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1 di 61 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


2 di 61 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

3 di 61 Domande

LA LEGGE N. 42 / 1999 ''DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROFESSIONI SANITARIE'' HA ABROGATO:














La risposta corretta è la E
La Legge n. 42/1999 ha parzialmente abrogato il DPR n. 225/1974, mantenendo tuttavia in vigore le mansioni previste per l'infermiere generico. Questo è importante perché riflette l'evoluzione nella professionalizzazione delle figure sanitarie e l'aggiornamento delle loro competenze in risposta alle mutate esigenze del sistema sanitario e della popolazione. La legge in questione ha quindi operato una revisione critica della normativa precedente, ridisegnando il perimetro delle attività riservate a certe figure professionali, nel caso specifico quella dell'infermiere generico. Questo ha implicato la conferma di alcune funzioni professionali, pur nel contesto di una riforma più ampia intesa a modernizzare e rendere più efficienti i servizi sanitari. La norma ha dunque mirato a potenziare il ruolo dell'infermiere generico, figura chiave nel sistema sanitario, riconoscendone la centralità in molteplici contesti di cura e assistenza.

4 di 61 Domande

L'ADESIONE AL PROGRAMMA NAZIONALE DI EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA:














La risposta corretta è la B
L'adesione al programma nazionale di educazione continua in medicina è obbligatoria. Questa disposizione garantisce che i professionisti sanitari mantengano aggiornate le loro competenze e conoscenze nel corso del tempo, incontrando standard elevati per la qualità dell'assistenza. La necessità di un aggiornamento continuo trova fondamento nella rapidità con cui evolvono le conoscenze mediche, necessitando così di un impegno costante nel proprio aggiornamento professionale. L'educazione continua è essenziale non solo per mantenere una licenza professionale ma anche per migliorare la sicurezza e l'efficacia dell'assistenza sanitaria fornita ai pazienti. Questo impegno nel tempo consente ai professionisti del settore di restare al passo con i progressi scientifici e tecnologici, garantendo un trattamento basato sulle più recenti evidenze cliniche e standard di cura, il che a sua volta aumenta la fiducia dei pazienti nei servizi sanitari. La formazione continua rappresenta quindi un pilastro fondamentale nell'esercizio della professione medica e sanitaria, indispensabile per rispondere in modo adeguato alle sfide imposte dal continuo progresso della medicina.

5 di 61 Domande

CON IL TERMINE PRIVILEGIO TERAPEUTICO COSA SI INTENDE?














La risposta corretta è la E
Il termine "privilegio terapeutico" indica la possibilità per il medico di omettere informazioni al paziente qualora la verità possa nuocere significativamente al suo benessere. La determinazione del privilegio terapeutico si basa sul presupposto che, in alcuni casi, la piena divulgazione degli aspetti di una diagnosi o di un piano di trattamento possa avere un impatto negativo sulla capacità del paziente di ricevere e beneficiare della cura. Questo concetto poggia sulla necessità di trovare un equilibrio tra la verità e la salvaguardia della salute emotiva e fisica del paziente. In determinate condizioni, la conoscenza completa del proprio stato di salute può causare ansia, paura o disperazione tali da ostacolare il processo di guarigione o diminuire la qualità della vita del paziente. Infatti, l'approccio che regola l'interazione tra medico e paziente ispirandosi a tale principio mira a promuovere il miglior interesse del paziente, pur tenendo in considerazione l'importanza fondamentale della comunicazione onesta e trasparente. Tuttavia, questa pratica deve essere gestita con estrema cautela e sensibilità , valutando meticolosamente ogni situazione caso per caso, per evitare abusi e garantire che la decisione di omettere la verità sia effettivamente nell'interesse del paziente; essa presuppone una profonda comprensione delle sue condizioni fisiche e psicologiche, così come degli eventuali impatti derivanti dalla piena o parziale conoscenza del proprio stato di salute.

6 di 61 Domande

QUALE TEORICO DEFINISCE IL NURSING PSICODINAMICO, CHE PERMETTE QUINDI DI CAPIRE IL COMPORTAMENTO PROPRIO DELLA PERSONA, AL FINE DI AIUTARE L'ALTRO AD IDENTIFICARE LE DIFFICOLTA' RISCONTRATE?














La risposta corretta è la E
Hildegard E. Peplau definisce il nursing psicodinamico, che mira a comprendere il comportamento della persona per aiutare a identificare le difficoltà incontrate. Questo approccio, enfatizzato da Peplau, si concentra sulla relazione infermiera-paziente e sull'utilizzo delle teorie interpersonali nel contesto del nursing. Peplau considera la relazione infermiera-paziente come l'elemento fondamentale del processo di nursing, dove l'infermiere diventa un agente di cambiamento. Secondo il suo modello, questo rapporto aiuta il paziente a comprendere e interpretare meglio le proprie esperienze e difficoltà , lavorando attraverso di esse per promuovere la salute. Le fasi dello sviluppo del rapporto descritte da Peplau includono l'orientamento, l'identificazione, l'exploitation e la risoluzione, permettendo al paziente di affrontare problemi psicosociali e promuovere cambiamenti positivi nella salute mentale. L'approccio di Peplau enfatizza il ruolo unico dell'infermiere nell'assistenza psicologica e nella promozione della salute mentale, riconoscendo l'importanza della comunicazione, dell'empatia e della comprensione dei bisogni psicologici del paziente. Questo riflette l'importanza di costruire una relazione terapeutica basata sulla fiducia e sul supporto, essenziale per identificare e affrontare le difficoltà psicologiche e comportamentali dei pazienti.

7 di 61 Domande

A QUALE ANNO RISALE LA COSTITUZIONE DEI COLLEGI IPASVI?














La risposta corretta è la D
La costituzione dei Collegi IPASVI risale al 1954. Questi collegi rappresentano un importante punto di riferimento per la professione infermieristica in Italia, offrendo una struttura formale per la rappresentanza, la formazione continua e il mantenimento degli standard professionali degli infermieri. La loro istituzione ha segnato un momento significativo nella storia della professione infermieristica, in quanto ha fornito una fondamentale cornice organizzativa dedicata al supporto e alla crescita professionale degli infermieri, contribuendo così a rafforzare la qualità dell'assistenza sanitaria in Italia. Questi collegi svolgono una varietà di funzioni essenziali, tra cui la tutela degli interessi degli iscritti, l'aggiornamento professionale continuo e la garanzia del rispetto dei codici deontologici infermieristici, consolidando il ruolo centrale degli infermieri nel sistema sanitario nazionale e promuovendo lo sviluppo di politiche sanitarie che tengano conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti nel processo di cura.

8 di 61 Domande

IL TSO E':














La risposta corretta è la A
Il TSO è il Trattamento Sanitario Obbligatorio previsto dalla Legge n.180 del 1978. Questa procedura è invocata quando una persona soffre di disturbi mentali di tale gravità da richiedere interventi terapeutici in modo coattivo, a causa di un rifiuto del trattamento che pone a serio rischio la sua salute o quella altrui. La legge mira a garantire il trattamento sanitario dei soggetti affetti da alterazioni psichiche anche contro la loro volontà , purché ciò sia strettamente necessario e svolto nel rispetto della dignità e dei diritti della persona. È fondamentale per intervenire in situazioni critiche dove il paziente non è in grado di accettare il trattamento a causa della sua condizione di salute mentale, salvaguardando al contempo i principi di necessità , proporzionalità , e temporaneità dell'intervento. Il quadro normativo e le linee guida operative intorno al TSO si propongono di bilanciare il diritto alla salute con quello alla libertà individuale, operando in una cornice di estrema cautela e sotto stretto controllo giuridico.

9 di 61 Domande

DURANTE L'ESPLETAMENTO DELLA PROPRIA ATTIVITA', L'INFERMIERE E':














La risposta corretta è la D
Durante l'espletamento della propria attività , l'infermiere è un incaricato di pubblico servizio. Questa definizione si riferisce alla loro funzione di esecutori dei compiti e delle direttive ricevute nell'ambito del servizio sanitario, senza però attribuirgli la qualità di pubblico ufficiale, che comporterebbe poteri e responsabilità legali differenti. L'infermiere svolge quindi un ruolo chiave nel sistema sanitario, operando direttamente per conto dello stato o di enti pubblici ma con competenze e responsabilità definte specificamente dalla legge.

10 di 61 Domande

LA RELAZIONE DI AIUTO E':














La risposta corretta è la D
La relazione di aiuto è una relazione professionale dove una persona si impegna a comprendere l'altra e aiutarla a prendersi in carico. Questo approccio trova fondamento nel concetto che ogni individuo ha il potere e la capacità di affrontare e superare le sfide della vita, se adeguatamente supportato. La relazione di aiuto si basa sulla comunicazione empatica, l'ascolto attivo e un'interazione che promuove la responsabilità personale e l'autoefficacia dell'individuo assistito. Il professionista, in questa dinamica, non si pone come un semplice fornitore di soluzioni, bensì come un facilitatore nel processo di crescita e cambiamento personale. Essa si distacca dalla pura e semplice condivisione o scambio informativo, investendo in una dimensione più profonda e significativa del rapporto assistenziale, orientata all'emancipazione dell'individuo supportato.

11 di 61 Domande

NEL PROFILO PROFESSIONALE DELL'INFERMIERE L'ASSISTENZA INFERMIERISTICA E' DEFINITA COME:














La risposta corretta è la B
Nel profilo professionale dell'infermiere, l'assistenza infermieristica è definita come preventiva, curativa, riabilitativa, palliativa. Questa risposta è corretta poiché copre l'intero spettro dell'assistenza sanitaria fornita ai pazienti, indipendentemente dal loro stato di salute o dalla fase della malattia in cui si trovano. La pratica infermieristica abbraccia tutte le fasi dell'assistenza, dalla prevenzione delle malattie alla cura delle condizioni acute, dalla riabilitazione dopo interventi o malattie alla cura palliativa per coloro che affrontano malattie croniche irreversibili o la fine della vita. La cura preventiva mira a prevenire le malattie attraverso la promozione del benessere e la vaccinazione. L'assistenza curativa si concentra sul trattare la malattia per guarire il paziente o migliorare la sua condizione. La riabilitazione aiuta i pazienti a recuperare le capacità e a raggiungere il massimo livello di funzionamento possibile dopo una malattia o un intervento chirurgico. Infine, l'attenzione palliativa si concentra sul fornire sollievo dai sintomi e dallo stress della malattia, mirando a migliorare la qualità della vita sia per i pazienti che per le loro famiglie. Questi aspetti riflettono un approccio olistico alla cura che è centrale nella professione infermieristica.

12 di 61 Domande

PER CALCOLARE IL TASSO DI MORTALITA' INFANTILE SI PRENDE IN CONSIDERAZIONE:














La risposta corretta è la C
Per calcolare il tasso di mortalità infantile si considera il numero di morti annuo entro il primo anno di vita. Questo indicatore è cruciale per valutare la salute di una popolazione, in particolare la qualità delle cure prenatali e neonatali. La mortalità infantile include tutte le morti che occorrono durante il primo anno di vita. Il suo calcolo aiuta a monitorare il progresso nella salute pubblica e l'efficacia degli interventi sanitari mirati a ridurre la mortalità nei neonati e bambini. La mortalità infantile può essere suddivisa ulteriormente in mortalità neonatale, che riguarda i neonati deceduti entro i primi 28 giorni di vita, e la mortalità post-neonatale, dal ventinovesimo giorno fino al compimento del primo anno. Le cause principali della mortalità infantile variano tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, ma includono complicazioni durante la gravidanza e il parto, infezioni, nascite premature, asfissia alla nascita, e anomalie congenite. Strategie efficaci per la riduzione di questo tasso comprendono il miglioramento dell'accesso a cure sanitarie di qualità prima, durante e dopo il parto, l'incremento della copertura vaccinale, l'accesso a nutrizione adeguata e interventi ambientali per ridurre la diffusione di malattie. Monitorare il tasso di mortalità infantile è essenziale per valutare le necessità sanitarie di una popolazione e per pianificare interviste appropriate che migliorino le condizioni di vita e di salute dei più piccoli, puntando così a un calo della mortalità infantile.

13 di 61 Domande

IL COLLEGIO IPASVI E':














La risposta corretta è la C
Il Collegio IPASVI è un ente di diritto pubblico che garantisce ai cittadini la professionalità degli iscritti. Questa definizione sottolinea il ruolo di questa istituzione nel vigilare sulle qualifiche e sulla condotta dei professionisti infermieristici, assicurando che rispettino standard elevati. La sicurezza e il benessere dei pazienti sono di primaria importanza nel settore sanitario, e organi come l'IPASVI sono cruciali per mantenere fiducia e qualità nei servizi offerti. Essendo un ente di diritto pubblico, il Collegio ha anche la responsabilità di collaborare con altre istituzioni sanitarie e di contribuire allo sviluppo delle politiche sanitarie nazionali, assicurando che le esigenze del personale infermieristico siano rappresentate e ascoltate. Questo assicura che gli standard professionali e di formazione continuino a evolversi, migliorando così costantemente la qualità dell'assistenza ricevuta dai cittadini. La corretta governance e la promozione della professionalità in amb ambiti sanitari sono essenziali per prevenire errori, migliorare l'accesso alle cure e rispondere efficacemente alle esigenze sanitarie della popolazione.

14 di 61 Domande

COSA SI INTENDE PER EFFETTO COLLATERALE DI UN FARMACO?














La risposta corretta è la A
Per "effetto collaterale di un farmaco" si intende gli effetti farmacologici non desiderati ma prevedibili che si manifestano quando il farmaco è somministrato a dosaggi terapeutici. Questa definizione sottolinea che, anche quando un farmaco è utilizzato correttamente secondo le indicazioni, possono emergere effetti aggiuntivi oltre a quelli desiderati. Tali effetti non sono necessariamente rari o estremamente gravi, ma sono una conseguenza naturale dell'interazione del farmaco con il sistema biologico. Effetti collaterali sono parte integrante dell'esperienza farmacologica, dato che ogni sostanza introdotta nel corpo può produrre una varietà di reazioni a seconda delle specifiche caratteristiche fisiologiche dell'individuo. La farmacologia riconosce che i farmaci non agiscono in modo isolato sui loro bersagli, ma possono influenzare altri sistemi o percorsi, portando a risultati non intenzionali. Questi effetti, pur essendo secondari, devono essere attentamente valutati durante lo sviluppo e l'uso del farmaco, garantendo che il bilancio tra benefici e rischi sia sempre a favore del paziente. Gli effetti collaterali possono variare in gravità da lievi a severi e possono essere temporanei o permanenti. La loro prevedibilità si basa sull'ampia conoscenza derivata dalla ricerca clinica e dall'esperienza post-marketing dei farmaci. L'identificazione e la gestione degli effetti collaterali sono essenziali per la sicurezza dei pazienti e per l'efficacia terapeutica dei farmaci.

15 di 61 Domande

SECONDO IL SISTEMA DI QUALITA', LA PIANIFICAZIONE DEI PROCESSI DEVE NECESSARIAMENTE PREVEDERE:














La risposta corretta è la D
La pianificazione dei processi, secondo il sistema di qualità , deve necessariamente prevedere attività , modalità operative, risorse necessarie, documenti di raccolta informazioni, indicatori. Questo perché ogni aspetto citato è fondamentale per garantire l’ efficienza e l’ efficacia dei processi all’ interno di un'organizzazione. Le attività rappresentano i compiti da svolgere, le modalità operative indicano il come, le risorse necessarie includono personale, attrezzature e finanziamenti, i documenti di raccolta informazioni servono a monitorare e raccogliere dati sull'andamento dei processi, mentre gli indicatori consentono di valutare l'efficacia dei processi stessi e di apportare miglioramenti ove necessario. Tutto ciò assicura che il sistema di qualità sia coerente, affidabile e che conduca al continuo miglioramento.

16 di 61 Domande

IL TESTO UNICO IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA, N. 81 DEL 2008, ATTRAVERSO LA VALUTAZIONE DEI RISCHI, PROCEDE:














La risposta corretta è la A
Il Testo Unico in materia di salute e sicurezza, noto come Decreto Legislativo n. 81 del 2008, procede attraverso la valutazione dei rischi assimilando tutte le altre alternative proposte. Questa risposta è corretta perché il decreto integra in uno unico corpo normativo le diverse normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro, estendendo la sua applicazione a vari aspetti della sicurezza lavorativa, come l'individuazione dei dispositivi individuali di protezione, l'adozione di protocolli per il corretto smaltimento dei rifiuti ospedalieri, e l'adozione di misure preventive dei rischi da movimentazione manuale dei carichi. La chiave di lettura di questo contesto normativo si basa sulla valutazione dei rischi come processo chiave per l'identificazione e l'implementazione di misure preventive e protettive nell'ambito lavorativo. Il decreto pone al centro la salute e la sicurezza dei lavoratori, richiedendo la valutazione dei rischi specifici legati all'ambiente di lavoro e alle attività svolte, al fine di adottare le misure più appropriate per ridurne l'esposizione. Questo include l'uso di dispositivi di protezione individuale, la corretta gestione dei rifiuti ospedalieri per prevenire rischi biologici, e l'attenzione alla movimentazione manuale dei carichi, fattore di rischio per infortuni muscoloscheletrici. In questo contesto, l'affermazione che tutte le altre alternative proposte sono corrette riflette la copertura comprensiva del decreto nella promozione di un ambiente di lavoro sicuro e salubre, mostrando l'integrazione delle varie misure di sicurezza come aspetto fondamentale della normativa di salute sul lavoro.

17 di 61 Domande

CON I TERMINI FLESSIBILITA' DELL'ASTENSIONE OBBLIGATORIA SI INTENDE CHE LA LAVORATRICE MADRE HA LA FACOLTA' DI:














La risposta corretta è la D
La flessibilità dell'astensione obbligatoria consente alla lavoratrice madre di astenersi dal lavoro dal mese precedente la data presunta del parto e nei quattro mesi successivi. Questa disposizione è concepita per proteggere la salute della madre e del neonato, riconoscendo l'importanza del periodo pre e post-parto. È un elemento fondamentale nella tutela della maternità sul luogo di lavoro, garantendo alla madre il tempo necessario per il recupero fisico dopo il parto e per stabilire un legame affettivo col bambino, senza preoccupazioni legate alla perdita del lavoro o del reddito durante questo periodo cruciale. La scelta di questo intervallo temporale riflette l'interesse a equilibrare le esigenze di salute e benessere della madre e del neonato con quelle lavorative, assicurando anche un certo grado di flessibilità per accomodare varie esigenze e circostanze individuali.

18 di 61 Domande

IL FIUME PO HA UNA FOCE A:














La risposta corretta è la D
Il Fiume Po ha una foce a delta. Questa peculiarità si verifica quando il fiume, nel corso della sua discesa verso il mare, deposita i sedimenti trasportati creando un'ampia area di terra frammentata in varie diramazioni. La foce a delta, così come quella del Po, è tipicamente caratterizzata da un territorio basso, ampiamente irriguo, che si estende in maniera più o meno triangolare, richiamando la forma della quarta lettera dell'alfabeto greco (delta, Δ). Le foci a delta si formano quando il tasso di deposizione dei sedimenti supera la capacità del mare di allontanarli, ciò comporta l'accumulo di materiali che tendono a espandersi lateralmente e in avanti. Nel caso del delta del Po, questo ha comportato la formazione di un territorio estremamente fertile, ma anche soggetto a variazioni a causa degli apporti sedimentari fluviali e dell'azione erosiva del mare. La morfologia di questi ambienti è in continua evoluzione, influenzata da fattori sia naturali che antropici, come l'opera di bonifica o la costruzione di arginature, la cui finalità è quella di prevenire le inondazioni nelle aree limitrofe. Questo fenomeno fa del delta del Po un'area di grande interesse sia dal punto di vista geologico che ecologico, confermandone l'importanza in termini di biodiversità e di attività umane.

19 di 61 Domande

L’ agente etiologico della scarlattina e':














La risposta corretta è la A
La scarlattina è causata dallo Streptococco beta emolitico di gruppo A. Questa infezione, nota principalmente per colpire i bambini, inizia spesso con febbre e mal di gola, seguita da un'eruzione cutanea caratteristica. Lo Streptococco beta emolitico di gruppo A è un batterio altamente contagioso che si diffonde tramite contatto diretto con le gotte respiratorie di una persona infetta o con oggetti contaminati. La malattia è ben conosciuta per le sue manifestazioni dermatologiche, tra cui l'eruzione cutanea rosso vivo che inizia solitamente sul collo e sul petto, per poi estendersi ad altre parti del corpo. L'eruzione ha l'aspetto di una pelle ruvida, simile a carta vetrata, ed è accompagnata da una linea di demarcazione netta nelle pieghe della pelle, creando le cosiddette "pastie scarlattinose". Oltre ai segni cutanei, i soggetti possono presentare febbre alta, mal di gola, e talvolta ingrossamento dei linfonodi. È importante un trattamento tempestivo con antibiotici per prevenire complicazioni serie come la febbre reumatica e la glomerulonefrite post-streptococcica, che possono insorgere a seguito dell'infezione. La scarlattina, quindi, nonostante sia meno comune nel mondo moderno grazie all'uso degli antibiotici, rimane una dimostrazione dell'importanza di riconoscere e trattare prontamente le infezioni streptococciche.

20 di 61 Domande

IL LIBRO UN UOMO ' STATO SCRITTO DA:














La risposta corretta è la E
Il libro "Un uomo" è stato scritto da Oriana Fallaci. Quest'opera, una delle più note della giornalista e scrittrice italiana, esplora in modo profondo e complesso la vita e le ideologie di Alekos Panagulis, poeta e politico greco, lottatore contro la dittatura dei Colonnelli in Grecia. Attraverso questo libro, Fallaci offre una narrazione intensa della resistenza, dell'amore e della lotta per la libertà , basandosi sulla sua personale relazione con Panagulis.

21 di 61 Domande

Se si deve somministrare 1/16 di farmaco la cui fiala è da 2 ml, l’ infermiere deve aspirare:














La risposta corretta è la C
Per somministrare 1/16 di farmaco dalla fiala da 2ml, è necessario una diluizione del farmaco. Ciò significa che la quantità iniziale di 2ml deve essere adeguatamente ridotta o miscelata per ottenere una frazione esatta di 1/16 richiesta, un processo che va oltre una semplice aspirazione di una frazione di ml. Le ragioni per richiedere una diluizione risiedono nelle specifiche necessità di dosaggio che devono essere rispettate con precisione per evitare errori di somministrazione che potrebbero risultare in dosi inefficaci o pericolose. La diluizione consente di ottenere un volume più appropriato per una somministrazione accurata del dosaggio prescritto, assicurando al contempo la sicurezza e l'efficacia del trattamento farmacologico.

22 di 61 Domande

IL FAMOSO SONETTO ''A ZACINTO'' E' STATO SCRTTO DA:














La risposta corretta è la B
Il famoso sonetto "A Zacinto" è stato scritto da Ugo Foscolo. Questa risposta è corretta in quanto Ugo Foscolo, un celebre poeta dell'età neoclassica e romantica italiana, ha composto il sonetto intitolato "A Zacinto" nel 1802. Il poema riflette la nostalgia e il dolore causati dall'esilio dalla sua amata isola di Zacinto (noto anche come Zante), parte delle Isole Ionie, da cui la famiglia Foscolo originariamente proveniva. Il sonetto esprime profonde riflessioni sulla natura effimera della vita, sulla bellezza eterna dell'arte e sul dolore del distacco dalla terra natale. Queste tematiche sono riconducibili al contesto storico-culturale e biografico in cui Foscolo si trovava, evidenziando il suo attaccamento ai temi dell'esilio, della memoria e dell'identità . La composizione meldica e intrisa di classicismo del sonetto riflette l'ammirazione di Foscolo per l'antichità greca, un elemento chiave della sua poetica. Questo rende "A Zacinto" un esempio emblematico del contributo di Foscolo alla letteratura italiana, sottolineando il profondo legame tra la sua vita personale e la sua opera.

23 di 61 Domande

QUALE DIETA DEVE SEGUIRE UN PAZIENTE AFFETTO DA PATOLOGIA INFIAMMATORIA CRONICA DELLINTESTINO?














La risposta corretta è la A
La dieta che deve seguire un paziente affetto da patologia infiammatoria cronica dell'intestino è iperproteica, ipolipidica, ipervitaminica, iperidratante, ipercalorica. La scelta di questa dieta si basa sull'esigenenza di supportare il corpo nel periodo di infiammazione, promuovendo la riparazione dei tessuti e compensando eventuali carenze nutritive causate dalla malattia. Infiammazioni croniche come la malattia di Crohn o la colite ulcerosa causano spesso malassorbimento di nutrienti, perdita di peso e deperimento. Una dieta iperproteica sostiene la riparazione dei tessuti intestinali danneggiati, mentre quella ipolipidica è consigliata perché i grassi possono essere difficilmente digeribili nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali, rendendo la dieta più gestibile. È essenziale anche assicurare un adeguato apporto calorico per compensare l'energia spesa dal corpo per combattere l'infiammazione e per incrementare l'idratazione. L'aumento dell'assunzione vitaminica è importante per compensare le carenze dovute al ridotto assorbimento intestinale. Infatti, la patologia richiede un'attenzione particolare all'equilibrio nutrizionale per sostenere il corpo nella gestione dell'infiammazione e nella prevenzione delle complicanze.

24 di 61 Domande

LA TEORICA DELL'ASSISTENZA INFERMIERISTICA CHE HA ELABORATO IL MODELLO DELL'ASSISTENZA TRANSCULTURALE E':














La risposta corretta è la D
Madeleine Leininger è l'infermiera che ha elaborato il modello dell'assistenza transculturale. Questo modello enfatizza l'importanza della cultura nel processo di cura e sostiene che la cura infermieristica dovrebbe essere personalizzata per adattarsi alle culture dei pazienti. La sua teoria, nota come teoria dell'Università dell'assistenza culturale, propone che per fornire un'assistenza efficace, gli infermieri devono comprendere e integrare gli elementi culturali dei pazienti nelle loro pratiche di cura. Secondo Leininger, ogni cultura possiede specifiche conoscenze, valori e pratiche relative alla salute e alla malattia, e l'assistenza sanitaria può essere ottimizzata solo attraverso la piena comprensione e incorporazione di questi aspetti culturali. Infatti, la teoria pone un forte accento sulla necessità di una preparazione degli infermieri che li renda sensibili alle variazioni culturali e li equipaggi con le competenze per valutare e implementare le pratiche di assistenza culturalmente congruenti. Questo approccio mira a migliorare i risultati di salute riducendo le incomprensioni e le barriere culturali, riconoscendo che l'assistenza ottimale va oltre il trattamento fisico e include il benessere emotivo, spirituale e culturale del paziente.

25 di 61 Domande

LA LEGGE ATTUALE CHE TUTELA I LAVORATORI IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E':














La risposta corretta è la B
La legge attuale che tutela i lavoratori in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è il D.Lgs 81/2008 e s.m.i. Questo Decreto è il riferimento principale in Italia per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, mirando a garantire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori in tutti i luoghi di lavoro. Questo corpo normativo racchiude l'insieme delle disposizioni normative e tecniche dedicate alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, fornendo un ampio raggio di copertura che spazia dalle misure di sicurezza nell'uso delle attrezzature di lavoro alla valutazione dei rischi, dalla formazione dei lavoratori sulla sicurezza fino alla gestione delle emergenze. Importante è sottolineare come promuova un continuo miglioramento delle condizioni di lavoro, ponendo la prevenzione come principio cardine su cui fondare ogni azione legata al contesto lavorativo. Con l'obiettivo primario di assicurare una protezione efficace dei lavoratori, il D.Lgs 81/2008 e successive modifiche e integrazioni si conferma come pilastro fondamentale nel panorama normativo relativo alla sicurezza sul lavoro, enfatizzando l'importanza della creazione di ambienti di lavoro sicuri e salubri, attraverso una gestione del rischio oculata e proattiva.

26 di 61 Domande

LA NUTRIZIONE PARENTERALE UNA VOLTA PREPARATA:














La risposta corretta è la E
La nutrizione parenterale, una volta preparata, deve essere somministrata entro 24 ore e deve essere conservata in frigorifero. Questo perché la preparazione della nutrizione parenterale deve seguire precise indicazioni per assicurare la sicurezza e l'efficacia del trattamento, evitando contaminazioni e degradazioni dei nutrienti. La conservazione in frigorifero aiuta a mantenere l'integrità dei componenti della soluzione nutritiva, come le vitamine e gli acidi grassi, e riduce il rischio di crescita batterica. La tempistica di somministrazione entro le 24 ore è critica per garantire che il paziente riceva una soluzione sicura e di alta qualità . Questo periodo consente un appropriato margine per la somministrazione, tenendo conto delle possibili variazioni nella programmazione dei trattamenti senza compromettere la sicurezza dell'alimentazione.assicurando così l'apporto adeguato di nutrienti con il minimo rischio.

27 di 61 Domande

IL BARTHEL INDEX E':














La risposta corretta è la B
Il Barthel Index è uno degli strumenti più utilizzati per accertare le attività di base della vita quotidiana di una persona e quindi la sua autosufficienza. Questo perché mira a valutare il grado di dipendenza di un paziente nelle attività quotidiane, fornendo un'idea chiara della capacità di autosufficienza dell'individuo. Le attività valutate comprendono mangiare, muoversi, igiene personale e controllo degli sfinteri. La sua popolarità e l'ampia adozione derivano dalla sua affidabilità e semplicità d'uso in diverse popolazioni di pazienti. Questa valutazione è cruciale nel campo della riabilitazione e nel monitoraggio dell'evoluzione delle condizioni di salute, poiché offre agli operatori sanitari un feedback prezioso sul bisogno di interventi riabilitativi e sull'impostazione dei piani di cura. La sua efficacia è particolarmente rilevante nel valutare l'impatto di condizioni mediche e fisiche sull'indipendenza degli individui, contribuendo all'elaborazione di strategie mirate per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

28 di 61 Domande

SECONDO LE INDICAZIONI DEL CDC DI ATLANTA (CAT.II), OGNI QUANTO DEVE AVVENIRE NORMALMENTE IL CAMBIO DELLA MEDICAZIONE DI UNA VIA VENOSA PERIFERICA?














La risposta corretta è la A
La risposta corretta alla domanda è che, secondo le indicazioni del CDC di Atlanta (Cat.II), il cambio della medicazione di una via venosa periferica deve avvenire normalmente ogni 48/72 ore. Questa raccomandazione è importante per minimizzare il rischio di infezioni associate all'uso di cateteri venosi, che rappresentano una delle principali cause di morbilità ospedaliera. Il mantenimento di una corretta igiene e di tecniche sterili nella gestione delle vie venose periferiche è cruciale per evitare l'introduzione di microrganismi nel flusso sanguigno, che può portare a infezioni serie, tra cui la sepsi. Una medicazione pulita, integra e che permetta la traspirabilità è essenziale nel prevenire l'ingresso di batteri nel sito di inserzione del catetere. L'aggiornamento della medicazione ogni 48/72 ore aiuta anche a monitorare lo stato della pelle intorno al sito di inserzione per eventuali segni di infezione, irritazione o infiltrazione, assicurando l'identificazione e la gestione tempestiva di eventuali problemi. Questo intervallo di tempo equilibra efficacemente il rischio di infezione con la necessità di evitare manipolazioni eccessive del sito, che di per sé possono aumentare il rischio di infezione.

29 di 61 Domande

QUALE E' IL MECCANISMO DI AZIONE DEGLI ANALGESICI OPPIACEI?














La risposta corretta è la C
Gli analgesici oppiacei agiscono mediante interazione con i recettori delle encefaline e delle endorfine. Questa azione è corretta perché gli oppiacei, compresi farmaci come la morfina e la codeina, esercitano i loro effetti analgesici principalmente mediante l'imitazione di queste sostanze naturali (encefaline ed endorfine) nel sistema nervoso. Le encefaline e le endorfine sono peptidi che funzionano come neurotrasmettitori e sono naturalmente prodotte dal corpo, svolgendo un ruolo critico nella regolazione del dolore. Agendo sui recettori specifici per queste sostanze, gli oppiacei possono modulare la percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale e periferico, offrendo un sollievo significativo dal dolore acuto e cronico. Questi farmaci possono legarsi ai recettori opioidi situati sia nel cervello che lungo il midollo spinale, diminuendo la sensazione di dolore e la risposta emotiva ad esso. È attraverso questo meccanismo che gli oppiacei sono in grado di offrire un sollievo così efficace dai sintomi dolorosi, nonché di spiegare il motivo per cui possono essere altamente dipendenti se usati impropriamente. La loro azione mirata sui recettori delle endorfine e delle encefaline sottolinea l'importanza di un loro uso controllato e monitorato per minimizzare rischi e abuso.

30 di 61 Domande

SE, DURANTE UNA TRASFUSIONE DI GLOBULI ROSSI, IL PAZIENTE MANIFESTA BRIVIDI, CEFALEA, DOLORI, SENSAZIONE DI CALORE, E NECESSARIO IMMEDIATAMENTE:














La risposta corretta è la C
Se durante una trasfusione di globuli rossi il paziente manifesta brividi, cefalea, dolori, e sensazione di calore, è necessario immediatamente sospendere la trasfusione, tenere la vena aperta con soluzione fisiologica e chiamare il medico. Questi sintomi possono indicare una reazione trasfusionale, che può variare in gravità e richiede una valutazione immediata. Le reazioni trasfusionali sono eventi avversi che possono presentarsi durante o dopo la trasfusione di sangue o suoi componenti. Essi includono reazioni allergiche, febbre, difficoltà respiratorie e, in casi più gravi, reazioni emolitiche acute, in cui i globuli rossi trasfusi vengono distrutti dal sistema immunitario del ricevente. Quest’ ultimo è un'eventualità seria che richiede intervensioni rapide per prevenire complicazioni maggiori. Sintomi come brividi, cefalea, dolori e sensazione di calore possono essere i primi segnali di una reazione avversa alla trasfusione. La gestione iniziale di una tale situazione include la sospensione immediata della trasfusione per prevenire ulteriori conseguenze avverse e mantenere la via venosa aperta con soluzione fisiologica per garantire l'accesso per eventuali terapie di emergenza. Chiamare il medico è essenziale per valutare la situazione e determinare i passi successivi per la gestione dell'evento avverso. Questo protocollo mira a ridurre i rischi per la salute del paziente favorendo un'intervento tempestivo e appropriato.

31 di 61 Domande

QUALE NORMATIVA SANCISCE L'ABROGAZIONE DEL MANSIONARIO DELL'INFERMIERE E LA FINE DELL'AUSILIARIETA' DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA?














La risposta corretta è la C
La normativa che sancisce l'abrogazione del mansionario dell'infermiere e la fine dell'ausiliarità della professione infermieristica è la Legge n. 42/1999. Questa norma rappresenta un punto di svolta rilevante per la professione infermieristica in Italia, sottolineando l'evoluzione del ruolo degli infermieri da una posizione di supporto a un modello più autonomo e centrale nel sistema sanitario. L'abrogazione del mansionario tradizionale e il riconoscimento dell'autonomia della professione infermieristica, imposti dalla Legge n. 42/1999, hanno dato un nuovo orientamento al settore. Questi cambiamenti hanno influenzato non solo le responsabilità cliniche degli infermieri ma anche il loro percorso formativo, aggiungendo ulteriore spessore alla loro formazione continua e alla loro partecipazione alle decisioni cliniche e manageriali. L'intento della legge era di adeguare la professione alle nuove esigenze di cura e di salute della popolazione, promuovendo una visione più moderna e completa del servizio sanitario, in cui gli infermieri giocano un ruolo chiave nella promozione della salute, nella prevenzione delle malattie, nella gestione delle cure e nella riabilitazione. Questo approccio mira a garantire una risposta efficace, efficiente e umana alle esigenze di salute dei cittadini, riflettendo la crescente complessità delle cure e la necessità di un'assistenza sanitaria di qualità .

32 di 61 Domande

L'INSIEME DELLE DIAGNOSI INFERMIERISTICHE E DEI PROBLEMI COLLABORATIVI VIENE DEFINITO:














La risposta corretta è la B
L'insieme delle diagnosi infermieristiche e dei problemi collaborativi è definito come Modello bifocale. Questo modello è fondamentale nella pratica infermieristica poiché permette un approccio olistico alla cura del paziente, considerando sia gli aspetti clinici che quelli legati alle esigenze individuali di cura e supporto. La peculiarità del modello bifocale risiede nella sua capacità di integrare due livelli di intervento: uno legato alla diagnosi e al trattamento delle condizioni mediche (problemi collaborativi) e l'altro incentrato sulle diagnosi infermieristiche, ovvero quelle condizioni di salute che richiedono un intervento diretto dell'infermiere per il mantenimento o il miglioramento della salute del paziente. Questo modello enfatizza l'importanza di un lavoro di team tra professionisti della salute, promuovendo interventi mirati che rispondano sia alle necessità mediche che a quelle assistenziali del paziente, garantendo così una cura completa ed efficace. La distinzione tra diagnosi infermieristiche e problemi collaborativi evidenzia l'unicità del contributo infermieristico all'interno del team di cura, riconoscendo le competenze specifiche e la necessità di una pianificazione accurata delle cure basata su valutazioni dettagliate e su un approccio centrato sul paziente.

33 di 61 Domande

RISPETTO ALLA NORMATIVA SULLA PRIVACY, LA PATOLOGIA DEL PAZIENTE RIENTRA FRA:














La risposta corretta è la D
La patologia del paziente rientra fra i dati sensibili. Questo perché le informazioni relative alla salute sono considerate particolarmente delicate e richiedono un livello elevato di protezione. Le disposizioni legislative stabiliscono che i dati relativi alla salute, essendo una categoria di dati sensibili, necessitano di specifiche precauzioni nella loro gestione, elaborazione e conservazione rispetto ad altre tipologie di dati. La patologia di un paziente, essendo diretta espressione del suo stato di salute, si colloca quindi in questa categoria protetta. Questi dati, per la loro natura intima e per le possibili conseguenze sulla privacy dell'individuo se divulgati impropriamente, sono oggetto di particolare tutela. La legislazione in materia di privacy mira a prevenire usi scorretti di tali informazioni che potrebbero ledere i diritti e le libertà fondamentali delle persone, garantendo che il trattamento avvenga con rispetto e protezione della dignità del paziente.

34 di 61 Domande

L'INTERNATIONAL CLASSIFICATION FOR NURSING PRACTICE (ICPN) E' UN PROGETTO DI CLASSIFICAZIONE:














La risposta corretta è la E
L'International Classification for Nursing Practice (ICNP) è un progetto di classificazione del linguaggio infermieristico promosso dall'International Council of Nurses. La scelta di questa risposta si basa sul fatto che l'ICNP è effettivamente un'iniziativa avviata dall'International Council of Nurses, che mira a fornire una struttura codificata e un linguaggio standardizzato per la pratica infermieristica a livello globale. La correttezza della risposta risiede nell'obiettivo dell'ICNP di offrire un sistema universalmente applicabile per descrivere la cura infermieristica, permettendo così una maggiore comprensione, comparazione e analisi dei dati legati alla professione infermieristica tra diversi paesi e contesti. Questo sistema di classificazione è progettato per assistere gli infermieri nella documentazione dell'assistenza, favorire la ricerca in campo infermieristico e contribuire al miglioramento della qualità delle cure e dell'outcomes dei pazienti. Il progetto mira a unire concetti relativi alla diagnosi, agli interventi e ai risultati infermieristici, consentendo una pratica basata sull'evidenza e un linguaggio comune che facilita la comunicazione tra professionisti della salute. La sua importanza e utilità sono evidenziate dalla crescente adozione a livello internazionale, che testimonia il valore dell'ICNP nell'uniformare i criteri e le pratiche infermieristiche attraverso differenti sistemi sanitari e culturali.

35 di 61 Domande

IL PERIODO DI INCUBAZIONE DI UNA MALATTIA E' IL LASSO DI TEMPO INTERPOSTO TRA:














La risposta corretta è la D
Il periodo di incubazione di una malattia è il lasso di tempo interposto tra il momento del contagio e lo sviluppo di sintomi clinici. Questa definizione è importante per comprendere come si sviluppa una malattia dopo essere stati esposti all'agente patogeno. La correttezza di questa affermazione risiede nel fatto che il periodo di incubazione rappresenta quella fase cruciale durante la quale l'agente infettivo, una volta entrato nell'organismo ospite, inizia a replicarsi senza ancora manifestare sintomi evidenti. Questo intervallo può variare ampiamente a seconda della malattia e del patogeno in questione, influenzando strategie di prevenzione e controllo. Durante il periodo di incubazione, l'individuo può essere inconsapevole di essere stato infettato, potendo nondimeno trasmettere l'infezione ad altri, a seconda della malattia. La conoscenza specifica del periodo di incubazione aiuta a identificare la finestra temporale per eventuali misure di quarantena e i periodi critici per l'intervento medico o farmacologico, con lo scopo di limitare la trasmissione e prepararsi per la gestione dei sintomi una volta manifestati. La capacità di un patogeno di rimanere in uno stato non sintomatico nel corpo ospite prima della manifestazione dei sintomi clinici è una caratteristica chiave per la sua diffusione e per la dinamica di un'epidemia.

36 di 61 Domande

IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE, DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA:














La risposta corretta è la B
Il Responsabile della prevenzione, della corruzione e della trasparenza deve essere nominato in ogni Pubblica Amministrazione (P.A.), incluso nelle Aziende Sanitarie. Questo ruolo è cruciale per garantire la trasparenza e l'integrità nelle attività delle entità pubbliche, operando come punto di controllo e riferimento per prevenire fenomeni di corruzione e assicurare la massima trasparenza nella gestione.

37 di 61 Domande

NELLE MANOVRE DI PRIMO SOCCORSO, QUALE E' IL MODO MIGLIORE PER FERMARE UNA MODESTA EMORRAGIA:














La risposta corretta è la A
La maniera migliore per fermare una modesta emorragia è fare pressione sul punto da cui fuoriesce il sangue. Questa pratica aiuta a controllare il flusso sanguigno consentendo al corpo di avviare i processi naturali di coagulazione del sangue. La pressione diretta sulla ferita è un primo intervento valido per gestire l'emorragia prima che si possano applicare trattamenti più specifici. Questo metodo è consigliato perché si basa sul principio di ridurre il flusso di sangue all'area lesionata, incoraggiando quindi la formazione di un coagulo che può fermare l'emorragia. È un metodo diretto, immediatamente disponibile e privo di complicazioni nella maggior parte dei casi. Non necessita di attrezzature speciali oltre a un panno pulito o una garza, rendendolo un metodo accessibile anche per i soccorritori non professionali. Nonostante la sua semplicità , è vitale per salvare vite umane nelle situazioni di emergenza, offrendo tempo prezioso prima dell'arrivo dei soccorsi professionali.

38 di 61 Domande

UN UOMO, AFFETTO DA IPERTENSIONE ARTERIOSA NON BEN COMPENSATA DA MOLTI ANNI, DA UN PO DI TEMPO PRESENTA DISPNEA PER PICCOLI SFORZI ED E' COSTRETTO A DORMIRE CON TRE CUSCINI PER EVITARE L'AFFANNO RESPIRATORIO DURANTE LA NOTTE, DEVO PENSARE A:














La risposta corretta è la A
In un uomo con ipertensione arteriosa cronica non adeguatamente controllata, che presenta dispnea per piccoli sforzi e necessita di dormire con tre cuscini per evitare l'affanno respiratorio di notte, si deve pensare a una cardiopatia ipertensiva con scompenso cardiaco sinistro. Questo perché l'ipertensione non trattata o mal gestita può portare a un progressivo peggioramento della funzione del ventricolo sinistro del cuore. Infatti, la pressione alta nel tempo esercita uno stress costante sul cuore, che deve lavorare più duramente del normale. Questo lavoro extra può causare un ispessimento (ipertrofia) del ventricolo sinistro, che alla lunga diventa meno efficiente nel pompare il sangue. Come risultato, la capacità del cuore di soddisfare le esigenze del corpo si riduce, portando a sintomi di scompenso cardiaco sinistro come la difficoltà respiratoria (dispnea) durante sforzi leggeri o a riposo, specialmente quando si è sdraiati. Il bisogno di dormire su più cuscini, noto come ortopnea, è un tentativo di mitigare questo disturbo, migliorando il drenaggio dei fluidi e riducendo la pressione sul cuore. Assieme alla dispnea, l'ortopnea è un chiaro indicatore di scompenso cardiaco sinistro, dovuto alla progressiva incapacità del ventricolo sinistro di gestire efficacemente il carico di lavoro imposto dall'ipertensione cronica.

39 di 61 Domande

NEL PAZIENTE INCOSCIENTE IN DECUBITO SUPINO LA CAUSA PRINCIPALE DI OSTRUZIONE DELLE VIE AEREE E':














La risposta corretta è la B
Nel paziente incosciente in decubito supino, la causa principale di ostruzione delle vie aeree è la caduta della lingua all'indietro. Questo fenomeno si verifica perché , in stato di incoscienza, la perdita del tono muscolare naturale fa sì che la lingua, per effetto della gravità , scivoli verso la parte posteriore della gola, bloccando il passaggio dell'aria verso i polmoni. Questa condizione rappresenta una delle principali emergenze nelle situazioni di primo soccorso e richiede un'intervento immediato per prevenire l'asfissia. La caduta della lingua all'indietro causa un'importante forma di ostruzione delle vie aeree soprattutto in soggetti incoscienti. In condizioni normali, i muscoli della faringe mantenendo la via aerea aperta permettendo così la normale respirazione. Tuttavia, nell'incoscienza, il rilassamento dei muscoli orofaringei fa cadere la lingua verso il fondo della gola, bloccando il flusso d'aria. Se non trattata, questa situazione può condurre rapidamente a ipossia, danni cerebrali e, in casi estremi, alla morte per soffocamento. È , quindi, cruciale per chi presta primo soccorso posizionare il paziente in modo tale da liberare le vie aeree, ad esempio, utilizzando la tecnica dell'iperestensione della testa o la manovra di sollevamento del mento, consentendo così il ripristino del flusso d'aria.

40 di 61 Domande

VALUTANDO IL SITO DI INSERIMENTO DI UN CATETERE VENOSO PERIFERICO UTILIZZANDO LA SCALA VIPS (VISUAL INFUSION PHLEBITIS SCORE), LA CANNULA VA RIMOSSA SE IL PUNTEGGIO E' UGUALE O SUPERIORE A:














La risposta corretta è la C
La cannula di un catetere venoso periferico va rimossa se, valutando il sito di inserimento con la scala VIPS (Visual Infusion Phlebitis Score), il punteggio è uguale o superiore a 2. Questa prassi si basa sul principio che i punteggi più alti indicano una progressione nell'infiammazione, che può portare a complicazioni maggiori se non trattata tempestivamente. La flebite da infusione è un'infiammazione della vena causata dall'irritazione chimica, dalla risposta meccanica all'oggetto estraneo (in questo caso, il catetere) o da infezione, portando a rossore, dolore, rigonfiamento e, in alcuni casi, alla formazione di un cordone venoso duro. Le linee guida sui dispositivi di accesso venoso suggeriscono che per prevenire danni maggiori al paziente, ogni segno di flebite identificato attraverso un punteggio di valutazione come la VIPS che indica un livello di infiammazione moderato o elevato necessita dell'immediata rimozione del catetere per evitare ulteriori complicazioni, quali la progressione dell'infiammazione lungo la vena o la possibile embolia. La tempestiva rimozione del catetere riduce il rischio di complicazioni più gravi, sostenendo l'importanza di un'attenta valutazione e gestione dei siti di inserimento dei cateteri venosi periferici.

41 di 61 Domande

LA QUALITA' MEDIA DEL CONTROLLO GLICEMICO IN UN ARCO TEMPORALE DI 2-3 MESI SI PUO' CONTROLLARE CON UN ESAME CHE SI CHIAMA:














La risposta corretta è la D
La qualità media del controllo glicemico in un arco temporale di 2-3 mesi si può controllare con un esame che si chiama test dell'emoglobina glicosilata. Questo esame è corretto perché l'emoglobina glicosilata (HbA1c) fornisce una media del livello di glucosio nel sangue negli ultimi 2-3 mesi. Infatti, durante questo intervallo di tempo, le molecole di glucosio nel sangue si legano all'emoglobina presente nei globuli rossi, formando l'emoglobina glicosilata. Poiché i globuli rossi hanno una vita media di circa 120 giorni, la misurazione dell'HbA1c riflette il grado di glicemia media periodo considerato. Questo rende l'HbA1c uno strumento prezioso per la valutazione del controllo glicemico in soggetti con diabete, permettendo di monitorare l'efficacia della terapia e di apportare eventuali modifiche in base all'esito dell'esame. La sua affidabilità deriva dal fatto che non è significativamente influenzata da fluttuazioni giornaliere del livello di glucosio nel sangue, a differenza della glicemia a digiuno o del test da carico orale di glucosio, fornendo così un'indicazione più stabile e accurata del controllo glicemico nel tempo.

42 di 61 Domande

L'ATASSIA E':














La risposta corretta è la A
L'atassia è la mancata coordinazione nell'esecuzione dei movimenti volontari. Questo disturbo neurologico si caratterizza per una difficoltà nel coordinare i movimenti, influenzando la capacità di fare attività che richiedono precisione. Le persone affette possono mostrare un camminare incerto, difficoltà nel parlare chiaramente, e una generale disorganizzazione dei movimenti fisici. Questo può derivare da vari fattori, inclusi danni al cervello e al sistema nervoso. L'atassia può derivare da molteplici cause, rendendo cruciali un'accurata diagnosi e un adeguato trattamento. Questo disturbo può essere espressione di condizioni più ampie e comprensive, come malattie genetiche, infezioni, esiti di traumi, o può manifestarsi in seguito all'esposizione a tossine. La gestione dell'atassia richiede un approccio mirato per affrontare la causa di base, e può includere la fisioterapia per migliorare la mobilità e la coordinazione.

43 di 61 Domande

CON IL TERMINE STRANGURIA SI INTENDE:














La risposta corretta è la B
La stranguria è definita come la minzione difficoltosa e dolorosa. Questa condizione si riferisce specificamente a una sensazione di bruciore o disagio durante la minzione, che può essere accompagnata da un flusso urinario lento o interrotto. La causa della stranguria è spesso riconducibile a infezioni del tratto urinario o a patologie che influenzano la vescica o la prostata. Problemi più gravi, come calcoli, tumori o infiammazioni possono anche portare a questo sintomo. La diagnosi precoce e il trattamento delle condizioni sottostanti sono cruciali per alleviare la stranguria. È importante notare che, benché sia una condizione che può colpire chiunque, determinati gruppi di età o individui con particolari condizioni preesistenti potrebbero essere più a rischio. La gestione della stranguria richiede innanzitutto l'identificazione e il trattamento della patologia di base, che potrebbe includere farmaci per alleviare il dolore, antibiotici per le infezioni, o interventi più specifici per rimuovere eventuali ostacoli fisici nel tratto urinario.

44 di 61 Domande

LA GUARIGIONE DI UNA FERITA PER SECONDA INTENZIONE:














La risposta corretta è la C
La guarigione di una ferita per seconda intenzione avviene quando il tessuto di riparazione della ferita viene prodotto in eccesso e la cicatrice si presenta estesa ed eccedente. Questo processo inizia quando il danno tissutale è tale che i bordi della ferita non possono essere riavvicinati diretamente. Diversamente dalla guarigione per prima intenzione (dove i bordi della ferita possono essere riconnessi quasi senza lasciare traccia), nella seconda intenzione si assiste alla formazione di una più significativa quantità di tessuto di granulazione. Questo tipo di guarigione interviene in ferite ampie, con perdita di tessuto o in quelle che sono state infettate, richiedendo così più tempo per guarire. Il tessuto di granulazione formatosi è formato da nuovo tessuto connettivo e vasi sanguigni che crescono dall'area danneggiata allo scopo di colmare il vuoto lasciato dalla perdita di tessuto. Tuttavia, data la necessità di rigenerare un volume maggiore di tessuto, la cicatrice risultante è spesso più grande e più evidente. Il processo implica inoltre una maggiore infiammazione, lisi (distruzione delle cellule) e formazione di nuovo tessuto e può lasciare dietro di sé una cicatrice estesa ed eccedente rispetto a quella prodotta dalla guarigione per prima intenzione, riflettendo la complessità e l'intensità del processo di riparazione necessario per affrontare un danno tissutale significativo.

45 di 61 Domande

IL QUADRO CLINICO DELLA DISIDRATAZIONE E' CARATTERIZZATO DA:














La risposta corretta è la C
Il quadro clinico della disidratazione è caratterizzato da secchezza della cute, ipotensione, tachicardia e oliguria. Questo si verifica perché la disidratazione comporta una riduzione del volume dei fluidi corporei, in particolare dell'acqua, essenziale per varie funzioni vitali. La secchezza della cute risulta dalla perdita di umidità , l'ipotensione è una diretta conseguenza della diminuzione del volume ematico, mentre la tachicardia è una risposta compensatoria dell'organismo che cerca di mantenere adeguata la perfusione degli organi vitali nonostante la ridotta quantità di sangue circolante. Infine, l'oliguria, ovvero la ridotta produzione di urina, riflette il tentativo dei reni di conservare il più possibile i liquidi in risposta alla disidratazione. La disidratazione può manifestarsi in diversi gradi di gravità e richiede una pronta reidratazione per prevenire danni a lungo termine agli organi e alle funzioni corporee. La sua gestione include l'identificazione e il trattamento della causa scatenante e la reintegrazione dei fluidi e degli elettroliti persi, spesso attraverso soluzioni orali di reidratazione o, nei casi più severi, tramite somministrazione endovenosa. Un’ adeguata educazione sull'importanza dell'apporto idrico è cruciale specialmente per le persone più a rischio, come anziani e bambini, per prevenire gli eventi acuti di disidratazione.

46 di 61 Domande

TRA I SEGUENTI IL FARMACO CHEMIOTERAPICO CHE DEVE ESSERE CONSERVATO AL RIPARO DALLA LUCE IN QUANTO FOTOSENSIBILE E':














La risposta corretta è la E
La vincristina è il farmaco chemioterapico che deve essere conservato al riparo dalla luce poiché è fotosensibile. Questo alcaloide vinca si lega alle tubuline, inibendo l'assemblaggio dei microtubuli durante la fase M del ciclo cellulare. Il suo utilizzo è cruciale nel trattamento di vari tipi di cancro, tra cui leucemie, linfomi e tumori solidi. La natura fotosensibile della vincristina richiede una manipolazione e conservazione specifiche per preservarne l'efficacia e minimizzare il rischio di degradazione. Quando esposta alla luce, può subire alterazioni chimiche che ne riducono l'efficacia terapeutica. Questa caratteristica enfatizza l'importanza di una corretta gestione dei farmaci chemioterapici, non solo per garantire la sicurezza dei pazienti ma anche per mantenere l'integrità del trattamento. La fotostabilità è un aspetto critico nella formulazione e conservazione dei farmaci, ed è essenziale che le linee guida per la conservazione vengano seguite accuratamente dai professionisti sanitari.

47 di 61 Domande

QUALE DEI SEGUENTI PAZIENTI NON PUO ESSERE SOTTOPOSTO A RISONANZA MAGNETICA?














La risposta corretta è la A
Il paziente che non può essere sottoposto a risonanza magnetica è il portatore di pacemaker. Ciò è dovuto al fatto che la risonanza magnetica (RM) utilizza un campo magnetico molto potente, che può interferire con il corretto funzionamento del pacemaker. I pacemaker sono dispositivi elettronici impiantati per aiutare a controllare le anomalie dei battiti cardiaci. Essi possono essere influenzati negativamente dall'esposizione a campi magnetici intensi, come quelli generati durante una risonanza magnetica. Questa interazione può portare a malfunzionamenti del pacemaker o, in alcuni casi, a danni al dispositivo stesso, mettendo a rischio la vita del paziente. Pertanto, la presenza di un pacemaker è una controindicazione importante alla realizzazione di una risonanza magnetica, a meno che non si tratti di modelli specifici progettati per essere 'RM-compatibili', che tuttavia richiedono una valutazione accurata e specifiche precauzioni.

48 di 61 Domande

LA DEFINIZIONE DI DIAGNOSI INFERMIERISTICA PROPOSTA DA L. CARPENITO ED ELABORATA ED ACCETTATA DAL NANDA NEL 1990 E':














La risposta corretta è la A
La definizione di diagnosi infermieristica proposta da L. Carpenito e accettata dal NANDA nel 1990 è "Un giudizio clinico riguardante le risposte della persona, della famiglia o della comunità a problemi di salute/processi vitali attuali o potenziali." Questa definizione sottolinea l'importanza dell'approccio individualizzato che considera non solo la condizione attuale del paziente, ma anche rischi futuri. È fondamentale per la pianificazione degli interventi infermieristici mirati al miglioramento del benessere del paziente, evidenziando la capacità dell'infermiere di intervenire non solo a livello curativo ma anche preventivo.

49 di 61 Domande

IL PERIODO DI INCUBAZIONE DELLA MENINGITE MENINGOCOCCICA E':














La risposta corretta è la B
Il periodo di incubazione della meningite meningococcica è di 3-4 giorni. Questa infezione è causata dal Neisseria meningitidis, un batterio che può causare infezioni gravi e rapide, tra cui la meningite. La meningite meningococcica inizia spesso con sintomi simili a quelli dell'influenza che possono evolvere molto rapidamente, portando a condizioni più serie come febbre alta, rigidità del collo, e in casi gravi, può progredire fino alla morte. Il periodo di incubazione breve, compreso tra 3 e 4 giorni, indica il tempo che intercorre tra l'esposizione all'agente patogeno e l'insorgenza dei sintomi. Questa tempestività riflette la natura aggressiva del batterio e la sua capacità di causare malattie gravi in poco tempo. La meningite meningococcica è una condizione medica urgente che richiede un intervento immediato per prevenire esiti fatali o disabilità permanenti. La tempestiva diagnosi e trattamento sono cruciali per ridurre il rischio di complicazioni serie. Il trattamento iniziale può includere terapia antibiotica potente, mirata a contrastare l'infezione batterica. La conferma della diagnosi avviene tramite analisi del liquido cerebrospinale ottenuto attraverso lombopuntura. La caratterizzazione dei tempi di incubazione aiuta nella comprensione della dinamica trasmissiva dell'infezione e nell'implementazione delle misure di controllo e prevenzione.

50 di 61 Domande

NELLA SOMMINISTRAZIONE DI SACCHE PER NPT, L'INFERMIERE HA ATTRIBUITE PRECISE RESPONSABILITA':














La risposta corretta è la E
Nella somministrazione di sacche per NPT, l'infermiere ha precise responsabilità , tra cui il controllo di eventuali precipitati, applicazione di filtri, conservazione e somministrazione in tempi opportuni. Questo perché il Nutrimento Parenterale Totale (NPT) è un metodo di alimentazione che fornisce nutrienti direttamente nel flusso sanguigno, bypassando il tratto gastrointestinale. E' indicato per pazienti che non possono o non devono nutrirsi attraverso il normale percorso digestivo. Il controllo dei precipitati è essenziale per evitare la somministrazione di sostanze potenzialmente dannose per il paziente. L'applicazione di filtri garantisce che eventuali particelle presenti nella soluzione nutrizionale vengano intercettate prima dell'infusione. La conservazione e la somministrazione nei tempi stabiliti sono cruciali per mantenere la stabilità dei nutrienti e ridurre il rischio di infezioni. Infatti, una gestione inappropriata di questi aspetti può compromettere l'efficacia del trattamento e mettere a rischio la sicurezza del paziente, incidendo negativamente sul suo percorso di guarigione e recupero.

51 di 61 Domande

NELL'ESAME EMOCROMOCITOMETRICO, IL VALORE NORMALE DEI LEUCOCITI PER UN SOGGETTO ADULTO SANO E':














La risposta corretta è la A
Il valore normale dei leucociti per un soggetto adulto sano nell'esame emocromocitometrico è 4.000-10.000. Questo range rappresenta la quantità standard di globuli bianchi per microlitro di sangue, essenziali per il sistema immunitario nell'identificare e combattere le infezioni e agenti patogeni. Leucocitosi si riferisce a un aumento anormale dei leucociti nel sangue, indice spesso di infezioni, processi infiammatori, malattie del sangue e altre condizioni mediche. Questa condizione può essere specifica quando predomina un tipo di leucocito, come nella neutrofilia, o essere più generalizzata. Al contrario, la leucopenia consiste in una diminuzione dei leucociti, che può aumentare il rischio di infezioni. Entrambi i disturbi indicano spesso la presenza di condizioni sottostanti che richiedono analisi mediche approfondite. Il mantenimento di un numero leucocitario entro il range normale è essenziale per la salute del sistema immunitario, riflettendo un equilibrio e una prontezza a reagire contro le aggressioni esterne senza indicare né reazioni eccessive né deficit dell'immunità . Questa normalità nel conteggio dei leucociti è quindi cruciale per una risposta immunitaria efficace e bilanciata.

52 di 61 Domande

DEVO SOMMINISTRARE 600 mg DI AMPICILLINA. SONO A DISPOSIZIONE FIALE DI AMPICILLINA 1gr DA DILUIRE CON 3 ml. QUANTI ml DEVO UTILIZZARE














La risposta corretta è la A
Per somministrare 600 mg di ampicillina usando fiale da 1 gr diluite in 3 ml, si devono utilizzare 1,8 ml. Questo calcolo deriva dalla proporzione diretta tra la concentrazione di ampicillina nella soluzione preparata (1000 mg in 3 ml) e la quantità desiderata (600 mg). Quindi, la formula per trovare il volume necessario è : (600 mg * 3 ml) / 1000 mg = 1,8 ml. Questa è la pratica farmaceutica corretta per preparare dosi specifiche di un medicinale partendo da una concentrazione nota, assicurando così l'accuratezza della somministrazione del farmaco.

53 di 61 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


54 di 61 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


55 di 61 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


56 di 61 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


57 di 61 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


58 di 61 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


59 di 61 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


60 di 61 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


61 di 61 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


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