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1 di 74 Domande

Quale struttura svolge una funzione diversa nelle cellule animali e vegetali?














La risposta corretta e' la '

Vacuoli

'.


2 di 74 Domande

In una breve catena nucleotidica costituita da tre nucleotidi ciascuno di basi diverse, quante sequenze differenti sono possibili?














La risposta corretta e' la '

6.

'.


3 di 74 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


4 di 74 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

5 di 74 Domande

La "ricombinazione" tra due geni è minima quando i geni sono localizzati:














La risposta corretta è la C
La "ricombinazione" tra due geni è minima quando i geni sono localizzati: sullo stesso cromosoma a piccola distanza tra loro. La ricombinazione in meiosi deriva da crossing-over tra cromosomi omologhi; la probabilità che un chiasma cada tra due loci è approssimativamente proporzionale alla distanza fisica/genetica che li separa. Geni strettamente associati (linked) condividono un intervallo piccolo, quindi la frequenza di ricombinazione (mappa in centiMorgan) è bassa perché è raro che un crossing-over cada esattamente tra di loro. Inoltre l’interferenza riduce la probabilità di eventi di crossing-over multipli ravvicinati, mantenendo ulteriormente bassa la ricombinazione in regioni strette. Geni molto distanti sullo stesso cromosoma o su cromosomi diversi mostrano fino al 50% di ricombinanti per effetto di assortimento indipendente o di crossing-over multipli che “mascherano” il legame. Solo in casi estremi (vicinanza estrema, regioni etero-cromatiche o vicino al centromero) la ricombinazione può essere quasi nulla, ma in generale è minima quando i loci sono vicini sullo stesso cromosoma.

6 di 74 Domande

Il crossing-over:














La risposta corretta e' la '

Favorisce il riassortimento del corredo genetico

'.


7 di 74 Domande

Si immagini di avere una cellula contenente ribosomi, DNA, una membrana plasmatica, una parete cellulare e mitocondri. Che tipo di cellula potrebbe essere?














La risposta corretta è la A
La cellula contenente ribosomi, DNA, membrana plasmatica, parete cellulare e mitocondri è una cellula vegetale. Ribosomi, DNA e membrana plasmatica sono presenti in tutte le cellule, quindi non sono discriminanti; la presenza di mitocondri indica una cellula eucariotica, escludendo i procarioti che non li possiedono. La parete cellulare esclude le cellule animali e, tra gli eucarioti con parete, restringe il campo a piante e funghi. In contesto didattico generale, l’associazione di parete cellulare e mitocondri senza menzione di cloroplasti porta alla cellula vegetale, perché molte cellule vegetali (per esempio di radice, epiderma o floema) non contengono cloroplasti ma hanno comunque mitocondri e una parete di cellulosa. L’assenza di cloroplasti nella descrizione non è quindi dirimente e non invalida l’identificazione come cellula vegetale.

8 di 74 Domande

Tra i seguenti organi, quale rappresenta negli esseri umani la prima difesa importante nei confronti dell'invasione da parte di virus e batteri?














La risposta corretta e' la '

La cute

'.


9 di 74 Domande

Come viene denominato il processo biologico per cui gli RNA sono sintetizzati a partire da uno stampo di DNA complementare?














La risposta corretta e' la '

Trascrizione

'.


10 di 74 Domande

Gli enzimi catalizzano le reazioni chimiche. Questo significa che:














La risposta corretta è la C
Gli enzimi catalizzano le reazioni chimiche, il che significa che le accelerano, diminuendo l'energia di attivazione (Ea) di una reazione. Gli enzimi sono proteine specializzate che facilitano le reazioni chimiche all'interno delle cellule abbassando l'energia necessaria per avviare il processo, conosciuta come energia di attivazione. Questo è possibile grazie al sito attivo dell'enzima, una regione specifica che si lega ai substrati, formando un complesso enzima-substrato che stabilizza lo stato di transizione e riduce l'energia richiesta per raggiungerlo. In questo modo, gli enzimi aumentano la velocità delle reazioni senza essere consumati nel processo, consentendo alle cellule di eseguire rapidamente le reazioni necessarie per la vita, come la sintesi di biomolecole, la digestione dei nutrienti e la produzione di energia. La capacità di abbassare l'energia di attivazione rende gli enzimi fondamentali per la regolazione e l'efficienza delle vie metaboliche.

11 di 74 Domande

Indicare l'alogeno:














La risposta corretta è la D
La domanda chiede di indicare l'alogeno e la risposta corretta è "I". Gli alogeni sono un gruppo di elementi chimici situati nel gruppo 17 della tavola periodica, noti per essere altamente reattivi, specialmente con i metalli, per formare sali. Gli elementi che appartengono a questo gruppo sono fluoro (F), cloro (Cl), bromo (Br), iodio (I) e astato (At). Questi elementi condividono caratteristiche simili, come avere sette elettroni nel loro guscio di valenza, il che li rende molto reattivi poiché tendono a guadagnare un elettrone per raggiungere una configurazione elettronica stabile. Nella domanda, "I" rappresenta lo iodio, che è uno degli alogeni. Pertanto, la risposta "I" è corretta perché identifica uno degli elementi appartenenti al gruppo degli alogeni.

12 di 74 Domande

Il legame chimico tra gli atomi di carbonio nell'etano è un legame di tipo: 














La risposta corretta è la A
Il legame chimico tra gli atomi di carbonio nell'etano è un legame di tipo covalente apolare. Nell'etano, C?H?, i due atomi di carbonio sono uniti da un legame covalente semplice, noto anche come legame sigma, che si forma dalla sovrapposizione frontale degli orbitali sp³ ibridati di ciascun atomo di carbonio. Questo tipo di legame è covalente perché coinvolge la condivisione di un paio di elettroni tra i due atomi di carbonio. Inoltre, il legame è apolare poiché entrambi gli atomi di carbonio hanno la stessa elettronegatività, causando una distribuzione uniforme della densità elettronica lungo il legame. Non essendoci differenze significative di elettronegatività tra gli atomi collegati, il legame non presenta polarità. Questo è caratteristico dei legami tra atomi dello stesso elemento, come i due carboni nell'etano, e contribuisce alla stabilità della molecola nel suo complesso.

13 di 74 Domande

Quale/i fra le seguenti affermazioni è /sono vera/e?

A1 l’idrogeno è l’unico elemento a cui si attribuiscono nomi differenti per alcuni suoi isotopi.

A2 in chilogrammi, della massa di atomo è compresa fra 10-31 e 10-29.

A3 ad eccezione dell’idrogeno tutti gli atomi degli altri elementi chimici hanno in egual numero elettroni e neutroni.














La risposta corretta è la D
La domanda chiede quale/i fra le seguenti affermazioni sia/siano vera/e, e la risposta corretta è: Nessuna. A? è errata perché, sebbene l'idrogeno abbia nomi specifici per i suoi isotopi (prozio, deuterio e trizio), anche altri elementi, come il carbonio, hanno nomi per isotopi specifici in determinati contesti (ad esempio, carbonio-14). A? è sbagliata perché la massa di un atomo, in chilogrammi, è generalmente compresa tra 10?²? e 10?²?, non tra 10?³¹ e 10?²?. A? è falsa poiché molti elementi hanno isotopi con un diverso numero di neutroni rispetto agli elettroni; l'eguaglianza tra elettroni e neutroni non è una caratteristica comune a tutti gli atomi tranne l'idrogeno, ma piuttosto una caratteristica degli isotopi di un elemento specifico.

14 di 74 Domande

A una soluzione acquosa acida di KBrO3 (100 mL, 0,1 mol/L) vengono aggiunti 100 mL di una soluzione acquosa contenente 0,006 moli di K2S2O3 e 0,09 moli di KI. Avvengono le seguenti reazioni quantitative: (vedi foto). La reazione (2) è istantanea, mentre la reazione (1) è relativamente lenta. Nel momento in cui tutto l’anione S2O32− presente in soluzione avrà reagito, quante moli di BrO3- saranno state consumate?

product image













La risposta corretta è la D
In una soluzione acquosa acida, quando 100 mL di KBrO? (0,1 mol/L) vengono mescolati con 100 mL di una soluzione contenente 0,006 moli di K?S?O? e 0,09 moli di KI, sono consumate 0,001 moli di BrO??. La spiegazione risiede nel fatto che la reazione (1) tra BrO?? e I? è lenta e produce I?, mentre la reazione (2) tra I? e S?O?²? è istantanea. Quando tutto l’anione S?O?²? è stato consumato, significa che ha reagito con l’I? prodotto fino a quel momento. Poiché la stechiometria della reazione (2) è tale che 1 mol di I? reagisce con 2 mol di S?O?²?, 0,006 moli di S?O?²? possono reagire con 0,003 moli di I?. La reazione (1) ha una stechiometria di 1:3 tra BrO?? e I?, quindi per produrre 0,003 moli di I? sono necessarie 0,001 moli di BrO??, spiegando così il consumo di 0,001 moli di BrO??.

15 di 74 Domande

All’interno di una sfera conduttrice di raggio r uniformemente carica (positivamente) viene posta una carica negativa q a distanza r/2 dal centro. Come si muove, se si muove, la carica q?














La risposta corretta è la C
All’interno di una sfera conduttrice di raggio r uniformemente carica (positivamente) viene posta una carica negativa q a distanza r/2 dal centro, la carica q rimane ferma. Questo avviene perché, secondo il teorema di Gauss, il campo elettrico all'interno di un conduttore in equilibrio elettrostatico è nullo. Anche se la sfera è uniformemente carica, la carica si distribuisce solo sulla superficie esterna del conduttore e non genera campo elettrico all'interno. Pertanto, la carica negativa q posta all'interno della sfera non sperimenta alcuna forza elettrica netta che possa indurla a muoversi. La distribuzione simmetrica della carica sulla superficie esterna assicura che qualsiasi punto all'interno della sfera, compresa la posizione di q, sia in una regione di campo elettrico nullo, mantenendo la carica q in equilibrio statico.

16 di 74 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

product image













La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


17 di 74 Domande

 Quale delle seguenti soluzioni consente di neutralizzare 500 mL di una soluzione di Ca(OH)2 1 M? 














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quale soluzione neutralizza 500 mL di Ca(OH)? 1 M e la risposta corretta è 250 mL di HCl 4 M. Per capire perché questa risposta è corretta, dobbiamo considerare la reazione di neutralizzazione tra l'idrossido di calcio e l'acido cloridrico. La reazione bilanciata è Ca(OH)? + 2HCl ? CaCl? + 2H?O, il che significa che un mole di Ca(OH)? reagisce con due moli di HCl. Dato che abbiamo 500 mL (0,5 L) di Ca(OH)? a una molarità di 1 M, questo equivale a 0,5 moli di Ca(OH)?. Per neutralizzare completamente questa quantità, sono necessarie 1 moli di HCl (0,5 moli di Ca(OH)? × 2 moli di HCl/mole di Ca(OH)?). Una soluzione di HCl 4 M contiene 4 moli di HCl per litro, quindi per ottenere 1 mole di HCl, sono necessari 250 mL (0,25 L) di questa soluzione (1 mole ÷ 4 moli/L = 0,25 L). Pertanto, 250 mL di HCl 4 M sono sufficienti per neutralizzare 500 mL di Ca(OH)? 1 M.

18 di 74 Domande

Gli isotopi 235 e 239 dell’uranio sono diversi perché: 














La risposta corretta è la D
Gli isotopi 235 e 239 dell’uranio sono diversi perché il primo possiede quattro neutroni in meno. Gli isotopi sono varianti dello stesso elemento chimico che differiscono nel numero di neutroni presenti nel nucleo, mentre il numero di protoni rimane invariato. L'uranio ha un numero atomico di 92, il che significa che tutti i suoi isotopi hanno 92 protoni. L'isotopo 235 dell'uranio ha un numero di massa di 235, quindi contiene 235 - 92 = 143 neutroni. L'isotopo 239 dell'uranio ha un numero di massa di 239, quindi contiene 239 - 92 = 147 neutroni. La differenza tra 147 e 143 è di quattro neutroni, il che spiega perché l'isotopo 235 ha quattro neutroni in meno rispetto all'isotopo 239. Questa differenza nel numero di neutroni influisce sulle proprietà nucleari degli isotopi, come la loro stabilità e il comportamento nei processi di fissione nucleare.

19 di 74 Domande

Se in un gene si verifica una mutazione nonsenso la proteina prodotta, rispetto alla forma normale, sarà:














La risposta corretta e' la '

Più corta

'.


20 di 74 Domande

Quale funzione svolge l'rRNA?














La risposta corretta e' la '

Costituisce lo scheletro strutturale e funzionale del ribosoma

'.


21 di 74 Domande

 Quale/i delle seguenti affermazioni è/sono corretta/e relativamente ai legami carbonio−carbonio?
 1. L’energia di legame cresce nell’ordine C−C, C=C, C≡C
 2. La lunghezza del legame C−C è doppia rispetto a quella del legame C=C
 3. Nel legame C=C gli atomi di carbonio condividono quattro elettroni














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quale/i delle seguenti affermazioni è/sono corretta/e relativamente ai legami carbonio-carbonio, con la risposta corretta che è "Solo 1 e 3". L'affermazione 1 è corretta perché l'energia di legame effettivamente cresce nell'ordine C-C, C=C, C?C, poiché i legami multipli sono più forti dei legami singoli a causa della maggiore sovrapposizione degli orbitali e del numero maggiore di elettroni condivisi. L'affermazione 3 è corretta perché nel legame C=C, ogni carbonio condivide due elettroni con l'altro, per un totale di quattro elettroni condivisi nel doppio legame. L'affermazione 2 è errata in quanto la lunghezza del legame C-C non è doppia rispetto a quella del legame C=C; in realtà, i legami doppi sono più corti dei legami singoli a causa della maggiore forza di attrazione tra gli atomi. Pertanto, solo le affermazioni 1 e 3 sono corrette.

22 di 74 Domande

Qual è il nome sistematico IUPAC del composto organico con formula: CCl2HCF2CClFH?














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quale sia il nome sistematico IUPAC del composto organico con formula: CCl?HCF?CClFH, e la risposta corretta è 1,1,3–tricloro–2,2,3–trifluoropropano. La nomenclatura IUPAC per i composti organici segue regole precise per garantire che ogni molecola abbia un nome univoco. In questo caso, la catena principale è un propano, che indica una catena di tre atomi di carbonio. Gli alogeni sono elencati come sostituenti in ordine alfabetico, quindi il cloro (Cl) e il fluoro (F) devono essere considerati. La numerazione della catena inizia dal carbonio che porta il maggior numero di sostituenti prioritari, in questo caso i gruppi alogenati. Il nome del composto riflette la presenza di tre atomi di cloro e tre di fluoro: i clori sono posizionati sui carboni 1 e 3, mentre i fluori sono sui carboni 2 e 3. Questo porta al nome 1,1,3-tricloro-2,2,3-trifluoropropano, che descrive accuratamente la struttura molecolare del composto.

23 di 74 Domande

Quale delle formule seguenti è errata?














La risposta corretta è la A
La formula errata tra quelle proposte è CaOH. Questa formula è sbagliata perché non rappresenta correttamente un composto chimico noto. Il calcio (Ca) è un metallo alcalino terroso che forma comunemente composti ionici. Quando il calcio si combina con il gruppo ossidrile (OH?), il composto risultante è l'idrossido di calcio, la cui formula corretta è Ca(OH)?. In Ca(OH)?, due ioni idrossido si legano a un singolo ione calcio per bilanciare la carica complessiva del composto, poiché il calcio ha una carica di +2 e l'ossidrile ha una carica di -1. La formula CaOH suggerirebbe un composto con una carica sbilanciata e non esiste in chimica perché non rispetta le regole di bilanciamento delle cariche nei composti ionici.

24 di 74 Domande

I geni che codificano per proteine degli eucarioti differiscono da quelli dei procarioti in quanto soltanto i primi:














La risposta corretta e' la '

Contengono introni 

'.


25 di 74 Domande

 Indicare la sequenza gerarchicamente corretta delle categorie sistematiche:














La risposta corretta e' la '

Phylum – Classe – Ordine – Famiglia – Specie

'.


26 di 74 Domande

I gatti dell’isola di Man sono eterozigoti per una mutazione (dominante) che causa l’assenza della coda. La mutazione omozigote risulta letale già a livello embrionale. Pertanto l’incrocio tra due gatti di Man originerà:














La risposta corretta e' la '

Un rapporto fenotipico di 2:1 tra i gatti nati vivi, cioè 2 gatti di Man e 1 con coda normale

'.


27 di 74 Domande

Quale di questi scienziati e filosofi, vissuti tra il 1809 e il 1941, NON HA NULLA A CHE FARE con l’evoluzionismo?














La risposta corretta e' la '

Sören Kierkegaard

'.


28 di 74 Domande

I mammiferi che vivono in ambienti aridi, per eliminare i rifiuti azotati:














La risposta corretta e' la '

Producono un'urina molto concentrata 

'.


29 di 74 Domande

L’endometrite è un’infezione dovuta ad alcuni germi, (Streptococchi, Stafilococchi, Escherichia Coli, Enterococchi, ecc.) che riguarda:














La risposta corretta è la C
L’endometrite è un’infezione dovuta ad alcuni germi (Streptococchi, Stafilococchi, Escherichia coli, Enterococchi, ecc.) che riguarda: la mucosa uterina. Per definizione, l’endometrite è l’infiammazione infettiva dell’endometrio, cioè la mucosa che riveste la cavità uterina, distinta dal miometrio e dal perimetrio. Il contagio avviene tipicamente per via ascendente dal tratto genitale inferiore, favorito da parto, aborto o manovre intrauterine che alterano la barriera cervicale. I microrganismi citati sono comuni colonizzatori del tratto genitale e intestinale e, insieme ad anaerobi, possono aderire e proliferare sull’endometrio danneggiato. I sintomi classici includono febbre, dolorabilità uterina e lochia maleodorante; se l’infezione supera la mucosa si parla di metrite o malattia infiammatoria pelvica, ma nell’endometrite la sede primaria resta la mucosa uterina.

30 di 74 Domande

 Dovendo attuare un'alimentazione ad alto contenuto proteico, quale dei seguenti alimenti risponde meglio allo scopo, a parità di peso?














La risposta corretta e' la '

Carne magra  

'.


31 di 74 Domande

Quanti geni ci sono nel genoma umano?














La risposta corretta e' la '

Decine di migliaia.

'.


32 di 74 Domande

Quale tessuto biologico, osservato al microscopio ottico dopo colorazione emallumeeosina, mi permette di affermare che si tratta di un prelievo fatto ad un animale proveniente da un allevamento di polli e non di bovini?














La risposta corretta e' la '

Sangue.

'.


33 di 74 Domande

Il sistema endocrino è in grado di:














La risposta corretta e' la '

Tutte le altre risposte sono corrette.

'.


34 di 74 Domande

Quale dei seguenti elementi, dei quali è indicato il numero atomico Z, è un elemento di transizione?














La risposta corretta è la B
La domanda chiede quale dei seguenti elementi, indicati con il loro numero atomico Z, è un elemento di transizione e la risposta corretta è Cu (Z=29). Gli elementi di transizione sono definiti come quelli che hanno un sottoguscio d parzialmente riempito, sia nello stato atomico fondamentale che in uno dei loro stati di ossidazione comuni. Il rame, con numero atomico 29, appartiene al blocco d della tavola periodica e ha una configurazione elettronica [Ar] 3d¹? 4s¹, con il sottoguscio 3d completamente riempito. Tuttavia, la sua capacità di formare cationi come Cu²?, dove il sottoguscio 3d diventa parzialmente riempito, lo qualifica come elemento di transizione. Gli elementi di transizione sono noti per le loro proprietà uniche come la formazione di complessi colorati, vari stati di ossidazione e buone proprietà conduttive, tutte caratteristiche che il rame possiede.

35 di 74 Domande

In una soluzione di urea in acqua la frazione molare dell’ urea è pari a 0,04. Pertanto, la frazione molare dell’ acqua è uguale a:














La risposta corretta è la D
In una soluzione di urea in acqua la frazione molare dell’urea è pari a 0,04, pertanto, la frazione molare dell’acqua è uguale a 0,96. La frazione molare è definita come il rapporto tra il numero di moli di un componente e il numero totale di moli presenti nella soluzione. In questo caso, la frazione molare dell’urea è data come 0,04, il che implica che il 4% delle moli totali nella soluzione è costituito da urea. Poiché la somma delle frazioni molari di tutti i componenti di una soluzione deve essere pari a 1, la frazione molare dell’acqua si ottiene sottraendo la frazione molare dell’urea da 1. Pertanto, 1 - 0,04 = 0,96, indicando che il 96% delle moli totali è costituito da acqua, il che conferma che la frazione molare dell’acqua è correttamente calcolata come 0,96.

36 di 74 Domande

Alla temperatura di 25 °C e alla pressione di 1,0 atm, l'acqua è allo stato liquido mentre il metano è allo stato gassoso perché :














La risposta corretta e' la ' tra le molecole d'acqua vi sono legami a idrogeno, non presenti tra le molecole di metano '.


37 di 74 Domande

Un alcano è un composto organico:














La risposta corretta è la A
Un alcano è un composto organico costituito solo da idrogeno e carbonio. Gli alcani sono idrocarburi saturi, il che significa che contengono solo legami semplici tra gli atomi di carbonio, e ogni atomo di carbonio è legato al massimo numero possibile di atomi di idrogeno. La formula generale per gli alcani è C?H????, dove "n" rappresenta il numero di atomi di carbonio. Questa struttura satura conferisce agli alcani una stabilità chimica significativa rispetto ad altri idrocarburi come gli alcheni e gli alchini, che contengono doppi e tripli legami rispettivamente. Gli alcani sono anche noti come paraffine e sono comunemente presenti nei combustibili fossili come il petrolio e il gas naturale. La loro natura apolare li rende insolubili in acqua ma solubili in solventi organici apolari. Essendo costituiti esclusivamente da carbonio e idrogeno, gli alcani non contengono gruppi funzionali, il che limita la loro reattività chimica a reazioni radicaliche e combustioni.

38 di 74 Domande

Due isotopi dello stesso elemento:














La risposta corretta è la D
"Due isotopi dello stesso elemento hanno lo stesso numero atomico ma diverso numero di massa." Gli isotopi sono varianti di un elemento chimico che condividono lo stesso numero atomico, cioè lo stesso numero di protoni nel nucleo, il che determina l'identità chimica dell'elemento. Tuttavia, differiscono nel numero di massa poiché contengono un diverso numero di neutroni. Questa differenza nel numero di neutroni non influisce sulle proprietà chimiche dell'elemento, ma altera la massa atomica dell'isotopo. Ad esempio, il carbonio ha isotopi come il carbonio-12 e il carbonio-14, entrambi con 6 protoni, ma rispettivamente con 6 e 8 neutroni. Pertanto, mentre le proprietà chimiche rimangono invariate, le proprietà fisiche, come la massa atomica, possono variare tra isotopi dello stesso elemento.

39 di 74 Domande

Aumentando la pressione di una reazione chimica completamente in fase gassosa e all’ equilibrio, l'equilibrio:














La risposta corretta e' la ' si sposta nella direzione in cui è presente il minor numero di molecole '.


40 di 74 Domande

La tavola periodica degli elementi contiene gruppi e periodi. Il periodo indica:














La risposta corretta è la C
La tavola periodica degli elementi contiene gruppi e periodi. Il periodo indica il numero quantico principale del livello elettronico più esterno. Nella tavola periodica, gli elementi sono organizzati in righe orizzontali chiamate periodi e ogni periodo corrisponde a un livello energetico principale degli elettroni, che è determinato dal numero quantico principale "n". Questo numero quantico principale rappresenta il livello energetico più esterno in cui gli elettroni di un atomo possono essere trovati e cresce man mano che ci si sposta verso il basso nella tavola periodica. Ad esempio, gli elementi nel primo periodo hanno elettroni nel primo livello energetico (n=1), mentre quelli nel secondo periodo hanno elettroni nel secondo livello energetico (n=2), e così via. Questa organizzazione riflette il principio di Aufbau, secondo cui gli elettroni riempiono i livelli energetici in ordine crescente di energia, e aiuta a comprendere le proprietà chimiche e fisiche degli elementi, poiché gli elettroni più esterni, o di valenza, determinano in gran parte il comportamento chimico di un elemento.

41 di 74 Domande

Dato che l'ossigeno ha Z = 8, il selenio, che appartiene allo stesso gruppo dell'ossigeno e al periodo 4, deve avere Z uguale a:














La risposta corretta è la B
Dato che l'ossigeno ha Z = 8, il selenio, che appartiene allo stesso gruppo dell'ossigeno e al periodo 4, deve avere Z uguale a 34. Questa affermazione è corretta perché gli elementi che si trovano nello stesso gruppo della tavola periodica condividono la stessa configurazione elettronica esterna, il che conferisce loro proprietà chimiche simili. L'ossigeno si trova nel gruppo 16 (VI A) e ha un numero atomico (Z) di 8. Il selenio, appartenente allo stesso gruppo, si trova nel periodo 4. Per determinare il numero atomico del selenio, si devono considerare gli elementi precedenti nel periodo 4 fino al selenio stesso. Gli elementi del periodo 4 iniziano con il potassio (Z = 19) e, procedendo lungo la tavola periodica, si arriva al selenio con Z = 34. Questo calcolo conferma che il selenio ha un numero atomico di 34, coerente con la posizione del selenio nel gruppo 16 della tavola periodica.

42 di 74 Domande

Il numero di massa di un atomo è dato da:














La risposta corretta è la B
Il numero di massa di un atomo è dato dal numero dei suoi protoni e dei suoi neutroni. Questa affermazione è corretta perché il numero di massa, noto anche come massa atomica, rappresenta la somma dei protoni e dei neutroni presenti nel nucleo di un atomo. Gli elettroni, che orbitano attorno al nucleo, hanno una massa trascurabile rispetto a quella dei protoni e dei neutroni e pertanto non influenzano il numero di massa. I protoni e i neutroni, collettivamente chiamati nucleoni, sono le particelle subatomiche che contribuiscono significativamente alla massa di un atomo. Il numero di massa è un numero intero e viene utilizzato per identificare gli isotopi di un elemento, che sono varianti dello stesso elemento con lo stesso numero di protoni ma un diverso numero di neutroni. Ad esempio, il carbonio-12 e il carbonio-14 sono isotopi del carbonio che differiscono nel numero di neutroni, e quindi nel numero di massa, pur avendo lo stesso numero di protoni.

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Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


44 di 74 Domande

I cromosomi eucariotici:














La risposta corretta è la B
L’affermazione è corretta perché, nei nuclei delle cellule eucariotiche, i cromosomi sono complessi lineari formati da DNA associato a proteine, collettivamente chiamati cromatina. Il DNA è avvolto attorno a un ottamero di istoni (H2A, H2B, H3, H4) a formare i nucleosomi, con l’istone H1 che aiuta il compattamento a livelli superiori; numerose proteine non istoniche (ad esempio condensine e coesine) regolano l’architettura e la segregazione cromosomica. Questa organizzazione consente di impacchettare metri di DNA in un nucleo micrometrico e, al contempo, di modulare l’espressione genica attraverso modifiche degli istoni e della cromatina. La linearità è una caratteristica distintiva: le estremità dei cromosomi, i telomeri, sono sequenze ripetute che proteggono le estremità dal riconoscimento come rotture e da degradazione; la telomerasi ne mantiene la lunghezza in cellule germinali, staminali e in molte neoplasie. Un’altra regione chiave è il centromero, punto di assemblaggio del cinetocore e di aggancio del fuso mitotico, essenziale per la corretta segregazione durante mitosi e meiosi. Durante l’interfase la cromatina è meno condensata e funzionale alla trascrizione; in mitosi si condensa in strutture visibili con due cromatidi fratelli uniti al centromero, che si separano in anafase dopo la scissione delle coesine. Il contrasto con i procarioti aiuta a capire il concetto: i batteri hanno di solito un singolo cromosoma circolare nel nucleoide e non istoni canonici, mentre gli eucarioti possiedono più cromosomi lineari nel nucleo. Eccezioni non cambiano la regola generale; inoltre, il DNA mitocondriale nelle cellule eucariotiche è circolare e di piccole dimensioni, distinto dai cromosomi nucleari. Rilevanza clinica: la natura lineare e proteica dei cromosomi è alla base della citogenetica diagnostica (cariotipo, FISH, array) per individuare aneuploidie e riarrangiamenti (per esempio trisomia 21, traslocazioni), delle patologie dei telomeri (come la discheratosi congenita) e di molti tumori in cui alterazioni epigenetiche degli istoni e disfunzioni di coesine/condensine contribuiscono a instabilità genomica. Comprendere la struttura cromosomica guida anche terapie mirate, come gli inibitori delle deacetilasi istoniche, che modulano l’accessibilità della cromatina e l’espressione genica.

45 di 74 Domande

La pinocitosi:














La risposta corretta è la C
La pinocitosi è una forma di endocitosi mediante la quale la cellula internalizza porzioni di liquido extracellulare con i soluti disciolti; per questo viene chiamata “cell drinking”. È un processo attivo, che richiede energia e il rimodellamento del citoscheletro di actina: la membrana plasmatica si invagina formando piccole vescicole che si staccano e si fondono con compartimenti endosomiali. Può avvenire come captazione “bulk-phase” relativamente non selettiva del fluido, oppure essere veicolata da strutture specializzate come caveole o rivestimenti di clatrina, con maggiore selettività per determinati ligandi. Una variante correlata, la macropinocitosi, coinvolge estroflessioni ampie della membrana (ruffles) che inglobano grandi volumi di fluido. È corretta l’affermazione che la pinocitosi consente di importare materiale liquido, perché il contenuto delle vescicole è costituito primariamente da acqua e soluti extracellulari (ioni, nutrienti, piccole proteine), a differenza della fagocitosi, che internalizza particelle di grandi dimensioni come batteri o detriti cellulari, e della semplice diffusione o trasporto mediato da carrier, che non coinvolgono invaginazioni di membrana. A valle dell’ingresso, le vescicole pinocitotiche maturano in endosomi e possono convogliare i soluti verso il citosol, la degradazione lisosomiale o la transocitosi. Nel contesto fisiologico, la pinocitosi contribuisce all’omeostasi di membrana e al ricambio di recettori, all’assorbimento di nutrienti e alla transocitosi endoteliale di macromolecole come l’albumina. Molti tessuti la utilizzano in modo costitutivo per campionare l’ambiente extracellulare. In clinica, numerosi farmaci e nanoparticelle entrano nelle cellule sfruttando vie endocitiche, e alcune tossine e virus possono dirottare meccanismi pinocitotici per l’ingresso cellulare, elementi rilevanti per farmacocinetica e prevenzione delle infezioni. Difetti o sovraattivazione di questi percorsi possono alterare l’uptake di nutrienti o modulare la risposta a terapie mirate. In sintesi, la pinocitosi è un meccanismo endocitico ubiquitario e ATP-dipendente che permette l’importazione di liquidi extracellulari e dei soluti in essi contenuti, distinto dalla fagocitosi per dimensioni del carico e dalle vie di trasporto attraverso canali o carrier per modalità e finalità biologiche.

46 di 74 Domande

Come si comportano le cellule figlie alla fine della mitosi e della citocinesi rispetto alla cellula madre che si trovava nella fase G1 del ciclo cellulare?














La risposta corretta è la A
Alla fine della mitosi seguita da citocinesi, ciascuna cellula figlia possiede lo stesso numero di cromosomi (2n) e la stessa quantità di DNA (2C) che aveva la cellula madre in fase G1. Il motivo è la sequenza ordinata degli eventi del ciclo cellulare: in G1 la cellula madre ha un contenuto di DNA 2C; durante la fase S il DNA viene replicato, portandolo a 4C senza modificare il numero di cromosomi (restano 2n, ciascuno formato da due cromatidi fratelli). In mitosi, in particolare in anafase, i cromatidi fratelli di ciascun cromosoma si separano grazie al fuso mitotico e vengono distribuiti equamente ai due poli cellulari. La citocinesi divide poi il citoplasma, generando due cellule figlie che entrano in G1 con 2n cromosomi e 2C di DNA, cioè lo stesso assetto cromosomico e la stessa quantità di DNA della cellula madre precedente alla replicazione. In mitosi non avvengono appaiamento dei cromosomi omologhi né crossing-over (tipici della meiosi), per cui le cellule figlie sono geneticamente identiche tra loro e alla cellula madre, a meno di rare mutazioni da errori di replicazione o difetti di segregazione. La fedeltà di questo processo è garantita da checkpoint del ciclo cellulare (G1/S, G2/M e checkpoint del fuso) che monitorano la replicazione e l’allineamento cromosomico. Il nesso clinico è rilevante: errori nella segregazione (nondisgiunzione, lag cromosomico) possono produrre aneuploidie, una caratteristica comune di molte neoplasie e talvolta causa di mosaicismi somatici. Farmaci antimitotici come taxani e alcaloidi della Vinca agiscono sui microtubuli del fuso, perturbando la segregazione e inducendo arresto mitotico e morte cellulare; la loro efficacia e tossicità derivano proprio dal ruolo cruciale del fuso nella distribuzione equa dei cromatidi. In sintesi, la mitosi con citocinesi ripristina in ciascuna figlia lo stesso assetto genetico della cellula madre in G1: stesso numero di cromosomi e identica quantità di DNA.

47 di 74 Domande

Quale delle seguenti parti del cervello umano ha un centro per il controllo della respirazione?














La risposta corretta è la E
Il controllo automatico della respirazione è generato principalmente nel midollo allungato, che contiene i circuiti neurali responsabili della generazione e del mantenimento del ritmo respiratorio. In particolare, nel bulbo sono presenti gruppi neuronali dorsali e ventrali: il gruppo dorsale integra gli afferenti dai chemorecettori e dai recettori polmonari e imposta il pattern di base dell’inspirazione, mentre il gruppo ventrale, che include il complesso pre-Bötzinger, funge da “generatore del ritmo” e recluta i muscoli accessori durante l’aumento della richiesta ventilatoria. Questi centri inviano segnali discendenti ai motoneuroni frenici (C3–C5) e intercostali, coordinando l’attività diaframmatica e toracica. Il ponte non genera il ritmo, ma lo modula: strutture pontine regolano la transizione inspiro-espiratoria, affinano la frequenza e la profondità del respiro e lo adattano al linguaggio e al sonno. Le strutture corticali e limbiche consentono il controllo volontario o influenzato da emozioni (ad esempio apnea volontaria o iperventilazione da ansia), ma l’automatismo di base persiste grazie ai circuiti bulbari. Per questo, la sede anatomica che ospita il “centro” di controllo della respirazione è il midollo allungato. La regolazione chimica si realizza soprattutto tramite chemorecettori centrali nella superficie ventrolaterale bulbare, sensibili a variazioni di CO2 e pH nel liquido cerebrospinale: un aumento della PaCO2 acidifica il LCS, stimola questi recettori e incrementa ventilazione. I chemorecettori periferici (corpi carotidi e aortici) rispondono rapidamente a ipossiemia e inviano segnali al midollo via nervi glossofaringeo e vago. Riflessi come l’Hering-Breuer, mediati dal vago, contribuiscono a limitare l’eccesso di ispirazione. Rilevanza clinica: lesioni del bulbo o depressione farmacologica dei centri bulbari (per esempio da oppioidi) possono causare ipoventilazione o apnea e richiedere ventilazione meccanica. Patologie del ponte alterano la modulazione del ritmo, mentre danni corticali di solito non aboliscono l’automatismo respiratorio. In sintesi, il midollo allungato è la sede essenziale del controllo respiratorio automatico, con il ponte e strutture superiori che ne modulano l’output.

48 di 74 Domande

Dove si trova il muscolo semitendinoso?














La risposta corretta è la A
Il muscolo semitendinoso si trova nella coscia, specificamente nel compartimento posteriore, dove costituisce insieme a semimembranoso e capo lungo del bicipite femorale il gruppo degli ischiocrurali (hamstrings). Origina dalla tuberosità ischiatica, in continuità con il tendine comune dei flessori della coscia, decorre lungo la faccia postero-mediale della coscia e diventa tendineo a metà percorso; si inserisce sulla superficie mediale della tibia prossimale, formando con sartorio e gracile il cosiddetto zampa d’oca (pes anserinus). È innervato dal ramo tibiale del nervo ischiatico (prevalentemente L5–S2) e irrorato soprattutto dai rami perforanti dell’arteria femorale profonda. La sua localizzazione nella coscia spiega le principali funzioni: estende l’anca, flette il ginocchio e, a ginocchio flesso, ruota internamente la tibia. In fase di deambulazione, contribuisce a decelerare l’estensione del ginocchio nella fase di oscillazione terminale e stabilizza il ginocchio medialmente; durante attività come corsa e sprint è cruciale nella transizione eccentrica-concentrica tra flessione del ginocchio ed estensione dell’anca. Clinicamente, il semitendinoso è frequentemente coinvolto in lesioni da stiramento degli ischiocrurali, tipiche degli sport che richiedono sprint o cambi di direzione. Il dolore può localizzarsi prossimalmente alla tuberosità ischiatica o lungo il ventre muscolare; la diagnosi si basa su anamnesi, esame obiettivo con dolore alla flessione resistita del ginocchio e, se necessario, ecografia o risonanza magnetica per definire grado e sede della lesione. Il trattamento iniziale è conservativo con riposo relativo, ghiaccio, progressivo carico e fisioterapia mirata a rinforzo eccentrico e miglioramento della flessibilità; le avulsioni prossimali complete richiedono valutazione chirurgica. La sua inserzione al pes anserinus lo rende anche rilevante nella borsite anserina, causa di dolore mediale al ginocchio, e il suo tendine è comunemente utilizzato come innesto nei programmi di ricostruzione del legamento crociato anteriore. Pertanto, la sede del semitendinoso è la coscia, dove funge da principale flessore del ginocchio e estensore dell’anca con importanti implicazioni funzionali e cliniche.

49 di 74 Domande

Quale dei seguenti elementi NON è coinvolto nella regolazione dell'espressione genica negli eucarioti?














La risposta corretta è la C
La regolazione dell’espressione genica negli eucarioti comprende un insieme coordinato di meccanismi che determinano quando, dove e in quale quantità un gene produce il suo prodotto. Agiscono a più livelli: a monte, elementi di cromatina (metilazione del DNA, modificazioni istoniche) e rimodellatori controllano l’accessibilità del DNA; al livello trascrizionale, fattori di trascrizione, coattivatori/corepressori, mediatori, enhancer e silencer modulano il reclutamento e l’attività della RNA polimerasi II; dopo la trascrizione, processi come capping, poliadenilazione, alternative splicing ed export nucleare regolano la maturazione dell’mRNA; inoltre, piccoli RNA non codificanti (miRNA, siRNA) e proteine leganti l’RNA influenzano la stabilità e la traduzione degli mRNA. Anche la fase traduttiva è finemente controllata, per esempio tramite i fattori di inizio (eIF2, eIF4E) e vie di segnalazione nutrienti-dipendenti come mTOR, mentre a valle la funzione e l’emivita proteica sono regolate da modificazioni post-traduzionali e degradazione ubiquitina-proteasoma. In questo contesto, i tRNA non sono considerati elementi regolatori dell’espressione genica. Il loro ruolo primario è esecutivo: fungono da adattatori durante la traduzione, venendo aminoacilati da aminoacil?tRNA sintetasi e consegnando l’amminoacido corretto al ribosoma in base all’appaiamento anticodone?codone. I tRNA non determinano se un gene verrà trascritto, come verrà processato l’mRNA o con quale efficienza questo verrà degradato; partecipano all’attuazione della sintesi proteica, non al suo controllo. Sebbene variazioni del pool o delle modificazioni dei tRNA possano influenzare l’efficienza traduttiva in condizioni di stress, nella visione consolidata dei meccanismi di regolazione essi non rientrano tra i principali regolatori. Il distinguo ha ricadute cliniche: molte neoplasie dipendono da alterazioni epigenetiche e da miRNA disfunzionali, bersagliabili con inibitori delle deacetilasi istoniche o con terapie a RNA interferente; farmaci che modulano la traduzione (per esempio inibitori di mTOR) agiscono su fattori regolatori, non sui tRNA. Al contrario, mutazioni nei geni dei tRNA mitocondriali o nelle aminoacil?tRNA sintetasi causano encefalomiopatie e neuropatie per difetto di sintesi proteica, non per alterata regolazione dell’espressione genica. Questa distinzione aiuta a capire quali componenti costituiscono il “controllo” del gene e quali, come i tRNA, eseguono il programma traduttivo.

50 di 74 Domande

In quale/i dei processi di seguito riportati i nucleotidi AGU possono venire appaiati ai nucleotidi UCA? 1. Trascrizione 2. Sintesi proteica 3. Duplicazione di DNA virale 4. Duplicazione di RNA virale














La risposta corretta e' la ' 2 e 4 '.


51 di 74 Domande

Quali tra i seguenti sono fattori biotici?














La risposta corretta e' la ' Simbionti '.


52 di 74 Domande

Quale delle seguenti affermazioni relative alle malattie autoimmuni è corretta?














La risposta corretta è la D
Quale delle seguenti affermazioni relative alle malattie autoimmuni è corretta? Sono caratterizzate dalla produzione di autoanticorpi. Le malattie autoimmuni derivano da una perdita di tolleranza immunologica verso antigeni self che attiva linfociti B e T contro i propri tessuti; la produzione di autoanticorpi è un tratto distintivo frequente, spesso patogenetico (es. anticorpi anti-recettore del TSH nel morbo di Graves, anti-AChR nella miastenia, anti-eritrociti nell’anemia emolitica) o almeno utile come marcatore diagnostico (ANA, anti-dsDNA, anti-CCP, anti-TPO). Gli autoanticorpi possono mediare danno tramite attivazione del complemento, citotossicità o modulazione di recettori. I meccanismi che portano alla loro comparsa includono mimetismo molecolare, difetti di selezione negativa e fallimento dei checkpoint di tolleranza periferica. Pur esistendo forme in cui prevale l’immunità cellulo-mediata, la presenza di autoanticorpi è così comune e clinicamente rilevante da rendere l’affermazione corretta in senso generale.

53 di 74 Domande

Il codice genetico è :














La risposta corretta e' la ' degenerato '.


54 di 74 Domande

Un gruppo di cellule che hanno struttura e funzione simile e che cooperano tra loro costituisce:














La risposta corretta è la C
Un gruppo di cellule che hanno struttura e funzione simile e che cooperano tra loro costituisce: Un tessuto. In biologia, un tessuto è un’associazione di cellule morfologicamente affini e funzionalmente coordinate, spesso immerse in una matrice extracellulare comune, che insieme svolgono una specifica funzione; esempi sono i tessuti epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso. La cooperazione è resa possibile da giunzioni cellulari (tight, aderenti, gap), segnali paracrini e organizzazione istologica, che permettono integrazione strutturale e funzionale. Ciò lo distingue da un organo, che è costituito da più tipi di tessuti organizzati, e da un apparato/sistema, che comprende più organi cooperanti. Anche se le cellule possono avere origine da uno stesso foglietto embrionale, è l’organizzazione funzionale con matrice e giunzioni a definire il tessuto. Pertanto, la definizione proposta corrisponde precisamente al livello di organizzazione “tessuto” e non a popolazioni eterogenee di cellule o a strutture gerarchicamente superiori.

55 di 74 Domande

Nei gatti, il gene per il colore arancio del pelo si trova sul cromosoma X. E’ un gene recessivo, il cui allele dominante dà pelo nero. Le gatte eterozigoti per questo gene però non sono nere, ma hanno un pelame a chiazze nere e arancio. Come si spiega questo fatto?














La risposta corretta e' la ' Nelle femmine, un cromosoma X a caso viene inattivato durante lo sviluppo '.


56 di 74 Domande

Le valvole a nido di rondine:














La risposta corretta e' la ' obbligano il sangue a scorrere in una sola direzione all'interno delle vene '.


57 di 74 Domande

Una proteina coinvolta nella contrazione del tessuto muscolare è :














La risposta corretta è la B
L’actina è correttamente indicata perché è la principale componente dei filamenti sottili del sarcomero e costituisce il substrato su cui si sviluppa la forza contrattile. Nelle fibre muscolari scheletriche e cardiache, monomeri di G-actina polimerizzano in F?actina organizzata a doppia elica; ogni subunità espone un sito di legame per le teste della miosina. La depolarizzazione della membrana attiva il rilascio di Ca2+ dal reticolo sarcoplasmatico; il Ca2+ si lega alla troponina C, sposta la tropomiosina e scopre i siti di legame sull’actina. Le teste di miosina, cariche di ADP?Pi, si attaccano all’actina formando i ponti trasversali; il rilascio di Pi e poi di ADP produce il “power stroke” che fa scorrere i filamenti di actina rispetto a quelli di miosina accorciando il sarcomero. Il distacco della miosina dall’actina richiede nuovo ATP; in assenza di ATP, i ponti restano bloccati (rigor mortis), evidenziando il ruolo centrale dell’actina nel ciclo contrattile. Nel muscolo liscio l’actina è abbondante e ancorata a corpi densi; l’interazione con la miosina è regolata da Ca2+-calmodulina e dalla chinasi della catena leggera della miosina, ma la forza deriva comunque dallo scorrimento actina?miosina. Questi principi spiegano fenomeni clinici come la relazione lunghezza?tensione e, nel cuore, il meccanismo di Frank?Starling, entrambi dipendenti dal grado di sovrapposizione tra actina e miosina. Alterazioni dell’actina hanno rilevanza diagnostica: mutazioni in ACTA1 (??actina scheletrica) causano miopatie congenite (ad esempio nemaliniche) con ipotonia e debolezza, mentre varianti dell’actina cardiaca possono associarsi a cardiomiopatie. In istopatologia, disorganizzazione dei filamenti di actina o corpi nemalinici orientano la diagnosi. Dal punto di vista terapeutico, interventi che modulano il Ca2+ intracellulare o la sensibilità del complesso regolatorio influiscono sul numero di ponti attivi tra miosina e actina, quindi sulla forza contrattile. In sintesi, l’actina è indispensabile perché fornisce l’impalcatura dinamica su cui le teste miosiniche compiono il lavoro meccanico della contrazione in tutti i tipi di muscolo.

58 di 74 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


59 di 74 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


60 di 74 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


61 di 74 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


62 di 74 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


63 di 74 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


64 di 74 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


65 di 74 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


66 di 74 Domande

In quale delle seguenti proprietà differisce l'acqua salata dall'acqua pura?














La risposta corretta è la D
"In quale delle seguenti proprietà differisce l'acqua salata dall'acqua pura? La temperatura di ebollizione dell'acqua salata è più elevata." La temperatura di ebollizione dell'acqua salata è più alta rispetto a quella dell'acqua pura a causa del fenomeno noto come innalzamento ebullioscopico. Quando il sale viene disciolto nell'acqua, le molecole di soluto interferiscono con la capacità delle molecole d'acqua di evaporare, richiedendo quindi più energia, e quindi una temperatura più alta, per raggiungere l'ebollizione. Questo fenomeno è una conseguenza delle proprietà colligative delle soluzioni, che dipendono dal numero di particelle di soluto presenti piuttosto che dalla loro natura chimica. L'aumento della temperatura di ebollizione è proporzionale alla concentrazione del soluto, in questo caso il sale, e può essere calcolato utilizzando la formula dell'innalzamento ebullioscopico che tiene conto della costante ebullioscopica del solvente, l'acqua, e della molalità della soluzione.

67 di 74 Domande

Lo ione Fe2656++ possiede:














La risposta corretta è la B
Lo ione Fe2656++ possiede 24 elettroni. Per determinare il numero di elettroni in un catione come Fe2656++, bisogna partire dal numero atomico dell'elemento ferro (Fe), che è 26. Questo numero rappresenta il numero di protoni e, in un atomo neutro, anche il numero di elettroni. Tuttavia, lo ione Fe++ indica che ha perso due elettroni rispetto alla sua forma neutra, il che significa che ci sono 26 - 2 = 24 elettroni rimanenti. Questa perdita di elettroni avviene perché il ferro tende a formare cationi per raggiungere una configurazione elettronica più stabile, spesso corrispondente a quella di un gas nobile. La configurazione elettronica del ferro neutro è [Ar] 3d^6 4s^2, e la rimozione di due elettroni avviene tipicamente dai livelli energetici più esterni, cioè dal sottoguscio 4s, seguito dal 3d, portando così alla configurazione elettronica di [Ar] 3d^6 per Fe++.

68 di 74 Domande

Indicare il numero di ossidazione dell’ azoto (N) nella molecola KNO3.














La risposta corretta e' la ' +5 '.


69 di 74 Domande

Individuare la configurazione elettronica dell’ elemento che ha per simbolo Mg














La risposta corretta e' la ' 1s2 2s2 2p6 3s2 '.


70 di 74 Domande

Una soluzione acquosa 1,5 N di H2SO4 contiene:














La risposta corretta è la C
Una soluzione acquosa 1,5 N di H?SO? contiene 1,5 grammoequivalenti di H?SO? in 1 litro di soluzione. La normalità (N) di una soluzione è una misura della concentrazione equivalente di un soluto e si calcola come il numero di grammoequivalenti di soluto per litro di soluzione. L'acido solforico (H?SO?) è un acido diprotico, il che significa che può donare due protoni (H?) per molecola. Per calcolare i grammoequivalenti, si divide la massa molare dell'acido per il numero di protoni che può donare. Nel caso di H?SO?, la massa molare è di circa 98 g/mol e, poiché può fornire due protoni, il peso equivalente è 49 g/equiv. Pertanto, una soluzione 1,5 N di H?SO? conterrà 1,5 grammoequivalenti, ovvero 1,5 x 49 g di H?SO?, in un litro di soluzione, confermando la correttezza della risposta.

71 di 74 Domande

Qual è il nome sistematico IUPAC del composto organico con formula
CH3CBr2CH(OH)(CH2)4CH3?














La risposta corretta è la B
La domanda chiede qual è il nome sistematico IUPAC del composto organico con formula CH?CBr?CH(OH)(CH?)?CH? e la risposta corretta è 2,2-dibromo-ottan-3-olo. Per determinare il nome IUPAC corretto, si inizia identificando la catena carboniosa più lunga, che in questo caso è composta da otto atomi di carbonio, quindi il nome base è "ottano". Il composto presenta due sostituenti bromo sul secondo atomo di carbonio e un gruppo alcolico (OH) sul terzo atomo di carbonio. I sostituenti bromo vengono indicati con il prefisso "dibromo" e la loro posizione è specificata con i numeri "2,2-" poiché entrambi si trovano sul secondo carbonio della catena principale. Il gruppo alcolico viene indicato con il suffisso "-olo" e la sua posizione è specificata con il numero "3", risultando in "ottan-3-olo". Combinando tutte queste informazioni, il nome sistematico completo diventa 2,2-dibromo-ottan-3-olo, che rispetta le regole di nomenclatura IUPAC per i composti organici.

72 di 74 Domande

In una soluzione a pH 4,0:














La risposta corretta è la E
In una soluzione a pH 4,0, la concentrazione degli ioni H+ è maggiore di quella di una soluzione a pH 5. Il pH è una misura della concentrazione degli ioni idrogeno (H+) in una soluzione e si calcola come il logaritmo negativo in base 10 della concentrazione molare degli ioni H+. Pertanto, un pH più basso indica una maggiore concentrazione di ioni H+. In una soluzione con pH 4,0, la concentrazione di ioni H+ è 10-4 M, mentre in una soluzione con pH 5,0, la concentrazione è 10-5 M. Questo significa che in una soluzione a pH 4, la concentrazione di ioni H+ è dieci volte superiore rispetto a una soluzione a pH 5, confermando che una diminuzione di una unità di pH comporta un aumento di dieci volte nella concentrazione degli ioni idrogeno.

73 di 74 Domande

Viene riscontrato il seguente quadro radiologico in una donna di 30 anni, che è stata sottoposta ad una TC total body in seguito ad un incidente stradale. Cosa mostra la TC?

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La risposta corretta è la B

Nell'immagine (a) la TC ha evidenziato enfisema sottocutaneo delle palpebre destre (freccia). Nell'immagine (b) è stato osservato enfisema nell’orbita destra (cerchio). È stato inoltre riscontrato enfisema sottocutaneo nell’area della guancia (freccia). Non vi era presenza evidente di aria nello spazio intracranico né fratture della parete o del pavimento orbitario.


74 di 74 Domande

La signora Boggi, una donna di 70 anni, si reca dal medico curante, il Dott. Candi, lamentando dolore al braccio, insorto dopo essere scivolata sul ghiaccio, cadendo in avanti sulle sue mani. Quale è la diagnosi radiologica?

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La risposta corretta è la D.

Dalla radiografia mostrata si può apprezzare una frattura a tutto spessore carico della porzione meta-epifisaria distale del radio, evidenziabile come una stria di radiotrasparenza che interrompe la corticale ossea, probabilmente provocata da un arto iper-esteso verso l’ esterno che cerca di parare una caduta: si tratta di una frattura completa, spostata e angolata dorsalmente a livello del radio distale. Quando tale tipo di frattura si associa alla frattura anche dello stiloide ulnare si parla di frattura di Colles. Le altre strutture ossee in esame indicate nelle opzioni non appaiono interessate da eventi fratturativi-traumatici (le risposte A, B, C ed E non sono corrette)


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