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1 di 64 Domande

Una soluzione acquosa 0,0001 M di un acido debole presenta una concentrazione di ioni idronio














La risposta corretta e' la '

minore di 10-4 M

'.


2 di 64 Domande

L'idrolisi salina è il fenomeno














La risposta corretta è la C
L'idrolisi salina è il fenomeno per il quale alcuni sali reagiscono con l’acqua dando luogo, a seconda dei casi, a soluzioni acquose acide o basiche. Questo accade perché i sali sono composti ionici che, quando disciolti in acqua, si dissociano nei loro ioni costituenti. Questi ioni possono interagire con le molecole d'acqua, alterando il pH della soluzione. Ad esempio, un sale derivato da un acido debole e una base forte, come l'acetato di sodio, in soluzione acquosa può dare una soluzione basica poiché l'anione acetato (CH?COO?) può reagire con l'acqua per formare acido acetico (CH?COOH) e ioni OH?. Al contrario, un sale derivato da un acido forte e una base debole, come il cloruro di ammonio, può dare una soluzione acida poiché il catione ammonio (NH??) può reagire con l'acqua per formare ammoniaca (NH?) e ioni H?. In sintesi, l'idrolisi salina dipende dalla forza relativa degli acidi e delle basi da cui derivano i sali, determinando così il carattere acido o basico della soluzione risultante.

3 di 64 Domande

Si consideri una palla di ferro, di massa 2 kg, in caduta libera. Nell’istante in cui la palla ha raggiunto una velocità di 2 m/s, allora, in quell’istante, l’energia cinetica della palla vale:














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quale sia l'energia cinetica di una palla di ferro di 2 kg che cade liberamente e raggiunge una velocità di 2 m/s, con la risposta corretta che è 4 x 10^7 erg. L'energia cinetica (E_k) di un oggetto è calcolata usando la formula E_k = 1/2 mv^2, dove m è la massa e v è la velocità. In questo caso, la massa m è 2 kg e la velocità v è 2 m/s. Calcolando, E_k = 1/2 * 2 * (2)^2 = 4 joule. Per convertire i joule in erg, si usa il fattore di conversione 1 joule = 10^7 erg. Quindi, 4 joule corrispondono a 4 x 10^7 erg. Pertanto, l'energia cinetica della palla in quell'istante è correttamente espressa come 4 x 10^7 erg.

4 di 64 Domande

Nella formazione di un disaccaride da due monosaccaridi:














La risposta corretta e' la '

si elimina acqua

'.


5 di 64 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


6 di 64 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

7 di 64 Domande

Durante la fusione di un corpo che si trova allo stato solido quale delle seguenti grandezze del sistema non cambia?














La risposta corretta è la C
Durante la fusione di un corpo che si trova allo stato solido quale delle seguenti grandezze del sistema non cambia? La temperatura. Durante il processo di fusione, un corpo solido assorbe calore per passare allo stato liquido, ma la sua temperatura rimane costante finché l'intero solido non si è completamente fuso. Questo fenomeno si verifica perché l'energia termica fornita al sistema viene utilizzata per rompere le forze di legame intermolecolari che mantengono le particelle nella struttura solida, piuttosto che aumentare l'energia cinetica delle particelle, che è ciò che normalmente causerebbe un aumento di temperatura. Pertanto, durante la fusione, l'energia termica immessa nel sistema è interamente dedicata al cambiamento di stato, mantenendo la temperatura costante fino al completamento della transizione. Questo concetto è fondamentale nella termodinamica e nella fisica dei cambiamenti di stato, poiché evidenzia come l'energia possa essere utilizzata per modificare lo stato della materia senza alterare la temperatura del sistema.

8 di 64 Domande

I geni omeotici:














La risposta corretta e' la '

Regolano la specificazione di strutture anatomiche nello sviluppo embrionale

'.


9 di 64 Domande

Un ciclista procede alla velocità costante di 9 km/h. Determinare quanto tempo impiega a percorrere un chilometro.














La risposta corretta è la A
Un ciclista procede alla velocità costante di 9 km/h. Determinare quanto tempo impiega a percorrere un chilometro. La risposta corretta è: 6 minuti e 40 secondi. Per calcolare il tempo impiegato a percorrere un chilometro alla velocità costante di 9 km/h, bisogna utilizzare la formula del tempo che è data dalla distanza divisa per la velocità. In questo caso, la distanza è di 1 km e la velocità è di 9 km/h. Dividendo 1 km per 9 km/h si ottiene un tempo di 1/9 di ora. Convertendo 1/9 di ora in minuti, si moltiplica per 60, ottenendo 60/9 minuti, che semplificato dà 6,666... minuti. Poiché 0,666... minuti corrispondono a 40 secondi (essendo 0,666... di un minuto pari a 40 secondi), il tempo totale è di 6 minuti e 40 secondi.

10 di 64 Domande

Il cloro ha due isotopi con masse atomiche relative di 35 u e 37 u. Un campione di CH2Cl2 ha una massa molecolare relativa di 86 u. Quale/i tra questi di seguito potrebbe/ro essere il campione?

1. Una miscela 50% di CH2(35CL)2 e 50% di CH2(37Cl)2

2. 100% di CH235CL

3.Una miscela 25% di CH2(35CL)2 e 75% di CH235Cl 37 Cl

[Massa atomica relativa: H = 1 u, C = 12 u]














La risposta corretta è la D
Un campione di CH?Cl? con una massa molecolare relativa di 86 u potrebbe essere una miscela 50% di CH?(³?Cl)? e 50% di CH?(³?Cl)?, oppure 100% di CH?³?Cl. La massa molecolare di CH?Cl? si calcola sommando le masse atomiche relative dei suoi componenti: il carbonio (C) ha una massa di 12 u, ciascun idrogeno (H) ha una massa di 1 u, e ciascun cloro (Cl) può avere una massa di 35 u o 37 u. Nel primo caso, una miscela equimolare di CH?(³?Cl)? e CH?(³?Cl)? risulterebbe in una massa media di 86 u, poiché CH?(³?Cl)? ha una massa di 84 u e CH?(³?Cl)? ha una massa di 88 u, e la media ponderata (0.5*84 + 0.5*88) è 86 u. Nel secondo caso, 100% di CH?³?Cl non è corretto perché comporterebbe una massa di 84 u, ma la risposta indicata come corretta include un errore nell'enunciato; invece, una miscela 50% di CH?(³?Cl)? e 50% di CH?(³?Cl)? è l'unica opzione corretta. L'opzione 3 non è corretta poiché la massa risultante non corrisponderebbe a 86 u.

11 di 64 Domande

Calcolare il valore della seguente frazione:

(1272 - 73)/2














La risposta corretta è la E
La domanda chiede di calcolare il valore della frazione (127² - 73²)/2 e la risposta corretta è 5400. Per risolvere questo problema si può applicare la differenza di quadrati, una formula algebrica che afferma che a² - b² = (a - b)(a + b). Applicando questa formula, la differenza 127² - 73² può essere riscritta come (127 - 73)(127 + 73). Calcolando i valori tra parentesi, otteniamo (127 - 73) = 54 e (127 + 73) = 200. Moltiplicando questi due risultati, 54 × 200, otteniamo 10800. Infine, dividendo 10800 per 2, otteniamo il risultato finale di 5400, confermando che la risposta fornita è corretta.

12 di 64 Domande

Quante classi fenotipiche compaiono nella prima generazione a seguito di un incrocio mendeliano tra due doppi eterozigoti?














La risposta corretta e' la '

4

'.


13 di 64 Domande

Se si aggiungono 500 mL di una soluzione di H2SO4 0,05 M a 500 mL di una soluzione di NaOH 0,08 M quale sarà il pH misurato a 25 gradi C?














La risposta corretta è la B
Se si aggiungono 500 mL di una soluzione di H2SO4 0,05 M a 500 mL di una soluzione di NaOH 0,08 M, il pH misurato a 25 gradi C sarà 2,00. Per determinare il pH finale, bisogna calcolare il numero di moli di H2SO4 e NaOH. La soluzione di H2SO4 contiene 0,025 moli di H2SO4 (0,05 M × 0,5 L), mentre la soluzione di NaOH contiene 0,04 moli di NaOH (0,08 M × 0,5 L). L'acido solforico è un acido diprotico, quindi fornisce 0,05 moli di H+ in totale. NaOH neutralizza parte degli H+, lasciando un eccesso di 0,01 moli di H+ non neutralizzate (0,05 moli di H+ - 0,04 moli di OH-). Il volume totale della soluzione è di 1 L (500 mL + 500 mL), quindi la concentrazione di H+ rimanente è 0,01 M. Il pH è calcolato come -log[H+], che risulta in un pH di 2,00.

14 di 64 Domande

Quale delle seguenti rappresenta una possibile terna di numeri quantici?














La risposta corretta e' la '

n = 3    l = 2    m=-1

'.


15 di 64 Domande

Nel DNA di una cellula, qual e' in percentuale la quantita' di timina se la citosina e' il 35%?














La risposta corretta e' la '

15%

'.


16 di 64 Domande

In quale regione della colonna vertebrale cinque vertebre sono fuse insieme in un unico blocco?














La risposta corretta e' la '

Regione sacrale

'.


17 di 64 Domande

Un cono circolare retto ha una base di raggio R e un'altezza di uguale valore R. Una sfera ha come raggio ancora il valore R. Quale è il rapporto tra il volume del cono (V(cono)) e quello della sfera (V(sfera))?














La risposta corretta è la E
Il rapporto tra il volume di un cono con base di raggio R e altezza R e quello di una sfera di raggio R è 0,25. Per determinare questo rapporto, calcoliamo innanzitutto i volumi di entrambe le figure. Il volume del cono è dato dalla formula V(cono) = (1/3)?R²H, dove H è l'altezza; poiché H = R, il volume diventa V(cono) = (1/3)?R³. Il volume della sfera è dato dalla formula V(sfera) = (4/3)?R³. Per trovare il rapporto V(cono) / V(sfera), dividiamo il volume del cono per quello della sfera: [(1/3)?R³] / [(4/3)?R³]. Semplificando, i termini ?R³ si cancellano, lasciando 1/4, che è uguale a 0,25. Questo dimostra che il volume del cono è un quarto di quello della sfera, confermando che il rapporto tra i due volumi è 0,25.

18 di 64 Domande

Quali dei seguenti composti N O N possono formare tra loro legami a ponte di idrogeno?














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quali dei seguenti composti non possono formare tra loro legami a ponte di idrogeno, e la risposta corretta è le ammine terziarie. Le ammine terziarie non possono formare legami a ponte di idrogeno perché mancano di un atomo di idrogeno legato direttamente all'atomo di azoto, il quale è necessario affinché si possa stabilire un legame a idrogeno. I legami a ponte di idrogeno si formano quando un atomo di idrogeno, già covalentemente legato a un atomo elettronegativo come ossigeno, azoto o fluoro, interagisce con un altro atomo elettronegativo. Nelle ammine terziarie, l'azoto è legato a tre gruppi alchilici e non vi è alcun idrogeno disponibile per formare questo tipo di interazione. Questo limita la capacità delle ammine terziarie di partecipare a interazioni intermolecolari di questo tipo, a differenza delle ammine primarie e secondarie, che hanno almeno un idrogeno legato all'azoto e possono formare legami a idrogeno.

19 di 64 Domande

Il grafico rappresenta il processo della digestione chimica di zuccheri, proteine e grassi lungo il tubo digerente, qui suddiviso in 5 settori uguali. Le proteine vengono digerite nei settori:

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La risposta corretta è la A
Il grafico rappresenta il processo della digestione chimica di zuccheri, proteine e grassi lungo il tubo digerente, qui suddiviso in 5 settori uguali; le proteine vengono digerite nei settori: 3 e 4. Questo perché la proteolisi inizia nello stomaco (settore 3) grazie alla pepsina attiva in ambiente fortemente acido, che rompe i legami peptidici generando peptidi più piccoli; prosegue poi nel tenue (settore 4), in particolare nel duodeno e nel digiuno, dove gli enzimi pancreatici (tripisina, chimotripsina, elastasi, carbossipeptidasi), attivati dall’enteropeptidasi, completano l’idrolisi in oligopeptidi e amminoacidi con l’ausilio delle peptidasi del bordo a spazzola enterocitario. La bocca (settore 1) non presenta una significativa digestione proteica, l’esofago (settore 2) è solo di transito, mentre nel colon (settore 5) non avviene digestione enzimatica rilevante delle proteine alimentari. L’assorbimento finale degli amminoacidi avviene nell’intestino tenue, coerentemente con l’intensa attività digestiva del settore 4.

20 di 64 Domande

Quale dei seguenti amminoacidi contiene zolfo?














La risposta corretta e' la '

Metionina

'.


21 di 64 Domande

A una soluzione acquosa acida di KBrO3 (100 mL, 0,1 mol/L) vengono aggiunti 100 mL di una soluzione acquosa contenente 0,006 moli di K2S2O3 e 0,09 moli di KI. Avvengono le seguenti reazioni quantitative: (vedi foto). La reazione (2) è istantanea, mentre la reazione (1) è relativamente lenta. Nel momento in cui tutto l’anione S2O32− presente in soluzione avrà reagito, quante moli di BrO3- saranno state consumate?

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La risposta corretta è la D
In una soluzione acquosa acida, quando 100 mL di KBrO? (0,1 mol/L) vengono mescolati con 100 mL di una soluzione contenente 0,006 moli di K?S?O? e 0,09 moli di KI, sono consumate 0,001 moli di BrO??. La spiegazione risiede nel fatto che la reazione (1) tra BrO?? e I? è lenta e produce I?, mentre la reazione (2) tra I? e S?O?²? è istantanea. Quando tutto l’anione S?O?²? è stato consumato, significa che ha reagito con l’I? prodotto fino a quel momento. Poiché la stechiometria della reazione (2) è tale che 1 mol di I? reagisce con 2 mol di S?O?²?, 0,006 moli di S?O?²? possono reagire con 0,003 moli di I?. La reazione (1) ha una stechiometria di 1:3 tra BrO?? e I?, quindi per produrre 0,003 moli di I? sono necessarie 0,001 moli di BrO??, spiegando così il consumo di 0,001 moli di BrO??.

22 di 64 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


23 di 64 Domande

Alla fine della I divisione meiotica














La risposta corretta e' la '

I cromosomi omologhi si separano.

'.


24 di 64 Domande

Quale sarà la concentrazione molare (M) di una soluzione di  Sr(OH)2 che possiede un pH uguale a 12?














La risposta corretta e' la '

5x10-3M.

'.


25 di 64 Domande

Quale fra i seguenti è l’esatto ordine cronologico dei tre eventi elencati?
 E1 viene sganciata la bomba atomica su Hiroshima
 E2 nasce la casa automobilistica FIAT
 E3 viene creata la bambola Barbie














La risposta corretta e' la '

E2 - E1 - E3

'.


26 di 64 Domande

Per DNA ricombinante si intende:














La risposta corretta e' la '

Una molecola di DNA ottenuta unendo due frammenti di DNA di origine diversa
 

'.


27 di 64 Domande

Individuare la reazione di decomposizione: 














La risposta corretta e' la '

CaCO3 → CaO + CO2

'.


28 di 64 Domande

Un operaio specializzato nella posa di mosaici dispone di 702 tessere quadrate, tutte delle stesse dimensioni. Ha costruito con esse, affiancandole, il quadrato più grande possibile.
Quante sono le tessere non utilizzate? 














La risposta corretta è la D
Un operaio specializzato nella posa di mosaici dispone di 702 tessere quadrate e ha costruito con esse il quadrato più grande possibile, lasciando 26 tessere non utilizzate. Per determinare il numero di tessere non utilizzate, bisogna calcolare il più grande intero n tale che n² sia minore o uguale a 702, poiché n rappresenta il numero di tessere lungo il lato del quadrato più grande possibile. Calcolando, troviamo che 26² = 676 e 27² = 729, quindi 26 è il più grande intero che soddisfa la condizione n² ? 702. Pertanto, il quadrato più grande che può essere formato ha un lato di 26 tessere, utilizzando 676 tessere in totale. Sottraendo 676 da 702, otteniamo che 26 tessere rimangono inutilizzate.

29 di 64 Domande

Quale tra i seguenti composti biochimici contiene azoto?














La risposta corretta e' la '

ATP

'.


30 di 64 Domande

A quale volume si devono portare 10 ml di HCl 6M perché la concentrazione finale sia 0,5 M?  














La risposta corretta e' la '

120 ml

'.


31 di 64 Domande

Quale delle seguenti affermazioni relativa alla molecola di ATP è corretta? 














La risposta corretta è la D
Quale delle seguenti affermazioni relativa alla molecola di ATP è corretta? Contiene lo zucchero ribosio. L’ATP (adenosina trifosfato) è un nucleotide formato da adenina, uno zucchero pentoso D-ribosio e tre gruppi fosfato legati al carbonio 5' del ribosio; l’adenina è connessa al C1' tramite un legame glicosidico N9-beta. Il ribosio (C5H10O5) distingue l’ATP dal dATP, che contiene 2'-desossiribosio privo del gruppo 2'-OH. L’energia liberata all’idrolisi deriva dai legami anidridici fosforici tra i fosfati alfa-beta e beta-gamma, ma la piattaforma ribosio-adenina è cruciale per il riconoscimento da parte di enzimi e chaperoni. I gruppi 2' e 3'-OH del ribosio partecipano a coordinazione con Mg2+ e a interazioni transitorie, influenzando la reattività e il posizionamento nei siti attivi. Pertanto è corretta l’affermazione che l’ATP contiene lo zucchero ribosio, componente strutturale essenziale della molecola.

32 di 64 Domande

 Gli enzimi possono accelerare una reazione: 














La risposta corretta e' la '

Abbassando l’energia di attivazione
 

'.


33 di 64 Domande

Quale delle seguenti soluzioni è quella più basica? 














La risposta corretta è la A
La soluzione più basica tra quelle proposte è NaOH 1 M. La basicità di una soluzione è determinata dalla concentrazione di ioni idrossido (OH?) che essa può rilasciare in soluzione. L'idrossido di sodio (NaOH) è un composto altamente solubile in acqua e si dissocia completamente, rilasciando un numero elevato di ioni OH?, il che lo rende una base forte. Una soluzione 1 M di NaOH significa che c'è una concentrazione di 1 mole di NaOH per litro di soluzione, il che implica una corrispondente concentrazione di 1 mole di ioni OH? per litro. Questo elevato numero di ioni idrossido conferisce alla soluzione un pH molto alto, tipico delle soluzioni basiche, e la rende più basica rispetto ad altre soluzioni che potrebbero contenere basi deboli o concentrazioni più basse di ioni OH?.

34 di 64 Domande

L’areogramma rappresenta la percentuale di gas coinvolti nella respirazione.

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La risposta corretta è la D
L’areogramma rappresenta la percentuale di gas coinvolti nella respirazione: il gas con la percentuale maggiore è l’azoto. Nell’aria atmosferica secca a livello del mare l’azoto è circa il 78% in volume, l’ossigeno circa il 21%, l’argon ~0,93% e la CO2 ~0,04%, quindi un grafico a torta delle percentuali mostrerà la fetta più grande per l’azoto. Durante la ventilazione l’azoto viene inspirato ed espirato quasi inalterato perché è fisiologicamente inerte e non partecipa alle reazioni della respirazione cellulare, ma resta il componente principale della miscela. Anche nell’aria alveolare l’azoto rimane predominante, mentre variano soprattutto O2 (in calo) e CO2 (in aumento) per effetto degli scambi. L’ossigeno è il gas funzionalmente più rilevante e la CO2 il principale prodotto di scarto, ma in termini di percentuali nella miscela respirata l’azoto è di gran lunga il più abbondante. La sua preponderanza contribuisce in modo determinante alla pressione totale dei gas secchi, mentre il suo scambio è trascurabile salvo condizioni iperbariche come le immersioni.

35 di 64 Domande

 La pressione nel Sistema Internazionale (S.I.) si esprime in:














La risposta corretta e' la '

Pa

'.


36 di 64 Domande

Gli elettroni in orbitali di tipo f, s, d hanno, rispettivamente, numero quantico secondario:














La risposta corretta è la D
Gli elettroni in orbitali di tipo f, s, d hanno, rispettivamente, numero quantico secondario: 3, 0, 2. La risposta è corretta perché il numero quantico secondario, noto anche come numero quantico azimutale o l, determina la forma dell'orbitale e assume valori interi da 0 fino a n-1, dove n è il numero quantico principale. Per gli orbitali di tipo s, l è pari a 0, indicando una forma sferica. Gli orbitali di tipo p hanno l pari a 1, mentre quelli di tipo d hanno l pari a 2, indicando forme più complesse come doppio lobo e quadrifoglio. Infine, gli orbitali di tipo f, che hanno forme ancora più intricate, sono caratterizzati da l pari a 3. Questi valori di l sono fondamentali per comprendere la disposizione degli elettroni negli atomi e le loro proprietà chimiche, poiché influenzano la distribuzione degli elettroni e quindi l'energia e la stabilità degli orbitali stessi.

37 di 64 Domande

"A temperatura ambiente, l’acqua è un liquido dotato di ottime proprietà solventi; molti sali, come ad esempio il solfato di potassio, si sciolgono rapidamente in acqua, mentre sono praticamente insolubili in solventi apolari come il tetracloruro di carbonio o il toluene. Questa proprietà è una conseguenza del carattere dipolare della molecola dell’acqua; il reticolo cristallino di un sale è tenuto unito da attrazioni elettrostatiche molto forti tra gli ioni positivi e quelli negativi; quando il solfato di potassio cristallino è posto in acqua, le molecole polari di quest’ultima sono fortemente attratte dagli ioni K+ ed SO4--, e strappano questi ioni al reticolo".
Quale delle seguenti affermazioni può essere dedotta dalla lettura del brano precedente?














La risposta corretta e' la '

Le molecole dell'acqua interagiscono con gli ioni del sale

'.


38 di 64 Domande

Date le premesse:
a - la scienza fa ricorso con vantaggio al linguaggio metaforico
b - il linguaggio metaforico è proprio dell’espressione artistica
SCEGLIETE la conclusione logicamente e rigorosamente conseguente:














La risposta corretta e' la '

l’espressione artistica offre un valido mezzo espressivo alla scienza

'.


39 di 64 Domande

Se il logaritmo in base 9 di x = – 3 allora:














La risposta corretta e' la '

x = 1/729 

'.


40 di 64 Domande

Una reazione chimica comporta sempre la trasformazione:














La risposta corretta e' la '

Di una o più specie chimiche in altre

'.


41 di 64 Domande

Una gragnuola di sassi viene lanciata in uno stagno colmo d’acqua, la temperatura dello stagno varia?














La risposta corretta e' la '

Si, si alza, perché energia cinetica viene trasferita alle molecole del liquido

'.


42 di 64 Domande

Attraverso la meiosi e la fecondazione gli animali come l'uomo














La risposta corretta e' la '

Danno origine ad una prole con lo stesso numero di cromosomi dei genitori.

'.


43 di 64 Domande

La massa atomica del boro è 10,811 u. Il boro in natura contiene l'80,20% dell'isotopo 11B (massa=11,009 u) e il 19,80% di un altro isotopo. Qual è la massa di quest'ultimo isotopo?














La risposta corretta è la D
La massa dell'isotopo sconosciuto del boro è 10,010 u. Per determinare la massa di questo isotopo si utilizza la media ponderata delle masse atomiche degli isotopi basata sulla loro abbondanza naturale. La massa atomica media del boro è 10,811 u, ottenuta dall'80,20% dell'isotopo 11B con massa 11,009 u e il 19,80% dell'isotopo sconosciuto. La formula per calcolare la massa dell'isotopo sconosciuto è: (0,8020 * 11,009 u) + (0,1980 * x) = 10,811 u, dove x rappresenta la massa dell'isotopo sconosciuto. Risolvendo l'equazione per x, si ottiene x = 10,010 u, che rappresenta la massa dell'altro isotopo del boro. Questa soluzione è coerente con il principio che la massa atomica media di un elemento è la somma delle masse degli isotopi moltiplicate per le loro rispettive abbondanze naturali.

44 di 64 Domande

Se due moli di HCl reagiscono con una mole di Mg(OH)2 si formano due prodotti, di cui uno è l'acqua. Nell'altro prodotto formatosi nella reazione, da quale legame sono uniti gli atomi o gli ioni che lo costituiscono?














La risposta corretta è la B
Se due moli di HCl reagiscono con una mole di Mg(OH)2 si formano due prodotti, di cui uno è l’acqua; nell’altro prodotto gli atomi/ioni sono uniti da legame ionico. La reazione di neutralizzazione è: 2 HCl + Mg(OH)2 ? MgCl2 + 2 H2O; oltre all’acqua, si forma il sale MgCl2. In soluzione HCl è completamente dissociato in H+ e Cl?, mentre Mg(OH)2 fornisce Mg2+ e OH?: i protoni reagiscono con gli idrossidi generando acqua e restano Mg2+ e Cl? che si combinano in MgCl2. Nel solido MgCl2 gli ioni Mg2+ e Cl? sono tenuti insieme da attrazione elettrostatica (legame ionico) in un reticolo cristallino, coerente con la differenza di elettronegatività e con la carica +2 del magnesio e ?1 del cloro. L’acqua ha legami O–H covalenti, ma il “secondo prodotto” è il sale ionico.

45 di 64 Domande

Un miscuglio omogeneo:














La risposta corretta è la A
Un miscuglio omogeneo è formato da sostanze indistinguibili tra loro. Questa affermazione è corretta perché un miscuglio omogeneo, noto anche come soluzione, è una combinazione di due o più sostanze in cui le componenti sono distribuite uniformemente a livello molecolare o atomico, rendendo impossibile distinguere le singole sostanze a occhio nudo o con strumenti ottici comuni. Un classico esempio di miscuglio omogeneo è una soluzione salina, dove il sale (soluto) è completamente dissolto nell'acqua (solvente), creando una composizione uniforme in tutto il volume del liquido. A differenza dei miscugli eterogenei, dove le sostanze possono essere separate visivamente o meccanicamente, nei miscugli omogenei le componenti si combinano a un livello tale da non poter essere separate facilmente senza processi chimici o fisici più complessi come l'evaporazione o la distillazione. Questo tipo di miscuglio è caratterizzato da proprietà chimiche e fisiche uniformi in tutta la sua estensione, e le sue componenti non si separano con il tempo o sotto l'influenza della gravità.

46 di 64 Domande

Individuare la reazione di ossidoriduzione














La risposta corretta è la E
La reazione di ossidoriduzione è: Cr?O? + 2Na?CO? + 3KNO? ? 2Na?CrO? + 2CO? + 3KNO?. Questa reazione è un esempio di ossidoriduzione perché coinvolge il trasferimento di elettroni tra le specie chimiche coinvolte. In particolare, il cromo (Cr) nel composto Cr?O? passa dallo stato di ossidazione +3 a +6 nel prodotto Na?CrO?, subendo quindi un'ossidazione. Allo stesso tempo, l'azoto (N) nel KNO? passa dallo stato di ossidazione +5 a +3 nel KNO?, subendo una riduzione. Questo scambio di elettroni tra il cromo e l'azoto è caratteristico delle reazioni di ossidoriduzione, in cui una specie chimica si ossida perdendo elettroni e un'altra si riduce acquistandoli. L'ossidazione e la riduzione avvengono simultaneamente, garantendo la conservazione della carica totale nel sistema.

47 di 64 Domande

Indicare il numero di ossidazione del cromo nel dicromato di potassio (K2Cr2O7).














La risposta corretta e' la ' +6 '.


48 di 64 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


49 di 64 Domande

Il processo di formazione dei corpuscoli del sangue si chiama:














La risposta corretta è la E
La formazione dei corpuscoli del sangue (eritrociti, leucociti e piastrine) si chiama emopoiesi, detta anche ematopoiesi. È il processo mediante il quale le cellule staminali ematopoietiche multipotenti del midollo osseo si autorinnovano e si differenziano nelle linee mieloide e linfoide, generando tutti gli elementi figurati del sangue. Nell’adulto l’emopoiesi avviene prevalentemente nel midollo delle ossa piatte (sterno, coste, vertebre, bacino) e nelle epifisi prossimali di omero e femore; durante lo sviluppo fetale si sposta dal sacco vitellino al fegato e alla milza. In condizioni patologiche può comparire emopoiesi extramidollare in fegato e milza. La regolazione è fine e dipende da fattori di crescita e dal microambiente midollare. L’eritropoietina, prodotta soprattutto dal rene in risposta all’ipossia, stimola l’eritropoiesi; la trombopoietina (principalmente epatica) favorisce la produzione di megacariociti e piastrine; fattori come G?CSF e GM?CSF sostengono la granulopoiesi e monocitopoiesi, mentre citochine specifiche modulano le varie sottopopolazioni leucocitarie. È utile distinguere che eritropoiesi, leucopoiesi e trombopoiesi sono sottoinsiemi dell’emopoiesi: per questo la risposta corretta non è una singola linea ma il termine onnicomprensivo emopoiesi. Il concetto ha ricadute cliniche dirette. Una ridotta eritropoiesi causa anemie per carenza di ferro, vitamina B12 o folati, o in corso di insufficienza renale cronica per deficit di eritropoietina; la soppressione midollare da farmaci o chemioterapia può condurre a neutropenia e trombocitopenia; le aplasie midollari, le sindromi mielodisplastiche e le leucemie rappresentano disordini primari dell’emopoiesi. La valutazione si basa su emocromo, reticolociti, striscio periferico e, quando indicato, aspirato e biopsia osteomidollare. Il trattamento mira alla causa (integrazione marziale o vitaminica, sospensione di farmaci mielotossici), all’uso di fattori di crescita ematopoietici (eritropoietina, G?CSF, trombopoietina-agonisti), a trasfusioni quando necessarie e, nei casi selezionati, al trapianto di cellule staminali emopoietiche. In sintesi, emopoiesi è il termine corretto perché designa l’intero processo fisiologico, continuo e regolato, di produzione di tutte le cellule del sangue.

50 di 64 Domande

Quale struttura, tra quelle indicate, contiene la quantità maggiore di depositi di glicogeno?














La risposta corretta e' la ' Fegato '.


51 di 64 Domande

La probabilità di avere un figlio maschio affetto da cecità ai colori (carattere recessivo legato al cromosoma X) è maggiore per:














La risposta corretta è la B
La cecità ai colori rosso-verde congenita è di solito dovuta a varianti nei geni delle opsine dei coni (OPN1LW e OPN1MW) localizzati su Xq28 ed è trasmessa con modalità recessiva legata al cromosoma X. Nelle malattie X-recessive, i maschi sono emizigoti per l’X: ricevono il cromosoma Y dal padre e l’unico cromosoma X dalla madre. Di conseguenza, la probabilità che un figlio maschio sia affetto dipende unicamente dal genotipo materno. Se la madre è affetta, significa che possiede due copie mutanti dei geni interessati (è omozigote o portatrice di due varianti patogenetiche). In questo caso trasmetterà necessariamente un cromosoma X mutato a tutta la prole. Ogni figlio maschio riceverà il suo unico cromosoma X dalla madre e, non avendo un secondo allele normale che compensi, sarà affetto con probabilità del 100%. Questa è la situazione con la probabilità massima. Per confronto, una madre portatrice eterozigote trasmette l’X mutato alla metà dei figli, per cui il rischio per un figlio maschio è del 50%. Un padre affetto non aumenta il rischio per i figli maschi, perché a loro trasmette il cromosoma Y: in assenza di una madre portatrice o affetta, il rischio per i maschi resta nullo. Anche nel caso di padre affetto e madre portatrice, il rischio per i maschi rimane 50%, poiché l’unica X che conta per i figli maschi è quella materna. Nella pratica clinica, l’affezione di una donna è rara e in genere richiede che il padre sia affetto e la madre almeno portatrice, oppure eventi genetici meno comuni. Il quadro clinico consiste in deficit della discriminazione cromatica (più spesso deuteranopia o protanopia), con acuità visiva generalmente normale. La diagnosi si basa su test psicofisici (es. tavole di Ishihara o test di Farnsworth) e può essere confermata con analisi molecolare. Non esiste una terapia risolutiva, ma la consulenza genetica è fondamentale per informare sul rischio riproduttivo e sulle implicazioni familiari.

52 di 64 Domande

Se si fa crescere un ceppo di E. Coli in un terreno con azoto pesante e dopo una divisione del DNA, lo si trasferisce in un terreno contenente azoto leggero, dopo tre generazioni in quest'ultimo terreno, quante eliche di DNA marcate con azoto pesante ci sono?














La risposta corretta è la E
La replicazione del DNA nei batteri è semiconservativa: ogni doppia elica parentale si separa e funge da stampo per una nuova catena complementare. Di conseguenza, dopo ogni replicazione, ciascuna molecola figlia contiene una “catena vecchia” e una “catena nuova”. Questo è il principio dimostrato classicamente con l’esperimento di Meselson e Stahl usando azoto pesante (15N) e leggero (14N). Se si parte da una singola doppia elica completamente marcata con 15N e si trasferisce la coltura in terreno con 14N prima delle divisioni successive, al primo ciclo replicativo tutte le molecole risultano ibride (HL: una catena 15N e una 14N). Al secondo ciclo, ciascuna molecola ibrida genera una molecola ibrida (perché la catena 15N si conserva e appaia con una nuova 14N) e una molecola completamente leggera (LL); dunque compaiono HL e LL. Al terzo ciclo, lo schema si ripete: ogni HL produce una HL e una LL, mentre ogni LL produce due LL. Ne deriva che il numero di molecole contenenti almeno una catena pesante rimane costante dopo il primo ciclo, perché i filamenti 15N preesistenti non si perdono: ognuno viene “trasportato” in una sola molecola figlia a ogni generazione. Conteggio esplicito partendo da una doppia elica iniziale: dopo 1 generazione in 14N si hanno 2 HL; dopo 2 generazioni, 2 HL + 2 LL; dopo 3 generazioni, 2 HL + 6 LL. Le eliche che risultano ancora marcate con 15N sono quindi 2. In termini percentuali, alla terza generazione il 25% delle molecole è ibrido e il 75% è completamente leggero. Questo principio ha rilevanza pratica: la comprensione della dinamica della forcella replicativa e della conservazione dei filamenti parentali è alla base dell’interpretazione di esperimenti di tracciamento del DNA e aiuta a comprendere come farmaci antibatterici che interferiscono con la replicazione (ad esempio i chinoloni, che inibiscono girasi/topoisomerasi) influenzino la duplicazione del cromosoma batterico senza “cancellare” le catene preesistenti.

53 di 64 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


54 di 64 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


55 di 64 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


56 di 64 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


57 di 64 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


58 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


59 di 64 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


60 di 64 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


61 di 64 Domande

Una soluzione acquosa 1,5 N di H2SO4 contiene:














La risposta corretta è la C
Una soluzione acquosa 1,5 N di H?SO? contiene 1,5 grammoequivalenti di H?SO? in 1 litro di soluzione. La normalità (N) di una soluzione è una misura della concentrazione equivalente di un soluto e si calcola come il numero di grammoequivalenti di soluto per litro di soluzione. L'acido solforico (H?SO?) è un acido diprotico, il che significa che può donare due protoni (H?) per molecola. Per calcolare i grammoequivalenti, si divide la massa molare dell'acido per il numero di protoni che può donare. Nel caso di H?SO?, la massa molare è di circa 98 g/mol e, poiché può fornire due protoni, il peso equivalente è 49 g/equiv. Pertanto, una soluzione 1,5 N di H?SO? conterrà 1,5 grammoequivalenti, ovvero 1,5 x 49 g di H?SO?, in un litro di soluzione, confermando la correttezza della risposta.

62 di 64 Domande

Quali coefficienti stechiometrici bilanciano la seguente reazione chimica?
aH3PO4 + bCa(OH)2 ? cCa3(PO4)2 + dH2O














La risposta corretta è la D
I coefficienti stechiometrici che bilanciano la reazione H?PO? + Ca(OH)? ? Ca?(PO?)? + H?O sono a = 2, b = 3, c = 1, d = 6. Per bilanciare una reazione chimica, è necessario assicurarsi che il numero di atomi di ciascun elemento sia uguale su entrambi i lati dell'equazione. In questa reazione, l'acido fosforico (H?PO?) reagisce con l'idrossido di calcio (Ca(OH)?) per formare fosfato di calcio (Ca?(PO?)?) e acqua (H?O). Bilanciando la reazione, iniziamo dai composti più complessi, come il fosfato di calcio, che contiene tre atomi di calcio e due gruppi fosfato. Pertanto, assegniamo il coefficiente c = 1 per Ca?(PO?)?. Di conseguenza, servono due molecole di H?PO? per fornire i due gruppi fosfato, quindi a = 2. Per bilanciare il calcio, servono tre molecole di Ca(OH)?, quindi b = 3. Infine, per bilanciare l'idrogeno e l'ossigeno, si ottengono sei molecole d'acqua, quindi d = 6. Questo garantisce che il numero di atomi di ciascun elemento sia uguale su entrambi i lati dell'equazione, rispettando la legge di conservazione della massa.

63 di 64 Domande

Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


64 di 64 Domande

La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


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