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1 di 62 Domande

Una giovane donna di 31 anni riferisce una storia di 6 mesi caratterizzata da disfagia per solidi e liquidi e dolore ricorrente toracico retrosternale. Riferisce la sensazione che il cibo le si blocchi a livello del giugulo. Un' EGDS on ha mostrato stenosi o reperti compatibili con la diagnosi di esofagite. Qual e' la diagnosi piu' probabile?














La risposta corretta è la B.
L’ acalasia è una patologia dovuta a un mancato rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore che rimane contratto anche quando ci dovrebbe essere il passaggio del bolo alimentare. È una patologia che colpisce entrambi i sessi con la stessa frequenza tra i 30 e i 60 anni, esordisce con una disfagia progressiva ai solidi che dopo diventa anche ai liquidi. La diagnosi di acalasia si avvale della radiologia con RX dopo deglutizione di mezzo di contrasto e barometria. Il trattamento, endoscopico, è per la maggior parte dei casi risolutivo.

2 di 62 Domande

Le neoplasie renali nei dializzati:














La risposta corretta e' la ' metastatizzano raramente se tumore < 3 cm '.


3 di 62 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


4 di 62 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

5 di 62 Domande

In un soggetto con insufficienza renale cronica si ha una concentrazione di Hb di 9 g%. Quale terapia e' indicata?














La risposta corretta e' la 'nessuna risposta corretta'.


6 di 62 Domande

Quale accertamento strumentale e' fondamentale nella diagnosi di endocardite :














La risposta corretta e' la C
Nella diagnosi di endocardite, patologia infiammatoria della membrana che ricopre la cavità cardiaca, l’ endocardio, e che può interessare anche le valvole, è fondamentale eseguire un ecocardiogramma, al fine di valutare i danni che l'infezione ha provocato sulla valvola. Altri strumenti impiegati per la diagnosi della endocardite sono l'Rx torace per individuare alterazioni del cuore e segni di insufficienza cardiaca (risposta B errata) e la risonanza magnetica cardiaca. Al contrario l'ECG non mostra segni tipici di endocardite (risposta D errata), così come la TAC (risposta E errata).

7 di 62 Domande

Il segno di Babinski indica:














La risposta corretta e' la ' un danno piramidale '.


8 di 62 Domande

Lo streptococco beta-emolitico che piu' frequentemente e' causa di glomerulonefrite acuta e' il:














La risposta corretta è la D  
Lo streptococco beta-emolitico che più frequentemente è causa di glomerulonefrite acuta è il tipo 12. Invece, il tipo 4 è causa di infezioni del tratto respiratorio, il tipo 49 è causa di sepsi cutanee e raramente di glomerulonefriti, i tipi 1 e 3 sono associati a faringite e malattia reumatica (risposte A, B, C ed E errate).

9 di 62 Domande

Nella glomerulonefrite acuta post-streptococcica nelle urine si rilevano tutti questi reperti ad eccezione di uno. Quale?















La risposta corretta è la B.
 
La glomerulonefrite acuta post streptococcica può essere una conseguenza dell’ infezione primaria da streptococco, per lo più di tipo beta-emolitico di gruppo A, e si manifesta generalmente con una latenza di 3-6 settimane da questa. Si ritiene che il danno renale sia dovuto alla reazione infiammatoria e immunitaria scatenata dal legame di antigeni batterici alla membrana basale glomerulare oppure dalla precipitazione sulla membrana basale glomerulare di complessi immuni circolanti; la flora batterica non è quindi presente a livello renale. I reperti laboratoristici tipici all’ esame delle urine comprendono il riscontro di ematuria microscopica (risposta A errata) o franca ematuria, proteinuria (risposta C errata), cellule tubulari renali (risposta D errata) e leucociti neutrofili (risposta E errata).


10 di 62 Domande

Tumefazione linfoghiandolare capace di interessare diverse stazioni si rileva in una di queste condizioni:














La risposta corretta e' la E
La tularemia è una malattia febbrile causata dai batteri Gram- Francisella tularensis: tale batterio penetra nel microrganismo tramite l’ ingestione di cibo o acqua contaminati, il morso di un vettore artropode infetto (zecche, tafani, pulci), l’ inalazione o il contatto diretto con tessuti o materiale infetti; la tularemia non si diffonde tramite il contatto interumano.
L'esordio della tularemia è improvviso, verificandosi 1-10 die dopo l'esposizione (di solito 2-4 giorni), con cefalea, brividi, nausea, vomito, febbre da 39,5 a 40 ° C e stato di grave prostrazione. Compaiono anche astenia marcata, brividi ricorrenti e sudorazione profusa.
Entro 24-48 h, compare una papula infiammata nella sede di esposizione (dito, braccio, occhio o palato) che poi evolve rapidamente in pustola e ulcera.
I linfonodi regionali si rigonfiano e possono presentare suppurazione e secrezione abbondante; la tumefazione linfoghiandolare è capace di interessare diverse stazioni.

11 di 62 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


12 di 62 Domande

I corpi chetonici sono presenti in elevate quantita' nel sangue dei mammiferi:














La risposta corretta e' la ' durante il digiuno di medio-lungo termine '.


13 di 62 Domande

Nel sospetto diagnostico di morbo di Paget mammario bisogna escludere:














La risposta corretta e' la ' un eczema '.


14 di 62 Domande

Quale dei seguenti tumori maligni piu' frequentemente metastatizza alla placenta ed al feto?














La risposta corretta e' la ' melanoma '.


15 di 62 Domande

Quale causa, tra le seguenti, e' la piu' frequente nel determinare un'ematuria macroscopica del bambino?














La risposta corretta e' la ' L'infezione delle vie urinarie '.


16 di 62 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


17 di 62 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


18 di 62 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


19 di 62 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


20 di 62 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


21 di 62 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


22 di 62 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


23 di 62 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


24 di 62 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


25 di 62 Domande

Giuseppe, di 74 anni, viene ricoverato presso il policlinico San Matteo di Pavia in seguito a un controllo di routine della sua funzione renale che ha rivelato:
Sodio sierico 134 mmol / L (137-144)
Potassio sierico 5,9 mmol / L (3,5-4,9)
Uremia 7,0 mmol / L (2,5-7,5)
Creatininemia 100 μmol / L (60-110)
In anamnesi, ipertensione essenziale, trattata con bendroflumetiazide 2,5 mg e amiloride 10 mg al giorno.
Alla visita clinica ambulatoriale, la pressione sanguigna è 134/86 mmHg, l’ ECG nella norma. Riferisce di aver sospeso l'amiloride il giorno precedente.
Quale di queste è l'azione più appropriata?














La risposta corretta è la C.

Bendroflumetiazide, un diuretico tiazidico, inibisce il riassorbimento di sodio e cloruro nel tubulo distale contorto, con conseguente aumento di sodio e della clearance dell’ acqua libera. Un effetto secondario è la perdita di potassio per aumento della secrezione nel tubulo distale in risposta all’aumento del sodio intraluminale. Pertanto, bendroflumetiazide può causare ipokaliemia.

L’amiloride, un diuretico risparmiatore di potassio, viene occasionalmente prescritto con diuretici tiazidici per prevenire l’ipokaliemia. Inibisce il movimento del sodio attraverso i canali del tratto terminale del tubulo distale e del dotto collettore, impedendo il passaggio di sodio dallo spazio urinario nelle cellule tubulari. Questa azione provoca l’iperpolarizzazione della membrana plasmatica apicale, impedendo la secrezione di potassio nei dotti collettori.

L’iperkaliemia è comune (oltre il 5%) e non è influenzata da diuretici che riducono i livelli di potassio.

Questo paziente ha lieve iperkaliemia, senza evidenza di tossicità cardiaca.

La gestione prevede la sospensione dell’amiloride e la ripetizione dell’U & E in una settimana.


26 di 62 Domande

Quale potrebbe essere la causa dell’ aspetto di questo striscio di sangue periferico?

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La risposta corretta è la C.

Lo striscio mostra cellule a bersaglio che sono tipiche dell’ iposplenismo. Per iposplenismo si intende una ridotta funzionalità splenica; più frequentemente è determinata dall’ asportazione chirurgica della milza o dall’ agenesia di quest’ ultima, oppure può essere determinata dall’ anemia falciforme (per episodi ischemici ripetuti), dalla celiachia o per effetto di terapia radiante. La diagnosi si pone sia con esami strumentali che con la valutazione dello striscio di sangue periferico dove saranno visibili globuli rossi nucleati o a bersaglio, ovvero senescenti che non vengono eliminati dalla milza.


27 di 62 Domande

Scenario DOPP52:
Domanda 1:
Il Sig. Marzio, un uomo di 42 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, lamentando dolore epigastrico. Riferisce di star attraversando un periodo particolarmente stressante, in quanto sta divorziando da sua moglie. L'assunzione di antiacidi e di omeprazolo forniscono un certo sollievo, ma i sintomi non scompaiono. Il paziente decide di sottoporsi ad una esofago-gastro-duodenoscopia (EGDS), nel corso della quale viene riscontrata un'enorme ulcera gastrica. Qual è il passo più importante da attuare in questo momento?














La risposta corretta è la A.

La ragione principale per eseguire una EGDS in un paziente con dolore epigastrico è escludere il cancro. Le ulcere duodenali non diventano cancerose e circa il 4-5% dei pazienti con ulcera gastrica sviluppa un cancro. Sebbene il trattamento per Helicobacter pylori sia importante, la biopsia è più importante perché è l’unico modo per escludere il cancro in questo momento. Inoltre, la biopsia è il test più accurato per la diagnosi di gastrite da Helicobacter pylori. Raddoppiare la dose di PPI (scelta B) è insufficiente per eradicare un’infezione da Helicobacter pylori.


28 di 62 Domande

Domanda 2 (riferita allo scenario clinico AA56):
La signora Bastilani, un’ impiegata d’ ufficio di 38 anni, si reca presso l’ ambulatorio del Dott. Putignani, proprio medico curante, lamentando un dolore sul versante esterno del polso. La donna riferisce che la sintomatologia dolorosa è insorta progressivamente negli ultimi mesi. All’ esame obiettivo il Dott. Putignani rileva la presenza di gonfiore e dolorabilità a livello della faccia radiale del polso. Viene eseguita un’ RX che non rivela alcuna anomalia. Quale elemento clinico è necessario per la diagnosi di tenosinovite di De Quervain?














La risposta corretta è la B.

Il test di Finkelstein (scelta B) può essere utilizzato per diagnosticare la tenosinovite di De Quervain. Si tratta di una deviazione ulnare passiva del polso, con il pollice tenuto flesso nel palmo della mano. La tensione sui tendini del 1 ° compartimento estensore creerà dolore in prossimità dello stiloide radiale.


29 di 62 Domande

Ad un uomo di 55 anni viene diagnosticata un’ iperplasia prostatica benigna. Il paziente rifiuta il trattamento farmacologico e decide di eseguire la resezione transuretrale della prostata (TURP). Quale tra le seguenti è la complicanza più frequente per questa procedura?














La risposta corretta e' la 'eiaculazione retrogada '.


30 di 62 Domande

Quale tra le seguenti affermazioni riguardanti i farmaci neurolettici antipsicotici tipici è vera?














La risposta corretta e' la 'la maggior parte blocca il recettore per la dopamina '.


31 di 62 Domande

Su quale cromosoma si trova il gene CFTR:














La risposta corretta è la D
La fibrosi cistica, una malattia ereditaria delle ghiandole esocrine, colpisce principalmente l'apparato gastrointestinale e respiratorio. La patologia è causata da una mutazione nel gene CF (cromosoma 7), il quale codifica per una proteina che funziona come canale per il cloro detta CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator).

32 di 62 Domande

Un ragazzo, studente di Medicina, Mario Tullio, di anni 25, viene coinvolto in un incidente motociclistico e riporta gravi lesioni. Viene immediatamente trasportato in ambulanza presso il pronto soccorso del Cardarelli di Napoli, dove si apprezza che presenta lesioni alla testa, al torace, al bacino ed alle gambe. La sua frequenza cardiaca è di 110 bpm/minuto, con una pressione arteriosa di 100/60 mmHg. Oltre a contusioni diffuse su tutto il corpo, viene notato del sangue che fuoriesce dal meato uretrale. Una radiografia pelvica dimostra una significativa diastasi della sinfisi pubica con associata frattura del bacino. Viene effettuata una TC che mostra uno stravaso attivo di mezzo di contrasto in fase arteriosa a livello del bacino. Il paziente viene portato in sala di radiologia interventistica, dove vengono fatte diverse embolizzazioni di vari rami dell'arteria iliaca interna. La sua pressione sanguigna migliora arrivando a 125/75 mmHg, così come la frequenza cardiaca che si stabilizza sui 90 bpm/minuto. Quale dei seguenti rappresenta il prossimo passo nella gestione della potenziale lesione uretrale?














La risposta corretta è la A.

Questo paziente presenta una delle lesioni più gravi, associate ad un trauma, ovvero una diastasi della sinfisi pubica con associata frattura pelvica. Oltre al rischio di sanguinamento pelvico, la lesione coinvolge l’ uretra e può aver determinato anche danni alla vescica o interruzione del passaggio di urine dalla vescica. Nella fattispecie, il sangue è stato osservato fuoriuscire dal meato uretrale, indicando un forte sospetto di lesione uretrale. Un uretrografia retrograda ascendente dovrebbe essere eseguita al fine di confermare la diagnosi. La procedura viene eseguita, inserendo un catetere nell’uretra distale e procedendo con l’iniezione di mezzo di contrasto. La lesione uretrale viene diagnosticata, apprezzando un aspetto irregolare delle vie urinarie o da uno stravaso di mezzo di contrasto al di sopra e/o al di sotto del diaframma urogenitale. Si tenga presente che la cateterizzazione urinaria in tali casi non deve essere fatta, se si sospetta un trauma uretrale.

La risposta B non è corretta.

L’ esplorazione chirurgica può essere necessaria in un secondo momento, mentre è prematura prima di un test diagnostico.

La risposta C non è corretta.

L’ introduzione del catetere di Foley è controindicato nei traumi uretrali, in quanto può peggiorare il danno.

La risposta D non è corretta.

L’ urografia endovenosa non fornirebbe nessun dettaglio anatomico circa l’uretra; tale indagine può essere effettuata per rilevare un problema dei reni, degli ureteri e della vescica. Il più delle volte, è fatta per individuare una sospetta ostruzione urinaria, la cui causa più comune è rappresentata dalla litiasi renale. L’ urografia endovenosa fornisce anche informazioni sul funzionamento dei reni, tuttavia non rappresenta più l’indagine di scelta, in quanto è stata sostituita dalla TC, che fornisce informazioni più veloci e precise, oltre ad essere più comoda.

La risposta E non è corretta.

Le lesioni uretrali possono determinare molte complicazioni, se non vengono riparate in un tempo ragionevole: pertanto non sarebbe saggio aspettare che la lesione guarisca spontaneamente, in quanto questo spesso non si verifica e può provocare stenosi ed ostruzioni.

Obiettivo didattico:

Se viene notato del sangue fuoriuscire dal meato uretrale, bisogna sempre sospettare la presenza di una lesione uretrale e pertanto è buona norma procedere con una uretrografia retrograda ascendente al fine di confermare la diagnosi. Non tentare la cateterizzazione urinaria se si sospetta un trauma uretrale.

La frattura pelvica è spesso associata a lesioni uretrali. Cercare sempre la presenza di sangue al meato uretrale in questi casi.


33 di 62 Domande

Quando la batteriuria viene considerata sicuramente positiva, cioè diagnostica, nei casi di infezione delle vie urinarie?














La risposta corretta è la B

La batteriuria viene considerata sicuramente positiva, cioè diagnostica, nei casi di infezione delle vie urinarie, quando superiore a 100.000 batteri per millilitro di urina.


34 di 62 Domande

Un uomo di 50 anni con anamnesi patologica negativa, nel corso di una sindrome influenzale sviluppa dolore toracico retrosternale. All'auscultazione cardiaca si apprezzano rumori da sfregamento. All'elettrocardiogramma vi è elevazione diffusa del tratto ST. Viene posto il sospetto di pericardite acuta, confermato dal referto ecocardiografico. Si tratta del primo episodio e il paziente non ha allergie farmacologiche note. Quale dei seguenti approcci terapeutici è considerato di prima scelta?














La risposta corretta è la D.
La pericardite acuta, un’ infiammazione del sacco pericardico, può presentare una varietà di segni e sintomi non specifici, a seconda dell'eziologia sottostante. Le principali manifestazioni cliniche includono dolore toracico (tipicamente acuto e pleuritico, che migliora piegandosi in avanti), sfregamenti pericardici e diffusa elevazione del tratto ST. L’ approccio terapeutico di prima scelta prevede la somministrazione di aspirina ad alte dosi o di FANS, come l’ ibuprofene o l’ indometacina. Tale trattamento dovrebbe essere protratto per 7-14 giorni, fino alla risoluzione dei sintomi e alla normalizzazione degli indici di flogosi. Nel caso in cui la terapia di prima linea non fosse efficace, è possibile utilizzare i glucocorticoidi.

35 di 62 Domande

Scenario Clinico 17:
Un mese dopo una vacanza in campeggio, un adolescente di nome Enrico, studente liceale, inizia a presentare dei disturbi gastrointestinali e pertanto si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Fresi, per sottoporsi ad una visita medica.
Anamnesi patologica prossima: evacua feci molli e di cattivo odore; riferisce anoressia e flatulenza. Nessuno dei suoi amici che hanno fatto tale vacanza con lui manifestano alcun sintomo.
Anamnesi patologica remota: negativa per patologie rilevanti, non soffre di alcuna malattia cronica.
Anamnesi farmacologica: non assume farmaci cronicamente.
Esame obiettivo: La sua temperatura corporea è 37.2 ºC e l'esame obiettivo addominale mostra un diffuso dolore addominale associato ad un addome teso; il restante esame obiettivo è nella norma.
Esami di laboratorio-strumentali: Il Dott. Fresi decide di fare analizzare le sue feci (un’ immagine microscopica delle sue feci è allegata) e gli prescrive un esame di sangue occulto delle feci il cui risultato è negativo.
Quale fra le seguenti affermazione è quella corretta per la condizione presentata dal paziente?














La risposta corretta è la C.

La giardiasi è causata dal protozoo flagellato Giardia Intestinalis (lamblia), che si può trovare in forme cistiche e in forme di trofozoita.

Le cisti di Giardia rimangono vitali sulla superficie dell’acqua e sono resistenti ai livelli usuali di clorazione.

La trasmissione tramite l’acqua è la più importante fonte di infezione. Inoltre, la trasmissione può anche verificarsi per ingestione di cibo contaminato e contatto diretto interpersonale, specialmente negli istituti psichiatrici e nei centri diurni o tra partner sessuali.

L’infezione può essere asintomatica o sintomatica (feci grasse, diarrea maleodorante e malassorbimento).

I trofozoiti di Giardia si attaccano in modo deciso alla mucosa duodenale e a quella prossimale del digiuno e si moltiplicano per scissione binaria. Alcuni microrganismi si trasformano rapidamente in cisti resistenti nell’ambiente che vengono eliminate con le feci e trasmesse per via oro-fecale.

È diagnosticata mediante un esame microscopico o il test antigenico delle feci.

Il trattamento si basa sulla somministrazione di metronidazolo, che offre un tasso di guarigione maggiore dell’ 80%.

La risposta A non è corretta.

L’acqua può essere decontaminata tramite la bollitura. La prevenzione richiede un adeguato trattamento dell’acqua pubblica, preparazione igienica del cibo ed idonea igiene oro-fecale.

La risposta B non è corretta.

I trofozoiti di Giardia si attaccano in modo deciso alla mucosa duodenale e alla mucosa prossimale del digiuno e si moltiplicano per scissione binaria.

La risposta D non è corretta.

L’infezione può essere asintomatica o sintomatica. Non è affatto rara la forma sintomatica.

La risposta E non è corretta.

La giardiasi è causata dal protozoo flagellato Giardia Intestinalis (lamblia), che si può trovare in forme cistiche e in forme di trofozoita. La cisti è la forma infettiva.


36 di 62 Domande

Un paziente diabetico di 60 anni è stato ricoverato 2 settimane fa a causa di uno scompenso iperosmolare. Giunge al Servizio del Pronto Soccorso per dolore e gonfiore al ginocchio destro. Esame fisico: T 37.2 ºC, frequenza cardiaca 100 battiti/minuto, frequenza respiratoria 18 atti/minuto, segni di artrite nelle articolazioni coinvolte. Esami ematochimici: emocromo con 18.000 leucociti/mm3, acido urico 8,11 mg/dL, creatinina 1,4 mg/dL. Liquido sinoviale: 20.000 leucociti/mm3 con l'85% PMNs, non si osservano micro-cristalli e la colorazione di Gram non mostra batteri. Quale sarebbe il comportamento più corretto da seguire?














La risposta corretta è la C
Nel paziente del caso clinico con comorbilità ed età avanzata che presenta segni di sospetta artrite infettiva del ginocchio destro, anche se la colorazione Gram è negativa, è indicato il ricovero e il trattamento antibiotico parenterale immediato (amoxicillina/acido clavulanico o cefalosposrine di IV generazione o aminoglicosidi) fino al risultato della coltura. In particolare, in caso di artrite infettiva la colorazione di Gram è positiva nel 75% se l’ agente è Gram+ e soltanto nel 50% se il batterio responsabile è Gram-, quindi la sua negatività non permette di escludere l’ ipotesi di artrite infettiva. Inoltre, mentre in assoluto il batterio più di frequente riscontrato è lo Staphylococcus aureus, nel caso specifico del paziente del caso clinico, che 2 settimane prima è stato ricoverato per scompenso iperosmolare ed è avanti negli anni, la probabilità che l’ agente responsabile possa essere un Gram- aumenta.

37 di 62 Domande

Un paziente e’ affetto da un voluminoso condrosarcoma del bacino con estrinsecazione endopelvica e metastasi polmonari. Alla luce del quadro clinico, quale tra le seguenti affermazioni e’ corretta relativamente a una possibile radioterapia?














La risposta corretta è la A.

Alla luce del quadro clinico, nel caso di un’impossibilità a effettuare l’escissione chirurgica completa, la radioterapia esterna può essere considerata a scopo palliativo. Il condrosarcoma è un tumore che origina dalla cartilagine. La maggior parte delle volte, si sviluppano dalle ossa piatte come scapola e pelvi. Il 90% di essi è primitivo, mentre il restante 10% deriva da condizioni preesistenti come l’osteosarcoma. Per tumori di basso grado, si predilige la resezione chirurgica in blocco con o senza amputazione, poiché il rischio di recidiva e disseminazione è molto alto per questo tipo di tumori. Invece, il paziente, nel caso clinico proposto, presenta una lesione avanzata e per tanto non è eleggibile alla terapia chirurgica ma potrà sottoporsi alle cure palliative. 


38 di 62 Domande

Una donna di 76 anni, con pregressa tiroidite di Hashimoto e nota insufficienza mitralica moderata, asintomatica, si reca in visita cardiologica di controllo. L'elettrocardiogramma e' il seguente. Qual e' la diagnosi piu' probabile?

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Una donna di 76 anni, con pregressa tiroidite di Hashimoto e nota insufficienza mitralica moderata, asintomatica, si reca in visita cardiologica di controllo. La diagnosi più probabile è di Fibrillazione atriale (la risposta C è corretta). L'ECG mostra una tachicardia irregolare a QRS stretto. Ciò esclude la tachicardia ventricolare, che si presenta con un QRS largo (la risposta E non è corretta). Inoltre, non sono osservabili alterazioni del tratto ST indicative di ischemia. Se ci fosse stata un'ischemia posteriore, infatti, si sarebbe potuto notare un sottoslivellamento speculare nelle derivate anteriori V1-V2 (la risposta B non è corretta). Per giunta, nel BAV di II grado tipo Mobitz 1 dovremmo osservare intervalli P-P regolari, con progressivo allungamento del PR fino alla comparsa di un'onda P non condotta ai ventricoli (la risposta A non è corretta). Inoltre, nel flutter atriale dovremmo osservare onde P "a dente di sega" con assenza di linea isoelettrica tra un'onda e l'altra, che in questo ECG non sono evidenti (la risposta D non è corretta). Siamo quindi di fronte ad un caso di fibrillazione atriale, tra le cui cause ricordiamo proprio l'ipertiroidismo e l'insufficienza mitralica. 

 


39 di 62 Domande

Un uomo di 35 anni si sottopone a un intervento chirurgico per sospetta neoplasia testicolare. Macroscopicamente la neoformazione è di 3 cm di diametro, bianco-grigiastra, ben circoscritta, di aspetto omogeneo e priva di aree emorragiche o necrotiche. L'esame istologico mostra una proliferazione di cellule voluminose, uniformi, con nucleo centrale, citoplasma chiaro e membrana ben distinta. Tali elementi sono disposti in nidi o cordoni che appaiono circondati da tralci fibrosi contenenti un discreto infiltrato linfocitario. Numerose le figure mitotiche. Alle indagini immunoistochimiche le cellule neoplastiche risultano positive per CD117, PLAP, OCT3/4, SALL4, SOX17 e D2-40. Quale delle seguenti ipotesi diagnostiche è la più probabile?














Un uomo di 35 anni si sottopone a un intervento chirurgico per sospetta neoplasia testicolare. Macroscopicamente la neoformazione è di 3 cm di diametro, bianco-grigiastra, ben circoscritta, di aspetto omogeneo e priva di aree emorragiche o necrotiche. L'esame istologico mostra una proliferazione di cellule voluminose, uniformi, con nucleo centrale, citoplasma chiaro e membrana ben distinta. Tali elementi sono disposti in nidi o cordoni che appaiono circondati da tralci fibrosi contenenti un discreto infiltrato linfocitario. Numerose le figure mitotiche. Alle indagini immunoistochimiche le cellule neoplastiche risultano positive per CD117, PLAP, OCT3/4, SALL4, SOX17 e D2-40. La più probabile ipotesi diagnostica è il seminoma (la risposta C è corretta). Il seminoma è una delle forme più comuni di tumore testicolare e si distingue per la sua forma nodulare grigiastra e circoscritta, con margini netti e cellule disposte in nidi o cordoni intervallati da un infiltrato linfocitario. In aggiunta, una caratteristica di questo tipo di tumore è l'espressione della fosfatasi alcalina placentare (PLAP), che è selettiva per i tumori delle cellule germinali, tuttavia non è specifica per il seminoma, anche se è più frequente in questo tipo di tumore.


40 di 62 Domande

Visita una donna di 48 anni, in premenopausa, che pratica regolarmente sport e non fuma. Si presenta con una frattura vertebrale T11 considerata come una frattura da fragilità. Segnali la risposta corretta:














La risposta corretta è la C.
Per il paziente del caso clinico, in base ai reperti clinico-anamnestici, è corretto iniziare il trattamento con un agente anti-riassorbimento associato a supplementi di vitamina D e di calcio.
Non esistono delle regole concrete di indicazione al trattamento nella osteoporosi. Ciononostante, esiste un accordo generale nel quale la presenza di una frattura per fragilità, se viene confermata come una frattura osteoporotica, soprattutto se vertebrale o dell’anca, è un’indicazione maggiore per iniziare rapidamente il trattamento (risposta C corretta).


41 di 62 Domande

Un uomo di 52 anni, a seguito di un infarto miocardico, da 2 mesi è in terapia con un regime poli-farmacologico definito dal cardiologo. A successivi controlli presenta un incremento delle transaminasi circa 3-5 volte superiore ai valori normali di riferimento. Quale tra i seguenti farmaci è più probabile abbia causato l’ alterazione dei parametri di laboratorio epatici?














La risposta corretta è la D.

L'incremento delle transaminasi, circa 3 - 5 volte superiore ai valori normali di riferimento, può essere attribuito a un'alterazione epatica causata dall'uso dell'atorvastatina. L'atorvastatina è un farmaco della classe delle statine utilizzato per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. Anche se è generalmente ben tollerata, in alcuni pazienti può causare un danno epatico con conseguente aumento delle transaminasi. Per questo motivo, è raccomandato valutare gli enzimi epatici alcune settimane dopo l’ introduzione della terapia con statine. I farmaci riportati nelle altre risposte non sono associati al rischio di danno epatico.


42 di 62 Domande

Scenario UH2T: Un paziente di 56 anni si presenta in Pronto Soccorso con ematuria macroscopica da circa 2 giorni, in assenza di traumi nell'anamnesi. Il paziente è apiretico e non presenta sintomatologia dolorosa addominale. L'esame obiettivo addominale e dei genitali esterni è negativo. La diagnosi piu' probabile e':














La risposta corretta è la C.
La diagnosi più probabile nel paziente in questione è una neoplasia della vescica. In particolare, l’ assenza di sintomi clinici quali dolore, febbre o dolore irradiato e la presenza di ematuria macroscopica da giorni spingono proprio verso tale diagnosi. L’ ematuria macroscopica è , spesso, il primo e unico sintomo della patologia per molto tempo. In base alla localizzazione all’ interno della vescica si può avere più o meno diversa sintomatologia: nel collo della vescica spesso si ha ritenzione urinaria, quando è superficiale non si hanno sintomi mentre per i carcinomi in situ spesso si hanno fenomeni irritativi quali urgenza minzionale. Per effettuare diagnosi un’ ottima flow chart diagnostica è composta da: esame citologico delle urine, ecografia (che è diagnostica nella maggioranza dei casi) e poi l’ esame endoscopico, infine, se si hanno ancora dubbi, si passa alla URO-TC. Per valutare l’ estensione si adopera la RM.
La risposta A non è corretta.
Nel caso di una neoplasia parenchimale renale esofitica la sintomatologia sarebbe differente, in particolare si potrebbe avere la triade sintomatologica composta da ematuria (può esserci macroematuria ma in questo caso è molto più caratteristica la microematuria), massa palpabile in zona renale e dolore lombare. I tumori renali inoltre si possono associare a sindromi paraneoplastiche.
La risposta B non è corretta.
La calcolosi ureterale non si caratterizza per la presenza di macroematuria. Importante nei casi di calcolosi ureterale e, quindi, colica renale è il dolore addominale e la sua irradiazione. Importante è la presenza di dolore e l’ irradiazione in zona inguinale e genitale data l’ espansione del volume dell’ uretere stesso che va a toccare le fibre del nervo genitourinario. Inoltre la calcolosi ureterale spesso si presenta con difficoltà alla minzione o con minzione dolorosa.
La risposta D non è corretta.
L’ infezione delle vie urinarie può avere microematuria, è rara la macroematuria, e si caratterizza principalmente per pollachiuria. Spesso sono colpite più le donne che gli uomini. Dipende sempre dall’ agente eziologico che causa la patologia: si potrebbero avere diverse sintomatologie associate.

43 di 62 Domande

Scenario MK5H: Una donna di 60 anni riferisce astenia, vertigini e oligo-anuria da circa due giorni. Circa tre giorni prima riferisce accesso in guardia medica per episodio di iperpiressia (T 38 °C) e diarrea in seguito al quale si alimenta poco e ha assunto FANS e antibiotici, con risoluzione del quadro dopo circa 48 ore. PA 140/85 supina, in ortostatismo PA 90/65 FC 98 bpm. Non dolore lombare e assume da molto tempo antipertensivi. Gli esami ematochimici mostrano: creatininemia 3,5 mg/dl azotemia 200 mg/dl, all'emocromo si rileva modesta anemia Hb 10 g/dl con MCV nella norma. Gli esami precedenti portati in visione mostrano azotemia 100 mg/dl e creatininemia 1.6 mg/dl. Qual e' il primo approccio terapeutico in questo tipo di paziente?














La risposta corretta e' la 'Correggere la volemia, sospendere i farmaci nefrotossici, aggiustare il dosaggio dei farmaci somministrati e controllare la diuresi'.


44 di 62 Domande

L'icodestrina e' un carboidrato non assorbibile introdotto come agente osmotico alternativo. Quale tra queste affermazioni in proposito e' vera?














La risposta corretta è la B.
​​​​​​​L’ icodestrina è una soluzione impiegata nella dialisi peritoneale, sia nella ambulatoriale continua che in quella ciclica continua, e contiene una miscela di polimeri del glucosio ma non contiene glucosio. Questi polimeri, maltodestrine, possiedono differenti pesi molecolari e con un meccanismo di tipo colloidosmotico, permettono di generare ultrafiltrato. La produzione di ultrafiltrato mediante questa soluzione avviene più lentamente rispetto all’ impiego del glucosio ma è prolungata nel tempo quindi viene impiegata nelle stasi lunghe (superiori ad 8 h) e riduce l’ assorbimento calorico. Alcuni svantaggi sono rappresentati dall’ assorbimento del polimero a livello ematico con aumento del maltosio, l’ interferenza con il dosaggio glicemico e delle amilasi, la riduzione della sodiemia, l’ aumento delle transaminasi e della fosfatasi alcalina. Il suo impiego è stato anche correlato allo sviluppo di ipersensibilità cutanea. Inoltre, sebbene sia una soluzione sterile, la contaminazione batterica può verificarsi anche dopo sterilizzazione a caldo.
La risposta A non è corretta.
La dialisi peritoneale con icodestrina non è meno efficace rispetto alle soluzioni contenenti destrosio; inoltre permette un minore assorbimento calorico.
La risposta C non è corretta.
​​​​​​​L’ icodestrina è una soluzione che può essere impiegata nella dialisi peritoneale ma non può essere impiegata nell’ emodialisi.
La risposta D non è corretta.
L’ icodestrina non può essere somministrata per via endovascolare quindi non può essere impiegata nell’ emodialisi.
La risposta E non è corretta.
L’ icodestrina è una soluzione contenente una miscela di polimeri del glucosio che può essere impiegata come agente osmotico nella dialisi peritoneale.

45 di 62 Domande

QUALI SONO I SEGNI E SINTOMI SUGGESTIVI PER LA PRESENZA DI UN TUMORE AL COLON E AL RETTO:














La risposta corretta e' la 'PRESENZA DI SANGUE NELLE FECI/ALTERAZIONI DELL'ALVO'.


46 di 62 Domande

QUALI SONO I PRINCIPALI FATTORI PROGNOSTICI DEL CARCINOMA PROSTATICO:














La risposta corretta e' la 'TUTTE LE RISPOSTE SONO CORRETTE'.


47 di 62 Domande

La presenza di tofi si rileva caratteristicamente in corso di:














La risposta corretta e' la ' gotta '.


48 di 62 Domande

Che cosa e' lo hiatus leucaemicus:














La risposta corretta e' la ' L'assenza di forme a maturazione intermedia nel sangue periferico '.


49 di 62 Domande

Una delle seguenti amebe nell'uomo non si comporta da commensale. Quale?














La risposta corretta e' la ' Entamoeba histolytica '.


50 di 62 Domande

L'onda V dell'A. B. R. (Auditory Brainstem Response) si ritiene venga generata a livello di














La risposta corretta e' la ' collicolo inferiore '.


51 di 62 Domande

Per scabbia norvegese si intende:














La risposta corretta e' la ' una grave forma di scabbia che compare negli immunocompromessi '.


52 di 62 Domande

La prostatectomia si associa a:














La risposta corretta e' la ' eiaculazione retrograda '.


53 di 62 Domande

L'infezione rubeolica durante la gravidanza puo' provocare














La risposta corretta e' la ' sordita' '.


54 di 62 Domande

La Nefrolitotomia anatrofica consiste:














La risposta corretta e' la ' Incisione lungo la linea avascolare di Brodel '.


55 di 62 Domande

Il rene trapiantato va controllato con:














La risposta corretta e' la ' Urografia '.


56 di 62 Domande

Una stenosi meatale uretrale deve essere studiata con:














La risposta corretta e' la ' Cistouretrografia minzionale '.


57 di 62 Domande

Qual e' la causa piu' frequente di globo vescicale nel neonato di sesso maschile:














La risposta corretta e' la ' Presenza di valvole nell'uretra posteriore '.


58 di 62 Domande

Nello studio dei traumi facciali si esegue:














La risposta corretta e' la 'La TC con ricostruzioni 3D'.


59 di 62 Domande

Le acque oligominerali sono indicate in:














La risposta corretta e' la ' urolitiasi '.


60 di 62 Domande

La bromocriptina puo' essere usata per inibire la lattazione. In questo caso il dosaggio sara':














La risposta corretta e' la ' 2,5 mg due volte al di' per os per 14 giorni '.


61 di 62 Domande

Il seno cavernoso contiene alcune strutture nervose nella sua parete mentre altre lo attraversano, essendo contenute nel suo interno. Sono contenute all'interno:














La risposta corretta e' la ' il sesto nervo cranico e la carotide interna '.


62 di 62 Domande

Per poter fare diagnosi di Malattia di Alzheimer e' richiesta l'assenza di:














La risposta corretta e' la E
Il morbo di Alzheimer rappresenta il 50-60% del totale delle forme di demenza e con una prevalenza che aumenta con l’ età (molto frequente dopo i 65 anni) e risulta maggiore nelle donne rispetto agli uomini: per poter fare  diagnosi di Malattia di Alzheimer è richiesta l'assenza di condizioni ischemiche/emorragiche cerebrali, lesioni lacunari cerebrali ed alterazioni metaboliche. Il morbo di Alzheimer presenta 2 forme:
- 95% sporadica,
- 5% familiare a trasmissione autosomica dominante con penetranza completa.
Dal punto di vista anatomo-patologico tale malattia si caratterizza per la presenza di:
- abnormi placche di sostanza ß amiloide, sostanza che è presente fisiologicamente in tutti gli individui che però normalmente la metabolizziamo continuamente, ma delle alterazioni nel suo processo di sintesi e metabolismo provoca la formazione di residui non solubili che tendono ad aggregarsi formando queste placche, associate ad un'infiammazione pro-apoptotica.
- alterazione della proteina TAU che in situazioni normali aiuta a stabilizzare i microtubuli mentre nell'Alzheimer si modifica e crea un collasso degli stessi formando poi i grovigli neurofibrillari che sostituiscono il neurone.
I fattori di rischio nell'Alzheimer sono:
- Età avanzata
- Familiarità per demenze,
- S. di Down (trisomia 21) che viene vista come una forma pre clinica di alzheimer, questi soggetti poi sviluppano una forma giovanile,
- Ridotto livello di scolarità ,
- Iperomocisteinemia,
- Allele ApoE4,
- Mutazione Gene α2 microglobulina.
Dal punto di vista clinico all’ inizio abbiamo il cervello colpito solo in aree ristrette, quindi avremo un iniziale atrofia dell’ ippocampo, aumenta la quota di liquor e si riduce la quota di tessuto cerebrale, la corteccia entorinale e orbito frontale. Questi cambiamenti possono iniziare 10-20 anni prima che compaiano i sintomi veri e propri e infatti si sta mettendo a punto una batteria d’ esami che intercetti questi soggetti quando non sono ancora malati ma hanno un altissimo rischio di diventare Alzheimeriani. Poi iniziano i disturbi della memoria perché questi sono centri di relay molto importanti nei circuiti della memoria. La malattia comincia ad espandersi: l’ atrofia dell’ ippocampo diventa ancora più evidente, aumentano gli spazi subaracnoidei pericerebrali, i ventricoli laterali cominciano ad allargarsi denunciando che c’ è una perdita di volume e comincia ad esserci un’ atrofia a livello del mantello corticale. Pertanto il danno neuronale si estende e cominciano ad esserci i segni di un Alzheimer moderato che includono: deficit della memoria anterograda (quindi di eventi avvenuti poco tempo prima: questi pazienti ricordano perfettamente eventi del passato, ma non eventi accaduti pochi minuti prima), stato di confusione e disorientamento soprattutto temporo-spaziale, aprassia ideomotoria (es. quali sono le posate e come si usano) e ideativa (come ci si veste), problematicità a gestire il denaro, capacità critica alterata, cambiamenti dell’ umore e dell’ emotività con un’ ansietà maggiore, disinibizione, compare uno stato di agitazione continua (acatisia: il paziente si muove in continuazione senza alcuna finalità concreta, tende a vagabondare in giro), tende a ripetersi (i parenti riferiscono che il malato dice sempre la stessa cosa); nel quadro severo, quando l’ atrofia è diventata conclamata ed interessa tutto il cervello, compaiono nuovi sintomi molto seri: compaiono difficoltà del linguaggio e dei pensieri, prosopoagnosia e anosognosia, convulsioni, perdita di peso nonostante il paziente mangi, perdita della capacità di controllare il sonno, perdita della capacità di controllare gli sfinteri. I farmaci usati nella terapia sono: gli inibitori delle colinesterasi (donepezil, la rivastigmina e la galantamina) e la memantina, un antagonista del recettore N-metil-d-aspartato che può essere utilizzata insieme a un inibitore della colinesterasi.

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