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1 di 61 Domande

Quale delle seguenti condizioni deve verificarsi affinchè la retta di equazione y= mx + n non passi per il quarto quadrante?














La risposta corretta è la C
La domanda è: "Quale delle seguenti condizioni deve verificarsi affinché la retta di equazione y = mx + n non passi per il quarto quadrante?" La risposta corretta è: "m > 0, n > 0." Affinché una retta non passi per il quarto quadrante del piano cartesiano, è necessario che essa non abbia punti con entrambe le coordinate positive (x > 0, y < 0). Se la retta ha una pendenza positiva (m > 0) e un'intercetta positiva sull'asse y (n > 0), allora essa inizierà nel primo quadrante e, continuando con la stessa pendenza, si sposterà verso il secondo quadrante senza mai toccare il quarto. Con m > 0, la retta sale verso destra, e con n > 0, la retta parte da un punto sopra l'origine sull'asse y, garantendo che non possa mai scendere al di sotto dell'asse x quando x è positivo. Pertanto, la combinazione di queste condizioni assicura che la retta non attraversi il quarto quadrante.

2 di 61 Domande

Lo ione ammonio (NH4+) e il metano (CH4) hanno in comune:














La risposta corretta è la A
Lo ione ammonio (NH??) e il metano (CH?) hanno in comune l'ibridazione sp3. Questa affermazione è corretta perché sia lo ione ammonio che il metano presentano una struttura tetraedrica dovuta all'ibridazione degli orbitali atomici del carbonio nel metano e dell'azoto nello ione ammonio. Nel caso del metano, il carbonio centrale forma quattro legami sigma con gli atomi di idrogeno, utilizzando orbitali ibridi sp3, che sono il risultato della combinazione di un orbitale s e tre orbitali p. Analogamente, nello ione ammonio, l'azoto centrale forma quattro legami sigma con gli atomi di idrogeno, anche in questo caso utilizzando orbitali ibridi sp3. In entrambe le specie, la geometria tetraedrica e l'ibridazione sp3 permettono la massima separazione angolare tra i legami, minimizzando la repulsione tra le coppie di elettroni di legame e conferendo stabilità alla struttura molecolare.

3 di 61 Domande

I carboidrati:














La risposta corretta e' la '

possono essere presenti nella membrana cellulare

'.


4 di 61 Domande

L' albero genealogico riportato rappresenta l' ereditarietà di un carattere dominante. Dal suo studio si può affermare che:

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La risposta corretta è la C
L’albero genealogico riportato rappresenta l’ereditarietà di un carattere dominante; dal suo studio si può affermare che: l’individuo maschio della F1 è eterozigote. In un carattere dominante il fenotipo si manifesta con almeno un allele dominante (A), mentre i non affetti sono necessariamente aa; se nel pedigree il maschio F1 affetto ha almeno un figlio non affetto, quel figlio deve essere aa e quindi il padre deve aver trasmesso l’allele recessivo a, dimostrando che il padre è Aa e non AA. Inoltre, se uno dei genitori del maschio F1 è non affetto (aa) e l’altro affetto, il maschio F1 non può essere AA perché avrebbe ricevuto per forza un a dal genitore non affetto, risultando quindi Aa. Un individuo AA incrociato con un partner non affetto (aa) produrrebbe solo figli affetti (Aa), evento incompatibile con la presenza di figli sani osservata nei pedigree tipici di dominanza mendeliana. La segregazione ~1:1 di affetti e non affetti tra i discendenti è un’ulteriore firma attesa per un genitore affetto eterozigote.

5 di 61 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


6 di 61 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

7 di 61 Domande

Quale dei vettori indicati nei seguenti disegni con i numeri rispettivamente 1, 2, 3, 4, 5 rappresenta il vettore differenza b – a ?

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La risposta corretta è la D
La domanda chiede quale dei vettori indicati nei disegni rappresenta il vettore differenza b – a, e la risposta corretta è 1. Per determinare il vettore differenza b – a, si deve considerare il vettore che parte dalla punta del vettore a e termina alla punta del vettore b, seguendo la regola del parallelogramma o del triangolo per la sottrazione dei vettori. Questo processo implica che si debba invertire il vettore a, renderlo negativo, e poi sommarlo al vettore b. Visivamente, questo si traduce nel disegnare un vettore che parte dalla fine di a e termina alla fine di b, che è esattamente ciò che rappresenta il vettore numero 1 nel disegno. Il vettore differenza b – a è quindi correttamente rappresentato dal vettore indicato con il numero 1, poiché segue la direzione e il verso corretti ottenuti dalla sottrazione dei due vettori originali.

8 di 61 Domande

Uno dei seguenti abbinamenti non è congruente con gli altri. Quale?














La risposta corretta e' la '

pernicioso / deleterio

'.


9 di 61 Domande

Quale tra le seguenti formule di composti organici rappresenta un generico estere?














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quale tra le seguenti formule di composti organici rappresenta un generico estere e la risposta corretta è RCOOR'. Gli esteri sono composti organici derivati dagli acidi carbossilici in cui il gruppo ossidrilico (-OH) è sostituito da un gruppo alchilico (-OR'). La struttura generale di un estere è caratterizzata dalla presenza del gruppo funzionale -COO- che collega una catena alchilica (R) a un'altra catena alchilica (R'). Questa configurazione conferisce agli esteri le loro proprietà distintive, come l'aroma e la volatilità, che li rendono comuni in fragranze e sapori. La formula RCOOR' rappresenta quindi in modo generico la struttura di un estere, dove R e R' possono essere catene alchiliche o ariliche di diversa lunghezza e complessità.

10 di 61 Domande

Una soluzione (1) di NaCl ha concentrazione molare doppia rispetto a una soluzione (2) di Na2SO4. Se si mescolano 100 mL della soluzione 1 con 200 mL della soluzione 2, la concentrazione dello ione Na+' nella soluzione finale sarà:














La risposta corretta e' la '

Uguale a quella della soluzione 1

'.


11 di 61 Domande

Qual è la concentrazione di una soluzione costituita da 5 moli di soluto disciolte in 10 litri di soluzione?














La risposta corretta e' la '

0,5 M

'.


12 di 61 Domande

Quale delle seguenti argomentazioni si basa su un ragionamento induttivo?














La risposta corretta e' la '

Nel mio studio sperimentale tutti i pazienti affetti da demenza senile presentavano un deficit di memoria. Quindi il deficit di memoria è necessariamente presente nella demenza senile.

'.


13 di 61 Domande

Affinchè un composto sia aromatico è necessario che:














La risposta corretta è la A
Affinché un composto sia aromatico è necessario che contenga elettroni ? delocalizzati. Questa condizione è fondamentale per la stabilità e le proprietà chimiche degli anelli aromatici, come il benzene, che sono caratterizzati da una struttura ciclica planare con legami ? e un sistema di elettroni ? delocalizzati sopra e sotto il piano dell'anello. La delocalizzazione degli elettroni ? consente al composto di rispettare la regola di Hückel, che stabilisce che un sistema ciclico planare deve avere 4n+2 elettroni ? per essere aromatico. Questo conferisce agli anelli aromatici una stabilità energetica superiore rispetto ai composti non aromatici. La delocalizzazione riduce l'energia complessiva del sistema, rendendo il composto meno reattivo rispetto ad altri sistemi insaturi che non presentano tale delocalizzazione. Pertanto, la presenza di elettroni ? delocalizzati è un criterio essenziale per l'aromaticità.

14 di 61 Domande

Nell'uomo le cellule epiteliali dello strato corneo non hanno nucleo e quindi:














La risposta corretta e' la '

non si possono piu' dividere

'.


15 di 61 Domande

Il codice genetico dell'RNA messaggero di tutti gli organismi viventi e' formato da un numero fisso di codoni o triplette di basi azotate; questo numero corrisponde a:














La risposta corretta e' la '

64

'.


16 di 61 Domande

In una circonferenza è inscritto un rettangolo in cui l'altezza è doppia della base a. Quanto misura il raggio della circonferenza?














La risposta corretta è la C
In una circonferenza è inscritto un rettangolo in cui l'altezza è doppia della base a, quanto misura il raggio della circonferenza? La risposta corretta è rappresentata dall'immagine disponibile al link fornito. Per risolvere il problema, consideriamo che in una circonferenza inscritta, il diametro è la diagonale del rettangolo. Se chiamiamo la base del rettangolo a e l'altezza 2a, la diagonale del rettangolo, usando il teorema di Pitagora, sarà ?(a² + (2a)²) = ?(a² + 4a²) = ?(5a²) = a?5. Poiché questa diagonale è uguale al diametro del cerchio, il raggio della circonferenza è la metà di questa diagonale, quindi r = (a?5)/2. Questo calcolo mostra come la relazione geometrica tra il rettangolo e la circonferenza determina la misura del raggio.

17 di 61 Domande

L’equazione A + B → 2C è una reazione che avviene in più stadi successivi. Quale tra le seguenti scritture non può rappresentarne la legge di velocità? 














La risposta corretta è la C
L'equazione A + B ? 2C è una reazione che avviene in più stadi successivi, e la legge di velocità che non può rappresentarla è Velocità = k[C]². La legge di velocità di una reazione chimica è determinata dal meccanismo di reazione e dalla sua fase lenta, non dalla stechiometria complessiva. Nel caso di una reazione multistadio, la velocità è generalmente determinata dai reagenti coinvolti nel passaggio più lento. La presenza di [C]² nella legge di velocità suggerisce che la concentrazione del prodotto C influenzi la velocità di reazione, il che è improbabile per una reazione elementare che produce C come prodotto finale. In una reazione elementare, la legge di velocità dipende solo dai reagenti e non dai prodotti, quindi una dipendenza dalla concentrazione di C indicherebbe un meccanismo non compatibile con la reazione data. Pertanto, Velocità = k[C]² non può essere la legge di velocità per questa reazione.

18 di 61 Domande

 Qual è la forza centripeta necessaria per far muovere un corpo di massa m = 3,0 kg su di una circonferenza di raggio r = 2,0 m con una velocità v = 4,0 m/s?














La risposta corretta è la A
La forza centripeta necessaria per far muovere un corpo di massa m = 3,0 kg su di una circonferenza di raggio r = 2,0 m con una velocità v = 4,0 m/s è 24 N. Questa risposta è corretta perché la forza centripeta, che è la forza necessaria per mantenere un oggetto in moto circolare uniforme, si calcola con la formula F = m * v² / r. Inserendo i valori forniti nella domanda, otteniamo F = 3,0 kg * (4,0 m/s)² / 2,0 m. Calcolando, si ha F = 3,0 kg * 16,0 m²/s² / 2,0 m = 48,0 kg·m/s² / 2,0 m = 24 N. La forza centripeta risulta quindi essere 24 N, confermando che la risposta fornita è corretta.

19 di 61 Domande

C’È UNA CORRELAZIONE TRA CIBI ULTRA-TRASFORMATI E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Prodotti da forno, snack, cereali zuccherati, piatti pronti, zuppe disidratate, bevande frizzanti, carne e pesce ricostituiti: tutti questi cibi hanno in comune il fatto di aver subito un'elaborata trasformazione industriale, che comprende diversi processi tra cui cottura al forno, frittura, idrolisi, idrogenazione, nonché l'uso di uno o più additivi, tra cui conservanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, aromi e coloranti. Secondo una classificazione elaborata dal team del ricercatore brasiliano Carlos Monteiro - che però è ancora materia di discussione - si tratta di cibi "ultra-trasformati", che in alcuni Paesi rappresentano il 25-60 per cento dell’introito calorico delle persone, e sono già stati citati in alcuni lavori per i loro possibili effetti nocivi sulla salute: favorirebbero infatti condizioni fisiche quali l’obesità, l’ipertensione e l’eccesso di colesterolo, fino ad aumentare il rischio di alcuni tipi di tumori. Ora due ampi studi pubblicati sul “British Medical Journal” hanno documentato una correlazione tra il consumo di cibi ultra-trasformati e il rischio di patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, nonché con il rischio di morte. Nel primo studio, Bernard Srour dell’Université Paris Cité, in Francia, e colleghi hanno verificato la possibile correlazione tra gli alimenti ultra-trasformati e il rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, analizzando i dati di più di 105.000 adulti francesi, per un quinto circa di sesso maschile, con un’età media di 43 anni. I soggetti coinvolti, seguiti per un massimo di 10 anni, hanno risposto a una serie di questionari sulle proprie abitudini alimentari e in particolare sul consumo di circa 3300 diversi cibi. Gli autori hanno suddiviso i cibi in tre categorie in base al grado di elaborazione. Dall’analisi dei dati è emerso che un incremento del 10 per cento della proporzione di cibi ultra-trasformati era correlato a un aumento di malattie cardiovascolari nel loro complesso, malattie coronariche e malattie cerebrovascolari del 12, 13 e 11 per cento rispettivamente. Inoltre, i cibi non trasformati o con una trasformazione minima erano correlati al minor grado di rischi per la salute.Nel secondo studio, Maira Bes-Rastrollo dell’Università della Navarra a Pamplona, in Spagna, e colleghi hanno valutato la possibile correlazione tra i cibi ultra-trasformati e il rischio di morte per qualunque causa, analizzando i dati di 19.899 soggetti laureati di età media di 38 anni che hanno risposto a un questionario dietetico di 136 domande. Anche in questo caso, gli autori hanno suddiviso i cibi in base al grado di trasformazione, e hanno seguito per 10 anni i soggetti coinvolti. I risultati mostrano che il maggiore consumo di alimenti ultra-trasformati, cioè con più di quattro razioni al giorno ,era associato a un incremento del rischio di morte per qualsiasi causa del 62 per cento rispetto al livello di consumo inferiore (meno di due razioni al giorno). Per ogni ulteriore razione di cibi ultra-trasformati, il rischio di morte aumentava del 18 per cento. (brano tratto da Le Scienze 31 maggio 2019)

Dalla lettura del brano si possono dedurre le seguenti affermazioni:
P1 Ogni razione di cibo ultra-trasformato ingerita aumenta del 18% il rischio di morte.
P2 In alcuni Paesi, gli alimenti ultra-trasformati rappresentano dal 25% al 60% dell’alimentazione umana.
P3 La principale causa di patologie cerebrovascolari è in alcuni Paesi il consumo di cibi ultra-trasformati.
 Quale/i delle precedenti deduzioni è/sono corretta/e? 














La risposta corretta e' la '

Nessuna 

'.


20 di 61 Domande

Un sistema viene definito chiuso quando:














La risposta corretta è la A
Un sistema viene definito chiuso quando può scambiare energia, ma non materia con l’ambiente esterno. Questa definizione si basa sulla classificazione dei sistemi termodinamici, che distingue tra sistemi aperti, chiusi e isolati. Un sistema chiuso è in grado di trasferire energia sotto forma di calore o lavoro con l'ambiente circostante, ma le sue pareti sono impermeabili alla materia, impedendo così qualsiasi scambio di sostanze. Questo tipo di sistema è spesso utilizzato in esperimenti di laboratorio dove si vuole studiare il trasferimento di energia senza alterare la massa del sistema. Ad esempio, un contenitore sigillato che permette il passaggio di calore ma non di particelle è un esempio classico di sistema chiuso. La capacità di un sistema chiuso di scambiare energia ma non materia lo rende ideale per analizzare processi termodinamici come la compressione o l'espansione di gas, dove si osservano le variazioni di energia interna senza modificare la quantità di sostanza presente.

21 di 61 Domande

 Il sangue è costituito da elementi figurati (cellule e frammenti cellulari) e da una matrice intercellulare liquida. Gli elementi figurati presenti in maggiore quantità sono














La risposta corretta e' la '

I globuli rossi 

'.


22 di 61 Domande

Individuare l'affermazione FALSA. 














La risposta corretta è la E
L’affermazione è falsa perché include due termini impropri. I batteri non scambiano materiale genetico mediante “trasmigrazione” né mediante “partenogenesi”. La trasmigrazione è un termine usato in immunologia per indicare il passaggio dei leucociti attraverso l’endotelio e non riguarda lo scambio genico; la partenogenesi è una modalità riproduttiva di alcuni organismi eucarioti multicellulari, assente nei procarioti. I batteri si replicano per scissione binaria e possono acquisire nuovi geni principalmente attraverso tre vie di trasferimento genico orizzontale: trasformazione, trasduzione e coniugazione. La trasformazione è l’acquisizione di DNA libero dall’ambiente da parte di batteri competenti, come dimostrato classicamente in Streptococcus pneumoniae; il DNA esogeno può integrarsi nel cromosoma per ricombinazione omologa. La trasduzione è mediata da batteriofagi che trasferiscono porzioni di DNA batterico da una cellula all’altra, in forma generalizzata (qualsiasi segmento cromosomico) o specializzata (geni adiacenti al sito di integrazione del fago lisogenico). La coniugazione richiede contatto cellula-cellula e un elemento coniugativo (tipicamente un plasmide F o transposoni coniugativi) con origine di trasferimento; nei Gram-negativi è spesso mediata dal pili sessuale, nei Gram-positivi da adesine e ponti citoplasmatici. Questi meccanismi, insieme alla mobilizzazione di trasposoni e integroni, sono centrali nell’evoluzione batterica e nella diffusione di resistenze e fattori di virulenza. Clinicamente, plasmidi coniugativi veicolano geni per ?-lattamasi a spettro esteso o carbapenemasi tra Enterobacterales, favorendo outbreak ospedalieri; la trasduzione è cruciale per tossine come quella difterica; la trasformazione contribuisce alla variabilità delle proteine leganti la penicillina negli pneumococchi e all’insorgenza di resistenza ai ?-lattamici. Riconoscere i veri meccanismi di scambio genico guida le strategie di controllo: stewardship antibiotica per ridurre la pressione selettiva, misure di prevenzione delle infezioni per limitare la trasmissione di ceppi portatori di plasmidi resistogeni, e sorveglianza molecolare per tracciare plasmidi, fagi e isole di patogenicità. In sintesi, l’unico termine corretto nella frase proposta è “coniugazione”, mentre “trasmigrazione” e “partenogenesi” non appartengono alla biologia dello scambio genetico nei batteri.

23 di 61 Domande

Quale/i dei seguenti acidi nucleici è/sono coinvolto/i sia nella trascrizione che nella
traduzione?
1. DNA
2. mRNA
3. tRNA














La risposta corretta e' la '

Solo 2

'.


24 di 61 Domande

Il differenziamento di una cellula eucariotica è dovuto a: 














La risposta corretta e' la '

Espressione selettiva di geni specifici

 

'.


25 di 61 Domande

Il diaframma è:














La risposta corretta e' la '

Una lamina muscolare che separa la cavità toracica da quella addominale

'.


26 di 61 Domande

Una cellula è immersa in una soluzione isotonica. Avviene che:














La risposta corretta è la D
Una cellula è immersa in una soluzione isotonica: l’acqua entra ed esce dalla cellula in ugual misura. In una soluzione isotonica la tonicità, cioè l’osmolarità efficace dovuta ai soluti non permeanti, è uguale a quella del citosol, quindi la pressione osmotica ai due lati della membrana è bilanciata e non esiste un gradiente netto di acqua. L’acqua attraversa comunque la membrana tramite diffusione osmotica (spesso mediata da acquaporine), ma i flussi in ingresso e in uscita sono uguali e si annullano, realizzando un equilibrio dinamico. Per questo il volume cellulare rimane stabile, a differenza di quanto avverrebbe in soluzioni ipotoniche (rigonfiamento) o ipertoniche (shrinking). Se i soluti fossero permeanti, la tonicità effettiva cambierebbe e l’equilibrio si sposterebbe, ma per definizione di isotonicità con soluti non permeanti il flusso netto d’acqua è zero.

27 di 61 Domande

“A causa dell’acidità delle piogge, che è aumentata nel XX secolo di più di 30 volte, il pH dei laghi e dei fiumi di USA e Europa è diminuito, nello stesso periodo, da 5,6 a circa 4,9. La pioggia acida si forma nell’atmosfera per reazione dell’acqua con gli ossidi di azoto e di zolfo derivanti soprattutto dalla
combustione del petrolio, che contiene piccole quantità di azoto e di zolfo; la pioggia acida è quindi una soluzione diluita degli acidi solforoso, solforico, nitroso e nitrico.”  Quale delle seguenti affermazioni PUO’ essere dedotta dalla lettura del brano precedente?














La risposta corretta è la D
Quale delle seguenti affermazioni può essere dedotta dal brano? Nell’acqua della pioggia acida è contenuto HNO3. Il testo dichiara che la pioggia acida si forma per reazione dell’acqua con ossidi di azoto e di zolfo e che essa è una soluzione diluita degli acidi solforoso, solforico, nitroso e nitrico; poiché l’acido nitrico è HNO3, la sua presenza nell’acqua della pioggia acida è direttamente deducibile. Gli NOx atmosferici, in presenza di acqua e ossidanti, portano infatti alla formazione di HNO2 e soprattutto HNO3, che acidificano la pioggia. La conclusione non richiede inferenze ulteriori né dati quantitativi: basta riconoscere la corrispondenza tra “acido nitrico” menzionato nel brano e la sua formula HNO3. L’informazione sul calo di pH e sull’aumento di acidità supporta il contesto ma non è necessaria per identificare HNO3 come componente della soluzione.

28 di 61 Domande

Nella reazione: 3 Cu + 8 HNO3 → 3 Cu(NO3)2 + 2 NO + 4 H2O














La risposta corretta è la A
Nella reazione: 3 Cu + 8 HNO? ? 3 Cu(NO?)? + 2 NO + 4 H?O, il Cu si ossida. In questa reazione, il rame (Cu) passa dallo stato di ossidazione 0 nello stato elementare a +2 nello ione Cu(NO?)?. Questo cambiamento di stato di ossidazione indica che il rame ha perso elettroni, un processo noto come ossidazione. Nel contesto della reazione, l'acido nitrico (HNO?) agisce come agente ossidante, accettando gli elettroni persi dal rame e riducendosi a monossido di azoto (NO). La reazione è un esempio di redox, dove avviene un trasferimento di elettroni tra le specie chimiche coinvolte. In sintesi, il rame si ossida perché cede elettroni e aumenta il suo stato di ossidazione, mentre l'acido nitrico si riduce accettando questi elettroni.

29 di 61 Domande

Il grafico rappresenta la curva di saturazione con l’ossigeno dell’emoglobina (linea tratteggiata) e della mioglobina (linea continua).

https://app.testammissione.com/wp-content/uploads/2022/03/35Imma54373gine.jpg

A basse concentrazioni di ossigeno, quale dei due pigmenti respiratori lega più facilmente ossigeno?














La risposta corretta e' la '

La mioglobina

'.


30 di 61 Domande

Il pentene reagisce con l’idrogeno, con l'acqua ossigenata e con lo iodio; si tratta, in tutti e tre icasi, di reazioni di :














La risposta corretta è la D
Il pentene reagisce con l’idrogeno, con l'acqua ossigenata e con lo iodio; si tratta, in tutti e tre i casi, di reazioni di addizione elettrofila. Questa risposta è corretta perché il pentene è un alchene, che contiene un doppio legame carbonio-carbonio caratterizzato da una nube elettronica densa e ricca di elettroni. Queste nubi elettroniche sono siti reattivi per le reazioni di addizione elettrofila, dove un elettrofilo, che è una specie chimica povera di elettroni, attacca il doppio legame. Nel caso dell'idrogeno, la reazione è un'idrogenazione, mentre con acqua ossigenata e iodio si hanno reazioni di addizione che coinvolgono la formazione di nuovi legami con gli atomi del doppio legame. In tutte queste reazioni, il meccanismo prevede l'attacco iniziale di un elettrofilo al doppio legame, seguito dall'apertura del doppio legame e dalla formazione di nuovi legami covalenti, tipico delle reazioni di addizione elettrofila.

31 di 61 Domande

L’articolazione tra le vertebre è detta:














La risposta corretta e' la '

Semimobile

'.


32 di 61 Domande

La tabella (Fig. H) descrive la composizione ed il contenuto energetico dei vari tipi di latte. Come contenuto energetico del latte intendiamo la quantità di energia, misurata in kilojoule (kJ), fornita dal consumo di 100 grammi (g) di latte. Quale delle seguenti affermazioni NON può essere dedotta dalla tabella?














La risposta corretta e' la '

Il contenuto di proteine nel latte è correlato al contenuto energetico

'.


33 di 61 Domande

La respirazione, secondo la reazione chimica: C6H12O6 + 6 O2 -> 6 CO2 + 6 H2O + n ATP, può essere intesa come una reazione di ossido-riduzione. Pertanto la sostanza che viene ridotta è:














La risposta corretta e' la '

L’ossigeno  

'.


34 di 61 Domande

La reazione: Ca(OH)2 + H2SO4 -> CaSO4 + H2O














La risposta corretta è la A
La reazione: Ca(OH)? + H?SO? -> CaSO? + H?O deve essere bilanciata a livello dei prodotti. Per bilanciare la reazione chimica, è necessario assicurarsi che il numero di atomi di ciascun elemento sia lo stesso su entrambi i lati dell'equazione. In questa reazione, abbiamo un atomo di calcio (Ca), due atomi di ossigeno (O) e due atomi di idrogeno (H) nel Ca(OH)?, e un atomo di zolfo (S) e quattro atomi di ossigeno (O) nell'H?SO?. Sul lato dei prodotti, abbiamo un atomo di calcio (Ca) e un atomo di zolfo (S) nel CaSO?, mentre l'acqua (H?O) contiene due atomi di idrogeno (H) e un atomo di ossigeno (O). Per bilanciare l'equazione, dobbiamo avere due molecole di H?O per ottenere quattro atomi di idrogeno e due atomi di ossigeno, bilanciando così il numero di atomi di ossigeno e idrogeno su entrambi i lati. La reazione bilanciata diventa: Ca(OH)? + H?SO? -> CaSO? + 2H?O, garantendo che il principio di conservazione della massa sia rispettato.

35 di 61 Domande

Il vaso indicato in figura con la lettera V corrisponde a:

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La risposta corretta è la B
Il vaso indicato in figura con la lettera V corrisponde a: vena polmonare. Nella circolazione polmonare le vene polmonari riportano sangue ossigenato dai capillari alveolari all’atrio sinistro, tipicamente in quattro rami (due per polmone) che entrano posteriormente nel cuore e nei diagrammi sono spesso colorate in rosso. Si distinguono dall’arteria polmonare perché non originano dal ventricolo destro né si biforcano in rami destro e sinistro precocemente, ma convergono dall’ilo dei polmoni verso l’atrio sinistro. Anatomicamente hanno pareti relativamente sottili, decorso più orizzontale e un breve tratto intrapericardico, e sono prive di valvole significative, caratteristiche proprie di un vaso di ritorno venoso. Se nel disegno il vaso V è mostrato provenire dai polmoni e diretto all’atrio sinistro, l’identificazione come vena polmonare è la più corretta.

36 di 61 Domande

Gli steroidi si classificano tra :














La risposta corretta è la A
Gli steroidi si classificano tra i lipidi. Gli steroidi sono una classe di composti organici caratterizzati da una struttura a quattro anelli di carbonio fusi, noti come anelli steroidei, che li distingue chimicamente. Sebbene non siano grassi nel senso tradizionale, gli steroidi sono considerati lipidi perché sono derivati del colesterolo, un tipo di lipide, e condividono la caratteristica comune di essere insolubili in acqua ma solubili in solventi organici. Gli steroidi svolgono ruoli cruciali nel corpo umano, tra cui la regolazione del metabolismo, il funzionamento del sistema immunitario e la produzione di ormoni sessuali. La loro classificazione come lipidi è dovuta principalmente alla loro struttura idrofobica e alla loro origine biosintetica, che li rende parte integrante della famiglia dei lipidi.

37 di 61 Domande

L’ozono:














La risposta corretta è la D
L'ozono è costituito da molecole più pesanti rispetto a quelle del diossigeno. L'ozono (O?) è una forma allotropica dell'ossigeno composta da tre atomi di ossigeno, mentre il diossigeno (O?) è la forma molecolare più comune dell'ossigeno composta da due atomi. La massa molecolare dell'ozono è quindi maggiore di quella del diossigeno, poiché l'ozono ha una massa molecolare di circa 48 unità di massa atomica (uma), mentre il diossigeno ha una massa molecolare di circa 32 uma. Questa differenza di massa è dovuta alla presenza di un atomo di ossigeno in più nell'ozono. La maggiore massa molecolare dell'ozono rispetto al diossigeno ha implicazioni nelle sue proprietà fisiche e chimiche, come la densità e la reattività. L'ozono è un gas bluastro a temperatura ambiente e ha un odore caratteristico, ed è noto per il suo ruolo nella protezione della Terra dai raggi ultravioletti del sole nella stratosfera, nonché per la sua reattività come ossidante nell'atmosfera terrestre.

38 di 61 Domande

La relazione che lega il watt alla corrispondente unità di misura del sistema C.G.S. è:














La risposta corretta e' la '

1 watt = 107 erg/s

'.


39 di 61 Domande

L'anticodone del tRNA riconosce:














La risposta corretta e' la '

Le basi complementari sull'RNA messaggero 

'.


40 di 61 Domande

In una reazione di ossido-riduzione l’ agente riducente:














La risposta corretta è la C
In una reazione di ossido-riduzione l’agente riducente aumenta il proprio numero di ossidazione e perde elettroni. Questa affermazione è corretta perché in una reazione redox, l'agente riducente è la specie chimica che si ossida, ovvero subisce un aumento del numero di ossidazione. Ciò avviene perché l'agente riducente cede elettroni ad un'altra specie, che si riduce. La perdita di elettroni da parte dell'agente riducente è il processo fondamentale che caratterizza l'ossidazione. Questo meccanismo è alla base delle reazioni redox, dove si ha un trasferimento di elettroni tra le specie coinvolte. L'aumento del numero di ossidazione è una conseguenza diretta del fatto che l'agente riducente cede elettroni e quindi diventa più positivo. Questo concetto è centrale nella chimica delle reazioni redox e aiuta a comprendere come le specie chimiche interagiscono scambiando elettroni.

41 di 61 Domande

Quale dei seguenti elementi appartiene al blocco della tavola periodica chiamato blocco dei metalli di transizione?














La risposta corretta e' la ' Molibdeno '.


42 di 61 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


43 di 61 Domande

Il lattosio è :














La risposta corretta e' la ' un disaccaride la cui idrolisi produce galattosio e glucosio '.


44 di 61 Domande

Nella fase luminosa della fotosintesi:














La risposta corretta è la C
Nella fase luminosa della fotosintesi, che si svolge nelle membrane dei tilacoidi dei cloroplasti, l’energia dei fotoni viene convertita in energia chimica. Un evento chiave è la fotolisi dell’acqua al livello del fotosistema II: un complesso proteico specializzato scinde l’acqua secondo la reazione 2 H2O ? O2 + 4 H+ + 4 e?. Questo processo libera ossigeno molecolare come sottoprodotto, mentre i protoni contribuiscono a creare un gradiente elettrochimico nel lume tilacoidale e gli elettroni alimentano la catena di trasporto elettronico. Il flusso elettronico “non ciclico” prosegue dal fotosistema II al citocromo b6f e quindi al fotosistema I, culminando nella riduzione di NADP+ a NADPH; contemporaneamente, il gradiente protonico aziona l’ATP sintasi per produrre ATP (fotofosforilazione). Dunque, durante la fase luminosa si formano ATP e NADPH e viene liberato ossigeno. È importante distinguere questa fase dalla fase “oscura” (ciclo di Calvin), che avviene nello stroma e utilizza ATP e NADPH per fissare l’anidride carbonica in carboidrati; qui non si produce ossigeno. Inoltre, in condizioni in cui prevale il flusso elettronico “ciclico” attorno al fotosistema I, si ottiene ATP senza formare NADPH né liberare ossigeno, perché non avviene la scissione dell’acqua: la produzione di O2 è quindi specificamente legata all’attività del fotosistema II. La rilevanza biomedica è indiretta ma fondamentale: l’ossigeno atmosferico che consente il metabolismo aerobico umano deriva dalla fotosintesi ossigenica di piante, alghe e cianobatteri. La disponibilità globale di O2, la rimozione di CO2 e l’equilibrio redox ambientale dipendono da questi processi; alterazioni su larga scala (per esempio per perdita di biomassa fotosintetica) hanno impatti sulla salute pubblica, sul rischio di malattie respiratorie e sull’andamento delle patologie cardiovascolari legate alla qualità dell’aria. In sintesi, l’affermazione è corretta perché la liberazione di ossigeno è una caratteristica distintiva della fase luminosa, conseguenza diretta della fotolisi dell’acqua e del funzionamento del fotosistema II.

45 di 61 Domande

Come si comportano le cellule figlie alla fine della mitosi e della citocinesi rispetto alla cellula madre che si trovava nella fase G1 del ciclo cellulare?














La risposta corretta è la A
Alla fine della mitosi seguita da citocinesi, ciascuna cellula figlia possiede lo stesso numero di cromosomi (2n) e la stessa quantità di DNA (2C) che aveva la cellula madre in fase G1. Il motivo è la sequenza ordinata degli eventi del ciclo cellulare: in G1 la cellula madre ha un contenuto di DNA 2C; durante la fase S il DNA viene replicato, portandolo a 4C senza modificare il numero di cromosomi (restano 2n, ciascuno formato da due cromatidi fratelli). In mitosi, in particolare in anafase, i cromatidi fratelli di ciascun cromosoma si separano grazie al fuso mitotico e vengono distribuiti equamente ai due poli cellulari. La citocinesi divide poi il citoplasma, generando due cellule figlie che entrano in G1 con 2n cromosomi e 2C di DNA, cioè lo stesso assetto cromosomico e la stessa quantità di DNA della cellula madre precedente alla replicazione. In mitosi non avvengono appaiamento dei cromosomi omologhi né crossing-over (tipici della meiosi), per cui le cellule figlie sono geneticamente identiche tra loro e alla cellula madre, a meno di rare mutazioni da errori di replicazione o difetti di segregazione. La fedeltà di questo processo è garantita da checkpoint del ciclo cellulare (G1/S, G2/M e checkpoint del fuso) che monitorano la replicazione e l’allineamento cromosomico. Il nesso clinico è rilevante: errori nella segregazione (nondisgiunzione, lag cromosomico) possono produrre aneuploidie, una caratteristica comune di molte neoplasie e talvolta causa di mosaicismi somatici. Farmaci antimitotici come taxani e alcaloidi della Vinca agiscono sui microtubuli del fuso, perturbando la segregazione e inducendo arresto mitotico e morte cellulare; la loro efficacia e tossicità derivano proprio dal ruolo cruciale del fuso nella distribuzione equa dei cromatidi. In sintesi, la mitosi con citocinesi ripristina in ciascuna figlia lo stesso assetto genetico della cellula madre in G1: stesso numero di cromosomi e identica quantità di DNA.

46 di 61 Domande

Qual è la conseguenza di un crossing over bilanciato?














La risposta corretta è la E
Il crossing over bilanciato è lo scambio reciproco di segmenti tra cromatidi non fratelli di cromosomi omologhi durante la profase I della meiosi (fase del pachitene), mediato dal complesso sinaptonemale e dalla formazione di chiasmi. Quando lo scambio avviene in modo allineato su regioni omologhe corrispondenti e viene risolto simmetricamente, non si verifica alcuna perdita o guadagno netto di materiale genetico: due cromatidi restano “parentali” e due diventano “ricombinanti”. La conseguenza è che i cromosomi risultanti contengono una nuova combinazione di materiale genetico materno e paterno senza alterare il dosaggio genico. Questo processo genera variabilità genetica nella prole e contribuisce alla corretta segregazione dei cromosomi omologhi, poiché i chiasmi stabilizzano l’appaiamento fino all’anafase I. Dal punto di vista biologico e clinico, il crossing over bilanciato è un evento fisiologico e, di per sé, non causa malattia; è essenziale per la diversità genetica e per ridurre il linkage tra geni, permettendo nuove combinazioni alleliche. La sua assenza o riduzione aumenta il rischio di non-disgiunzione meiotica, con aneuploidie conseguenti. Al contrario, quando lo scambio è sbilanciato (unequal crossing over), per misallineamento tra sequenze ripetute, si generano duplicazioni o delezioni submicroscopiche che possono dare quadri clinici (ad esempio alcune talassemie o neuropatie ereditarie). Questa distinzione chiarisce perché, nella forma bilanciata, l’esito atteso non è patologia né variazione del numero di copie, ma esclusivamente ricombinazione materno-paterna. In pratica, la ricombinazione bilanciata è alla base della mappa genetica e delle stime di rischio in consulenza genetica mediante analisi di linkage; inoltre, il pattern di ricombinazione influisce sulla distribuzione degli aplogruppi e sulle associazioni tra varianti e malattie complesse. In sintesi, il crossing over bilanciato produce cromosomi con combinazioni nuove di materiale materno e paterno mantenendo intatto il contenuto genico complessivo.

47 di 61 Domande

Qual è il muscolo più lungo del corpo?














La risposta corretta è la B
Il muscolo più lungo del corpo umano è il sartorio, noto anche come “muscolo del sarto”. È un muscolo sottile e superficiale che origina dalla spina iliaca anteriore superiore e decorre obliquamente attraverso la faccia anteriore della coscia, attraversando sia l’articolazione dell’anca sia quella del ginocchio, fino a inserirsi sulla superficie mediale della tibia prossimale come parte del “piede d’oca” (pes anserinus), insieme a gracile e semitendinoso. La sua lunghezza deriva proprio da questo lungo tragitto continuo dal bacino alla gamba, che supera quello di altri muscoli lunghi della coscia. È utile distinguere che “più lungo” non significa “più voluminoso”: il muscolo più voluminoso è il grande gluteo. Funzionalmente, il sartorio agisce come sinergista in più piani: flette, abduce ed extraruota l’anca; a livello del ginocchio contribuisce alla flessione e, con il ginocchio flesso, all’intrarotazione della gamba. Questo pattern di movimenti spiega la postura “a gambe incrociate” tipica del sarto. È innervato dal nervo femorale (principalmente radici L2–L3) e vascolarizzato da rami dell’arteria femorale. Nel contesto clinico, il sartorio è palpabile come una banda superficiale obliqua quando si chiede al paziente di flettere e abdurre l’anca con extrarotazione. Lesioni da overuse o stiramenti possono comparire in sport con scatti e cambi di direzione; il dolore è spesso localizzato dalla regione della spina iliaca anteriore superiore lungo la faccia anteromediale della coscia. La sua inserzione nel pes anserinus è rilevante nella borsite anserina, che provoca dolore mediale di ginocchio, e nella valutazione differenziale con tendinopatie dei muscoli adduttori o del quadricipite. In chirurgia ricostruttiva, il sartorio può essere impiegato come lembo muscolare peduncolato per coperture nella regione inguinale. Pertanto, per estensione anatomica e decorso, il sartorio è correttamente identificato come il muscolo più lungo del corpo umano, con funzioni multiarticolari e chiari correlati clinici utili nella pratica quotidiana.

48 di 61 Domande

Il citoscheletro è formato da:














La risposta corretta è la D
Il citoscheletro è formato da: microtubuli, microfilamenti e filamenti intermedi. Questa triade costituisce l’impalcatura dinamica delle cellule eucariotiche: i microtubuli sono polimeri di tubulina organizzati in 13 protofilamenti, determinano la polarità intracellulare, il trasporto vescicolare con kinesine e dineine e formano il fuso mitotico; i microfilamenti sono polimeri di actina (F?actina) che sostengono la forma cellulare corticale, la contrazione e la motilità con la miosina; i filamenti intermedi (es. cheratine, vimentina, lamìne) conferiscono resistenza meccanica e integrità nucleare e tissutale. La loro organizzazione è regolata da polimerizzazione/depolimerizzazione e proteine accessorie, consentendo rapido rimodellamento in risposta a segnali. Ciglia e flagelli, pur essendo strutture distinte, derivano dall’architettura dei microtubuli, a conferma del ruolo centrale di questi polimeri. Questa definizione esclude correttamente componenti non citoscheletriche come membrana plasmatica o matrice extracellulare.

49 di 61 Domande

Qual è lo scopo dei repressori trascrizionali nella regolazione dell'espressione genica?














La risposta corretta e' la ' Reprimere la trascrizione '.


50 di 61 Domande

Un individuo di sesso maschile riceve il corredo genetico legato al cromosoma X:














La risposta corretta è la C
Un individuo di sesso maschile eredita il cromosoma X dalla madre e il cromosoma Y dal padre. Nell’ovogenesi tutti gli ovociti portano un cromosoma X, mentre nella spermatogenesi gli spermatozoi portano alternativamente X o Y; la fecondazione con uno spermatozoo Y genera un embrione XY (maschio). Di conseguenza, l’intero patrimonio genetico localizzato sul cromosoma X di un maschio proviene dalla madre. Questo spiega perché i maschi sono emizigoti per i geni X-linked: possedendo una sola copia del cromosoma X, qualsiasi variante patogena in quei geni tende a manifestarsi clinicamente, non essendoci un allele “sano” sull’altro cromosoma X a compensare. Dal punto di vista clinico, molte malattie legate all’X seguono una trasmissione recessiva: esempi classici includono emofilia A e B, distrofia muscolare di Duchenne/Becker e il daltonismo rosso?verde. Una madre portatrice eterozigote ha, per ogni gravidanza, il 50% di probabilità di avere un figlio maschio affetto e il 50% di avere una figlia femmina portatrice; i maschi affetti non trasmettono il gene mutato ai figli maschi (assenza di trasmissione maschio?maschio), ma trasmettono il proprio cromosoma X a tutte le figlie, che saranno almeno portatrici. Nelle condizioni X?linked dominanti, i figli maschi possono essere affetti solo se la madre è portatrice/affetta, mentre tutte le figlie di un padre affetto ereditano l’allele mutato. Nelle femmine, l’inattivazione del cromosoma X (lionizzazione) genera un mosaico funzionale che in genere attenua l’espressione di varianti patogene X?linked; tuttavia, skewing dell’inattivazione può determinare fenotipi clinici anche nelle portatrici. In termini diagnostici, la conferma avviene con test genetici mirati al gene sospettato; il counseling genetico è essenziale per stimare il rischio riproduttivo, discutere opzioni di diagnosi prenatale o preimpianto e identificare possibili nuovi eventi mutazionali o mosaicismi germinali. Nel complesso, la regola cardine resta che il maschio riceve il proprio cromosoma X, e quindi tutto il corredo genetico X?linked, dalla madre.

51 di 61 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


52 di 61 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


53 di 61 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


54 di 61 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


55 di 61 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


56 di 61 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


57 di 61 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


58 di 61 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


59 di 61 Domande

La configurazione elettronica 1s2 2s2 2p6 3s2 3p6 corrisponde allo stato fondamentale di quale dei seguenti atomi o ioni?














La risposta corretta e' la ' Cl- '.


60 di 61 Domande

Durante la prima reazione del ciclo di Krebs:














La risposta corretta è la C
Nella prima reazione del ciclo di Krebs (ciclo dell’acido citrico), il gruppo acetile a due atomi di carbonio dell’acetil-CoA si condensa con l’ossalacetato (quattro atomi di carbonio) per formare citrato (sei atomi di carbonio). Questa reazione è catalizzata dalla citrato sintasi nella matrice mitocondriale e procede tramite un intermedio, il citril-CoA, seguito dall’idrolisi del legame tioestere ad alta energia dell’acetil-CoA con liberazione di CoA-SH. L’energia rilasciata dall’idrolisi del tioestere rende la reazione fortemente esoergonica e, in condizioni fisiologiche, sostanzialmente irreversibile: per questo rappresenta l’ingresso “impegnato” del carbonio acetilico nel ciclo. Chiarisce anche perché molti distrattori tipici sarebbero errati: in questa fase non avviene né produzione di NADH o FADH2, né rilascio di CO2 (questi eventi si verificano più avanti con l’isocitrato deidrogenasi e il complesso alfa-chetoglutarato deidrogenasi), né sintesi di GTP/ATP (che avviene a livello della succinil-CoA sintetasi). Inoltre, non è richiesta spesa diretta di ATP: l’avanzamento è guidato dall’energia intrinseca del legame tioestere. La velocità di questa tappa dipende soprattutto dalla disponibilità dei substrati, in particolare dell’ossalacetato, e subisce inibizione per feedback da citrato, NADH e succinil-CoA, segnali che riflettono uno stato energetico elevato o un rallentamento a valle del ciclo. Clinicamente è rilevante perché collega il metabolismo di carboidrati, lipidi e aminoacidi: l’acetil-CoA deriva dalla decarbossilazione ossidativa del piruvato (complesso piruvato deidrogenasi) e dalla beta-ossidazione degli acidi grassi. In condizioni di digiuno prolungato o diabete scompensato, l’ossalacetato viene dirottato verso la gluconeogenesi; la sua ridotta disponibilità limita la condensazione con l’acetil-CoA, rallenta il ciclo e favorisce la deviazione dell’acetil-CoA verso la chetogenesi. Viceversa, la ricarica anaplerotica dell’ossalacetato per azione della piruvato carbossilasi sostiene il flusso del ciclo e l’ossidazione dell’acetil-CoA. Comprendere questa prima tappa aiuta quindi a interpretare sia l’integrazione metabolica in condizioni fisiologiche sia gli adattamenti in stati patologici o nutrizionali.

61 di 61 Domande

Individuare l’ affermazione ERRATA.














La risposta corretta è la D
Individuare l’affermazione ERRATA: "Gli idruri sono esclusivamente formati dalla combinazione di idrogeno e un metallo." Questa affermazione è errata perché gli idruri non sono limitati solo alla combinazione di idrogeno con metalli. Gli idruri sono composti chimici in cui l'idrogeno si combina con un altro elemento, che può essere un metallo o un non metallo. Esistono diverse categorie di idruri: gli idruri metallici, in cui l'idrogeno si combina con metalli, e gli idruri covalenti o molecolari, in cui l'idrogeno si lega a non metalli come il boro, il carbonio o il silicio. Un esempio di idruro non metallico è l'ammoniaca (NH?), dove l'idrogeno si combina con l'azoto, un non metallo. Inoltre, esistono anche idruri complessi e idruri salini, che dimostrano ulteriormente la varietà di combinazioni possibili con l'idrogeno. Pertanto, l'affermazione che limita gli idruri solo alla combinazione con metalli non rappresenta accuratamente la chimica degli idruri.

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