La risposta corretta è la A.
La paziente molto probabilmente è affetta da un’ encefalite da toxoplasmosi. Questo tipo di patologia deve essere sospettata nei pazienti immunocompromessi, che presentano febbre associata a segni neurologici. La diagnosi differenziale nei pazienti affetti da HIV include la toxoplasmosi, il linfoma cerebrale ed altre infezioni responsabili di raccolte ascessuali. Una diagnosi di supposizione può essere fatta in quei pazienti con una conta dei linfociti T CD4 <100, positivi per le IgG di Toxoplasma Gondii che non sono in trattamento profilattico per questo patogeno e quando contestualmente la TC o RM cerebrale con contrasto evidenziano lesioni che captano il contrasto. In questo caso la terapia empirica dovrebbe essere cominciata senza ulteriori conferme della diagnosi. Essa prevede la somministrazione di sulfadiazina e pirimetamina. L’acido folinico dovrebbe essere sempre integrato per prevenire la soppressione del midollo osseo, conseguenza degli effetti collaterali della pirimetamina. Il dosaggio di questi due farmaci successivamente può essere ridotto fino a una dose idonea per il trattamento profilattico cronico.
La risposta B non è corretta.
La radioterapia e corticosteroidi sono il trattamento di prima linea per il linfoma cerebrale associato ad HIV.
La risposta C non è corretta.
La biopsia cerebrale può essere evitata quando vi è una forte evidenza suggestiva di encefalite da toxoplasma. Se l’immagine della tomografia evidenzia una lesione solitaria, il sospetto di linfoma deve essere preso in considerazione anche se alla sierologia c’è positività per il toxoplasma. La biopsia cerebrale viene eseguita anche in quei pazienti che non rispondono alla terapia empirica e non presentano miglioramenti della sintomatologia o all’esame radiologico.
La risposta D non è corretta.
L’azitromicina è un antibiotico che non ha alcuna azione contro il germe responsabile della toxoplasmosi. Viene utilizzato tuttavia nella profilassi contro il Mycobacterium Avium Complex nei pazienti affetti da AIDS che hanno una conta dei CD4+ < 50.
La risposta E non è corretta.
Una variazione della terapia antiretrovirale è necessaria solo se il paziente non tollera gli effetti collaterali del trattamento in corso o se non si riscontra una riduzione della carica virale. Non c’è alcun dato nel caso presentato che possa far presumere l’inefficacia della terapia antiretrovirale.