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1 di 64 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


2 di 64 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

3 di 64 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


4 di 64 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


5 di 64 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


6 di 64 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


7 di 64 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


8 di 64 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


9 di 64 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


10 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


11 di 64 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


12 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


13 di 64 Domande

Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


14 di 64 Domande

La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


15 di 64 Domande

In un motore di ricerca biomedico, che documenti trova se digita pain AND assessment?














La risposta corretta è la D
Digitando "pain AND assessment" in un motore di ricerca biomedico, si trovano documenti che contengono contemporaneamente le parole "pain" e "assessment". Questo è dovuto all'uso dell'operatore booleano "AND", il quale restringe la ricerca ai soli documenti in cui compaiono entrambi i termini. La valutazione del dolore (pain assessment) è un processo cruciale nella gestione clinica e nella ricerca medica, permettendo ai professionisti sanitari di determinare la natura, l'intensità e la durata del dolore per poter formulare un piano di trattamento adeguato. Il dolore può essere descritto seguendo diverse dimensioni: intensità , durata, tipo (acuto o cronico), e origine (nocicettivo, neuropatico). L'assessment preciso del dolore è essenziale per implementare le cure e monitorare l'efficacia delle terapie. Strategie accurate di valutazione del dolore possono migliorare significativamente la qualità della vita del paziente, permettendo un'identificazione tempestiva del dolore e un'adeguata misurazione della risposta al trattamento.

16 di 64 Domande

Secondo la Cochrane Collaboration, nell'ambito dell'Evidence-based Practice la revisione sistematica della letteratura e' considerata:














La risposta corretta è la D
La revisione sistematica della letteratura secondo la Cochrane Collaboration è un processo di valutazione delle conoscenze disponibili su un determinato argomento, individuando e valutando criticamente tutti gli studi rilevanti. Questo processo è corretto poiché mira a condensare in maniera esaustiva l'intera evidenza riguardante una specifica questione di ricerca, selezionando con criteri rigorosi studi scientifici che rispondono a precisi standard di qualità . Infatti, una revisione sistematica si basa sulla compilazione di studi che soddisfano criteri prestabiliti, allo scopo di formulare conclusioni affidabili e imparziali relative alla questione di ricerca. Il principale obiettivo è quello di fornire una visione completa e accurata del tema in oggetto, diminuendo il rischio di bias (distorsioni) e conferendo maggiore evidenza ai risultati. La specificità di questo processo garantisce che solo gli studi più rilevanti e metodologicamente validi siano inclusi nella revisione, rendendola uno strumento essenziale nella pratica basata sull'evidenza. Questa metodologia consente non solo di identificare evidenze concordanti da più studi, ma anche di evidenziare lacune nella ricerca esistente, guidando così future indagini.

17 di 64 Domande

Il tasso di incidenza:














La risposta corretta è la C
Il tasso di incidenza considera il numero di nuovi eventi in un intervallo di tempo definito. Questa misura è crucialmente importante per valutare quanto frequentemente si manifesta un evento (come una malattia) in una popolazione durante un certo periodo. Un tasso di incidenza elucida su quanti individui su un certo totale sviluppano una nuova condizione, aiutando a comprendere meglio la dinamica e la diffusione di malattie all'interno di una popolazione. Infatti, la patologia è descritta come un'occasione per osservare il modo in cui nuovi casi emergono e si distribuiscono tra gruppi diversi, portando alla luce pattern che possono suggerire causali, fattori di rischio e potenziali interventi. In particolare, nelle discussioni sulla salute pubblica e nello studio delle malattie, conoscere il tasso di incidenza offre una prospettiva immediata sull'urgenza e sull'importanza di affrontare un problema di salute: per esempio, un'alta incidenza in una particolare malattia potrebbe richiedere più risorse e azioni preventive mirate per quel gruppo o area geografica. L'incidenza fornisce quindi un quadro essenziale del carico di malattia all'interno di una società , essenziale per il piano di intervento e per la ricerca di soluzioni efficaci.

18 di 64 Domande

La composizione del Comitato di Biotetica deve globalmente garantire le qualifiche e l'esperienza necessarie a valutare gli aspetti etici e scientifico/metodologici degli studi proposti e' sancita dal:














La risposta corretta è la A
La composizione del Comitato di Bioetica, che deve globamente garantire le qualifiche e l'esperienza necessarie a valutare gli aspetti etici e scientifico/metodologici degli studi proposti, è sancita dal Decreto Legge 18 marzo 1998. La correttezza di questa affermazione si evince dallo scopo specifico di tale normativa, volta a istituire linee guida e norme precise per la composizione e il funzionamento dei comitati di bioetica. Questi comitati hanno il compito di esaminare i principi etici coinvolti nella ricerca biomedica, assicurando che ogni studio proposto sia condotto nel pieno rispetto dei diritti dei partecipanti e dei principi di eticità . Questo implica una valutazione scrupolosa dei protocolli di ricerca, la considerazione delle implicazioni etiche e una valutazione critica dei metodi scientifici impiegati. Il Decreto è fondamentale, poiché definisce i criteri di composizione del comitato, assicurando che al suo interno vi siano competenze diverse ma complementari, capaci di fornire una valutazione completa sotto ogni aspetto rilevante. Questa pluralità di competenze è essenziale per la valutazione multidisciplinare che caratterizza l'approccio etico alla ricerca biomedica, dove ogni aspetto, dal rispetto della dignità e dei diritti del soggetto coinvolto, fino alla solidità scientifica dello studio, deve essere attentamente esaminato.

19 di 64 Domande

Le linee guida sono:














La risposta corretta è la B
La risposta corretta indica che le linee guida sono raccomandazioni di comportamento clinico prodotte attraverso un processo sistematico per facilitare le decisioni dei sanitari. Questa definizione evidenzia l'aspetto critico delle linee guida: esse sono create mediante un'analisi sistematica e accurate della letteratura scientifica e dell'evidenza clinica al fine di assistere i professionisti nel prendere decisioni informate relative alla cura dei pazienti. Le linee guida sono fondamentali perché forniscono un riferimento consolidato basato sulle migliori prove disponibili, mirando a standardizzare le cure e migliorare la qualità degli interventi sanitari. Le patologie, condizioni mediche o linee di trattamento descritte da tali linee guida variano ampiamente, ma la loro base comune rimane un'approfondita raccolta e analisi di studi, dati di trial clinici e altre fonti di evidenza scientifica. La formulazione di queste linee guida segue una metodologia precisa che inizia dalla formulazione di domande specifiche, passa attraverso la ricerca sistematica e la valutazione della letteratura, e culmina nella raccomandazione di pratiche basate sulla forza dell'evidenza raccolta. Con l'obiettivo di elevare i standard di pratica clinica e assicurare ai pazienti le migliori cure possibili, le linee guida agiscono come strumenti chiave nella gestione delle malattie, offrendo ai professionisti una base da cui partire per prendere decisioni cliniche informate, senza però sostituirsi al giudizio clinico individuale. Il loro impiego contribuisce a ridurre la variabilità nelle cure sanitarie e ad incrementare l'efficacia e la sicurezza delle terapie, incidendo positivamente sugli esiti per i pazienti.

20 di 64 Domande

La prima fase del processo di Evidence Based Practice e' rappresentata:














La risposta corretta è la E
La prima fase del processo di Evidence Based Practice è rappresentata dalla formulazione di un quesito clinico. Questo passaggio è cruciale perché pone le basi per una pratica clinica basata su prove concrete, assicurando che le decisioni mediche siano fondate su domande ben formulate e specifiche. La formulazione di un quesito clinico implica la chiara definizione del problema del paziente, che permette di cercare in modo mirato le evidenze scientifiche più rilevanti e valide. Ciò è fondamentale per identificare e applicare le migliori strategie di intervento clinico, basandosi su dati solidi e aggiornati. La precisa delimitazione del quesito clinico è il primo passo per garantire l'efficacia e l'efficienza dell'intervento sanitario, orientando la ricerca delle prove verso quelle più pertinenti e meno soggette a bias. Questo passo iniziale innesca l'intero processo dell'Evidence Based Practice, facilitando la selezione delle fonti, la valutazione della loro qualità e infine l'applicazione delle informazioni raccolte nella pratica clinica quotidiana, assicurando così una custodia della salute del paziente che sia al contempo informata, critica e aggiornata.

21 di 64 Domande

Nella sperimentazione clinica controllata randomizzata, il termine ''controllata'' indica:














La risposta corretta è la B
Nella sperimentazione clinica controllata randomizzata, "controllata" si riferisce alla suddivisione dei soggetti reclutati in due gruppi: il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo. Questa configurazione è essenziale per valutare l'efficacia di un trattamento comparandolo con un trattamento alternativo o con l'assenza di trattamento (placebo), fornendo un confronto diretto tra i risultati ottenuti dai due gruppi. La ragione per cui questa risposta è corretta risiede nella necessità di isolare e misurare l'effetto specifico dell'intervento sperimentale. In un gruppo sperimentale, ai partecipanti viene somministrato il trattamento in esame, mentre il gruppo di controllo riceve un placebo o il trattamento standard. Questo confronto diretto permette di determinare se eventuali differenze nei risulti possono essere ascrivibili all'intervento testato e non a variabili esterne o al caso. L'utilizzo di un gruppo di controllo aiuta a ridurre il rischio di bias e aumenta la validità dei risultati dello studio. Questa metodologia è centrale nella ricerca clinica per stabilire con maggiore precisione l'efficienza e la sicurezza dei nuovi trattamenti prima dell'approvazione e dell'uso su larga scala nella pratica medica. La suddivisione in gruppi, oltre a garantire una maggiore affidabilità dei risultati, è fondamentale per l'etica della ricerca, assicurando che tutte le informazioni raccolte contribuiscano in modo significativo alla base di conoscenza medica senza esporre i partecipanti a rischi ingiustificati.

22 di 64 Domande

Lo studio caso-controllo...














La risposta corretta è la A
Lo studio caso-controllo è il modello di studio maggiormente valido per l'analisi su malattie rare. Questo approccio è efficace perché confronta i soggetti affetti da una determinata malattia (casi) con quelli non affetti (controlli), indietro nel tempo, per identificare possibili fattori di rischio o cause precedenti allo sviluppo della malattia. È particolarmente utile per malattie rare poiché non richiede il monitoraggio di grandi gruppi di persone nel tempo, evento non realizzabile data la scarsa incidenza della malattia in questione. Infatti, un classico studio caso-controllo retrospettivo mira a indagare le esposizioni passate dei soggetti a fattori di rischio presunti dopo l'insorgenza della malattia, offrendo una visione dettagliata e concentrata sulla potenziale eziologia della patologia in esame. Ciò permette non solo di individuare possibili agenti causali con maggiore economia di risorse rispetto a studi coorti o sperimentali, ma anche di aprire nuovi orizzonti nella comprensione delle basi patogenetiche e nei metodi di prevenzione di condizioni patologiche poco frequenti, rendendolo quindi un strumento di indagine essenziale nell'epidemiologia delle malattie rare.

23 di 64 Domande

Se un ricercatore volesse studiare il fenomeno delle lesioni da pressione osservando i pazienti in una giornata/settimana indice, quale disegno di ricerca dovrebbe utilizzare?














La risposta corretta è la B
Per studiare il fenomeno delle lesioni da pressione attraverso l'osservazione dei pazienti in un determinato momento, il disegno di ricerca più adatto è uno studio trasversale di prevalenza. Questo tipo di studio è ideale per quantificare e descrivere le caratteristiche di una popolazione in un preciso istante o periodo, come la prevalenza delle lesioni da pressione tra i pazienti. Le lesioni da pressione, comunemente note come piaghe da decubito, sono danni alla pelle e al tessuto sottostante provocate dalla prolungata pressione su una parte del corpo. Possono manifestarsi in individui che rimangono nelle stesse posizioni per periodi estesi, come quelli confinati a letto o su una sedia a rotelle. La necessità di identificare prevalenza e fattori rischio associati a tali lesioni rende lo studio trasversale particolarmente utile, poiché consente di raccogliere dati ampi su una popolazione definita all'interno di un arco temporale limitato e specifico. L'importanza di questi studi sta nella loro capacità di fornire una “ fotografia” immediata delle condizioni di salute, permettendo di valutare l'impatto delle lesioni da pressione all'interno di un gruppo specifico e facilitare l'identificazione di possibili interventi preventivi o terapeutici mirati. Grazie alla loro natura efficace e non invasiva, gli studi trasversali rappresentano uno strumento essenziale per la ricerca epidemiologica, soprattutto quando si vogliono investigare problemi di salute pubblica e necessità cliniche in modo rapido ed efficiente.

24 di 64 Domande

Uno studio si definisce in ''doppio cieco'' quando ...














La risposta corretta è la D
Uno studio si definisce in "doppio cieco" quando né i ricercatori né i soggetti inclusi nello studio sanno chi è sottoposto a un determinato trattamento. La correttezza di questa risposta è radicata nella metodologia di ricerca scientifica finalizzata a garantire l'oggettività e ridurre i bias. In un tale studio, l'applicazione dei trattamenti ai partecipanti viene eseguita senza che ne ricercatori né partecipanti possano identificare chi riceve il trattamento sperimentale e chi il placebo. Questo approccio è cruciale per testare l'efficacia di nuovi trattamenti o farmaci in maniera imparziale. In un contesto di ricerca, la metodologia "doppio cieco" è essenziale per preservare la neutralità dei risultati. Prevenendo sia i ricercatori sia i partecipanti dal sapere chi riceve quale trattamento, si evita l'influenza involontaria sui risultati del test, garantendo così l'affidabilità e l'accuratezza dello studio. Questo metodo è ampiamente accettato nel campo della ricerca medica e farmaceutica, dove è essenziale eliminare il più possibile qualsiasi forma di bias. Allo stesso modo, il design dello studio in doppio cieco aiuta a raggiungere conclusioni valide e replicabili, contribuendo significativamente al progresso della scienza e alla comprensione degli effetti reali dei trattamenti esaminati.

25 di 64 Domande

In una ricerca, mediante il campionamento di convenienza vengono selezionati i soggetti:














La risposta corretta è la A
Nella ricerca, mediante il campionamento di convenienza vengono selezionati i soggetti più facilmente accessibili. Questa metodologia seleziona partecipanti basandosi sulla loro disponibilità immediata e vicinanza, non sull'aleatorietà o su criteri prestabiliti per assicurare la rappresentatività del campione. Questo tipo di campionamento è comune nelle ricerche esplorative o preliminari dove la velocità e la convenienza sono prioritari, ma non è ideale per generalizzare i risultati a tutta la popolazione di interesse perché può introdurre bias di selezione. La scelta dei soggetti non si basa sulla necessità di ridurre gli errori sistematici o sulla rappresentatività del gruppo più ampio, ma piuttosto sulla facilità di raggiungimento dei partecipanti, che possono non essere rappresentativi di tutti coloro interessati o coinvolti nello studio. Questo limita la capacità di estendere i risultati trovati a groupi più ampi al di fuori del campione iniziale.

26 di 64 Domande

In statistica si considera una stima corretta ma inefficiente :














La risposta corretta è la D
In statistica si considera la mediana una stima corretta ma inefficiente. La mediana, valore centrale in un insieme di dati ordinati, è "corretta" perché non è distorta dai valori estremi. Tuttavia, è "inefficiente" in termini di varianza rispetto alla media, soprattutto con campioni ampi, poiché sfrutta meno informazioni complessive dal set di dati.

27 di 64 Domande

Lavori in una casa di riposo dove sono utilizzati frequentemente materassi antidecubito. Leggendo l'ultima revisione sistematica della letteratura rilevi che i pazienti a rischio di lesioni trattati con i materassi ''A'' creati con particolari materiali e sistemi di pressione alternata, hanno un Odds Ratio di 1,25 (IC95% 1.15-1.30) di prevenire le lesioni da decubito rispetto ai materassi '' B''. Cio' significa che:














La risposta corretta è la E
Il presidio A è più efficace del presidio B nella prevenzione delle lesioni da decubito. Le lesioni da decubito, comunemente note come piaghe da pressione, sono lesioni della pelle e/o del tessuto sottostante che si verificano a seguito di pressione prolungata o pressione combinata con attrito. La maggior parte delle piaghe da decubito si verifica su parti del corpo dove le ossa sono vicine alla pelle, come caviglie, talloni e fianchi. Le persone più a rischio sono quelle con una mobilità limitata, come gli anziani o i malati cronici, specialmente i pazienti costretti a letto o in sedia a rotelle per lunghi periodi. I materassi antidecubito sono progettati per ridurre o distribuire la pressione, prevenendo così la formazione di piaghe da decubito. Essi operano attraverso sistemi di pressione alternata o materiali speciali che consentono una migliore distribuzione del peso e dell'aria, riducendo il rischio di danni alla pelle. L'Odds Ratio di 1,25 tra i materassi A e B indica un maggiore successo dei materassi A nel prevenire le lesioni da decubito, evidenziando l'importanza della scelta del materiale e della tecnologia appropriati per questi presidi. La gestione delle piaghe da decubito richiede non solo l'uso di dispositivi adeguati, ma anche l'attuazione di misure preventive quali il cambiamento frequente della posizione dei pazienti, l'igiene e la cura della pelle e una nutrizione ottimale. La selezione di un materasso che si dimostri più efficace nella prevenzione delle lesioni da decubito è fondamentale per migliorare la qualità della vita dei pazienti a rischio, nonché per ridurre le complicanze e i costi associati alla loro cura.

28 di 64 Domande

Per svolgere un R.C.T. e' necessario scegliere un campione:














La risposta corretta è la C
Per svolgere un R.C.T. (Randomized Controlled Trial), è necessario scegliere un campione randomizzato. Questo approccio è corretto perché consente una distribuzione uniforme delle caratteristiche sia note che ignote tra i gruppi di intervento e controllo, evitando bias nella selezione dei partecipanti. Un R.C.T. mira a valutare la sicurezza e l'efficacia di nuovi trattamenti o interventi. La randomizzazione è dunque una componente cruciale per assicurare l'affidabilità dei risultati, facendo sì che le eventuali differenze riscontrate tra i gruppi possano essere attribuite con maggiore certezza all'intervento in esame piuttosto che a differenze preesistenti tra i soggetti partecipanti. Questa metodologia permette agli scienziati di minimizzare le distorsioni dei risultati, rendendo lo studio più equo e i suoi risultati più validi e generalizzabili alla popolazione di riferimento.

29 di 64 Domande

Lo studio trasversale ...














La risposta corretta è la B
Lo studio trasversale serve per calcolare la prevalenza di una malattia in una popolazione o in un suo campione rappresentativo. Questo tipo di studio è utilizzato per ottenere un'istantanea della salute e delle condizioni di una popolazione in un determinato momento. Analizzando vari soggetti in un unico punto temporale, permette di determinare quante persone sono affette da una determinata malattia o condizione in quel preciso momento. La rilevanza di utilizzare studi trasversali risiede nella capacità di fornire dati importanti sullo stato di salute pubblica e sul carico di malattia nella comunità . Infatti, facilita la pianificazione delle risorse sanitarie, la sensibilizzazione su certe condizioni e la priorizzazione degli interventi sanitari. Per esempio, se si vuole determinare la prevalenza del diabete in una determinata area geografica, un ricercatore potrà raccogliere dati su vari individui attraverso questionari, controlli fisici e test clinici in un singolo momento. Questi dati, quindi, rifletteranno la percentuale della popolazione che è attualmente affetta da diabete. Questo approccio, tuttavia, non è ottimale per studiare le cause delle malattie, poiché non traccia i soggetti nel tempo per vedere come si sviluppano le condizioni.

30 di 64 Domande

Se utilizzo l'operatore booleano NOT nel seguente modo ''lesione NOT ferita'' ottengo:














La risposta corretta è la B
Utilizzando l'operatore booleano NOT nel modo ''lesione NOT ferita'', si ottiene una lista di pagine che contengono la parola lesione e non la parola ferita. Questo è dovuto alla natura specifica degli operatori booleani, utilizzati per raffinare le ricerche nei database o su internet. L'operatore booleano NOT esclude i termini che seguono, quindi la ricerca filtra via ogni risultato che includa la parola esclusa, in questo caso "ferita". Questo principio non è correlato ad una patologia o ad un contesto clinico, ma piuttosto a una logica di ricerca informatizzata. Quando si considera il funzionamento degli operatori booleani, NOT serve a escludere specifiche parole chiave dai risultati, quindi permettendo all'utente di stringere il campo di indagine e mirare più precisamente alle informazioni desiderate. In questo contesto, "lesione" viene mantenuto come termine di interesse mentre "ferita" viene escluso per concentrare la ricerca sulle pagine che trattano il primo termine escludendo il secondo. Questo approccio è particolarmente utile in ricerche specialistiche dove è cruciale isolare termini e concetti specifici.

31 di 64 Domande

Tra gli svantaggi degli RCT ( randomized controlleted trial ) ritroviamo:














La risposta corretta è la A
Tra gli svantaggi degli Randomized Controlled Trials (RCT) si annoverano i costi elevati e le difficoltà organizzative che comportano. Questo perché gli RCT sono studi progettati per testare l'efficacia e la sicurezza di interventi medici, come farmaci, dispositivi medici e approcci chirurgici, attraverso l'assegnazione casuale dei partecipanti in gruppi che ricevono l'intervento in esame e gruppi di controllo che ricevono un placebo o un trattamento standard. La natura complessa e l'estensivo coordinamento necessari per garantire l'aderenza ai protocolli dello studio, l'arruolamento dei partecipanti e il follow-up di routine, insieme all'analisi avanzata dei dati, comportano notevoli investimenti finanziari e richieste logistiche. Questi studi richiedono, infatti, team multidisciplinari di ricercatori, oltre a infrastrutture adeguatamente equipaggiate per ospitare tale tipo di ricerca. In aggiunta, per mantenere l'integrità dello studio e minare rischi di bias, è cruciale un'attenta pianificazione e una gestione dettagliata, aumentando ulteriormente la complessità e il costo complessivo di un RCT.

32 di 64 Domande

Cos'e' l'errore standard?














La risposta corretta è la B
L'errore standard descrive l'incertezza nella stima di una media (o di una proporzione). Questo indice è cruciale in statistica in quanto fornisce una misura di quanto le stime ottenute da diversi campioni della stessa popolazione possano variare. Infatti, esso riflette la dispersione delle stime della media campionaria intorno alla media di popolazione, dando un'idea della precisione con cui la media del campione si avvicina alla media effettiva della popolazione. Precisamente, l'errore standard si ottiene dividendo la deviazione standard del campione per la radice quadrata della dimensione del campione, permettendo di normalizzare la variabilità in relazione alla dimensione del campione stesso. Questo calcolo evidenzia come, aumentando la dimensione del campione, l'errore standard diminuisca, migliorando la precisione della stima. Questa misura è dunque essenziale per interpretare correttamente l'affidabilità delle medie campionarie, soprattutto quando si compongono sintesi di dati o si fanno previsioni basate su di essi.

33 di 64 Domande

Il tasso di mortalita' specifica per eta' e' il rapporto tra:














La risposta corretta è la E
Il tasso di mortalità specifica per età si calcola non basandosi su nessuna delle altre risposte fornite. La risposta corretta è "nessuna delle altre risposte". Questo indice demografico considera il numero di morti in un certo gruppo d'età rapportato alla popolazione dello stesso gruppo d'età in un determinato momento, solitamente a metà anno, ma la specifica formula corretta non è stata elencata tra le opzioni fornite. Il tasso di mortalità specifico per età è un indicatore chiave in epidemiologia e salute pubblica, poiché consente di valutare molteplici aspetti della salute di una popolazione, come gli effetti di malattie specifiche, problemi legati a determinate fasce d'età , e l'impatto di interventi sanitari. La misurazione accurata di questo tasso aiuta i ricercatori e i politici a indirizzare le risorse in modo più efficace verso i gruppi a maggior rischio e a formulare politiche sanitarie adeguate. Differisce dalle altre misure di mortalità poiché tiene conto delle variazioni della mortalità tra diversi gruppi di età , permettendo quindi un'analisi più dettagliata e specifica delle dinamiche di mortalità all'interno di una popolazione. La comprensione e l'applicazione corretta di questo indicatore è essenziale per l'elaborazione di strategie di salute pubblica mirate e l'ottimizzazione degli interventi sanitari volti a ridurre la mortalità in specifici gruppi d'età .

34 di 64 Domande

Indica quale tra i seguenti indici non e' un rapporto.














La risposta corretta è la E
Il Rischio attribuibile non è un rapporto, mentre gli altri indici citati lo sono. Il Rischio attribuibile misura la differenza fra l'incidenza della malattia in soggetti esposti e non esposti a un fattore di rischio, non un loro rapporto. Questo indice è essenziale in epidemiologia per valutare il numero di casi di malattia che potrebbero essere prevenuti rimuovendo l'esposizione al fattore di rischio. In breve, fornisce una stima del contributo diretto di un'esposizione rischiosa all'incidenza della malattia nella popolazione esposta. Il suo calcolo aiuta i ricercatori a comprendere l'importanza pubblica di un fattore di rischio, indicando quanti casi di malattia potrebbero essere evitati se l'esposizione fosse eliminata. Questo è cruciale nella pianificazione e implementazione di politiche di prevenzione mirate a ridurre l'incidenza delle malattie nella popolazione generale.

35 di 64 Domande

Tra i seguenti NON sono considerati veicoli di infezioni:














La risposta corretta è la E
Tra i veicoli di infezione elencati, le zanzare NON sono considerate veicoli di infezioni. Questo perché , a differenza degli altri esempi citati quali le trasfusioni, i materiali di medicazione contaminati e gli alimenti contaminati che possono agire come mezzi attraverso i quali gli agenti patogeni sono trasferiti da una sorgente a un ospite suscettibile, le zanzare sono piuttosto considerate vettori biologici e non semplici veicoli di trasmissione. La distinzione tra un vettore e un veicolo è importante nella comprensione della patogenesi e della trasmissione delle malattie infettive. Mentre un veicolo è un oggetto inanimato o sostanza che può trasportare agenti patogeni (come cibo, acqua, oggetti contaminati), un vettore è un organismo vivente che trasmette una malattia tra ospiti o dalla sorgente all'ospite. Le zanzare sono classificate come vettori perché in molteplici casi la loro funzione supera il semplice trasporto fisico di patogeni; esse partecipano attivamente nella loro trasmissione facendo parte del ciclo vitale del patogeno, inglobandolo per esempio nel loro sistema e poi trasferendolo a un ospite durante il pasto di sangue. Una patologia che illustra bene il ruolo delle zanzare come vettori è la malaria. La malaria è causata da un parassita del genere Plasmodium, che viene trasmesso alla popolazione umana principalmente attraverso la puntura di zanzare Anopheles femmine infette. Una volta nell'ospite umano, il parassita si moltiplica nel fegato prima di infettare e distruggere i globuli rossi, portando a sintomi che possono variare da febbre lieve ad una grave malattia che può terminare con la morte dell'ospite, se non trattata adeguatamente. In questo processo trasmissivo, la zanzara non agisce solo come un conducente passivo del parassita, ma svolge un ruolo attivo e essenziale che include la moltiplicazione del patogeno all'interno del suo stesso organismo prima della trasmissione a esseri umani. Questa complessa interazione tra vettore, patogeno e ospite sottolinea la posizione delle zanzare ben al di là del concetto di semplice "veicolo" di infezione, presentandole piuttosto come attori chiave nell'ecologia delle malattie infettive a cui noi umani siamo soggetti.

36 di 64 Domande

Cos'e' la misclassificazione?














La risposta corretta è la E
La misclassificazione avviene quando c'è una classificazione erronea dello stato di esposizione o di malattia dell'individuo. Questo significa che, per errore, un individuo viene classificato in una categoria di esposizione o di malattia diversa da quella che effettivamente gli appartiene. La misclassificazione può distorcere i risultati di uno studio epidemiologico, portando a conclusioni errate sulle associazioni tra esposizioni e outcome. Parafrasando la definizione di questa problematica da fonti affidabili, la misclassificazione può essere di due tipi: differenziale e non differenziale. La prima si verifica quando la probabilità di essere mal classificati varia tra i gruppi di studio (per esempio, tra esposti e non esposti), mentre la seconda non varia tra i gruppi. Entrambe possono causare stime di rischio distorte. La misclassificazione non differenziale tende a bias verso il nulla, attenuando l'associazione tra esposizione e outcome, mentre quella differenziale può portare sia a un'amplificazione sia a un'attenuazione dell'associazione stimata, in base alla natura e direzione del bias. Inoltre, fattori come la raccolta impropria di dati, errori di trascrizione e interpretazione erronea delle definizioni cliniche possono contribuire alla misclassificazione. Affrontare questo bias richiede meticolosa progettazione dello studio, accuratezza nella raccolta dei dati e, dove possibile, l'applicazione di metodi statistici per correggere o attenuare gli effetti della misclassificazione.

37 di 64 Domande

Una delle seguenti formule esprime il modo corretto di calcolare l'incidenza delle Lesioni da Decubito (LdD).














La risposta corretta è la A
Il modo corretto di calcolare l'incidenza delle Lesioni da Decubito (LdD) è dato dal "Numero di nuove LdD / totale giornate di degenza x 1000". Questo criterio permette di valutare con precisione l'incidenza delle nuove LdD in relazione al numero totale di giornate di degenza, fornendo un indicatore affidabile del rischio clinico all'interno di una struttura sanitaria. Le Lesioni da Decubito, comunemente chiamate piaghe da decubito o ulcere da pressione, sono aree di lesione della pelle e dei tessuti sottostanti causate da una prolungata pressione sulla pelle. Spesso si sviluppano su parti del corpo dove la pelle copre le ossa, come talloni, caviglie, fianchi e glutei. Queste lesioni sono più frequenti tra individui con mobilità limitata, come quelli che sono confinati a letto o su una sedia a rotelle. Le Lesioni da Decubito possono variare da arrossamenti superficiali della pelle a gravi ferite profonde che espongono muscoli e ossa, portando a infezioni serie. La prevenzione delle LdD richiede un'attenta valutazione del rischio, un adeguato cambio di posizione e l'utilizzo di superfici di supporto speciali. Il calcolo dell'incidenza mediante la formula corretta è cruciale per monitorare l'efficacia delle strategie di prevenzione e per adattare le pratiche cliniche in modo da ridurre al minimo la comparsa di nuove lesioni. Questa metodologia di calcolo, basata sulle giornate di degenza, fornisce una misura oggettiva che considera l'esposizione al rischio di ogni paziente, consentendo comparazioni significative nel tempo e tra diverse strutture sanitarie.

38 di 64 Domande

Come si chiama il valore che misura il numero di individui di una popolazione che, in un determinato periodo di tempo, vengono colpiti da malattia?














La risposta corretta è la A
Il valore che misura il numero di individui di una popolazione colpiti da una malattia in un determinato periodo di tempo si chiama Incidenza. Questo parametro epidemiologico è cruciale per comprendere la dinamica delle malattie all'interno di una comunità . L'incidenza offre una misura diretta del rischio di ammalarsi per gli individui in un dato intervallo temporale, riflettendo così il numero di nuovi casi che emergono in una popolazione precedentemente non affetta dalla patologia in esame. La chiave sta nel suo focus su "nuovi casi", distinguendosi così dalla prevalenza che considera sia i nuovi che i vecchi casi in un certo momento. Conoscere l'incidenza di una malattia aiuta i ricercatori e i professionisti della salute pubblica a identificare le tendenze epidemiologiche e a sviluppare strategie di prevenzione efficaci. Questo parametro, essendo una stima del rischio di contrarre una malattia, è fondamentale per la pianificazione delle risorse sanitarie e per la messa in atto di programmi di intervento mirati a limitare la diffusione delle patologie.

39 di 64 Domande

La variabile casuale Gaussiana e' denominata:














La risposta corretta è la C
La variabile casuale Gaussiana è denominata variabile normale. Questa dicitura è corretta poiché la distribuzione Gaussiana, o normale, è uno dei modelli probabilistici più importanti in statistica, utilizzata per descrivere variabili aleatorie che tendono a concentrarsi intorno a una media in molteplici fenomeni naturali, sociali ed economici. La distribuzione normale è caratterizzata dalla sua forma a campana simmetrica, dove la media, la mediana e la moda coincidono. Questa distribuzione è completamente definita da due parametri: la media (μ) e la deviazione standard (σ), i quali determinano rispettivamente la posizione del picco della campana lungo l'asse delle ascisse e l'ampiezza della distribuzione. Questa distribuzione gode di alcune proprietà notevoli, come il fatto che circa il 68% dei valori si colloca entro una deviazione standard dalla media, circa il 95% entro due deviazioni standard, e circa il 99.7% entro tre deviazioni standard. Questi aspetti rendono la distribuzione normale estremamente utile nell'ambito della statistica inferenziale, per la stima di parametri e la verifica di ipotesi. In sostanza, la variabile casuale Gaussiana viene denominata "normale" per la sua ubiquità e centralità nella teoria della probabilità e della statistica, rappresentando un modello ideale per l'approssimazione di fenomeni reali distribuiti secondo certe condizioni di regolarità .

40 di 64 Domande

La Cochrane Collaboration e':














La risposta corretta è la B
La Cochrane Collaboration è un'agenzia scientifica internazionale dedicata alle revisioni sistematiche degli studi sull'assistenza sanitaria. La sua importanza risiede nell'impegno a fornire una base evidente che supporti le decisioni in campo medico e sanitario. La Cochrane definisce metodi rigorosi per la raccolta e l'analisi delle evidenze scientifiche, garantendo così la massima affidabilità e neutralità dei suoi report. Queste revisioni sistematiche sono essenziali per determinare l'efficacia e la sicurezza delle pratiche sanitarie, avendo un impatto diretto sulle linee guida cliniche e sulle decisioni terapeutiche. Inoltre, l'organizzazione promuove l'accesso alle informazioni sanitarie basate sull'evidenza, contribuendo a migliorare la qualità dell'assistenza sanitaria a livello globale. La Cochrane lavora costantemente per aggiornare le sue revisioni, assicurando che le raccomandazioni terapeutiche riflettano le ultime evidenze disponibili.

41 di 64 Domande

Se utilizzo l'operatore booleano OR nel seguente modo ''lesione OR ferita'' ottengo:














La risposta corretta è la B
Utilizzando l'operatore booleano OR in "lesione OR ferita", si ottiene una lista di pagine che contengono la parola "lesione", la parola "ferita" o entrambe. L'operatore OR in una ricerca indica che si desidera visualizzare risultati che corrispondono a almeno uno dei termini specificati. Ciò significa che verranno mostrate tutte le pagine che includono almeno uno dei due termini, ampliando così la portata della ricerca e includendo un più ampio insieme di risultati pertinenti alle parole chiave indicate.

42 di 64 Domande

Nella formulazione di un Domanda ario di ricerca sono da evitare:














La risposta corretta è la D
Nella formulazione di un questionario di ricerca, è importante evitare domande doppie, imbarazzanti ed ambigue. Le domande doppie possono confondere il respondente poiché chiedono due cose contemporaneamente, rendendo difficile fornire una risposta chiara e diretta. Le domande imbarazzanti possono causare disagio, portando a risposte inesatte o alla non partecipazione. Le domande ambigue sono quelle formulate in modo tale che possano essere interpretate in modi diversi, portando così a risposte che potrebbero non riflettere le vere intenzioni o esperienze dei partecipanti. Efficacia e chiarezza sono quindi indispensabili nella formulazione dei questionari per assicurare la raccolta di dati accurati e affidabili. Questi criteri sono fondamentali per poter interpretare correttamente i risultati della ricerca e per garantire che le conclusioni siano basate su informazioni solide e chiare.

43 di 64 Domande

Sei un infermiere di una medicina dedicato all'educazione di pazienti e famigliari alla dimissione. Ascoltando le loro esigenze, ti accorgi che durante il periodo estivo per i famigliari e' molto complesso assicurare l'adeguato introito di liquidi agli anziani dimessi. Per aiutarli, vuoi preparare una brochure informativa sulle strategie piu' efficaci di prevenzione della disidratazione documentate in letteratura. Quale tra i seguenti quesiti riflette correttamente la metodologia PICO/PIO per ricercare la letteratura su MedLine?














La risposta corretta è la A
La domanda corretta per la metodologia PICO/PIO è : "Nella popolazione anziana gestita a domicilio, quali sono le strategie più efficaci per prevenire la disidratazione?". Questa risposta è adeguata perché indaga direttamente l'efficacia delle strategie preventive della disidratazione negli anziani a domicilio, un aspetto cruciale nella gestione della salute di questa popolazione. La disidratazione negli anziani è un problema comune, spesso conseguenza di una ridotta sensazione di sete, di patologie concomitanti o di assunzione di determinati farmaci. È particolarmente pericolosa in quanto può portare a complicazioni gravi come infezioni, calcolosi renale, problemi cardiaci e, in casi estremi, alla morte. La prevenzione della disidratazione passa attraverso l'adozione di misure mirate come l'incremento dell'assunzione di liquidi, preferibilmente acqua, e la modifica della dieta, ad esempio aumentando l'apporto di frutta e verdura ad alto contenuto di acqua. È importante anche educare gli anziani e i loro caregiver sull'importanza di bere regolarmente, anche in assenza di sete, e sull'identificazione dei segnali precoci di disidratazione, quali ad esempio la diminuzione della frequenza di emissione di urine o l'alterazione delle sue caratteristiche, affaticamento, confusione, mal di testa e vertigini. Sottolineare la necessità di adeguare l'apporto di liquidi alle condizioni ambientali, particolarmente durante i mesi estivi o in caso di febbre o malattie gastroenteriche è fondamentale. La prevenzione risultando essere la strategia più efficace, richiede un approccio proattivo e personalizzato, basato sulla conoscenza delle specifiche necessità dell'anziano e sulla capacità di intervenire prontamente al manifestarsi dei primi sintomi.

44 di 64 Domande

Varianza, range e deviazione standard sono indici di:














La risposta corretta è la D
Varianza, range e deviazione standard sono indici di dispersione. Questi indicatori misurano quanto i valori di un set di dati si disperdano rispetto al loro valore medio, fornendo insight sulla variabilità dei dati. La dispersione indica quindi l’ eterogeneità o la variabilità di un insieme di dati, mostrando quanto questi si allontanino da una misura centrale come la media. La varianza misura la dispersione calcolando la media delle distanze quadrate dalla media; il range, o intervallo, è la differenza tra il valore massimo e il valore minimo in un dataset, mostrando direttamente l’ ampiezza della variazione dei dati; la deviazione standard è la radice quadrata della varianza, rendendo questo valore più interpretabile poiché è nella stessa unità di misura dei dati originali. Questi strumenti sono essenziali per l'analisi statistica, aiutando a comprendere la distribuzione dei dati e a prendere decisioni più informate basate su tale distribuzione.

45 di 64 Domande

La ricerca trasversale e' uno studio:














La risposta corretta è la D
La ricerca trasversale è uno studio con il quale si raccolgono i dati in un determinato momento, senza un successivo follow-up. Questo tipo di studio è corretto perché mira a valutare lo stato di salute o la distribuzione di determinate caratteristiche (come comportamenti, condizioni socio-economiche, ecc.) in una popolazione in un singolo punto nel tempo. A differenza degli studi longitudinali che seguono gli stessi individui nel corso del tempo, la ricerca trasversale fornisce una "fotografia" che rappresenta lo stato delle cose in quel preciso momento. Il vantaggio principale di questo approccio sta nella sua capacità di raccogliere e analizzare una vasta gamma di dati su una grande popolazione in modo relativamente rapido e con meno risorse rispetto agli studi longitudinali. Questi studi sono particolarmente utili nell'identificare correlazioni o pattern di distribuzione di certe condizioni o comportamenti all'interno di una popolazione studiata. Sebbene non permettano di stabilire relazioni di causa-effetto (dato che le misurazioni vengono effettuate una sola volta), i risultati possono servire come base per ulteriori indagini con disegni di studio più mirati o dettagliati.

46 di 64 Domande

In statistica, che cosa si intende per media?














La risposta corretta è la B
In statistica, per media si intende la somma di un certo numero di valori diviso il numero di questi valori. Questa definizione si riferisce al concetto di media aritmetica, uno dei principi fondamentali dell'analisi statistica. La media aritmetica rappresenta il valore medio di un set di numeri ed è calcolata sommando tutti i valori del dataset e dividendo il risultato per il numero totale di valori. La media è una misura di tendenza centrale molto utilizzata per riassumere in un solo numero un intero insieme di dati. Essa fornisce una stima del valore "tipico" dell'insieme di dati analizzato, permettendo di comprendere rapidamente la distribuzione generale dei dati senza necessità di esaminarli tutti singolarmente. La media è utile in numerosi ambiti, da quelli scientifici ed economici fino agli studi sociali, dove serve per analizzare tendenze, performance, preferenze e molte altre variabili. Nonostante la sua ampietà di utilizzo, la media non è esente da limitazioni. Ad esempio, può essere notevolmente influenzata da valori anomali (outlier), che possono distortere il valore medio rendendolo poco rappresentativo dell'intero insieme di dati. Nonostante ciò , resta uno strumento analitico di prima scelta per una visione generale delle caratteristiche di un dato fenomeno.

47 di 64 Domande

Le variabili casuali continue:














La risposta corretta è la C
Le variabili casuali continue possono assumere tutti i valori reali di un intervallo. Questa definizione è accurata in quanto una variabile casuale continua, diversamente da una discreta, non è limitata a valori specifici e può occupare qualsiasi quantità all'interno di un dato intervallo. Ad esempio, la temperatura, la misurazione di una lunghezza o il peso sono grandezze che possono variare in modo continuo. Pertanto, questo tipo di variabile è fondamentale in molteplici ambiti della matematica e della statistica applicata, fornendo una rappresentazione più precisa di fenomeni naturali o di misurazioni che richiedono una grande scala di valori. La capacità di assumere valori in un continuum fa sì che per descriverle siano spesso utilizzate distribuzioni di probabilità continue piuttosto che elenchi o insiemi definiti di risultati possibili, come nel caso delle variabili discrete.

48 di 64 Domande

I Limiti dell'EBN sono:














La risposta corretta è la E
Il limite dell'EBN è che si basa sulle migliori evidenze disponibili e non sulle migliori evidenze "possibili". Questo significa che, nonostante l'EBN miri a fondare le pratiche mediche su dati di prova affidabili, le decisioni cliniche a volte devono fare affidamento sulle informazioni attualmente disponibili, le quali potrebbero non essere la rappresentazione più completa o aggiornata delle conoscenze nel campo. Questo può portare a decisioni basate su evidenze che, anche se sono le migliori disponibili al momento, potrebbero non essere le "migliori" in senso assoluto. La medicina basata sull'evidenza (EBN) cerca dunque di integrare l'esperienza clinica dell'operatore con le informazioni scientifiche più rigorose disponibili, ma il confine tra ciò che è considerato "disponibile" e ciò che è effettivamente "possibile" può influenzare la qualità e l'efficacia delle cure. La caratterizzazione di una limitazione per l'EBN riguarda la sfida di rimanere aggiornati con un flusso costante di nuove ricerche e dati, mentre si valuta in modo critico la loro qualità e applicabilità al contesto clinico specifico. Questo processo richiede una valutazione continua e l'abilità di integrare nuove informazioni in modo tempestivo, che riflette la dinamica e l'evoluzione continua delle conoscenze mediche.

49 di 64 Domande

Negli studi sperimentali la randomizzazione richiede:














La risposta corretta è la C
Nella questione degli studi sperimentali, la randomizzazione comporta l'assegnazione casuale dei pazienti tra il gruppo esposto e il gruppo di controllo, utilizzando tavole di randomizzazione. Questo processo garantisce che ogni partecipante abbia la stessa probabilità di essere assegnato a uno dei gruppi, eliminando possibili bias e fornendo una base solida per confronti oggettivi tra le condizioni sperimentali e di controlno. La randomizzazione è una componente cruciale nella metodologia della ricerca scientifica, in particolare negli studi controllati randomizzati (RCT), poiché permette di minimizzare le differenze sistematiche tra i gruppi di trattamento e di controllo. Eseguendo una corretta randomizzazione, si riducono significativamente le possibilità che fattori esterni o caratteristiche dei partecipanti influenzino i risultati, portando a conclusioni più affidabili riguardo all'efficacia o meno di un intervento. Infatti, questa tecnica è fondamentale per garantire che le due o più popolazioni in studio siano il più simili possibile all'inizio dell'esperimento, eccetto per l'intervento in esame. Questa equivalenza iniziale è vitale per attribuire le differenze osservate nel corso dello studio all'intervento stesso piuttosto che a differenze preesistenti tra i gruppi. La randomizzazione, quando eseguita correttamente, è uno dei più potenti strumenti per combattere il bias di selezione, rendendo gli studi controllati randomizzati lo standard d'oro nella ricerca per valutare l'efficacia di trattamenti e interventi.

50 di 64 Domande

Devi esprimere l'incidenza delle Lesioni da Decubito (LdD) ospedaliere. Quale delle seguenti e' la formula corretta.














La risposta corretta è la D
La corretta formula per esprimere l'incidenza delle Lesioni da Decubito (LdD) ospedaliere è il numero di nuove LdD diviso il totale delle giornate di degenza moltiplicato per 1000. Questo metodo permette una valutazione precisa dell'incidenza, offrendo un quadro chiaro di quanti casi emergono relativamente al tempo di esposizione al rischio dei pazienti. Le lesioni da decubito, comunemente note come ulcere da pressione, sono aree di danno alla pelle e/o al tessuto sottostante a causa di una pressione prolungata. Sono più frequenti in zone ossee saillant come caviglie, talloni e glutei. Un fattore significativo che contribuisce allo sviluppo di queste ulcere è l'immobilità prolungata, come quella sperimentata dai pazienti ospedalizzati per lunghi periodi. Si verificano quando la pressione sul tessuto supera la pressione del capillare, interrompendo l'apporto di sangue e causando necrosi del tessuto. Una corretta valutazione dell'incidenza tiene conto sia della frequenza delle nuove ulcere sia della durata del soggiorno dei pazienti, offrendo così una misura che riflette sia la frequenza sia il rischio temporale. Utilizzando il totale delle giornate di degenza come denominatore anziché il numero totale di pazienti, la formula considera il fatto che il rischio di sviluppare ulcere da decubito aumenta con l'aumentare della durata del soggiorno in ospedale. Pertanto, questa formula offre una rappresentazione più accurata del rischio di Lesioni da Decubito in un ambiente ospedaliero, rispetto alle formule basate unicamente sul numero di pazienti o sulle lesioni esistenti.

51 di 64 Domande

La variabile casuale Normale standard si indica generalmente con la lettera:














La risposta corretta è la A
La variabile casuale Normale standard è comunemente indicata con la lettera Z. Questo perché Z rappresenta la standardizzazione di una variabile casuale X tramite la formula Z = (X - μ) / σ, dove μ è la media e σ la deviazione standard della distribuzione. Utilizzare Z permette di trasformare qualsiasi distribuzione normale in una distribuzione normale standard con media 0 e deviazione standard 1, rendendo possibile il confronto tra diverse distribuzioni normali.

52 di 64 Domande

Lo studio di coorte ....














La risposta corretta è la B
Lo studio di coorte è disegnato per calcolare tassi di incidenza in gruppi esposti e non esposti ad un dato fattore di rischio. Questo modello di studio è particolarmente utile nella ricerca epidemiologica poiché permette di osservare il decorso temporale tra l'esposizione a un fattore e l'insorgenza di una patologia, stabilendo potenziali relazioni di causa-effetto. Descrivendo più dettagliatamente, uno studio di coorte segue un gruppo di individui nel tempo, alcuni dei quali sono stati esposti al fattore di rischio in esame mentre altri no. Attraverso l'analisi dei dati, si possono calcolare i tassi di incidenza, ossia il numero di nuovi casi di malattia in un determinato periodo di tempo, permettendo di comparare il rischio tra i gruppi esposti e non esposti. Ciò fornisce informazioni preziose sul possibile impatto del fattore di rischio sulla salute, consentendo agli scienziati di inferire associazioni causalità . Questa metodologia è di fondamentale importanza nel campo della ricerca epidemiologica e del controllo delle malattie, contribuendo significativamente alla comprensione e alla prevenzione delle patologie nel quadro della sanità pubblica.

53 di 64 Domande

Nello studio retrospettivo:














La risposta corretta è la D
Lo studio retrospettivo analizza i dati che sono stati registrati prima dell'inizio della ricerca, come conferma la risposta corretta (D). Questo approccio consiste nel rivedere eventi passati o informazioni esistenti, per comprendere meglio determinate condizioni o eventi. Diversamente dagli studi prospettici, che monitorano i soggetti nel tempo per raccogliere dati futuri, gli studi retrospettivi lavorano "all'indietro", esplorando casi preesistenti o informazioni già raccolte. Ciò permette di studiare le relazioni tra fattori di rischio e manifestazioni di malattie esaminando le informazioni disponibili da fonti come cartelle cliniche, registri o database. Questo tipo di studio è particolarmente utile per malattie rare o per condizioni per le quali è necessario un lungo follow-up per identificare i risultati. Offre il vantaggio di richiedere meno tempo rispetto agli studi prospettici e di essere spesso meno costoso, fatto che rende più accessibile la ricerca, specialmente in condizioni di limitate risorse. Tuttavia, è importante notare che gli studi retrospettivi possono essere soggetti a bias, in quanto la raccolta di dati non è stata progettata specificatamente in previsione dell'analisi in corso.

54 di 64 Domande

Il criterio che permette di decidere se uninfezione e' stata acquisita in Ospedale e':














La risposta corretta è la C
Il criterio che permette di decidere se un'infezione è stata acquisita in ospedale è epidemiologico. La scelta di questo criterio come corretto si basa sul fatto che le infezioni nosocomiali, note anche come infezioni ospedaliere, sono definite principalmente attraverso studi e analisi di natura epidemiologica che considerano la distribuzione, la frequenza e i fattori determinanti delle malattie nelle popolazioni ospedaliere. Infatti, questi studi sono fondamentali per identificare i modelli di trasmissione delle infezioni, valutare l'impatto delle pratiche di controllo delle infezioni e sviluppare strategie preventive efficaci. Attraverso l'analisi epidemiologica, è possibile distinguere le infezioni che sono state acquisite in ospedale da quelle presenti al momento del ricovero. Le infezioni nosocomiali sono comunemente causate da batteri, virus, funghi e altri microrganismi resistenti ai farmaci, e possono verificarsi in qualsiasi parte dell'ospedale. Le modalità di trasmissione comprendono la trasmissione da paziente a paziente, da ambiente ospedaliero a paziente e attraverso dispositivi medici contaminati. Le misure di controllo comprendono rigorosi protocolli di igiene, isolamento dei pazienti infetti, e l'utilizzo appropriato degli antibiotici. La sorveglianza epidemiologica continua è essenziale per rilevare tempestivamente focolai di infezioni e per valutare l'efficacia delle strategie di prevenzione insieme alle politiche di controllo delle infezioni all'interno delle strutture sanitarie.

55 di 64 Domande

L'Evidence-based Practice:














La risposta corretta è la E
L'Evidence-based Practice è un metodo che incoraggia infermieri e ostetriche a usare le informazioni derivanti dalla ricerca scientifica nella loro pratica quotidiana. Questo approccio si fonda sul presupposto che l'adozione di pratiche basate su prove concrete migliorino l'efficacia degli interventi sanitari, garantendo cure basate non solo sull'esperienza clinica ma anche sulle più recenti evidenze scientifiche. Infatti, sostenere l'evidence-based practice vuol dire promuovere un'integrazione critica tra l'esperienza professionale e le migliori evidenze disponibili, per prendere decisioni informate sulle cure da fornire ai pazienti. Questo modello si distingue per la sua capacità di aggiornare continuamente le pratiche sanitarie in linea con i progressi e le scoperte più recenti. Adottare un tale approccio contribuisce al miglioramento della qualità dell'assistenza, alla promozione della salute degli assistiti, e all'ottimizzazione delle risorse. L'evidence-based practice si avvale di varie risorse, tra cui ricerche cliniche, studi di caso, e meta-analisi, per orientare gli operatori sanitari verso le scelte più efficaci e appropriate. Favorire la capacità degli infermieri e delle ostetriche di utilizzare criticamente tali informazioni supporta l'ottimizzazione dell'assistenza, garantendo interventi basati su prove di efficacia, sicurezza e qualità , con un impatto diretto sui risultati sanitari e sul benessere dei pazienti.

56 di 64 Domande

Una delle seguenti formule esprime il modo corretto di calcolare la prevalenza delle Lesioni da Decubito (LdD).














La risposta corretta è la D
La formula corretta per calcolare la prevalenza delle Lesioni da Decubito (LdD) è : il numero di pazienti con LdD nella giornata indice diviso il totale dei pazienti presenti moltiplicato per 100. Questo significa che per calcolare la prevalenza delle LdD, si deve determinare il numero di pazienti che hanno le LdD in un specifico giorno (la giornata indice) e dividerlo per il numero totale di pazienti che sono presenti in quella giornata. Il risultato va poi moltiplicato per 100 per ottenere una percentuale. Le lesioni da decubito, note anche come ulcere da pressione, sono aree di danneggiamento della pelle e dei tessuti sottostanti causate da una pressione prolungata. Sono più comuni in individui che hanno una mobilità ridotta, quali coloro che sono confinati a letto o su una sedia a rotelle per lunghi periodi. Le aree tipicamente interessate includono pelle e tessuti morbidi situati sopra ossa proeminenti, come talloni, caviglie, fianchi e glutei. La gravità delle lesioni da decubito varia da arrossamenti superficiali della pelle a gravi lesioni che penetrono nei muscoli e raggiungono fino alle ossa. Fattori quali l'umidità (ad esempio, per sudorazione o incontinenza), la sensibilità della pelle, l'età avanzata, la malnutrizione e condizioni medico-sanitarie che riducono il flusso sanguigno nelle aree pressate contribuiscono all'insorgenza dell’ ulcera. La modalità di prevenzione implica ridurre la pressione attraverso la mobilizzazione regolare del paziente, l'utilizzo di materassi e cuscini specializzati, e la cura attenta della pelle. Considerare la prevalenza delle LdD in un momento specifico (giornata indice) rispetto al totale dei pazienti presenti in quel giorno e convertire il risultato in una percentuale fornisce un'indicazione limpida della diffusione attuale delle LdD all'interno di un'unità di cura o di un'istituzione sanitaria. Ciò assume significativa importanza nel contesto della valutazione della qualità delle cure e nella pianificazione delle strategie di prevenzione. La formulazione della risposta corretta implica dunque l'accurata sorveglianza degli ambienti clinici e il continuo monitoraggio dei pazienti a rischio, strategie essenziali per ridurre l'incidenza delle lesioni da decubito e per migliorare gli esiti assistenziali. Questo approccio è focalizzato sul mantenimento della salute cutanea e sull'implementazione di interventi mirati alla riduzione della pressione sui tessuti, fattori chiave nella prevenzione delle ulcere da decubito.

57 di 64 Domande

Se utilizzo l'operatore booleano AND nel seguente modo ''lesione AND ferita'' ottengo:














La risposta corretta è la E
Utilizzando l'operatore booleano AND in ''lesione AND ferita'', si ottiene una lista di pagine che contengono entrambe le parole. Questo perché l'operatore AND richiede che entrambi i termini di ricerca compaiano nei risultati, permettendo così una ricerca più mirata e specifica.

58 di 64 Domande

Quale tra i seguenti gruppi rappresenta un campione?














La risposta corretta è la D
Un campione rappresenta tutti i pazienti su cui è stata provata una nuova terapia prima di renderla di uso generale. Questo perché un campione in ambito clinico o di ricerca rappresenta un sottoinsieme di soggetti selezionati da una popolazione più ampia, in questo caso pazienti, su cui testare l'efficacia e la sicurezza di un trattamento prima della sua approvazione e adozione su larga scala. La scelta di un campione ben definito e rappresentativo è cruciale per garantire che i risultati dello studio siano affidabili e possano essere generalizzati all'intera popolazione di riferimento. La sperimentazione di nuove terapie su un campione mirato permette di raccogliere dati preziosi riguardo gli effetti del trattamento, monitorando attentamente eventuali effetti collaterali e valutando l'efficacia terapeutica in modo controllato. Questo processo è essenziale per lo sviluppo di nuove terapie e per la protezione della salute pubblica, assicurando che solo interventi sicuri ed efficaci siano poi resi disponibili al pubblico. La correttezza di questo approccio è sottolineata dall'importanza di condurre studi clinici basati su campioni rappresentativi per ottenere risultati scientificamente validi che guidino le pratiche mediche future.

59 di 64 Domande

Quando si parla di prevalenza di una certa malattia in una popolazione si intende:














La risposta corretta è la D
La prevalenza di una malattia in una popolazione si riferisce al numero di casi della malattia presenti in una popolazione in un dato momento. Questo parametro è essenziale per comprendere la portata e la distribuzione delle condizioni sanitarie all'interno di comunità diverse. La prevalenza è un concetto chiave in epidemiologia, il ramo della medicina che si occupa dello studio della frequenza, della distribuzione e dei determinanti delle malattie nelle popolazioni umane. Questa misura fornisce una fotografia istantanea dell'onere di una malattia in una popolazione specifica in un determinato momento, consentendo agli esperti di salute pubblica di valutare l'impatto di una malattia e di pianificare le risorse necessarie per le relative strategie di prevenzione e trattamento. A differenza dell'incidenza, che considera nuovi casi in un periodo di tempo, la prevalenza include tutti i casi attuali, nuovi o preesistenti, fornendo così un quadro più ampio dell'entità di una malattia. Questo aiuta nella valutazione dell'impatto complessivo delle malattie croniche o di lunga durata sulla salute pubblica, facilitando la pianificazione e l'allocazione delle risorse sanità rie. La sua rilevanza si estende anche oltre la pianificazione, influenzando la politica sanitaria e le decisioni in materia di ricerca.

60 di 64 Domande

La letteratura secondaria e':














La risposta corretta è la D
La letteratura secondaria è definita come quella costituita dalla revisione di pubblicazioni primarie o aggregate. Questa classificazione comprende lavori che raccolgono, analizzano e discutono le informazioni originali prodotte dalla letteratura primaria. Solitamente, ciò avviene attraverso recensioni sistematiche, meta-analisi, linee guida cliniche, e report tecnici, che sintetizzano e valutano criticamente le ricerche esistenti su specifici argomenti. Tali pubblicazioni svolgono un ruolo cruciale nel campo accademico e nella pratica clinica in quanto forniscono un accesso facilitato a un'ampia sintesi di evidenze, permettendo ai ricercatori e ai professionisti di apprendere gli sviluppi scientifici senza la necessità di leggere tutti i singoli studi primari. Inoltre, la letteratura secondaria può aiutare a identificare le lacune nella letteratura esistente, indirizzando così le future ricerche. Questi documenti sono di fondamentale importanza per chi prende decisioni basate sull'evidenza, in quanto offrono un panorama comprensivo dell'attuale stato della conoscenza.

61 di 64 Domande

Quale tra le seguenti NON e' una tappa della EBN?














La risposta corretta è la A
L'affermazione che non rappresenta una tappa della Pratica Basata sull'Evidenza (EBN) è "Applicare le informazioni basate sull'evidenza alla propria pratica, a tutti i pazienti allo stesso modo e nello stesso momento". Questo perché la Pratica Basata sull'Evidenza si fonda sul principio dell'individualizzazione dell'assistenza, dove ogni decisione e intervento clinico deve essere tailorizzato sul singolo paziente, considerando le sue specifiche condizioni, preferenze, e contesto socio-culturale. È essenziale capire il concetto chiave dell'EBN, ovvero la sua vocazione a personalizzare l'intervento sanitario sulla base delle migliori evidenze disponibili, che si oppone all'idea di un'applicazione omogenea e indistinta delle informazioni. La pratica clinica si avvale di un ciclo articolato che comprende la formulazione di domande cliniche precise, la ricerca metodica delle migliori evidenze disponibili, la valutazione critica di tali evidenze, la decisione clinica basata sulla combinazione di evidenze scientifiche, esperienza clinica ed esigenze/prefenze del paziente, e infine l'evaluazione degli esiti delle decisioni prese. Questo approccio permette di garantire la qualità e l'efficacia degli interventi sanitari, promuovendo interventi concretamente utili al miglioramento delle condizioni di salute individuali e collettive.

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Come si chiama il processo mediante il quale vengono selezionati individui per uno studio, in modo tale che rappresentino l'intera popolazione da cui sono stati estratti?














La risposta corretta è la B
Il processo mediante il quale vengono selezionati individui per uno studio affinché rappresentino l'intera popolazione da cui sono stati estratti si chiama campionamento. Questa metodologia è cruciale nella ricerca scientifica per assicurare che i risultati siano applicabili a un gruppo ben più ampio di quello effettivamente analizzato. Il campionamento serve a ridurre il rischio di bias, ovvero di errori sistematici, garantendo che il campione rifletta le caratteristiche della popolazione generale. Questa strategia permette agli studiosi di fare previsioni e inferenze sulla popolazione totale basandosi su un sottoinsieme di questa. Affinché un campione sia rappresentativo, diverse tecniche di campionamento possono essere impiegate, inclusi campionamenti randomizzati, stratificati, a grappolo, e altri ancora, ognuno con specifiche applicazioni e vantaggi a seconda del contesto dello studio e degli obiettivi della ricerca. Queste tecniche mirano a massimizzare la precisione e la validità degli studi, minimizzando al contempo il rischio di distorsioni.

63 di 64 Domande

Sei l'infermiere della chirurgia e nell'analizzare le metodologie di preparazione dei pazienti allintervento chirurgico, ti accorgi che esiste una discreta variabilita' delle pratiche infermieristiche adottate. Con un gruppo di colleghi decidi che e' prioritario omogeneizzare la gestione del percorso peri-operatorio del paziente. Ti impegni a cercare Linee Guida pertinenti. Su quale database/motore di ricerca hai maggior probabilita' di trovare rapidamente le Linee Guida?














La risposta corretta è la B
Nell'affrontare la variabilità delle pratiche infermieristiche preparatorie all'intervento chirurgico, si ritiene necessario consultare un database specializzato per trovare Linee Guida pertinenti. La risposta corretta è "Joanna Briggs", poiché questo istituto offre accesso a un'ampia collezione di evidenze basate su revisioni sistematiche, procedure, raccomandazioni e Linee Guida nell'ambito delle cure infermieristiche e sanitarie. La scelta di Joanna Briggs Institute (JBI) si basa sulla sua specifica finalità di fornire high-quality evidence, utile per i professionisti dell'assistenza sanitaria nella decisione delle migliori pratiche cliniche. Infatti, il JBI si concentra sull'identificazione, valutazione e sintesi delle ricerche basate sull'evidenza, rendendole praticamente applicabili ai contesti clinici, amministrativi e educativi nel campo sanitario. Ciò implica che per un'infermiera o un team clinico alla ricerca di Linee Guida normate e affidabili per uniformare il percorso peri-operatorio dei pazienti, Joanna Briggs è il riferimento ottimale. La piattaforma mette a disposizione studi critici, tool di valutazione e strumenti per l'implementazione delle migliori pratiche basate su prove di efficacia, garantendo così un approccio standardizzato e di alta qualità alla cura dei pazienti in fase pre e post-operatoria.

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Con l'obiettivo di verificare l'efficacia della visita pre-operatoria da parte della nurse di anestesia, un team infermieristico ha realizzato uno studio in due centri diversi esponendo il primo gruppo di pazienti alla visita preoperatoria (infermiere di sala operatoria che incontra la sera prima il paziente candidato all'intervento per accertare lo stato emotivo e informarlo su quello che accadra'); nell'altra chirurgia, molto simile per tipologia di pazienti, e' stata invece garantita l'assistenza infermieristica di routine. Dai dati che ti sono stati forniti si tratta:














La risposta corretta è la D
La domanda chiedeva di identificare la natura dello studio basato sulla visita pre-operatoria da parte della nurse di anestesia. La risposta corretta è : si tratta di uno studio quasi sperimentale. Questo tipo di indagine si caratterizza per la presenza di un gruppo di controllo e di un gruppo sperimentale, i quali non sono stati assegnati casualmente. Nello specifico, l’ intervento della nurse di anestesia rappresenta la variabile indipendente la cui efficacia viene valutata in termini di conseguenze sullo stato emotivo e sull'informazione fornita ai pazienti preoperatori. La mancata randomizzazione dei partecipanti e il controllo diretto sull'assegnazione al gruppo sperimentale o di controllo definiscono lo studio come quasi sperimentale. La particolarità degli studi quasi sperimentali è quella di valutare l’ effetto di un trattamento o di un'intervento in condizioni controllate, anche se l’ assegnazione casuale dei soggetti non è possibile per ragioni etiche, pratiche o di disegno dello studio stesso. Tali studi sono particolarmente utili in ambito sanitario per analizzare l’ impatto di nuove pratiche cliniche o interventi educativi quando gli esperimenti randomizzati non sono realizzabili. Questo approccio permette di ottenere indicazioni utili sulla possibile efficacia di un trattamento pur in assenza di una randomizzazione, pur tenendo presente che la mancanza di assegnazione casuale può incrementare il rischio di bias.

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