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1 di 3 Domande

Alberto, studente liceale, si reca presso il PS del Policlinico” Umberto I “di Roma in seguito ad un trauma alla spalla destra subito durante una partita di calcetto. Anamnesi patologica prossima: In uno scontro corpo a corpo il suo braccio destro è stato trazionato all'indietro, mentre era in posizione abdotta in extrarotazione; immediatamente ha avvertito un dolore lancinante con perdita di capacità di controllo del movimento della spalla. Anamnesi patologica remota: negativa per patologie rilevanti e non ha mai subito traumi di questa entità. Esame obiettivo: si nota un’asimmetria della spalla destra rispetto alla sinistra con il braccio destro tenuto in lieve abduzione ed extrarotazione. I polsi distali sono validi e la radiografia della spalla mostra quanto riportato di seguito. Quale tra le seguenti è la complicanza più probabile in cui può incorrere questo paziente?


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La risposta corretta è la C.

Questo paziente presenta una lussazione scapolo-omerale anteriore; La spalla è l’articolazione più mobile del corpo, grazie alle dimensioni ridotte della cavità glenoidea rispetto alla testa omerale, che consente ampia libertà di movimento. Nelle lussazioni di spalla (gleno-omerale), la testa omerale fuoriesce dalla fossa glenoidea.

L’instabilità deriva da un episodio traumatico solitamente ad alta energia, in cui vengono lesi:

– i legamenti gleno-omerali,

– il labbro glenoideo con avulsione della capsula gleno-omerale.

Conoscere la posizione dell’arto al momento del trauma è sicuramente importante per poter individuare la direzione della lussazione, che può essere:

– antero-inferiore (il processo coracoide impedisce la lussazione anteriore diretta nel movimento in abduzione e rotazione esterna). Le lussazioni gleno-omerali sono anteriori nella quasi totalità dei pazienti;

– posteriore (movimento in intra-rotazione forzata);

– inferiore (movimento in flessione forzata).

Le lussazioni anteriori sono generalmente causate da traumi avvenuti con l’arto in extrarotazione e abduzione.

Le lesioni associate potrebbero includere:

– lesioni del plesso brachiale,

– lacerazioni della cuffia dei rotatori,

– frattura della grande tuberosità

lesione del nervo ascellare (circonflesso); è un nervo misto che origina come ramo terminale del tronco secondario posteriore del plesso brachiale. Riceve fibre da C5 e C6. La parte motoria: innerva i muscoli deltoide e piccolo rotondo (responsabili del movimento di abduzione, limitato in questo paziente). La parte sensitiva: innerva la cute della regione del deltoide, della regione superiore della faccia laterale del braccio e l’articolazione scapolo-omerale.

 

La risposta A non è corretta.

La lesione del nervo ulnare (C7-C8-T1) tipicamente è localizzata a livello della doccia olecranica o nel tunnel cubitale al gomito; il nervo può anche essere danneggiato per frattura dell’omero se interessa l’epicondilo mediale o più distalmente da profonde lacerazioni del polso anteriore.

Non è sicuramente questo il caso clinico in questione.

Fra i segni e sintomi ricordiamo:

– atteggiamento della mano ad artiglio, derivante dalla paralisi dei muscoli intrinseci della mano,

– la perdita sensoriale a carico delle dita mediali della mano

– Se abbiamo una lesione completa, abbiamo deficit motorio:

a) nella flessione del polso, delle falangi distali del 4° e 5° dito, della falange prossimale

b) nell’estensione delle falangi delle dita

c) nell’abduzione e opposizione del mignolo

 

La risposta B non è corretta.

Il nervo toracico lungo (o nervo di Bell) è un nervo muscolare che origina come ramo collaterale dorsale del plesso brachiale e innerva il muscolo dentato anteriore.

La paralisi del nervo toracico lungo (C5-C6-C7), in genere determina:

– dolore acuto alla spalla

– riduzione dei movimenti di elevazione del braccio al di sopra del piano orizzontale (muscolo dentato anteriore)

– segno della scapola alata (non è questo il caso clinico in esame).

Dal punto di vista eziologico, le cause sono varie: soggetti che trasportano carichi pesanti sulla spalla, incidenti motociclistici, traumi locali penetranti. lacerazioni della regione ascellare e linfoadenectomia ascellare.

 

La risposta D non è corretta.

I muscoli estensori del polso sono principalmente innervati dei rami del nervo radiale.

La paralisi del nervo radiale (C5-C6-C7-C8-T1), determina l’abolizione dell’estensione/flessione/supinazione dell’avambraccio, dell’estensione/ abduzione della mano, dell’abduzione del pollice, dell’estensione delle falangi prossimali delle dita.

Possiamo avere un interessamento del nervo radiale a causa della frattura del terzo mediale dell’omero o a causa del uso improprio di stampelle.

Nel nostro caso clinico non si hanno informazioni a tal riguardo.

 

La risposta E non è corretta.

La causa di una lesione dei tronchi primari (superiore, media e inferiore) è usualmente traumatica (incidente d’auto, lacerazione, strappamento dei tronchi nervosi, meno spesso per ferite d’arma da fuoco).

Il riflesso bicipitale si ottiene percuotendo il tendine del muscolo bicipite alla piega del gomito, a braccio lievemente flesso In condizioni normali si ottiene la flessione dell’avambraccio.

Questo riflesso valuta C5 e C6, raramente si ha interessamento di queste strutture nervose.

In questo caso è improbabile che il riflesso sia abolito.

Approfondisci: Paralisi superiore C5-C6 (o paralisi superiore di Duchenne-Erb).


2 di 3 Domande

Antonella, studentessa all’Accademia delle Belle Arti, si rivolge presso il laboratorio di analisi della propria ASL, per richiedere il test per HIV. Risultato positivo, viene successivamente convocata per una visita medica. Anamnesi patologica prossima: riferisce di avere una tosse lieve non produttiva da alcune settimane. Anamnesi patologica remota: negativa per patologie rilevanti. Esami di laboratorio-strumentali: La conta dei linfociti T CD4+ è 195/mm3. Viene richiesto un RX toracico il cui esito è mostrato nell’immagine di seguito. Qual è lo step diagnostico successivo più appropriato?

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La risposta corretta è B.

Il P. Jirovecii è un fungo patogeno opportunista nell’uomo, noto in passato come P. carinii. È una causa molto diffusa di polmonite nei pazienti immunodepressi (in pazienti con infezione da HIV con CD4+ < 200/μL, pazienti che hanno ricevuto un trapianto d’organo, pazienti con tumori, pazienti in trattamento con corticosteroidi).

Dal punto di vista clinico, ritroviamo: febbre, dispnea e tosse secca, perdita di peso, astenia, ipossia.

L’RX Torace mostra caratteristici infiltrati peri-ilari bilaterali diffusi. Tuttavia, fino al 30% dei pazienti ha dei reperti normali.

Per poter effettuare una diagnosi, dobbiamo andare ad: isolare il microrganismo in un campione di espettorato indotto e il campione deve essere prelevato tramite broncoscopia.

Il trattamento è con antibiotici, solitamente: trimetoprim/ sulfametossazolo.

Le risposte A e C non sono corrette.

Non è possibile identificare il P. jiroveci, con la sola sierologia su campioni ottenuti tramite broncoscopia.

Non è possibile identificare il P. jiroveci, con la sola sierologia su campioni ottenuti tramite broncoscopia.

I campioni di escreato sono solitamente ottenuti per induzione dell’espettorazione (con una sensibilità che può variare da 30% al 80%) o con la broncoscopia con lavaggio bronco-alveolare (con una sensibilità > 95%).

Per confermare la diagnosi di questo microrganismo è necessaria la istopatologica dell’organismo con Giemsa, Wright-Giemsa, Grocott modificato, Weigert-Gram o la colorazione con Ab monoclonale.

Allo stato attuale delle cose, non è disponibile alcun esame colturale per P.jirovecii.

 

La risposta D non è corretta.

Non è possibile diagnosticare l’infezione da P. Jiroveci con test sierologici mediante prelievo di sangue e urine.

 

La risposta E non è corretta.

In questo caso la biopsia polmonare non è opportuna e non chiariscono il dubbio diagnostico.

 


3 di 3 Domande

Il signor Scanzi, un contadino di mezza età, si presenta presso l’ambulatorio di oculistica dell’Arcispedale “Santa Maria Nuova” di Reggio Emilia, lamentando disturbi visivi all’occhio destro. Anamnesi patologica prossima: disturbi visivi all’occhio destro insorti da diversi anni e progressivamente in peggioramento. Non riferisce altri disturbi. Esame obiettivo: All’esame oftalmologico si osserva nell’occhio destro un’escrescenza di tessuto superficiale a forma di cuneo. Il tessuto è semiopaco, fortemente vascolarizzato e si estende dal lato mediale dell'occhio verso la pupilla, dove attraversa il limbus e blocca parzialmente la pupilla. L'acuità visiva è di 20/80 OD e 10/25 OS. Qual’è la terapia più idonea da adottare in questo caso?

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La risposta corretta è la D.

La Pinguecula e Pterigio sono formazioni con caratteristiche di benigne della congiuntiva. Molto spesso derivano da una irritazione attinica cronica.

Si riscontrano ad ore 3 o ad ore 9 o a entrambe.

Questo paziente presenta un pterigio.

La pinguecula è un ammasso di tessuto congiuntivale nel punto di unione della sclera e delle corna (a livello nasale o temporale).

Lo pterigo invece è un ammasso di tessuto congiuntivale che diventa vascolarizzato; inoltre può ridurre la visione e estendersi sulla cornea e distorcerla (la distorsione della cornea può portare al astigmatismo e riduzione della vista).

Inoltre, può causare sensazione di corpo estraneo.

Se i paziente è asintomatico non va trattato, mentre se crea disturbi, come nel nostro caso, va intrapreso un trattamento che consiste solitamente nelle fasi iniziali, quando i disturbi oculari sono solo di fastidio, nell’utilizzo di colliri lubrificanti e/o cortisonici al fine di ridurre l’iinfiammazione locale e l’irritazione, mentre quando lo pterigio aumenta di dimensioni e rischia di causare o causa un calo del visus (come nel nostro caso), l’unico trattamento efficace è l’asportazione chirurgica. L’asportazione pertanto può essere presa in considerazione: per motivi estetici, per migliorare la vista o per conservarla.

 

La risposta A non è corretta.

Se i paziente è asintomatico non va trattato, mentre se crea disturbi, come nel nostro caso, va intrapreso un trattamento mirato.

 

La risposta B non è corretta.

Non è una tecnica utilizzata per il trattamento del pterigio.

 

La risposta C non è corretta.

Rassicurare il paziente va bene se lo pterigio non determina alcun disturbo.

 

La risposta E non è corretta.

Lo pterigo non ha origine batterica.


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