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1 di 61 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


2 di 61 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

3 di 61 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


4 di 61 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


5 di 61 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


6 di 61 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


7 di 61 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


8 di 61 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


9 di 61 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


10 di 61 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


11 di 61 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


12 di 61 Domande

L’ ALLETTAMENTO PREDISPONE ALLA FORMAZIONE DI ULCERE DA PRESSIONE PREVALENTEMENTE NELLE SEGUENTI ZONE:














La risposta corretta e' la B
L’ allettamento prolungato predispone alla formazione di ulcere da pressione, ovvero di aree di necrosi ed ulcerazione dovute alla persistente compressione dei tessuti molli tra prominenze ossee e superfici dure, prevalentemente nelle zone dell’ occipite, della scapola, della spalla, del processo spinoso, dei gomiti, dei talloni e del sacro, in relazione anche al tipo di decubito (supino, prono o laterale); fattori di rischio per la formazione di ulcerazioni sono rappresentati da eta’ >65 anni, malnutrizione, incontinenza e disturbi circolatori. Al contrario, mento, guancia, dorso delle mani, padiglione auricolare e malleoli laterali non sono zone frequentemente interessate (risposte A, C, D ed E errate). 

13 di 61 Domande

COSA SI INTENDE PER ESCARA?














La risposta corretta e' la E
Si intende per escara una forma di gangrena superficiale chiusa e secca, espressione di necrosi dell'epidermide e degli strati superficiali del derma, ben adesa agli strati profondi e delimitata da circostante tessuto sano; piu’ frequentemente un’ escara puo’ essere esito di un’ ustione ma essa puo’ comparire anche in seguito a lesioni cutanee di altro tipo, come lesioni da decubito, o a particolari infezioni cutanee, come l’ antracosi cutanea.
Al contrario, piu’ vescicole piene di liquido poste tra epidermide e derma possono ricondurre a patologie autoimmuni quali il pemfigoide bolloso, condizione piu’ frequente negli individui di eta’ >60 anni caratterizzata dalla comparsa di lesioni bollose generalizzate e pruriginose su cute apparentemente sana o eritematosa (risposta B errata). Di contro, una gangrena umida, espressione anch’ essa di necrosi dell'epidermide, si differenzia dalla gangrena secca dell’ escara per l’ associata colonizzazione batterica e per la prognosi peggiore che spesso rende necessaria l’ amputazione della zona interessata, al fine di limitare gli effetti sistemici dell’ infezione (risposta C errata). Infine, l’ escara non puo’ essere definita come una lesione da grattamento ne’ come una lesione lieve e transitoria della cute (risposte A e D errate).

14 di 61 Domande

UN'AZIENDA SANITARIA, UN'AZIENDA OSPEDALIERA, UN DIPARTIMENTO, UN'UNITA’ OPERATIVA POSSONO ESSERE DEFINITI:














La risposta corretta e' la B
Un'azienda sanitaria, un'azienda ospedaliera, un dipartimento, un’ unita’ operativa possono essere definiti un sistema complesso organizzato in una complessa rete responsabile di assicurare l’ erogazione dei LEA a tutti i cittadini, ovvero delle prestazioni e dei servizi che il Servizio Sanitario Nazionale e’ tenuto a fornire gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket) (risposte A, C, D ed E errate). Piu’ specificamente l’ azienda sanitaria, il perno su cui ruota il sistema sanitario di una determinata area geografica, e’ un’ azienda dotata di personalita’ giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale alla stregua di un’ azienda privata, responsabile della tutela della salute della popolazione residente sul suo territorio in relazione ad un’ adeguata assistenza; invece, un’ azienda ospedaliera e’ un presidio ospedaliero capace di erogare assistenza ospedaliera, cosi’ come il presidio ospedaliero dell’ azienda sanitaria, ma dotata  di autonomia gestionale ed indipendenza rispetto all’ azienda sanitaria. Inoltre, l’ azienda ospedaliera si presenta a sua volta divisa in differenti dipartimenti, organizzati in relazione a diversi criteri, come quello di aggregazione per quadri morbosi a carico del medesimo apparato (cuore, sistema nervoso ecc) o su affinita’ per branca specialistica (area medica, area chirurgica, area diagnostica), coordinante le diverse unita’ operative, responsabili dell’ assicurazione dei livelli essenziali di assistenza e dell’ attivita’ di didattica e ricerca.

15 di 61 Domande

QUANDO SI MANIFESTA GENERALMENTE LA COMPLICANZA DI ILEO PARALITICO POST OPERATORIO?














La risposta corretta e' la B
La complicanza di ileo paralitico post operatorio, intesa come la persistenza dello stato di paresi della motilita’ gastrointestinale indotta dall’ anestesia generale, soprattutto in seguito ad un intervento di chirurgia addominale, si manifesta tra la terza e la quinta giornata post operatoria ed e’ frequentemente associata ad uno stato di infiammazione peritoneale o peritonite, seguente l’ intervento chirurgico stesso. Al contrario, l’ assenza o la riduzione della peristalsi nelle giornate post operatorie precedenti alla terza e’ da considerarsi un fenomeno normale e para fisiologico mentre la comparsa di ileo paralitico a grande distanza dall’ intervento, come ad esempio dopo una settimana o un mese da quest’ ultimo, impone la ricerca di altre cause (risposte A, C, D ed E errate).

16 di 61 Domande

NELLE MANOVRE DI PRIMO SOCCORSO, QUAL E’ LA SEQUENZA DELLA VALUTAZIONE DEL SOGGETTO INCOSCIENTE?














La risposta corretta e' la D
Nelle manovre di primo soccorso la sequenza della valutazione del soggetto incosciente e’ rappresentata da: Coscienza - vie aeree - respirazione – circolazione (risposte A, B, C ed E errate). In particolare, il primo step da seguire in caso di soggetto apparentemente incosciente e’ la valutazione dell’ effettivo stato di coscienza attraverso lo scuotimento e il richiamo vocale del paziente; in caso di risposta, l’ iter del primo soccorso puo’ arrestarsi e il paziente puo’ essere o meno, a seconda delle condizioni cliniche, posto in posizione laterale di sicurezza in attesa di altri soccorsi.
Al contrario, in caso di accertamento dello stato di incoscienza bisognera’ procedere secondo l’ acronimo ABC (airway, breathing, circulation), valutando dapprima la pervieta’ delle vie aeree, ed effettuando una modica estensione del capo per impedire l’ ostruzione delle stesse da parte della lingua, e poi la presenza/assenza di respiro osservando i movimenti del torace. Infine, verra’ valutata la presenza del circolo attraverso l’ identificazione del polso radiale e/o carotideo; in caso di assenza di circolo sara’ possibile procedere alla rianimazione cardio-polmonare, avvalendosi del defibrillatore appena questo sia disponibile.

17 di 61 Domande

LE DITA A BACCHETTE DI TAMBURO POSSONO RITROVARSI IN CASO DI:














La risposta corretta e' la D
Le dita a bacchette di tamburo, condizione caratterizzata da un ingrossamento dell’ estremita’ delle dita con perdita dell’ angolo presente sul letto ungueale, possono ritrovarsi in caso di ipertiroidismo. Al contrario, sebbene esse siano frequenti in caso di patologie polmonari, soprattutto in associazione a malattie polmonari interstiziali ma anche in presenza di carcinoma a grandi cellule o mesotelioma, di solito non si associano a broncopneumopatie ostruttive (risposta A errata). Infine, cirrosi epatica, sclerodermia e bronchite acuta non comportano comparsa di dita a bacchetta di tamburo (risposte B, C ed E errate).

18 di 61 Domande

LA RESPONSABILITA’ PROFESSIONALE E’














La risposta corretta e' la B
La responsabilita’ professionale e’ l’ obbligo, intrinsecamente connesso all'esercizio della professione, di rispondere del proprio operato se eseguito in modo non corretto (risposte A, C, D ed E errate). Essa si divide in tre ambiti: una responsabilita’ penale, la quale sussiste qualora si debba rispondere di un'azione od omissione che viola il Codice Penale costituendo reato; una responsabilita’ civile, la quale rientra, invece, nel diritto privato e che si divide, a sua volta, in responsabilita’   contrattuale ed extracontrattuale ed una responsabilita’ disciplinare che deriva dal rapporto di subordinazione tra l'infermiere e il datore di lavoro e dal rapporto tra l'infermiere e il Collegio ordinistico-disciplinare che scaturisce dall'iscrizione obbligatoria all'Albo professionale.

19 di 61 Domande

IL VOLUME DI PLASMA DEPURATO DA UNA DETERMINATA SOSTANZA NELL'UNITA' DI TEMPO SI MISURA CON:














La risposta corretta e' la E
Il volume di plasma depurato da una determinata sostanza nell'unita’ di tempo si misura con la clearance; la depurazione del plasma puo’ avvenire ad opera di differenti organi, di cui i piu’ importanti sono rappresentati dal rene, dal fegato e dall’ apparato respiratorio, tra i quali riveste grande importanza soprattutto la clearance renale. Quest’ ultima risulta strettamente dipendente dal grado di filtrazione glomerulare nonche’ dalla secrezione e dal riassorbimento tubulare della specifica sostanza presa in studio. Di contro, la creatinuria rappresenta la quantita’ di creatinina escreta con le urine, sebbene essa possa essere utilizzata in associazione con la creatininemia per il calcolo della clearance renale della creatinina attraverso la formula C= (UxV)/P; tale valore, essendo la creatinina una sostanza completamente filtrata e non secreta ne’ riassorbita a livello renale, permette la valutazione della velocita’ di filtrazione glomerulare e puo’ essere utilizzato nel monitoraggio della funzionalita’ renale (risposta A errata). Invece, il sedimento urinario, ovvero l’ insieme dei microscopici detriti, cellulari e non, che possono essere rinvenuti nell'urina, puo’ fornire indicazioni utili alla diagnosi di varie patologie come uretriti, prostatiti, sindrome nefrosica o disfunzioni epatiche ma non sullo smaltimento delle diverse sostanze (risposte C e D errate).

20 di 61 Domande

IL PERIODO DI INCUBAZIONE DI UNA MALATTIA E' IL LASSO DI TEMPO INTERPOSTO TRA:














La risposta corretta e' la E
Il periodo di incubazione di una malattia rappresenta il lasso di tempo interposto tra Il momento del contagio e lo sviluppo di sintomi clinici; esso puo’ variare da un tempo relativamente breve, come poche ore in caso di intossicazione alimentare, a giorni, come in caso di alcune infezioni virali quali influenza o morbillo, fino anche ad anni, come avviene in caso di lebbra. Al contrario, il periodo di incubazione di una malattia non e’ correlato alla recidiva di una patologia, ne’ tantomeno alla guarigione clinica, alla produzione di immunoglobuline o al momento di attivazione del sistema immunitario (risposte A, B C e D errate).

21 di 61 Domande

PER IMPERIZIA SI INTENDE:














La risposta corretta e' la C
Per imperizia si intende il compimento di atti di propria competenza, ma in modo inadeguato e pericoloso, generalmente per inesperienza (risposte A, B, D ed E errate). L’ imperizia, insieme alla negligenza, ovvero la mancanza di impegno e di attenzione nell'espletamento delle proprie mansioni, e all’ imprudenza, ovvero l’ atteggiamento di chi, per sventatezza o per eccessiva audacia, agisce in modo da mettere in pericolo se’ stesso o altri, rientra nel reato di colpa generica; colpa generica e colpa specifica, costituita da inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline, rappresentano gli unici casi, oltre i casi di delitto preterintenzionale, in cui un fatto preveduto dalla legge come delitto ma commesso senza intenzione puo’ essere punito.  

22 di 61 Domande

LE CONDIZIONI DI UN PAZIENTE AFFETTO DA CARDIOPATIA ISCHEMICA SONO AGGRAVATE DALLA COESISTENZA DI:














la risposta corretta e' la E
Le condizioni di un paziente affetto da cardiopatia ischemica, ovvero da patologia cardiaca in cui si verifichi un insufficiente apporto di sangue e di ossigeno al muscolo cardiaco, piu’ frequentemente per presenza di placche aterosclerotiche, sono aggravate dalla coesistenza di Insufficienza epatica, insufficienza respiratoria, malassorbimento intestinale; tali condizioni comportano, infatti, un peggioramento della prognosi nel breve e nel lungo termine (risposte A, B, C ed E errate).

23 di 61 Domande

PER NEUTROPENIA FEBBRILE SI INTENDE:














La risposta corretta e' la A
Per neutropenia febbrile si intende la comparsa di uno stato febbrile (Tc> 38 °C) associato ad una riduzione del numero di neutrofili < 500/ul (risposte B, C, D ed E errate)La neutropenia febbrile puo’ manifestarsi in qualsiasi tipo di neutropenia, sebbene la forma piu’ frequente segua alla somministrazione di trattamenti mielotossici, come la chemioterapia e la radioterapia, i quali impattano negativamente sulla funzione di sintesi del midollo osseo. La comparsa di febbre in tali pazienti rappresenta un campanello d’ allarme per il sospetto di infezione, la quale deve essere trattata tempestivamente per l’ alto rischio di progressione e di complicanze nel paziente immunodepresso.

24 di 61 Domande

DEFINIZIONE DI DISGEUSIA:














La risposta corretta e' la E
La disgeusia e’ definita come un’ alterazione del senso del gusto; tale condizione puo’ seguire a patologie della cavita’ buccale (glossiti, stomatiti, sindrome della bocca urente), a disturbi psichiatrici (schizofrenia ed anoressia nervosa), a patologie respiratorie (riniti, sinusiti), a disfunzioni renali (insufficienza renale) oppure a presenza di reflusso gastroesofageo o al trattamento con farmaci ACE inibitori o chemioterapici. Al contrario, l’ Incapacita’ di percepire i sapori prende il nome di ageusia ed e’ , solitamente, conseguenza di lesioni delle vie o dei centri gustativi (risposta A errata). Invece, la difficolta’ a deglutire e’ indicata con il termine di disfagia, disfunzione dell’ apparato digerente solitamente si manifesta come conseguenza di disturbi ostruttivi (masse neoplastice) o di motilita’ esofagea (acalasia) (risposta B errata). Di contro, la presenza di una scarsa ed alterata secrezione salivare e’ nota come xerostomia; essa puo’ ritrovarsi nell’ ambito della sindrome di Sjogren o associarsi a terapie con farmaci anticolinergici, antiparkinsoniani ed antineoplastici (risposta C errata). Infine, in caso di sensazione dolorosa nella fase di deglutizione si parla di odinofagia, condizione generalmente dovuta ad irritazione della mucosa orofaringea (risposta D errata).

25 di 61 Domande

SONO PIU' A RISCHIO STOMATITE I PAZIENTI SOTTOPOSTI A:














La risposta corretta e' la A
Sono maggiormente a rischio di stomatite i pazienti trattati con chemioterapia standard piuttosto che quelli sottoposti a trattamento mieloablativo per trapianto di cellule staminali emopoietiche, radioterapia in sede ORL o chemioterapia adiuvante (risposte B, C, D errate). Di contro, il trattamento con fluorochinolonici non si associa generalmente a comparsa di stomatite (risposta E errata). In particolare, la stomatite e’ una complicanza comune e debilitante dei trattamenti chemio e radioterapici, legata ad un’ infiammazione della mucosa buccale per la tossicita’ degli agenti antineoplastici, che puo’ portare alla comparsa di severe ulcerazioni dolorose e allo sviluppo di infezioni opportunistiche della bocca. La gravita’ della stomatite puo’ essere valutata giornalmente secondo la scala di valutazione dell’ organizzazione mondiale della sanita’ (OMS), organizzata in gradi crescenti di gravita’ in relazione anche alla sintomatologia associata:
Grado 0: Nessun sintomo
Grado 1: Dolore alla bocca, senza ulcerazioni
Grado 2: Dolore alla bocca con presenza di ulcere, ma possibilita’ di mangiare normalmente
Grado 3: Possibilita’ soltanto di dieta liquida
Grado 4: Impossibilita’ di mangiare o bere
Tale valutazione permette di intervenire nel miglior modo possibile per ridurre le complicanze e il disagio del paziente che possono compromettere la risposta al trattamento e/o alle cure palliative.

26 di 61 Domande

IL TRATTAMENTO DI UNA LESIONE DI II STADIO MOLTO ESSUDANTE PREVEDE:














La risposta corretta e' la A
Il trattamento di una lesione di II stadio molto essudante prevede la detersione della lesione con soluzione fisiologica ed utilizzo di schiume di poliuretano o idrofibra (risposte B, C, D ed E errate). Nel dettaglio, le lesioni da decubito, ovvero le lesioni tissutali che si formano per compressione dei tessuti molli tra prominenze ossee e superfici dure in caso di decubito prolungato, possono essere distinte in quattro stadi differenti:
- I stadio: interessamento superficiale della cute con comparsa di un eritema fisso, ovvero di cute intatta con rossore non sbiancabile alla digitopressione in una zona localizzata solitamente su una prominenza ossea;
- II stadio: perdita di spessore parziale del derma, clinicamente visibile come un’ abrasione, una vescicola o una lieve cavita’ ;
- III stadio: perdita di tessuto a spessore totale, con danno o necrosi del tessuto sottocutaneo, clinicamente espressa come profonda cavita’ in cui puo’ essere visibile il grasso sottocutaneo ma non ossa, tendini o muscoli;
- IV stadio: estensione del processo necrotico a danno di ossa, tendini, muscoli e capsule articolari con esposizione di questi ultimi.
In tutti i casi sara’ indispensabile mantenere la cute pulita e asciutta e non massaggiare o strofinare energicamente durante la detersione, per il rischio di distruzione dei tessuti molli e/o del peggioramento delle reazioni infiammatorie in loco, riposizionare spesso il paziente, se possibile, ed assicurarne la mobilizzazione precoce.

27 di 61 Domande

SECONDO LE RECENTI LINEE GUIDA BLS, IN PRESENZA DI UN PAZIENTE INCOSCIENTE QUALE ATTO E' DA INTRAPRENDERE NELL'IMMEDIATO?














La risposta corretta e' la B
Secondo le recenti linee guida BLS (basic life support), in presenza di un paziente incosciente, e’ necessario nell’ immediato allertare i soccorsi. In particolare, dopo l’ allertamento del soccorso, il riscontro dello stato di incoscienza del paziente impone al soccorritore sanitario la richiesta immediata di un defibrillatore semiautomatico (DAE) e l’ attivazione immediata della sequenza BLS; nella suddetta sequenza, alla valutazione di ogni singola funzione vitale, nell’ ordine di Airway, Breathing, Circulation, puo’ far seguito una specifica azione di primo soccorso finalizzata al recupero e al sostegno della funzione vitale obiettivata quale deficitaria (risposte C e D errate). Di contro, in taluni casi, come in caso di trauma, si puo’ utilizzare la sequenza ABCDE (Airway, Breathing, Circulation, Disablity, Exposure) che prevede l’ integrazione con la valutazione dello stato neurologico (Disability) e la svestizione del paziente (Exposure) per la ricerca di traumi o segni non immediatamente visibili (risposte A ed E errate).

28 di 61 Domande

COSA SI INTENDE PER CARING INFERMIERISTICO?














La risposta corretta e' la D
Si intende per caring infermieristico una pratica che si realizza attraverso azioni competenti e disponibilita’ ad occuparsi intenzionalmente della persona assistita; tale concetto racchiude in se’ lo stabilimento di una relazione infermiere-paziente che preveda la comprensione dell’ altro, la preoccupazione dei suoi bisogni emotivi oltre che fisici, nonche’ il rispetto della persona come tale e la dedicazione del giusto tempo (risposte A, B, C ed E errate)Nello specifico, un buon caring infermieristico si e’ dimostrato capace di migliorare il benessere emotivo-spirituale del soggetto, favorendo la guarigione fisica, diminuendo i costi sanitari ed aumentando la fiducia verso i caregivers; al contrario, una non corretta gestione puo’ causare nel paziente senso di umiliazione, paura, impotenza e di vulnerabilita’ con ritardo della guarigione e persistenza di ricordi negativi. Infine, ad oggi molti strumenti sono stati costruiti e validati per la valutazione del caring infermieristico (es Care Q, CBI) ma la loro applicabilita’ risulta ancora limitata.

29 di 61 Domande

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE MALATTIE CRONICHE:














La risposta corretta e' la C
Le malattie croniche si caratterizzano per un periodo di latenza lungo (mesi o decenni), esordio subdolo o lento, decorso lento (mesi), progressivo peggioramento e, in molte forme, decesso a distanza di anni o decenni; in questi casi la sintomatologia puo’ essere persistente o caratterizzata da alternanza di periodi di remissione e riacutizzazioni e le terapie, nonostante possano essere migliorative, in genere, non sono risolutive (risposte A, B, D ed E errate)Nello specifico, la maggior parte delle patologie croniche (es diabete, cardiopatie, epatopatie croniche) e’ strettamente collegate a fattori di rischio comuni e modificabili, come il tabagismo, l’ alcolismo o la sedentarieta’ , sui quali si puo’ intervenire nell’ ambito della prevenzione primaria; tale intervento risulta cruciale anche per l’ impatto economico rivestito da tali condizioni, in quanto riducenti la capacita’ lavorativa del singolo ed aggravanti le spese di cura e di gestione da parte del sistema sanitario.

30 di 61 Domande

QUALI SONO I SITI PER LA RILEVAZIONE DEL POLSO PERIFERICO?














La risposta corretta e' la E
I siti per la rilevazione del polso periferico, ovvero dell’ onda sanguigna sfigmica creata dalla contrazione del ventricolo sinistro del cuore e percepibile come pulsazione alla palpazione delle arterie periferiche, sono rappresentati dal sito temporale, carotideo, brachiale, radiale, ulnare, tibiale posteriore, dorsale del piede (risposte A, B, C e D errate). Nello specifico, il sito temporale e’ posizionato tra l'occhio e l'attaccatura dei capelli, appena al di sopra dell'osso zigomatico; invece, il polso carotideo risulta palpabile in corrispondenza dell’ arteria carotide, localizzata tra il lato della laringe/trachea e il muscolo sternocleidomastoideo; all’ opposto, il polso brachiale si ritrova a livello del lato interno della piega del gomito, posto tra i muscoli bicipite e tricipite; all’ opposto, il polso ulnare puo’ essere percepito alla base del palmo della mano, nella regione opposta a quella del pollice, mentre il polso tibiale posteriore posteriormente al malleolo mediale, nel solco formato tra questo e il tendine di Achille; infine, il polso dorsale del piede risulta localizzato lungo il dorso del piede stesso, lateralmente al tendine estensore dell’ alluce.

31 di 61 Domande

QUALI SONO I SINTOMI DELL'IPOSSIA?














La risposta corretta e' la C
I sintomi dell'ipossia, ovvero della carenza patologica di ossigeno a livello tissutale, sono rappresentati da: agitazione; tachipnea, generata come tentativo polmonare di compensazione al deficit di ossigeno; tachicardia, finalizzata ad una migliore perfusione tissutale, e confusione, legata al deficit di ossigenazione cerebrale; tale condizione, se prolungata nel tempo, puo’ condurre anche a morte cellulare. Piu’ specificamente, le cause di ipossia possono essere ricondotte a quattro principali condizioni: l’ ipossia ipossica, condizione piu’ frequente, legata ad un deficit di ossigenazione a livello polmonare (es permanenza in alta quota, respirazione di miscele gassose a basso contenuto di ossigeno, asma); l’ ipossia anemica, correlata ad una diminuita capacita’ del sangue di captare ossigeno per una diminuzione della quantita’ di emoglobina presente nel sangue; l’ ipossia isotossica, nella quale la capacita’ legante ossigeno del sangue e’ diminuita, seppur in presenza di normali valori di emoglobina, per intossicazione da sostante come, ad esempio, da cianuro; infine, l’ ipossia circolatoria, caratterizzata da eccessivo rallentamento della circolazione sanguigna, come accade in caso di ipotensione grave o shock.

32 di 61 Domande

QUALI TRA QUESTE SONO LE INFEZIONI OSPEDALIERE MAGGIORMENTE RISCONTRATE NEI NOSOCOMI ITALIANI?














La risposta corretta e' la E
Le infezioni ospedaliere maggiormente riscontrate nei nosocomi italiani sono le infezioni del tratto urinario, seguite dalle infezioni della ferita chirurgica, dalle infezioni delle vie respiratorie e dalle infezioni sistemiche, come batteremie e sepsi (riposte B, C e D errate). Di contro, le otiti non rappresentano comuni infezioni nosocomiali (risposta A errata). In particolare, le infezioni del tratto urinario (IVU) risultano spesso associate all’ utilizzo di cateteri vescicali e a manipolazioni di vario tipo delle vie urinarie, come ad esempio la cistoscopia, le quali favoriscono la risalita dei germi dalla zona perineale verso la vescica. Fattori di rischio per tale condizione sono rappresentati dal sesso femminile, probabilmente per una lunghezza ridotta dell'uretra, dalla presenza di patologie debilitanti, dalla gravidanza e dalla cateterizzazione prolungata. In caso di cateterizzazione per periodi relativamente brevi, l’ infezione e’ solitamente monomicrobica e causata da germi come E.coli, il quale ne rappresenta la causa piu’ frequente, Pseudomonas aeruginosa, Klebsiella pneumoniae, Proteus mirabilis, Staphylococcus epidermidis e gli enterococchi; in caso di cateterizzazione prolungata, invece, l’ infezione puo’ essere polimicrobica e si possono ritrovare patogeni quali E. coli ma anche , P. mirabilis, P. stuartii e Morganella morganii.

33 di 61 Domande

L'ANTISEPSI CONSISTE IN:














La risposta corretta e' la C
L’ antisepsi consiste nella disinfezione di tessuti viventi, ovvero nella riduzione dei microrganismi vitali presenti su cute e mucose; tale processo, eseguito mediante sostanze antisettiche, come la clorexidina, non necessariamente comporta l’ eliminazione delle spore batteriche, dei prioni e di alcuni virus e dovrebbe essere preceduto da una buona pulizia della superficie, ovvero dalla rimozione di materiale estraneo (come sporcizia o materiale organico) tramite acqua e detergenti (risposte B e D errate). Di contro, la scomposizione di particelle di grasso piu’ grandi in piu’ piccole, distribuite uniformemente, prende il nome di emulsificazione (risposta A errata). Invece, il processo di sterilizzazione consiste nell’ eliminazione completa di microrganismi vitali, compresi virus e spore batteriche, ma non prioni (risposta E errata).

34 di 61 Domande

NEL MODELLO P.D.C.A. (PLAN, DO, CHECK, ACT) USATO NEI PROCESSI DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA', LA LETTERA C INDICA:














La risposta corretta e' la B
Nel modello P.D.C.A. (Plan, Do, Check, Act), usato nei processi di miglioramento della qualita’ dei processi e dei prodotti, la lettera C indica la codifica i risultati ottenuti (risposte A, C, D ed E errate)In particolare, tale metodo di gestione iterativo, che costituisce l’ essenza della gestione infermieristica, poiche’ per gestire un processo e’ innanzitutto necessario progettare e costruire il regolatore, prevede la ripetizione di quattro fasi: la fase P consiste nell’ identificare il problema, definendo e pianificando le azioni correttive; la fase D consiste nel preparare e applicare le azioni pianificate; la fase C e’ la fase in cui si verificano i risultati delle azioni intraprese, confrontandoli con gli obiettivi attesi; infine, la fase A consiste nello standardizzare e consolidare se il check e’ stato positivo, introducendo le modifiche nel ciclo produttivo, oppure nel preparare un nuovo ciclo PDCA se il check ha rilevato nuovi inconvenienti.

35 di 61 Domande

INDICARE QUAL E' LO STRUMENTO CHE SINTETIZZA LE RACCOMANDAZIONI NECESSARIE PER UNIFORMARE LA PRATICA CLINICA AI RISULTATI DELLA RICERCA TRA:














La risposta corretta e' la C
Lo strumento che sintetizza le raccomandazioni necessarie per uniformare la pratica clinica ai risultati della ricerca e’ la procedura; nello specifico, le procedure infermieristiche non sono altro che successioni dettagliate, logiche e consequenziali, di atti tecnici e operativi, che hanno lo scopo di raccomandare la modalita’ tecnicamente ottimale di eseguire una tecnica infermieristica e grazie alle quali tutto l’ agire dell’ infermiere diventa oggettivo, sistematico e, soprattutto, verificabile, perseguendo una relativa uniformita’ dei comportamenti. Al contrario, il protocollo e’ una sequenza prescrittiva e vincolante di comportamenti diagnostico-terapeutici ben definiti che risulta dall’ adattamento all’ uso in contesti locali delle linee guida, ovvero di raccomandazioni di comportamento clinico elaborati mediante un processo di revisione sistematica della letteratura e delle opinioni degli esperti (risposte A e C errate). Invece, la cartella clinica rappresenta il documento, o l'insieme dei documenti, che raccoglie le informazioni mediche ed infermieristiche relative al percorso diagnostico-terapeutico di un paziente (risposta D errata). Infine, le istruzioni operative rappresentano la descrizione sintetica e di facile interpretazione del modo mediante il quale devono essere realizzate specifiche attivita’ ma, a differenza della procedura, stilata per chiarire il processo, le istruzioni operative vengono redatte per meglio chiarire le singole attivita’ (risposta E errata).

36 di 61 Domande

QUAL E' SECONDO IL PROFILO DELL'OPERATORE SOCIO-SANITARIO (OSS) IN AMBIENTE OSPEDALIERO LA RISPOSTA CORRETTA:














La risposta corretta e' la D
L'OSS, ovvero l’ operatore socio sanitario, opera in cooperazione diretta con l'infermiere per attivita’ assistenziali semplici; tale figura, a seguito del conseguimento dell'attestato di qualifica ottenuto al termine di un percorso di studi, rappresenta un supporto all'assistenza sociosanitaria e svolge un'attivita’ di assistenza diretta, indirizzata a soddisfare i bisogni del paziente (come cure igieniche, mobilizzazione, alimentazione e trasporto del paziente), ma anche indiretta (come attivita’ igienico sanitarie ambientali e trasporto di materiali e documenti). Tipicamente il lavoro dell'Operatore Socio-Sanitario si svolge in e’ quipe con altre figure delle professioni sanitarie: coopera e collabora con infermieri, educatori professionali, fisioterapisti ecc., sotto la supervisione di un medico (risposte A, B, C ed E errate).

37 di 61 Domande

QUAL E' LA FUNZIONE DEL CODICE DEONTOLOGICO DELL'INFERMIERE?














La risposta corretta e' la C
La funzione del codice deontologico dell'infermiere e’ di Informare il cittadino sui comportamenti che puo’ attendersi dall'infermiere; tale strumento stabilisce e definisce le concrete regole di condotta che devono essere rispettate nell’ esercizio della specifica attivita’ professionale infermieristica (risposte A, B, D ed E errate)Nello specifico, il codice deontologico racchiude i principi etici della professione ed e’ al suo interno che e’ spiegato come l’ Infermiere agisca nel rispetto dei diritti fondamentali dell’ uomo, concependo la salute come un bene fondamentale dell’ individuo e un interesse della collettivita’ , tenendo conto dei valori etici, ideologici, religiosi, culturali, etnici e sessuali dell’ individuo. Nella pratica professionale, l’ infermiere incontra quotidianamente conflitti dalla valenza etica ed e’ portato a prendere decisioni secondo la deontologia, ovvero l’ insieme dei valori, dei principi, delle regole e delle consuetudini che ogni gruppo professionale si da’ e deve osservare ed alle quali deve ispirarsi costantemente nell’ esercizio della sua professione. Elaborato in seno alla professione stessa, viene successivamente recepito dal Legislatore e assume forza di legge in caso di contenzioso (all’ inosservanza delle norme deontologiche, inoltre, corrisponde l’ intervento del Collegio di riferimento il quale puo’ procedere con sanzioni che vanno dall’ ammonizione/avvertimento alla censura, dalla sospensione a termine fino alla radiazione dall’ Albo professionale).

38 di 61 Domande

LA LEGGE 42/99 STABILISCE CHE IL CAMPO PROPRIO IN ATTIVITA' E RESPONSABILITA' DELLE PROFESSIONI SANITARIE E' DETERMINATO:














La risposta corretta e' la C
La legge 42/99 stabilisce che il campo proprio in attivita’ e responsabilita’ delle professioni sanitarie e’ determinato dai contenuti del D.M. Istitutivi dei Profili professionali e dagli ordinamenti didattici dei corsi di Diploma universitario, nonche’ dagli specifici codici deontologici; viene in conclusione riconosciuta la piena responsabilita’ , nelle decisioni e nelle scelte assistenziali, dell’ infermiere, che non e’ piu’ un semplice esecutore, ma e’ soggetto attivo nello svolgimento del proprio lavoro, con responsabilita’ dirette ben precise (risposte A, B, D ed E errate)​​​​​​​Infatti con l’ articolo 1 della L. 42/99 anche la precedente denominazione di “ professione sanitaria ausiliaria” del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive modificazioni, nonche’ in ogni altra disposizione di legge, e’ sostituita dalla denominazione “ professione sanitaria” . Sono fatte salve le competenze previste per le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario, per l’ accesso alle quali e’ richiesto il possesso del diploma di laurea, nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali.

39 di 61 Domande

LE FUNZIONI LEGISLATIVE ED AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI ASSISTENZA SANITARIA ED OSPEDALIERA SPETTANO:














La risposta corretta e' la C
Le funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera spettano alle Regioni e alle Province autonome nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali (risposta D errata). In particolare, le Regioni programmano e gestiscono in piena autonomia la sanita’ nell’ ambito territoriale di loro competenza, avvalendosi delle aziende sanitarie locali (Asl), ovvero di enti autonomi guidati da un direttore generale, un direttore sanitario, un direttore amministrativo, direttamente responsabili del buon funzionamento dei servizi e a cui devono essere indirizzati eventuali reclami dei cittadini, e delle aziende ospedaliere (risposta E errata). Al contrario, allo Stato spetta la determinazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioe’ delle prestazioni e i servizi che devono poi essere garantiti su tutto il territorio nazionale dalle regioni (risposte A e B errate).

40 di 61 Domande

INDICARE QUALI TRA LE SEGUENTI SITUAZIONI E' ASSOCIATA A CIANOSI PERIFERICA O FREDDA:














La risposta corretta e' la C
Lo shock cardiogeno, condizione di shock in cui una depressione della funzione cardiaca determina ipoperfusione periferica e conseguente disfunzione cellulare degli organi interni e dei tessuti, risulta associata a cianosi periferica o fredda, ovvero ad una condizione di ipossiemia tissutale, che si verifica in presenza di normale saturazione di ossigeno arterioso sistemico, legata alla minor quantita’ di sangue che arriva ai tessuti periferici. Da un punto di vista clinico cio’ di manifestera’ con cute fredda e sudata, associata a dispnea, tachicardia ed alterazioni dello stato neurologico fino al coma. Di contro, una cardiopatia congenita, una broncopatia cronica ostruttiva, un’ embolia polmonare e una polmonite possono essere causa di una minore ossigenazione di sangue a livello centrale e, dunque, associarsi ad una cianosi centrale, caratterizzata da una ridotta ossigenazione del sangue e dalla presenza di emoglobina ridotta (non ossigenata) pari o superiore a 5 g/dl (risposte A, B, D ed E errate).

41 di 61 Domande

L'INTERNATIONAL CLASSIFICATION FOR NURSING PRACTICE {ICPN) E' UN PROGETTO DI CLASSIFICAZIONE:














La risposta corretta e' la A
L'international classification for nursing practice (ICPN) e’ un progetto di classificazione del linguaggio infermieristico promosso dall'lnternatiornal Council of Nurses nel 1966; esso si propone di favorire l’ espressione univoca dei tre elementi fondamentali per la descrizione della pratica professionale infermieristica, ovvero la diagnosi, gli interventi e risultati infermieristici (risposte B, C, D ed E errate). In particolare, la terminologia ICPN e’ costituita da un insieme di termini, il cui impiego e’ utile per descrivere la pratica infermieristica in tutto il mondo, raggruppati in sette assi, cosi’ da facilitare il loro utilizzo per costruire diagnosi, interventi e risultati infermieristici tenendo conto del contesto culturale e professionale in cui si intendono applicare; tali termini sono stati valutati, definiti e validati attraverso un rigoroso processo di sviluppo della terminologia. In questo modo e’ possibile facilitare la comunicazione sia all’ interno della disciplina infermieristica stessa che nella sua relazione con le altre discipline e ambiti del sapere.

42 di 61 Domande

SOMMINISTRANDO 250 CC DI UNA SOLUZIONE GLUCOSATA AL 5%, LA PERSONA ASSUME UN APPORTO CALORICO PARIA A:














La risposta corretta e' la C
Somministrando 250 cc di una soluzione glucosata al 5%, ovvero di una soluzione di zucchero (solitamente glucosio o destrosio) disciolti in acqua utilizzata come solvente, la persona assume un apporto calorico paria a 50 kcal. Nello specifico, considerando che una soluzione di glucosio al 5% contiene 50 mg/ml di tale zucchero e che 1 g di glucosio fornisce un energia pari a 4 Kcal (1 mg=0,004 Kcal), 50 mg forniranno 0,2 kcal (0,004 Kcal/mg x 50 mg= 0,2 Kcal). Cosi’ , una soluzione di glucosio al 5% fornisce un’ energia di 0,2 Kcal/ml e somministrandone 250 ml il soggetto assumera’ 0,2 x 250= 50 Kcal (risposte A, B, D ed E errate).

43 di 61 Domande

QUALE DIETA DEVE SEGUIRE UN PAZIENTE AFFETTO DA PATOLOGIA INFIAMMATORIA CRONICA DELL'INTESTINO IN FASE DI RIACUTIZZAZIONE ?














La risposta corretta e' la D
In fase di riacutizzazione, un paziente affetto da patologia infiammatoria cronica dell'intestino deve seguire una dieta iperproteica, ipolipidica, ipervitaminica, iperidratante ed ipercalorica (risposte A, B, C ed E errate). Nello specifico la dieta ipercalorica ed iperproteica, associata ad aumentato apporto di liquidi (iperidratante), e’ necessaria per sopperire le carenze nutrizionali e le disidratazione cui la flogosi intestinale e la diarrea espongono; al contrario, la componente ipolipidica, insieme all’ eliminazione di quei prodotti che possono aggravare la sintomatologia, quali scorie, zuccheri raffinati, grassi e alcool, previene l’ aumento dell’ infiammazione e il peggioramento dei sintomi. Invece, l’ integrazione orale o parenterale di talune vitamine, quali la vitamina B12, B9 e la vitamina D, e di taluni oligoelementi, Fe, Ca, Mg, K, risulta importante per sopperire le carenze associate alla condizione stessa. In ultimo, e’ raccomandabile limitare il consumo di ossalati, contenuti soprattutto in fave, spinaci, bietole, fichi, cacao e the’ , i quali, specie in caso di estese resezioni ileali, sono causa di iperossaluria secondaria e conseguente nefrolitiasi.

44 di 61 Domande

VOMITO, DOLORE E DISTENSIONE ADDOMINALE, ALVO CHIUSO A FECI E GAS, SONO SEGNI E SINTOMI DI:














La risposta corretta e' la C
Vomito, dolore e distensione addominale, alvo chiuso a feci e gas, sono segni e sintomi di occlusione intestinale, ovvero di importante compromissione o completa interruzione del passaggio di contenuto attraverso l’ intestino. Nello specifico, le cause piu’ frequenti di ostruzione intestinale sono rappresentate dalla presenza di aderenze, erniazioni, patologie tumorali e fecalomi; condizioni relativamente meno frequenti, sono poi corpi estranei, volvolo ed intussuscezione intestinale. Al contrario, in caso di colecistite acuta la sintomatologia sara’ prevalentemente dominata da dolore e dolorabilita’ nel quadrante superiore destro dell'addome, talvolta accompagnati da febbre, brividi, nausea e vomito (risposta A errata). Invece, la pancreatite acuta si manifestera’ con on un improvviso e violento dolore nella parte superiore dell'addome con tendenza all'irradiamento verso la schiena, alleviato dal piegarsi in avanti, spesso seguito da nausea e da vomito alimentare e biliare (risposta B errata). Al contrario, la litiasi renale puo’ restare asintomatica o manifestarsi con colica renale caratterizzata da violento dolore al fianco, o nell'area di palpazione renale, con irradiazione all'addome e alla coscia; nausea e vomito sono frequenti (risposta D errata). Infine, la gastroenterite acuta e’ in genere caratterizzata da crampi addominali associati ad anoressia, nausea, vomito; l'addome puo’ essere disteso e discretamente dolente ma, al contrario di una condizione di occlusione addominale, l’ alvo e’ aperto ed e’ presente diarrea (risposta E errata).

45 di 61 Domande

L' INFERMIERISTICA E' UNA DISCIPLINA IN QUANTO POSSIEDE:














La risposta corretta e' la B
L' infermieristica e’ una disciplina in quanto possiede un campo materiale di studio, uno scopo, un metodo, un corpo di conoscenze, un campo di applicabilita’ e una giustificazione storica (risposte A, C, D ed E errate). Nel particolare, i principali elementi della disciplina infermieristica possono essere cosi’ interpretati: il campo materiale, rappresenta l’ essere umano con i suoi bisogni di assistenza infermieristica; lo scopo rappresenta il soddisfacimento dei bisogni di assistenza infermieristica; il metodo si identifica nel processo di assistenza infermieristica; il corpo di conoscenze e la solidita’ metodologica rappresentano l’ insieme di teorie che ricercano un modello interpretativo, partendo dalla esperienza pratica; infine, il campo di applicabilita’ e la giustificazione storica rappresentano, rispettivamente, il luogo in cui si applica l’ assistenza e le condizioni sociali, storiche e culturali che hanno portato al costruirsi della disciplina stessa.

46 di 61 Domande

RISPETTO ALLA NORMATIVA SULLA PRIVACY, LA PATOLOGIA DEL PAZIENTE RIENTRA FRA:














La risposta corretta e' la D
Rispetto alla normativa sulla privacy, la patologia del paziente rientra fra i dati sensibili, ovvero tra quei dati personali la cui raccolta e trattamento sono soggetti al consenso dell'interessato (risposte B ed E errate). In particolare, sono considerati dati sensibili i dati personali idonei a rivelare l'origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, politiche, lo stato di salute e la vita sessuale. Al contrario, i dati genetici rappresentano le informazioni relative alle caratteristiche genetiche ereditarie o acquisite, risultanti dall'analisi di un campione biologico della persona fisica (risposta A errata). 
Invece, i dati personali rappresentano le informazioni che identificano o rendono identificabile, una persona fisica e che possono fornire informazioni sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le sue relazioni personali, o la sua situazione economica (risposta C errata).  

47 di 61 Domande

I FARMACI ANTIDEPRESSIVI TRICICLICI:














La risposta corretta e' la B
I farmaci antidepressivi triciclici sono una classe di farmaci antidepressivi, cosi’ chiamati per la loro caratteristica struttura chimica formata da tre anelli condensati, capaci di aumentare la concentrazione di amine trasmettitrici a livello dell'ipotalamo e del tronco encefalico (risposte C, D ed E errate). Tale azione viene rappresenta il risultato dell’ inibizione del reuptake delle ammine (serotonina e noradrenalina) conseguente al legame del farmaco ai trasportatori SERT e NET con modifiche conformazionali nella loro struttura che riducono l'affinita’ della monoamina per il corrispettivo carrier, o trasportatore, impedendone cosi’ ’ la ricaptazione. Tale effetto puo’ essere utilizzato nel trattamento di diversi stati patologici depressivi tra cui Stati di depressione maggiore, distimia, fobia sociale o attacchi di panico. Di contro, l’ effetto antidepressivo di tali farmaci si mostra lentamente e non prima id 15-20 giorni (risposta A errata).

48 di 61 Domande

LA NORMATIVA RICHIAMA LA RESPONSABILITA' DELL'INFERMIERE VERSO IL PERSONALE DI SUPPORTO, INDICANDO, PER ESEMPIO, LA NECESSITA' DI PIANIFICARNE L'INTERVENTO. SI PUO' PARLARE DI DELEGA NEI CONFRONTI DEL PERSONALE DI SUPPORTO DA PARTE DELL'INFERMIERE?














La risposta corretta e' la C
Non si puo’ parlare di delega nei confronti del personale di supporto da parte dell'infermiere perche’ non sussiste la stessa competenza tra infermiere e OSS (risposte A, B, D ed E errate). Difatti, al contrario dell'Infermiere che rappresenta una professione autonoma, responsabile dell'assistenza infermieristica, con iscrizione all’ albo e diploma universitario abilitante, l’ oss rappresenta una figura ausiliaria di solo supporto all'assistenza. L'infermiere e’ quindi responsabile dell'assistenza infermieristica, identificando i bisogni, pianificando, gestendo e valutando l'intervento assistenziale infermieristico; per l'espletamento di queste funzioni egli si puo’ avvalere, ove necessario, dell'opera del personale di supporto al quale “ attribuisce” e “ non delega” , i compiti previsti dal profilo, rientranti nelle competenze di quell'operatore, che possono essere svolti in autonomia o in collaborazione. L'infermiere ha quindi la responsabilita’ giuridica dell'attribuzione; per tale motivo, gli errori di pianificazione ed attribuzione, e l'omessa supervisione, chiamano in causa direttamente l'infermiere mentre gli errori di esecuzione sono responsabilita’ diretta dell’ oss.

49 di 61 Domande

LA SCALA DI BRADEN:














La risposta corretta e' la D
La scala di Braden e’ uno strumento per la valutazione del rischio di lesioni da pressione che tiene conto di 6 fattori:
- Percezione sensoriale (capacita’ di rispondere al disagio dettato dalla compressione);
- Umidita’ della cute (sudorazione, umidita’ legata ad eventuale incontinenza urinaria e/o fecale);
- Attivita’ motoria (livello di attivita’ fisica);
- Mobilita’ (capacita’ di controllo/modifica della posizione del corpo);
- Nutrizione (e’ fondamentale un adeguato apporto di calorie, proteine, vitamine e minerali per contrastare l’ insorgere di nuove lesioni);
- Frizione e scivolamento (la forza d’ attrito che si crea con la superficie solida e/o con la biancheria puo’ accelerare l’ insorgenza di lesioni da pressione).
Ad ogni fattore vengono attribuite delle variabili, con un punteggio che va da 1 a 4 e da 1 a 3 per il fattore “ frizione e scivolamento” . Il risultato puo’ essere interpretato secondo il principio per il quale minore e’ il valore risultante dalla somma di tutti i punteggi, maggiore e’ il rischio d’ insorgenza di lesioni (risposte A, B, C ed E errate).

50 di 61 Domande

GLI ANTICORPI SONO PRODOTTI DA:














La risposta corretta e' la E
Gli anticorpi o immunoglobuline sono una classe di glicoproteine del siero prodotte dai linfociti B trasformati in plasmacellule, grazie all’ attivazione da parte dei linfociti T helper in seguito a stimoli specifici, i quali posseggono un ruolo di enorme importanza nell’ ambito della risposta immunitaria specifica grazie alla loro capacita’ di legarsi in maniera specifica ai diversi antigeni (risposte A, B, C e D errate)Nel dettaglio, questi sono costituiti da due catene pesanti e due catene leggere legate da ponti disolfuro e da una peculiare struttura quaternaria che conferisce loro una forma a "Y” ; l’ isotipo delle diverse immunoglobuline (cioe’ G, M, A, E e D) dipendera’ poi dal tipo di catena pesante utilizzato. In questo modo si potranno ritrovare anticorpi IgG, i quali rappresentano circa il 75% egli anticorpi circolanti, IgM, i primi a comparire nella risposta immunitaria, IgA, responsabili dell’ immunita’ a livello delle mucose con importante azione antivirale a livello del tratto gastroenterico e respiratorio, IgE, indispensabili nella risposta da ipersensibilita’ di tipo immediato (allergie) e nel rapporti con le mastcellule e i basofili, ed IgD, presenti solo in quantita’ minima nel siero.

51 di 61 Domande

LE LINEE GUIDA DERIVANO DA:














La risposta corretta e' la C
Le linee guida derivano da un processo di revisione sistematica della letteratura e dell'opinione degli esperti; esse sono un ausilio fondamentale nel processo decisionale ed hanno lo scopo, da un lato, di massimizzare i risultati e le risorse dell’ assistenza sanitaria e, dall’ altro, di omogeneizzare la prassi clinica in presenza di situazioni analoghe e di contrastare l’ utilizzo di procedure ad efficacia non documentata (risposte A, B, D ed E errate). Grazie al lavoro di gruppi multidisciplinari, viene cosi’ prodotto uno strumento che lascia un margine di flessibilita’ a chi lo dovra’ applicare; l’ obiettivo e’ quello di fornire una guida, per i professionisti sanitari e per gli utenti, sulla scelta di modalita’ assistenziali piu’ appropriate in determinate situazioni cliniche garantendo la chiarezza dei percorsi e delle responsabilita’ .

52 di 61 Domande

IN CASO DI PNEUMOTORACE, IL DRENAGGIO INSERITO NELLA CAVITA' PLEURICA DEVE:














La risposta corretta e' la A
In caso di pneumotorace, ovvero del passaggio solitamente improvviso di aria nel cavo pleurico in seguito a cause traumatiche, spontanee o secondarie ad altre patologie, il drenaggio inserito nella cavita’ pleurica deve essere collegato a un sistema di aspirazione con dispositivo a valvola d'acqua (risposte B, C, D ed E errate). Nello specifico, tale sistema, utilizzato per drenare l’ aria che si trova nello spazio pleurico, sara’ formato da tre camere: una camera di raccolta dei fluidi drenati posta a valle del tubo di drenaggio (il cui punto di inserzione del tubo di drenaggio sara’ preferibilmente frontale o laterale, a livello del 2 °-3 ° spazio intercostale); una camera di controllo della pressione di aspirazione, la quale viene riempita con acqua sterile fino e dal momento dell'avvio dell'aspirazione l'acqua viene coinvolta in un leggero gorgogliamento, indice della buona attivita’ aspiratoria; una camera con valvola ad acqua, la quale ha funzione di sicurezza, impedendo all'aria di ritornare nel torace quando il paziente inspira grazie all'unidirezionalita’ della valvola.

53 di 61 Domande

L'EVIDENCE BASED NURSING (EBN) E':














La risposta corretta e' la D
L’ evidence based nursing e’ un approccio metodologico attraverso il quale le prestazioni di assistenza infermieristica erogate sono basate su prove di efficacia; esso rappresenta un utile strumento per mezzo del quale l’ infermiere puo’ assumere decisioni cliniche, utilizzando le migliori ricerche disponibili, l’ esperienza clinica e le preferenze del paziente, all’ interno di un determinato contesto di risorse disponibili (risposte A, B, C ed E errate)Nello specifico, l’ evidence based nursing  risulta utile per contrastare gli errori sistematici o bias che nascono da un processo di decision-making che non si fondi su evidenze scientifiche ed agevola i processi decisionali, fornendo al professionista infermiere conoscenze scientifiche dimostrate ed accertate, favorisce la verifica periodica di revisioni sistematiche e linee guida in base a studi empirici qualitativi e quantitativi ed aiuta il professionista infermiere a reperire, organizzare e verificare risultati scientifici, valutandoli per la loro reale rilevanza.

54 di 61 Domande

SI PUO' AFFERMARE CHE L'INFERMIERE SIA UN AGENTE MORALE. QUALI DI QUESTE ARGOMENTAZIONI E' VALIDA A TALE RIGUARDO?














La risposta corretta e' la D
L’ infermiere e’ un agente morale in quanto applica principi etici nella sua pratica quotidiana, orienta gli assistiti a pratiche di salute positive e compie scelte per conto di altri (risposta B errata)Nello specifico, l’ applicazione dei principi etici nella pratica quotidiana avviene attraverso il tener conto di alcuni comportamenti imprescindibili, derivanti dalla valutazione di cio’ che e’ bene o male, nella consapevolezza di quali siano le condizioni che permettono di prendere specifiche decisioni (risposta A errata). Di contro, l’ infermiere orienta gli assistiti a pratiche di salute positive attraverso la scelta dei migliori trattamenti terapeutico-assistenziali e riconoscendo il malato come soggetto autonomo, tutelandone la capacita’ di agire consapevolmente e senza costrizioni anche quando l’ autonomia si riduce o viene a perdersi (risposta C errata). Infine, egli compie scelte di natura etica per conto di altri poiche’ il suo agire e’ condizionato, ma non interamente determinato, dalle richieste dell’ assistito, dall’ organizzazione del lavoro e dall’ integrazione con gli altri operatori (risposta E errata).

55 di 61 Domande

LA MANOVRA DI VALSALVA:














La risposta corretta e' la E
La manovra di Valsalva, ovvero una manovra eseguita mediante un'espirazione forzata a glottide chiusa, provoca un aumento della pressione a livello dell’ orecchio medio e del torace con conseguente riduzione del ritorno venoso all'atrio destro (risposte A, B, C e D errate).  Nello specifico, la sua esecuzione puo’ essere divisa in quattro fasi o momenti: fase di inizio, coincidente con il momento iniziale di espirazione a glottide chiusa, nella quale si verifica un aumento della pressione intratoracica con una fuoriuscita di  sangue dalla circolazione polmonare nell'atrio sinistro; fase di tensione in cui si verifica una diminuzione del ritorno di sangue venoso al cuore poiche’ ostacolato dall’ aumentata pressione toracica; fase di rilasciamento, in cui la pressione sul torace viene rilasciata, consentendo ai vasi polmonari e all'aorta di ri-espandersi con una leggera diminuzione iniziale del volume sistolico e della pressione arteriosa; infine una fase di recupero, in cui il ritorno del sangue al cuore e’ potenziato dall'effetto dell'ingresso di sangue che era stato arginato indietro al cuore, con un rapido aumento della gittata cardiaca. Tale manovra puo’ essere usata per fini diagnostici nello studio cardiologico del paziente o in alcune situazioni con fini terapeutici, come in caso di tachicardia parossistica nella quale la stimolazione del nervo vago, derivante dall’ aumento della pressione toracica, puo’ determinare una diminuzione della frequenza cardiaca.

56 di 61 Domande

L'ANGINA PECTORIS E' SPESSO PROVOCATA DA:














La risposta corretta e' la E
L’ angina pectoris, quadro clinico caratterizzato dalla comparsa di dolore al petto conseguente ad ischemia miocardica secondaria, quasi sempre legata all'aterosclerosi coronarica, e’ spesso provocata da sforzi fisici intensi (risposte A, B, C e D errate).  Nello specifico, in tale condizione, l’ ischemia miocardica secondaria e’ legata ad un deficit di O2 conseguente ad un’ aumentata richiesta di afflusso sanguigno in corso di esercizio fisico che non puo’ essere soddisfatta, in genere per la presenza di placche aterosclerotiche coronariche. Possono distinguersi due tipologie di angina pectoris: l’ angina stabile e l’ angina pre-infartuale o instabile. La prima rappresenta la forma piu’ diffusa e per questo e’ anche denominata “ angina pectoris tipica” ; si tratta di una condizione cronica (con durata maggiore di 1 mese) che si mostra con ricorrenti episodi di dolore post esercizio la cui localizzazione, durata ed irradiazione si mantengono stabili nel tempo; al contrario, l’ angina pre-infartuale, o instabile, presenta una recente insorgenza (meno di un mese) ed e’ caratterizzata da aggravamento in durata ed intensita’ degli episodi anginosi, fino alla comparsa in condizioni di assoluto riposo.

57 di 61 Domande

LE PERSONE CON GRUPPO SANGUIGNO AB RH+:














La risposta corretta e' la E
Le persone con gruppo sanguigno AB Rh+ possono donare sangue solo a persone di gruppo AB+ (risposte A, B, C e D errate). Nel dettaglio, la compatibilita’ tra gruppi sanguigni dipende dalla presenza o meno dei singoli antigeni sulle emazie del ricevente, poiche’ in caso di assenza l’ organismo ricevente provvedera’ a formare specifici anticorpi contro gli antigeni non riconosciuti e a lisare le emazie del donatore con gravi effetti avversi; in questo modo, il gruppo B provvedera’ a formare anticorpi contro l’ antigene A, il gruppo A contro l’ antigene B, il gruppo 0 contro gli antigeni A e B mentre il gruppo AB non formera’ anticorpi. Ulteriore specifica dei gruppi sanguigni e’ la presenza/assenza del fattore Rhesus (Rh+ o Rh -) per cui, allo stesso modo, in caso di presenza del fattore Rh (Rh+) sulle emazie di un donatore, nell’ organismo ricevente negativo (Rh-) verranno formati anticorpi contro tale fattore.

58 di 61 Domande

COSA E' IL RESPIRO DI KUSSMAUL?:














La risposta corretta e' la D
Il respiro di Kussmaul e’ una forma di respiro patologico, associato ad acidosi metabolica grave in genere conseguente a chetoacidosi diabetica o ad insufficienza renale, caratterizzato da una sequenza di respiri profondi regolari seguiti ciascuno da una pausa protratta (risposta A errata) Nello specifico, il respiro di Kussmaul rappresenta una forma di iperventilazione compensatoria in cui l’ aumento della frequenza respiratoria ha lo scopo di incrementare l’ eliminazione dell’ anidride carbonica per compensare la riduzione del pH del sangue. Di contro, periodi di apnea alternati regolarmente a una serie di respiri superficiali di uguale profondita’ sono caratteristici del respiro di Biot, condizione molto grave ed indice di importante sofferenza del centro respiratorio bulbare che puo’ seguire ad edema cerebrale, encefaliti, meningiti, tumori endocranici, ictus ed altre patologie neurologiche (risposta B errata). Invece, una dispnea con stridore laringeo puo’ ritrovarsi in caso di crisi asmatica, ovvero di un improvviso peggioramento dei sintomi dell'asma legato a broncospasmo indotto da allergeni, agenti virali o sforzo fisico (risposta C errata). Infine, l’ alternanza di apnee di lunga durata con fasi in cui si passa da una respirazione profonda ad una sempre piu’ superficiale per poi ritornare ad una condizione di apnea si presenta nel respiro di Cheyne-Stokes, respiro che puo’ comparire in caso di coma da sindrome mesencefalica, scompenso cardiaco, ipocapnia e ipossiemia ma anche senza apparenti cause nei soggetti anziani e in quelli che stazionano ad altitudini elevate (risposta E errata).

59 di 61 Domande

NELLA CIRROSI EPATICA QUALI SONO LE MISURE IDONEE A RIDURRE LA NAUSEA?














La risposta corretta e' la D
Nella cirrosi epatica, patologia epatica cronica  caratterizzata dal sovvertimento diffuso e irreversibile della struttura del fegato conseguente a danni di varia natura (infettiva, alcolica, tossica, autoimmune), misure idonee a ridurre la nausea, la quale puo’ presentarsi in caso di malattia avanzata associata ad insufficienza epatica importante e conseguente aumento dell’ ammoniemia, sono evitare l'odore della preparazione dei cibi, sbottonarsi i vestiti al momento di mangiare, alimentarsi seduti in ambiente arieggiato, evitare il riposo post-prandiale per almeno due ore dopo il pasto (risposte A, B e C errate). Al contrario, non e’ consigliato esposizione a temperature elevate, bere grosse quantita’ d'acqua, digiunare e ridurre le ore di sonno in quanto tali comportamenti possono provocare un aggravamento della sintomatologia stessa (risposta E errata).

60 di 61 Domande

NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER, IL FENOMENO DEL SUNDOWNING SI REALIZZA GENERALMENTE?














La risposta corretta e' la A
Nella malattia di Alzheimer, il fenomeno del sundowning, ovvero il peggioramento della sintomatologia al tramontare del sole o comunque in tutte le situazioni di passaggio da una buona illuminazione ambientale a una illuminazione scarsa, si realizza generalmente negli stadi avanzati della malattia (risposte A, B, C ed E errate)In particolare, in tale situazione il paziente appare maggiormente confuso, ansioso ed irrequieto rispetto al solito, potendo diventare anche aggressivo o presentare fenomeni di wandering (uscire di casa e perdersi). La causa esatta di questo comportamento e’ sconosciuta e sembra collegata ad una ridotta produzione di dopamina, associata ad un aumentata produzione di melatonina, a livello ipotalamico nella preparazione del corpo al sonno; fattori di rischio, oltre lo stadio avanzato di malattia, sono rappresentati dall’ eta’ avanzata e da danni a livello del nucleo soprachiasmatico.

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IL PRELIEVO DI UN CAMPIONE DI URINA PER L'ANALISI BATTERIOLOGICA VA ESEGUITO:














La risposta corretta e' la A
Il prelievo di un campione di urina per l'analisi batteriologica va eseguito sul mitto intermedio, ovvero prelevando non la prima minzione poiche’ in questa vi puo’ essere contaminazione da batteri commensali dell'uretra (risposte B, C e D errate). In particolare, tale raccolta avverra’ , previo lavaggio delle mani e dei genitali esterni con acqua e sapone, dopo l’ eliminazione del primo getto di urina in un contenitore sterile, scartando, allo stesso modo, l’ ultimo getto di urina (risposta E errata). Il contenitore andra’ rapidamente chiuso al termine della raccolta e consegnato entro il piu’ breve tempo possibile per essere analizzato. Tale raccolta dovra’ , possibilmente, avvenire dopo la sospensione di una eventuale terapia antibiotica da almeno una settimana.

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