Dettagli
- Panoramica e raccomandazioni
- Epidemiologia
- Eziologia e patogenesi
- Sintomi e EO
- Diagnosi
- Gestione
- Complicazioni
- Prognosi
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07.02 – Cheratoacantoma
Panoramica e raccomandazioni
- I cheratoacantomi (KA, mollusco sebaceo, epitelioma autolimitante) sono tumori cutanei, di derivazione probabilmente follicolare, che nella maggior parte dei casi si presentano come lesioni solitarie a forma di cupola, situate in sedi fotoesposte. Non è chiaro se si tratti di una lesione distinta o se sia una variante benigna del carcinoma cutaneo a cellule squamose. Meno comunemente i KA possono presentarsi come lesioni grandi e persistenti o possono esordire con lesioni multiple. La presenza di cheratoacantomi multipli potrebbe suggerire una condizione genetica.
- I fattori di rischio per i cheratoacantomi sono generalmente gli stessi del carcinoma cutaneo a cellule squamose, comprese l’età avanzata e l’esposizione alle radiazioni ultraviolette. Alcuni cheratoacantomi sembrano svilupparsi come una risposta di Koebner a un intervento chirurgico o a un’altra lesione dell’epidermide precedente.
Tipi
- Il cheratoacantoma solitario, variante più comune, può essere:
- tipico (≤ 2 cm di diametro);
- gigante (> 2 cm, che appare prevalentemente sulle palpebre e sul naso con un aspetto simile alla barriera corallina (com’è sta barriera corallina? Ahaha;
- centrifugum marginatum (raro, con presentazione esoendofitica ad espansione periferica progressiva e guarigione centrale atrofica);
- subungueale (raro, appare sotto le unghie e non tende a regredire);
- mucosale (estremamente raro, che appare per lo più a livello del cavo orale, ma riportato in letteratura anche su congiuntiva e vulva, con nessuna tendenza a regredire).
- Raramente, si può presentare con lesioni multiple, grazie ad un background genetico predisponente:
- tipo Ferguson-Smith (il più comune), noto anche come epitelioma squamoso multiplo autorigenerante (MSSE); i KA possono avere esordio nell’adolescenza o anche precedentemente;
- il cheratoacantoma eruttivo generalizzato (GEKA) di tipo Grzybowski, caratterizzato da centinaia a migliaia di papule follicolari;
- tipo Witten-Zak (1-30 papule), con manifestazioni a partire dall’infanzia;
- cheratoacantomi multipli centrifughi (et marginatum), caratterizzati da neoplasie in costante crescita con un aspetto simile alla barriera corallina;
- associati a prurigo nodulare (di solito sugli arti inferiori di donne anziane con pelle danneggiata dal sole);
- reattivi, formatisi a seguito di traumi, infiammazioni e procedure iatrogene;
- associati alla sindrome di Muir-Torre o allo xeroderma pigmentosum.
Epidemiologia
- Può comparire in tutte le età, ma il KA solitario insorge solitamente negli adulti di età compresa tra 65 e 71 anni, in maggiore misura negli uomini. La forma familiare esordisce più precocemente, spesso con lesioni multiple. È più comune nella popolazione con pelle chiara (tipi di pelle Fitzpatrick I-II) con anamnesi di esposizione solare o trauma.
- L’ incidenza reale di KA è probabilmente sottostimata, a causa di diagnosi errate (visti come carcinomi cutanei a cellule squamose) e regressioni spontanee prima della diagnosi.
Fattori di rischio
- I fattori di rischio individuati per il KA sono: fototipo chiaro, esposizione a raggi ultravioletti (UV) e raggi X, età, traumi cutanei (effetto Koebner), procedure chirurgiche, peeling chimici, dermoabrasione/microdermoabrasione, laser ablativi e coagulanti (compresi i laser frazionati), crioterapia, terapia fotodinamica, irritazione dopo farmaci topici (imiquimod), tatuaggi, immunosoppressione (azatioprina, ciclofosfamide, corticosteroidi, leflunomide, farmaci biologici come anti-TNFalfa, fotochemioterapia) e immunodeficienze (lebbra e leucemia), malattie genetiche rare (Sindrome di Muir-Torre nella sindrome di Lynch, xeroderma pigmentoso, incontinentia pigmenti), inibitori BRAF (vemurafenib e dabrafenib), corpi estranei (filler di acido ialuronico o collagene), fumo di sigaretta e HPV.
Eziologia e patogenesi
- L’eziologia del cheratoacantoma è probabilmente multifattoriale, legata a fattori ambientali, come radiazioni ultraviolette (UV) e roentgen, e predisposizione genetica, come mutazioni nel recettore 1 del fattore di crescita beta trasformante (TGFBR1), che possono causare KA multiplo di tipo Ferguson-Smith (o MSSE).
- Il KA solitario ha probabilmente origine dal follicolo pilifero e si evolve in tre fasi distinte, che possono essere identificate dall’esame clinico e istologico:
- fase proliferativa iniziale: la lesione inizia come una papula rosata, caratterizzata da ipercheratosi paracheratosica e ipergranulosi; la depressione centrale e gli infiltrati infiammatori (principalmente neutrofili e alcuni eosinofili) appaiono tardivamente;
- fase maturativa: la lesione appare come un nodulo simmetrico a forma di cupola con un cratere centrale composto da cheratina; i lembi epidermici coprono solo parzialmente la parte superiore del cratere. Istologicamente si trovano cheratinociti basali atipici, spesso apoptotici, con diffusi ascessi intraepiteliali composti da neutrofili;
- fase di regressione: la maggior parte delle lesioni regrediscono completamente dopo 4-6 mesi, con una progressiva diminuzione nelle dimensioni della lesione, fino a lasciare una cicatrice fibrosa priva di strutture annessiali; l’istologia mostra la scomparsa di cellule atipiche e mitosi esclusivamente al confine della lesione.
- Tra le vie di regolazione del ciclo cellulare coinvolte nella comparsa del KA vi sono: wnt (attiva esclusivamente nella fase proliferativa), alterazione delle proteine Raf (es. in trattamento con inibitori B-raf nel melanoma), H-ras (coinvolta nel passaggio da fase proliferativa a regressiva), Hedgehog (la stessa del basalioma), inibitore della chinasi ciclina-dipendente p27 (identificato durante la fase di regressione), TGF-beta, Par3, NFkB (attivata in seguito al trattamento con imiquimod).
Sintomi e EO
- Il cheratoacantoma si presenta tipicamente come un nodulo a forma di cupola con un cratere centrale di cheratina, posizionato in sedi fotoesposte, più comunemente viso e arti superiori negli uomini e gambe nelle donne. Le dimensioni possono variare da pochi millimetri a più di 2 cm (KA gigante). Le presentazioni multiple, seppur rare, sono comunque possibili.
- All’esame obiettivo vi possono essere altri segni di fotodanneggiamento, come l’elastosi solare, le cheratosi attiniche, le lentiggini solari e altre neoplasie cutanee.
- Il cheratoacantoma può insorgere raramente sotto le unghie. Le dita più colpite sono il pollice, l’indice e il medio. Non ha un aspetto crateriforme e cresce molto lentamente, infiltrando anche le falangi. Può, inoltre, essere associato a dolore.
- Bisogna sempre esaminare i linfonodi regionali per individuare eventuali adenopatie, che possono essere indicative di metastasi da carcinoma cutaneo a cellule squamose.
Diagnosi
- La diagnosi di cheratoacantoma (KA) si basa sul corretto studio della morfologia macroscopica, molto caratteristico. L’ipotesi diagnostica viene successivamente confermata attraverso l’istologia.
- Nonostante la lesione sia caratteristica, spesso è difficile distinguere il KA dal carcinoma squamocellulare cutaneo (SCC) sia clinicamente che istologicamente, tanto che alcune varianti di SCC sono classificate come cheratoacantoma-like.
Panoramica dei test
- La dermoscopia può essere utile per differenziare KA e SCC da altre lesioni cutanee. Qualora si temesse un carcinoma squamocellulare cutaneo (SCC), sarebbe meglio fare l’exeresi e la successiva analisi istologica.
Dermoscopia
- La dermatoscopia non sempre differenzia tra KA e SCC ma può essere utile per differenziare KA e SCC da altri noduli amelanotici. Le caratteristiche dermoscopiche in comune alle due lesioni cheratinocitarie sono: croste di cheratina, massa cheratinica centrale, ulcerazione, cerchi bianchi/gialli.
Biopsia e patologia
- È necessario eseguire un’escissione totale o parziale della lesione, che deve comprendere il cratere centrale ed entrambi i lati (compreso il grasso sottocutaneo), in modo tale da analizzare sia la componente cellulare che l’architettura generale della lesione.
- Le caratteristiche istologiche del KA che aiutano a distinguerlo dal carcinoma a cellule squamose includono: simmetria, lipping epiteliale, netta demarcazione tra tumore e stroma, aspetto a vetro smerigliato. Al contrario, le caratteristiche più tipiche di SCC sono: ulcerazione, presenza di mitosi e plemorfismo/anaplasia (nello SCC sparso in modo casuale, mentre nel KA è maggiore nelle parti più profonde della lesione). Nonostante questi criteri dermatoscopici, spesso le due lesioni sono indistinguibili, anche perchè determinati cheratoacantomi hanno alcuni elementi in comune con il carcinoma a cellule squamose, e hanno maggiori probabilità di essere maligni.
- Le caratteristiche istopatologiche che possono differenziare il SCC cheratoacantoma-like dal KA con trasformazione maligna sono:
- KA con trasformazione maligna ha una netta distinzione tra le componenti KA e SCC;
- SCC KA-like ha componenti del KA e del SCC mescolate insieme senza confini definiti, con atipia nucleare osservata nella maggior parte delle cellule che costituiscono la componente KA-like (strutture infundibolari invaginate e lobuli di grandi cellule rosa chiaro).
Gestione
- Il trattamento di scelta dipende dal tipo, dalla posizione e dalle dimensioni del cheratoacantoma. Sebbene esso possa regredire spontaneamente, l’attesa non è generalmente consigliata, a meno che non siano già presenti chiari segni di involuzione.
- La chirurgia è in genere il trattamento di prima linea per il KA solitario, ove possibile:
- per KA di piccole dimensioni (< 2 cm), considerare l’escissione chirurgica standard con margini di 5 mm o il courettage profondo dell’intero KA, seguito dalla valutazione istologica;
- per KA di grandi dimensioni, incluso KA centrifugum marginatum, e per KA in aree esteticamente o funzionalmente sensibili, si può considerare la chirurgia micrografica di Mohs.
- Si può anche utilizzare la chemioterapia intralesionale (metotrexato, 5-fluorouracile), ad esempio come alternativa per i pazienti non candidabili alla chirurgia o quando la KA è su aree esteticamente sensibili; può essere usata anche come terapia neoadiuvante per ridurre le dimensioni del tumore prima dell’escissione chirurgica, come nel caso di KA solitari di grandi dimensioni. I corticosteroidi intralesionali sono invece utili nel caso di KA multipli.
- Anche l’imiquimod e il 5-fluorouracile topici sono efficaci, ma possono richiedere diverse settimane di trattamento.
- Nel caso di cheratoacantomi multipli, persistenti o refrattari, si deve considerare la terapia sistemica (acitretina o altri retinoidi) in monoterapia o in aggiunta alla chirurgia o ai trattamenti topici o intralesionali.
- È importarne stabilire un follow up per i pazienti dopo la rimozione del KA, e consigliare loro di evitare fattori predisponenti all’insorgenza di nuovi KA, come l’esposizione solare e i traumi, e di monitorare periodicamente la pelle mediante un self-controll.
Complicazioni
- Le complicazioni sono poco comuni, ma possono includere: invasione locale, linfovascolare o perineurale. Il cheratoacantoma reattivo ricorrente può invece verificarsi a causa del fenomeno Koebner, a seguito di un trauma.
Prognosi
Regressione spontanea
- Il cheratoacantoma può regredire spontaneamente dopo circa 4-6 mesi, lasciando una cicatrice ipocromica atrofica. Tuttavia, questo non succede sempre, soprattutto con alcuni sottotipi di KA, come quello subungueale e mucosale. La regressione è spesso assente anche in caso di invasione linfovascolare, perineurale o metastasi.
Immagine 01
Immagine 01. Cheratoacantoma del viso: da notare il cratere cheratinico centrale e i bordi leggermente sopraelevati.
Immagine 02
Immagine 02. Cheratoacantoma gigante del naso, sede molto tipica (oltre alle palpebre).
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Immagine 03. Cheratoacantoma centrifugum marginatum: da notare l’ipercheratosi periferica centrifuga e l’atrofia centrale.
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Immagine 04. Cheratoacantomi multipli.
Immagine 05
Immagine 05. Esame istologico di cheratoacantoma: da notare il tappo cheratinico centrale, la proliferazione basale dell’epidermide, il rinforzo epidermico ai lati del cratere centrale e la demarcazione netta tra la lesione e lo stroma fisiologico.