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1 di 3 Domande

Un paziente che si sottopone a un esame PET con 18 fluorodesossiglucosio assorbe una dose di radiazioni:














La risposta corretta è la D.
La PET con 18-FDG, in ambito oncologico, viene impiegata principalmente per la caratterizzazione di lesioni di dubbia natura identificate con altre tecniche di imaging, nella stadiazione, nella valutazione dell’efficacia terapeutica e nel follow up dei pazienti. Ma il suo uso si estende anche in ambito cardiologico, neurologico, reumatologico, immunologico ed infettivologico. Il fluorodesossiglucosio, un analogo del glucosio marcato con Fluoro-18, è un radiofarmaco, cioè una molecola attiva a livello metabolico legata ad un atomo radioattivo utilizzato come tracciante. E’ impiegato nell’imaging con PET. Il razionale del suo utilizzo sta nel fatto che le cellule neoplastiche in rapida crescita utilizzano il glucosio come substrato energetico. Il fabbisogno di glucosio è funzione del loro metabolismo. Le cellule neoplastiche infatti hanno, di norma, una attività metabolica più spiccata di quella del tessuto sano, motivo per cui avranno un maggiore fabbisogno energetico e quindi una maggiore necessità di glucosio. Il suo accumulo all’interno delle cellule tumorali permetterà di evidenziare tali lesioni. Si tratta di un esame non invasivo ma implica quindi l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti. La dose totale assorbita dal paziente per singolo esame va dai 2 ai 15 mSv.
Le risposte A, B, C ed E non sono corrette.
La dose totale assorbita dal paziente per singolo esame PET con 18-FDG va dai 2 ai 15 mSv.

2 di 3 Domande

In quale delle seguenti neoplasie la colina marcata con 18F e' un radiofarmaco utile?














La risposta corretta è la B.
La colina marcata con fluoro-18 è un radiofarmaco utile nell’esame PET di neoplasie a lenta crescita come il tumore alla prostata. Le cellule neoplastiche presentano una incontrollata replicazione cellulare, motivo per cui necessiteranno di una maggiore quantità di componenti strutturali per la sintesi delle pareti cellulari. Avranno quindi anche un maggior fabbisogno di colina, precursore metabolico dei fosfolipidi di membrana. La colina, marcata con fluoro-18, si accumulerà nei tessuti neoplastici permettendo la valutazione dell’estensione della malattia e il suo andamento nel tempo. Le indicazioni all’utilizzo della PET con questo marcatore nel carcinoma prostatico comprendono: la stadiazione iniziale del paziente, il sospetto di ripresa di malattia dopo chirurgia, terapia radiante e/o ormonale e con scintigrafia ossea o Tc dubbia, la valutazione di pazienti ad alto rischio per malattia metastatica ossea o linfonodale.
La risposta A non è corretta.
La scintigrafia mirata all’individuazione di lesioni da cancro della mammella, compresa la ricerca del linfonodo sentinella, impiega radiofarmaci come il Tc-99m MIBI o la Tc-99m Tetrofosmina. La scintigrafia ossea mirata al riscontro di lesioni scheletriche da questo tumore utilizza i difosfonati marcati con Tc-99m.
La risposta C non è corretta.
La scintigrafia tiroidea prevede per lo più l’utilizzo di radiofarmaci a base di Iodio-131, così come la terapia radiometabolica di alcune neoplasie di questa ghiandola.
La risposta D non è corretta.
I radiofarmaci impiegati nella valutazione di patologie a carico del rene sono soprattutto il 99mTc-DTPA, il 99mTc-DMSA, il 99mTc-MAG3, il 131-I o 123I-Hippuran.
La risposta E non è corretta.
La colina marcata con 18F è un radiofarmaco il cui utilizzo è indicato nel tumore alla prostata, un tumore a lenta crescita.

3 di 3 Domande

In quale dei seguenti casi viene utilizzata la scintigrafia tiroidea?














La risposta corretta è la A.
La scintigrafia tiroidea è un esame di medicina nucleare che permette una valutazione funzionale della ghiandola. Mediante l’impiego di un tracciante radioattivo come lo iodio o il tecnezio permette di ottenere informazioni morfologiche e di funzionalità della tiroide e di caratterizzare eventuali noduli precedentemente evidenziati mediante altre indagini strumentali, come l’esame ecografico, e di distinguerli in noduli caldi, freddi o isocaptanti. I noduli caldi, o ipercaptanti, hanno autonomia funzionale e producono un eccesso di ormoni tiroidei, sono quindi tossici; i noduli isocaptanti sono costituiti da tessuto normofunzionante; i noduli freddi sono ipofunzionanti o non funzionanti. Generalmente le neoplasie maligne danno luogo a noduli freddi, ma non tutti i noduli freddi sono dovuti a processi neoplastici. La scintigrafia tiroidea può essere inoltre impiegata nell’identificazione di foci neoplastici tiroidei residui dopo trattamento chirurgico. Quindi il suo utilizzo è mirato a localizzare e caratterizzare il tessuto tiroideo presente nel corpo così da poter poi valutare l’utilità della terapia con radioiodio.
La risposta B non è corretta.
L’esecuzione della scintigrafia tiroidea non trova indicazione nel follow up di tutte le tireopatie. In buona parte di queste infatti, eccetto che nella valutazione della presenza di residui neoplastici tiroidei dopo trattamento chirurgico, la clinica, gli esami ematochimici (TSH, fT3 ed FT4) e gli esami strumentali che non impiegano radiazioni ionizzanti (ecografia in primis), forniscono informazioni esautive sul decorso della patologia.
La risposta C non è corretta.
Lo stato di gravidanza rappresenta una controidicazione assoluta all’esecuzione dell’esame scintigrafico a causa dell’impiego di radiazioni ionizzanti che potrebbero avere effetto dannoso sul feto.
La risposta D non è corretta.
Non tutte le tiroiditi hanno necessità di essere sottoposte ad esame scintigrafico; inoltre, l’allattamento rappresenta una controindicazione alla sua esecuzione poiché lo iodio radioattivo passa nel latte materno.
La risposta E non è corretta.
La scintigrafia tiroidea è indicata prima dell’inizio della terapia con radioiodio; non può essere effettuata nelle donne in gravidanza in cui rappresenta una controindicazione la scintigrafia stessa ma anche la terapia con radioiodio.

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