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1 di 94 Domande

In una breve catena nucleotidica costituita da tre nucleotidi ciascuno di basi diverse, quante sequenze differenti sono possibili?














La risposta corretta e' la '

6.

'.


2 di 94 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


3 di 94 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

4 di 94 Domande

Heinrich Hermann Robert Koch (1843-1910) ha dato il nome all'agente patogeno di una grave malattia, un batterio da lui scoperto nel 1882 e denominato pertanto Bacillo di Koch. Tale malattia è ancora oggi assai diffusa soprattutto in Asia e in Africa. La trasmissione dell'infezione avviene per via aerea, a causa della presenza del bacillo nelle goccioline di saliva o nelle secrezioni bronchiali. Per accertare la malattia, si esegue una radiografia del torace che svela la presenza dell'infezione nei polmoni. La malattia di cui si parla è:














La risposta corretta e' la '

la tubercolosi

'.


5 di 94 Domande

Quale delle seguenti affermazioni è ERRATA?














La risposta corretta e' la '

La cellula procariotica contiene mitocondri

'.


6 di 94 Domande

Nell'organismo femminile dove è presente il "corpo di Barr"?














La risposta corretta e' la '

Nel nucleo delle cellule somatiche

'.


7 di 94 Domande

La madre di una bambina affetta da albinismo oculocutaneo di tipo I aspetta una coppia di gemelli dizigoti. Sapendo che il padre e la madre non sono albini e che il gene TYR associato alla patologia si trova sul cromosoma 11, qual è la probabilità che entrambi i gemelli siano albini?














La risposta corretta e' la '

1/16.

'.


8 di 94 Domande

La milza è:














La risposta corretta e' la '

Un organo linfoide.

'.


9 di 94 Domande

Se una mutazione provoca la delezione di una base nella regione di un gene che specifica una proteina, quale sarà l'effetto sulla sintesi di quella proteina?














La risposta corretta e' la '

La proteina sarà modificata dal punto della delezione in poi

'.


10 di 94 Domande

Due gemelli identici originano da:














La risposta corretta e' la '

una cellula uovo fecondata da uno spermatozoo

'.


11 di 94 Domande

Quale potenza europea ha permesso la spedizione di Cristoforo Colombo che ha portato alla scoperta delle Americhe?














La risposta corretta e' la '

Spagna

'.


12 di 94 Domande

Sia il seguente tratto di DNA ATT GGC AGC CCC ATG e la corrispondente sequenza che deriva dalla sua duplicazione TAA CCG TCG GCC TAC. Quale tripletta della sequenza duplicata non è stata scritta in modo CORRETTO?














La risposta corretta e' la '

GCC

'.


13 di 94 Domande

Da una donna con sangue di tipo A e un uomo con sangue di tipo B, potranno potenzialmente nascere figli con quali gruppi sanguigni?














La risposta corretta e' la '

Figli maschi e femmine indifferentemente di tipo 0, o A, o B, o AB

'.


14 di 94 Domande

Due genitori fenotipicamente normali hanno un primo figlio affetto da una malattia autosomica recessiva. Ora aspettano un secondo figlio: quale sarà la probabilità che sia anch'esso ammalato?














La risposta corretta e' la '

25%

'.


15 di 94 Domande

Il legame covalente si forma quando due atomi:














La risposta corretta è la E
Il legame covalente si forma quando due atomi mettono in comune una coppia di elettroni. Questo tipo di legame è caratteristico delle molecole dove gli atomi coinvolti condividono elettroni per raggiungere una configurazione elettronica stabile, simile a quella dei gas nobili. Quando due atomi hanno elettronegatività simile, nessuno dei due è in grado di strappare completamente gli elettroni all'altro, quindi li condividono. Questo porta alla formazione di un legame covalente, che può essere singolo, doppio o triplo, a seconda del numero di coppie di elettroni condivise. Un esempio classico è la molecola di acqua (H?O), dove l'ossigeno condivide elettroni con due atomi di idrogeno. La condivisione di elettroni permette agli atomi di riempire i loro gusci elettronici esterni, ottenendo così una maggiore stabilità chimica. I legami covalenti sono fondamentali nella formazione delle strutture molecolari complesse e determinano molte proprietà fisiche e chimiche delle sostanze.

16 di 94 Domande

Nell'insieme dei numeri reali la disequazione |x - 1| ≤ 2 è verificata per:














La risposta corretta è la D
La disequazione nell'insieme dei numeri reali |x - 1| ? 2 è verificata per -1 ? x ? 3. Questa disequazione assoluta può essere risolta considerando che |x - 1| rappresenta la distanza tra x e 1 sulla retta dei numeri reali, e tale distanza deve essere minore o uguale a 2. Pertanto, possiamo tradurre la disequazione assoluta in due disuguaglianze lineari: x - 1 ? 2 e -(x - 1) ? 2. Risolvendo la prima disuguaglianza, otteniamo x ? 3, mentre risolvendo la seconda, che si può riscrivere come -x + 1 ? 2, otteniamo -x ? 1, quindi x ? -1. Combinando queste due soluzioni, otteniamo l'intervallo -1 ? x ? 3, il quale rappresenta l'insieme di tutti i valori di x per cui la disequazione originale è soddisfatta.

17 di 94 Domande

La pressione del sangue ha un valore medio compreso tra 80/120. La minima corrisponde alla:














La risposta corretta e' la '

Diastole ventricolare

'.


18 di 94 Domande

In cosa consiste il fenomeno dell'osmosi?














La risposta corretta e' la '

Tendenza di un solvente ad attraversare una membrana semipermeabile

'.


19 di 94 Domande

Quale casa automobilistica introdusse per prima la catena di montaggio?














La risposta corretta e' la '

Ford.

'.


20 di 94 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

product image













La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


21 di 94 Domande

Quali delle seguenti cellule appartengono al tessuto connettivo? 














La risposta corretta e' la '

Le cellule del sangue 

'.


22 di 94 Domande

Quale è la reazione che avviene nello stomaco a seguito della ingestione di bicarbonato di sodio come antiacido?














La risposta corretta e' la '

NaHCO3 + HCl → NaCl + CO2 + H2

'.


23 di 94 Domande

La formula HPO3 rappresenta: 














La risposta corretta è la E
La formula HPO? rappresenta l'acido metafosforico. L'acido metafosforico è un acido inorganico che deriva dall'acido ortofosforico (H?PO?) attraverso un processo di disidratazione. Quando l'acido ortofosforico perde una molecola d'acqua, si forma l'acido metafosforico, che ha la formula chimica HPO?. Questa molecola è caratterizzata da un solo atomo di idrogeno legato a un gruppo fosforico (PO?), che è una struttura tetraedrica con un atomo di fosforo centrale legato a tre atomi di ossigeno. L'acido metafosforico è meno comune rispetto all'acido ortofosforico, ma è importante in alcune reazioni chimiche e processi industriali. La sua struttura chimica e il processo di formazione spiegano perché la formula HPO? è associata a questo acido specifico.

24 di 94 Domande

Il percorso che il sangue deossigenato compie per giungere ai polmoni è: 














La risposta corretta e' la '

 Vene cave – Atrio destro – Ventricolo destro - Arteria polmonare  

'.


25 di 94 Domande

Alcune malattie genetiche dominanti, come la corea di Huntington, hanno un’incidenza più alta delle altre. Ciò perché:














La risposta corretta e' la '

L’evidenza della malattia si manifesta solo in età adulta, quando il portatore si è già riprodotto

'.


26 di 94 Domande

L'iperventilazione orale, caratteristica dei cani dopo una corsa, è innescata da un "termostato" naturale situato:














La risposta corretta e' la '

Nell'ipotalamo

'.


27 di 94 Domande

Il calore specifico di un corpo: 














La risposta corretta e' la '

E'il rapporto tra capacità termica e massa del corpo

'.


28 di 94 Domande

Un geranio produce CO2 come risultato del processo di: 














La risposta corretta e' la '

Respirazione 

'.


29 di 94 Domande

Indicare quali prodotti si generano durante la fase luminosa della fotosintesi: 














La risposta corretta e' la '

NADPH, ATP e ossigeno 

'.


30 di 94 Domande

 La funzionalità di quale tra i seguenti organi NON è direttamente influenzata da ormoni prodotti
dall’ipofisi anteriore? 














La risposta corretta e' la '

 Rene

'.


31 di 94 Domande

L’ozono:














La risposta corretta è la D
L'ozono è costituito da molecole più pesanti rispetto a quelle del diossigeno. L'ozono (O?) è una forma allotropica dell'ossigeno composta da tre atomi di ossigeno, mentre il diossigeno (O?) è la forma molecolare più comune dell'ossigeno composta da due atomi. La massa molecolare dell'ozono è quindi maggiore di quella del diossigeno, poiché l'ozono ha una massa molecolare di circa 48 unità di massa atomica (uma), mentre il diossigeno ha una massa molecolare di circa 32 uma. Questa differenza di massa è dovuta alla presenza di un atomo di ossigeno in più nell'ozono. La maggiore massa molecolare dell'ozono rispetto al diossigeno ha implicazioni nelle sue proprietà fisiche e chimiche, come la densità e la reattività. L'ozono è un gas bluastro a temperatura ambiente e ha un odore caratteristico, ed è noto per il suo ruolo nella protezione della Terra dai raggi ultravioletti del sole nella stratosfera, nonché per la sua reattività come ossidante nell'atmosfera terrestre.

32 di 94 Domande

In una soluzione di glucosio in acqua, la frazione molare del glucosio è 0,04.
Pertanto, la frazione molare dell'acqua è:  














La risposta corretta è la D
In una soluzione di glucosio in acqua, la frazione molare del glucosio è 0,04, pertanto, la frazione molare dell'acqua è 0,96. La frazione molare è definita come il rapporto tra il numero di moli di un componente e il numero totale di moli di tutti i componenti presenti nella soluzione. In questo caso, se la frazione molare del glucosio è 0,04, significa che il 4% delle moli totali nella soluzione è costituito da glucosio. Poiché la somma delle frazioni molari di tutti i componenti deve essere uguale a 1, la frazione molare dell'acqua sarà pari a 1 meno la frazione molare del glucosio, ovvero 1 - 0,04 = 0,96. Questo calcolo è basato sul principio che la somma delle frazioni molari di tutti i componenti in una soluzione deve sempre risultare unitaria, assicurando che la quantità totale di sostanza sia correttamente rappresentata.

33 di 94 Domande

Il diametro dei globuli rossi è dell’ordine di:














La risposta corretta e' la '

Pochi micrometri.

'.


34 di 94 Domande

Un gas perfetto viene riscaldato a volume costante.














La risposta corretta è la A
Un gas perfetto viene riscaldato a volume costante e la pressione aumenta. Questo fenomeno può essere spiegato dalla legge di Gay-Lussac, che afferma che, per un gas perfetto a volume costante, la pressione è direttamente proporzionale alla temperatura assoluta. Quando il gas viene riscaldato, l'energia cinetica delle molecole aumenta, causando un maggior numero di urti contro le pareti del contenitore. Poiché il volume è costante, l'aumento della frequenza e dell'intensità degli urti comporta un incremento della pressione. Matematicamente, questa relazione è espressa dall'equazione P/T = costante, dove P è la pressione e T è la temperatura in Kelvin. Pertanto, qualsiasi aumento della temperatura a volume costante deve essere accompagnato da un aumento della pressione per mantenere costante la proporzione secondo la legge dei gas ideali.

35 di 94 Domande

Se cambia una sola base azotata in una sequenza codificante di un gene eucariotico, quale fra quelli elencati NON è un risultato possibile?
Ottenere una proteina:














La risposta corretta e' la '

Con più aminoacidi sostituiti.

'.


36 di 94 Domande

Quale tra le seguenti strutture muscolari è striata?














La risposta corretta e' la '

Il miocardio contrattile.

'.


37 di 94 Domande

Quale delle seguenti soluzioni acquose contiene la massa maggiore di MgCl2 (massa molare: 95 g/mol)?














La risposta corretta è la C
La soluzione acquosa che contiene la massa maggiore di MgCl? è 1 L di soluzione di MgCl? al 10% (m/V). Una soluzione al 10% (m/V) significa che ci sono 10 grammi di soluto in 100 mL di soluzione. Pertanto, in 1 litro (1000 mL) di soluzione, ci sono 100 grammi di MgCl?. Per confrontare questa quantità con altre soluzioni, è necessario calcolare la massa di MgCl? presente in ciascuna opzione, tenendo conto della concentrazione e del volume della soluzione. La massa molare di MgCl? è di 95 g/mol, ma in questo caso specifico, non è necessario convertire in moli per determinare la massa totale, poiché la concentrazione percentuale in massa già fornisce direttamente la quantità di soluto in grammi. Tra le opzioni fornite, la soluzione al 10% (m/V) su 1 litro risulta avere la massa maggiore di MgCl? rispetto a soluzioni con concentrazioni e volumi diversi.

38 di 94 Domande

La comparsa di proprietà differenziate in una cellula eucariote è possibile grazie a:














La risposta corretta e' la '

Espressione selettiva di geni specifici.

'.


39 di 94 Domande

Negli ossiacidi a quale elemento è legato l’idrogeno acido?














La risposta corretta è la C
Negli ossiacidi a quale elemento è legato l’idrogeno acido? La risposta corretta è: all’ossigeno. Negli ossiacidi, l'idrogeno acido è legato all'ossigeno a causa della struttura molecolare di questi composti. Gli ossiacidi sono acidi che contengono ossigeno, idrogeno e almeno un altro elemento, solitamente un non metallo. La caratteristica chiave degli ossiacidi è la presenza di un legame O-H, dove l'ossigeno è legato all'idrogeno. Questo legame è polare, con l'ossigeno che è più elettronegativo rispetto all'idrogeno, creando una parziale carica negativa sull'ossigeno e una parziale carica positiva sull'idrogeno. Questa polarizzazione rende l'idrogeno più suscettibile a essere rilasciato come ione H?, conferendo al composto le sue proprietà acide. La capacità dell'ossigeno di stabilizzare la carica negativa attraverso la risonanza quando l'idrogeno è rilasciato è un altro fattore che facilita la dissociazione dell'ossiacido.

40 di 94 Domande

Quanti elettroni sono contenuti nell’atomo di un elemento con configurazione elettronica [Ne] 3s1 ?














La risposta corretta è la B
La notazione elettronica [Ne] 3s1 indica che l’atomo possiede il “nocciolo” elettronico del neon più un elettrone nel livello 3s. Il neon ha configurazione 1s2 2s2 2p6, per un totale di 10 elettroni. A questi se ne aggiunge uno nel sottolivello 3s, arrivando a 11 elettroni complessivi. In un atomo neutro, il numero di elettroni è uguale al numero atomico (cioè al numero di protoni), quindi un atomo con [Ne] 3s1 ha numero atomico 11. Questa configurazione corrisponde al sodio (Na), un elemento del gruppo 1 (metalli alcalini). La presenza di un unico elettrone di valenza nel guscio 3s spiega sia la posizione nel sistema periodico sia la tendenza del sodio a perdere facilmente quell’elettrone per formare lo ione monovalente Na+. Da [Ne] 3s1 si passa così a [Ne], una configurazione a guscio chiuso energeticamente più stabile, il che rende termodinamicamente favorita la formazione del catione. Il collegamento al contesto clinico è diretto: il sodio è il principale catione del liquido extracellulare e la sua monovalenza (derivata proprio dall’elettrone 3s “facile” da cedere) è alla base delle sue proprietà elettrolitiche. Il gradiente transmembrana di Na+, generato dalla pompa Na+/K+-ATPasi, è essenziale per il potenziale d’azione neuronale e per il cotrasporto di soluti in molti epiteli. Le alterazioni della natriemia (iponatriemia e ipernatriemia) provocano variazioni dell’osmolarità plasmatica e spostamenti di acqua tra compartimenti, con manifestazioni neurologiche che vanno da cefalea e confusione a convulsioni e coma; la gestione clinica mira soprattutto a correggere con cautela l’equilibrio idrico ed elettrolitico. In sintesi, contare gli elettroni nel nucleo “neon-like” (10) più l’elettrone 3s (1) porta a 11 elettroni totali: è questo che rende corretta la risposta 11 e identifica l’elemento come sodio nella sua forma atomica neutra.

41 di 94 Domande

Alla formula bruta C5H12 corrispondono:














La risposta corretta e' la ' 3 isomeri di struttura '.


42 di 94 Domande

L'acido perclorico e il metano cosa hanno in comune?














La risposta corretta e' la ' L'ibridazione sp3 dell'atomo centrale '.


43 di 94 Domande

Nella seguente reazione redox qual è la specie chimica riducente?














La risposta corretta è la A
Nella seguente reazione redox, la specie chimica riducente è rappresentata nell'immagine fornita. In una reazione redox, la specie riducente è quella che si ossida, cioè perde elettroni, mentre la specie ossidante è quella che si riduce, cioè acquista elettroni. Identificare la specie riducente richiede di determinare quale elemento aumenta il proprio stato di ossidazione durante la reazione. Analizzando gli stati di ossidazione degli elementi coinvolti, si può osservare che la specie riducente subisce un aumento nel numero di ossidazione, dimostrando così che ha ceduto elettroni. Questo processo di ossidazione della specie riducente è essenziale per il completamento della reazione redox, poiché permette alla specie ossidante di ridursi, acquisendo gli elettroni persi dalla specie riducente.

44 di 94 Domande

Una bombola che contiene inizialmente 100 mol di gas idrogeno alla pressione di 4 × 105 Pa registra, dopo l’uso, una pressione pari a 105 Pa. Indicare quante moli di idrogeno sono state consumate:














La risposta corretta e' la ' 75 mol '.


45 di 94 Domande

Se la differenza di elettronegatività tra due atomi è maggiore di 2,0 il legame:














La risposta corretta è la C
Se la differenza di elettronegatività tra due atomi è maggiore di 2,0, il legame è ionico. Su scala di Pauling, una differenza così elevata indica un trasferimento quasi completo di elettroni dall’atomo meno elettronegativo (tipicamente un metallo) a quello più elettronegativo (tipicamente un non metallo), con formazione di cationi e anioni. L’interazione risultante è dominata dall’attrazione elettrostatica (legame coulombiano), non dalla condivisione di coppie elettroniche, e porta a solidi con alte energie reticolari e punti di fusione elevati, che conducono in soluzione o allo stato fuso. La soglia di 2,0 è una regola empirica: il carattere ionico è un continuum e può variare con l’ambiente chimico, ma questo criterio discrimina bene rispetto ai legami covalenti polari (?? intermedia) e apolari (?? piccola). Un esempio tipico è NaCl, con ?? ? 2,1, che mostra proprietà classiche dei composti ionici.

46 di 94 Domande

Quale fra le seguenti è la formula dell’ alcool etilico?














La risposta corretta e' la ' CH3-CH2OH '.


47 di 94 Domande

Quale delle seguenti affermazioni relative ai composti chimici è ERRATA?














La risposta corretta è la A
La domanda è: "Quale delle seguenti affermazioni relative ai composti chimici è ERRATA?" e la risposta corretta è: "Possono essere decomposti in sostanze più semplici mediante trasformazioni fisiche." I composti chimici sono sostanze pure formate da due o più elementi chimicamente combinati in proporzioni definite e costanti e possono essere decomposti in sostanze più semplici solo attraverso reazioni chimiche e non mediante trasformazioni fisiche. Le trasformazioni fisiche, come i cambiamenti di stato o la dissoluzione, non alterano la composizione chimica di una sostanza e pertanto non possono scomporre un composto nei suoi elementi costitutivi. Ad esempio, l'acqua (H?O) può essere decomposta nei suoi elementi idrogeno e ossigeno solo attraverso un processo chimico come l'elettrolisi e non tramite un cambiamento fisico come l'ebollizione o la fusione. Questa distinzione tra trasformazioni chimiche e fisiche è fondamentale nella chimica per comprendere come e perché le sostanze si trasformano.

48 di 94 Domande

Gli elementi azoto e fosforo:














La risposta corretta e' la ' appartengono al quinto gruppo della Tavola Periodica '.


49 di 94 Domande

Il glicerolo (o glicerina) è :














La risposta corretta è la C
Il glicerolo (o glicerina) è un polialcool. Il glicerolo è un composto organico che appartiene alla classe dei polialcoli, noti anche come alcoli multipli o polioli, caratterizzati dalla presenza di più gruppi ossidrilici (-OH) nella loro struttura molecolare. La formula chimica del glicerolo è C?H?O?, e la sua struttura comprende tre gruppi -OH, uno legato a ciascuno dei tre atomi di carbonio della catena principale. Questa caratteristica conferisce al glicerolo proprietà fisiche e chimiche specifiche, come un'elevata solubilità in acqua e la capacità di formare legami idrogeno, rendendolo un componente importante in numerose applicazioni industriali e farmaceutiche. La presenza di più gruppi ossidrilici conferisce anche al glicerolo una viscosità elevata e un sapore dolce, caratteristiche che lo rendono utile in vari settori, tra cui quello alimentare e cosmetico.

50 di 94 Domande

Indicare quale tra le seguenti affermazioni è CORRETTA:














La risposta corretta è la E
La risposta corretta alla domanda "Indicare quale tra le seguenti affermazioni è CORRETTA" è "tutte le proteine contengono azoto". Le proteine sono macromolecole biologiche essenziali per la vita e sono costituite da catene di amminoacidi, i quali contengono un gruppo amminico (-NH?) che include l'elemento azoto. Questo gruppo amminico è una caratteristica fondamentale degli amminoacidi, che sono i mattoni delle proteine. L'azoto è quindi un elemento chiave nella struttura delle proteine, poiché partecipa alla formazione dei legami peptidici che uniscono gli amminoacidi tra loro. Senza azoto, non sarebbe possibile la sintesi proteica, e di conseguenza, le proteine non potrebbero esistere. Questo rende l'azoto un elemento essenziale per tutte le forme di vita conosciute, poiché le proteine svolgono una varietà di funzioni critiche nei processi biologici, inclusi il supporto strutturale, la catalisi enzimatica, il trasporto di molecole e la regolazione dei processi cellulari.

51 di 94 Domande

Quale delle seguenti affermazioni non può essere riferita a una reazione di ossidoriduzione?














La risposta corretta è la B
La cessione di elettroni è detta riduzione è la risposta corretta alla domanda su quale affermazione non può essere riferita a una reazione di ossidoriduzione. In una reazione di ossidoriduzione, o redox, si verifica un trasferimento di elettroni tra due specie chimiche: una specie si ossida perdendo elettroni e l'altra si riduce acquistandoli. La riduzione, quindi, è definita come il guadagno di elettroni e non la cessione. L'affermazione che la cessione di elettroni è detta riduzione è quindi errata, poiché contraddice la definizione fondamentale di questi processi chimici. In una reazione redox, la cessione di elettroni è associata all'ossidazione, non alla riduzione. Pertanto, tra le opzioni proposte, questa è l'unica affermazione che non può essere correttamente applicata a una reazione di ossidoriduzione, rendendola la risposta corretta alla domanda.

52 di 94 Domande

Un acido forte solubilizzato in acqua:














La risposta corretta è la C
Un acido forte solubilizzato in acqua si dissocia completamente. Gli acidi forti sono caratterizzati dalla loro capacità di ionizzarsi completamente in soluzione acquosa, rilasciando tutti i loro protoni (H?) e formando ioni negativi corrispondenti. Questo comportamento è dovuto alla forza del legame tra l'idrogeno e l'anione dell'acido, che è abbastanza debole da consentire una dissociazione completa. Esempi comuni di acidi forti includono l'acido cloridrico (HCl), l'acido nitrico (HNO?) e l'acido solforico (H?SO?). Quando un acido forte viene disciolto in acqua, la concentrazione degli ioni H? in soluzione aumenta significativamente, il che porta a un pH basso. Questo è in contrasto con gli acidi deboli, che si dissociano solo parzialmente, lasciando una parte significativa delle molecole di acido non ionizzate in soluzione. La completa dissociazione degli acidi forti è una caratteristica fondamentale che li distingue dagli acidi deboli e influenza molte delle loro proprietà chimiche e reattività.

53 di 94 Domande

Qual è la formula del bicarbonato di ammonio, usato per la lievitazione dei dolci?














La risposta corretta è la E
La formula del bicarbonato di ammonio, usato per la lievitazione dei dolci, è NH?HCO?. Questa formula rappresenta un composto chimico costituito da un catione ammonio (NH??) e un anione bicarbonato (HCO??). Il bicarbonato di ammonio è un sale acido che si decompone facilmente con il calore, rilasciando anidride carbonica (CO?), ammoniaca (NH?) e acqua (H?O), processo che contribuisce alla lievitazione dei dolci. La capacità di produrre gas durante la decomposizione è ciò che rende questo composto utile come agente lievitante. La reazione di decomposizione avviene a temperature relativamente basse, il che lo rende ideale per la cottura in forno. Il bicarbonato di ammonio è solubile in acqua, il che facilita la sua distribuzione uniforme nell'impasto, contribuendo a una lievitazione omogenea.

54 di 94 Domande

Un estere può essere direttamente prodotto dalla reazione dell’ acido propanoico con l’ 1-butanolo. Qual è la formula dell’ estere?














La risposta corretta è la A
La formula dell'estere prodotto dalla reazione dell’acido propanoico con l’1-butanolo è C?H?COOC?H?. Questa reazione è un esempio di esterificazione, un processo in cui un acido carbossilico e un alcol reagiscono per formare un estere e acqua. L'acido propanoico (C?H?COOH) reagisce con l’1-butanolo (C?H?OH) in presenza di un catalizzatore acido, solitamente acido solforico, per formare l'estere propanoato di butile. Durante la reazione, il gruppo ossidrilico (-OH) dell'acido propanoico e l'idrogeno dell'ossidrile dell’alcol formano una molecola d'acqua, mentre il residuo acilico dell'acido si lega all'ossigeno dell'alcol, generando il legame estereo. La formula C?H?COOC?H? rappresenta pertanto la struttura dell'estere, con il gruppo propanoato (C?H?COO-) derivante dall'acido e il gruppo butile (C?H?-) derivante dall'alcol.

55 di 94 Domande

Gli acidi grassi insaturi:














La risposta corretta è la C
Gli acidi grassi insaturi contengono uno o più doppi legami tra atomi di carbonio. Questa caratteristica strutturale li distingue dagli acidi grassi saturi, che possiedono solo legami singoli tra gli atomi di carbonio. I doppi legami introducono una piega o un angolo nella catena carboniosa, influenzando il modo in cui le molecole si impacchettano tra loro e determinando proprietà fisiche diverse, come un punto di fusione più basso rispetto agli acidi grassi saturi. Questo è il motivo per cui gli acidi grassi insaturi tendono ad essere liquidi a temperatura ambiente, come nel caso degli oli vegetali. Inoltre, i doppi legami possono essere in configurazione cis o trans, con la configurazione cis che è più comune in natura e contribuisce ulteriormente alla fluidità delle membrane cellulari. La presenza di doppi legami rende anche gli acidi grassi insaturi più reattivi chimicamente, permettendo reazioni come l'idrogenazione, che può saturare i doppi legami trasformandoli in legami singoli.

56 di 94 Domande

La concentrazione molare di un soluto è definita come:














La risposta corretta è la D
La concentrazione molare di un soluto è definita come il numero di moli di soluto presenti in un litro di soluzione. Questa definizione è corretta perché la molarità, indicata con il simbolo M, è una delle unità di misura più comuni per esprimere la concentrazione di una soluzione chimica. Essa rappresenta il rapporto tra la quantità di sostanza (in moli) e il volume della soluzione (in litri), il che permette di quantificare la quantità di soluto in un dato volume di soluzione. La molarità è particolarmente utile perché consente di prevedere come una soluzione reagirà in una reazione chimica, dato che le reazioni avvengono in base al numero di particelle reagenti. Inoltre, la molarità è una misura standardizzata che facilita la comunicazione e la replicabilità degli esperimenti chimici. È importante notare che la molarità dipende dalla temperatura poiché il volume della soluzione può variare con il cambiamento di temperatura, influenzando così il rapporto tra moli di soluto e volume di soluzione.

57 di 94 Domande

Il sale da cucina è composto per la maggior parte da:














La risposta corretta è la C
Il sale da cucina è composto per la maggior parte da cloruro di sodio. Il cloruro di sodio, noto anche come NaCl, è un composto ionico formato dall'unione di uno ione sodio (Na?) e uno ione cloruro (Cl?). Questa combinazione avviene attraverso un legame ionico, in cui il sodio cede un elettrone al cloro, risultando in una struttura cristallina stabile. Il cloruro di sodio è il principale componente del sale da cucina, rappresentando circa il 97-99% del suo peso. Oltre al cloruro di sodio, il sale può contenere tracce di altri minerali come magnesio, calcio e potassio, ma in quantità molto minori. Questi minerali possono variare a seconda della fonte del sale e del processo di raffinazione. La presenza predominante di cloruro di sodio nel sale è ciò che conferisce al sale le sue caratteristiche proprietà di sapore e conservazione, rendendolo un ingrediente fondamentale in cucina e nell'industria alimentare.

58 di 94 Domande

Quale tra le seguenti alternative descrive la normalità di una soluzione?














La risposta corretta e' la ' Numero di equivalenti di soluto per litro di soluzione '.


59 di 94 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


60 di 94 Domande

Quale delle seguenti sequenze mette correttamente in ordine di ossigenazione crescente i composti organici citati?














La risposta corretta è la C
La sequenza che mette correttamente in ordine di ossigenazione crescente i composti organici è: alcol, aldeide, acido carbossilico. Questo ordine si basa sul numero di legami ossigeno-carbonio presenti in ciascun composto e sulla loro natura. Gli alcoli hanno un gruppo ossidrilico (-OH) legato al carbonio, che rappresenta uno stato di ossigenazione relativamente basso. Le aldeidi contengono un gruppo carbonile (C=O) che si traduce in un livello di ossigenazione superiore rispetto agli alcoli, poiché il doppio legame tra carbonio e ossigeno implica una maggiore ossidazione del carbonio. Gli acidi carbossilici presentano un ulteriore aumento dell'ossigenazione grazie alla presenza del gruppo carbossilico (-COOH), che include sia un legame C=O che un legame O-H, rendendo il carbonio ancora più ossidato rispetto ai precedenti. Pertanto, la progressione da alcol a aldeide a acido carbossilico rappresenta un aumento graduale del livello di ossigenazione del carbonio centrale.

61 di 94 Domande

Il lattosio è :














La risposta corretta e' la ' un disaccaride la cui idrolisi produce galattosio e glucosio '.


62 di 94 Domande

Quale tra le seguenti è una modalità di trasporto attivo?














La risposta corretta è la B
La “pompa ionica” è un classico esempio di trasporto attivo, cioè un movimento di soluti attraverso la membrana plasmatica contro il loro gradiente elettrochimico, che richiede energia. Nelle pompe ioniche l’energia proviene direttamente dall’idrolisi di ATP: per questo si parla di trasporto attivo primario. La Na+/K+-ATPasi, ad esempio, espelle 3 ioni sodio e introduce 2 ioni potassio per ogni ATP idrolizzato, generando e mantenendo gradienti fondamentali per il potenziale di membrana, l’omeostasi del volume cellulare e la conduzione elettrica. Altre pompe essenziali sono la H+/K+-ATPasi delle cellule parietali gastriche, la Ca2+-ATPasi del reticolo sarco/endoplasmatico (SERCA) e le V-ATPasi che acidificano compartimenti intracellulari come lisosomi. Queste pompe sono proteine di membrana specifiche e saturabili, sensibili alla temperatura e inibibili da veleni metabolici: caratteristiche chiave che le distinguono dai processi passivi. A differenza della diffusione semplice, dell’osmosi, dei canali ionici o della diffusione facilitata mediata da carrier, che procedono lungo il gradiente e non consumano ATP, le pompe ioniche creano e mantengono i gradienti. Tali gradienti a loro volta alimentano il trasporto attivo secondario (cotransporto), nel quale carrier come il SGLT1 intestinale e renale “accoppiano” il flusso di sodio al trasporto di glucosio o amminoacidi, pur non consumando direttamente ATP: è sempre trasporto attivo, ma dipendente dall’energia immagazzinata nei gradienti generati dalle pompe. Il rilievo clinico è ampio. L’inibizione della Na+/K+-ATPasi da parte dei glicosidi cardiaci (es. digossina) aumenta il calcio intracellulare miocardico tramite riduzione dell’estrusione Na+/Ca2+, migliorando l’inotropismo. Gli inibitori di pompa protonica bloccano la H+/K+-ATPasi gastrica, riducendo la secrezione acida. Nelle condizioni di ischemia e ipossia, l’esaurimento di ATP compromette le pompe ioniche, con perdita dei gradienti, ingresso di sodio e acqua e gonfiore cellulare: un passaggio chiave della lesione reversibile che può evolvere in danno irreversibile. In sintesi, le pompe ioniche sono la forma paradigmatica di trasporto attivo primario, indispensabili per l’omeostasi cellulare e bersaglio di importanti terapie.

63 di 94 Domande

La parete cellulare dei batteri Gram positivi:














La risposta corretta e' la ' È provvista di uno spesso strato di peptidoglicani '.


64 di 94 Domande

Il colesterolo:














La risposta corretta e' la ' è caratterizzato da uno scheletro carbonioso formato da quattro anelli condensati '.


65 di 94 Domande

In quale tessuto gli elementi cellulari sono chiamati condrociti?














La risposta corretta è la A
I condrociti sono le cellule caratteristiche del tessuto cartilagineo. Si tratta di cellule mature derivanti dai condroblasti, che una volta intrappolati nella matrice extracellulare da loro stessi prodotta si localizzano in piccole cavità chiamate lacune. Il loro compito principale è mantenere e rinnovare la matrice cartilaginea, ricca di collagene di tipo II, proteoglicani (in particolare aggrecano) e acido ialuronico; questa combinazione conferisce alla cartilagine resistenza alla compressione ed elasticità. Al microscopio i condrociti possono apparire singoli o in gruppi isogeni, risultato di divisioni cellulari all’interno della stessa lacuna, e sono circondati da una matrice territoriale più ricca di proteoglicani. La cartilagine è priva di vasi sanguigni, linfatici e terminazioni nervose; il nutrimento dei condrociti avviene per diffusione attraverso la matrice a partire dal pericondrio, quando presente. Questo spiega la limitata capacità riparativa del tessuto cartilagineo e la lentezza dei processi di guarigione. Esistono tre tipi principali di cartilagine: ialina (la più diffusa, presente nelle superfici articolari, nelle cartilagini costali, tracheali e nelle placche di accrescimento), elastica (padiglione auricolare, epiglottide) e fibrocartilagine (menischi, dischi intervertebrali, sinfisi pubica), tutte costituite da condrociti immersi in matrici con composizione variabile. Il riconoscimento che i condrociti appartengono al tessuto cartilagineo è rilevante clinicamente: nelle articolazioni sinoviali, la degenerazione della cartilagine ialina e la sofferenza dei condrociti sono alla base dell’artrosi, che si manifesta con dolore meccanico, rigidità e limitazione funzionale; la scarsa vascolarizzazione contribuisce alla scarsa guarigione delle lesioni condrali. Nei processi di ossificazione endocondrale, come nella crescita longitudinale delle ossa lunghe, i condrociti delle placche epifisarie proliferano, si ipertrofizzano e orchestrano la mineralizzazione della matrice che verrà sostituita da tessuto osseo. Per confronto, nel tessuto osseo le cellule mature sono chiamate osteociti e sono immerse in una matrice mineralizzata ricca di collagene di tipo I, sottolineando così la specificità del termine “condrociti” per la cartilagine.

66 di 94 Domande

Nei mammiferi:














La risposta corretta è la D
Nei mammiferi il cuore è anatomicamente suddiviso in quattro cavità — due atri e due ventricoli — e sostiene due circuiti posti in serie: la piccola circolazione polmonare e la grande circolazione sistemica. La separazione completa tra i lati destro e sinistro è garantita dai setti interatriale e interventricolare e da un sistema valvolare che dirige il flusso in modo unidirezionale. Il sangue venoso entra nell’atrio destro, passa nel ventricolo destro e viene pompato a bassa pressione ai polmoni; il sangue ossigenato ritorna all’atrio sinistro, passa nel ventricolo sinistro e viene spinto ad alta pressione nei tessuti sistemici. Questa architettura consente di mantenere pressioni diverse nei due circuiti, ottimizzando gli scambi gassosi e proteggendo i capillari polmonari, e supporta l’elevata richiesta metabolica tipica dei mammiferi endotermi. Il concetto di circolazione “doppia e completa” implica l’assenza di mescolamento tra sangue ossigenato e deossigenato in condizioni normali, a differenza di quanto avviene in molti anfibi e rettili, che possiedono tre cavità e una separazione incompleta, con possibili shunt intracardiaci. I pesci, invece, presentano una circolazione singola con cuore a due cavità, mentre uccelli e mammiferi condividono l’organizzazione a quattro camere con completa separazione. In ambito clinico, l’importanza di questa separazione è evidente nelle cardiopatie congenite che interrompono la distinzione dei flussi, come difetti del setto interatriale o interventricolare, dotto arterioso pervio o anomalie più complesse: la miscelazione ematica o gli shunt pressori possono causare ipossiemia, cianosi, sovraccarico di volume e ipertensione polmonare. Anche la transizione fetale-neonatale è istruttiva: nel feto, pur essendo il cuore a quattro camere, esistono shunt fisiologici (forame ovale e dotto arterioso) che by-passano i polmoni non ventilati; la loro chiusura dopo la nascita ripristina la circolazione in serie completamente separata. In sintesi, nei mammiferi il cuore a quattro cavità e la circolazione doppia e completa sono elementi chiave per garantire un’efficiente ossigenazione e una distribuzione energetica compatibile con l’elevato metabolismo, con implicazioni cliniche dirette quando tale architettura viene alterata.

67 di 94 Domande

Quale molecola si combina con l'acetil-CoA per avviare il ciclo di Krebs?














La risposta corretta è la B
L’ossalacetato è la molecola che si condensa con l’acetil-CoA per avviare il ciclo di Krebs (ciclo dell’acido citrico) nella matrice mitocondriale. La reazione, catalizzata dalla citrato sintasi, unisce il gruppo a due atomi di carbonio dell’acetil-CoA al quattro atomi di carbonio dell’ossalacetato per formare citrato (6C), liberando CoA-SH. L’idrolisi del legame tioestere dell’acetil-CoA rende la reazione fortemente esoergonica e direziona l’inizio del ciclo. L’ossalacetato viene poi rigenerato alla fine del ciclo dall’ossidazione del malato a ossalacetato tramite la malato deidrogenasi; benché questa ultima reazione abbia un ?G°’ positivo, procede in vivo perché il consumo di ossalacetato da parte della citrato sintasi ne mantiene bassa la concentrazione, trascinando in avanti l’intero flusso. La disponibilità di ossalacetato è quindi determinante per la velocità del ciclo. La citrato sintasi è regolata soprattutto dalla disponibilità dei substrati (ossalacetato e acetil-CoA) ed è inibita da prodotti e indicatori di stato energetico elevato come citrato, NADH e ATP; a livello dell’intero ciclo, gli snodi principali di controllo riguardano anche isocitrato deidrogenasi e ?-chetoglutarato deidrogenasi, sensibili al rapporto NADH/NAD+ e ad ADP. Il rilievo clinico è diretto: nel digiuno, nel fegato l’ossalacetato viene dirottato verso la gluconeogenesi, riducendone la quota disponibile per il ciclo di Krebs; l’acetil-CoA in eccesso derivante dall’ossidazione degli acidi grassi viene così deviato verso la chetogenesi. Nell’intossicazione alcolica, l’aumentato NADH sposta l’equilibrio della malato deidrogenasi verso il malato, “svuotando” l’ossalacetato, rallentando il ciclo, favorendo l’accumulo di acetil-CoA, la produzione di lattato e la steatosi. Le vie anaplerotiche, in particolare la carbossilazione del piruvato a ossalacetato mediata dalla piruvato carbossilasi (biotina-dipendente, attivata dall’acetil-CoA), riforniscono l’ossalacetato; deficit di biotina o della stessa enzima compromettono la disponibilità di ossalacetato con acidosi lattica e ipoglicemia. Infine, il citrato prodotto può uscire dal mitocondrio per la lipogenesi, mentre l’ossalacetato non attraversa direttamente la membrana ed è “navettato” come malato o aspartato.

68 di 94 Domande

Nella prima reazione della glicolisi, catalizzata dall’ enzima esochinasi, il glucosio si trasforma in:














La risposta corretta è la C
Nella prima tappa della glicolisi il glucosio viene fosforilato dall’esochinasi a glucosio-6-fosfato (G6P), utilizzando ATP come donatore di fosfato e Mg2+ come cofattore, con formazione di ADP e H+. Questa reazione è sostanzialmente irreversibile nelle condizioni cellulari e rappresenta il “priming” energetico della via: consuma un ATP ma intrappola la molecola nella cellula, perché la carica negativa del fosfato impedisce al glucosio di uscire attraverso i trasportatori GLUT. Inoltre, la fosforilazione predispone il glucosio a successive trasformazioni metaboliche. Il G6P è uno snodo centrale: può proseguire nella glicolisi, essere convertito in glicogeno (via della glicogenosintesi) o defluito nella via dei pentoso fosfati per la produzione di NADPH e ribosio-5-fosfato. Le principali alternative spesso proposte come distrattori si collocano in passaggi successivi o in vie diverse: il fruttosio-6-fosfato deriva dall’isomerizzazione del G6P ad opera della fosfoglucosio isomerasi (seconda reazione della glicolisi), il fruttosio-1,6-bisfosfato è prodotto dalla fosfofruttochinasi-1 (terza reazione, altro passaggio chiave e irreversibile), mentre il glucosio-1-fosfato è generato dalla fosfoglucomutasi soprattutto nel contesto del metabolismo del glicogeno, non nella prima reazione glicolitica. L’esochinasi presenta alta affinità per il glucosio (basso Km) e viene inibita dal prodotto G6P, assicurando che i tessuti periferici utilizzino il glucosio in modo efficiente anche a basse glicemie. Nel fegato e nelle cellule ? pancreatiche opera un’isoforma specifica, la glucochinasi, con Km più alto, non inibita dal G6P: ciò consente al fegato di captare e fosforilare glucosio proporzionalmente alla sua disponibilità postprandiale e contribuisce alla funzione di “sensore” della glicemia. Rilevanza clinica: mutazioni della glucochinasi causano MODY2 (diabete a esordio giovanile con lieve iperglicemia stabile), mentre rare carenze di esochinasi possono determinare anemia emolitica per difetto energetico eritrocitario. In senso opposto, tessuti come il fegato possono defosforilare il G6P tramite la glucosio-6-fosfatasi (assente in muscolo), rilasciando glucosio in circolo durante il digiuno.

69 di 94 Domande

La teoria dell’ endosimbiosi sull’ origine delle cellule eucariotiche ipotizza che mitocondri e plastidi abbiano avuto origine in seguito alla fagocitosi, non seguita da digestione, di piccole cellule, che avevano acquisito particolari vie metaboliche, da parte di altri procarioti. Al giorno d’ oggi, quale tra le seguenti NON è un’ evidenza a supporto di tale teoria?














La risposta corretta e' la ' Presenza di uno strato esterno di peptidoglicano in mitocondri e plastidi '.


70 di 94 Domande

Quale delle seguenti papille gustative è presente sui lati laterali della lingua umana?














La risposta corretta è la D
La domanda "Quale delle seguenti papille gustative è presente sui lati laterali della lingua umana?" ha come risposta corretta: Acido. Secondo la mappa gustativa classica, i margini laterali della lingua mostrano la massima sensibilità al sapore acido, grazie all’elevata densità di calici gustativi nelle papille foliate (posterolaterali) e in parte nelle fungiformi anterolaterali; qui cellule gustative di tipo III esprimono canali proton-selettivi (OTOP1) che rilevano efficacemente gli H+, abbassando la soglia per l’acido. L’innervazione dei lati tramite chorda tympani (VII) e glossofaringeo (IX) contribuisce alla finezza discriminativa. Pur potendo tutti i sapori essere percepiti in tutta la lingua, variazioni regionali di sensibilità rendono i lati particolarmente reattivi all’acido, motivo per cui la risposta “Acido” è considerata corretta in questo contesto.

71 di 94 Domande

Quale fra le seguenti non è una funzione del sistema linfatico?














La risposta corretta e' la ' Produzione dei globuli bianchi '.


72 di 94 Domande

Il glucosio viene spesso immagazzinato nelle piante sotto forma di:














La risposta corretta e' la ' amido '.


73 di 94 Domande

Il virus HIV:














La risposta corretta e' la ' è in grado di far sintetizzare alla cellula infettata un filamento di DNA utilizzando come stampo il proprio RNA '.


74 di 94 Domande

Come è chiamato il gamete femminile?














La risposta corretta è la C
La risposta corretta è “cellula uovo”, detta anche ovulo o ovocita. È il gamete femminile, cioè la cellula riproduttiva che contiene un corredo cromosomico aploide (23 cromosomi) e che, unendosi con il gamete maschile (spermatozoo), ricostituisce il numero diploide formando lo zigote. Nell’essere umano, la cellula rilasciata dall’ovaio all’ovulazione è tecnicamente un ovocita secondario arrestato in metafase II della meiosi; dopo l’ingresso dello spermatozoo completa la meiosi producendo l’ovulo maturo e un secondo globulo polare. Nella pratica didattica e clinica, tuttavia, “cellula uovo/ovulo” indica il gamete femminile coinvolto nella fecondazione. La cellula uovo si forma nell’ovaio tramite l’oogenesi: le ovogoni proliferano in epoca fetale, diventano ovociti primari e restano in quiescenza fino alla pubertà. A ogni ciclo ovarico, sotto l’influenza delle gonadotropine, alcuni ovociti riprendono la meiosi, ma in genere uno solo raggiunge lo stadio di ovocita secondario ed è ovulato. È una cellula di grandi dimensioni, ricca di citoplasma e di riserve metaboliche, con strutture accessorie come la zona pellucida e le cellule del cumulo ooforo che favoriscono la fecondazione e lo sviluppo iniziale. Clinicamente, la qualità e la quantità di cellule uovo determinano la fertilità femminile. Con l’età materna aumentano gli errori di disgiunzione meiotica, che possono portare ad aneuploidie come la trisomia 21. Disturbi come l’anovulazione (ad esempio nella sindrome dell’ovaio policistico) riducono la disponibilità di ovociti; viceversa, nelle tecniche di procreazione medicalmente assistita si stimola l’ovaio per recuperare più ovociti, che possono essere fecondati in vitro o mediante iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo. La valutazione della riserva ovarica (AMH, conta dei follicoli antrali) è un elemento chiave nella pianificazione terapeutica. In sintesi, la cellula uovo è il gamete femminile aploide, prodotto dall’ovaio e destinato a fondersi con lo spermatozoo per dare origine a un nuovo individuo; la sua biologia spiega aspetti cruciali della riproduzione umana e molte condizioni di interesse clinico.

75 di 94 Domande

Qual è il vantaggio biologico della riproduzione sessuata?














La risposta corretta è la D
La riproduzione sessuata conferisce un vantaggio evolutivo primario: aumenta la variabilità genetica all’interno di una popolazione. Questo avviene attraverso tre meccanismi chiave della meiosi e della fecondazione. Durante la profase I avviene il crossing-over, che ricombina segmenti tra cromosomi omologhi generando nuove combinazioni alleliche. Alla metafase I l’assortimento indipendente degli omologhi distribuisce casualmente i cromosomi parentali nei gameti. Infine, la fecondazione unisce in modo imprevedibile due genomi aploidi, ampliando ulteriormente lo spettro di genotipi possibili. Il risultato è un’ampia eterogeneità genetica tra gli individui. Questa eterogeneità ha ricadute adattative: in ambienti variabili o sotto pressioni selettive (cambiamenti climatici, nuovi patogeni, risorse fluttuanti), una popolazione più varia ha maggiore probabilità di includere individui con combinazioni geniche favorevoli alla sopravvivenza e alla riproduzione. La ricombinazione facilita anche la separazione tra alleli vantaggiosi e deleteri, accelerando l’adattamento e favorendo la purificazione di mutazioni dannose che, in sistemi clonali, tendono ad accumularsi nel tempo. Inoltre, elevati livelli di eterozigosi possono conferire robustezza fenotipica, riducendo l’espressione di varianti recessive patogene e ampliando la capacità di risposta a stress ambientali. Il collegamento clinico è evidente nell’immunogenetica: l’elevata diversità degli alleli del complesso maggiore di istocompatibilità (HLA) nelle popolazioni umane migliora il riconoscimento di un’ampia gamma di antigeni, aumentando la resilienza collettiva contro le infezioni. In epidemiologia evolutiva, questa diversità ostacola l’adattamento dei patogeni a un ospite “uniforme”. In genetica medica, la ricombinazione spiega la variabilità di rischio e di espressività tra consanguinei e consente, talvolta, di separare alleli patogeni da marcatori di linkage nel counseling riproduttivo. Pur esistendo costi della sessualità (energia, tempo, “costo dei maschi”), il bilancio a lungo termine è favorevole perché la generazione continua di nuove combinazioni alleliche sostiene la sopravvivenza e la capacità di risposta evolutiva delle popolazioni. Per questo l’aumento della variabilità genetica è considerato il vantaggio biologico centrale della riproduzione sessuata.

76 di 94 Domande

Quale organello è responsabile dell'impacchettamento e dello smistamento delle proteine per il trasporto all'interno della cellula o per la secrezione all'esterno?














La risposta corretta è la C
L’apparato di Golgi è il principale centro di impacchettamento e smistamento delle proteine nella cellula. Riceve dal reticolo endoplasmatico ruvido (RER) le proteine neo-sintetizzate e parzialmente glicosilate, le elabora ulteriormente attraversando le cisterne cis, medial e trans, e nel trans-Golgi network (TGN) le indirizza verso la membrana plasmatica, la secrezione extracellulare o i compartimenti endosoma-lisosoma. Le modifiche post-traduzionali tipiche includono maturazione delle glicosilazioni N-linked, glicosilazioni O-linked, solfatazione e, soprattutto, la fosforilazione del residuo mannoso per generare il segnale mannose-6-fosfato (M6P) che permette il targeting degli enzimi verso i lisosomi. Il confezionamento avviene in vescicole specifiche (es. rivestite da clatrina per la via TGN?endosomi/lisosomi o vescicole della secrezione regolata), garantendo un traffico mirato e temporizzato. Questa funzione distingue il Golgi da altri organelli spesso proposti come distrattori: i ribosomi sintetizzano le proteine; il RER ne avvia il ripiegamento e la glicosilazione iniziale ma non esegue lo smistamento terminale; il reticolo endoplasmatico liscio è dedicato alla sintesi lipidica e alla detossificazione; endosomi e lisosomi gestiscono l’ingresso e la degradazione del materiale, non l’impacchettamento anterogrado per la secrezione. Il rilievo clinico è notevole. Nella mucolipidosi II (malattia delle cellule I), un difetto dell’enzima del Golgi N-acetilglucosamina-1-fosfotransferasi impedisce l’aggiunta del M6P agli idrolasi lisosomiali: gli enzimi vengono secreti all’esterno invece di essere indirizzati ai lisosomi, con accumulo di substrati in inclusioni citoplasmatiche, ritardo della crescita, disostosi multipla, ispessimento facciale e livelli sierici elevati di idrolasi lisosomiali. Più in generale, i disordini congeniti della glicosilazione, dovuti a difetti enzimatici del Golgi o del RER, causano quadri multisistemici (neurologici, epatici, endocrini) e si sospettano di fronte a ipotonia, atassia, failure to thrive e alterazioni delle isoforme della transferrina. Anche molte proteine clinicamente rilevanti (per esempio recettori, canali ionici e ormoni peptidici) richiedono una corretta maturazione e smistamento nel Golgi: difetti di traffico o modifiche post-traduzionali inappropriate compromettono la funzione, con manifestazioni che spaziano da immunodeficienze a canalopatie. In sintesi, l’apparato di Golgi è il nodo centrale che rifinisce, impacchetta e instrada le proteine verso la loro destinazione corretta, garantendo la fisiologia del secretoma e della membrana cellulare.

77 di 94 Domande

Quale dei seguenti amminoacidi NON è chiralmente attivo?














La risposta corretta è la D
La glicina è l’unico amminoacido proteinogenico privo di attività chirale perché il suo carbonio ? non è un centro stereogenico: è legato a due atomi di idrogeno, oltre al gruppo carbossilico e al gruppo amminico, quindi non presenta quattro sostituenti differenti. In assenza di un centro chirale, la glicina non è otticamente attiva e non esistono enantiomeri L o D. Al contrario, tutti gli altri amminoacidi standard hanno un carbonio ? legato a quattro gruppi diversi e sono quindi chirali; nelle proteine dei viventi si trovano quasi esclusivamente nella configurazione L. Un’eccezione formale alla regola “L = S” è la cisteina, che pur essendo L ha configurazione R per la priorità elevata dello zolfo. Alcuni, come treonina e isoleucina, possiedono due centri chirali e possono esistere come diastereomeri. La rilevanza biologica della chiralià degli amminoacidi è sostanziale: la stereospecificità determina l’avvolgimento delle proteine (?-eliche, foglietti ?), l’interazione enzima-substrato e il riconoscimento recettoriale. Gli enzimi sono generalmente altamente selettivi per la configurazione L degli amminoacidi; la presenza di un D-amminoacido può interrompere l’assemblaggio proteico o alterare la funzione. La glicina, proprio perché achirale e con catena laterale minima, conferisce elevata flessibilità alle catene polipeptidiche, facilitando snodi e regioni di svolta; per questo ricorre spesso nelle anse delle proteine e in posizioni dove sono richieste conformazioni stericamente proibitive per altri residui. In ambito clinico, la chiralià è cruciale in farmacologia e microbiologia. Molti farmaci e peptidi presentano enantiomeri con attività ed effetti differenti; la selettività stereochimica influenza efficacia e sicurezza. Inoltre, alcuni batteri incorporano D-amminoacidi (per esempio D-alanina) nella parete cellulare; questa differenza stereochimica è bersaglio di antibiotici specifici. Comprendere che la glicina è l’eccezione achirale aiuta a interpretare la struttura delle proteine, a prevedere la flessibilità locale delle sequenze e a spiegare perché la stereochimica degli altri amminoacidi condizioni in modo stringente sia la biologia molecolare sia le applicazioni terapeutiche.

78 di 94 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


79 di 94 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


80 di 94 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


81 di 94 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


82 di 94 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


83 di 94 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


84 di 94 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


85 di 94 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


86 di 94 Domande

Individuare l'elemento che ha la minore elettronegatività














La risposta corretta e' la ' I '.


87 di 94 Domande

Secondo l'equazione generale dei gas perfetti, qual è la correlazione tra pressione di un gas e temperatura assoluta?














La risposta corretta e' la ' Proporzionalità diretta '.


88 di 94 Domande

Quale grandezza rappresenta il logaritmo in base 10 dell’ inverso della concentrazione di ioni H+ in una soluzione?














La risposta corretta e' la ' Il pH '.


89 di 94 Domande

Quale molecola è l'accettore finale di elettroni nella catena di trasporto degli elettroni?














La risposta corretta e' la ' Ossigeno '.


90 di 94 Domande

Lo ione idruro ha la stessa configurazione elettronica:














La risposta corretta e' la ' dello ione Li+ '.


91 di 94 Domande

Nello ione bicarbonato, HCO3-, qual è il numero di ossidazione del carbonio?














La risposta corretta è la B
Nello ione bicarbonato, HCO??, il numero di ossidazione del carbonio è +4. Per determinare il numero di ossidazione del carbonio nello ione bicarbonato, consideriamo che l'ossigeno ha generalmente un numero di ossidazione di -2 e l'idrogeno di +1. Nella molecola HCO??, ci sono tre atomi di ossigeno, contribuendo con un totale di -6, e un atomo di idrogeno con +1. La carica totale dello ione è -1, quindi la somma dei numeri di ossidazione di tutti gli atomi deve essere uguale a questa carica. Se indichiamo con x il numero di ossidazione del carbonio, l'equazione diventa x + 1 + 3(-2) = -1. Risolvendo l'equazione, otteniamo x - 5 = -1, quindi x = +4. Pertanto, il numero di ossidazione del carbonio nello ione bicarbonato è +4.

92 di 94 Domande

Quale delle seguenti affermazioni NON è corretta?














La risposta corretta è la D
La domanda chiede quale delle affermazioni non è corretta e la risposta corretta è che HNO? è la formula di una molecola triatomica. L'acido nitrico, HNO?, è in realtà una molecola costituita da cinque atomi: un atomo di idrogeno (H), un atomo di azoto (N) e tre atomi di ossigeno (O), quindi non può essere considerata triatomica, termine che si riferisce a molecole composte da esattamente tre atomi. La struttura di HNO? è tale che l'atomo di azoto è centrale e legato a tre atomi di ossigeno, uno dei quali è anche legato all'atomo di idrogeno. Questa configurazione molecolare è tipica degli acidi ossigenati inorganici, dove l'idrogeno è ionizzabile, conferendo all'acido nitrico le sue proprietà acide. Pertanto, l'affermazione che HNO? sia triatomica è errata poiché la sua struttura molecolare è più complessa, coinvolgendo un totale di cinque atomi.

93 di 94 Domande

Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


94 di 94 Domande

La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


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