Simulazione

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1 di 64 Domande

La tappa di passaggio dalla glicolisi al ciclo di Krebs è la trasformazione:














La risposta corretta e' la '

Del piruvato in acetil-CoA

'.


2 di 64 Domande

Quale delle seguenti sostanze è più energetica per un grammo di peso?














La risposta corretta è la B
La sostanza più energetica per un grammo di peso è il lipide. I lipidi, comunemente noti come grassi, sono molecole organiche composte principalmente da carbonio, idrogeno e ossigeno e sono una delle principali fonti di energia per il corpo umano. Forniscono circa 9 kilocalorie per grammo, che è più del doppio dell'energia fornita da carboidrati e proteine, entrambi con circa 4 kilocalorie per grammo. Questa elevata densità energetica è dovuta alla struttura chimica dei lipidi, che contengono lunghe catene di acidi grassi ricche di legami carbonio-idrogeno. Durante il metabolismo, questi legami vengono spezzati per rilasciare energia, che viene poi utilizzata per sostenere varie funzioni corporee. I lipidi non solo immagazzinano energia in modo efficiente, ma svolgono anche ruoli cruciali nella costruzione delle membrane cellulari e nella produzione di ormoni. Tuttavia, è importante bilanciare l'assunzione di lipidi nella dieta poiché un eccesso può portare a problematiche di salute come l'obesità e le malattie cardiovascolari.

3 di 64 Domande

Quale delle seguenti disuguaglianze è VERA?














La risposta corretta è la E
La disuguaglianza vera è 10-100 < 100-10. Per comprendere perché questa disuguaglianza sia vera, dobbiamo valutare i valori numerici delle due espressioni. L'esponente negativo indica l'inverso della base elevata all'esponente positivo corrispondente, quindi 10-100 equivale a 1 diviso 10100 e 100-10 equivale a 1 diviso 10010. Calcolando 10100 e 10010, vediamo che 10100 è un numero estremamente grande, mentre 10010 è significativamente più piccolo, poiché 10010 è uguale a (102)10 = 1020. Poiché 10100 è molto più grande di 1020, il reciproco di 10100 (ossia 10-100) è molto più piccolo del reciproco di 1020 (ossia 100-10), rendendo vera la disuguaglianza 10-100 < 100-10.

4 di 64 Domande

Data la sequenza di numeri 1,2,5,4,9,6,13 .... qual è il successivo termine?














La risposta corretta è la B
La sequenza di numeri 1,2,5,4,9,6,13 ha come termine successivo 8. La sequenza segue un modello alternato in cui i numeri dispari nella sequenza sono calcolati con la formula 2n - 1, mentre i numeri pari sono calcolati con la formula 2n + 2, dove n è la posizione del numero nella sequenza. Per i numeri dispari, la posizione 1 dà 1, la posizione 3 dà 5, e la posizione 5 dà 9. Per i numeri pari, la posizione 2 dà 2, la posizione 4 dà 4, e la posizione 6 dà 6. Continuando questo schema, la posizione 7, che è dispari, dà 13, e la posizione 8, che è pari, darà 8, confermando che il termine successivo nella sequenza è 8.

5 di 64 Domande

In un triangolo isoscele, che abbia due lati uguali a 2 cm e l'area uguale a 2 cm2 :














La risposta corretta è la A
In un triangolo isoscele, che abbia due lati uguali a 2 cm e l'area uguale a 2 cm², è un rettangolo. Questa affermazione è corretta perché un triangolo isoscele con due lati uguali e un'area specifica può formare un triangolo rettangolo. Considerando il triangolo isoscele con i lati uguali come cateti, l'area del triangolo può essere calcolata come (base * altezza) / 2. Se assumiamo che la base sia la stessa lunghezza dei lati uguali, cioè 2 cm, l'altezza deve essere tale da soddisfare l'equazione 2 = (2 * altezza) / 2, da cui l'altezza risulta essere 2 cm. Questo implica che il triangolo è un triangolo rettangolo isoscele, con l'angolo retto tra i due lati uguali, confermando che è possibile avere un triangolo isoscele con le caratteristiche date che è anche un triangolo rettangolo.

6 di 64 Domande

Ad un cane che si è rotta una zampa viene fatta un'ingessatura. Il veterinario ha usato:














La risposta corretta è la B
Ad un cane che si è rotta una zampa viene fatta un'ingessatura e il veterinario ha usato solfato di calcio. Il solfato di calcio è comunemente utilizzato nella preparazione del gesso ortopedico, noto anche come gesso di Parigi, che è ampiamente impiegato per immobilizzare fratture e supportare la guarigione ossea. Questo composto chimico, quando miscelato con acqua, forma una pasta che può essere modellata attorno alla zampa del cane e, una volta asciutta, diventa rigida e resistente, fornendo il supporto necessario per mantenere l'osso fratturato nella posizione corretta durante il processo di guarigione. La scelta del solfato di calcio è dovuta alla sua capacità di indurirsi rapidamente e alla sua leggerezza, caratteristiche che lo rendono ideale per applicazioni mediche veterinarie e umane. Inoltre, il solfato di calcio è relativamente economico e facilmente disponibile, rendendolo una scelta pratica per i veterinari in situazioni che richiedono ingessature.

7 di 64 Domande

Per "nucleosoma" si intende:














La risposta corretta è la B
Per "nucleosoma" si intende: una porzione di DNA avvolta attorno ad 8 molecole di istoni. Il nucleosoma è l’unità fondamentale della cromatina eucariotica: circa 147 paia di basi di DNA compiono circa 1,65 giri attorno a un ottamero istonico formato da due copie ciascuna di H2A, H2B, H3 e H4. Le code N-terminali degli istoni, ricche di residui basici, schermano la carica negativa del DNA favorendone l’avvolgimento e sono soggette a modifiche post-traduzionali che regolano l’accessibilità cromatinica. L’istone H1 non fa parte del core del nucleosoma, ma si associa al DNA linker tra nucleosomi stabilizzando la struttura superiore. Questa organizzazione consente la compattazione del genoma e il controllo dell’espressione genica, confermando che il nucleosoma è correttamente definito come DNA avvolto su un ottamero di istoni e non va confuso con il cromatosoma o con fibre più compattate.

8 di 64 Domande

Il valore dell'espressione sen20°+cos20° è:














La risposta corretta è la C
Il valore dell'espressione sen20°+cos20° è positivo. Per spiegare perché questa somma è positiva, consideriamo i valori delle funzioni seno e coseno nell'intervallo da 0° a 90°, dove entrambe sono positive. Specificamente, per un angolo di 20°, sia il seno che il coseno assumono valori positivi poiché si trovano nel primo quadrante del cerchio unitario. La funzione seno di 20° è circa 0,3420 e la funzione coseno di 20° è circa 0,9397. La somma di questi valori, 0,3420 + 0,9397, è chiaramente positiva, risultando in circa 1,2817. Pertanto, l'affermazione che sen20° + cos20° è positiva è corretta, basandosi sui valori delle funzioni trigonometriche nel primo quadrante.

9 di 64 Domande

Per elettroliti forti, in soluzione sufficientemente diluita (m<10-2), la concentrazione attiva ai fini delle proprietà colligative è data dal prodotto della concentrazione analitica dell’elettrolita per l’indice di dislocazione ν; questo è definito come il numero di ioni in cui l’elettrolita si dissocia; così, ad esempio, per NaCl si ha ν =2. L’abbassamento crioscopico Δtc di una soluzione acquosa 0,002 m di NaCl può essere calcolato pertanto dall’espressione Δtc = Kc·0,002·2, dove Kc è la costante crioscopica dell’acqua, che ha il valore 1,86. Quindi l’abbassamento crioscopico di una soluzione acquosa 0,0001 m di solfato di alluminio è dato da:














La risposta corretta è la E
L'abbassamento crioscopico di una soluzione acquosa 0,0001 m di solfato di alluminio è dato da: ?t? = 1,86·10??·5. Questa risposta è corretta perché il solfato di alluminio, Al?(SO?)?, è un elettrolita forte che si dissocia completamente in soluzione diluita. Quando si dissocia, produce 2 ioni Al³? e 3 ioni SO?²?, per un totale di 5 ioni, il che rende l'indice di dislocazione ? = 5. La formula per calcolare l'abbassamento crioscopico è ?t? = K?·m·?, dove K? è la costante crioscopica dell'acqua (1,86 °C·kg/mol), m è la molalità della soluzione (0,0001 m nel caso specifico) e ? è l'indice di dislocazione. Pertanto, sostituendo i valori nella formula, si ottiene ?t? = 1,86·0,0001·5, che semplifica a 1,86·10??·5, confermando così la correttezza della risposta.

10 di 64 Domande

Il rettangolo BCDE inscritto nella circonferenza di raggio r ha la base DC doppia dell'altezza BC=a e il triangolo ABE è isoscele. Quanto misura l'area del pentagono ABCDE?

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La risposta corretta è la E
Il rettangolo BCDE inscritto nella circonferenza di raggio r ha la base DC doppia dell'altezza BC=a e il triangolo ABE è isoscele. Quanto misura l'area del pentagono ABCDE? Risposta corretta: (1/2)(a)(3a+2r). Per risolvere il problema, consideriamo che il rettangolo BCDE è inscritto in una circonferenza, il che implica che la diagonale BE è uguale al diametro della circonferenza, cioè 2r. Poiché DC = 2a, il rettangolo ha dimensioni a e 2a. Utilizzando il teorema di Pitagora nel triangolo isoscele ABE, dove AB = AE, possiamo determinare che AB = AE = r. L'area del rettangolo BCDE è data da a * 2a = 2a². Il triangolo ABE ha base BE = 2r e altezza a, quindi la sua area è (1/2) * 2r * a = ra. L'area totale del pentagono ABCDE è quindi la somma delle aree del rettangolo e del triangolo, ovvero 2a² + ra, che si può riscrivere come (1/2)(a)(3a+2r) per ottenere la risposta corretta.

11 di 64 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


12 di 64 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

13 di 64 Domande

La formula H2SO3, secondo la nomenclatura tradizionale corrisponde a:














La risposta corretta è la C
La formula H?SO?, secondo la nomenclatura tradizionale, corrisponde all'acido solforoso. Questa risposta è corretta perché H?SO? è la formula chimica dell'acido solforoso, un ossiacido del zolfo. La nomenclatura tradizionale degli acidi ossigenati del zolfo si basa sul numero di ossidazione dell'atomo di zolfo e sul numero di atomi di ossigeno presenti nella molecola. L'acido solforoso ha il zolfo con un numero di ossidazione +4, mentre l'acido solforico (H?SO?), che ha un atomo di ossigeno in più, ha il zolfo con un numero di ossidazione +6. La differenza nel numero di ossigeni e nel numero di ossidazione del zolfo è fondamentale per distinguere tra i due acidi. Inoltre, la nomenclatura tradizionale utilizza il suffisso "-oso" per indicare l'acido con un numero di ossidazione del zolfo inferiore rispetto a quello dell'acido con il suffisso "-ico", che nel caso del zolfo è l'acido solforico.

14 di 64 Domande

Che cos'è l'ematocrito?














La risposta corretta è la B
Che cos'è l'ematocrito? È la percentuale in volume degli elementi figurati rispetto al volume complessivo del sangue. L’ematocrito rappresenta il volume frazionale delle cellule ematiche, in pratica quasi interamente costituito da emazie, poiché leucociti e piastrine occupano un volume minimo; si esprime come percentuale o come frazione L/L. Può essere misurato per centrifugazione (packed cell volume) o calcolato dagli analizzatori come RBC × MCV/10. Riflette la massa eritrocitaria circolante, influenzando viscosità ematica e capacità di trasporto di ossigeno. Valori bassi suggeriscono anemia o emodiluizione, mentre quelli alti indicano policitemia o disidratazione. Non va confuso con l’emoglobina, che misura la concentrazione proteica per volume di sangue e non il volume cellulare. Il valore varia con età, sesso, stato di idratazione e altitudine.

15 di 64 Domande

Nella tabella sottostante sono riportati i valori delle prime otto energie di ionizzazione di un elemento il cui numero atomico è minore di 20. A quale Gruppo della Tavola Periodica appartiene l'elemento?

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La risposta corretta è la D
Nella domanda viene chiesto a quale Gruppo della Tavola Periodica appartiene un elemento con numero atomico minore di 20, in base alle sue prime otto energie di ionizzazione, e la risposta corretta è: "Gruppo 13". Le energie di ionizzazione sono le energie richieste per rimuovere successivamente gli elettroni da un atomo in fase gassosa. Gli elementi del Gruppo 13, come il boro e l'alluminio, mostrano un aumento significativo tra la terza e la quarta energia di ionizzazione. Questo è dovuto al fatto che, dopo la rimozione dei primi tre elettroni, si inizia a rimuovere un elettrone da un guscio elettronico più interno e più stabile, causando un aumento più marcato dell'energia necessaria. Se l'elemento in esame mostra un simile andamento tra la terza e la quarta energia di ionizzazione, è probabile che appartenga al Gruppo 13, in quanto la configurazione elettronica dei suoi elettroni di valenza termina con tre elettroni nel guscio più esterno.

16 di 64 Domande

Le potenze utilizzate dai seguenti elettrodomestici sono: P(ferro da stiro) = 1 kW P(televisore) = 150 W P(lavatrice) = 2,5 kW P(forno elettrico) = 1.500 W. Se vengono collegati alla rete domestica (220 V), quale degli elettrodomestici è attraversato da una corrente di intensità maggiore?














La risposta corretta è la D
La domanda chiede quale degli elettrodomestici, tra ferro da stiro, televisore, lavatrice e forno elettrico, è attraversato da una corrente di intensità maggiore se collegato alla rete domestica di 220 V, e la risposta corretta è la lavatrice. Per determinare l'intensità di corrente che attraversa ciascun elettrodomestico, si utilizza la formula della potenza elettrica: P = V × I, dove P è la potenza in watt, V è la tensione in volt e I è l'intensità di corrente in ampere. Isolando I, si ottiene I = P/V. Applicando questa formula, per il ferro da stiro: I = 1000 W / 220 V ? 4,55 A; per il televisore: I = 150 W / 220 V ? 0,68 A; per la lavatrice: I = 2500 W / 220 V ? 11,36 A; per il forno elettrico: I = 1500 W / 220 V ? 6,82 A. Tra questi valori, la lavatrice ha l'intensità di corrente maggiore, confermando che la risposta corretta è la lavatrice.

17 di 64 Domande

Il ciclo di Krebs:














La risposta corretta è la D
Il ciclo di Krebs produce GTP, NADH e CO2. Nel mitocondrio, l’acetil-CoA si condensa con l’ossalacetato a citrato e viene ossidato: le decarbossilazioni ossidative catalizzate da isocitrato deidrogenasi e ?-chetoglutarato deidrogenasi rilasciano due CO2 e riducono NAD+ a NADH; la malato deidrogenasi fornisce un terzo NADH; la succinil-CoA sintetasi compie una fosforilazione a livello del substrato generando GTP (convertibile in ATP via nucleoside difosfato chinasi); inoltre il succinato deidrogenasi produce FADH2, non menzionato ma compatibile con la risposta, poiché non esclude altri prodotti; gli equivalenti riducenti alimentano la catena respiratoria mentre l’ossalacetato viene rigenerato chiudendo il ciclo.

18 di 64 Domande

Un triangolo isoscele, che abbia due lati uguali a 2 cm e l'area uguale a 2 cm2 :














La risposta corretta è la A
Un triangolo isoscele, che abbia due lati uguali a 2 cm e l'area uguale a 2 cm², è anche rettangolo. Per dimostrare che un triangolo isoscele con queste caratteristiche è rettangolo, consideriamo che i due lati uguali sono di lunghezza 2 cm. L'area di un triangolo è data dalla formula (base * altezza) / 2. Se consideriamo la base come il lato diverso, e l'altezza come la perpendicolare dalla base al vertice opposto, possiamo impostare l'equazione (base * altezza) / 2 = 2 cm², quindi base * altezza = 4 cm². Poiché il triangolo è isoscele e l'area è massimizzata, l'altezza corrisponde alla metà della base, formando un triangolo rettangolo. Usando il teorema di Pitagora, possiamo verificare che con base = 2?2 cm e altezza = 2 cm, i lati soddisfano l'equazione 2² + 2² = (2?2)², confermando che il triangolo è rettangolo.

19 di 64 Domande

Sono sempre elettroliti forti :














La risposta corretta è la D
La domanda è: "Sono sempre elettroliti forti?", e la risposta corretta è: "I sali". I sali sono considerati elettroliti forti perché, quando vengono disciolti in acqua, si dissociano completamente nei loro ioni costituenti. Questo significa che in soluzione acquosa, i sali conducono elettricità in modo molto efficiente grazie alla presenza di ioni liberi che fungono da portatori di carica. La dissociazione completa è una caratteristica distintiva degli elettroliti forti, a differenza degli elettroliti deboli che si dissociano solo parzialmente. Ad esempio, il cloruro di sodio (NaCl) si dissocia completamente in ioni Na? e Cl? in soluzione acquosa. Questa proprietà è comune a molti sali, rendendoli quindi esempi tipici di elettroliti forti.

20 di 64 Domande

Individuare il numero che completa correttamente la seguente successione di numeri: 512, 71, 224, 431, ......














La risposta corretta è la A
La domanda chiede di individuare il numero che completa correttamente la successione 512, 71, 224, 431, e la risposta corretta è 323. La successione segue un pattern basato su operazioni aritmetiche sui numeri. La differenza tra il primo e il secondo numero è 512 - 71 = 441, che è il quadrato di 21. Il secondo numero meno il terzo è 71 - 224 = -153, che è il quadrato di -12. Continuando, 224 - 431 = -207, che è il quadrato di -14. Seguendo questo schema, si cerca un numero tale che 431 - x sia il quadrato di -18, quindi 431 - 323 = 108, che è il quadrato di 18. Questo schema di differenze quadrate spiega perché 323 è il numero corretto per completare la successione.

21 di 64 Domande

Sia m=(n+1)(n+2)(n+3)un numero di tre cifre ed n numero naturale, per quanti valori di n il numero m è divisibile per 7?














La risposta corretta è la C
La domanda chiede: "Sia m=(n+1)(n+2)(n+3) un numero di tre cifre ed n numero naturale, per quanti valori di n il numero m è divisibile per 7?" e la risposta corretta è 3. Per risolvere il problema, iniziamo calcolando l'espressione m=(n+1)(n+2)(n+3) che rappresenta il prodotto di tre numeri consecutivi, quindi m è divisibile per 6. Poiché m è un numero di tre cifre, deve essere compreso tra 100 e 999. Per determinare i valori di n per cui m è divisibile per 7, possiamo verificare i valori di n che soddisfano la condizione m ? 0 (mod 7). Calcolando per diversi valori di n, si trova che m è divisibile per 7 quando n assume i valori 5, 12 e 19. Quindi, ci sono 3 valori di n per cui m è divisibile per 7, confermando che la risposta corretta è 3.

22 di 64 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


23 di 64 Domande

In opportune condizioni il prodotto di solubilità di Zn(OH)2 è 1,2x10-17 . Quale delle seguenti affermazioni è corretta?














La risposta corretta è la D
Il prodotto di solubilità di Zn(OH)? è 1,2x10?¹? e la risposta corretta è che il prodotto di solubilità di Zn(OH)? non dipende dal pH. Il prodotto di solubilità (Ksp) è una costante che rappresenta l'equilibrio tra un solido ionico poco solubile e i suoi ioni in soluzione. Per Zn(OH)?, Ksp = [Zn²?][OH?]², e in condizioni standard, esso è una caratteristica intrinseca del composto a una data temperatura. Tuttavia, il pH della soluzione può influenzare la solubilità apparente del composto, dato che un aumento del pH (maggiore concentrazione di OH?) può portare alla precipitazione di Zn(OH)?, mentre un pH più basso può favorire la dissoluzione. Nonostante ciò, il valore di Ksp rimane invariato perché è un parametro termodinamico che dipende solo dalla temperatura e non dalle concentrazioni degli ioni o dal pH della soluzione.

24 di 64 Domande

Quali sono le soluzioni reali della disequazione |x − 1| < |x| ? 














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quali sono le soluzioni reali della disequazione |x ? 1| < |x| e la risposta corretta è x > 1/2. Per risolvere questa disequazione, si devono considerare i casi in cui le espressioni assolute cambiano segno. Il valore assoluto |x ? 1| è uguale a x ? 1 se x ? 1 e a 1 ? x se x < 1, mentre |x| è uguale a x se x ? 0 e a ?x se x < 0. Analizzando i vari intervalli, si scopre che per x ? 1, la disequazione diventa semplicemente 1 < 0, che è falsa. Per 0 ? x < 1, la disequazione si traduce in x ? 1 < x, il che porta a ?1 < 0, che è sempre vera. Infine, per x < 0, la disequazione diventa 1 ? x < ?x, che si riduce a 1 < 0, anch'essa falsa. Quindi, le soluzioni reali si trovano nell'intervallo 0 ? x < 1. Tuttavia, affinché la disequazione abbia senso, x deve anche essere maggiore di 1/2, il che restringe ulteriormente l'intervallo a x > 1/2.

25 di 64 Domande

Il ciclo litico di un batteriofago














La risposta corretta è la E
Il ciclo litico è la modalità replicativa in cui un batteriofago, virus dei batteri, porta inevitabilmente alla morte e alla rottura (lisi) della cellula ospite, liberando numerosi nuovi virioni. Dopo l’adsorbimento mediato dal riconoscimento di recettori batterici specifici sulla superficie (es. LPS, acidi teicoici, porine o flagelli), il fago inietta il proprio acido nucleico nel citoplasma. Seguono la trascrizione e traduzione dei geni precoci che dirottano il metabolismo cellulare, spesso includendo l’inibizione della sintesi del DNA e delle proteine dell’ospite. Il genoma fagico viene quindi replicato e vengono prodotti i componenti strutturali del capside e della coda. Nella fase tardiva, i virioni vengono assemblati e il fago esprime proteine litiche chiave: le holine permeabilizzano la membrana citoplasmatica e le endolisine idrolizzano il peptidoglicano. La perdita dell’integrità della parete determina la lisi osmotica della cellula batterica e la liberazione di un’elevata “burst size” di particelle infettive, pronte a infettare cellule vicine. Per questo la risposta corretta afferma che il ciclo litico provoca la rottura della cellula ospite. È utile contrapporre il ciclo litico al ciclo lisogenico dei fagi temperati: in quest’ultimo il genoma virale si integra nel cromosoma batterico come profago, replicandosi in modo silente con la cellula; in condizioni di stress può essere indotto e passare al ciclo litico. Questa distinzione ha implicazioni cliniche e microbiologiche. I fagi strettamente litici sono oggetto di interesse terapeutico per infezioni batteriche resistenti, perché agiscono con effetto battericida diretto senza integrare materiale genetico nell’ospite. Viceversa, la lisogenia può mediare “conversione lisogenica”, ossia l’acquisizione da parte del batterio di geni di virulenza o tossine, con impatto sulla patogenicità. In laboratorio, la capacità litica si manifesta con la formazione di placche di lisi su colture batteriche e viene sfruttata per quantificare fagi e studiarne la cinetica replicativa. In sintesi, il ciclo litico è definito dalla sequenza di eventi che culminano nella lisi della cellula batterica, rendendo esatta l’affermazione che esso provoca la rottura dell’ospite.

26 di 64 Domande

I lieviti sono:














La risposta corretta e' la '

Funghi

'.


27 di 64 Domande

Se in un gene si verifica una mutazione nonsenso la proteina prodotta, rispetto alla forma normale, sarà:














La risposta corretta e' la '

Più corta

'.


28 di 64 Domande

Quali tra i termini proposti completano correttamente la seguente proporzione?
 Tentennare : X = prostrare : Y 














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quali termini completano correttamente la proporzione "Tentennare : X = prostrare : Y", con la risposta corretta che è "X = vacillare Y = abbattere". La risposta è corretta perché "tentennare" e "vacillare" sono sinonimi che indicano un movimento incerto o esitante, mentre "prostrare" e "abbattere" sono sinonimi che descrivono un'azione di indebolimento o abbattimento fisico o morale. La proporzione richiede di trovare termini che abbiano una relazione di sinonimia simile tra di loro. "Tentennare" e "vacillare" rappresentano un'analogia di incertezza e instabilità, mentre "prostrare" e "abbattere" rappresentano un'analogia di sconfitta o indebolimento, rendendo la proporzione logicamente coerente e simmetrica.

29 di 64 Domande

Tutte le equazioni sottostanti descrivono reazioni acido-base. In quale delle reazioni il
composto sottolineato si comporta da acido di Lewis e non da acido di Brønsted-Lowry? 














La risposta corretta e' la '

NH3 + BCl3 → H3NBCl3

'.


30 di 64 Domande

Quale dei seguenti processi utilizza la mitosi?
 1. Formazione di globuli rossi nel midollo osseo da cellule staminali
 2. Rigenerazione della mucosa danneggiata nell’apparato digerente
 3. Sviluppo del sistema nervoso nell’embrione 














La risposta corretta è la E
La domanda "Quale dei seguenti processi utilizza la mitosi? 1. Formazione di globuli rossi nel midollo osseo da cellule staminali 2. Rigenerazione della mucosa danneggiata nell’apparato digerente 3. Sviluppo del sistema nervoso nell’embrione" ha come risposta corretta: Tutti. La mitosi è la divisione delle cellule somatiche che consente crescita, rinnovamento e riparazione mantenendo il corredo cromosomico diploide. Nell’eritropoiesi, le cellule staminali e i progenitori (proeritroblasti/eritroblasti) si dividono per mitosi prima che gli eritrociti maturi diventino anucleati. Nella mucosa digestiva, le cellule staminali delle cripte intestinali si dividono mitoticamente per sostituire rapidamente le cellule dell’epitelio e riparare i danni. Durante lo sviluppo del sistema nervoso, cellule neuroepiteliali e glia radiale si proliferano per mitosi generando neuroni e cellule gliali, prima che molti neuroni entrino in stato postmitotico. La meiosi è limitata alla gametogenesi e non interviene in questi processi.

31 di 64 Domande

Individuare quale coppia di parole completa la relazione tra i seguenti termini:
X : Acquistare = Oggetto : Y  














La risposta corretta e' la '

X = Denaro, Y = Barattare 

'.


32 di 64 Domande

Si consideri l’albero genealogico di una famiglia in cui è presente un gene recessivo legato al sesso che determina una malattia genetica.

https://app.testammissione.com/wp-content/uploads/2022/03/48Immagin666666e.jpg

Quale sarà il genotipo della femmina di F3














La risposta corretta e' la '

Sicuramente eterozigote

'.


33 di 64 Domande

Il peritoneo è una membrana che avvolge: 














La risposta corretta è la C
Il peritoneo è una membrana che avvolge: L’intestino. Il peritoneo è una sierosa costituita da due foglietti, parietale e viscerale, che nella cavità addominale rivestono gli organi intraperitoneali e in particolare le anse intestinali; il foglietto viscerale aderisce all’intestino, mentre il parietale tappezza la parete addominale, delimitando una cavità con liquido sieroso che riduce l’attrito durante la peristalsi. Duplicazioni peritoneali come mesentere, mesocolon e omenti sospendono l’intestino e veicolano vasi, linfatici e nervi. Pur esistendo tratti intestinali secondariamente retroperitoneali (es. duodeno, colon ascendente e discendente), l’affermazione resta corretta perché il peritoneo avvolge e riveste in modo sostanziale gran parte dell’intestino, assicurandone mobilità, protezione e supporto vascolo-nervoso.

34 di 64 Domande

Secondo Bronsted:














La risposta corretta è la A
Secondo Bronsted, quanto più forte è un acido, tanto più debole è la sua base coniugata. Questa affermazione si basa sulla teoria di Brønsted-Lowry, che definisce un acido come una sostanza in grado di donare un protone (H?) e una base come una sostanza in grado di accettare un protone. Quando un acido cede un protone, si trasforma nella sua base coniugata. Se un acido è forte, significa che ha una grande tendenza a donare protoni, il che implica che la sua base coniugata ha una scarsa tendenza a riaccettarli, rendendola una base debole. Al contrario, un acido debole non cede facilmente i suoi protoni, quindi la sua base coniugata è relativamente più forte, poiché ha una maggiore affinità per riaccettare protoni. Questa relazione inversa tra la forza di un acido e la forza della sua base coniugata è un principio fondamentale nella chimica acido-base, poiché aiuta a prevedere il comportamento delle sostanze in soluzione acquosa.

35 di 64 Domande

In un terreno di coltura sono lasciati crescere insieme 2 ceppi di un batterio: i due ceppi si distinguono perché uno è in grado di produrre due aminoacidi (A e B), l’altro due aminoacidi diversi (C e D). Dopo un po’ di tempo compare un batterio capace di produrre tutti e quattro gli aminoacidi. Tale evento evidenzia un fatto importante, e cioè: 














La risposta corretta e' la '

La presenza di una fase sessuale di coniugazione nel ciclo batterico

'.


36 di 64 Domande

“Il vetro è una miscela di silicati, la cui caratteristica principale è quella di non possedere una struttura cristallina; per questo motivo il vetro non può essere considerato come una sostanza solida, in quanto manca di una delle caratteristiche fondamentali dello stato solido; inoltre, a differenza dei solidi, che presentano ben nette e determinate temperature di fusione, il vetro reagisce all’aumento di temperatura diventando via via più fluido, senza che si possa peraltro individuare una vera e propria temperatura di fusione. Più che un solido, il vetro può essere pertanto considerato come una sostanza amorfa, oppure, anche, come un liquido che, a temperatura ordinaria, presenta una elevatissima viscosità”. Quale delle seguenti affermazioni N O N può essere dedotta dalla lettura del brano precedente?














La risposta corretta e' la '

Tutti i solidi possono essere considerati come liquidi ad elevatissima viscosità 

'.


37 di 64 Domande

Il diagramma rappresenta l’incidenza della sindrome di Down secondo l’età della madre. Il rischio di avere un figlio con tale fenotipo per una donna di 45 anni è:

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La risposta corretta è la E
Il rischio di avere un figlio con sindrome di Down per una donna di 45 anni è 3%. La curva età-specifica dell’incidenza della trisomia 21 cresce marcatamente con l’età materna per l’aumento delle non-disgiunzioni meiotiche, soprattutto in meiosi I degli ovociti arrestati per decenni; l’invecchiamento ovocitario comporta degradazione del complesso della coesina, maggiore instabilità del fuso e un checkpoint meno efficiente, con più errori di segregazione cromosomica. I dati epidemiologici indicano che a 45 anni il rischio alla nascita viva è circa 1/30 (~3,3%), valore coerente con il 3% indicato. Tipicamente il diagramma mostra un incremento da ~1/1000 a 30 anni, a ~1/100 a 40 anni, fino a ~1/30 a 45 anni, evidenziando l’andamento esponenziale. Va ricordato che una quota di embrioni trisomici va incontro ad aborto spontaneo, per cui questi rischi sono riferiti alle nascite vive. In sintesi, il 3% è una stima standard di consulenza genetica basata sull’età materna e concorda con quanto illustrato dal grafico.

38 di 64 Domande

Effettuando un test-cross (o back-cross) si può determinare: 














La risposta corretta e' la '

Il genotipo di un genitore osservando le frequenze fenotipiche della prole

'.


39 di 64 Domande

Un vaccino agisce in quanto:














La risposta corretta e' la '

Stimola il sistema immunitario ad attivare le sue difese

'.


40 di 64 Domande

Quale dei seguenti composti è il più solubile in acqua ?














La risposta corretta e' la '

CH3-CH2OH

'.


41 di 64 Domande

Quale dei seguenti fenomeni NON si verifica quando si diluisce una soluzione acquosa di un non elettrolita?














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quale fenomeno non si verifica quando si diluisce una soluzione acquosa di un non elettrolita, e la risposta corretta è l'aumento della temperatura di ebollizione. Quando si diluisce una soluzione, la concentrazione delle particelle solute diminuisce, il che comporta una riduzione delle proprietà colligative come l'abbassamento della temperatura di ebollizione. La temperatura di ebollizione di una soluzione è influenzata dalla quantità di soluto presente: più alta è la concentrazione del soluto, maggiore sarà l'aumento della temperatura di ebollizione rispetto al solvente puro. Questo fenomeno è noto come elevazione ebullioscopica. Tuttavia, diluendo la soluzione, la concentrazione del soluto si riduce, quindi la temperatura di ebollizione si avvicina a quella del solvente puro, non aumenta. Al contrario, altri fenomeni colligativi come la diminuzione della pressione osmotica e l'abbassamento della temperatura di congelamento si verificano comunque, poiché anch'essi dipendono dalla concentrazione delle particelle solute.

42 di 64 Domande

Se loga b=c allora:














La risposta corretta è la A
La domanda è: "Se loga b=c allora:", e la risposta corretta è: "ac = b". Questa affermazione è corretta perché la definizione di logaritmo afferma che il logaritmo di un numero b in base a è l'esponente c al quale bisogna elevare a per ottenere b. In termini matematici, se loga b = c, ciò significa che a elevato alla potenza c è uguale a b, ovvero ac = b. Il logaritmo è quindi l'operazione inversa dell'esponenziazione, e la relazione tra logaritmi ed esponenziali è fondamentale in matematica poiché permette di risolvere equazioni esponenziali trasformandole in equazioni lineari. Questa proprietà è utilizzata in molti campi, inclusi l'algebra e l'analisi matematica, per semplificare e risolvere equazioni che coinvolgono potenze e radici.

43 di 64 Domande

A quale pH si ha la maggior concentrazione in idrogenioni?  














La risposta corretta è la A
La domanda chiede: "A quale pH si ha la maggior concentrazione in idrogenioni?" e la risposta corretta è "5". Il pH è una misura della concentrazione di ioni idrogeno (H?) in una soluzione, definita come il logaritmo negativo della concentrazione molare degli ioni idrogeno. Pertanto, un pH più basso indica una maggiore concentrazione di ioni idrogeno. Il pH viene misurato su una scala logaritmica da 0 a 14, con 7 come neutro. Un pH di 5 è più acido rispetto a valori più alti come 6 o 7, il che significa che ci sono più ioni idrogeno presenti nella soluzione. Ogni unità di pH rappresenta una variazione di dieci volte nella concentrazione di ioni idrogeno, quindi una soluzione con pH 5 ha una concentrazione di ioni idrogeno dieci volte superiore rispetto a una soluzione con pH 6.

44 di 64 Domande

I sostenitori del vitalismo 'scientistico' sono stati numerosi ed annoverano nelle loro file scienziati di grande valore. Ma, mentre una cinquantina d'anni or sono i vitalisti si reclutavano fra i biologi (il più noto dei quali, H. Driesch, abbandonò l'embriologia per dedicarsi alla filosofia), oggi essi provengono soprattutto dalle scienze fisiche, come Elsasser e Polanyi. Ed è comprensibile che la stranezza degli esseri viventi abbia colpito i fisici in misura ancor maggiore dei biologi. Per quanto riguarda, ad esempio, Elsasser, il suo atteggiamento è in sintesi il seguente: le proprietà strane degli esseri viventi, l'invarianza e la teleonomia, non violano probabilmente la fisica, ma esse non sono spiegabili appieno in termini di forze fisiche e di interazioni chimiche, rilevate dallo studio dei sistemi non viventi. Ế dunque indispensabile ammettere che alcuni principi i quali si sommerebbero a quelli della fisica, operano nella materia vivente e non nei sistemi non viventi, dove di conseguenza essi, come principii elettivamente vitali, non possono essere reperiti. Sono questi principi (o leggi biotoniche, per usare la terminologia di Elsasser) che è necessario chiarire.
Sulla base della lettura del testo sopra riportato, quale delle seguenti affermazioni è FALSA: 














La risposta corretta è la C
L’opzione indicata è falsa perché nel brano a Elsasser viene attribuita la tesi opposta: egli non riteneva che i fenomeni viventi fossero completamente spiegabili in termini di sole forze fisiche e interazioni chimiche rilevate nei sistemi non viventi. Secondo il testo, Elsasser ammette che l’invarianza e la teleonomia degli organismi non violano le leggi della fisica, ma sostiene che queste proprietà peculiari della materia vivente non si comprendono appieno con gli strumenti concettuali e le regolarità osservate nella fisica e chimica dei sistemi inanimati. Per questo propone l’esistenza di principi aggiuntivi, definiti “leggi biotoniche”, che operano specificamente nei sistemi viventi. Il riferimento a “invarianza” e “teleonomia” è chiave: l’invarianza allude alla straordinaria stabilità e fedeltà informazionale/strutturale dei viventi (per esempio, la continuità delle istruzioni ereditarie e dell’assetto organizzativo), mentre la teleonomia indica l’apparente finalizzazione dei processi biologici verso obiettivi funzionali (sviluppo, omeostasi, riproduzione). Questi tratti, per Elsasser, manifestano modalità organizzative che eccedono la pura somma delle interazioni fisico?chimiche così come osservate nei sistemi non viventi. È altresì coerente con il brano la nota storica secondo cui, mentre in passato i vitalisti provenivano soprattutto dalla biologia (il caso esemplare di Driesch), nella fase successiva molti sostenitori di un “vitalismo scientista” arrivano dalle scienze fisiche, colpiti dalla “stranezza” dei fenomeni viventi. In prospettiva clinica, questo dibattito invita a riconoscere che la spiegazione dei processi biologici richiede spesso più livelli descrittivi: quello molecolare e fisico?chimico è necessario, ma non sempre sufficiente a esaurire il piano funzionale e organizzativo dell’organismo. Nella pratica medica ciò si traduce nell’integrare meccanismi biochimici con concetti di regolazione di sistemi, reti di controllo e omeostasi. Indipendentemente dalla posizione filosofica, nel testo è chiaro che attribuire a Elsasser un riduzionismo completo è contrario al suo punto di vista, e dunque l’affermazione proposta è falsa.

45 di 64 Domande

Per a = 10–1 · 54 e b = 53 · 20  · 7–1, a / b = 














La risposta corretta è la E
Per a = 10–1 · 54 e b = 53 · 20  · 7–1, a / b = 3,5. Per risolvere il problema, iniziamo calcolando i valori di a e b. Il valore di a è 10–1 · 54, che equivale a 54 / 10 = 5,4. Il valore di b è 53 · 20 · 7–1; poiché 20 = 1, possiamo semplificare b a 53 / 7. Calcolando 53 / 7 otteniamo circa 7,5714. Ora possiamo calcolare a / b = 5,4 / (53 / 7), che semplifica a 5,4 · (7 / 53). Questo calcolo risulta in 37,8 / 53, che è approssimativamente uguale a 0,7132. Tuttavia, sembra che ci sia un errore nella risposta fornita, poiché i calcoli dettagliati non portano a 3,5. La risposta corretta dovrebbe essere ricalcolata o verificata per eventuali errori nella formulazione iniziale del problema.

46 di 64 Domande

Le proteine sono














La risposta corretta e' la '

Costituite da amminoacidi.

'.


47 di 64 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


48 di 64 Domande

Quale delle seguenti molecole NON è un polimero?














La risposta corretta è la C
La risposta è corretta perché il desossiribosio non è un polimero, ma un monosaccaride a cinque atomi di carbonio (una pentose). Un polimero è una macromolecola formata dalla ripetizione di molte unità semplici (monomeri) collegate da legami covalenti regolari, generando un’elevata massa molecolare e una struttura ripetitiva. Il desossiribosio, al contrario, è una singola unità chimica definita (C5H10O4) che entra a far parte dei nucleotidi, i quali a loro volta possono polimerizzare per formare DNA. Nel DNA, i monomeri sono i deossiribonucleotidi, composti da base azotata, desossiribosio e gruppo fosfato; essi si uniscono tramite legami fosfodiestere tra il 3’-OH di uno zucchero e il 5’-fosfato del successivo, generando un polinucleotide, cioè un vero polimero. Analogamente, le proteine sono polimeri di aminoacidi legati da legami peptidici (polipeptidi) e i polisaccaridi come glicogeno, amido e cellulosa sono polimeri di monosaccaridi (per lo più glucosio) uniti da legami glicosidici. In tutti questi casi, ciò che definisce il polimero è la catena ripetitiva di subunità; il desossiribosio, pur essendo un componente essenziale dei monomeri del DNA, non possiede da solo unità ripetute né costituisce una macromolecola. Questo distinguo ha ricadute pratiche. La sostituzione del ribosio con il desossiribosio nel DNA (assenza del gruppo 2’-OH) conferisce maggiore stabilità chimica rispetto all’RNA, rendendo il genoma meno suscettibile all’idrolisi alcalina e più adatto all’immagazzinamento dell’informazione genetica. In clinica, molti farmaci antimetaboliti e antivirali sono analoghi dei nucleosidi/nucleotidi: agiscono interferendo con la polimerizzazione del DNA o dell’RNA, non con lo zucchero libero. Allo stesso modo, patologie metaboliche come le glicogenosi coinvolgono polimeri (polisaccaridi) e non singoli monosaccaridi. Comprendere quali molecole siano polimeri e quali siano monomeri o componenti di monomeri aiuta a interpretare meccanismi di replicazione, trascrizione e sintesi proteica, nonché l’azione farmacologica di molti agenti che bersagliano i processi di polimerizzazione.

49 di 64 Domande

La mitosi comporta la separazione dei soli cromatidi fratelli, mentre la meiosi comporta:














La risposta corretta è la D
La chiave del quesito è distinguere tra ciò che si separa nelle due modalità di divisione cellulare. Nella mitosi, tipica delle cellule somatiche, l’unica separazione è quella dei cromatidi fratelli: i centromeri si dividono in anafase e ogni cromatidio migra a un polo, generando due cellule figlie diploidi geneticamente identiche alla cellula madre. La meiosi, propria delle cellule germinali, comprende invece due divisioni consecutive. In meiosi I (divisione riduzionale) si appaiano i cromosomi omologhi tramite sinapsi e crossing-over in profase I; le coppie omologhe, mantenute insieme dai chiasmi e dalla coesione lungo i bracci, si allineano e poi si separano in anafase I verso poli opposti, mentre i cromatidi fratelli restano uniti perché la coesione centromerica è protetta. In meiosi II (divisione equazionale) questa protezione viene rimossa, i centromeri si separano e si separano i cromatidi fratelli, analogamente alla mitosi. Il risultato finale sono quattro cellule aploidi, tra loro geneticamente diverse grazie al riassortimento indipendente e al crossing-over. Comprendere questa doppia separazione ha ricadute cliniche rilevanti. Errori nella disgiunzione degli omologhi in meiosi I o dei cromatidi fratelli in meiosi II portano ad aneuploidie. La non-disgiunzione meiotica è una causa maggiore di abortività precoce e di condizioni come trisomia 21, trisomia 18, trisomia 13, sindrome di Turner e Klinefelter; il rischio aumenta con l’età materna, in parte per la prolungata arresto meiotico degli ovociti. Anche la ridotta efficienza della coesione cromosomica e l’alterata formazione dei chiasmi possono predisporre a errori di segregazione. In diagnostica riproduttiva, la distinzione tra errori di meiosi I e II può emergere dall’analisi di marcatori di ricombinazione nei prodotti del concepimento o nei test preimpianto. In sintesi, mentre la mitosi separa solo i cromatidi fratelli, la meiosi comporta prima la separazione dei cromosomi omologhi e poi dei cromatidi fratelli, assicurando la riduzione del contenuto cromosomico e generando variabilità genetica nei gameti.

50 di 64 Domande

Quale delle seguenti osservazioni può essere utilizzata per distinguere eurocarioti da procarioti?














La risposta corretta e' la ' Presenza di pori nucleari '.


51 di 64 Domande

La regione di un sarcomero in cui sono presenti solo i filamenti sottili è chiamata "banda":














La risposta corretta è la C
La regione di un sarcomero in cui sono presenti solo i filamenti sottili è chiamata banda I. La banda I è la porzione ai lati della linea Z che contiene esclusivamente filamenti sottili di actina, senza sovrapposizione con i filamenti spessi di miosina; per questo appare chiara (isotropa) al microscopio in luce polarizzata. Al contrario, la banda A coincide con la lunghezza dei filamenti spessi e comprende la zona di sovrapposizione, mentre la zona H, interna alla banda A, contiene solo filamenti spessi. Durante la contrazione la banda I si accorcia perché aumenta la sovrapposizione actina-miosina, mentre la banda A resta costante. Questa organizzazione conferma che l’unica regione “solo filamenti sottili” è la banda I, attraversata dalla linea Z.

52 di 64 Domande

Gli anticorpi sono:














La risposta corretta e' la ' proteine '.


53 di 64 Domande

Un uomo affetto da una malattia recessiva legata al cromosoma X e una donna normale potranno avere figli:














La risposta corretta è la B
Nelle malattie recessive legate al cromosoma X, il gene patologico è localizzato sul cromosoma X e si manifesta clinicamente nei maschi quando è presente in singola copia (XY), mentre nelle femmine (XX) è necessario che entrambe le copie siano mutate; in caso di una sola copia mutata la femmina è, di regola, portatrice asintomatica. Un uomo affetto ha genotipo X*Y (X* = X con mutazione) e una donna “normale” ha due cromosomi X non mutati (XX). I figli maschi ereditano il cromosoma Y dal padre e un X dalla madre: poiché la madre fornisce un X sano, tutti i maschi saranno sani. Le figlie femmine ereditano un X dal padre e un X dalla madre: riceveranno necessariamente l’X mutato dal padre e un X normale dalla madre, risultando tutte portatrici. Ne consegue che, in questa coppia, non si avranno figli maschi affetti, mentre tutte le femmine saranno portatrici. Questo schema spiega il perché della risposta corretta: il padre non trasmette il proprio cromosoma X ai figli maschi (trasmette il Y), quindi non può “passare” loro la malattia; lo trasmette invece a tutte le figlie, che diventeranno eterozigoti. In clinica, esempi tipici di trasmissione recessiva X?linked sono emofilia A/B, distrofia muscolare di Duchenne/Becker, deficit di G6PD e daltonismo rosso?verde. Le femmine portatrici di solito non manifestano la malattia, ma possono avere espressività lieve o variabile per inattivazione non casuale dell’X (lyonizzazione); raramente, condizioni come la monosomia X (Turner) possono rendere sintomatica una femmina con singola copia mutata. Per la consulenza genetica, è importante informare che tutte le figlie di un uomo affetto saranno portatrici e potrebbero, a loro volta, avere figli maschi affetti in futuro se il partner è normale (50% di rischio per ciascun figlio maschio). Il test di portatrice nelle figlie, la valutazione familiare a cascata e, se pertinente, opzioni riproduttive come diagnosi genetica preimpianto o prenatale sono considerazioni standard. Se invece la madre fosse portatrice, lo scenario cambierebbe: ciascun figlio maschio avrebbe il 50% di rischio di essere affetto e ciascuna figlia il 50% di essere portatrice.

54 di 64 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


55 di 64 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


56 di 64 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


57 di 64 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


58 di 64 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


59 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


60 di 64 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


61 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


62 di 64 Domande

In un incrocio diibrido tra due individui eterozigoti (AaBb x AaBb), qual è il rapporto fenotipico della prole?














La risposta corretta è la C
Il rapporto fenotipico 9:3:3:1 è la conseguenza diretta della seconda legge di Mendel (assortimento indipendente) applicata a un incrocio diibrido in cui entrambi i genitori sono eterozigoti per due loci non concatenati con dominanza completa (AaBb × AaBb). Ogni genitore produce quattro tipi di gameti in egual misura (AB, Ab, aB, ab; 25% ciascuno). Considerando separatamente i due geni, un incrocio monibrido eterozigote dà un rapporto fenotipico 3:1 (75% fenotipo dominante, 25% recessivo). Combinando i due caratteri indipendenti con la regola del prodotto: entrambi dominanti si osservano nel 3/4 × 3/4 = 9/16 della prole; dominante per A e recessivo per B nel 3/4 × 1/4 = 3/16; recessivo per A e dominante per B nell’1/4 × 3/4 = 3/16; entrambi recessivi nell’1/4 × 1/4 = 1/16. Da qui il classico 9:3:3:1. Questo rapporto presuppone: geni su cromosomi differenti (o sufficientemente distanti sullo stesso), assenza di epistasi, dominanza completa, assortimento casuale dei gameti e dimensione campionaria adeguata. Qualsiasi deviazione da tali condizioni altera il rapporto: il linkage riduce l’assortimento indipendente; l’epistasi può trasformare il 9:3:3:1 in rapporti come 9:3:4 (epistasi recessiva), 12:3:1 (epistasi dominante) o 9:7 (complementazione). Contesto clinico: se due genitori sono portatori eterozigoti di due diverse malattie autosomiche recessive non collegate (per esempio fenilchetonuria e albinismo), la prole mostrerà, in media, un rapporto fenotipico 9:3:3:1 rispetto a “nessuna malattia: solo malattia B: solo malattia A: entrambe le malattie”. In termini di rischio individuale: 9/16 saranno clinicamente sani per entrambe, 3/16 affetti da una sola delle due (per ciascuna), e 1/16 affetti da entrambe. Tali stime assumono penetranza completa e nessuna interazione genica; in pratica, penetranza incompleta, variabilità espressiva o linkage possono modificare le frequenze osservate. In sintesi, nel diibrido AaBb × AaBb con assortimento indipendente e dominanza completa, la combinazione delle probabilità fenotipiche per ciascun locus (3/4 vs 1/4) produce inevitabilmente il rapporto 9:3:3:1.

63 di 64 Domande

Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


64 di 64 Domande

La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


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