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1 di 3 Domande

Una donna di 65 anni, tabagista cronica, esegue una radiografia del torace in elezione, in previsione di un intervento chirurgico. La paziente ha eseguito un controllo emogas analitico arterioso: pH 7.40, paO2 69 mmHg, paCO 52 mmHg, HCO 31.7 mmol/l, BE +7.1. Alla luce di questi valori, quale diagnosi riterreste più verosimile?

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La risposta corretta è la B.

La diagnosi più probabile in questa paziente è la broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO), una malattia polmonare reversibile, caratterizzata da ostruzione bronchiale persistente, spesso associata a significativi effetti extra polmonari.

Con il termine di broncopneumopatia cronica ostruttiva si intende un quadro patologico, in cui il flusso aereo viene compromesso.

Il fumo è maggiormente associato alla variante enfisematosa centro-acinare di tipo “pink puffer” della BPCO, caratterizzata dalla distruzione della parete alveolare, che porta ad una riduzione della DLCO. Tutto ciò esita in una riduzione degli scambi gassosi con un aumento della pCO2 ed una riduzione della pO2 (come osservabile nell’emogasanalisi di questa paziente).

L’RX del torace nel caso clinico mostra una accentuazione della trama polmonare, un orizzontalizzazione delle coste con aumento dello spazio fra le stesse, un parenchima polmonare maggiormente iperdiafano ed un appianamento del diaframma: tutti segni radiologici compatibili con una condizione di broncopneumopatia cronica ostruttiva.

L’ipotesi della insufficienza respiratoria la possiamo escludere in virtù del valore della p02 all’emogasanalisi che risulta essere superiore a 60 mmHg.


2 di 3 Domande

Una paziente porta in visione al medico curante la scintigrafia ossea, presente in figura, eseguita per lievi dolori ossei diffusi. Quale patologia potrebbe presentare un quadro scintigrafico simile a quello rappresentato nell'immagine?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta malattia di Paget dell’osso, una patologia cronica dello scheletro dell’adulto, in cui il turnover osseo è accelerato in alcune aree definite.

La normale matrice è sostituita da osso indebolito e rarefatto. I pazienti che presentano tale patologia potrebbero presentarsi anche dal medico dopo aver notato un aumento delle dimensioni della testa, perché spesso, colpisce il cranio, producendo un ispessimento anormale e irregolare dell’osso. Può essere colpito qualsiasi segmento osseo, anche se quelli maggiormente coinvolti, sono il cranio, l’omero, le ossa del distretto pelvico, il femore e la tibia. Il sospetto di malattia di Paget nasce dalla storia di dolore osseo diffuso (anche se può decorrere in maniera del tutto asintomatica), dalla eventuale presenza di deformità scheletriche, dall’incremento della circonferenza cranica e dai reperti osservati all’esame obiettivo (come eminenze frontali e tibie ricurve).

La scintigrafia ossea permette, pertanto, di fare una valutazione del metabolismo dell’osso e di eventuali alterazioni distrettuali del turnover metabolico ed una esplorazione contemporanea di tutti i distretti scheletrici, in breve tempo, con bassa irradiazione.


3 di 3 Domande

Maschio di 27 anni con chiazza eritemato-desquamativa al gomito da qualche settimana, presenta lesioni simili di dimensioni più piccole asintomatiche in sede lombare. Qual è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Il paziente è affetto da psoriasi, una patologia infiammatoria che nella maggior parte dei casi si manifesta con papule e placche di color salmone ben circoscritte, eritematose e ricoperte da squame argentee. Colpisce circa l’1-5% della popolazione mondiale, specialmente le persone con una carnagione chiara, mentre i soggetti con una carnagione più scura sono meno a rischio. Vi sono 5 maggiori varianti cliniche:

  • a placche (più del 80% dei casi (quella mostrata nel nostro caso);
  • guttata (circa il 10% dei casi);
  • inversa (si manifesta in concomitanza alla psoriasi a placche, o in maniera isolata);
  • eritrodermica (meno del 3% dei casi);
  • pustolosa (meno del 3% dei casi).

Si presenta con placche e papule che tendono alla desquamazione in aree eritematose circoscritte pruriginose. Può evolvere in una forma grave, che coinvolge le articolazioni, detta artrite psoriasica.

Le lesioni di solito si manifestano sulle superfici estensorie (gomiti e ginocchia), come in questo caso. 

Solitamente, per quanto riguarda i sintomi sono minimi, tuttavia, in casi gravi vi può essere prurito. La diagnosi si basa sull’aspetto e sulla distribuzione delle lesioni: in questo paziente abbiamo elementi per sospettare tale patologia.

La risposta A non è corretta.

Le dermatomicosi sono infezioni fungine, che interessano la porzione cheratinizzata di cute e annessi. Le infezioni umane sono causate da Epidermophyton, Microsporum, e Trichophyton spp. La trasmissione avviene da persona a persona, da animale a persona. Clinicamente si presentano, in linea generale, con la comparsa di piccole macchie bianche su zone di cute irritata (non presenti nel nostro paziente, risposta A errata). La maggior parte delle persone non sviluppa clinicamente l’infezione, la quale si può avere più frequentemente nei pazienti, che hanno una immunosopressione.

 

La risposta C non è corretta.

La dermatite allergica da contatto è una reazione da ipersensibilità di tipo IV. Questa reazione si svolge in 2 fasi molto importanti: inizialmente vi è la sensibilizzazione ad un Ag, successivamente vi è una reazione allergica dopo la riesposizione.

Le cause sono molto numerose:

– veleno di quercia/edera, gomme naturali,

– lattice (condom, cateteri, palloncini),

– composti metallici (cobalto, cromo, berillio, zinco, nichel). In particolare, la corrosione delle leghe (dovuta al sudore) rilascia ioni metallici solubili nel sudore, che scatenano una reazione di ipersensibilità; i metalli che non vengono corrosi dal sudore non determinano dermatite da contatto (argento, platino oro e titanio),

– cosmetici, coloranti, profumi, sostanze industriali, prodotti per la cura della pelle,

– piante (buccia di mango, edera velenosa e molte altre)

Dal punto di vista clinico il sintomo principale è il prurito (il dolore è di solito causato dall’infezione o dal grattamento).

Le lesioni cutanee posso variare da semplice eritema fino alla formazione di vescicole (non presenti nel nostro paziente, risposta C errata).

Inoltre, nei casi di grave allergia vi possono essere edema, bolle, ulcerazioni, croste e lichenificazione.

La risposta D non è corretta.

La pitiriasi rosea di Gibert (PR) è una patologia cutanea benigna e idiopatica, caratterizzata dalla presenza di papule o placche desquamanti (il colore roseo o brunastro non è apprezzabile in pazienti con la pelle più scura).

La PR colpisce entrambi i sessi e tutte le fasce di età (con picco di incidenza tra i 10 e i 35 anni); esordisce con la tipica chiazza madre, il medaglione di Gilbert tondeggiante, ben delimitata e di colore salmone, che può essere preceduta o meno da sintomi e segni prodromici aspecifici: mal di testa, malessere generalizzato, mal di gola, artralgie; anche se spesso è del tutto asintomatica. Alcuni pazienti avvertono prurito (occasionalmente di grado grave).

Per quanto riguarda il bordo della chiazza è ben delimitato e finemente desquamato, mentre, il centro viene definito a “cartina di sigaretta” per il suo aspetto stropicciato, risultando più chiaro rispetto ai bordi. Dopo alcuni giorni, compaiono delle chiazze figlie più piccole dalla chiazza madre, che si sviluppano “a gittate” per circa 2 settimane, disponendosi secondo le linee di tensione della cute (linee parallele di Blaschko) (elementi non presenti nel nostro paziente, risposta D errata).

Questa disposizione delle chiazze dà luogo al cosiddetto aspetto ad “albero di Natale” (Christmas tree pattern).

Dal punto di vista eziologico probabilmente la causa può essere un’infezione virale (probabilmente herpes virus umani 6, 7, e 8). Alcuni farmaci possono causare eruzioni cutanee simil-pitiriasi rosea.

Esiste anche una forma particolare, detta pitiriasi rosea invertita o inversa, che si manifesta più spesso nei bambini: variante che si localizza in sedi insolite (braccia, viso, gambe), risparmiando le sedi classiche (tronco).

La diagnosi si basa sulla anamnesi e sull’esame obiettivo.

In genere non è necessario alcun trattamento, perché le eruzioni cutanee si risolvono entro 2-3 mesi. Gli antistaminici per via orale sono utilizzati solo in caso di prurito molto intenso.


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