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1 di 62 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


2 di 62 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

3 di 62 Domande

Stai svolgendo assistenza presso un reparto di chirurgia e durante il turno notturno trovi un paziente collegato al monitor incosciente con il seguente tracciato elettrocardiografico: Quali delle seguenti azioni e' quella corretta:

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La risposta corretta è la B
Nel reparto di chirurgia si trova un paziente incosciente con un tracciato elettrocardiografico che indica la necessità di iniziare le manovre per la RCP, quindi la risposta corretta è di iniziare le manovre di Rianimazione Cardiopolmonare (RCP). La scelta di avviare immediatamente la RCP si basa sulla valutazione clinica del paziente che appare privo di coscienza e presumibilmente in arresto cardiaco, suggerito dal tracciato elettrocardiografico. L'azione immediata è cruciale in queste situazioni di emergenza per tentare di ripristinare la circolazione sanguigna e l'apporto di ossigeno agli organi vitali, in particolare al cervello. La RCP è un insieme di manovre salvavita designed per sostituire temporaneamente la funzione cardiaca e respiratoria in un individuo che mostra segni di arresto cardiaco. Più specificamente, consiste nella combinazione di compressioni toraciche e, se necessario, ventilazioni artificiali. Queste manovre hanno lo scopo di mantenere la circolazione del sangue ossigenato nel corpo, in attesa dell'arrivo dei soccorsi avanzati e della possibilità di utilizzare altri dispositivi o farmaci che possano riportare il cuore a un ritmo normale. L'attuazione tempestiva della RCP può significativamente incrementare le possibilità di sopravvivenza e ridurre le complicazioni post-arresto, come danni neurologici, sottolineando l'importanza di una pronta risposta. Inoltre, la formazione ad ampio spettro sul riconoscimento dell'arresto cardiaco e sull'esecuzione della RCP dovrebbe essere incoraggiata per il personale sanitario e la popolazione generale, per garantire il massimo grado di efficacia nelle situazioni di emergenza reale.

4 di 62 Domande

Dovendo assistere una persona con convulsioni, quale dei seguenti comportamenti e' sbagliato?














La risposta corretta è la A
Assistere una persona con convulsioni richiede comportamenti adeguati, tra cui è sbagliato tentare di aprire la bocca per mettere un oggetto fra i denti, al fine di evitare morsi alla lingua. Questa pratica può causare più danni di quanti ne prevenga. La gestione appropriata delle convulsioni si concentra sulla sicurezza e sulla prevenzione del danno. Inserire oggetti nella bocca di qualcuno che sta avendo una convulsione è un mito pericoloso; può causare danni ai denti, alle gengive, e l'oggetto può diventare un rischio di soffocamento. Contrariamente a quanto comunemente creduto, è improbabile che la persona si morda seriamente la lingua durante una convulsione. La priorità dovrebbe essere quella di mettere la persona in sicurezza, prevenire lesioni da cadute o impatti contro oggetti e cercare assistenza medica se necessario. Importante è anche provare a girare la persona su un fianco per mantenere le vie aeree libere e monitorare senza trattenere i movimenti convulsivi. Le informazioni sulla gestione delle convulsioni, inclusi modi sicuri per assistere, enfatizzano l'importanza di rimanere calmi, assicurare un ambiente sicuro per la persona colpita e attendere che la convulsione termini naturalmente, intervenendo con pratiche di primo soccorso se vi sono evidenti rischi per la sicurezza o se la convulsione dura per un tempo inusualmente lungo. La chiave è l'assistenza attenta ma non invasiva.

5 di 62 Domande

Il GCS (Glasgow Coma Score) valuta ...














La risposta corretta è la B
Il Glasgow Coma Score (GCS) valuta lo stato di coscienza e la gravità del coma. La correttezza di questa risposta si basa sull'obiettivo del GCS di fornire una valutazione affidabile e obiettiva delle funzioni cerebrali di un paziente, in particolare in relazione al livello di coscienza. Il GCS misura tre aspetti: apertura degli occhi, risposta verbale e risposta motoria. Il punteggio totale, che varia da 3 (profondo coma o morte cerebrale) a 15 (persona completamente cosciente), permette ai medici di valutare la gravità dell'impairment neurologico e di monitorare l'evoluzione del paziente nel tempo. Questo strumento è ampiamente utilizzato nel contesto del trauma cranico, offrendo indicazioni essenziale per la gestione immediata e la prognosi del paziente. La sua semplicità e affidabilità rendono il GCS uno strumento chiave nel campo neurologico e del trauma, facilitando la comunicazione tra personale sanitario e assistendo nell'identificazione dei pazienti che richiedono ulteriori indagini diagnostiche o interventi.

6 di 62 Domande

Qual e' la definizione di evento sentinella nell'ambito del sistema qualita'?














La risposta corretta è la E
Un evento sentinella nell'ambito del sistema qualità è definito come un evento avverso di particolare gravità , che può essere indicativo di un serio malfunzionamento del sistema, potendo comportare morte o grave danno al paziente e causare una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del servizio sanitario. Una corretta comprensione degli eventi sentinella è cruciale per la sicurezza del paziente e l'efficacia del sistema sanitario. Questi eventi, come descritto, funzionano da spia per problemi sistemici o procedurali che necessitano di un'indagine approfondita e correttive immediate per prevenire ulteriori incidenti. La gravità dell'evento sentinella è tale che il suo verificarsi è un chiaro indicatore che esistono barriere di sicurezza che hanno fallito e quindi richiede un esame minuzioso delle politiche, delle procedure e dei sistemi in atto. Questa approfazione alla sicurezza dei pazienti mira a identificare e mitigare rischi potenzialmente catastrofici prima che possano ripetersi, migliorando così la qualità complessiva dell'assistenza sanitaria e ristabilendo la fiducia pubblica nel sistema sanitario. La natura estrema degli eventi sentinella necessita di un'analisi critica e di risposte sistemiche anziché individuali, evidenziando come la qualità dell'assistenza e la sicurezza del paziente siano prioritarie per le organizzazioni sanitarie.

7 di 62 Domande

Si definisce reazione avversa a un farmaco un effetto:














La risposta corretta è la A
La reazione avversa a un farmaco si definisce un effetto nocivo e non intenzionale quando il farmaco è somministrato alle dosi normali. Questo perché le reazioni avverse sono eventi indesiderabili che possono emergere nonostante l'uso del medicinale nel modo corretto e previsto, a differenza degli effetti legati a errori di prescrizione o somministrazione. Le reazioni avverse possono variare da lievi a severe e possono interessare qualsiasi sistema dell'organismo. Infatti, una reazione avversa a un medicinale incorpora un ampio spettro di effetti indesiderati che possono manifestarsi quando un paziente assume un farmaco seguendo le indicazioni prescritte. Queste reazioni possono essere causate da vari meccanismi, inclusi effetti diretti del farmaco sul corpo o risposte individuali peculiari, come ipersensibilità o allergie. La natura e la gravità delle reazioni avverse possono essere ampiamente variabili, interessando svariati organi e sistemi, come disturbi cutanei, gastrointestinali, neurologici, o effetti più seri come depressione del midollo osseo, tossicità epatica o reazioni anafilattiche. È cruciale per i professionisti sanitari riconoscere tempestivamente queste reazioni per valutare adeguatamente il rapporto rischio-beneficio di un trattamento, adottare le necessarie misure correttive, che possono includere la discontinuazione del farmaco, e implementare, se possibile, alternative terapeutiche più sicure per il paziente.

8 di 62 Domande

Per campionamento si intende in statistica:














La risposta corretta è la A
Il campionamento in statistica si riferisce alla selezione di un gruppo di individui appartenenti alla popolazione da esaminare. Questa metodologia ha la finalità di analizzare un sottoinsieme della popolazione generale per ottenere inferenze che possono essere generalizzate all'intera popolazione. È una pratica comune in vari ambiti di ricerca per ridurre costi e tempo, garantendo ancora la rappresentatività e la precisione dei risultati. Infatti, una corretta selezione dei campioni è essenziale per ridurre il margine di errore e per assicurare che i risultati siano quanto più possibile indicativi delle caratteristiche della popolazione dal quale il campione è estratto. Il processo di campionamento richiede la definizione dei criteri di selezione in modo che ogni individuo della popolazione interessata abbia una probabilità nota di essere incluso nel campione. Questo metodo permette agli statistici e ai ricercatori di fare previsioni e analisi senza la necessità di raccogliere dati sull'intera popolazione, facilitando così lo studio di grandi popolazioni attraverso l'indagine di un gruppo più piccolo ma rappresentativo.

9 di 62 Domande

Ab ingestis sta ad indicare una condizione derivante da...:














La risposta corretta è la A
Ab ingestis sta ad indicare una condizione derivante dall'inalazione di cibo preingerito. Questa condizione si verifica quando il materiale alimentare viene inalato nelle vie aeree, spesso a causa di un riflesso di deglutizione inappropriato o di una disfunzione nel meccanismo di protezione delle vie aeree. Il materiale inalato può causare vari problemi, tra cui infezioni (come la polmonite ab ingestis) e ostruzione delle vie aeree. In essenza, questo termine si focalizza sulle complicanze respiratorie derivate dall'entrata di materiale preingerito nell'albero tracheobronchiale, indicando un incidente nel quale parti di cibo o liquidi sfuggono meccanismi difensivi del corpo e entrano nelle vie aeree, conducendo potenzialmente a condizioni critiche come l'aspirazione polmonare. Questo fenomeno può essere particolarmente riscontrato in individui con difficoltà nella deglutizione o nei casi di perdita di coscienza, dove i normali riflessi della deglutizione e della tosse possono essere compromessi.

10 di 62 Domande

Nei disturbi da panico l'intervento infermieristico deve essere diretto a interrompere:














La risposta corretta è la D
Nei disturbi da panico, l'intervento infermieristico deve essere diretto a interrompere l'effetto dell'iperventilazione. L'iperventilazione è un sintomo comune nei disturbi da panico, in cui il paziente inizia a respirare velocemente e superficialmente. Questo può portare a un sentirsi soffocare, vertigini, debolezza, palpitazioni, e una sensazione di terrore. Interruzione dell'effetto dell'iperventilazione è cruciale per aiutare a calmare il paziente e a ristabilire un ritmo respiratorio normale. L'iperventilazione causa un abbassamento del livello di anidride carbonica nel sangue, portando a una condizione nota come alcalosi respiratoria. Questa condizione può innescare una serie di reazioni fisiologiche tra cui formicolii, spasmi muscolari e una sensazione di stordimento. Controllando la respirazione del paziente e aiutandolo a utilizzare tecniche di respirazione profonda o rilassamento può essere di grande aiuto. Questi interventi mirano a rallentare la respirazione, incrementare la concentrazione di anidride carbonica nel sangue, e di conseguenza minimizzare gli effetti collaterali fisiologici dell'iperventilazione e ridurre l'ansia. Il supporto emotivo, insieme a tecniche di gestione dello stress e ansia, è fondamentale per la cura e il benessere del paziente con disturbi da panico.

11 di 62 Domande

Quale tra le seguenti malattie richiede che venga istituito un isolamento da contatto?














La risposta corretta è la C
L'infezione da batteri con resistenze multiple richiede l'istituzione di un isolamento da contatto. Questa misura preventiva è essenziale per ridurre il rischio di trasmissione di batteri multiresistenti, noti anche per la loro difficile eradicazione con gli antibiotici convenzionali. Gli ospedali adottano protocolli di isolamento stringenti per prevenire la diffusione di tali infezioni, dato che i pazienti colpiti dai batteri multiresistenti necessitano di trattamenti specifici e spesso più complessi. Queste infezioni rappresentano una sfida notevole nel campo della medicina moderna a causa della loro capacità di resistere a molteplici farmaci antibiotici, rendendo le opzioni terapeutiche limitate e, in alcune circostanze, inefficaci. La gestione di queste infezioni richiede un approccio multidisciplinare, comprendendo sia misure preventive, come l'isolamento da contatto, sia la ricerca di trattamenti più efficaci e sicuri per superare la resistenza agli antibiotici.

12 di 62 Domande

Che tipo di precauzioni vanno adottate per un soggetto incontinente con diarrea acuta di origine ignota?














La risposta corretta è la B
Le precauzioni da adottare per un soggetto incontinente con diarrea acuta di origine ignota sono quelle di tipo contatto. La scelta delle precauzioni basate sul contatto è la risposta corretta perché garantiscono la prevenzione della diffusione di infezioni attraverso il contatto diretto o indiretto con il paziente. La diarrea può essere causata da una varietà di agenti patogeni, tra cui batteri, virus e parassiti che possono essere facilmente trasmessi da una persona all'altra attraverso il contatto con superfici contaminate o con le feci del paziente. Precauzioni di tipo contatto includono l'uso di guanti e camici quando si entra in contatto con il paziente o il suo ambiente immediato, così come misure specifiche per la gestione e la disinfezione delle superfici e degli oggetti toccati dal paziente. Utilizzare le precauzioni di contatto è essenziale per mirare a contenere la possibile trasmissione di agenti infettivi, soprattutto quando la fonte dell'infezione non è ancora stata identificata, assicurando così la sicurezza sia dei pazienti che del personale sanitario.

13 di 62 Domande

Per ittero si intende ...














La risposta corretta è la B
L'ittero è definito come un colore giallastro della pelle e delle sclere oculari. Questa condizione si verifica quando si accumula un livello elevato di bilirubina nel sangue, una sostanza gialla prodotta dal normale processo di degradazione dei globuli rossi. Normalmente, il fegato elabora la bilirubina, che poi viene eliminata dal corpo tramite le feci. Tuttavia, se il processo di elaborazione da parte del fegato è interrotto o se la produzione di bilirubina supera la capacità del fegato di elaborarla, il livello di bilirubina nel sangue aumenta, portando alla caratteristica colorazione giallastra di pelle e sclere oculari. L'ittero può essere indicativo di varie condizioni patologiche, che include disturbi del fegato come l'epatite, il danno epatico causato da alcool o farmaci, l'ostruzione dei dotti biliari, nonché altre condizioni che influiscono sulla produzione e eliminazione della bilirubina. La bilirubina è un componente del sangue che riesce a conferire alla cute e agli occhi quella particolare pigmentazione gialla quando la sua concentrazione nel circolo sanguigno è insolitamente elevata. Questo fenomeno può essere un campanello d'allarme importante per problemi alla salute che richiedono attenzione. Pertanto, la comparsa dell'ittero è un segnale che non deve essere ignorato e richiede un'accurata valutazione medica per identificare e trattare la causa sottostante.

14 di 62 Domande

Lo schermo facciale e' utilizzato per...














La risposta corretta è la B
Lo schermo facciale è utilizzato per proteggere anche gli occhi da schizzi di liquidi corporei. Questo è particolarmente importante in ambiente sanitario, dove il rischio di esposizione a fluidi corporei che possono trasmettere malattie è elevato. La protezione degli occhi, in aggiunta a quella di altre mucose come la bocca e il naso, è cruciale per prevenire l'ingresso di agenti patogeni nell'organismo. Gli schermi facciali forniscono una barriera protettiva contro la proiezione di goccioline, schizzi e spruzzi, riducendo il rischio di contaminazioni incrociate e di infezioni. Questi dispositivi sono progettati per offrire una protezione più ampia rispetto agli occhiali di sicurezza, coprendo anche parte del viso e a volte del collo, e sono utilizzati in numerosi contesti oltre a quello sanitario, come in laboratori di ricerca o in ambienti industriali dove vi è il rischio di esposizione a sostanze pericolose. La loro efficacia nella protezione da liquidi e particelle rende gli schermi facciali strumenti indispensabili nell'ambito delle precauzioni standard e delle misure di controllo delle infezioni.

15 di 62 Domande

Durante la tecnica di iniezione sottocutanea devi inserire lago con un'angolatura ...














La risposta corretta è la C
Durante la tecnica di iniezione sottocutanea l'ago deve essere inserito con un'angolatura compresa fra 45 e 90 gradi. Questa indicazione si basa sulla necessità di assicurare che il farmaco sia iniettato nel tessuto sottocutaneo e non in altri tessuti circostanti o nel flusso sanguigno. Le iniezioni sottocutanee sono comunemente impiegate per somministrare farmaci che richiedono un assorbimento lento e costante. Questa tecnica iniezione è utilizzata, ad esempio, per la somministrazione di insulina, alcuni vaccini e farmaci per la fertilità . L'angolazione di iniezione è decisiva per posizionare l'ago nella giusta profondità e nel corretto strato di tessuto. Un'angolazione tra 45 e 90 gradi massimizza la probabilità che il medicinale sia rilasciato nel tessuto sottocutaneo, aumentando così l'efficacia del trattamento e riducendo il rischio di complicanze come l'irritazione tessutale o l'iniezione in un vaso sanguigno. La precisione nell'angolazione garantisce che il farmaco sia assorbito nel modo più efficace e sicuro possibile.

16 di 62 Domande

La presenza di secrezioni nelle cavita' nasali che possono originare sia da un semplice essudato sia da un processo patologico e' detta ...














La risposta corretta è la C
La presenza di secrezioni nelle cavità nasali che possono originare sia da un semplice essudato sia da un processo patologico è detta rinorrea. Questa condizione rispecchia una vasta gamma di cause, che vanno dalle infezioni, come quelle da raffreddore comune, alle allergie, fino a motivi più seri come disordini cronici delle vie respiratorie superiori. La rinorrea si manifesta con l'aumento della produzione e la fuoriuscita di secrezioni nasali, che possono variare nella consistenza e nel colore a seconda della causa scatenante. Infatti, il processo alla base della rinorrea prevede spesso una risposta infiammatoria o una reazione allergica, in cui le cellule dell'immunità e sostanze come l'istamina contribuiscono ad aumentare la produzione di muco da parte delle ghiandole nasali, come meccanismo di difesa per rimuovere irritanti o patogeni. Tuttavia, nonostante la sua natura di meccanismo protettivo, la rinorrea può diventare problematica quando è cronica o particolarmente abbondante, interferendo con le attività quotidiane e la qualità della vita, rendendo necessaria una valutazione medica per identificarne la causa e intraprendere il trattamento più appropriato.

17 di 62 Domande

Il quadro clinico della disidratazione e' caratterizzato da ...














La risposta corretta è la C
Il quadro clinico della disidratazione è caratterizzato da secchezza della cute, ipotensione, tachicardia e oliguria. Questi sintomi indicano una riduzione del volume di fluido corporeo, in particolare dell'acqua, che compromise il normale funzionamento del corpo. La disidratazione si verifica quando l'uso o la perdita di liquidi supera l'introito di liquidi. Ciò può derivare da situazioni diverse, inclusa una ridotta assunzione di acqua, perdite eccessive attraverso il sudore, la diarrea o il vomito. La condizione può influenzare una varietà di sistemi nel corpo e portare a severi esiti se non trattata adeguatamente. L'oliguria, o la ridotta diuresi, insieme alla secchezza della cute, è un indicatore precoce del volume ridotto di fluido corporeo. L'ipotensione sottolinea la ridotta circolazione del sangue, conseguenza directta della perdita di liquidi, mentre la tachicardia è un tentativo del corpo di mantenere una adeguata resa cardiaca di fronte alla riduzione del volume di sangue. Complessivamente, questi sintomi forniscono un chiaro segnale dell'impatto che la disidratazione può avere sull'omeostasi del corpo. Una diagnosi tempestiva e l'intervento con riidratazione possono invertire gli effetti, sottolineando l'importanza del riconoscimento di questi sintomi critici.

18 di 62 Domande

I segni e i sintomi di uno shock ipovolemico sono:














La risposta corretta è la B
Gli segni e sintomi dello shock ipovolemico comprendono cute delle estremità fredda ed umida, oliguria, ipotensione, tachicardia, alterazione dello stato mentale. Questa risposta è corretta poiché rispecchia la fisiopatologia dello shock ipovolemico, causato da una drastica diminuzione del volume ematico circolante. Importante in medicina, lo shock ipovolemico riguarda una emergenza in cui il cuore non può pompare sangue sufficiente a tutto il corpo, spesso dovuto a grave perdita di sangue, disidratazione, o gravi ustioni. In condizioni normali, il corpo regola attentamente il volume di sangue circolante, la distribuzione del sangue alle varie parti del corpo, e la pressione sanguigna per assicurarsi che ogni tessuto riceva un adeguato apporto di ossigeno e nutrienti. Quando avviene uno shock ipovolemico, questa regolazione viene compromessa a causa della riduzione del volume ematico. La cute delle estremità diviene fredda ed umida per lo sforzo del corpo di centralizzare la circolazione e mantenere il flusso verso gli organi vitali. La oliguria è un segno di ridotta perfusione renale. L'ipotensione indica una diminuzione della pressione arteriosa secondaria alla riduzione del volume ematico. La tachicardia è una risposta compensatoria volte a mantenere l'adeguatezza della gittata cardiaca. Infine, l'alterazione dello stato mentale riflette la ridotta perfusione cerebrale. Il riconoscimento precoce dei segni e sintomi dello shock ipovolemico è essenziale per implementare tempestivamente interventi salvavita.

19 di 62 Domande

Quale affermazione sarebbe piu' appropriata da riportare nella documentazione infermieristica nel caso di un evento caduta non testimoniato?














La risposta corretta è la C
La risposta corretta all'interrogativo sulla documentazione infermieristica in caso di caduta del paziente non testimoniata è : "Appena entrato nella stanza ho visto il paziente disteso a terra". Questa affermazione è appropriata perché si concentra sui fatti osservabili senza assumere le cause dell'accaduto, mantenendo un approccio obiettivo. Una caduta non testimoniata nell'ambiente sanitario rappresenta un significativo evento avverso, che può indicare una varietà di rischi per il paziente, inclusi quelli associati alla loro mobilità , stato di coscienza, o eventuali effetti collaterali di trattamenti in corso. La segnalazione e documentazione esatte di tale evento sono cruciali per l'analisi delle cause e la prevenzione di futuri incidenti. Nella documentazione infermieristica, è fondamentale adottare un linguaggio che rifletta esclusivamente ciò che è stato effettivamente osservato o direttamente rilevato. Speculazioni sulle possibili cause dell'evento, come la suggestion di comportamenti a rischio (ad esempio, arrampicarsi sulle sponde del letto) o l'efficacia di misure preventive non implementate (come l'uso di letti più bassi o di sedativi), possono portare a interpretazioni soggettive e imprecise del rischio, complicando le analisi degli incidenti e la pianificazione delle misure protettive. La corretta documentazione degli eventi avversi, come indicato dalla risposta, consente di stabilire un percorso chiaro per indagini successive, fondamentali per migliorare la sicurezza del paziente e implementare adeguate strategie di prevenzione. Questo approccio basato sui fatti contribuisce all'obiettivo di offrire cure sicure e di alta qualità , minimizzando le probabilità di incidenti futuri.

20 di 62 Domande

Le lesioni da pressione ai talloni con escara asciutta:














La risposta corretta è la E
Le lesioni da pressione ai talloni con escara asciutta non devono essere sbrigliate, ma si valutano giornalmente per monitorarne eventuali complicanze che richiedono lo sbrigliamento. Questa approccio è adottato perché lo sbrigliamento delle lesioni da pressione con escara secca può non essere necessario fino a che non si manifestano segni di infezione o altra problematica. Le lesioni da pressione (o piaghe da decubito) rappresentano danni o necrosi dei tessuti causati dalla prolungata pressione su una parte del corpo, tipicamente su punti di appoggio in pazienti immobili. L'escara secca forma una sorta di barriera protettiva sulle lesioni da pressione; pertanto, rimuoverla prematuramente potrebbe esporre il tessuto a un rischio maggiore di infezione o ritardare la guarigione. Il monitoraggio giornaliero permette di individuare tempestivamente segni di peggioramento come edema, eritema, fluttuazione, e secrezioni, indicando la necessità di un potenziale sbrigliamento per prevenire ulteriori danni o infezioni. In assenza di tali segnali, mantenere l'escara asciutta e integra rappresenta la migliore scelta per mitigare il rischio di complicanze, supportando un ambiente favorevole alla cicatrizzazione naturale.

21 di 62 Domande

Nei reparti di terapia intensiva la cura degli occhi fa parte delle procedure di assistenza per i soggetti con meccanismi di difesa compromessi. Secondo la best practice del Joanna Briggs Institute for Evidence Based Nursing and Midwifery del 2002 la prevenzione dell'essiccamento e delle abrasioni corneali avviene attraverso:














La risposta corretta è la B
La best practice del Joanna Briggs Institute for Evidence Based Nursing and Midwifery del 2002 sottolinea che la prevenzione dell'essiccamento e delle abrasioni corneali nei reparti di terapia intensiva si attua attraverso l'utilizzo di pomate e gocce. Questa pratica è essenziale per i pazienti con meccanismi di difesa compromessi, in quanto sono più vulnerabili a patologie oculari dovute a mancata lubrificazione e protezione degli occhi. L'essiccamento e le abrasioni corneali possono derivare da vari fattori, specialmente in ambiente ospedaliero dove i pazienti possono non essere in grado di gestire autonomamente la salute dei loro occhi. Le pomate e le gocce oftalmiche svolgono un ruolo pivotale nel mantenere il film lacrimale e nell'assicurare un'idratazione adeguata, contribuendo così a prevenire danni alla cornea. Questi prodotti aiutano a stabilizzare la superficie oculare, offrendo una barriera protettiva che previene la disidratazione e le lesioni meccaniche che possono avvenire per contatto o esposizione prolungata a ambienti ostili, come appunto può essere l'ambiente ospedaliero. La corretta lubrificazione degli occhi attraverso pomate e gocce è quindi una misura critica per garantire la salute oculare di questi pazienti, mirando a preservare la funzionalità visiva e a evitare complicazioni potenzialmente gravi associate a lesioni corneali.

22 di 62 Domande

Qual e' il volume di urina, espresso in ml/kg/h, prodotto dai reni di un adulto sano, in condizioni normali?














La risposta corretta è la B
La produzione di urina dai reni di un adulto sano, in condizioni normali, è circa 0,9-1,1 ml/kg/h. Questo dato è coerente con le funzioni renali normali, che regolano il volume e la composizione degli elettroliti nell'urina per mantenere l'equilibrio dei fluidi e degli elettroliti nel corpo. I reni filtrano i rifiuti dal sangue e li escretano insieme all'acqua superflua sotto forma di urina. La produzione di urina varia in base alle esigenze fisiologiche dell'individuo, influenzata da fattori come l'assunzione di liquidi, il clima e lo stato di salute. La capacità dei reni di concentrare o diluire l'urina permette all'organismo di mantenere un equilibrio idrico ottimale. La produzione di urina nelle quantità indicate (0,9-1,1 ml/kg/h) rappresenta indicativamente la capacità dei reni di esercitare la loro funzione di escrezione e regolazione in maniera efficiente, senza indicare né uno stato di diuresi eccessiva né al contrario una insufficienza nella produzione di urina, situazioni entrambe che richiederebbero investigazioni mediche per identificare eventuali patologie sottostanti.

23 di 62 Domande

Le feci acoliche corrispondono a quale delle seguenti condizioni:














La risposta corretta è la E
Le feci acoliche sono caratterizzate dal loro aspetto biancastro. Questa colorazione delle feci si verifica quando la bile non raggiunge l'intestino. La bile è un liquido prodotto dal fegato e conservato nella cistifellea, essenziale per la digestione dei grassi e per impartire alle feci il loro colore marrone normale. La mancanza di bile può essere causata da diverse condizioni patologiche, che influiscono sull'apparato digerente o sul flusso della bile stessa. Le patologie che possono determinare feci acoliche includono ostruzioni del dotto biliare, come possono essere causate da calcoli biliari, tumori o infiammazioni delle vie biliari. Altre cause possono essere patologie epatiche, come l'epatite, che interferiscono con la produzione di bile, o condizioni che colpiscono la cistifellea, ostacolandone il rilascio di bile. Queste condizioni si manifestano con una serie di sintomi che possono includere colorazione gialla della pelle e degli occhi (ittero), dolore addominale, itterizia e, appunto, feci acoliche. La mancanza di colore nelle feci è un segnale importante che indica un problema nel processo digestivo, in particolare nella produzione, nell'immagazzinamento o nel trasporto della bile.

24 di 62 Domande

Indicare gli abbinamenti corretti dei seguenti valori di laboratorio utilizzati per la valutazione dell'equilibrio idroelettrolitico:














La risposta corretta è la D
La risposta corretta è che nessuna delle altre alternative proposte è corretta per valutare l'equilibrio idroelettrolitico. Questo perché , in condizioni normali, i valori standard di riferimento sono differenti da quelli presentati nelle opzioni errate. L'equilibrio idroelettrolitico è essenziale per molte funzioni del corpo e la sua regolazione dipende da diversi fattori, incluso l'apporto e l'escrezione di acqua e elettroliti. I valori corretti, generalmente accettati, nella popolazione adulta sana sono per la sodiemia tra 135 e 145 mEq/l, che riflette la concentrazione di sodio nel sangue, elemento cruciale per il controllo della pressione osmotica e del volume del liquido extracellulare. La potassiemia, che indica la concentrazione di potassio nel sangue, dovrebbe essere compresa tra 3,5 e 5,0 mEq/l. Il potassio è fondamentale per la funzione muscolare, inclusa quella cardiaca. Infine, la calcemia, che misura la concentrazione di calcio nel sangue, svolge ruoli vitali nella coagulazione del sangue, nella trasmissione degli impulsi nervosi, nella contrazione muscolare e nella salute scheletrica, dovrebbe essere tra 8,6 e 10,2 mg/dl. Perturbazioni dell'equilibrio idroelettrolitico, come ipernatremia, iponatremia (anormalità dei livelli di sodio), iperkaliemia, ipokaliemia (anormalità dei livelli di potassio), ipercalcemia e ipocalcemia (anormalità dei livelli di calcio), possono riflettere o contribuire a diverse condizioni cliniche, alcune delle quali potenzialmente gravi. Queste condizioni possono derivare da una vasta gamma di cause, incluse malattie renali, disturbi endocrini, assunzione di farmaci e altri problemi di salute.

25 di 62 Domande

Stai assistendo un paziente con embolia polmonare e la prescrizione medica prevede che inizi uninfusione continua di Eparina a 750 UI/h. I protocolli operativi di reparto prevedono la diluizione di 1 fiala di Eparina da 25.000 UI/5ml fino a 50 ml con soluzione fisiologica. A quanti ml/h devi impostare la pompa siringa?














La risposta corretta è la E
La prescrizione per un paziente con embolia polmonare è un'infusione continua di Eparina a 750 UI/h. La diluizione è di 1 fiala di Eparina da 25.000 UI in 50 ml di soluzione fisiologica, quindi per avere 750 UI/h occorre impostare la pompa a 1,5 ml/h. L'emboia polmonare è un'interruzione dell'apporto di sangue a una parte del polmone a causa di un embolo che ostruisce l'arteria polmonare o uno dei suoi rami. Ciò può causare danni ai tessuti del polmone ed è una condizione che richiede intervento immediato perché può essere fatale. Il trattamento rapido con anticoagulanti, come l'Eparina, è vitale per prevenire la formazione di ulteriori coaguli. L'Eparina agisce rapidamente, prevenendo la crescita dei coaguli e permettendo al corpo di naturalmente decomporli, riducendo così il rischio che l'emboia aumenti o che se ne formino di nuovi. Questo intervento è cruciale per proteggere la funzionalità polmonare e per prevenire ulteriori complicazioni, come l'ipertensione polmonare o danni irreversibili ai tessuti polmonari.

26 di 62 Domande

Il protocollo per la somministrazione di eparina prevede l'infusione di una soluzione con concentrazione pari a 50.000 Unita' / 50 ml. Se la velocita' di infusione della soluzione e' di 1 ml/ora, quante unita' di eparina sono state somministrate dopo 10 ore.














La risposta corretta è la A
La velocità di infusione della soluzione di eparina è di 1 ml/ora e, dato che la concentrazione è di 50.000 Unità ogni 50 ml, in 10 ore vengono somministrate 10.000 Unità di eparina. Questo calcolo è basato sulla proporzionalità diretta tra la concentrazione della soluzione e il volume infuso nel tempo. L'eparina è un anticoagulante ampiamente utilizzato per prevenire e trattare la trombosi venosa, l'embolia polmonare, e le complicazioni della trombosi in pazienti con infarto miocardico acuto. Agisce accelerando l'azione dell'antitrombina III, una proteina che inibisce vari fattori della coagulazione, specialmente la trombina e il fattore Xa. Questo meccanismo di azione aiuta a ridurre la formazione di coaguli all'interno dei vasi sanguigni. Il corretto dosaggio e la gestione dell'eparina sono cruciali, dato che un sottodosaggio potrebbe non essere efficace nella prevenzione della coagulazione, mentre un sovradosaggio potrebbe aumentare il rischio di sanguinamento. Per questo, il monitoraggio frequente dei tempi di coagulazione, come il tempo di tromboplastina parziale attivato (aPTT), è fondamentale durante la terapia con eparina per assicurare l'efficacia e la sicurezza del trattamento. L'uso dell'eparina richiede quindi un'accurata valutazione clinica e di laboratorio del paziente, per calibrare la dose in modo da massimizzare i benefici terapeutici minimizzando i rischi associati.

27 di 62 Domande

Quali sono le ipotesi in cui il legislatore richiama espressamente il segreto professionale?














La risposta corretta è la E
La domanda riguardava le ipotesi in cui il legislatore richiama espressamente il segreto professionale, e la risposta corretta è E) Tutte le altre alternative proposte sono corrette. Questo indica che il legislatore richiama il segreto professionale in contesti diversi, inclusi casi di tossicodipendenza, AIDS, violenza sessuale e l'interruzione volontaria della gravidanza. La riservatezza in questi ambiti è fondamentale per proteggere la privacy e la dignità delle persone coinvolte, promuovendo così un ambiente in cui i pazienti si sentono sicuri a divulgare informazioni sensibili essenziali per ricevere le cure appropriate. Il segreto professionale in questi casi è salvaguardato per legge per assicurare che i dati personali e le condizioni di salute siano trattati con la massima discrezione, sostenendo il diritto alla privacy e incoraggiando una comunicazione aperta e onesta tra il paziente e i professionisti della salute. Questo dimostra la consapevolezza del legislatore sulle delicatezza di certe condizioni e situazioni, sottolineando l'importanza della fiducia nel rapporto medico-paziente per un efficace percorso di cura.

28 di 62 Domande

L'Articolo 24 del Codice Deontologico del 2009 recita: L'infermiere aiuta e sostiene l'assistito nelle scelte, fornendo informazioni di natura assistenziale in relazione ai progetti diagnostico-terapeutici e adeguando la comunicazione alla sua capacita' di comprendere. Stiamo parlando di:














La risposta corretta è la C
L'Articolo 24 del Codice Deontologico del 2009 riguarda il consenso informato, che corrisponde alla prassi mediante la quale l'infermiere aiuta e sostiene l'assistito nelle scelte, fornendo informazioni riguardanti progetti diagnostico-terapeutici e adattando la comunicazione alla sua capacità di comprendere. Il consenso informato è essenziale nella pratica clinica come meccanismo per rispettare i diritti dei pazienti e validarne le libertà individuali nel prendere decisioni informate riguardo alla propria cura. Si tratta di un processo attraverso il quale un paziente acquisisce una comprensione adeguata dell'intervento proposto, dei suoi benefici, rischi, alternative possibili e delle conseguenze dell'assenza di trattamento. Questo processo garantisce la promozione dell'autonomia del paziente, consentendogli di esprimere una scelta informata dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie relative ai piani diagnostici e terapeutici proposti dal personale sanitario. Mira così a stabilire un rapporto basato sulla fiducia e trasparenza fra il professionista e il paziente, assicurando che la decisione sia presa con piena consapevolezza di causa.

29 di 62 Domande

Il D.M. 739/94 e' anche conosciuto come profilo professionale di quale delle seguenti figure sanitarie?














La risposta corretta è la A
Il D.M. 739/94 riguarda il profilo professionale del tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, non delle altre figure sanitarie elencate. La precisa individuazione e delimitazione delle competenze di questa figura si basa sui bisogni di prevenire malattie e promuovere la salute nei luoghi di lavoro e nell'ambiente. Il tecnico della prevenzione ha il compito di intervenire sulle condizioni che possono influenzare la salute della popolazione, operando in sinergia con altri professionisti sanitari per identificare, valutare e gestire i rischi, favorendo stili di vita salutari e ambienti sicuri. La formazione specifica mira a fornire le competenze necessarie per riconoscere e ridurre i rischi per la salute, intervenire in situazioni di emergenza sanitaria e promuovere iniziative di prevenzione. Questo ruolo è fondamentale per la tutela della salute pubblica, richiedendo una preparazione attenta alle dinamiche sociosanitarie e ambientali. La definizione del profilo professionale tramite il D.M. 739/94 sottolinea l'importanza di una figura professionale specializzata nella prevenzione, evidenziando il valore della multidisciplinarietà nel campo della salute e sicurezza sul lavoro.

30 di 62 Domande

In un reparto di chirurgia, durante la sorveglianza, trovi un paziente incosciente, collegato al monitor, con il seguente tracciato elettrocardiografico. Quale serie di azioni, tra quelle descritte poni in essere:

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La risposta corretta è la A
In un reparto di chirurgia, l'azione corretta di fronte a un paziente incosciente con un tracciato elettrocardiografico preoccupante è : Allertare il team avanzato, chiedere un defibrillatore semi-automatico e il carrello delle emergenze, iniziare manovre di rianimazione cardio-polmonare, applicare il defibrillatore semi-automatico e supportare il team avanzato. Questa risposta è motivata dall'immediata necessità di rispondere a una situazione di arresto cardiaco, il cui trattamento richiede un intervento rapido e coordinato. Durante un arresto cardiaco, le manovre di rianimazione cardio-polmonare (CPR) e l'uso precoce di un defibrillatore aumentano significativamente le probabilità di sopravvivenza del paziente. La chiave è mantenere la perfusione degli organi vitali, specialmente il cervello e il cuore, fino a quando non è possibile ristabilire un ritmo cardiaco efficace con l'utilizzo del defibrillatore. Supportare il team avanzato facilita una gestione più completa della situazione, permettendo di integrare ulteriori trattamenti salvavita, come somministrazione di farmaci e monitoraggio avanzato. Questa sequenza di azioni favorisce le migliori possibilità di recupero per il paziente, consonemente alle pratiche di emergenza raccomandate in scenari di arresto cardiaco.

31 di 62 Domande

In un paziente in edema polmonare , quali dei seguenti farmaci fa parte di quelli prescritti abitualmente?














La risposta corretta è la A
Nel trattamento dell'edema polmonare, la Furosemide è spesso prescritta. Questo perché l'edema polmonare, una condizione di eccessivo liquido nei polmoni, può derivare da diversi motivi, quali insufficienza cardiaca, in cui il cuore non pompa adeguatamente, causando l'accumulo di fluido negli alveoli polmonari. La Furosemide agisce come un diuretico dell’ ansa, incrementando l’ escrezione di sodio e acqua dai reni, alleviando così il carico di fluido e riducendo l’ edema. Un'accurata esposizione della patologia e del meccanismo di azione della Furosemide aiuta a capire la sua efficacia nel trattamento dell'edema polmonare. La condizione è caratterizzata dalla presenza anormale di liquido negli spazi alveolari e interstiziali dei polmoni, portando a difficoltà respiratorie. Il fluido in eccesso può essere il risultato di un'alterata funzione cardiaca, pressione nel circolo polmonare, oppure da danni alla barriera alveolo-capillare. L'accumulo di liquido negli alveoli impedisce un adeguato scambio di ossigeno, causando ipossia. La Furosemide, eliminando i liquidi in eccesso attraverso un meccanismo diuretico, aiuta a ridurre il volume del sangue e la pressione nei vasi polmonari, facilitando così la funzione respiratoria e alleviando i sintomi dell'edema polmonare. Questa azione diretta sul ridimensionamento del volume fluido corporeo rende la Furosemide particolarmente efficace e ampiamente prescritta in questa condizione.

32 di 62 Domande

Il sig Rossi, diabetico ricoverato per scompenso cardiaco, manifesta i seguenti sintomi: sete - stimolo alla minzione - secchezza del cavo orale - mancanza di appetito - Quali delle seguenti valutazioni ritieni possa essere corretta:














La risposta corretta è la E
Il sig Rossi manifesta sintomi quali sete intensa, frequente stimolo alla minzione, secchezza del cavo orale e mancanza di appetito, suggerendo la condizione di iperglicemia. Questi sintomi sono indicativi di un'elevata concentrazione di glucosio nel sangue, una condizione spesso riscontrata nei pazienti diabetici. L'iperglicemia si verifica quando il corpo non ha abbastanza insulina o non può utilizzare l'insulina in modo efficiente, portando a livelli elevati di glucosio nel sangue. La patologia sottostante, in questo caso, è l'iperglicemia, che può essere pericolosa se non trattata tempestivamente. Questa condizione può portare a complicazioni acute e a lungo termine, influenzando diversi organi e sistemi nel corpo. La sete eccessiva e l'incremento dell'urina (poliuria) sono tra i primi segnali, in quanto il corpo tenta di eliminare l'eccesso di glucosio attraverso l'urina. La secchezza delle mucose e la mancanza di appetito sono segnali collateral che possono emergere quando i livelli di glucosio rimangono elevati per periodi prolungati. Se non gestita correttamente, l'iperglicemia può evolvere in condizioni più gravi come la chetoacidosi diabetica nei pazienti con diabete di tipo 1 o il coma iperglicemico non chetotico nei casi di diabete di tipo 2, sottolineando l'importanza di un controllo e trattamento tempestivo dei livelli di glucosio nel sangue.

33 di 62 Domande

Stai controllando gli esami ematochimici del signor Bianchi che deve essere sottoposto ad un intervento di chirurgia addominale. Quale dei seguenti valori e' opportuno riportare tempestivamente al chirurgo?














La risposta corretta è la C
Nel controllo degli esami ematochimici del signor Bianchi, che deve subire un intervento di chirurgia addominale, è particolarmente rilevante riportare tempestivamente al chirurgo un valore di creatininemia di 2,1 mg/dl. Questo dato è significativo poiché indica una possibile insufficienza renale. Infatti, la creatininemia misura la concentrazione di creatinina nel sangue, prodotto derivato dal metabolismo muscolare e filtrato dai reni. Valori elevati suggeriscono una ridotta capacità dei reni di filtrare adeguatamente la creatinina, indicando pertanto una possibile insufficienza renale. Questa condizione può variare da lieve a grave e influenzare notevolmente la gestione del paziente pre e post-operatoria, in quanto le funzioni renali sono essenziali per l'eliminazione di sostanze nocive dal corpo, il mantenimento dell'equilibrio idro-elettrolitico e acido-base. Pertanto, un valore aumentato di creatinina nel sangue richiede una valutazione accurata dei rischi e delle precauzioni necessarie per procedere con l'intervento chirurgico, garantendo la sicurezza e la salute del paziente.

34 di 62 Domande

Se, in un paziente adulto di 70 kg di peso, il volume di urina emesso nelle 24 h e' di 365 ml siamo di fronte a:














La risposta corretta è la A
In un paziente adulto di 70 kg di peso, un'emissione di urina di 365 ml nelle 24 ore indica che siamo di fronte a un caso di oliguria. L'oliguria è definita dalla produzione di urina ridotta, specificamente meno di 400 ml nelle 24 ore per un adulto. Questa condizione può essere un segno di vari problemi renal o urinari, segnalando potenzialmente un'insufficienza renale acuta o cronica, restrizioni di fluido, un aumento delle perdite di liquido (come sudorazione eccessiva o diarrea), o ostruzioni urinarie. È importante identificare la causa sottostante e trattarla tempestivamente per evitare complicazioni a lungo termine. L'oliguria viene diagnosticata attraverso la rilevazione di una produzione urinaria anormalmente bassa, che, se non trattata, può portare a un accumulo di sostanze tossiche nell'organismo che normalmente sarebbero escrete attraverso i reni. La valutazione iniziale mira a identificare la causa dell'oliguria, che può variare da condizioni facilmente trattabili a situazioni mediche più gravi che richiedono interventi specifici e tempestivi. La gestione della oliguria richiede attenzione alla possibile necessità di correzione di fluidi e elettroliti, oltre alla valutazione dell'esigenza di trattamenti mirati alla causa sottostante, per ripristinare la funzionalità renale normale e prevenire danni renali permanenti.

35 di 62 Domande

Il rischio clinico puo' essere definito come ... :














La risposta corretta è la E
Il rischio clinico può essere definito come la probabilità di un paziente di essere vittima di un evento avverso. Questa definizione mette in luce l'importanza della sicurezza del paziente all'interno dell'ambiente sanitario. Gli eventi avversi in ambito sanitario possono comprendere una vasta gamma di situazioni non desiderate, quali complicazioni post-procedurali, errori di medicazione o diagnosi errate, che possono avere impatti negativi significativi sulla salute del paziente. La gestione del rischio clinico mira a identificare, valutare e ridurre la probabilità che questi eventi si verifichino, migliorando così la qualità delle cure e garantendo la sicurezza dei pazienti. La focalizzazione sul rischio clinico solleva la necessità di adottare misure preventive, come la formazione del personale sanitario, l'uso di tecnologie dedicate alla sicurezza dei pazienti e lo sviluppo di politiche ospedaliere che tengono conto dei fattori di rischio individuati. Inoltre, l'analisi degli eventi avversi, quando si verificano, fornisce informazioni cruciali per prevenirne la ricorrenza. In sintesi, la corretta gestione del rischio clinico è essenziale per migliorare l'esperienza complessiva del paziente e ridurre la probabilità di insorgenza di eventi avversi, contribuendo a promuovere un ambiente sanitario più sicuro ed efficace.

36 di 62 Domande

Il GCS (Glasgow Coma Score) assume un punteggio minimo di ...














La risposta corretta è la C
Il GCS (Glasgow Coma Score) assume un punteggio minimo di tre. Questo perché rappresenta la scala di misurazione standard per determinare il livello di coscienza e la gravità di una lesione cerebrale. La scala valuta tre componenti: la risposta apertura degli occhi, la risposta verbale e la risposta motoria. Il punteggio minimo che può essere ottenuto è 1 per ogni categoria, portando a un minimo complessivo di 3, che indica un profondo stato di incoscienza o coma. Un punteggio di 3 sul GCS suggerisce una grave lesione cerebrale o coma, con assenza di risposte oculari, verbali e motorie. Questo sistema di valutazione è criticale nell'assistenza iniziale e nella determinazione del trattamento per i pazienti con lesioni cerebrali, permettendo ai professionisti della salute di valutare rapidamente la gravità dell'infortunio e di fornire un'adeguata gestione clinica. La precisa metodologia di scoring e interpretazione del GCS è fondamentale nel campo della neurologia e del trauma, facilitando la comunicazione tra i team di assistenza sanitaria e contribuendo significativamente alla pianificazione del trattamento e alla prognosi del paziente.

37 di 62 Domande

I centri nervosi che regolano la ventilazione si trovano a livello:














La risposta corretta è la B
I centri nervosi che regolano la ventilazione si trovano a livello del bulbo e del ponte. Questo perché queste regioni del cervello sono essenziali per la regolazione automatica del respiro. Il bulbo contiene centri respiratori primari che regolano la frequenza e il ritmo del respiro, mentre il ponte funge da ponte di comunicazione e coordinamento tra il midollo spinale e il resto del cervello, influenzando anche la profondità della respirazione. La corretta regolazione della ventilazione è vitale per mantenere i livelli adeguati di ossigeno e anidride carbonica nel sangue. Quando i livelli di CO2 nel sangue aumentano, i recettori chimici stimolano i centri del bulbo a modificare il ritmo respiratorio per espellere più CO2, mentre una diminuzione di CO2 tenderà a rallentare la respirazione. Altrettanto, variazioni dell'ossigeno e del pH del sangue possono influenzare l'attività respiratoria. L'efficienza di questo sistema garantisce la stabilità dei gas sanguigni ed è fondamentale per la sopravvivenza.

38 di 62 Domande

La cardioversione elettrica sincronizzata puo' essere indicata in caso di:














La risposta corretta è la C
La cardioversione elettrica sincronizzata è indicata in caso di flutter atriale. Il flutter atriale è una patologia in cui l'atrio, una delle due camere superiori del cuore, contrae a un ritmo molto veloce e regolare, convertendo sei di norma circa 240-340 battiti al minuto. Questo impedisce una corretta e coordinata contrazione con il ventricolo, il che può portare a varie problematiche, includendo una diminuita funzionalità cardiaca. La sincronizzazione significa che l'apparecchio per la cardioversione aspetta un punto preciso nel ciclo cardiaco prima di fornire una scarica elettrica, riducendo il rischio di indurre altre aritmie more serie durante la procedura. Questo si fa principalmente attenendosi al picco dell'onda R nel tracciato ECG, per massimizzare l'efficacia della procedura e minare la sicurezza del paziente. Questo procedimento è mirato alla restaurazione di un ritmo cardiaco normale, quando condizioni cliniche come il flutter atriale potrebbero causare sintomi severi o una minaccia alla salute del paziente. Questo tipo di intervento è indicato dopo che altri trattamenti, come la farmacoterapia, non sono stati efficaci o in situazioni in cui è necessario un intervento immediato per stabilizzare il paziente.

39 di 62 Domande

Il solfato di protamina trova impiego per neutralizzare la tossicita' da:














La risposta corretta è la B
Il solfato di protamina è utilizzato per neutralizzare la tossicità dall'eparina. L'eparina è un anticoagulante comunemente usato per prevenire la formazione di coaguli che possono ostruire vasi sanguigni, comportando rischi come ictus e infarti. In caso di eccesso di eparina nel sangue, che potrebbe causare emorragie, il solfato di protamina agisce legandosi all'eparina, neutralizzandone l'effetto anticoagulante. Questo processo è cruciale per controllare l'equilibrio fra coagulazione e anticoagulazione nel corpo. Quando l'eparina viene somministrata per impedire la formazione di coaguli, la sua attività deve essere attentamente bilanciata per evitarne gli effetti collaterali, come un'eccessiva tendenza alle emorragie. In questo scenario, il solfato di protamina funge da "antidoto" per arrestare rapidamente l'azione dell'eparina quando necessario, permettendo di gestire situazioni di emergenza o di sovradosaggio. Questa interazione è fondamentale in ambiente clinico, specialmente durante e dopo interventi chirurgici o in altri contesti dove l'uso dell'eparina è prevalente per la gestione dei rischi trombotici.

40 di 62 Domande

Nella prima fase del morbo di Alzheimer sono riscontrabili:














La risposta corretta è la D
Nella prima fase del morbo di Alzheimer sono riscontrabili difficoltà nell'imparare e ricordare informazioni nuove. Questo è dovuto al danno precoce che avviene nelle regioni cerebrali, come l'ippocampo, essenziali per la formazione di nuovi ricordi e l'apprendimento. Il morbo di Alzheimer, una malattia neurodegenerativa, inizia generalmente con lievi dimenticanze, specialmente di fatti recenti o nuove informazioni. Con il progredire della malattia, la capacità di memorizzare, ragionare, comprendere complessità e operare scelte ragionate si deteriora gradualmente. Ciò porta a cambiamenti nella personalità , nel comportamento e nelle capacità funzionali. La difficoltà nell'imparare e ricordare informazioni nuove rappresenta quindi un campanello d'allarme iniziale significativo, riflettendo l'impairment delle funzioni svolte dalle prime aree cerebrali colpite dal processo patologico.

41 di 62 Domande

Per emottisi si intende ...














La risposta corretta è la C
L'emottisi si intende come l'espettorazione di sangue dalle vie aeree. Questo fenomeno si verifica quando il sangue, a seguito di una lesione o di un'alterazione patologica nelle vie respiratorie, viene espulso all'esterno attraverso la tosse. L'emottisi può variare da piccole quantità di sangue miste a muco, a quantità maggiori, segno di condizioni potenzialmente più gravi. Infatti, le cause dell'emottisi possono essere diverse e spesso richiedono un'accurata valutazione medica per essere identificate. Esse comprendono infezioni delle vie respiratorie come bronchiti o polmoniti, malattie croniche come la bronchiectasi, condizioni come il cancro ai polmoni o la tubercolosi, e disturbi della coagulazione. Anche traumi o l'introduzione di corpo estraneo nelle vie aeree possono causare sanguinamento. La diagnosi precisa è essenziale per iniziare il trattamento più adeguato e prevenire possibili complicazioni. La valutazione clinica può includere l'anamnesi del paziente, l'esame fisico, radiografie, esami del sangue, e in alcuni casi, endoscopia bronchiale per visualizzare direttamente le vie aeree e identificare la fonte del sanguinamento. La gestione dell'emottisi mira alla risoluzione della causa sottostante e alla stabilizzazione del paziente in caso di sanguinamento abbondante.

42 di 62 Domande

Che tipo di precauzioni vanno adottate per un soggetto con meningite da meningococco?














La risposta corretta è la B
Le precauzioni da adottare per un soggetto con meningite da meningococco sono del tipo 'Droplets' (da goccioline). La meningite da meningococco è causata da Neisseria meningitidis, un batterio che può causare infezioni severe del sangue e delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Questa patologia si trasmette principalmente attraverso le goccioline di saliva o secrezioni respiratorie espulse da un individuo infetto, in particolare in contesti di stretto contatto fisico o in ambienti affollati. Il decorso della malattia può essere molto rapido e, se non trattato, comportare in gravi complicazioni fino alla morte. I sintomi iniziali possono essere simili a quelli dell'influenza, e progressivamente manifestarsi in febbre alta, mal di testa, rigidezza del collo, vomito, sensibilità alla luce e confusionale. Essendo un'infezione altamente contagiosa e potenzialmente letale, è critico implementare misure preventive quali l'isolamento basato sulle precauzioni per goccioline per limitare ulteriori trasmissioni. Queste include l'uso di mascherine chirurgiche per chi è in stretto contatto con il paziente e altre strategie di controllo delle infezioni per proteggere sia i soggetti sani che altre persone vulnerabili all'interno di una comunità o di un ambiente sanitario.

43 di 62 Domande

Durante lesame obiettivo rilevi un'oscillazione involontaria e ritmica degli occhi. Nella documentazione infermieristica definisci cio' come ...














La risposta corretta è la C
Durante l'esame obiettivo si rileva un'oscillazione involontaria e ritmica degli occhi, definita nella documentazione infermieristica come nistagmo. Il nistagmo è una condizione caratterizzata da movimenti oculari involontari, che possono avere varie cause e manifestarsi in diverse direzioni. Tale condizione può derivare da anomalie congenite o acquisite nel sistema visivo o in quello vestibolare. Il nistagmo può presentarsi in diverse forme: può essere orizzontale, verticale o rotatorio, e la sua presenza indica spesso problemi a carico del sistema visivo o del controllo motorio degli occhi. La condizione può essere innata, sviluppandosi nei primi mesi di vita, o acquisita, a seguito di patologie, lesioni o disturbi neurologici. Il nistagmo congenito, generalmente, è meno grave e i soggetti affetti possono non risentirne significativamente in termini di acuità visiva. Tuttavia, il nistagmo acquisito può indicare la presenza di una malattia sottostante più seria e richiede un'indagine approfondita per identificare la causa esatta e stabilire il trattamento appropriato.

44 di 62 Domande

La rimozione dello sporco e del materiale organico tramite acqua e detergente, si definisce ...














La risposta corretta è la A
La rimozione dello sporco e del materiale organico tramite acqua e detergente si definisce Lavaggio. Questo processo è essenziale per rimuovere fisicamente contaminanti e impurità dalle superfici, preparandole per eventuali trattamenti successivi come la disinfezione. La riduzione della carica batterica attraverso il lavaggio è un principio fondamentale nelle pratiche di igiene e prevenzione delle infezioni. Infatti, la rimozione di detriti e sporco non è soltanto una fase preparatoria per ulteriori processi antisettici ma rappresenta di per sé una misura efficace per limitare la diffusione di microorganismi nocivi. A livello di patologie, la contaminazione superficiale può essere veicolo di trasmissione di agenti patogeni che causano infezioni. Il lavaggio rimuove fisicamente questi agenti, riducendo il rischio di infezioni crociate. La sua importanza è sottolineata in diverse linee guida per il controllo delle infezioni, che incoraggiano l'applicazione di procedure adeguate di pulizia come primo passo essenziale nella prevenzione del rischio infettivo.

45 di 62 Domande

Durante il posizionamento di una cannula venosa periferica devi pungere la vena ...














La risposta corretta è la E
Durante il posizionamento di una cannula venosa periferica, è corretto pungere la vena con un'angolatura compresa fra 20 e 30 gradi. Questa tecnica è ideale perché permette una penetrazione ottimale nella vena senza causare danni. Quando si esegue l'inserimento di una cannula venosa, è fondamentale adottare un'inclinazione che garantisca sicurezza e efficacia, riducendo i rischi di perforazione della vena o di inserimento eccessivamente superficiale. Un angolo troppo ripido o troppo piatto può infatti compromettere l'esito della procedura e la salute del paziente. Gli esperti hanno stabilito che l'angolo ideale sia tra i 20 e i 30 gradi rispetto alla superficie della pelle. Questo consente di allinearsi adeguatamente al corso della vena e di inserire la cannula con precisione, minimizzando il dolore e aumentando la probabilità di successo al primo tentativo. Un corretto inserimento evita inoltre eventuali lesioni alla parete venosa e riduce il rischio di formazione di ematomi o di inserimento inadeguato della cannula, questi principi si fondano sulla meccanica dell'inserimento venoso e sulle caratteristiche anatomiche dei vasi. È quindi essenziale per un operatore sanitario possedere una solida conoscenza e competenza nella tecnica di inserimento venoso per assicurare trattamenti efficaci e sicuri ai pazienti. Queste linee guida si basano sulla comprensione della struttura e della funzionalità del sistema venoso periferico, utilizzando tecniche consolidate per migliorare l'outcome clinico.

46 di 62 Domande

La discrepanza fra il letto vascolare e la volemia con conseguente insufficienza del sangue circolante a riempire completamente il circolo e garantire la perfusione periferica e' detta Shock di tipo ...














La risposta corretta è la B
Lo shock di tipo ipovolemico si verifica quando c'è una discrepanza tra il letto vascolare e la volemia, risultando in una carenza di sangue necessario per riempire adeguatamente il sistema circolatorio e assicurare una corretta perfusione periferica. Questa condizione è esattamente descritta dalla risposta corretta B) Ipovolemico. Lo shock ipovolemico è causato da una significativa perdita di sangue o fluidi corporei, che porta a una diminuzione del volume circolante. La riduzione della volemia può derivare da diverse situazioni come emorragie, disidratazione intensa o perdite attraverso bruciature estese. Questa situazione critica porta all'incapacità dell'organismo di pompare la quantità necessaria di sangue per nutrire i tessuti, causando danni agli organi e, se non trattata tempestivamente, può avere esiti fatali. La gestione dell'ipovolemia punta tipicamente alla rapida somministrazione di fluidi per ripristinare il volume circolante adeguato, unitamente a trattamenti specifici per affrontare l'origine della perdita di fluidi. La comprensione accurata di questa condizione è essenziale per un intervento efficace, mirato a prevenire l'insorgenza di shock e a proteggere l'organismo da danni ischemici e da un'ulteriore riduzione della perfusione agli organi vitali.

47 di 62 Domande

Una pompa infusionale NON va in allarme quando:














La risposta corretta è la B
Una pompa infusionale non va in allarme quando la velocità impostata è errata. Questo perché le pompe infusionali sono disegnate per monitorare e segnalare condizioni che potrebbero compromettere la sicurezza del paziente o l'integrità del dispositivo, come occlusioni nel tubo, esaurimento della soluzione o problemi di alimentazione. Tuttavia, la pompa non è in grado di riconoscere se la velocità di infusione programmata dall'operatore è la corretta per la terapia prescritta. È responsabilità dell'operatore inserire correttamente la velocità in base alla prescrizione medica. La corretta impostazione della velocità dipende dalla conoscenza e dall'attenzione del professionista sanitario nel programmare la pompa in linea con le necessità terapeutiche del paziente. Questa limitazione sottolinea l'importanza della verifica accurata delle impostazioni di infusione e della formazione degli operatori nell'utilizzo delle pompe infusionali per evitare errori di infusione che potrebbero avere conseguenze negative sulla salute del paziente.

48 di 62 Domande

In caso di convulsione febbrile quale intervento durgenza viene solitamente prescritto all'infermiere?














La risposta corretta è la C
In caso di convulsione febbrile, l'intervento d'urgenza solitamente prescritto all'infermiere è la somministrazione di benzodiazepine per via rettale. Questo trattamento è indicato in quanto le convulsioni febbrili, eventi convulsivi innescati da febbre in bambini tra i 6 mesi e i 5 anni senza preesistente disordine neurologico o infezioni del sistema nervoso centrale, richiedono un intervento rapido per ridurre il rischio di complicanze o la prosecuzione della crisi. La somministrazione rettale di benzodiazepine, quali il diazepam, offre un modo efficace e veloce per raggiungere concentrazioni plasmatiche terapeutiche, superando le barriere dell'assunzione orale compromessa durante una convulsione o del ritardo nell'accesso venoso. Infatti, le benzodiazepine agiscono potenziando l'azione del neurotrasmettitore GABA, per cui favoriscono l'inibizione neuronale, determinando una ridotta eccitabilità convulsiva. La loro efficacia nel breve termine contro le convulsioni febbrili è ben documentata.Un'adeguata gestione delle convulsioni febbrili mira a evitare il prolungamento dell'evento convulsivo e a ridurre il rischio di recidive, contribuendo così a minimizzare l'ansia familiare e la morbilità a lungo termine.

49 di 62 Domande

Nel caso di somministrazione di un'infusione di Amiodarone in un paziente con una tachicardia sopra-ventricolare, lo stesso farmaco deve essere diluito in quale soluzione:














La risposta corretta è la E
Nel caso di somministrazione di un'infusione di Amiodarone per trattare una tachicardia sopra-ventricolare, il farmaco deve essere diluito in Glucosio al 5%. Questa pratica è raccomandata perché l'Amiodarone, utilizzato per la gestione delle aritmie, ha peculiarità nella preparazione dell'infusione per la sua stabilità e compatibilità con i diversi mezzi di diluizione. La necessità di diluire Amiodarone in Glucosio al 5% e non in altre soluzioni come Sodio cloruro 0,9% si spiega con la composizione chimica del farmaco e la sua interazione con le soluzioni stesse. Infatti, l'Amiodarone è un agente antiaritmico efficace contro vari tipi di aritmie, in particolare le tachicardie sopra-ventricolari. Agisce modulando i canali del sodio e del potassio, stabilizzando la membrana miocardica. La sua solubilità e stabilità in soluzione possono essere influenzate dal tipo di diluente usato, rendendo il Glucosio al 5% la scelta preferibile per la preparazione della soluzione infusiva. Questo assicura che la concentrazione del farmaco rimanga costante durante l'infusione, migliorando l'efficacia del trattamento e riducendo il rischio di precipitazione del farmaco, un fenomeno che può verificarsi se Amiodarone viene diluito in soluzioni incompatibili.

50 di 62 Domande

Cosa raccomandano le linee guida rispetto alla preparazione della cute e del sito chirurgico per prevenire le infezioni dello stesso (NICE, 2013)?














La risposta corretta è la D
La risposta corretta alla domanda è : "Utilizzare il rasoio elettrico il giorno stesso dell'intervento." Questo perché la depilazione con rasoio elettrico riduce il rischio di microtraumi nella pelle, che possono diventare vie di ingresso per i microrganismi e quindi aumentare il rischio di infezioni del sito chirurgico. La depilazione è consigliata soltanto quando i peli interferiscono direttamente con l'intervento chirurgico, e l'utilizzo del rasoio elettrico è preferibile per minimizzare i danni alla cute. Le infezioni del sito chirurgico rappresentano una delle complicanze ospedaliere più comuni e possono avere conseguenze serie per i pazienti, prolungando i tempi di degenza ospedaliera e aumentando i costi sanitari. Queste infezioni possono essere causate da una vasta gamma di microrganismi, inclusi batteri resistenti agli antibiotici. La preparazione accurata della cute prima dell'intervento, che include una depilazione adeguata, gioca un ruolo critico nella prevenzione delle infezioni del sito chirurgico. La raccomandazione di utilizzare un rasoio elettrico il giorno dello stesso intervento mira a ridurre al minimo i microtraumi cutanei, che possono favorire l'insorgenza delle infezioni, adottando una procedura più sicura rispetto alla depilazione manuale o all'uso di rasoi tradizionali.

51 di 62 Domande

Quali tra quelle elencate non e' una indicazione appropriata per il cateterismo vescicale in base alle piu' recenti revisioni della letteratura














La risposta corretta è la B
La necessità di raccolta urine per esami di laboratorio non è un'indicazione appropriata per il cateterismo vescicale secondo le più recenti revisioni della letteratura. Il cateterismo vescicale è procedura comune, principalmente utilizzata per il drenaggio dell'urina dalla vescica in situazioni di ritenzione urinaria, controllo preciso di diuresi in pazienti critici o per aiutare nella guarigione di lesioni in ambito perineale o sacrale. La procedura implica l'inserimento di un tubo (catetere) nella vescica tramite l'uretra. Sebbene possa essere necessaria in diverse circostanze, l'utilizzo per la raccolta delle urine per analisi di laboratorio non è considerata una pratica ottimale poiché comporta rischi inutili al paziente, inclusa la possibilità di infezioni del tratto urinario. È preferibile raccogliere le urine attraverso metodi meno invasivi quando lo scopo è puramente l'analisi di laboratorio. La pratica del cateterismo dovrebbe essere limitata a situazioni in cui è strettamente necessario per evitare rischi aggiuntivi legati alla procedura stessa.

52 di 62 Domande

Qual e' il corretto significato del termine pollachiuria?














La risposta corretta è la B
La pollachiuria si riferisce alla minzione frequente ma di scarsa entità . Questa condizione è caratterizzata dal bisogno di urinare più spesso del normale, però ogni volta le quantità di urina espulse sono minori rispetto a una normale minzione. La pollachiuria può essere un sintomo di diverse condizioni mediche o disturbi. Spesso è associata a problemi del tratto urinario inferiore, come le infezioni delle vie urinarie (IVU), la cui manifestazione comune comprende la necessità di urinare più frequentemente, anche se solo piccole quantità di urina vengono prodotte ad ogni episodio. Altre cause possono includere l'iperattività vescicale, restrizioni fisiche della vescica o irritazioni. È importante indagare e trattare la causa di fondo della pollachiuria, poiché può compromettere significativamente la qualità della vita e, in alcuni casi, segnalare condizioni che necessitano intervento medico tempestivo.

53 di 62 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

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La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


54 di 62 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


55 di 62 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


56 di 62 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


57 di 62 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


58 di 62 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


59 di 62 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


60 di 62 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


61 di 62 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


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Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


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