Simulazione

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1 di 74 Domande

Nel liquido spermatico di una sola eiaculazione di un uomo sessualmente maturo sono presenti circa 4*108 spermatozoi. Quanti spermatociti di primo ordine hanno subito la meiosi per produrre un numero così elevato di spermatozoi?














La risposta corretta e' la '

108

'.


2 di 74 Domande

La figura rappresenta l'albero genealogico di una famiglia, seguita per 3 generazioni. I quadrati e i cerchi pieni indicano rispettivamente maschi e femmine affetti da una malattia ereditaria. Di quale tipo di ereditarietà si tratta?

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La risposta corretta è la D
Di quale tipo di ereditarietà si tratta? Ereditarietà di un carattere autosomico dominante. La trasmissione è verticale, con individui affetti in ogni generazione e ciascun affetto ha almeno un genitore affetto. Maschi e femmine sono colpiti in proporzione simile, indicando un gene su autosoma. La presenza di trasmissione padre-figlio maschio esclude l’X-linked dominante. Circa il 50% dei figli di un genitore eterozigote affetto risultano affetti, coerente con segregazione 1:1. L’assenza di salti generazionali e il fatto che partner sani di affetti generino figli sani contraddicono un modello autosomico recessivo. Non si osserva prevalenza maschile né aggregazione tra fratelli tipica del legame X recessivo. Eventuali eccezioni isolate si spiegano con penetranza incompleta o espressività variabile, senza modificare il quadro complessivo di dominanza autosomica.

3 di 74 Domande

Nell'uomo si ha identità genotipica:














La risposta corretta e' la '

tra gemelli monozigotici

'.


4 di 74 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


5 di 74 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

6 di 74 Domande

Un gene viene trasferito da una cellula animale di una specie X a una cellula di un altro organismo Y. Quale dei seguenti organismi indicati di seguito potrebbe essere Y?

1. Un altro animale di specie X. 2. Un animale di un'altra specie. 3. Un batterio.














La risposta corretta e' la '

Tutti

'.


7 di 74 Domande

Disporre in ordine decrescente le cinque figure:

product image













La risposta corretta e' la '

1;4;3;2;5

'.


8 di 74 Domande

In ciascun gamete di un essere umano si trovano:














La risposta corretta e' la '

23 cromosomi

'.


9 di 74 Domande

Quale delle seguenti molecole NON contiene azoto?














La risposta corretta e' la '

Un trigliceride

'.


10 di 74 Domande

Come viene chiamato il passaggio dallo stato liquido allo stato aeriforme?














La risposta corretta è la D
Il passaggio dallo stato liquido allo stato aeriforme viene chiamato evaporazione. L'evaporazione è un processo fisico durante il quale le molecole di un liquido acquisiscono sufficiente energia cinetica per superare le forze intermolecolari che le trattengono nel liquido, permettendo loro di entrare nello stato gassoso. Questo fenomeno avviene principalmente alla superficie del liquido e può avvenire a temperature inferiori al punto di ebollizione. A differenza dell'ebollizione, che coinvolge l'intero volume del liquido, l'evaporazione è un processo più graduale e avviene a qualsiasi temperatura, purché vi sia una differenza di energia sufficiente tra le molecole. L'evaporazione è influenzata da diversi fattori, tra cui la temperatura, la pressione atmosferica e la superficie esposta del liquido. Questo processo è fondamentale in molti fenomeni naturali e applicazioni tecnologiche, come il ciclo dell'acqua e il raffreddamento evaporativo.

11 di 74 Domande

Individuare fra le seguenti l'espressione NON equivalente a 0,006:














La risposta corretta è la A
La domanda chiede di individuare fra le espressioni date quella che non è equivalente a 0,006, e la risposta corretta è 6/10.000. La spiegazione risiede nel fatto che 0,006 può essere espresso come una frazione decimale: 6/1.000, poiché il numero ha tre cifre decimali. Quando si confronta 6/1.000 con 6/10.000, è evidente che queste due frazioni non sono equivalenti. La frazione 6/10.000 rappresenta un valore più piccolo, precisamente un decimo del valore di 6/1.000, perché il denominatore è dieci volte più grande, diluendo ulteriormente il numeratore. Pertanto, mentre 6/1.000 corrisponde esattamente a 0,006, 6/10.000 corrisponde a 0,0006, che è una quantità inferiore. Questo rende 6/10.000 la scelta non equivalente a 0,006 tra le opzioni proposte.

12 di 74 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


13 di 74 Domande

Una soluzione acquosa di glucosio a concentrazione 0,2 M può essere ottenuta:














La risposta corretta è la E
Una soluzione acquosa di glucosio a concentrazione 0,2 M può essere ottenuta miscelando 0,4 moli di glucosio con 1 L di acqua distillata in un matraccio da 2 L, e portando successivamente a volume con acqua distillata. La risposta è corretta poiché la molarità (M) è definita come il numero di moli di soluto per litro di soluzione. Per ottenere una soluzione di glucosio a 0,2 M in un volume finale di 2 L, è necessario avere un totale di 0,4 moli di glucosio, dato che 0,2 mol/L × 2 L = 0,4 mol. Inizialmente, si sciolgono 0,4 moli di glucosio in 1 L di acqua per facilitare la dissoluzione, e successivamente si aggiunge acqua distillata fino a raggiungere il volume totale di 2 L. Questo processo garantisce che la concentrazione finale della soluzione sia esattamente 0,2 M, poiché il volume totale della soluzione, e non solo dell'acqua aggiunta, è considerato nel calcolo della molarità.

14 di 74 Domande

Nel legame metallico: 














La risposta corretta è la C
Nel legame metallico, ioni positivi sono circondati da elettroni di valenza delocalizzati. Questa descrizione è corretta perché il legame metallico è caratterizzato da un reticolo di cationi metallici immersi in un "mare" di elettroni di valenza che sono delocalizzati, cioè non associati a un singolo atomo, ma liberi di muoversi attraverso il reticolo cristallino. Gli elettroni delocalizzati agiscono come una sorta di collante che tiene insieme i cationi metallici, conferendo ai metalli proprietà uniche come la conducibilità elettrica e termica, la duttilità e la malleabilità. La delocalizzazione degli elettroni permette loro di trasportare energia sotto forma di calore o elettricità, mentre la disposizione regolare degli ioni positivi consente ai metalli di deformarsi senza rompersi, poiché gli strati di ioni possono scorrere l'uno sull'altro mantenendo la coesione grazie al "mare" elettronico.

15 di 74 Domande

In un caso di eredità poligenica, i geni A, B, C controllano tutti la produzione di un pigmento di colore rosso. A quale dei genotipi riportati corrisponde la massima produzione di colore? 














La risposta corretta e' la '

 AaBBCc 

'.


16 di 74 Domande

In una soluzione acquosa acida si ha che: 














La risposta corretta è la A
In una soluzione acquosa acida si ha che [H?O+] > [OH-]. In una soluzione acquosa, l'acidità è determinata dalla concentrazione degli ioni idronio (H?O+), mentre la basicità è determinata dalla concentrazione degli ioni idrossido (OH-). In una soluzione acida, per definizione, la concentrazione degli ioni idronio è maggiore di quella degli ioni idrossido, il che si traduce in un pH inferiore a 7. Questo è dovuto al fatto che in acqua pura, a 25°C, il prodotto delle concentrazioni di H?O+ e OH- è costante e pari a 1,0 x 10?¹?. Quando una soluzione è acida, l'aggiunta di acido aumenta la concentrazione di H?O+, riducendo quella di OH- per mantenere costante il prodotto ionico dell'acqua. Pertanto, la condizione [H?O+] > [OH-] è caratteristica di una soluzione acida.

17 di 74 Domande

Al crescere della temperatura, la velocità di una reazione chimica














La risposta corretta e' la '

Cresce in ogni caso al crescere della temperatura

'.


18 di 74 Domande

Secondo alcuni ricercatori la SARS sarebbe dovuta alla mutazione di un virus potenzialmente patogeno per l'uomo, ma in passato non responsabile di sintomi gravi. Le conoscenze sull'argomento sono in rapida evoluzione. Per quanto era dato di sapere nel maggio 2003, una sola delle seguenti affermazioni È ERRATA:














La risposta corretta e' la '

Entro l’autunno 2003 sarà possibile una vaccinazione di massa

'.


19 di 74 Domande

Le ossa del cranio sono collegate tra loro mediante:














La risposta corretta e' la '

Sutura 

'.


20 di 74 Domande

 Incrociando una pianta a fenotipo dominante (A) con una a fenotipo recessivo (a) i genotipi delle piante che si ottengono potranno essere:  














La risposta corretta e' la '

Aa oppure aa

'.


21 di 74 Domande

 La corda dorsale è














La risposta corretta e' la '

 Presente negli stadi embrionali precoci di tutti i cordati

'.


22 di 74 Domande

Molecole di HCl allo stato gassoso possono legarsi tra loro mediante:














La risposta corretta e' la '

Forze di Van der Waal

'.


23 di 74 Domande

La formula R-CO-O-R' e' caratteristica di:














La risposta corretta e' la '

Un estere

'.


24 di 74 Domande

Il diametro dei globuli rossi è dell’ordine di:














La risposta corretta e' la '

Pochi micrometri.

'.


25 di 74 Domande

A quale disciplina dedicò l’intera vita Konrad Lorenz?














La risposta corretta e' la '

Etologia.

'.


26 di 74 Domande

Un uomo di gruppo sanguigno 0 sposa una donna di gruppo AB. Quale è il gruppo atteso per i loro figli:














La risposta corretta e' la '

Metà dei figli sarà A e metà sarà B.

'.


27 di 74 Domande

I cromosomi sessuali presenti in una cellula somatica umana sono:














La risposta corretta e' la '

2.

'.


28 di 74 Domande

In quale/i dei processi di seguito riportati i nucleotidi AGU possono venire appaiati ai nucleotidi UCA?
1. Trascrizione
2. Sintesi proteica
3. Duplicazione di DNA virale
4. Duplicazione di RNA virale














La risposta corretta e' la '

2 e 4.

'.


29 di 74 Domande

Volendo preparare 10 L di soluzione di NaOH (massa molare: 40 g/mol) a pH 12, in quale di questi modi si può procedere?














La risposta corretta è la A
Per preparare 10 L di soluzione di NaOH a pH 12, si può sciogliere 4 g di NaOH in 10 L di soluzione acquosa. Per determinare la correttezza della risposta, bisogna calcolare la concentrazione necessaria di NaOH per ottenere un pH di 12. Il pH di una soluzione è dato da -log[H?] e, per una soluzione basica, il pOH è 14 - pH. Quindi, pOH = 2 e [OH?] = 10?² M. La concentrazione di NaOH, essendo una base forte, sarà uguale a [OH?], quindi 0,01 mol/L. In 10 L di soluzione, sono necessarie 0,01 mol/L × 10 L = 0,1 mol di NaOH. La massa molare di NaOH è 40 g/mol, quindi 0,1 mol corrisponde a 4 g di NaOH. Pertanto, sciogliere 4 g di NaOH in 10 L di soluzione acquosa è corretto per ottenere il pH desiderato.

30 di 74 Domande

Quale delle seguenti affermazioni non è corretta riguardo alla replicazione del DNA?














La risposta corretta e' la '

La replicazione comporta la formazione di frammenti di Okazaki sia sul filamento guida che su quello in ritardo.

'.


31 di 74 Domande

Il capside di un virus consiste di:














La risposta corretta e' la '

Subunità proteiche.

'.


32 di 74 Domande

Il composto che ha formula chimica: CH3?CHOH?CH2?CH2?CH3 è:














La risposta corretta è la E
Il composto che ha formula chimica CH3?CHOH?CH2?CH2?CH3 è: un alcol. La struttura presenta un gruppo ossidrilico ?OH legato a un carbonio saturo sp3, caratteristica distintiva degli alcoli; manca un gruppo carbonilico (>C=O), quindi non può essere né aldeide né chetone, e non si osservano né ?COOH (acido) né un ponte C?O?C (etere). La catena principale ha cinque atomi di carbonio e l’OH è sul secondo carbonio (CH3–CH(OH)–CH2–CH2–CH3), per cui il nome IUPAC è pentan-2-olo (2-pentanolo). Il carbonio portante l’OH è legato a due gruppi alchilici, rendendolo un alcol secondario. La presenza dell’?OH implica polarità e possibilità di legami a idrogeno, con punti di ebollizione più elevati rispetto all’alcano corrispondente.

33 di 74 Domande

Bilanciare la seguente reazione: C2H6 + O2 = CO2 + H2O.














La risposta corretta è la B
La domanda chiede di bilanciare la reazione C?H? + O? = CO? + H?O e la risposta corretta è 2 C?H? + 7 O? ? 4 CO? + 6 H?O. Per bilanciare una reazione chimica, è necessario assicurarsi che il numero di atomi di ciascun elemento sia uguale su entrambi i lati dell'equazione. Iniziamo con il carbonio: ci sono 2 atomi di carbonio in C?H?, quindi avremo bisogno di 4 CO? per avere 4 atomi di carbonio sul lato dei prodotti. Poi, consideriamo l'idrogeno: ci sono 6 atomi di idrogeno in C?H?, quindi avremo bisogno di 6 H?O per avere 6 atomi di idrogeno sul lato dei prodotti. Infine, bilanciamo l'ossigeno: sul lato dei prodotti ci sono 4 CO? che contribuiscono con 8 atomi di ossigeno e 6 H?O che contribuiscono con 6 atomi di ossigeno, per un totale di 14 atomi di ossigeno. Pertanto, sul lato dei reagenti, avremo bisogno di 7 O?, poiché 7 molecole di O? contengono 14 atomi di ossigeno. In questo modo, l'equazione è bilanciata con 2 C?H?, 7 O?, 4 CO? e 6 H?O.

34 di 74 Domande

A quante moli di ammoniaca corrispondono 42,5 g di ammoniaca?














La risposta corretta e' la ' 2,5 '.


35 di 74 Domande

Quanti atomi di idrogeno sono contenuti nella formula del solfito di ammonio?














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quanti atomi di idrogeno sono contenuti nella formula del solfito di ammonio, e la risposta corretta è 8. Il solfito di ammonio è un sale derivato dall'acido solforoso e dall'ammoniaca, la cui formula chimica è (NH?)?SO?. In questa formula, il gruppo ammonio (NH??) è presente due volte, quindi ci sono due gruppi NH??. Ogni gruppo ammonio contiene quattro atomi di idrogeno, quindi il totale degli atomi di idrogeno è 4 atomi per NH?? moltiplicato per 2, che dà 8 atomi di idrogeno complessivi nella formula del solfito di ammonio. Pertanto, la risposta corretta è 8.

36 di 74 Domande

Una mole di acido solforico (MM = 98) corrisponde a:














La risposta corretta è la A
"Una mole di acido solforico (MM = 98) corrisponde a 98 g." La risposta è corretta perché la mole è un'unità di misura fondamentale nel sistema internazionale utilizzata per quantificare la quantità di sostanza. Una mole di una sostanza contiene esattamente il numero di Avogadro di particelle, che sono 6,022 x 10²³ particelle. La massa molare, indicata come MM, rappresenta la massa di una mole di una sostanza espressa in grammi per mole (g/mol). Nel caso dell'acido solforico (H?SO?), la massa molare è 98 g/mol, il che significa che una mole di acido solforico ha una massa di 98 grammi. Questa relazione tra la massa molare e la quantità di sostanza permette di convertire facilmente tra massa e moli, facilitando i calcoli stechiometrici nelle reazioni chimiche.

37 di 74 Domande

Nello stato energetico fondamentale, gli elettroni tendono a occupare prima il livello che ha:














La risposta corretta e' la ' minore energia e minore distanza dal nucleo '.


38 di 74 Domande

Il numero di ossidazione del cloro in HClO4 è :














La risposta corretta e' la ' +7 '.


39 di 74 Domande

Quale dei seguenti elementi appartiene al terzo periodo della tavola periodica?














La risposta corretta e' la ' (Na) '.


40 di 74 Domande

L’ elettronegatività è :














La risposta corretta è la A
L'elettronegatività è maggiore nel Fluoro che nell'Ossigeno. L'elettronegatività è una misura della tendenza di un atomo ad attrarre a sé gli elettroni di legame in una molecola. Il Fluoro è l'elemento più elettronegativo della tavola periodica, con un valore di circa 3,98 sulla scala di Pauling, mentre l'Ossigeno ha un'elettronegatività di circa 3,44. Questa differenza si deve principalmente alla configurazione elettronica del Fluoro, che ha un guscio di valenza con sette elettroni e richiede solo un ulteriore elettrone per raggiungere la stabilità del gas nobile, rendendolo estremamente efficace nell'attrarre elettroni. Inoltre, il Fluoro ha un raggio atomico più piccolo rispetto all'Ossigeno, il che significa che gli elettroni di legame sono più vicini al nucleo e quindi più fortemente attratti. Queste caratteristiche fanno sì che il Fluoro eserciti una forza attrattiva più forte sugli elettroni di legame rispetto all'Ossigeno.

41 di 74 Domande

Date le regole della nomenclatura IUPAC, la formula molecolare di un composto:














La risposta corretta è la E
La formula molecolare di un composto, secondo le regole della nomenclatura IUPAC, può essere uguale o multipla della formula minima. La formula molecolare rappresenta il numero effettivo di atomi di ciascun elemento in una molecola di un composto, mentre la formula minima, o empirica, rappresenta il rapporto più semplice tra gli atomi presenti. Ad esempio, il glucosio ha una formula molecolare C?H??O? e una formula minima CH?O, che indica che il rapporto tra gli atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno è 1:2:1. Questo dimostra che la formula molecolare è un multiplo intero della formula minima. In alcuni casi, le due formule possono coincidere, come nel caso dell'acqua (H?O), dove la formula molecolare e la formula minima sono identiche. La capacità di distinguere tra queste due formule è importante per comprendere la composizione e le proprietà dei composti chimici.

42 di 74 Domande

Due atomi di idrogeno sono legati tra loro a formare una molecola. In questo caso il legame che li unisce è detto:














La risposta corretta e' la ' covalente '.


43 di 74 Domande

Il cloruro di quale metallo viene comunemente utilizzato nell'industria alimentare?














La risposta corretta è la A
Il cloruro di quale metallo viene comunemente utilizzato nell'industria alimentare? La risposta corretta è: Sodio. Il cloruro di sodio, noto comunemente come sale da cucina, è ampiamente utilizzato nell'industria alimentare per le sue proprietà conservanti e di esaltazione del sapore. Il sale non solo migliora il gusto degli alimenti, ma aiuta anche a prevenire la crescita di batteri e muffe, prolungando la durata di conservazione dei prodotti alimentari. Inoltre, il cloruro di sodio è essenziale per il corretto funzionamento del corpo umano, poiché contribuisce a mantenere l'equilibrio dei fluidi e a sostenere la funzione nervosa e muscolare. Nell'industria alimentare, il sale viene utilizzato in una vasta gamma di prodotti, dai cibi confezionati ai prodotti da forno, alle carni lavorate. La sua versatilità e la sua capacità di migliorare la qualità sensoriale degli alimenti lo rendono un ingrediente fondamentale nella produzione alimentare globale.

44 di 74 Domande

In una reazione chimica:














La risposta corretta è la A
"In una reazione chimica, una o più molecole si trasformano in altre molecole." Questa affermazione è corretta poiché una reazione chimica comporta la rottura e la formazione di legami chimici, portando alla trasformazione dei reagenti in prodotti. Durante questo processo, gli atomi nelle molecole dei reagenti si riarrangiano per formare nuove combinazioni, che costituiscono le molecole dei prodotti. Le proprietà chimiche e fisiche delle molecole risultanti possono essere diverse da quelle delle molecole di partenza. Le reazioni chimiche sono guidate da principi di conservazione della massa e dell'energia, il che significa che il numero totale di atomi di ciascun elemento rimane invariato, anche se la loro disposizione cambia. Questo riarrangiamento di atomi e legami è ciò che definisce una reazione chimica e ne determina il corso e l'esito.

45 di 74 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


46 di 74 Domande

Per struttura primaria di una proteina si intende:














La risposta corretta e' la ' la sequenza degli aminoacidi che la costituiscono '.


47 di 74 Domande

Sia B un allele dominante per il colore rosso del fiore e b l'allele recessivo bianco, quale sarà il risultato se Bb è incrociato con Bb?














La risposta corretta è la E
Incrociando due eterozigoti Bb per un carattere a dominanza completa (B = rosso dominante, b = bianco recessivo), ciascun genitore produce gameti B e b in proporzioni uguali per effetto della legge della segregazione. Il quadrato di Punnett mostra quattro combinazioni equiprobabili di genotipi nella prole: BB, Bb, Bb e bb. Ne risulta un rapporto genotipico 1:2:1 (25% BB, 50% Bb, 25% bb). Poiché sia BB sia Bb esprimono il fenotipo dominante rosso, mentre solo bb è bianco, il rapporto fenotipico atteso è 3:1, cioè circa il 75% di fiori rossi e il 25% di fiori bianchi. In termini probabilistici, la probabilità di fenotipo dominante per ciascun figlio è 1/4 (BB) + 1/2 (Bb) = 3/4. Questo risultato presuppone dominanza completa, assenza di interazione genica o ambientale che modifichi l’espressione del tratto, e penetranza completa. Se invece il tratto mostrasse dominanza incompleta o codominanza, l’eterozigote avrebbe un fenotipo distinto e il rapporto fenotipico sarebbe 1:2:1, non 3:1. Anche la penetranza incompleta o la variabilità di espressività possono alterare la proporzione osservata, pur non modificando le probabilità genotipiche di base. Il principio è direttamente applicabile in genetica medica: per un disordine autosomico recessivo in cui l’allele patologico è recessivo (analogo a b), due portatori eterozigoti hanno, per ogni gravidanza, un rischio del 25% di avere un figlio affetto (omozigote recessivo), del 50% di avere un portatore sano e del 25% di avere un figlio non portatore. Le proporzioni emergono in campioni numerosi; ogni concepimento resta un evento indipendente con le stesse probabilità. Comprendere questi rapporti è cruciale per la consulenza genetica, la previsione del rischio familiare e l’interpretazione di alberi genealogici, dove un rapporto vicino a 3:1 suggerisce un singolo locus con dominanza completa.

48 di 74 Domande

In quali fasi del Ciclo Cellulare avviene la sintesi proteica?














La risposta corretta è la B
La domanda chiede: “In quali fasi del ciclo cellulare avviene la sintesi proteica?” Risposta corretta: G1 e G2. Nelle fasi G1 e G2 l’attività trascrizionale e traduttiva è massima: in G1 la cellula cresce, duplica organelli e sintetizza enzimi e strutture necessarie al metabolismo, mentre in G2 produce proteine indispensabili per la mitosi (per esempio tubulina e componenti del fuso) e completa i controlli del DNA. Durante la mitosi, invece, la condensazione della cromatina e la disgregazione del nucleolo portano a un forte calo di trascrizione e traduzione. Nella fase S la priorità è la replicazione del DNA; sebbene vi sia sintesi mirata di proteine specifiche (come gli istoni), la sintesi proteica “generale” che sostiene crescita e preparazione al divisione è soprattutto caratteristica di G1 e G2, motivo per cui queste sono le fasi indicate.

49 di 74 Domande

Gli esseri viventi:














La risposta corretta è la C
L’affermazione è corretta perché la teoria cellulare, pilastro della biologia, stabilisce che la cellula è l’unità strutturale e funzionale fondamentale di tutti gli esseri viventi. Tutti gli organismi, dai procarioti (batteri e archea) agli eucarioti (protisti, funghi, piante e animali), sono costituiti da una o più cellule. Negli organismi unicellulari un’unica cellula svolge tutte le funzioni vitali; nei pluricellulari, le cellule sono organizzate in tessuti e organi con elevata specializzazione, coordinati da segnali biochimici per mantenere l’omeostasi. Pur esistendo varianti come le fibre muscolari multinucleate o gli eritrociti umani anucleati, si tratta comunque di strutture derivate da cellule e inserite in un organismo cellulare. La cellula possiede una membrana che delimita uno spazio interno, un metabolismo autonomo (con produzione e uso di energia), un codice genetico basato sul DNA e la capacità di crescere, dividersi e rispondere agli stimoli. Queste caratteristiche distinguono gli esseri viventi da entità come i virus, che sono particelle acellulari prive di metabolismo autonomo e capaci di replicarsi solo all’interno di cellule ospiti: per questo, la maggior parte delle definizioni operative non li considera “esseri viventi” in senso stretto. Il legame con la clinica è diretto: la patologia umana è, in sostanza, patologia cellulare. Danno ischemico, infiammazione, stress ossidativo e tossicità agiscono a livello di organelli e membrane, conducendo ad adattamenti (ipertrofia, iperplasia), apoptosi o necrosi. Le neoplasie derivano da alterazioni della proliferazione e del controllo del ciclo cellulare. La farmacologia sfrutta differenze cellulari: gli antibiotici colpiscono strutture tipiche dei batteri (per esempio la parete di peptidoglicano), mentre i farmaci antitumorali mirano a processi di divisione cellulare. La virologia conferma il ruolo centrale della cellula: le terapie antivirali interferiscono con fasi del ciclo replicativo virale che avvengono all’interno della cellula ospite. In sintesi, definire gli esseri viventi come “composti da cellule” riflette un consenso consolidato: la cellula è l’unità minima di vita e di malattia, chiave per comprendere fisiologia, diagnosi e trattamento in medicina.

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Quale dei seguenti muscoli NON fa parte del gomito?














La risposta corretta è la D
Alla domanda "Quale dei seguenti muscoli NON fa parte del gomito?", la risposta corretta è: Pettineo. Il muscolo pettineo appartiene alla regione antero-mediale della coscia: origina dal pettine dell’osso pubico e si inserisce sulla linea pettinea del femore, è innervato principalmente dal nervo femorale (talora anche dall’otturatorio) e agisce come flessore-adductor dell’anca. I muscoli che partecipano ai movimenti del gomito sono invece localizzati nel braccio e nell’avambraccio e attraversano l’articolazione cubitale (omero-ulnare, omero-radiale e radio-ulnare prossimale), includendo bicipite brachiale e brachiale (flessione), tricipite brachiale e anconeo (estensione), brachioradiale (flessione), nonché pronatore rotondo e supinatore (prono-supinazione). Il pettineo non si inserisce su omero, radio o ulna, non attraversa l’articolazione del gomito e non contribuisce ai suoi movimenti. Pertanto è correttamente identificato come muscolo non appartenente al gomito.

51 di 74 Domande

Quale agente disaccoppiante è naturalmente presente nel tessuto adiposo bruno?














La risposta corretta è la C
L’agente disaccoppiante naturalmente presente nel tessuto adiposo bruno è la termogenina. La termogenina (UCP1) è una proteina della membrana mitocondriale interna che consente il rientro dei protoni nella matrice senza passare per l’ATP sintasi, dissipando il gradiente elettrochimico come calore (termogenesi senza brivido). È altamente espressa nel tessuto adiposo bruno, ricco di mitocondri, soprattutto in neonati e mammiferi ibernanti, spiegandone la funzione termogenica. La sua attivazione è promossa dagli acidi grassi liberati dalla lipolisi indotta dall’innervazione simpatica (recettori ?3), mentre nucleotidi purinici come ATP/ADP/GDP la inibiscono. Così la catena respiratoria continua a ossidare substrati e consumare ossigeno, ma la resa in ATP diminuisce e l’energia viene convertita in calore. Va distinta dagli uncoupler chimici esogeni (es. DNP), poiché UCP1 è finemente regolata e confinata al BAT.

52 di 74 Domande

Un esempio di genotipo è :














La risposta corretta e' la ' Tt HH '.


53 di 74 Domande

La matrice extracellulare della cartilagine ialina è composta da:














La risposta corretta e' la ' collagene di tipo II, proteoglicani e acqua '.


54 di 74 Domande

Quale dei processi elencati non porta alla sintesi di ATP?














La risposta corretta e' la ' Ciclo di Calvin '.


55 di 74 Domande

Qual è la funzione del sistema CRISPR-Cas9 nei batteri?














La risposta corretta e' la ' Fornire l'immunità contro le infezioni virali '.


56 di 74 Domande

Quanti cromosomi sono presenti in un uno spermatozoo umano normale?














La risposta corretta e' la ' 23 '.


57 di 74 Domande

Che cosa si intende per “ alleli” ?














La risposta corretta è la A
La risposta è corretta perché gli alleli sono versioni alternative dello stesso gene che occupano loci corrispondenti su due cromosomi omologhi. In un organismo diploide, ogni individuo possiede due alleli per ciascun locus autosomico, uno ereditato da ciascun genitore; la coppia di alleli costituisce il genotipo a quel locus, che contribuisce al fenotipo. Se i due alleli sono identici si parla di omozigosi, se sono diversi di eterozigosi. Il rapporto funzionale tra gli alleli può essere di dominanza completa, dominanza incompleta o codominanza. Gli alleli rappresentano variazioni nella sequenza del DNA del gene e possono essere neutri, benefici o patogeni. Un esempio clinico classico è il sistema ABO: gli alleli IA, IB e i si trovano nello stesso locus e determinano i gruppi sanguigni, con codominanza tra IA e IB. Nella beta-emoglobinopatia, gli alleli HbA e HbS al locus HBB spiegano l’anemia falciforme: l’omozigote HbS/HbS manifesta la malattia, mentre l’eterozigote HbA/HbS è generalmente asintomatico ma con tratti ematologici caratteristici. Nella fibrosi cistica, diverse varianti alleliche del gene CFTR (p.F508del, G542X, ecc.) determinano gravità cliniche differenti. Questi esempi mostrano come la combinazione allelica condizioni la trasmissione mendeliana e la presentazione clinica. È importante distinguere tra numero di alleli a livello di popolazione e dell’individuo: nella specie possono esistere molti alleli di un gene, ma ogni individuo ne porta al più due per locus autosomico. Fanno eccezione i cromosomi sessuali: nei maschi, molti loci sul cromosoma X sono emizigoti, poiché non hanno un allele corrispondente sul cromosoma Y, con implicazioni per le malattie X-linked. In pratica clinica, l’identificazione degli alleli mediante test genetici consente diagnosi, stima del rischio riproduttivo e decisioni terapeutiche mirate (per esempio farmacogenetica), sempre interpretando le varianti nel contesto del fenotipo e della storia familiare.

58 di 74 Domande

Che cosa si intende per geni alleli?














La risposta corretta è la E
“Geni alleli” sono le diverse versioni dello stesso gene che occupano lo stesso locus su ciascuno dei due cromosomi omologhi di un individuo diploide. In altre parole, su un cromosoma ereditato dalla madre e sull’omologo ereditato dal padre, nella medesima posizione genomica (locus) risiedono due copie potenzialmente diverse dello stesso gene: queste copie sono alleli. La definizione è corretta perché lega il concetto di “allele” sia all’identità funzionale (stesso gene) sia alla posizione (loci corrispondenti) sui cromosomi omologhi. Gli alleli possono essere identici (omozigosi) o differenti (eterozigosi). Le interazioni tra alleli determinano il fenotipo: un allele può essere dominante o recessivo, oppure possono verificarsi codominanza (entrambi espressi, come nel sistema ABO) o dominanza incompleta. Esempi classici includono HBB, in cui alleli diversi producono emoglobina normale o falcemica, e CFTR, in cui numerose varianti alleliche possono causare fibrosi cistica con severità variabile. Sebbene si parli colloquialmente di “geni alleli”, è più preciso considerarli varianti alleliche di un singolo gene; il concetto si estende a loci con molteplici alleli nella popolazione, ma ciascun individuo ne possiede al massimo due per locus autosomico. Questo principio è fondamentale per comprendere l’ereditarietà mendeliana e ha ricadute cliniche dirette. Nelle malattie autosomiche recessive, la presenza di due alleli patogenetici nello stesso locus è in genere necessaria per il fenotipo di malattia; nelle forme autosomiche dominanti basta un solo allele patogeno. Nei geni X-linked, i maschi sono emizigoti (un solo allele), con implicazioni diagnostiche e prognostiche diverse rispetto alle femmine. In farmacogenetica, alleli in geni come CYP2C19 o TPMT modulano la risposta e la tossicità ai farmaci; in immunogenetica, specifici alleli HLA condizionano rischio di reazioni avverse o la compatibilità trapiantologica. In pratica clinica, l’identificazione degli alleli mediante test genetici (sequenziamento o genotipizzazione) permette diagnosi, stima del rischio riproduttivo e personalizzazione terapeutica.

59 di 74 Domande

La fermentazione lattica:














La risposta corretta è la E
La fermentazione lattica è la via anaerobia con cui le cellule rigenerano NAD+ a partire dal NADH prodotto nella glicolisi quando l’ossidazione mitocondriale non è disponibile o è satura. Chimicamente, il piruvato viene ridotto a lattato dall’enzima lattato deidrogenasi (LDH) mentre il NADH cede i suoi equivalenti riducenti e viene ossidato a NAD+. Dunque è corretto affermare che la fermentazione lattica ossida il NADH: il coenzima passa dallo stato ridotto (NADH) allo stato ossidato (NAD+), consentendo la prosecuzione della glicolisi, in particolare della tappa della gliceraldeide-3-fosfato deidrogenasi, che richiede NAD+ come accettore di elettroni. Questa rigenerazione di NAD+ è cruciale perché, in assenza di ossigeno, la catena di trasporto degli elettroni mitocondriale non può ossidare il NADH. Se il NAD+ non fosse prontamente ripristinato, la glicolisi si arresterebbe e cesserebbe la produzione di ATP. È importante notare che la fermentazione lattica di per sé non produce ATP aggiuntivo: il guadagno energetico netto per mole di glucosio resta quello della glicolisi (2 ATP), mentre la conversione piruvato?lattato funge da “valvola” redox. Nel contesto fisiologico, la fermentazione lattica si attiva nel muscolo scheletrico durante esercizi ad alta intensità, è costitutiva nei globuli rossi (privi di mitocondri) e può aumentare in condizioni di ipossia tissutale. Clinicamente, un’eccessiva produzione o ridotta rimozione di lattato può condurre ad acidosi lattica, tipica di shock, sepsi, ipoperfusione o insufficienza epatica; il fegato e, in parte, il rene riconvertono il lattato in glucosio tramite il ciclo di Cori, consumando energia. La misurazione del lattato ematico e dell’attività LDH è utile come indicatore di ipossia, stress metabolico e alcune patologie ematologiche o oncologiche. In sintesi, la funzione cardine della fermentazione lattica è mantenere il flusso glicolitico ossidando il NADH a NAD+ usando il piruvato come accettore terminale di elettroni, a differenza della fosforilazione ossidativa che usa l’ossigeno.

60 di 74 Domande

Quale delle seguenti biomolecole costituisce la principale forma di stoccaggio dell'energia nelle cellule?














La risposta corretta è la E
I lipidi, in particolare sotto forma di trigliceridi, sono la principale riserva energetica delle cellule perché forniscono la massima densità energetica e sono immagazzinati in modo anidro. Gli acidi grassi sono altamente ridotti: la loro ossidazione mitocondriale tramite beta?ossidazione e fosforilazione ossidativa libera circa 9 kcal/g, più del doppio rispetto a carboidrati e proteine (circa 4 kcal/g). Inoltre, i trigliceridi sono idrofobici e non trattengono acqua, a differenza del glicogeno che si associa a 2–3 parti di acqua per ogni parte di polimero; a parità di massa tissutale, il grasso stocca molte più calorie. Per questo l’adipocita è un “serbatoio” di lungo termine: in un adulto sano l’energia immagazzinata nel tessuto adiposo supera di gran lunga quella contenuta nel glicogeno epatico e muscolare. Dal punto di vista funzionale, i trigliceridi vengono mobilizzati in condizioni di digiuno tramite l’azione della lipasi ormono?sensibile attivata da glucagone e catecolamine e inibita dall’insulina. Gli acidi grassi liberati sono ossidati nei tessuti periferici; il fegato, quando l’apporto di acetil?CoA eccede la capacità del ciclo di Krebs, produce corpi chetonici, fondamentale carburante per cervello e muscolo in digiuno prolungato. Al contrario, il glicogeno rappresenta una riserva di pronto impiego ma limitata e di breve durata: quello epatico sostiene la glicemia per 12–24 ore, quello muscolare alimenta lo sforzo acuto ma non è esportabile. Le proteine non sono destinate allo stoccaggio energetico: la loro catabolizzazione compromette funzioni strutturali ed enzimatiche e genera azoto da eliminare. Molecole come ATP sono vettori immediati di energia, non scorte a lungo termine. Il rilievo clinico è evidente: l’eccesso di trigliceridi porta a obesità ed accumulo ectopico (steatosi epatica), mentre la deplezione estrema causa cachessia. Difetti della beta?ossidazione o del trasporto degli acidi grassi (es. deficit di acil?CoA deidrogenasi a media catena o di carnitina) si manifestano con ipoglicemia ipochetotica in digiuno. Nel diabete tipo 1, l’insulina carente disinibisce la lipolisi con chetosi e rischio di chetoacidosi. Questi scenari confermano che i lipidi sono il deposito energetico primario, essenziale per l’omeostasi a medio?lungo termine.

61 di 74 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


62 di 74 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


63 di 74 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


64 di 74 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


65 di 74 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


66 di 74 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


67 di 74 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


68 di 74 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


69 di 74 Domande

Qual è la concentrazione molare dell’ acqua?














La risposta corretta è la B
La concentrazione molare dell'acqua è 55,5 M. Questa concentrazione si calcola considerando che la densità dell'acqua è di circa 1 g/mL e la massa molare dell'acqua è di 18,015 g/mol. In un litro d'acqua, che pesa circa 1000 g, ci sono quindi 1000 g / 18,015 g/mol = 55,5 moli. La concentrazione molare è quindi il numero di moli di soluto per litro di soluzione, e poiché stiamo considerando l'acqua pura, essa è il soluto di se stessa. Questo valore è utile in vari calcoli chimici, specialmente quando si considera l'acqua come solvente in reazioni chimiche, poiché fornisce un riferimento per la quantità di molecole d'acqua disponibili per interagire con i soluti.

70 di 74 Domande

Una cellula di Escherichia coli si duplica ogni 20 min. Partendo da una singola cellula, posta nelle opportune condizioni di crescita, quante cellule si otterranno dopo 6 ore?














La risposta corretta è la C
Il problema richiede di applicare il concetto di crescita esponenziale batterica basata sul tempo di generazione. Escherichia coli si riproduce per scissione binaria: ogni ciclo cellulare produce due cellule figlie. Se il tempo di generazione (g) è 20 minuti e le condizioni sono ottimali (terreno ricco, 37 °C, ossigenazione adeguata per ceppi facoltativi, assenza di stress), il numero di generazioni in un intervallo di tempo t si calcola come n = t/g. In 6 ore vi sono 360 minuti; quindi n = 360/20 = 18. Partendo da una singola cellula (N0 = 1), il numero finale di cellule è N = N0 × 2^n = 1 × 2^18, cioè 2^18, pari a 262.144 cellule. Questa stima presuppone che tutte le cellule si dividano in modo sincrono e che non vi siano limitazioni di nutrienti o accumulo di prodotti tossici, condizioni che caratterizzano la fase esponenziale in coltura. Nella pratica, la crescita batterica in un sistema chiuso segue le fasi lag, esponenziale, stazionaria e di declino; la formula N = N0 × 2^(t/g) descrive la fase esponenziale, ed è quella implicitamente richiesta dalla domanda (“opportune condizioni di crescita”). È anche coerente con valori noti del tempo di generazione di E. coli in laboratorio, tipicamente 15–20 minuti in condizioni ottimali. Il collegamento clinico è rilevante: la rapidità di replicazione di E. coli spiega come una carica batterica inizialmente bassa possa diventare molto elevata in poche ore, contribuendo alla progressione di infezioni comuni come le infezioni urinarie o la batteriemia. Ciò sottolinea l’importanza di un trattamento tempestivo e di pratiche corrette di raccolta e conservazione dei campioni (per esempio, refrigerazione e rapida processazione) per evitare sovracrescita che può alterare la conta o i risultati colturali. In vivo, la crescita è spesso più lenta a causa di limitazioni nutrizionali e risposta immunitaria, ma il principio esponenziale rimane utile per comprendere la dinamica dell’infezione.

71 di 74 Domande

Il cavallo ( Equus caballus ) ha un corredo diploide di 64 cromosomi, dei quali 36 autosomi acrocentrici; l’ asino ( Equus asinus ) ha 62 cromosomi, dei quali 22 autosomi acrocentrici. Qual è il numero dei cromosomi che si troveranno nell’ ibrido (mulo) prodotto dall’ accoppiamento di un asino maschio con una cavalla?














La risposta corretta e' la ' 63 '.


72 di 74 Domande

Quale delle seguenti soluzioni acquose esercita la tensione di vapore minore?














La risposta corretta è la A
La soluzione acquosa che esercita la tensione di vapore minore è CaBr? 2 x 10?² mol/L. La tensione di vapore di una soluzione è influenzata dalla quantità di soluto disciolto: un aumento delle particelle di soluto porta a una diminuzione della tensione di vapore a causa della riduzione del numero di molecole di solvente che possono evaporare. Questo fenomeno è descritto dalla legge di Raoult, secondo cui la tensione di vapore di una soluzione è proporzionale alla frazione molare del solvente. Il CaBr? in soluzione si dissocia in più ioni (Ca²? e 2 Br?), aumentando il numero totale di particelle rispetto ad altri soluti non elettroliti o con minore grado di dissociazione. Pertanto, tra le opzioni fornite, la soluzione di CaBr?, avendo una maggiore concentrazione di particelle totali, esercita la tensione di vapore più bassa.

73 di 74 Domande

Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


74 di 74 Domande

La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


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