Simulazione

Cliccando in alto a destra sul pulsante 2 è possibile "Consegnare", "Salvare e Interrompere", "Salvare e Continuare" il compito.

1 di 92 Domande

Il signor Rossi ha il gruppo sanguigno 0, mentre la signora Rossi ha il gruppo sanguigno AB. Indica quale delle seguenti previsioni riguardante il gruppo sanguigno dei loro figli ti sembra possibile:














La risposta corretta e' la '

Metà dei figli avrà il gruppo A e metà il gruppo B, indipendentemente dal sesso

'.


2 di 92 Domande

L'ossigeno diffonde liberamente attraverso la membrana delle cellule. Quando passa dall'ambiente esterno all'interno significa che:














La risposta corretta e' la '

Il movimento avviene secondo gradiente

'.


3 di 92 Domande

I legamenti servono a:














La risposta corretta e' la '

Connettere le ossa tra loro, mantenendole in posizione appropriata

'.


4 di 92 Domande

Il principale tampone all'interno delle cellule per mantenere invariato il pH è la coppia H2PO4- e HPO42-. Quali dell seguenti reazioni tampona un aumento del pH?














La risposta corretta e' la '

H2PO4-+OH ---> HPO42- +H2O

'.


5 di 92 Domande

La presenza del flusso mestruale:














La risposta corretta è la E
La presenza del flusso mestruale: indica che non è avvenuta fecondazione. Il mestruo è la desquamazione dell’endometrio dovuta al brusco calo di progesterone ed estrogeni che segue la regressione del corpo luteo quando l’ovocita non viene fecondato o, soprattutto, quando non avviene impianto; in assenza di embrione vitale non viene prodotta hCG, l’ormone che mantiene il corpo luteo e i livelli di progesterone. Se invece fecondazione e impianto avvengono, il trofoblasto secerne hCG, il corpo luteo persiste, l’endometrio resta secretivo e il flusso mestruale è inibito. Eventuali perdite ematiche in gravidanza precoce (spotting o “sanguinamento da impianto”) non sono un vero ciclo mestruale.

6 di 92 Domande

Un batterio che produce insulina umana:














La risposta corretta e' la '

contiene un gene estraneo e lo esprime

'.


7 di 92 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


8 di 92 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

9 di 92 Domande

Quale tra i seguenti completamenti NON è corretto? I trasposoni sono sequenze di DNA che ...














La risposta corretta e' la '

Sono responsabili della trasformazione batterica

'.


10 di 92 Domande

Cosa sono gli introni?














La risposta corretta e' la 'Sequenze non codificanti di un gene strutturale che interrompono la sequenza codificante'.


11 di 92 Domande

Quale dei seguenti termini NON corrisponde a un pigmento fotosintetico?














La risposta corretta è la D
Quale dei seguenti termini NON corrisponde a un pigmento fotosintetico? Rodopsina. La rodopsina è un fotorecettore retinico degli animali, costituito da una proteina opsina legata al 11-cis-retinale; l’assorbimento di un fotone induce l’isomerizzazione a tutto-trans e attiva una cascata di trasduzione via proteine G per la visione. I pigmenti fotosintetici, invece, come clorofille (a, b), carotenoidi e ficobiline, raccolgono luce per alimentare il trasporto elettronico dei fotosistemi I e II in cloroplasti e cianobatteri, generando NADPH e un gradiente protonico per l’ATP. La rodopsina non entra in alcun fotosistema, non trasferisce elettroni lungo una catena fotosintetica e non contribuisce alla fissazione della CO2 nel ciclo di Calvin. Da non confondere con la batteriorodopsina degli Archaea, che è una pompa protonica fotodipendente per fototrofia non fotosintetica, priva di trasporto elettronico e di assimilazione autotrofa del carbonio. Per questi motivi la rodopsina non è classificata come pigmento fotosintetico.

12 di 92 Domande

Quali delle seguenti affermazioni NON è corretta:














La risposta corretta e' la '

i virus contengono solo DNA

'.


13 di 92 Domande

Lo schema rappresenta il processo di:

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La risposta corretta è la E
Lo schema rappresenta il processo di splicing. Nelle cellule eucariotiche lo splicing rimuove gli introni dal pre-mRNA e salda insieme gli esoni tramite due reazioni di transesterificazione catalizzate dallo spliceosoma, un complesso di snRNP (U1, U2, U4/U6, U5). Il macchinario riconosce sequenze consenso al sito donatore 5' (tipicamente GU), il punto di ramificazione contenente un’adenosina e il sito accettore 3' (tipicamente AG), formando un lariat intronico che viene escisso. Il risultato è un mRNA maturo con esoni contigui idoneo all’esportazione nucleare e alla traduzione. Uno schema con cappio a lazo, siti di giunzione e complesso spliceosomiale distingue chiaramente lo splicing da trascrizione, capping o poliadenilazione e può anche suggerire splicing alternativo, responsabile di isoforme proteiche diverse da un singolo gene.

14 di 92 Domande

Il grafico rappresenta il processo della digestione chimica di zuccheri, proteine e grassi lungo il tubo digerente, qui suddiviso in 5 settori uguali. Le proteine vengono digerite nei settori:

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La risposta corretta è la A
Il grafico rappresenta il processo della digestione chimica di zuccheri, proteine e grassi lungo il tubo digerente, qui suddiviso in 5 settori uguali; le proteine vengono digerite nei settori: 3 e 4. Questo perché la proteolisi inizia nello stomaco (settore 3) grazie alla pepsina attiva in ambiente fortemente acido, che rompe i legami peptidici generando peptidi più piccoli; prosegue poi nel tenue (settore 4), in particolare nel duodeno e nel digiuno, dove gli enzimi pancreatici (tripisina, chimotripsina, elastasi, carbossipeptidasi), attivati dall’enteropeptidasi, completano l’idrolisi in oligopeptidi e amminoacidi con l’ausilio delle peptidasi del bordo a spazzola enterocitario. La bocca (settore 1) non presenta una significativa digestione proteica, l’esofago (settore 2) è solo di transito, mentre nel colon (settore 5) non avviene digestione enzimatica rilevante delle proteine alimentari. L’assorbimento finale degli amminoacidi avviene nell’intestino tenue, coerentemente con l’intensa attività digestiva del settore 4.

15 di 92 Domande

In una razza di cani il carattere"assenza di pelo" è dovuto al genotipo eterozigote Hh. I cani con pelo normale sono omozigoti recessivi (hh); il genotipo omozigote dominante (HH) è letale e gli individui nascono morti. Dall'incrocio tra due cani mancanti di pelo, con quale frequenza si hanno cuccioli a pelo normale, sul totale dei cuccioli nati vivi?














La risposta corretta e' la '

1/3

'.


16 di 92 Domande

Quanti elettroni, protoni e neutroni ha, nell'ordine, lo ione H- ?














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quanti elettroni, protoni e neutroni ha, nell'ordine, lo ione H?, e la risposta corretta è "2 1 0". Lo ione H? è un atomo di idrogeno che ha acquisito un elettrone in più rispetto al suo stato neutro. Un atomo di idrogeno neutro possiede un protone e un elettrone. Quando l'idrogeno acquista un ulteriore elettrone, diventa uno ione H?, con un totale di due elettroni. Tuttavia, l'idrogeno ha un numero di massa pari a 1, il che significa che non ha neutroni nel suo nucleo. Pertanto, lo ione H? ha due elettroni, un protone e zero neutroni, confermando che la risposta "2 1 0" è corretta.

17 di 92 Domande

Due elettroni del terzo livello energetico non possono avere:














La risposta corretta è la D
Due elettroni del terzo livello energetico non possono avere numero quantico magnetico uguale a 3. Questa affermazione è corretta perché il numero quantico magnetico, indicato con m, determina l'orientazione dell'orbitale nello spazio ed è legato al numero quantico azimutale l, che per il terzo livello energetico (n=3) può assumere i valori di 0, 1 e 2, corrispondenti rispettivamente agli orbitali s, p e d. Il numero quantico magnetico m può variare tra -l e +l, includendo lo zero, quindi per l=2 (orbitali d) i valori possibili di m sono -2, -1, 0, 1 e 2. Pertanto, un numero quantico magnetico di 3 non è possibile per il terzo livello energetico, poiché supera il valore massimo consentito di 2 per l=2.

18 di 92 Domande

La costante di equilibrio di una reazione chimica, all'aumentare della temperatura:














La risposta corretta è la D
La costante di equilibrio di una reazione chimica, all'aumentare della temperatura, può aumentare o diminuire, a seconda della reazione. Questo fenomeno è spiegato dal principio di Le Chatelier, che afferma che un sistema in equilibrio reagisce a un cambiamento esterno in modo da contrastare tale cambiamento. Se una reazione è esotermica, un aumento di temperatura provoca uno spostamento dell'equilibrio verso i reagenti, diminuendo la costante di equilibrio. Al contrario, in una reazione endotermica, l'aumento di temperatura favorisce i prodotti, aumentando la costante di equilibrio. La dipendenza della costante di equilibrio dalla temperatura è descritta matematicamente dall'equazione di van 't Hoff, che collega la variazione della costante di equilibrio alla variazione di entalpia della reazione. In sintesi, la risposta corretta riflette la complessità delle interazioni termodinamiche che determinano il comportamento delle reazioni chimiche in funzione della temperatura.

19 di 92 Domande

Una retta forma con il semiasse positivo delle ordinate un angolo di 30° e passa per il punto P(0,1). La sua equazione sarà














La risposta corretta è la E
Una retta forma con il semiasse positivo delle ordinate un angolo di 30° e passa per il punto P(0,1), la sua equazione sarà ?3x-y+1=0. La retta forma un angolo di 30° con il semiasse positivo delle ordinate, il che implica che l'angolo con l'asse delle ascisse è di 60° dato che gli angoli complementari sommano a 90°. La pendenza m della retta è data dalla tangente dell'angolo con l'asse delle ascisse, quindi m = tan(60°) = ?3. L'equazione della retta in forma esplicita è y = mx + q. Dato che la retta passa per il punto P(0,1), possiamo sostituire i valori di x e y nell'equazione per trovare q: 1 = ?3*0 + q, quindi q = 1. Pertanto, l'equazione della retta diventa y = ?3x + 1. Per scriverla in forma implicita, portiamo tutti i termini a sinistra: ?3x - y + 1 = 0, che è l'equazione richiesta.

20 di 92 Domande

Luca arriva in ritardo in classe una volta su 3 e quando arriva puntuale davanti a scuola, si attarda al bar con gli amici una volta su quattro. Qual e' la probabilita' che Luca entri puntualmente in classe?














La risposta corretta è la E
La domanda chiede: "Qual è la probabilità che Luca entri puntualmente in classe?" e la risposta corretta è 1/2. Per determinare la probabilità che Luca entri puntualmente in classe, dobbiamo considerare due eventi: la probabilità che arrivi puntuale a scuola, che è 2/3, e la probabilità che, una volta arrivato puntuale, non si attardi al bar, che è 3/4. La probabilità che Luca sia puntuale in classe è quindi il prodotto di queste due probabilità, poiché si tratta di eventi indipendenti successivi. Calcoliamo il prodotto: (2/3) * (3/4) = 6/12, che si semplifica a 1/2. Pertanto, la probabilità che Luca entri puntualmente in classe è correttamente 1/2.

21 di 92 Domande

Quale fra le seguenti relazioni goniometriche è vera per ogni valore di α?














La risposta corretta è la B
La relazione goniometrica vera per ogni valore di ? è sen 2? = 2sen ? cos ?. Questa equazione rappresenta una delle identità goniometriche fondamentali conosciute come la formula di duplicazione per il seno, che esprime il seno di un angolo doppio in termini dei seni e coseni dell'angolo originale. La formula è derivata dalle identità di somma degli angoli, in particolare dalla relazione sen(a + b) = sen a cos b + cos a sen b, applicata al caso in cui a e b sono uguali. Quando sostituiamo a e b con ?, otteniamo sen(? + ?) = sen ? cos ? + cos ? sen ?, che si semplifica a sen 2? = 2sen ? cos ?. Questa identità è valida per ogni valore reale di ?, poiché si basa su proprietà intrinseche delle funzioni seno e coseno, che sono periodiche e continue su tutto il dominio dei numeri reali, rendendo la relazione applicabile universalmente in contesti matematici e fisici.

22 di 92 Domande

Nicolò possiede delle biglie di diverso diametro ma tutte dello stesso materiale. Nicolò ripone in tre scatole uguali a forma di cubo le biglie in modo che: 1) tutte le scatole siano riempite di biglie dello stesso diametro, 2) le scatole siano completamente piene, 3) in ogni scatola ogni strato di biglie sia composto dallo stesso numero di biglie (differente da scatola a scatola), 4) in ogni strato le biglie tocchino i lati della scatola. Se Nicolò riempie la scatola S1 con 125 biglie, la scatola S2 con 27 biglie e la scatola S3 con 64 biglie quale delle tre scatole avrà peso maggiore?














La risposta corretta è la A
Nicolò riempie tre scatole cubiche con biglie di diverso diametro ma dello stesso materiale, e la risposta corretta è che tutte le scatole hanno lo stesso peso. Questo perché il peso delle scatole dipende dal volume del materiale che le riempie. Poiché le scatole sono cubiche e completamente riempite, il volume di ciascuna scatola è uguale al volume del cubo stesso. Le biglie, pur avendo diametri diversi, occupano complessivamente lo stesso volume in ciascuna scatola, poiché il numero totale di biglie in ogni scatola è dato dal cubo di un numero intero (5³ = 125, 3³ = 27, 4³ = 64). Questo significa che il volume totale occupato dalle biglie in ciascuna scatola è lo stesso, e poiché il materiale è lo stesso, anche il peso sarà identico per tutte le scatole.

23 di 92 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


24 di 92 Domande

Una speciazione allopatrica può verificarsi:














La risposta corretta e' la '

Se due popolazioni della stessa specie si trovano separate geograficamente 

'.


25 di 92 Domande

Quale tra le seguenti scritture indica lo ione bromato?














La risposta corretta è la B
La domanda chiede quale tra le seguenti scritture indica lo ione bromato e la risposta corretta è BrO??. Lo ione bromato è un anione poliatomico composto da un atomo di bromo legato a tre atomi di ossigeno, con una carica negativa complessiva di -1. La formula chimica corretta per lo ione bromato è BrO?? e non BrO?? come indicato nella risposta errata. Gli ioni bromato sono comunemente presenti nei composti chimici in cui il bromo si trova nello stato di ossidazione +5. È importante notare che la presenza di un numero diverso di atomi di ossigeno, come nel caso di BrO??, indicherebbe una specie chimica diversa e non corretta per lo ione bromato. Pertanto, la risposta corretta dovrebbe essere BrO??.

26 di 92 Domande

In merito al processo della meiosi, quale delle seguenti affermazioni è ERRATA?














La risposta corretta e' la '

Le cellule figlie sono genotipicamente identiche alla cellula madre

'.


27 di 92 Domande

Brano I
Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull’argomento.

Curare il diabete non è mai stato così semplice. Dall'ippocampo e dal bulbo olfattivo, nella parte frontale del cervello, si possono ricavare, in maniera molto semplice e poco invasiva, moltissime cellule staminali ancora non specializzate e quindi capaci di trasformarsi. Queste cellule, una volta impiantate nel pancreas, diventano spontaneamente cellule beta in grado di controllare il livello di glucosio nel sangue e di produrre grandi quantità di insulina. E il gioco è fatto.La ricerca, pubblicata sull'"EMBO Molecular Medicine Journal", è stata portata avanti dal team di Tomoko Kuwabara dell'istituto AIST di Tsukuba. Lo studio è stato condotto su topi da laboratorio e, se dovesse risultare applicabile anche per l'uomo, costituirebbe la cura definitiva alla malattia che, ogni anno, uccide 200 milioni di persone in tutto il mondo.
"La scoperta di cellule staminali che si rinnovano illimitatamente fa crescere grandi aspettative per il loro uso nella medicina rigenerativa. L'isolamento e la coltivazione di queste cellule, come risorsa rinnovabile di cellule beta, costituirebbe un incredibile passo avanti": è quanto hanno scritto Onur Basak e Hans Clevers, dell'istituto Hubrecht di ricerca e sviluppo delle cellule staminali, in un commento allo studio. Lo scorso 12 gennaio è morto Ernest McCulloch, colui che dimostrò l'esistenza delle staminali insieme al suo collega James Till ed effettuò i primi esperimenti in laboratorio. Il suo lavoro ha rivoluzionato la biologia cellulare e la battaglia contro le leucemie. Come dichiarò la Fondazione canadese delle cellule staminali in seguito alla sua morte, "gli scienziati di tutto il mondo possono considerarsi suoi eredi, e la sua influenza cresce parallelamente al progresso dei loro lavori". (Valeria Dammicco, Il Quotidiano Italiano)
Da quale parte del cervello si possono ricavare cellule staminali? (vedi Brano I) 














La risposta corretta e' la '

Da diverse zone

'.


28 di 92 Domande

La maggior parte dei gatti con mantello arancione è di sesso maschile in quanto: 














La risposta corretta e' la '

 Il gene per il colore arancione del mantello si trova sul cromosoma X 

'.


29 di 92 Domande

Se l'ossido di potassio reagisce con l'acqua si forma














La risposta corretta è la B
La domanda chiede cosa si forma quando l'ossido di potassio reagisce con l'acqua e la risposta corretta è che si forma una soluzione basica. Quando l'ossido di potassio (K?O) viene a contatto con l'acqua, avviene una reazione chimica che porta alla formazione di idrossido di potassio (KOH), una base forte. Questa reazione può essere rappresentata dall'equazione chimica: K?O + H?O ? 2 KOH. L'idrossido di potassio si dissocia completamente in acqua, rilasciando ioni potassio (K?) e ioni idrossido (OH?), che sono responsabili dell'aumento del pH della soluzione, rendendola basica. Il rilascio di ioni OH? è caratteristico delle soluzioni basiche, che hanno un pH maggiore di 7. Pertanto, la reazione dell'ossido di potassio con l'acqua porta alla formazione di una soluzione basica a causa della produzione di idrossido di potassio.

30 di 92 Domande

- Quando si propaga un impulso nervoso (o potenziale d'azione):














La risposta corretta è la B
Alla domanda "Quando si propaga un impulso nervoso (o potenziale d'azione):" la risposta corretta è: "Si aprono le proteine canale del sodio". La depolarizzazione della membrana fino alla soglia attiva i canali del sodio voltaggio-dipendenti, consentendo un rapido ingresso di Na+ lungo il gradiente elettrochimico. Questo ingresso rende il potenziale di membrana più positivo, instaurando un feedback positivo che determina la fase ascendente del potenziale d’azione. Successivamente i canali del sodio si inattivano e si aprono quelli del potassio, favorendo la ripolarizzazione. La cinetica di apertura/inattivazione e la distribuzione dei canali generano il periodo refrattario, che assicura la propagazione unidirezionale. Nei neuroni mielinizzati i canali del sodio sono concentrati nei nodi di Ranvier, consentendo la conduzione saltatoria. In sintesi, l’apertura dei canali del sodio è l’evento iniziale indispensabile per l’avvio e la propagazione del potenziale d’azione lungo l’assone.

31 di 92 Domande

Dall’osservazione della figura, si può dedurre che essa rappresenta:

product image













La risposta corretta è la D
Dall’osservazione della figura, si può dedurre che essa rappresenta: l’anafase della 1^ divisione meiotica. In anafase I si separano i cromosomi omologhi di ciascun bivalente, già andati incontro a crossing-over, con terminalizzazione dei chiasmi e migrazione ai poli opposti, mentre le cromatidi sorelle restano unite al centromero grazie alla coesina protetta (shugoshin), formando diadi e determinando una divisione riduzionale da 2n a n; i cinetocori delle sorelle sono co-orientati verso lo stesso polo, a differenza di mitosi/anafase II dove si separano le cromatidi sorelle. La figura tipica mostra cromosomi interi (non singole cromatidi) a forma di V/U che si allontanano, con fusi che si accorciano verso poli opposti. L’assenza di scissione del centromero e la segregazione degli omologhi sono i segni distintivi che confermano l’anafase I.

32 di 92 Domande

Qual è la formula generale degli alcani? (n=1,2,3,4...)














La risposta corretta è la B
La formula generale degli alcani è CnH?n+2. Questa formula è corretta perché gli alcani sono idrocarburi saturi, il che significa che contengono solo legami semplici tra gli atomi di carbonio, e ogni carbonio è ibridato sp³. La formula CnH?n+2 deriva dal fatto che ogni atomo di carbonio si lega a quattro atomi, massimizzando così il numero di atomi di idrogeno che possono essere legati alla catena carboniosa. Per ogni atomo di carbonio aggiunto alla catena, vengono aggiunti due atomi di idrogeno in più rispetto al numero di carbonio, più due atomi di idrogeno per i due carboni terminali. Questo schema si applica indipendentemente dalla lunghezza della catena, rendendo la formula CnH?n+2 una rappresentazione generale per tutti gli alcani lineari.

33 di 92 Domande

Indicare la sequenza corretta delle diverse fasi della mitosi: 














La risposta corretta è la E
La sequenza corretta delle fasi della mitosi è profase, metafase, anafase, telofase. La mitosi è la divisione del nucleo che, al termine, genera due cellule figlie geneticamente identiche; avviene dopo l’interfase (G1, S, G2) e fa parte della fase M. In profase la cromatina si condensa in cromosomi visibili, ciascuno composto da due cromatidi fratelli uniti al centromero; i centrosomi si separano e iniziano a organizzare il fuso mitotico, il nucleolo scompare. Nella transizione spesso chiamata prometafase (talvolta inclusa nella profase nei testi più sintetici) si frammenta l’involucro nucleare e i microtubuli del fuso si attaccano ai cinetocori dei cromosomi. Segue la metafase, in cui tutti i cromosomi si allineano al piano equatoriale (piastra metafasica) con attacco bipolare ai microtubuli. Qui opera il checkpoint del fuso, che impedisce l’ingresso in anafase finché ogni cromatidio non è correttamente collegato; ciò previene segregazioni errate. L’anafase inizia quando il complesso di promozione dell’anafase (APC/C) attiva la separasi, che scinde le coesine: i cromatidi fratelli si separano e vengono trascinati verso poli opposti, mentre il fuso si allunga per distanziare i poli. In telofase i cromosomi arrivati ai poli iniziano a decondensarsi, si riformano gli invogli nucleari e ricompaiono i nucleoli; il fuso si disassembla. La citocinesi, pur temporalmente sovrapposta alla telofase, è un processo distinto: l’anello contrattile di actina-miosina strozza il citoplasma fino a separare le due cellule figlie. Questa sequenza è cruciale in clinica perché molte terapie antitumorali colpiscono la mitosi: taxani e alcaloidi della vinca perturbano i microtubuli, bloccando le cellule in metafase e inducendo apoptosi. Alterazioni del checkpoint del fuso o della coesione cromatidica causano instabilità cromosomica e aneuploidia, caratteristiche comuni di molte neoplasie; errori mitotici possono anche produrre mosaicismi. In anatomia patologica, il conteggio delle figure mitotiche riflette l’attività proliferativa tumorale e contribuisce alla stadiazione istologica. Comprendere l’ordine e gli eventi di ciascuna fase aiuta quindi a interpretare sia la fisiologia cellulare sia i meccanismi d’azione e gli effetti collaterali dei farmaci antimitotici.

34 di 92 Domande

Il genoma nucleare














La risposta corretta e' la '

Non considerando eventuali mutazioni, è identico in tutte le cellule somatiche di un individuo.

'.


35 di 92 Domande

In una soluzione che ha pH 7 la concentrazione di ioni OH- è:














La risposta corretta è la A
In una soluzione che ha pH 7 la concentrazione di ioni OH? è 10^-7. Questa risposta è corretta perché il pH è una misura della concentrazione di ioni H? in una soluzione acquosa, definita come il logaritmo negativo della concentrazione molare di ioni H?. In una soluzione neutra a 25°C, come l'acqua pura, il pH è 7, il che significa che la concentrazione di ioni H? è 10^-7 M. Poiché il prodotto ionico dell'acqua (Kw) è 1,0 x 10^-14 a 25°C, la concentrazione di ioni OH? deve essere tale che [H?][OH?] = Kw. Pertanto, se [H?] è 10^-7 M, allora [OH?] deve essere anch'essa 10^-7 M per soddisfare l'equilibrio ionico dell'acqua, confermando che in condizioni neutre la concentrazione di ioni OH? è uguale a quella di ioni H?.

36 di 92 Domande

Gli alogeni hanno affinità per gli elettroni














La risposta corretta è la A
Gli alogeni hanno affinità per gli elettroni superiore a quella dei metalli. Questo perché gli alogeni, situati nel gruppo 17 della tavola periodica, hanno configurazioni elettroniche che si avvicinano al completamento del loro ottetto, necessitando di un solo elettrone per raggiungere una configurazione elettronica stabile simile a quella dei gas nobili. Di conseguenza, hanno una forte tendenza ad attrarre elettroni, manifestando un'elevata affinità elettronica. I metalli, al contrario, sono generalmente situati nei gruppi 1 e 2 e tendono a perdere elettroni per raggiungere la stabilità, avendo quindi un'affinità elettronica molto più bassa. Questa differenza fondamentale nei comportamenti chimici è dovuta alla struttura elettronica e alla posizione degli elementi nella tavola periodica, dove gli alogeni sono non metalli con elevata elettronegatività e i metalli tendono invece a formare cationi.

37 di 92 Domande

Da un incrocio fra individui con fenotipi AB e ab si ottiene una discendenza con il 50% di fenotipi Ab e il 50% di fenotipi aB. Qual è il genotipo dei genitori con fenotipo AB?














La risposta corretta e' la '

AaBb per caratteri associati.

'.


38 di 92 Domande

Se non avvengono mutazioni durante la gametogenesi dei genitori, quale delle seguenti situazioni NON si può verificare nelle malattie genetiche monofattoriali recessive?














La risposta corretta e' la '

Due genitori malati hanno un figlio sano.

'.


39 di 92 Domande

Quale combinazione di fattori causa sicuramente un aumento della velocità di una reazione?














La risposta corretta è la D
La combinazione di fattori che causa sicuramente un aumento della velocità di una reazione è l'aumento della temperatura e l'aumento della concentrazione dei reagenti. L'aumento della temperatura fornisce alle particelle una maggiore energia cinetica, il che aumenta la frequenza e l'energia delle collisioni tra le particelle stesse, rendendo più probabile che le collisioni superino l'energia di attivazione necessaria per la reazione. Parallelamente, un aumento della concentrazione dei reagenti implica un maggior numero di particelle per unità di volume, il che aumenta ulteriormente la frequenza delle collisioni. Entrambi questi fattori aumentano la probabilità che le particelle reagiscano tra loro, accelerando così la velocità complessiva della reazione.

40 di 92 Domande

La Kw dell’acqua in una soluzione 10?2 M di KCl a 25°C è:














La risposta corretta e' la ' 10-14 '.


41 di 92 Domande

Un elemento X, appartenente al periodo 3, forma con l'ossigeno un ossido che sciolto in acqua forma una soluzione acida. La formula di tale ossido è X2O3. Lo stesso elemento X si può legare all'idrogeno formando un composto di formula XH3. Di quale elemento si tratta?














La risposta corretta e' la ' Fosforo '.


42 di 92 Domande

Bilanciare la seguente reazione:
Br2 + S + H2O => HBr + H2SO4














La risposta corretta è la A
La reazione Br? + S + H?O => HBr + H?SO? è bilanciata con i coefficienti 3, 1, 4, 6, 1. Per bilanciare la reazione, si inizia determinando il numero di atomi di ciascun elemento su entrambi i lati dell'equazione. Partendo dal bromo, si ha Br? a sinistra, quindi servono 6 molecole di HBr a destra per avere 6 atomi di Br. Per lo zolfo, 1 atomo di S a sinistra corrisponde a 1 molecola di H?SO? a destra. Per l'idrogeno, 4 molecole di H?O forniscono 8 atomi di H, che sono distribuiti come 6 in HBr e 2 in H?SO?. Infine, per l'ossigeno, 4 molecole di H?O forniscono 4 atomi di O, che corrispondono ai 4 atomi di O nella molecola di H?SO?. Con questi coefficienti, la reazione è bilanciata poiché il numero di atomi di ciascun elemento è lo stesso su entrambi i lati dell'equazione.

43 di 92 Domande

Se una soluzione acquosa di H2SO4 ha una molarità 2 M, qual è la sua normalità ?














La risposta corretta è la C
Una soluzione acquosa di H?SO? con molarità 2 M ha una normalità di 4 N. La normalità di una soluzione è una misura della concentrazione equivalente e dipende dal numero di equivalenti di soluto per litro di soluzione. L'acido solforico (H?SO?) è un acido diprotico, il che significa che può donare due ioni idrogeno (H?) per molecola. Pertanto, ogni mole di H?SO? produce due equivalenti di H?. Di conseguenza, una soluzione con una molarità di 2 M avrà una normalità di 2 mol/L × 2 equivalenti/mol = 4 N, poiché la normalità è il prodotto della molarità e il numero di equivalenti per mole. Questo spiega perché la normalità della soluzione è 4 N.

44 di 92 Domande

Se si fanno reagire un acido e una base monoprotici in quantità equimolecolari, la soluzione risultante:














La risposta corretta e' la ' dipende dalla forza relativa dell’acido e della base '.


45 di 92 Domande

In 100 ml di una soluzione 2M sono presenti 6 grammi di soluto. Qual è la massa molecolare del soluto in u (unità di massa atomica)?














La risposta corretta e' la ' 30 '.


46 di 92 Domande

Nell'aria dell’ atmosfera terrestre sono presenti, in quantità variabili:














La risposta corretta è la C
Nell’aria dell’atmosfera terrestre sono presenti, in quantità variabili: azoto, ossigeno, piccole quantità di altri gas, pulviscolo e microrganismi. Questa è corretta perché l’atmosfera secca è composta per circa il 78% da azoto (N?) e per il 21% da ossigeno (O?), mentre il restante ~1% comprende gas in tracce come argon, anidride carbonica, neon, elio, metano, ozono e vapore acqueo in quantità molto variabile (0–4%) che rientra tra gli “altri gas”. Il termine “quantità variabili” riflette le fluttuazioni spaziali e temporali dovute a meteo, altitudine, stagionalità e inquinamento. Il pulviscolo indica aerosol solidi o liquidi (polveri minerali, sale marino, fuliggine, solfati) sospesi nell’aria, cruciali anche come nuclei di condensazione per le nuvole. I microrganismi (batteri, spore fungine, virus, pollini) formano bioaerosol trasportati dal vento, presenti soprattutto nella troposfera e con concentrazioni influenzate da suolo, vegetazione e attività umane.

47 di 92 Domande

In chimica organica, un'ammina secondaria indica un composto contenente:














La risposta corretta è la E
In chimica organica, un'ammina secondaria indica un composto contenente un atomo di azoto a cui sono legati due gruppi alchilici o arilici. Questa definizione è corretta perché le ammine sono composti organici derivati dall'ammoniaca (NH?) in cui uno o più atomi di idrogeno sono sostituiti da gruppi alchilici o arilici. Nelle ammine secondarie, due di questi atomi di idrogeno sono sostituiti, lasciando l'atomo di azoto legato a due catene carboniose e un idrogeno residuo. Questo distingue le ammine secondarie dalle ammine primarie, dove solo un atomo di idrogeno è sostituito, e dalle ammine terziarie, in cui tutti e tre gli atomi di idrogeno sono sostituiti. La presenza di due gruppi alchilici o arilici conferisce alle ammine secondarie specifiche proprietà chimiche e fisiche, come la capacità di formare legami a idrogeno meno forti rispetto alle ammine primarie, influenzando la loro solubilità e punto di ebollizione.

48 di 92 Domande

Quale delle seguenti affermazioni sul numero quantico principale è ERRATA?














La risposta corretta e' la ' In un atomo, lo stato a energia inferiore ha n = 0 '.


49 di 92 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


50 di 92 Domande

Le reazioni di ossidoriduzione sono processi chimici nei quali il numero di ossidazione degli atomi varia. Quale delle seguenti affermazioni è corretta?














La risposta corretta è la D
Le reazioni di ossidoriduzione sono processi chimici nei quali il numero di ossidazione degli atomi varia; la risposta corretta è che avviene un passaggio di elettroni da una specie chimica ad un'altra. Questo perché nelle reazioni di ossidoriduzione, anche chiamate redox, si verifica un trasferimento di elettroni tra due specie chimiche: una specie si ossida perdendo elettroni, mentre l'altra si riduce acquistandoli. Il numero di ossidazione di un atomo rappresenta il numero di elettroni persi o guadagnati rispetto allo stato elementare, quindi varia quando avviene un trasferimento di elettroni. Questo processo è fondamentale per molte reazioni chimiche, incluse quelle che avvengono nelle batterie e nei processi biologici come la respirazione cellulare. L'ossidante è la specie che accetta gli elettroni, mentre il riducente è quella che li cede, e il cambiamento nel numero di ossidazione di queste specie conferma il passaggio di elettroni.

51 di 92 Domande

La reazione di combustione della materia organica è un'ossidazione. I gas prodotti dalla reazione possono essere:














La risposta corretta è la B
La reazione di combustione della materia organica è un'ossidazione e i gas prodotti dalla reazione possono essere di vario tipo. Durante la combustione della materia organica, le molecole contenenti carbonio e idrogeno reagiscono con l'ossigeno per formare principalmente anidride carbonica (CO?) e vapore acqueo (H?O), ma la composizione dei prodotti gassosi può variare in base alla natura del materiale combusto, alla temperatura della reazione e alla disponibilità di ossigeno. In condizioni di ossigeno limitato, possono formarsi monossido di carbonio (CO) e altri composti parzialmente ossidati come gli idrocarburi incombusti. Inoltre, la presenza di altri elementi nella materia organica, come zolfo e azoto, può portare alla formazione di gas come anidride solforosa (SO?) e ossidi di azoto (NO?). Pertanto, la variabilità dei gas prodotti è influenzata da diversi fattori chimici e fisici che caratterizzano la combustione.

52 di 92 Domande

In natura gli enzimi di restrizione:














La risposta corretta è la A
In natura gli enzimi di restrizione: sono prodotti dai batteri come difesa dalle infezioni virali. Queste endonucleasi riconoscono sequenze specifiche di DNA, spesso palindromiche, e tagliano i legami fosfodiesterici del DNA estraneo, in particolare quello dei batteriofagi. Agiscono in coppia con un sistema di modificazione (metiltransferasi) che metila le stesse sequenze sul DNA batterico, proteggendolo dall’autodigestione. Il DNA dei fagi, tipicamente non metilato in modo congruente, viene quindi riconosciuto come “non-self” e degradato rapidamente. Esistono diversi tipi (I, II, III, IV), con i di tipo II ampiamente usati in biotecnologia per il taglio preciso in siti di riconoscimento. Questo sistema costituisce una forma di immunità innata nei procarioti, distinta ma complementare ad altri meccanismi come CRISPR-Cas.

53 di 92 Domande

Come si comportano le cellule figlie alla fine della mitosi e della citocinesi rispetto alla cellula madre che si trovava nella fase G1 del ciclo cellulare?














La risposta corretta è la A
Alla fine della mitosi seguita da citocinesi, ciascuna cellula figlia possiede lo stesso numero di cromosomi (2n) e la stessa quantità di DNA (2C) che aveva la cellula madre in fase G1. Il motivo è la sequenza ordinata degli eventi del ciclo cellulare: in G1 la cellula madre ha un contenuto di DNA 2C; durante la fase S il DNA viene replicato, portandolo a 4C senza modificare il numero di cromosomi (restano 2n, ciascuno formato da due cromatidi fratelli). In mitosi, in particolare in anafase, i cromatidi fratelli di ciascun cromosoma si separano grazie al fuso mitotico e vengono distribuiti equamente ai due poli cellulari. La citocinesi divide poi il citoplasma, generando due cellule figlie che entrano in G1 con 2n cromosomi e 2C di DNA, cioè lo stesso assetto cromosomico e la stessa quantità di DNA della cellula madre precedente alla replicazione. In mitosi non avvengono appaiamento dei cromosomi omologhi né crossing-over (tipici della meiosi), per cui le cellule figlie sono geneticamente identiche tra loro e alla cellula madre, a meno di rare mutazioni da errori di replicazione o difetti di segregazione. La fedeltà di questo processo è garantita da checkpoint del ciclo cellulare (G1/S, G2/M e checkpoint del fuso) che monitorano la replicazione e l’allineamento cromosomico. Il nesso clinico è rilevante: errori nella segregazione (nondisgiunzione, lag cromosomico) possono produrre aneuploidie, una caratteristica comune di molte neoplasie e talvolta causa di mosaicismi somatici. Farmaci antimitotici come taxani e alcaloidi della Vinca agiscono sui microtubuli del fuso, perturbando la segregazione e inducendo arresto mitotico e morte cellulare; la loro efficacia e tossicità derivano proprio dal ruolo cruciale del fuso nella distribuzione equa dei cromatidi. In sintesi, la mitosi con citocinesi ripristina in ciascuna figlia lo stesso assetto genetico della cellula madre in G1: stesso numero di cromosomi e identica quantità di DNA.

54 di 92 Domande

Quale delle seguenti affermazioni è vera riguardo alla fase di allungamento della traduzione delle proteine?














La risposta corretta è la A
Nella fase di allungamento della traduzione gli amminoacidi vengono aggiunti uno alla volta alla catena polipeptidica in crescita: è questo il principio cardine che rende corretta l’affermazione. Dopo l’inizio, un aminoacil-tRNA viene portato nel sito A del ribosoma dai fattori di allungamento legati a GTP (EF-Tu nei procarioti, eEF1A negli eucarioti). Solo se l’appaiamento codone-anticodone è corretto, il GTP viene idrolizzato e il tRNA viene stabilizzato nel sito A; questo passaggio contribuisce alla fedeltà del processo. L’RNA ribosomiale del grande subunità, con attività peptidil transferasica, catalizza quindi la formazione del legame peptidico trasferendo l’intera catena dal tRNA nel sito P all’amminoacido sul tRNA nel sito A. Segue la traslocazione di un codone in direzione 5'?3' lungo l’mRNA, mediata da EF-G/eEF2 e da un secondo GTP: il tRNA peptidil passa al sito P, il tRNA deacilato al sito E ed esce, e il sito A si libera per il ciclo successivo. La catena cresce sempre all’estremità carbossilica, generando una proteina con orientamento N?C. Questo schema sottolinea perché altre possibili affermazioni sarebbero errate: gli amminoacidi non vengono aggiunti in blocco o in modo simultaneo; il DNA non partecipa direttamente; l’attività peptidil transferasica è una funzione catalitica dell’rRNA (ribozyme), non di un’enzima proteico; l’energia immediata dell’allungamento deriva dall’idrolisi di GTP, mentre l’ATP è utilizzato prima, nell’amminoacilazione dei tRNA. La rilevanza clinica è ampia perché molti farmaci e tossine colpiscono proprio l’allungamento. Le tetracicline impediscono l’ingresso dell’aminoacil-tRNA nel sito A; gli aminoglicosidi alterano la decodifica aumentando gli errori; il cloramfenicolo inibisce la peptidil transferasi; macrolidi e lincosamidi ostacolano la traslocazione lungo l’mRNA. Nelle cellule eucariotiche, tossine come la tossina difterica e l’esotossina A di Pseudomonas inibiscono eEF2, bloccando la traslocazione e arrestando la sintesi proteica. In sintesi, l’allungamento è un ciclo ripetitivo, altamente regolato e ad alta fedeltà, che aggiunge un singolo amminoacido per volta alla catena nascente.

55 di 92 Domande

Gli spermatociti secondari sono:














La risposta corretta è la C
Gli spermatociti secondari sono cellule aploidi. Nella spermatogenesi, gli spermatogoni diploidi (2n) subiscono mitosi e danno origine agli spermatociti primari, che dopo la fase S hanno DNA duplicato (2n, 4C). La meiosi I è una divisione riduzionale: separa i cromosomi omologhi, non le cromatidi sorelle. Il prodotto sono gli spermatociti secondari, che hanno un assetto cromosomico aploide (n, cioè 23 cromosomi nell’uomo) ma con DNA ancora duplicato (2C, perché ogni cromosoma è composto da due cromatidi sorelle). Queste cellule entrano rapidamente in meiosi II, nella quale si separano le cromatidi, generando spermatidi aploidi con contenuto di DNA 1C. Gli spermatidi poi si differenziano in spermatozoi durante la spermiogenesi senza ulteriori divisioni. La distinzione tra “aploide/diploide” e contenuto di DNA è didatticamente importante: lo spermatocita secondario è aploide per numero di set cromosomici (ha un solo omologo per coppia), ma possiede cromosomi duplicati; di conseguenza porta già un solo cromosoma X o Y. A livello istologico gli spermatociti secondari sono poco rappresentati perché la loro permanenza è breve: passano rapidamente alla meiosi II nella compartimentazione adluminale del tubulo seminifero, sotto il supporto delle cellule del Sertoli e all’interno della barriera emato-testicolare. Il corretto svolgimento della meiosi è clinicamente rilevante. Errori nella meiosi I dello spermatocita primario o nella meiosi II dello spermatocita secondario possono generare spermatozoi disomici o nullisomici, contribuendo ad aneuploidie (per esempio, trisomie) o infertilità maschile. Condizioni che alterano la spermatogenesi, come varicocele, ipogonadismo o ipertermia testicolare, possono ridurre il numero di cellule aploidi mature e aumentare l’aneuploidia spermatica. Sul piano endocrino, FSH e testosterone (mediato da LH sulle cellule di Leydig) sostengono rispettivamente la funzione dei Sertoli e la progressione meiotica. In sintesi, gli spermatociti secondari sono aploidi perché hanno completato la divisione riduzionale della meiosi I, possiedono 23 cromosomi ciascuno ancora duplicato, e costituiscono la tappa immediatamente precedente alla formazione degli spermatidi aploidi definitivi.

56 di 92 Domande

Qual è la conseguenza di un crossing over bilanciato?














La risposta corretta è la E
Il crossing over bilanciato è lo scambio reciproco di segmenti tra cromatidi non fratelli di cromosomi omologhi durante la profase I della meiosi (fase del pachitene), mediato dal complesso sinaptonemale e dalla formazione di chiasmi. Quando lo scambio avviene in modo allineato su regioni omologhe corrispondenti e viene risolto simmetricamente, non si verifica alcuna perdita o guadagno netto di materiale genetico: due cromatidi restano “parentali” e due diventano “ricombinanti”. La conseguenza è che i cromosomi risultanti contengono una nuova combinazione di materiale genetico materno e paterno senza alterare il dosaggio genico. Questo processo genera variabilità genetica nella prole e contribuisce alla corretta segregazione dei cromosomi omologhi, poiché i chiasmi stabilizzano l’appaiamento fino all’anafase I. Dal punto di vista biologico e clinico, il crossing over bilanciato è un evento fisiologico e, di per sé, non causa malattia; è essenziale per la diversità genetica e per ridurre il linkage tra geni, permettendo nuove combinazioni alleliche. La sua assenza o riduzione aumenta il rischio di non-disgiunzione meiotica, con aneuploidie conseguenti. Al contrario, quando lo scambio è sbilanciato (unequal crossing over), per misallineamento tra sequenze ripetute, si generano duplicazioni o delezioni submicroscopiche che possono dare quadri clinici (ad esempio alcune talassemie o neuropatie ereditarie). Questa distinzione chiarisce perché, nella forma bilanciata, l’esito atteso non è patologia né variazione del numero di copie, ma esclusivamente ricombinazione materno-paterna. In pratica, la ricombinazione bilanciata è alla base della mappa genetica e delle stime di rischio in consulenza genetica mediante analisi di linkage; inoltre, il pattern di ricombinazione influisce sulla distribuzione degli aplogruppi e sulle associazioni tra varianti e malattie complesse. In sintesi, il crossing over bilanciato produce cromosomi con combinazioni nuove di materiale materno e paterno mantenendo intatto il contenuto genico complessivo.

57 di 92 Domande

I genomi costituiti da RNA si trovano esclusivamente in:














La risposta corretta è la B
I genomi costituiti da RNA sono caratteristici dei virus e non si riscontrano negli organismi cellulari. In tutti i domini della vita cellulare (Batteri, Archea, Eucarioti), il materiale genetico ereditabile è il DNA; l’RNA svolge funzioni fondamentali (mRNA, rRNA, tRNA, RNA regolatori), ma non costituisce il genoma dell’organismo. Al contrario, molti virus hanno un genoma a RNA, che può essere a singolo filamento a polarità positiva o negativa, oppure a doppio filamento; questi virus codificano enzimi specifici, come l’RNA?dependent RNA polymerase, indispensabile per replicare l’RNA virale poiché le cellule ospiti non possiedono tale attività. I retrovirus, clinicamente rilevanti, hanno un genoma a RNA ma replicano attraverso una fase di DNA mediante la reverse transcriptase, integrandosi poi nel genoma della cellula ospite. La presenza di un genoma a RNA ha implicazioni cliniche importanti. Le polimerasi virali a RNA sono intrinsecamente più error?prone rispetto alle DNA polimerasi cellulari, favorendo alte frequenze di mutazione e la formazione di quasispecie: questo fenomeno contribuisce alla variabilità antigenica e alla rapida evoluzione di virus come influenza, SARS?CoV?2 e virus dell’epatite C, con ricadute su epidemiologia, resistenza ai farmaci e aggiornamento vaccinale. Nella diagnosi, la natura a RNA impone metodiche che prevedono la retrotrascrizione seguita da amplificazione (RT?PCR), oggi standard per molti virus respiratori e sistemici. Sul piano terapeutico, l’unicità degli enzimi virali a RNA rappresenta un bersaglio farmacologico: inibitori della polimerasi (ad esempio per HCV) e della transcriptasi inversa (per HIV) sfruttano differenze chiave tra replicazione virale e processi dell’ospite, migliorando efficacia e selettività. In sintesi, sebbene l’RNA sia ubiquo come molecola funzionale nelle cellule, solo i virus utilizzano l’RNA come materiale genetico ereditabile; questo tratto distintivo spiega molte delle peculiarità biologiche e cliniche dei virus a RNA, dalla diagnosi molecolare alla gestione terapeutica e di sanità pubblica.

58 di 92 Domande

Nei nucleotidi del DNA la base azotata si lega con l’ atomo di:














La risposta corretta e' la ' carbonio in posizione 1’ del desossiribosio '.


59 di 92 Domande

Il processo in cui viene sintetizzata una proteina, sulla base delle informazioni contenute nell’ mRNA, è chiamato:














La risposta corretta e' la ' Traduzione '.


60 di 92 Domande

Secondo le regole di Chargaff, relative ai rapporti tra le 4 basi azotate del DNA:














La risposta corretta e' la ' esiste un rapporto di 1:1 tra le basi puriniche (Adenina – Guanina) e le basi pirimidiniche (Timina – Citosina) contenute nel DNA di una cellula '.


61 di 92 Domande

Qual è l'approccio più rapido ed efficace per ottenere la sequenza codificante dell'insulina umana?














La risposta corretta e' la ' Retrotrascrizione dell’RNA ottenuto a partire da cellule beta del pancreas di persone non affette dal diabete '.


62 di 92 Domande

I ravanelli lunghi incrociati con i ravanelli tondi danno origine a ravanelli ovali. Questo tipo di eredità è :














La risposta corretta è la D
I ravanelli lunghi incrociati con i ravanelli tondi danno origine a ravanelli ovali: questo tipo di eredità è una dominanza incompleta. Nella dominanza incompleta l’eterozigote esprime un fenotipo intermedio perché nessun allele è completamente dominante sull’altro e l’effetto di dose genica produce una morfologia intermedia. Incrociando un omozigote lungo (LL) con uno tondo (RR), tutti gli F1 LR risultano ovali; autoimpollinando gli F1 si ottiene in F2 un rapporto fenotipico 1 lungo : 2 ovali : 1 tondo, che riflette direttamente il rapporto genotipico 1:2:1. Ciò differisce dalla codominanza, in cui entrambi i fenotipi parentali si manifestano affiancati, non come media. L’esito non implica “mescolanza” permanente dei caratteri: gli alleli restano distinti e si segregano secondo le leggi mendeliane.

63 di 92 Domande

L'immagine rappresenta una cellula procariote. Con la lettera A si indicano i flagelli che sono costituiti da:














La risposta corretta e' la ' flagellina '.


64 di 92 Domande

Da quante vertebre è composta la colonna vertebrale?














La risposta corretta è la C
La colonna vertebrale è composta da 33-34 vertebre. La suddivisione anatomica prevede 7 vertebre cervicali, 12 toraciche (o dorsali), 5 lombari, 5 sacrali e 4-5 coccigee; il totale è 33 se le coccigee sono 4, oppure 34 se sono 5. Nell’adulto le 5 sacrali si fondono nel sacro e le 4-5 coccigee si sinostosano nel coccige, per cui le vertebre mobili sono 24 (7+12+5), ma il conteggio totale dei segmenti vertebrali rimane 33-34. La variabilità del numero degli elementi coccigei e il diverso grado di fusione spiegano l’intervallo, così come occasionali vertebre di transizione a livello lombo-sacrale. Per questo, nei testi di anatomia, l’indicazione corretta è 33-34.

65 di 92 Domande

Quale dei seguenti compiti NON si riferisce al tessuto cartilagineo?














La risposta corretta e' la ' Dare ossigeno all'osso '.


66 di 92 Domande

Una mutazione missenso nella sequenza nucleotidica di un gene ha sicuramente come effetto:














La risposta corretta e' la ' la sostituzione di un amminoacido nella proteina codificata dal gene '.


67 di 92 Domande

Il gene CFTR codifica la sintesi della proteina CFTR che regola il movimento del cloro, al quale segue il movimento dell’ acqua, dall’ interno verso l’ esterno delle cellule epiteliali. Qual è il risultato del malfunzionamento o dell’ assenza della proteina CFTR?














La risposta corretta e' la ' La carenza di cloro e di acqua nelle secrezioni '.


68 di 92 Domande

Quale parte dell’ encefalo coordina l’ attività muscolare e l’ equilibrio del corpo?














La risposta corretta e' la ' Cervelletto '.


69 di 92 Domande

Quale enzima è responsabile della fase di taglio del DNA nel sistema CRISPR-Cas9?














La risposta corretta è la C
L’enzima responsabile della fase di taglio del DNA nel sistema CRISPR-Cas9 è la nucleasi Cas9. Cas9 è un’endonucleasi guidata da un RNA (sgRNA) complementare alla sequenza bersaglio che riconosce un motivo PAM adiacente (tipicamente NGG) e, una volta stabilita l’appaiamento corretto, introduce una rottura a doppio filamento nel DNA. Il clivaggio è mediato da due domini catalitici distinti: HNH, che taglia il filamento complementare all’RNA guida, e RuvC, che taglia il filamento opposto. Lo sgRNA conferisce specificità di sequenza, ma l’attività di taglio è intrinseca alla proteina Cas9. La rottura risultante viene poi riparata dalle vie cellulari (NHEJ o HDR), producendo mutazioni o inserendo sequenze, confermando che l’elemento effettore del taglio è Cas9.

70 di 92 Domande

Quale dei seguenti componenti è necessario per il funzionamento del sistema CRISPR-Cas9 come strumento di editing del genoma?














La risposta corretta e' la ' RNA guida (gRNA) '.


71 di 92 Domande

L’ emoglobina è una proteina che si trova:














La risposta corretta è la C
L’emoglobina è una proteina che si trova: negli eritrociti. È una proteina globulare tetramerica (?2?2 nell’adulto) con quattro gruppi eme contenenti Fe2+ che legano l’ossigeno in modo reversibile e cooperativo, consentendo il trasporto di O2 dai polmoni ai tessuti e il riporto di parte della CO2 come carbaminoemoglobina, oltre a contribuire al tamponamento del pH. Gli eritrociti sono ricchissimi di emoglobina nel citosol e privi di nucleo e mitocondri, assetto che massimizza la concentrazione di Hb e l’efficienza dello scambio gassoso. La quantità di emoglobina libera nel plasma è trascurabile perché legata e rimossa rapidamente dall’aptoglobina, a conferma che la sua sede fisiologica è il globulo rosso. L’affinità dell’Hb per l’O2 è modulata da pH, pCO2 e 2,3-BPG (effetto Bohr), ottimizzando il rilascio di ossigeno ai tessuti metabolicamente attivi. Va distinta dalla mioglobina, presente nel muscolo, che è monomerica e funge da riserva locale di O2.

72 di 92 Domande

La soluzione salina fisiologica è una soluzione allo 0.9% di NaCl. Un globulo rosso posto in una soluzione all’ 1,2% di NaCl:














La risposta corretta è la B
La soluzione salina fisiologica è una soluzione allo 0,9% di NaCl; un globulo rosso posto in una soluzione all’1,2% di NaCl perde acqua. Una soluzione all’1,2% di NaCl è ipertonica rispetto al citoplasma eritrocitario (che è in equilibrio con ~0,9% NaCl), quindi per osmosi l’acqua esce dalla cellula per ridurre il gradiente di potenziale chimico. La membrana eritrocitaria è molto più permeabile all’acqua (tramite acquaporine) che agli ioni Na+ e Cl?, che restano prevalentemente nel mezzo esterno aumentando la sua osmolarità effettiva. La perdita di acqua comporta una riduzione del volume cellulare fino alla crenazione. In una soluzione isotonica (~0,9%) il volume resta stabile, mentre in una ipotonica l’acqua entrerebbe causando rigonfiamento; pertanto, in 1,2% NaCl la cellula perde acqua.

73 di 92 Domande

Le angiosperme:














La risposta corretta e' la ' sono comparse per ultime nel corso dell'evoluzione delle piante '.


74 di 92 Domande

L'omero fa parte delle ossa:














La risposta corretta e' la ' dell'arto superiore '.


75 di 92 Domande

Il passaggio delle cellule dalla fase G2 alla fase M è regolato da:














La risposta corretta è la E
La transizione dalla fase G2 alla fase M è controllata dall’attivazione del complesso ciclina B–Cdk1, noto come MPF (M-phase promoting factor), che funge da interruttore biochimico per l’ingresso in mitosi. Cdk1 è la chinasi catalitica, mentre la ciclina B ne determina localizzazione, stabilità e specificità di substrato. L’attività del complesso è strettamente regolata da fosforilazioni: Cdk1 viene attivata da CAK con una fosforilazione attivante e mantenuta inattiva in G2 da fosforilazioni inibitorie su Thr14/Tyr15 mediate da Wee1/Myt1. La rimozione di queste fosfati inibitorie da parte delle fosfatasi Cdc25 (soprattutto Cdc25C), innesca un rapido aumento dell’attività Cdk1. Circuiti di feedback positivi, in cui Cdk1 attiva Cdc25 e inibisce Wee1, producono una transizione netta e irreversibile verso la mitosi. Una volta attivo, ciclina B–Cdk1 fosforila numerosi substrati che orchestrano gli eventi mitotici: condensazione della cromatina tramite attivazione delle condensine, rottura dell’involucro nucleare per fosforilazione delle lamine, riorganizzazione del citoscheletro e dinamica dei microtubuli, separazione dei centrosomi e assemblaggio del fuso. L’uscita dalla mitosi richiede poi l’inattivazione di Cdk1 attraverso degradazione ubiquitino-mediata della ciclina B da parte dell’APC/C, ripristinando lo stato interfasico. I checkpoint del danno al DNA in G2 modulano questo gate: l’attivazione di ATM/ATR in risposta a lesioni del DNA stimola Chk1/Chk2, che inibiscono Cdc25 e/o potenziano Wee1, mantenendo Cdk1 inattiva finché la replicazione non sia completa e le rotture riparate. Anche p53, inducendo p21, contribuisce a bloccare l’attività ciclino-dipendente. Questo garantisce che la cellula entri in mitosi solo in condizioni di genoma integro. Clinicamente, la centralità di ciclina B–Cdk1 spiega perché alterazioni dei checkpoint favoriscano l’instabilità genomica nei tumori. Farmaci che perturbano questo asse sono in sviluppo o in uso: inibitori di Wee1 possono forzare cellule tumorali con DNA danneggiato a entrare prematuramente in mitosi, inducendo catastrofe mitotica; al contrario, farmaci antimitotici come taxani e alcaloidi della Vinca agiscono a valle, sul fuso mitotico, ma la loro efficacia dipende dal corretto superamento del checkpoint G2/M. In sintesi, ciclina B e Cdk1 costituiscono il motore molecolare indispensabile e regolato finemente per il passaggio da G2 a M.

76 di 92 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


77 di 92 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


78 di 92 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


79 di 92 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


80 di 92 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


81 di 92 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


82 di 92 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


83 di 92 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


84 di 92 Domande

Quale delle seguenti sostanze rende acida una soluzione acquosa?














La risposta corretta è la B
La sostanza che rende acida una soluzione acquosa è NH?Cl. NH?Cl, cloruro di ammonio, è un sale derivato dall'ammoniaca (NH?) e dall'acido cloridrico (HCl). Quando NH?Cl viene disciolto in acqua, si dissocia in ioni NH?? e Cl?. L'ione ammonio (NH??) è un acido debole che può donare un protone (H?) all'acqua, formando ioni idronio (H?O?) e ammoniaca (NH?). Questo aumento di ioni idronio nella soluzione è ciò che conferisce alla soluzione il suo carattere acido. Al contrario, l'ione cloruro (Cl?) non ha un effetto significativo sul pH della soluzione, poiché è la base coniugata di un acido forte e non tende a legare protoni. Pertanto, la presenza di NH?? è la ragione principale per cui una soluzione di NH?Cl è acida.

85 di 92 Domande

Come varia la solubilità di un gas in acqua al variare della temperatura?














La risposta corretta è la B
La solubilità di un gas in acqua varia con la temperatura e aumenta al diminuire della temperatura. Questo fenomeno è spiegato dal principio di Le Chatelier e dalla natura esotermica del processo di dissoluzione dei gas in liquidi. Quando un gas si dissolve in un liquido, le molecole di gas si muovono nello spazio tra le molecole del liquido, rilasciando energia sotto forma di calore. A temperature più basse, l'energia cinetica delle molecole è ridotta, facilitando l'interazione e la dissoluzione del gas nel liquido, poiché il sistema tende a favorire la dissoluzione per liberare calore e compensare la diminuzione della temperatura. Al contrario, a temperature più elevate, l'aumento dell'energia cinetica delle molecole di gas e del liquido rende più difficile la dissoluzione, poiché il sistema assorbe calore, riducendo la solubilità del gas. Questo comportamento è comune per molti gas in acqua ed è un principio fondamentale nella comprensione della solubilità dei gas nei liquidi.

86 di 92 Domande

Quanti elettroni ha il Ba nel suo orbitale più esterno?














La risposta corretta e' la ' 2 '.


87 di 92 Domande

Si consideri la seguente reazione: 
3H2 + N2 = 2NH3 
Quante moli di H2 sono necessarie per produrre 5 moli di NH3?














La risposta corretta è la A
La domanda "Quante moli di H? sono necessarie per produrre 5 moli di NH??" ha come risposta corretta 7,5. La reazione bilanciata 3H? + N? = 2NH? indica che per ogni 2 moli di NH? prodotte, sono necessarie 3 moli di H?. Pertanto, il rapporto stechiometrico tra H? e NH? è di 3:2. Se si desidera produrre 5 moli di NH?, è necessario calcolare quante moli di H? sono richieste utilizzando il rapporto stechiometrico. Per farlo, si imposta la proporzione: (3 moli di H? / 2 moli di NH?) = (x moli di H? / 5 moli di NH?). Risolvendo per x, si ottiene x = (3/2) * 5 = 7,5 moli di H?. Questo calcolo dimostra che per produrre 5 moli di NH?, sono necessarie 7,5 moli di H?, confermando la correttezza della risposta.

88 di 92 Domande

L'affinità elettronica è una misura della tendenza di un atomo ad acquistare elettroni, quale andamento segue nella tavola periodica?














La risposta corretta e' la ' Aumenta da sinistra a destra e diminuisce dall'alto verso il basso '.


89 di 92 Domande

Quale delle seguenti formule chimiche corrisponde a quella di un acido grasso saturo?














La risposta corretta e' la ' C12H24O2 '.


90 di 92 Domande

Quale tipo di pianta può presentare sia la fotosintesi C3 che quella C4 in condizioni ambientali diverse?














La risposta corretta e' la ' Piante CAM '.


91 di 92 Domande

Qual è la funzione principale della catena di trasporto degli elettroni?














La risposta corretta è la A
La catena di trasporto degli elettroni (CTE) è una serie di complessi proteici e trasportatori lipidici situati nella membrana mitocondriale interna che, attraverso la fosforilazione ossidativa, converte l’energia contenuta nei coenzimi ridotti in ATP: la sua funzione principale è generare ATP. Gli elettroni provenienti da NADH entrano nel complesso I, quelli da FADH2 nel complesso II; vengono poi trasferiti al coenzima Q, al complesso III, al citocromo c e infine al complesso IV, dove l’ossigeno funge da accettore finale e viene ridotto ad acqua. L’energia liberata dal flusso elettronico è utilizzata dai complessi I, III e IV per pompare protoni nello spazio intermembrana, creando un gradiente elettrochimico (forza proton-motrice). L’ATP sintasi (complesso V) sfrutta questo gradiente per fosforilare ADP in ATP. In termini approssimativi, ogni NADH consente la sintesi di ~2,5 ATP e ogni FADH2 di ~1,5 ATP, rappresentando la quota maggioritaria dell’ATP cellulare prodotto durante la respirazione aerobica. Altri effetti della CTE, come la rigenerazione di NAD+ e FAD ossidati, la formazione di acqua e la produzione di specie reattive dell’ossigeno in misura minima, sono conseguenze del processo, ma non il suo scopo primario. L’ossidazione del substrato e la decarbossilazione che liberano CO2 avvengono a monte (glicolisi e ciclo di Krebs), non nella catena respiratoria. Il rilievo clinico è significativo: l’inibizione della CTE blocca la produzione di ATP e può causare ipossia citopatica e acidosi lattica. Il cianuro e il monossido di carbonio inibiscono il complesso IV; la rotenone e alcuni barbiturici il complesso I; l’antimicina A il complesso III; l’oligomicina l’ATP sintasi. Gli “disaccoppianti” (come il dinitrofenolo o, in caso di sovradosaggio, i salicilati) dissipano il gradiente protonico generando calore a scapito dell’ATP, con rischio di ipertermia e collasso energetico. Difetti genetici della fosforilazione ossidativa si manifestano con miopatie, intolleranza allo sforzo, neuropatie ed encefalopatie. In senso fisiologico, la proteina disaccoppiante UCP1 del tessuto adiposo bruno sfrutta il gradiente per produrre termogenesi, ma anche in questo caso la funzione cardine della CTE rimane la generazione di ATP nei tessuti.

92 di 92 Domande

L'elemento idrogeno ha tre diversi isotopi: 1H, 2H e 3H. Il numero atomico dell'idrogeno è 1.
Considerando un singolo atomo per ciascun isotopo, quale delle seguenti affermazioni è corretta?














La risposta corretta è la B
La domanda chiede quale affermazione sia corretta riguardo agli isotopi dell'idrogeno, e la risposta corretta è che 3H ha il doppio dei neutroni di 2H. Gli isotopi dell'idrogeno, 1H, 2H e 3H, hanno tutti lo stesso numero atomico, che è 1, il che significa che ciascuno ha un protone. Tuttavia, differiscono nel numero di neutroni. L'isotopo più comune, 1H, non ha neutroni, 2H, noto anche come deuterio, ha un neutrone, mentre 3H, noto come trizio, ha due neutroni. Pertanto, 3H ha effettivamente il doppio dei neutroni rispetto a 2H, che è l'affermazione corretta tra quelle proposte. Questa differenza nel numero di neutroni tra gli isotopi conferisce loro proprietà fisiche leggermente diverse, anche se chimicamente sono molto simili.

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