante l'infusione di liquidi IV o trasfusioni di sangue, a seconda della gravità e della causa sottostante dell'ipovolemia.

17 di 64 Domande

Per ipokaliemia si intende














La risposta corretta è la D
L'ipokaliemia si indica con una diminuzione della concentrazione sierice di potassio al di sotto di 3,5 mEq/l. Questa condizione può derivare da una varietà di fattori, essenzialmente legati a perdite di potassio dal corpo o a una sua ridistribuzione nelle cellule. Il potassio è un elettrolita chiave nel corpo, necessario per la funzionalità di nervi e muscoli, compreso il cuore. La sua riduzione può compromettere molte funzioni fisiologiche, portando a conseguenze come debolezza muscolare, alterazioni del ritmo cardiaco, e disturbi digestivi. Le cause dell'ipokaliemia possono variare da una ridotta assunzione di potassio con la dieta, perdite gastrointestinali o renali escessive di potassio, fino ad alterazioni della distribuzione del potassio tra il compartimento intracellulare e extracellulare, come può accadere in stati di alcalosi metabolica. Le manifestazioni cliniche variano in base alla gravità dell'ipokaliemia e possono includere sintomi neuromuscolari, cardiovascolari e gastroenterici. Poiché il potassio gioca un ruolo critico nella contrattilità muscolare, i sintomi possono anche riflettere una disfunzione in questi sistemi, compresa una potenziale crisi paralitica e arritmie cardiache in casi severi. La gestione dell'ipokaliemia richiede l'identificazione e il trattamento della causa sottostante oltre alla supplementazione di potassio, al fine di prevenire complicanze, soprattutto quelle cardiache.

18 di 64 Domande

Durante la tecnica di iniezione intradermica devi inserire l'ago con un'angolatura.














La risposta corretta è la A
Durante la tecnica di iniezione intradermica, l'ago deve essere inserito con un'angolatura compresa fra 10 e 15 gradi. Questo metodo è corretto perché mira a depositare il farmaco nello strato dermico della pelle, dove la presenza di uno spazio più ampio consente una migliore assorbimento localizzato del medicinale. La scelta di un'angolazione così bassa assicura che l'ago rimanga nell'epidermide senza attraversare la derma, massimizzando quindi l'efficacia del trattamento e minimizzando il rischio di infiltrazioni nel tessuto sottocutaneo. Questa procedura è fondamentale per test diagnostici, come la tubercolina o test allergeni, e trattamenti localizzati. Un'angolazione corretta e precisa garantisce l'esatta dispersione del farmaco e minimizza le sensazioni dolorose per il paziente, migliorando l'assorbimento e l'efficacia del trattamento proposto. La precisione nell'esecuzione della tecnica di iniezione intradermica rappresenta un elemento chiave per la riuscita della terapia farmacologica somministrata.

19 di 64 Domande

Individua fra i seguenti uno standard di somministrazione sicura della terapia ("sette G").














La risposta corretta è la E
La giusta registrazione o documentazione è uno standard di somministrazione sicura della terapia tra i cosiddetti "sette G". Questo principio enfatizza l'importanza di documentare accuratamente tutte le informazioni relative alla terapia prescritta e somministrata per garantire un monitoraggio efficace e la sicurezza del paziente. La corretta documentazione assicura che tutte le parti coinvolte nella cura del paziente abbiano accesso alle stesse informazioni aggiornate, riducendo così il rischio di errori di somministrazione, di dosaggio e di comunicazione tra professionisti sanitari. Infatti, una gestione sicura della terapia richiede l'adesione a principi fondamentali tra cui la corretta registrazione delle informazioni sui farmaci somministrati. Questo non solo include il nome del farmaco, il dosaggio, e la via di somministrazione, ma anche l'orario e la firma del professionista che ha somministrato il trattamento. La precisione nella documentazione serve a creare un flusso continuo di informazioni tra i membri del team sanitario, migliorando la continuità delle cure e minimizzando le probabilità di errori che possono compromettere la salute del paziente. Seppur semplice nella teoria, la pratica di una scrupolosa registrazione richiede costante attenzione e impegno da parte di tutti i professionisti sanitari coinvolti, rappresentando un elemento chiave nella riduzione dei rischi associati alla terapia farmacologica.

20 di 64 Domande

Il Decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 739.














La risposta corretta è la D
Il Decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 739 istituisce il regolamento che identifica la figura e il profilo professionale dell'infermiere. La chiarificazione del profilo professionale dell'infermiere è essenziale, poiché stabilisce competenze, responsabilità e campo di applicazione della professione infermieristica, contribuendo alla qualità e alla sicurezza delle cure sanitarie. Non essendo una patologia, la spiegazione dettagliata sul perché la risposta è corretta si basa sull'importanza di riconoscere ufficialmente il ruolo dell'infermiere nel sistema sanitario, fornendo una struttura che garantisce un elevato standard di cura. La professionalizzazione dell'infermieristica attraverso normative specifiche sottolinea la valenza cruciale di questa figura nella gestione dell'assistenza sanitaria, garantendo che il personale sia adeguatamente qualificato e preparato per rispondere alle complesse esigenze dei pazienti.

21 di 64 Domande

Cosa si intende per oliguria?














La risposta corretta è la A
L'oliguria si riferisce a una diuresi inferiore a 500 cc (ml) nelle 24 ore. Questa condizione indica una ridotta produzione di urina, considerata un segno importante quando si valutano le funzioni renali e il bilancio idrico di una persona. L'oliguria può essere causata da varie condizioni che influenzano i reni o altri aspetti della fisiologia urinaria. Si verifica tipicamente in situazioni di ipoperfusione renale, dove c'è una diminuzione del flusso sanguigno ai reni, spesso in seguito a disidratazione, shock, insufficienza cardiaca, ostruzione delle vie urinarie o danni renali acuti. La funzione primaria dei reni è quella di filtrare i rifiuti e l'eccesso di liquidi dal sangue per escretarli attraverso l'urina. Quando i reni ricevono un flusso sanguigno inadeguato o sono danneggiati, la loro capacità di filtrare il sangue diventa meno efficiente, portando a una produzione ridotta di urina. L'oliguria può dunque essere un importante segnale di allerta di un'alterazione delle funzioni renali o di altre patologie sottostanti. È essenziale per i clinici riconoscerla precocemente, poiché interventi tempestivi possono essere cruciali nel prevenire danni renali irreversibili o nelle problematiche correlate all'omeostasi dei liquidi nell'organismo.

22 di 64 Domande

Cosa s'intende per medicazione?














La risposta corretta è la D
La medicazione si intende come il trattamento curativo e periodico di una lesione chirurgica o accidentale. La risposta D è corretta perché coinvolge un'ampia gamma di azioni volte alla cura e alla protezione di ferite o lesionioni. Le medicazioni hanno l'obiettivo principale di promuovere la guarigione in un ambiente ottimale, prevenendo ulteriori danni o infezioni. Le moderne pratiche di medicazione vanno oltre il semplice applicare materiali sterili; comprendono la valutazione della ferita, la scelta dei prodotti più adeguati in base alla fase di guarigione della ferita e la gestione del dolore. Le medicazioni possono variare da semplici garze sterili a complessi sistemi che mantengono un'umidità adeguata o rilasciano farmaci. Infatti, le ferite richiedono un ambiente umido per guarire più velocemente, riducendo il rischio di infezione e accelerando il processo di rigenerazione cellulare. Le moderne tecniche e prodotti per medicazioni forniscono un sostegno essenziale alla riparazione dei tessuti, modulando l'umidità , la temperatura e altri fattori critici che influenzano la guarigione. La scienza dietro le medicazioni è basata su principi di fisiologia della guarigione delle ferite, che enfatizza l'importanza di proteggere la ferita, mantenere condizioni idonee e monitorare costantemente per eventuali segni di infezione o complicazioni.

23 di 64 Domande

In un paziente con un quadro clinico di peritonite, l'infermiere valuta il dolore che sara':














La risposta corretta è la B
In un paziente con peritonite, il dolore è ben localizzato, determina rigidità nella muscolatura addominale e aumenta con la palpazione. Questo scenario è indicativo della peritonite, una grave infiammazione del peritoneo, il rivestimento della cavità addominale. Questa condizione può essere causata da una varietà di fattori, tra cui infezioni batteriche, lesioni, o la perforazione di un organo addominale, che porta al rilascio di contenuti all'interno della cavità peritoneale. La peritonite si manifesta tipicamente con un dolore addominale acuto e ben localizzato che può diventare diffuso all'intero addome man mano che l'infiammazione si estende. La rigidità muscolare addominale, o "difesa", è una risposta involontaria a questo dolore intenso e serve come meccanismo di protezione per ridurre il movimento e prevenire ulteriori irritazioni del peritoneo. L'aumento del dolore con la palpazione è un classico segnale di allarme che i medici utilizzano per valutare l'entità dell'infiammazione o dell'irritazione peritoneale. La diagnosi tempestiva e il trattamento sono essenziali per prevenire complicazioni potenzialmente letali come la sepsi, che può derivare dalla diffusione dell'infezione nel flusso sanguigno. Il trattamento di questa condizione coinvolge solitamente l'uso di antibiotici per combattere l'infezione e, nei casi in cui la peritonite sia causata dalla perforazione di un organo, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare la fonte dell'infezione e pulire la cavità peritoneale. La chiave per un esito positivo è l'identificazione e l'intervento tempestivi.

24 di 64 Domande

L'ETCO2 (End-Tidal CO2):














La risposta corretta è la C
L'ETCO2 viene utilizzata a conferma della corretta intubazione. Questa affermazione è corretta perché l'ETCO2 rappresenta il valore più alto di anidride carbonica (CO2) presente nel gas esalato alla fine di un'espirazione (end-tidal), il quale è un indicatore affidabile della ventilazione alveolare. La corretta posizione del tubo endotracheale durante l'intubazione è essenziale per assicurare un'adeguata ventilazione e ossigenazione al paziente. La misurazione dell'ETCO2 consente, quindi, di verificare in modo non invasivo se l'intubazione è stata eseguita correttamente, evidenziando la presenza di scambi gassosi. Se l'ETCO2 è presente, significa che il tubo è correttamente posizionato nei polmoni e che avviene uno scambio di gas. La mancanza di ETCO2, al contrario, suggerisce che il tubo potrebbe essere posizionato inappropriatamente nell'esofago anziché nella trachea, un errore che necessita di immediata correzione. Questo metodo è ampiamente utilizzato in situazioni di emergenza e in sala operatoria per la sua rapidità e affidabilità , garantendo una conferma visiva immediata dell'avvenuta intubazione tracheale.

25 di 64 Domande

Visionando il risultato di una emogasanalisi arteriosa, non ti allarmi se:














La risposta corretta è la E
Nell'emogasanalisi arteriosa presentata, il pH è 7,41, la PaO2 è 90 mmHg e la PaCO2 è 37 mmHg, risultati che non destano preoccupazione. Questi valori sono alla base di un'analisi clinicamente stabile, spiegando perché la risposta è corretta. La PaO2 rappresenta la pressione parziale dell'ossigeno nel sangue arterioso, indicando quanto bene l'ossigeno si muove dai polmoni al sangue; un valore normale si situa tra 75 e 100 mmHg. La PaCO2, che misura la pressione parziale dell'anidride carbonica, riflette la capacità del sangue di espellere CO2 attraverso i polmoni. Valori normali sono compresi tra 35 e 45 mmHg. Infine, il pH del sangue arteriali dovrebbe essere compreso tra 7,35 e 7,45. Pertanto, un pH di 7,41 si colloca perfettamente nell'intervallo sano, un'indicazione che non vi è né acidosi né alcalosi. Con questi risultati, l'emogasanalisi denota una funzione polmonare e uno scambio gassoso nell'ambito della norma, senza segni di disturbi acuti.

26 di 64 Domande

In pronto soccorso assisti un paziente per il quale ti viene riferita una eccessiva assunzione di barbiturici, durante l'osservazione ti aspetti di trovare:














La risposta corretta è la D
La corretta aspettativa in pronto soccorso per un paziente con una eccessiva assunzione di barbiturici è midriasi. Questo si deve al fatto che i barbiturici, essendo depressori del sistema nervoso centrale, inducono una serie di effetti sui sistemi neurologici del corpo. Pertanto, l'effetto prevalente sul tono pupillare può risultare in una dilatazione delle pupille o midriasi. Gli effetti dei barbiturici, classificati come sedativi/ipnotici, includono la riduzione dell'attività nei centri di controllo del cervello, conducono alla depressurizzazione delle funzioni del sistema nervoso centrale. La loro azione interessa diversi aspetti della neurofisiologia, risultando in un'ampia gamma di effetti clinici, from di sonnolenza a coma in caso di dosaggi elevati. Questi farmaci agiscono sui recettori GABAergici, potenziando l'azione dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA), che è il principale neurotrasmettitore inibitorio nel cervello. Questa modulazione amplifica la condizione inibitoria a livello neuronale, conducendo alla... Tale azione inibitoria si estende anche ai centri neurali che governano il controllo della dimensione pupillare, influenzando quindi la loro capacità di restringersi (miosi). La midriasi, ossia la dilatazione delle pupille osservata in caso di overdose di barbiturici, è indicativa della depressione del sistema nervoso autonomo che normalmente media la contrazione delle pupille. Questa faccenda sottolinea l'importanza di monitorare le funzioni vitali e neurologiche in pazienti con intossicazione da barbiturici, per prevenire ulteriori complicazioni e intraprendere tempestivamente le misure di supporto necessarie.

27 di 64 Domande

Un valore di BMI -Body Mass Index {indice di Massa Corporea)














La risposta corretta è la E
Il BMI, o indice di massa corporea, se pari a 18 suggerisce una condizione di sottopeso, se pari a 27,5 indica sovrappeso e se pari a 31 obesità in entrambi i sessi. Questa graduatoria è corretta perché il BMI è uno strumento utilizzato per valutare la corporatura di una persona in relazione alla sua altezza. Un valore sotto 18,5 indica sottopeso, evidenziando che il peso è insufficiente per l'altezza. Un valore tra 25 e 29,9 indica sovrappeso, mostrando un eccesso di peso rispetto a un valore normale. Infine, un valore pari o superiore a 30 classifica una persona come obesa, indicando un accumulo eccessivo di grasso che può aumentare il rischio di varie patologie. Questi valori sono riconosciuti globalmente per identificare velocemente condizioni che possono portare a problemi di salute. La loro importanza risiede nella capacità di associare il grado di massa corporea a possibili rischi per la salute, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e altre condizioni correlate alla condizione fisica dell'individuo.

28 di 64 Domande

Da cosa e' caratterizzato il delirium nel paziente anziano?














La risposta corretta è la E
Il delirium nel paziente anziano è caratterizzato da un’ alterazione acuta e fluttuante dello stato psichico. Questa definizione rispecchia la natura improvvisa e variabile del delirium, la quale si manifesta con cambiamenti nell'attenzione, nella consapevolezza e nella cognizione. Il delirium, secondo quanto riportato in studi medici, si distingue per la rapidità con cui si sviluppano i sintomi, solitamente in poche ore o giorni, contrariamente ad altre condizioni neuropsichiatriche che hanno un decorso più lento e progressivo. I pazienti affetti possono mostrare difficoltà di concentrazione, disorientamento temporale e spaziale, alterazioni del sonno-veglia e, in alcuni casi, allucinazioni o deliri. La condizione richiede un'immediata valutazione clinica per identificarne la causa scatenante, che può variare da infezioni, squilibri elettrolitici, traumi, fino all'uso o la cessazione improvvisa di certe sostanze. Importante è la gestione ambientale e il supporto, oltre alla cura specifica dell'eventuale causa sottostante. La capacità di identificare rapidamente e trattare il delirium risulta cruciale per migliorare l'outcome del paziente.

29 di 64 Domande

Il quadro clinico della disidratazione e' caratterizzato da














La risposta corretta è la E
Il quadro clinico della disidratazione è caratterizzato da secchezza della cute, ipotensione, tachicardia e oliguria. Questa affermazione correttamente identifica i sintomi e i segni evidenti in un paziente che soffre di disidratazione. La disidratazione avviene quando l'uscita di fluidi dal corpo supera l'introduzione, portando a un deficit di liquidi. Questo può derivare da un apporto insufficente di liquidi, da un'eccessiva perdita attraverso urine, sudore, feci o vomito, o una combinazione di entrambi. La secchezza della cute riflette la perdita di elasticità dovuta alla riduzione dei liquidi disponibili, un sintomo classico della disidratazione. L'ipotensione (pressione sanguigna bassa) è un'altra conseguenza diretta, poiché meno liquido nel sistema circolatorio porta a una diminuzione della pressione. In risposta, il cuore può battere più velocemente (tachicardia) per cercare di mantenere una perfusione adeguata agli organi vitali. L'oliguria, ovvero una ridotta produzione di urina, si verifica in quanto il corpo tenta di conservare il più possibile i liquidi. In sintesi, questi segni e sintomi sono meccanismi attraverso i quali il corpo evidenzia un deficit di liquidi e tenta di preservare la funzione dei sistemi cruciali cercando di ristabilire un equilibrio idrico adeguato. Infatti, tutti contribuiscono a un quadro clinico che, se identificato precocemente, può guidare interventi mirati per ripristinare i livelli ottimali di idratazione e prevenire ulteriori complicazioni derivanti dalla disidratazione.

30 di 64 Domande

Una pompa infusionale NON va in allarme quando:














La risposta corretta è la B
Una pompa infusionale non va in allarme quando la velocità impostata è errata. Le pompe infusionale sono state sviluppate per amministrare liquidi ai pazienti in modo controllato. Tra le diverse funzionalità , hanno sistemi di allarme per segnalare condizioni critiche. Tuttavia, stabilire se la velocità impostata per l'infusione è corretta o meno non è tra queste. Infatti, è responsabilità dell'operatore inserire una velocità di infusione adeguata al tipo di terapia e alle condizioni del paziente. In casi di occlusione del flusso, batterie scariche, disconnessione o esaurimento della soluzione, le pompe sono progettate per segnalare l'anomalia. Questo dispositivo non ha, però , la capacità di valutare autonomamente l'adeguatezza della velocità impostata dall'operatore, presupponendo che chi la imposta abbia già fatto valutazioni cliniche adeguate. Pertanto, un errore nella selezione della velocità di infusione deve essere individuato dall'operatore attraverso monitoraggio e valutazione della risposta del paziente all'infusione.

31 di 64 Domande

Quale tra le seguenti affermazioni relativa all'esofago, non e' corretta:














La risposta corretta è la B
La lunghezza dell'esofago negli individui adulti non supera i 50 centimetri, contrariamente a quanto affermato nell'opzione B. Generalmente, l'esofago misura dai 25 ai 30 centimetri. Questo organo del sistema digerente inizia dalla fine della faringe, scende attraverso il torace, passa attraverso il diaframma e si conclude nello stomaco. La sua funzione principale è quella di trasportare il cibo dalla bocca allo stomaco. L'esofago è formato da diverse strati tra cui una mucosa interna, uno strato muscolare che facilita le contrazioni peristaltiche permettendo il movimento del cibo, e una copertura esterna connettiva. Le sue contrazioni ritmiche sono essenziali per guidare il bolo alimentare attraverso questo canale, in un processo noto come peristalsi. Questa errata supposizione sulla lunghezza dell'esofago mira a sottolineare l'importanza della precisione anatomica nella comprensione della fisiologia umana, evidenziando come ogni componente del sistema gastrointestinale svolga un ruolo chiave nel processo digestivo, dalla ricezione del cibo fino alla sua digestione e assorbimento.

32 di 64 Domande

L'evidence- based Medicine e':














La risposta corretta è la A
L'evidence-based Medicine è un approccio clinico basato sulla valutazione e sull'uso appropriato delle informazioni derivanti dalla ricerca. Questo modello si concentra sull'importanza di fondare le decisioni cliniche su prove concrete derivanti da studi ben condotti, garantendo così che i pazienti ricevano trattamenti basati sui migliori dati disponibili. L'obiettivo è la combinazione ottimale tra competenza clinica e uso delle migliori prove scientifiche disponibili al momento, integrando anche le preferenze e i valori dei singoli pazienti. La pratica della medicina basata sull'evidenza (EBM) sottolinea l'importanza di formulare domande cliniche precise, ricercare sistematicamente la letteratura scientifica più rilevante, valutare criticamente la qualità delle ricerche trovate e applicare i risultati in modo appropriato alla gestione del paziente. Questo approccio alla pratica medica non solo migliora la qualità e l'esito delle cure sanitarie, ma promuove anche l'uso efficiente delle risorse, contrastando l'applicazione di trattamenti non efficaci o dannosi. L'EBM si sviluppa su più livelli che includono: l'acquisizione continua di nuove conoscenze, lo sviluppo di linee guida basate sull'evidenza, la formazione medica continua e l'integrazione di sistemi informatici che supportano decisioni cliniche informate. Ciò significa che l'evidence-based Medicine rappresenta un punto di incontro cruciale tra progresso scientifico e pratica clinica quotidiana, fornendo una struttura attraverso cui la medicina può evolversi con l'obiettivo di migliorare la salute dei pazienti.

33 di 64 Domande

La ricerca del sangue occulto nelle feci rientra tra gli Interventi di prevenzione:














La risposta corretta è la E
La ricerca del sangue occulto nelle feci è un intervento di prevenzione secondaria. Questa pratica si propone di individuare, in fase precoce, eventuali segni di malattie, come il cancro al colon, prima che si manifestino sintomi evidenti. La prevenzione secondaria mira quindi alla diagnosi e al trattamento precoci per limitare lo sviluppo e le conseguenze di una malattia. Il sangue occulto nelle feci può essere un segno precoce di patologie gastrointestinali, incluso il cancro al colon-retto. Queste patologie possono causare perdite di sangue nelle feci che non sono visibili ad occhio nudo. La diagnosi precoce attraverso la ricerca del sangue occulto permette di intervenire tempestivamente, aumentando significativamente le possibilità di cura e di sopravvivenza. Una diagnosi precoce può , inoltre, ridurre la necessità di trattamenti intensivi, contribuendo a migliorare la qualità di vita del paziente. Test come la ricerca del sangue occulto nelle feci sono fondamentali per la rilevazione di alterazioni prima che diventino sintomatiche, permettendo così interventi mirati che possono prevenire l'evoluzione o l'aggravamento della malattia.

34 di 64 Domande

In base ili D,Lgs. 81/08 chi effettua la visita per la sorveglianza sanitaria?














La risposta corretta è la A
La visita per la sorveglianza sanitaria, secondo il D.Lgs. 81/08, è effettuata dal Medico Competente. La designazione del Medico Competente incarna una figura chiave nell'ambito della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, essendo responsabile dell'attuazione di tutte le fasi della sorveglianza sanitaria. Questa figura professionale è selezionata dall'azienda tra i medici che posseggono specifiche competenze in materia di medicina del lavoro, per valutare l'adeguatezza della salute dei lavoratori rispetto al loro specifico ambito lavorativo, prevedere eventuali controlli sanitari periodici e valutare l'incidenza dell'ambiente e delle condizioni di lavoro sulla salute degli impiegati. Il Medico Competente collabora strettamente con il datore di lavoro e il Servizio di Prevenzione e Protezione per promuovere la salute e la sicurezza sul lavoro, prevenire malattie professionali e ridurre al minimo i rischi legati alle attività lavorative. La scelta di questa figura professionale è dunque centrale per un'efficace gestione della salute e sicurezza dei lavoratori, garantendo una sorveglianza sanitaria adeguata e mirata alla prevenzione.

35 di 64 Domande

I sintomi della crisi Ipoglicemica di un soggetta diabetico Insulinodipendente sono:














La risposta corretta è la E
I sintomi della crisi ipoglicemica di un soggetto diabetico insulinodipendente includono sudorazione, astenia, tachicardia e tremore. Questi sintomi si manifestano quando il livello di glucosio nel sangue scende sotto la soglia normale, innescando una serie di risposte fisiologiche. L'ipoglicemia è una condizione in cui il livello di glucosio nel sangue è anormalmente basso, e l'organismo reagisce cercando di aumentarlo. La sudorazione e il tremore sono sintomi del sistema nervoso autonomo che cerca di contrastare l'ipoglicemia. Astenia e tachicardia compaiono come conseguenza della diminuzione di energia disponibile per le cellule e dalla risposta adrenergica del corpo all'ipoglicemia. Le persone con diabete, in particolare quelle trattate con insulina o altri farmaci che abbassano lo zucchero nel sangue, sono a rischio di ipoglicemia. L'ipoglicemia richiede una rapida correzione con l'assunzione di zuccheri per prevenire conseguenze più serie, che possono includere la perdita di coscienza e danni neurologici. La comprensione e il riconoscimento tempestivo dei suoi sintomi sono essenziali per la gestione efficace del diabete.

36 di 64 Domande

Nel soggetti con insufficienza pancreatica la dieta deve:














La risposta corretta è la A
Nel soggetti con insufficienza pancreatica la dieta deve essere basata sull'abolizione dell'alcol e sulla restrizione dei lipidi. Questa indicazione è fondamentale perché l'alcol è uno dei principali fattori che possono contribuire all'insufficienza pancreatica e l'eccesso di lipidi richiede un maggior lavoro da parte del pancreas per la loro digestione, situazione problematica in presenza di una sua insufficienza. L'insufficienza pancreatica è una condizione in cui il pancreas non riesce a produrre o rilasciare adeguate quantità di enzimi necessari per la corretta digestione degli alimenti. Ciò può portare a malassorbimento nutrizionale, caratterizzato da una difficoltà nell'assorbire i nutrienti, specialmente i grassi, con conseguente steatorrea (presenza di grassi nelle feci) e perdita di peso. Per evitare ulteriori complicanze e gestire efficacemente la malattia, è essenziale modificare l'alimentazione dei pazienti affetti. L'eliminazione dell'alcol è cruciale poiché può causare o esacerbare l'infiammazione pancreatica (pancreatite), sia acuta che cronica, e può portare alla progressione verso l'insufficienza pancreatica. La restrizione dei lipidi invece serve a ridurre il carico di lavoro sul pancreas, già compromesso nella sua capacità di produrre enzimi digestivi, facilitando quindi il processo digestivo e riducendo i sintomi associati all'insufficienza. Adaptando la dieta in questo modo, si mira a ottimizzare l'assunzione nutrizionale ed evitare aggravamenti della condizione esistente.

37 di 64 Domande

Durante l'assistenza a un malato portatore di drenaggio pleurico, non e' comportamento corretto:














La risposta corretta è la B
Durante l'assistenza a un paziente con drenaggio pleurico, non è comportamento corretto sollevare in alto il contenitore di raccolta per valutare la quantità e la qualità del materiale drenato. Questa pratica può comportare il rischio di reflux del materiale nel paziente, potenzialmente causando infezioni o altre complicanze. Il drenaggio pleurico è una tecnica utilizzata per rimuovere l'aria, il fluido, o entrambi dalla cavità pleurica. Il fine è quello di aiutare a ripristinare la corretta pressione polmonare e facilitare un'efficace respirazione. Il sistema di drenaggio pleurico normalmente comprende un tubo connesso al paziente che porta il fluido o l'aria in un contenitore sigillato. Mantenere il contenitore in una posizione corretta è cruciale per assicurarsi che il sistema funzioni correttamente senza rischi aggiuntivi. Alzare il contenitore oltre il livello del paziente rischia di contravvenire questo principio, provocando il flusso di materiale indietro nel tubo o, nel peggiore dei casi, nella cavità pleurica del paziente. Questa azione errata può interferire con il recupero e contribuire a potenziali infezioni, danneggiando gravemente la salute del paziente. E' essenziale, quindi, sempre seguire le linee guida basate sulle migliori prassi ed esperienze cliniche quando si gestiscono sistemi di drenaggio pleurico, per assicurare la sicurezza e il benessere del paziente.

38 di 64 Domande

Dopo Il prelievo di un campione dl midollo osseo effettuilto sulla cresta iliaca:














La risposta corretta è la C
Dopo il prelievo di un campione di midollo osseo effettuato sulla cresta iliaca, si effettua una medicazione compressiva. Questa procedura è importante per minimizzare il rischio di sanguinamento e formazione di ematomi nel sito di prelievo. Il midollo osseo è un tessuto altamente vascolarizzato; pertanto, l'applicazione di una pressione mirata attraverso una medicazione compressiva aiuta a controllare il sanguinamento e a favorire la rapida guarigione della zona interessata. Il concetto alla base dell'utilizzo della compressione è quello di apporre un controllo fisico immediato sul potenziale sanguinamento, che può essere più significativo a causa della ricca rete di vasi sanguigni presente nel midollo osseo e nell'area della cresta iliaca. Questa pratica di applicazione di medicazione compressiva è un elemento standard nelle procedure post-prelievo al fine di ottimizzare la sicurezza del paziente e accelerare il processo di recupero, evitando complicazioni quali appunto l'ematoma, che potrebbe richiedere interventi aggiuntivi per essere risolto.

39 di 64 Domande

La complicanza piu' frequente della nutrizione parenterale totale e':














La risposta corretta è la A
La complicanza più frequente della nutrizione parenterale totale è l'infezione. Questo avviene perché la nutrizione parenterale totale (NPT) bypassa il tratto gastrointestinale, fornendo nutrienti direttamente nel flusso sanguigno tramite un catetere. Questo approccio, se da un lato garantisce l'apporto nutrizionale in pazienti impossibilitati all'alimentazione orale o entera, dall'altro espone a rischi maggiore di infezioni. Le infezioni possono derivare sia dalla complessità nel mantenere l'asetticità (condizione di assenza di contaminazione da microorganismi) durante la manipolazione e somministrazione della soluzione nutritiva sia dall'uso prolungato dei cateteri centrali, che possono essere colonizzati da batteri o funghi. La contaminazione può avvenire durante l'inserzione del catetere, la sua permanenza in situ o le connessioni per la somministrazione della nutrizione. Per mitigare questo rischio, è cruciale seguire rigidi protocolli di asepsi durante l'inserzione e la cura del catetere, oltre a controllare regolarmente la presenza di segni di infezione nel paziente. L'attenzione alle tecniche di gestione del catetere e alla preparazione delle soluzioni nutritive rappresenta un aspetto fondamentale nella prevenzione delle infezioni associate alla NPT.

40 di 64 Domande

La nutrizione enterale viene utilizzata:














La risposta corretta è la C
La nutrizione enterale viene utilizzata quando il paziente non è in grado di ingerire i cibi e quando il tratto gastrointestinale superiore è danneggiato. Questo perché fornisce nutrienti direttamente nell'intestino, aggirando le difficoltà del processo di ingestione e assorbimento in situazioni dove il normale consumo o assorbimento di cibo è ostacolato. La nutrizione enterale è indicata in condizioni che impediscono la normale alimentazione, come disfagia grave o dopo determinati interventi chirurgici che interessano il tratto gastrointestinale, o in caso di malattie che danneggiano la funzionalità gastrointestinale superiore. Tale modalità di alimentazione garantisce che il paziente riceva i nutrienti necessari per la guarigione e il mantenimento delle funzioni corporee essenziali, tramite un tubo alimentare che bypassa le parti lesionate o disfunzionali del sistema digestivo. Questo processo aiuta anche a mantenere la struttura e la funzione dell'intestino e contribuisce a prevenire ulteriori complicazioni. Così , nell'ambito della gestione clinica, diventa essenziale quando l'ingestione o l'assorbimento di cibo è significativamente ostacolato per assicurare l'adeguato apporto nutrizionale.

41 di 64 Domande

Se, durante una trasfusione di emazie, Il paziente manifesta brividi, cefalea e sensazione di calore, e' necessario:














La risposta corretta è la A
Durante una trasfusione di emazie, se il paziente manifesta brividi, cefalea e sensazione di calore, è necessario sospendere la trasfusione, mantenere l'accesso venoso con soluzione fisiologica e informare il medico. Questa procedura è la corretta linea di azione poiché tali sintomi possono indicare una reazione trasfusionale, una condizione che necessita di valutazione immediata da parte del personale medico. Mantenere l'accesso venoso con soluzione fisiologica assicura che il paziente mantenga un adeguato accesso vascolare per eventuali interventi terapeutici, mentre interrompere la trasfusione è cruciale per evitare ulteriori aggravamenti delle reazioni avverse. Le reazioni trasfusionali sono complicate e richiedono un'attenta valutazione per determinare la loro natura e severità . Il paziente può manifestare sintomi mild o severi a seguito di incompatibilità , contaminazione o reazione allergica al sangue trasfuso. La pronta interruzione della trasfusione e la notifica al medico sono passaggi essenziali per gestire la situazione in modo sicuro, limitare eventuali danni e decidere i passi successivi per la cura del paziente.

42 di 64 Domande

Per la preparazione ad un intervento chirurgico in urgenza, tra i seguentl interventi deve essere considerato prioritario:














La risposta corretta è la D
La preparazione ad un intervento chirurgico in urgenza prevede come priorità l'incanalazione di una vena per i prelievi ematici. Questo intervento è prioritario per consentire un rapido accesso vascolare per l'infusione di fluidi e farmaci, oltre alla valutazione immediata dello stato del paziente attraverso gli esami del sangue. Un accesso venoso adeguato è cruciale in situazioni di urgenza per gestire efficacemente le condizioni del paziente, facilitare la somministrazione di trattamenti salvavita e monitorare la situazione clinica attraverso gli esami del sangue. Questi esami forniscono informazioni vitali come la conta ematica completa, i livelli di elettroliti, la funzionalità renale e epatica, e altri parametri critici per la gestione perioperatoria. L'immediata disponibilità di un accesso venoso garantisce quindi la possibilità di reagire tempestivamente alle eventuali complicanze, sostenendo le funzioni vitali durante la chirurgia d'urgenza. La procedura consiste nell'inserire un ago o un catetere in una delle vene del paziente, generalmente in un arto, per assicurare un accesso rapido al flusso sanguigno. Questo metodo è ampiamente utilizzato nelle emergenze mediche per il suo ruolo critico nel supporto delle funzioni vitali del paziente.

43 di 64 Domande

Quali sono I criteri guida nell'esercizio della professione Infermieristica?














La risposta corretta è la B
I criteri guida nell'esercizio della professione infermieristica sono il Profilo professionale D.M. 739/94, la formazione ricevuta e il Codice Deontologico. La risposta è esatta perché riguarda normative e principi che ogni infermiere deve conoscere e rispettare. Il D.M. 739/94 definisce il profilo professionale dell'infermiere, delineando competenze, capacità e responsabilità . La formazione ricevuta si riferisce agli studi e agli aggiornamenti continui necessari per mantenere un elevato standard di competenza professionale. Infine, il Codice Deontologico rappresenta l'insieme delle norme etiche a cui l'infermiere deve attenersi durante l'esercizio della sua professione. Questi tre elementi insieme formano una base solida per la pratica infermieristica sicura, responsabile e aggiornata, essendo fondamentali per garantire una cura di qualità ai pazienti e un rispetto delle normative vigenti nel settore sanitario.

44 di 64 Domande

Quale tra I seguenti rappresenta rischio tardivo nel posizionamento di catetere venoso centrale:














La risposta corretta è la B
Il rischio tardivo nel posizionamento di un catetere venoso centrale è il pneumotorace. Questa condizione si verifica quando l'aria penetra nello spazio tra il polmone e la parete toracica, causando il collasso del polmone. Il pneumotorace può emergere durante o dopo la procedura di inserzione del catetere, specialmente se durante il percorso di inserimento viene danneggiata la pleura o i polmoni. La ragione per cui il pneumotorace è considerato un rischio tardivo è dovuta al fatto che può non manifestarsi immediatamente ma svilupparsi nel corso delle ore o dei giorni successivi all'inserzione del catetere. La comprensione del pneumotorace nel contesto dei cateteri venosi centrali è essenziale poiché la patologia comporta l'accumulo eccessivo di aria negli spazi pleurici che può portare a notevole distress respiratorio e richiedere un intervento urgente per la rimozione dell'aria. Il meccanismo coinvolto nella formazione del pneumotorace risiede nella possibilità di lesionare, durante la procedura di inserimento, le strutture anatomiche contigue ai siti di accesso venoso. Le tecniche di inserimento accurato e la competenza dell'operatore sono fattori chiave nella prevenzione di questa complicazione. Tuttavia, nonostante le migliori pratiche, il rischio esiste e merita una considerazione prudente per la diagnosi tempestiva e il trattamento, al fine di evitare complicazioni ulteriori.

45 di 64 Domande

La curvatura anormale della cornea determina:














La risposta corretta è la E
La corretta risposta alla domanda è che la curvatura anormale della cornea determina l'astigmatismo. Questa condizione è precisa nel contesto degli errori di rifrazione oculari, in quanto l'astigmatismo è caratterizzato da una curvatura irregolare della cornea che porta a una visione distorta o sfocata. Questo accade perché la luce che entra nell'occhio non viene rifratta ugualmente in tutte le direzioni, a causa della forma irregolare della cornea, generando immagini che non vengono a fuoco su un unico punto della retina. Infatti, l'astigmatismo può variare in gravità e può influenzare sia i bambini che gli adulti. È problematico perché altera la capacità dell'occhio di enfocare chiaramente gli oggetti sia da vicino che da lontano. Spesso, l'astigmatismo si presenta assieme ad altre condizioni rifrattive, come la miopia o l'ipermetropia. Il trattamento può variare da occhiali correttivi, lenti a contatto, fino a interventi chirurgici, a seconda della gravità e delle necessità del paziente. La condizione evidenzia l'importanza della cornea nella focalizzazione delle immagini sulla retina, facendo sì che ogni variazione nella sua forma influenzi direttamente la qualità della visione.

46 di 64 Domande

Per quale tra le seguenti malattie a tutt'oggi non esiste ancora un vaccino?














La risposta corretta è la B
La malattia per cui non esiste ancora un vaccino è la toxoplasmosi. La toxoplasmosi è causata dall'infezione del parassita Toxoplasma gondii. È una delle infezioni parassitarie più comuni a livello globale e può infettare quasi tutti gli animali a sangue caldo, incluso l'uomo. Molti individui infettati non manifestano sintomi, principalmente perché il loro sistema immunitario tiene l'infezione sotto controllo. Tuttavia, può causare gravi problemi in persone con sistema immunitario indebolito e durante la gravidanza, influenzando il feto. La trasmissione avviene attraverso la ingestione di cibo o acqua contaminati, il contatto diretto con feci di gatti che escretano il parassita, o verticalmente da madre a figlio. Non esiste un vaccino disponibile per la prevenzione della toxoplasmosi nell'uomo. La gestione del rischio include il controllo dell'esposizione al parassita mediante igiene alimentare, trattamento dell'acqua, e misure di gestione dei gatti domestici per ridurre il rischio di escretione del parassita. La diagnosi si basa su test serologici per identificare la presenza di anticorpi specifici contro T. gondii. Il trattamento esiste per le infezioni attive e si avvale di combinazioni di farmaci antimicrobici specifici. La mancanza di un vaccino sottolinea l'importanza delle misure preventive, specialmente per le popolazioni a rischio.

47 di 64 Domande

La prevenzione primaria consiste nel:














La risposta corretta è la E
La prevenzione primaria consiste nella rimozione dei fattori di rischio della popolazione. Quest'approccio si concentra su interventi che impediscono l'insorgenza di malattie, promuovendo stili di vita sani e sicuri. Lo scopo è evitare l'esposizione a rischi che possono portare allo sviluppo di patologie, anziché intervenire dopo che la malattia si è manifestata. La prevenzione primaria include, ad esempio, la vaccinazione, l'educazione alla salute per evitare il fumo di tabacco e l'uso di droghe, oltre al miglioramento delle condizioni abitative e lavorative. La patologia, in generale, può essere descritta come qualsiasi condizione che altera il normale funzionamento del corpo. La prevenzione primaria mira a mantenere il benessere generale prevenendo l'insorgenza di disturbi. Interventi come l'immunizzazione prevengono specifiche malattie infettive, mentre la promozione di diete equilibrate e attività fisica regolare combatte l’ obesità e le malattie cardiovascolari. Avere accesso a un ambiente pulito e sicuro diminuisce il rischio di malattie legate all'inquinamento e alle condizioni sanitarie precarie. L'efficacia di questa prevenzione risiede nella sua capacità di ridurre l'incidenza complessiva delle malattie nella popolazione, contribuendo significativamente alla salute pubblica e alla riduzione dei costi sanitari a lungo termine.

48 di 64 Domande

Una embolia di frammenti di tessuto adiposo e' una complicanza relativamente frequente di:














La risposta corretta è la E
Una embolia di frammenti di tessuto adiposo è una complicanza relativamente frequente di fratture ossee diafisarie. Questo avviene perché le fratture, soprattutto quelle delle ossa lunghe, possono liberare goccioline di grasso nel sistema circolatorio. Le goccioline di grasso possono poi viaggiare attraverso il sangue e causare occlusioni in piccoli vasi sanguigni, portando a diversi problemi, tra cui difficoltà respiratorie, eruzioni cutanee e alterazioni mentali. Questa condizione è nota come sindrome da embolia grassosa. Questa sindrome si manifesta comunemente dopo un trauma significativo e include un insieme di sintomi che riflettono l'occlusione dei piccoli vasi da parte delle goccioline di grasso. I sintomi possono variare considerevolmente a seconda dell'organismo e del livello di grasso liberato nel sistema circolatorio. Il trattamento è principalmente di supporto, mirato a mantenere una buona ossigenazione e stabilità emodinamica mentre il corpo si riprende dall'embolia grassosa. La chiave per prevenire la sindrome da embolia grassosa risiede nella gestione precoce e accurata delle fratture ossee, soprattutto quelle implicanti le diafisi delle ossa lunghe.

49 di 64 Domande

Quale tra le seguenti affermazioni relative alla colonna vertebrale non e' corretta:














La risposta corretta è la C
La colonna vertebrale non presenta curvature non è corretto perché , in realtà , essa possiede delle caratteristiche curvature. La colonna vertebrale, infatti, presenta una serie di curve fisiologiche frontali, cruciali per la sua funzione. Le curve della colonna vertebrale comprendono la lordosi cervicale e lombare (concavità posteriore) e la cifosi toracica e sacrococcigea (concavità anteriore). Queste curvature consentono alla colonna vertebrale di assorbire shock e stress, contribuendo alla sua resistenza e flessibilità , oltre che alla distribuzione del carico durante le attività quotidiane. Le curvature servono anche a mantenere l'equilibrio in posizione eretta, riducendo il carico sui dischi intervertebrali e aiutando a sostenere il peso del corpo più efficacemente rispetto a una struttura rettilinea. Pertanto, la presenza di curvature nella colonna vertebrale è un aspetto fondamentale della sua anatomia e funzionalità , consentendo di sopportare carichi e di muoversi con agilità .

50 di 64 Domande

In ambito oftalmologico l'abuso di alcool e fumo puo' provocare:














La risposta corretta è la B
L'abuso di alcool e fumo può provocare neurite ottica retrobulbare. Questa condizione implica un'infiammazione del nervo ottico, situato dietro il bulbo oculare, che può compromettere gravemente la vista. La neurite ottica retrobulbare si manifesta principalmente come una riduzione improvvisa della vista e dolore al movimento dell'occhio. L'alcool e il fumo possono contribuire al rischio di sviluppare tale patologia influenzando negativamente il sistema circolatorio e immunitario, oltre a provocare danni tossici diretti al nervo ottico. Gli individui affetti possono sperimentare anche alterazioni del campo visivo e, in alcuni casi, dolore oculare. La diagnosi si basa generalmente sull'esame della vista, su test del campo visivo e, talvolta, sulla risonanza magnetica per evidenziare l'infiammazione del nervo. È essenziale riconoscere il legame tra abitudini di vita non salutari e rischio di disturbi gravi oculari per promuovere scelte più sane e prevenire malattie evitabili.

51 di 64 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


52 di 64 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

53 di 64 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


54 di 64 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


55 di 64 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


56 di 64 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


57 di 64 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


58 di 64 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


59 di 64 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


60 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


61 di 64 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


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Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


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Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


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La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


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