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Acondroplasia

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Osteocondrodisplasie genotipiche


  • Le osteocondrodisplasie genotipiche includono un gruppo eterogeneo di patologie su base genetica, caratterizzate da un’anomalia nei processi di morfogenesi e accrescimento dei segmenti scheletrici; le sedi interessate, stante il carattere evolutivo della condizione, presentano alterazioni più o meno accentuate di forma e struttura. 
  • Queste malattie rientrano nel più ampio quadro delle displasie scheletriche, che sono state classificate nel tempo in modi diversi. Canepa ha proposto una classificazione nella quale i tre grandi capitoli dei processi displasici (difetti dell’ossificazione encondrale, difetti della densità e del modellamento osseo, difetti da sviluppo tissutale anarchico) sono suddivisi in sottogruppi più specifici. Pertanto, si distinguono: 
    • Osteodisplasie letali o sub-letali; 
    • osteodisplasie con nanismo micromelico; 
    • osteodisplasie di epifisi, metafisi e corpi vertebrali. 
  • Le osteodisplasie letali o sub-letali possono condurre ad exitus alla nascita o nei primi mesi di vita. Alcune di esse presentano carattere costantemente letale, quali l’acondrogenesi, il nanismo tanatoforo e la fibrocondrogenesi; altre invece, quali la displasia toracica e la displasia campomelica, sono frequentemente letali (70-80% dei casi in rapporto al grado di malformazione cardiaca presente). 
  • Nelle osteodisplasie con nanismo micromelico la brevità degli arti rappresenta l’elemento fondamentale e preponderante, anche se non esclusivo, del difetto di accrescimento scheletrico; questo comporta una sproporzione tra dimensioni del tronco e degli arti. Si distinguono in: 
    • rizomeliche, in cui l’accorciamento degli arti è prevalente nel segmento prossimale (omero, femore); di esse fa parte l’acondroplasia, che è la forma più frequente (figura 01);
    • mesomeliche, con prevalente interessamento del segmento intermedio (ossa dell’avambraccio e della gamba); 
    • (meso-)acromeliche, con alterazioni maggiori nei segmenti scheletrici distali. 
  • Le osteodisplasie con interessamento isolato o contemporaneo delle epifisi, delle metafisi e dei corpi vertebrali includono un gruppo di malattie in cui l’alterazione dell’ossificazione encondrale si manifesta soprattutto con anomalie di sviluppo a livello del complesso epifisario-metafisario e del rachide. 
  • A seconda della sede delle lesioni e delle loro varie combinazioni si distinguono:
    • displasie epifisarie (displasia poliepifisaria dominante e recessiva, artro-oftalmopatia progressiva ereditaria);
    • displasie metafisarie (Jansen, Schmid, Mckusick);
    • displasie epifiso-metafisarie (pseudocondrodisplasia, pleonosteosi, tibia vara di Blount);
    • displasie spondilo-epifisarie (congenita e tardiva, brachiolmia, distrofia osteo-condro-muscolare);
    • displasie spondilo-metafisarie (Kozlowski e forme minori);
    • displasie spondilo-epifiso-metafisarie (Kniest, nanismo parastremmatico, Dyggve-Melchior-Clausen).

Figura 01

Figura 01: aspetto clinico dell’acondroplasia, l’osteocondrodisplasia genotipica più frequente.