La risposta esatta è la D.
Il nostro paziente ha un episodio di pancreatite acuta nella sua storia clinica recente (sei settimane prima), una storia di abuso di alcol (fattore di rischio) e, al momento dell’accesso in Pronto Soccorso, presenta distensione addominale, nausea e vomito.
Alla Tc notiamo una formazione circolare, ben circoscritta, con margini netti e contenuto abbastanza omogeneo, localizzata a livello del pancreas.
Valutata l’anamnesi, la clinica del paziente e l’imaging, possiamo dedurre che, probabilmente, si tratta di una pseudocisti pancreatica, nota complicanza della pancreatite acuta.
La pseudocisti pancreatica è una raccolta di secrezioni pancreatiche ad elevata concentrazione di enzimi con una parete formata da tessuto fibroso e granuloso. Il materiale contenuto all’interno della pseudocisti è di norma sterile; qualora si infetti, prenderà il nome di ascesso pancreatico. In circa un quarto dei casi le pseudocisti guariscono spontaneamente (forme acute e non in comunicazione con il sistema duttale); quando invece persistono per almeno sei settimane si parla di forme croniche (spesso, nelle forme croniche si continua ad avere una comunicazione fra la cisti e il sistema duttale, rendendo improbabile il suo riassorbimento). A differenza di una vera cisti pancreatica, una pseudocisti non ha una parete di natura epiteliale. La loro formazione può insorgere in seguito a traumi pancreatici o a pancreatite acuta: vi sono diversi fattori in grado di scatenare una pancreatite acuta; la causa più frequente è la litiasi biliare, seguita dall’etilismo acuto e cronico, da stimoli traumatici dovuti ad interventi chirurgici, ERCP, angiografie selettive, traumi chiusi, farmaci (tiazidici, steroidi, azatioprina), sostanze chimiche, radiazioni, malattie metaboliche, infezioni, neoplasie etc..
Le pseudocisti pancreatiche si formano in circa il 10% dei pazienti dopo un attacco di pancreatite acuta e la diagnosi differenziale include una serie di altre patologie pancreatiche che vanno da lesioni cistiche a lesioni di natura neoplastica.
La sintomatologia può essere variabile: generalmente si presenta come una massa palpabile o una sensazione di resistenza localizzata in epigastrio, associata o meno a dolore; talvolta si associano febbre e perdita di peso. Se la pseudocisti è tanto grande da comprimere la parte terminale del coledeco, il paziente può presentare ittero, oppure, nel caso si creino delle compressioni a livello dell’apparato gastro-enterico, in particolar modo a livello dell’antro pilorico, si potrà avere una sindrome ostruttiva con nausea e vomito. Questa è proprio la sintomatologia presentata dal nostro paziente; l’approccio di scelta in questo caso è il drenaggio non chirurgico della cisti, mirato alla rimozione dei sintomi da compressione. La sovrainfezione è la complicanza più frequente; talvolta sono interessate da danno vascolare che comporta eventi emorragici; se massivi è necessario interrompere l’emorragia con embolizzazione del vaso interessato dal fenomeno contestualmente all’angiografia eseguita in urgenza.
La TC dell’addome è diagnostica per questa patologia ed in taluni casi la diagnosi può essere fatta anche mediante un’ecografia addominale. L’immagine presentata mostra una grande pseudocisti pancreatica che si appoggia in prossimità dello stomaco ed è molto probabilmente responsabile dell’addominalgia epigastrica presentata dal paziente. Nel 20-25% dei casi le pseudocisti regrediscono spontaneamente, o evolvono con un aumento della dimensione. Le pseudocisti pancreatiche sono solitamente poste sotto follow up per 6 settimane prima di procedere con un eventuale intervento chirurgico in quanto è molto probabile che si verifichi una risoluzione spontanea in questo periodo di tempo, mentre oltre le 6 settimane la probabilità di risoluzione spontanea diminuisce e aumenta il tasso di complicazioni per le quali è necessario in via precauzionale sottoporre il paziente ad intervento chirurgico.
Quando le pseudocisti pancreatiche sono sintomatiche, infette, danneggiate o interessate da fistolizzazione in altri distretti anatomici, si interviene con drenaggio percutaneo, endoscopico o con deviazioni chirurgiche. Si tratta di un drenaggio eseguito per via percutanea ecoguidata oppure per via endoscopica attraverso la parete gastrica. Nella prima fase della procedura si aspira il liquido contenuto nella pseudocisti, vi si dosano le amilasi, il CEA (dd con neoplasia) e si esegue l’esame batteriologico; nella seconda fase si completa lo svuotamento. La procedura può essere eseguita anche in un unico tempo se non vi è rapporto fra la pseudocisti e il sistema duttale pancreatico.
La risposta A è errata.
Il pancreas è una ghiandola con funzione esocrina ed endocrina. La sue parte endocrina è composta da diversi tipi di cellule impegnate nella secrezione di vari ormoni come insulina, somatostatina, glucagone, polipeptide pancreatico e altri marcatori neuroendocrini generici tra cui enolasi neuronospecifica, la cromogranina A e altri. Nello svolgimento della sua funzione esocrina si occupa di secernere succo pancreatico, alcalino, che, insieme ai succhi biliari e intestinali, contribuisce a neutralizzare l’acidità gastrica a livello duodenale. E’ composto per il 98% da acqua ed elettroliti; la parte rimanente è costituita da proteine, rappresentate soprattutto da enzimi digestivi di tipo amilolitico (amilasi), proteolitico (endo ed esopeptidasi) e lipolitico. La pancreatite acuta è caratterizzata da una condizione di flogosi del pancreas e dei tessuti peripancreatici e nella maggior parte dei casi, soprattutto nella sua forma acuta, è provocata da una precoce attivazione dei suoi enzimi (soprattutto la fosfolipasi A) che causano un fenomeno autolitico dei tessuti pancreatici e peripancreatici con la loro conseguente distruzione. La forma acuta può cronicizzarsi e portare ad una lenta ma inesorabile distruzione del pancreas, con una progressiva riduzione sino alla completa assenza della produzione esocrina ed endocrina.
La diagnosi di pancreatite, acuta e cronica è soprattutto clinica, adiuvata dalle metodiche di imaging, e dalla valutazione della funzione secretoria pancreatica, con metodi diretti (raccolta e analisi del succo pancreatico) oppure indiretti (valutazione degli enzimi pancreatici nel siero, come la tripsina, le lipasi o le amilasi, o nelle feci, come le chimotripsine, o nelle urine, l’amilasuria). Il dosaggio degli enzimi pancreatici è utile quindi, sia in fase acuta di malattia, per la sua diagnosi, sia in fase cronica per il monitoraggio dell’insorgenza di una eventuale insufficienza pancreatica, dovuta alla totale distruzione del parenchima e alla sua fibrosi. Il nostro paziente non mostra un quadro di insufficienza pancreatica quindi la somministrazione esogena di enzimi non è indicata.
La risposta B è errata.
Il meccanismo fisiopatologico della pancreatite acuta consiste nella liberazione del secreto pancreatico all’interno del parenchima o nei tessuti limitrofi. Il processo acuto può complicarsi con la formazione di aree necrotiche, che possono sovrainfettarsi o meno, la formazione di raccolte ascessuali o pseudocistici, e l’insorgenza di emorragie. La TC con mezzo di contrasto è l’esame più adatto alla valutazione del parenchima pancreatico e degli eventuali processi patologici a suo carico. Al nostro esame TC si evidenzia una formazione a contenuto liquido, omogeneo, e con parete fibrosa; si tratta probabilmente di una pseudocisti pancreatica. Grazie ad alcune caratteristiche tomografiche, come l’omogeneità del contenuto, e i margini netti, e la clinica del paziente (assenza di febbre e di leucocitosi), possiamo escludere che si tratti di una necrosi pancreatica infetta o di un ascesso pancreatico. La terapia antibiotica, quindi, non avrebbe utilità.
La risposta C è errata.
La litiasi biliare si sovrappone a circa il 60% degli episodi di pancreatite acuta. La formazione litiasica, ostruendo lo sbocco del Wirsung a livello dell’ampolla di Water oppure ostruendo la papilla di Water con conseguente reflusso di bile nel dotto del Wirsung, costituisce un ostacolo al normale deflusso dei succhi pancreatici. In fase iniziale, la secrezione endocrina ed esocrina del pancreas prosegue, ma viene poi a crearsi una situazione di ipertensione pancreatica endoduttale. Questa, aggravandosi, termina con la lacerazione dei duttili pancreatici e la diffusione del secreto a livello parenchimale. Gli enzimi, spandendosi a livello tissutale, provocano le lesioni tipiche della pancreatite acuta. (Altra ipotesi è che, l’ipertensione endoduttale, non consentendo la produzione di ulteriore secreto, ma allo stesso tempo non permettendo la fuoriuscita di quello già prodotto, provochi una attivazione enzimatica endocellulare). La colecistectomia è indicata qualora vi sia una storia documentata di litiasi biliare. Nel nostro paziente non sono presenti calcoli né a livello colecistico né nelle vie biliari, quindi la colecistectomia non rappresenta l’intervento di scelta.
La risposta E è errata.
Il quadro clinico della pancreatite acuta è variabile; i segni e i sintomi sono correlabili alla gravità della malattia. Per le pancreatiti lievi, il paziente può manifestare un modesto dolore addominale che può autorisolversi spontaneamente dopo pochi giorni. Con l’aggravarsi della situazione, possono presentarsi dolore addominale severo, distensione addominale, nausea, vomito, febbre, riduzione della peristalsi e addirittura ileo paralitico, sino ad arrivare a scadimento delle condizioni generali con disidratazione, tachicardia, ipotensione, oliguria, alterazioni mentali, depressione della funzionalità miocardica e shock conclamato. Nel caso di pancreatite acuta in fase iniziale, la terapia è di pertinenza medica: la necessità è quella di ridurre al minimo la secrezione pancreatica, di correggere lo squilibrio idroelettrolitico e di ricostituire l’equilibrio acido-base. Nel momento in cui la sintomatologia diventa ingravescente oppure si fa diagnosi di una pancreatite complicata, l’approccio terapeutico deve essere modificato. Il nostro paziente presenta una pancreatite sintomatica, con distensione addominale, nausea e vomito. All’esame Tc inoltre si evidenzia una grossa formazione cistica. La semplice attesa non è indicata, bensì la complicanza della pancreatite (in questo caso la pseudocisti) va trattata.