Il caso tratta di una rottura del tendine d’Achille, che è il tendine che più frequentemente si rompe a carico degli arti inferiori e si colloca al terzo posto fra le rottura tendinee in generale in tutto il corpo. L’incidenza delle rotture di tale tendine sembra essere cinque volte più comune negli uomini che nelle donne. L’età di picco è il quarto decennio di vita per entrambi i sessi. Il più delle volte tale lesione è causata da un movimento brusco e forte che stressa e stira i muscoli del polpaccio e la maggior parte delle rotture si verificano nell’area ipovascolare di tale tendine, ovvero 2 – 6 cm sopra la sua inserzione calcaneare.
I pazienti con una rottura acuta del tendine sentono un fastidio come se fossero stati “presi a calci” nella parte posteriore della gamba e riferiscono spesso di aver percepito un suono vero e proprio di rottura. Le caratteristiche cliniche includono l’insorgenza improvvisa di dolore intenso nella parte posteriore del piede e della caviglia, gonfiore e difficoltà a camminare, specialmente in punta di piedi.
La risposta corretta è la D.
Gli obiettivi principali del trattamento di una rottura acuta del tendine d’Achille sono quello di ripristinare la tensione e la lunghezza del tendine al fine di permettere al paziente di tornare al livello di attività desiderato.
La gestione iniziale comprende il riposo funzionale (ad es. stampelle), l’applicazione del ghiaccio, gli analgesici, l’immobilizzazione con la caviglia nella flessione plantare (generalmente si usa una stecca) e il rinvio ad una consulenza chirurgica ortopedica.
Le opzioni terapeutiche includono approcci conservativi e chirurgici: diversi studi hanno dimostrato che entrambi gli approcci hanno risultati simili a un anno, quando la riabilitazione funzionale è stata avviata in anticipo e pertanto, al fine di evitare possibili complicanze chirurgiche, questo paziente deve essere trattato in modo conservativo.
L’approccio conservativo migliore prevede una immobilizzare per 8-12 settimane con le seguenti modalità:
– gesso per 2 settimane in flessione plantare (scelta D),
– tutore da passeggio per 4 settimane in flessione plantare,
– diminuire gradualmente la flessione plantare a intervalli di 2 settimane, raggiungendo la neutralità a 8 settimane,
– rimozione del tutore in maniera graduale nelle successive 4 settimane fino a rimuoverlo totalmente,
– fisioterapia.