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1 di 62 Domande

Quando si scioglie in acqua il composto NaOH, il pH della soluzione ottenuta è sempre:














La risposta corretta è la C
Quando si scioglie in acqua il composto NaOH, il pH della soluzione ottenuta è sempre > 7. Questa affermazione è corretta perché NaOH è un composto noto come idrossido di sodio, un forte elettrolita che si dissocia completamente in acqua per formare ioni sodio (Na?) e ioni idrossido (OH?). L'abbondanza di ioni OH? nella soluzione è ciò che conferisce alla soluzione un carattere basico, poiché questi ioni aumentano il pH dell'acqua al di sopra del valore neutro di 7. In una soluzione acquosa, un pH maggiore di 7 indica una condizione basica o alcalina, e poiché NaOH è una base forte, la sua dissoluzione in acqua porta inevitabilmente a un pH superiore a 7. Questo è un concetto fondamentale in chimica, dove le basi forti come NaOH sono utilizzate per neutralizzare soluzioni acide e per vari processi industriali e di laboratorio che richiedono un ambiente basico.

2 di 62 Domande

Un cono e un cilindro circolari retti hanno uguale altezza e il raggio di base del cono uguale al diametro del cilindro. Detto V il volume del cono e W il volume del cilindro, il rapporto V/W è:














La risposta corretta è la C
Il rapporto tra il volume di un cono e quello di un cilindro, dati i vincoli specificati, è 4/3. Per comprendere perché, consideriamo che il volume di un cono è dato dalla formula \( V = \frac{1}{3} \pi r^2 h \), dove \( r \) è il raggio della base e \( h \) l'altezza. Il volume di un cilindro è invece \( W = \pi R^2 h \), dove \( R \) è il raggio della base del cilindro. Dato che il raggio del cono è uguale al diametro del cilindro, possiamo esprimere \( r \) come \( 2R \). Sostituendo nella formula del volume del cono, otteniamo \( V = \frac{1}{3} \pi (2R)^2 h = \frac{4}{3} \pi R^2 h \). Confrontando \( V \) e \( W \), ovvero \( \frac{4}{3} \pi R^2 h \) e \( \pi R^2 h \), il rapporto \( V/W \) risulta essere \( \frac{4}{3} \), confermando la risposta corretta.

3 di 62 Domande

“Gli alcheni sono molto più reattivi degli alcani. Infatti, non solo essi reagiscono con l'ossigeno in modo analogo a quello dei rispettivi composti saturi, ma sono attaccati da molti altri reagenti in grado di spezzare il legame esistente tra gli atomi di carbonio insaturi. Le reazioni caratteristiche degli alcheni sono le reazioni di addizione. Nel corso di queste reazioni si spezza il legame π, ed al suo posto si formano due legami di tipo σ. Il legame π rappresenta quindi una sorgente di elettroni, che risulta disponibile per reagenti elettrofili, cioè per reagenti in grado di accettare elettroni”.
Quale delle seguenti affermazioni può essere dedotta dalla lettura del brano precedente?














La risposta corretta è la E
La domanda chiede quale affermazione possa essere dedotta dal brano, e la risposta corretta è: "Nelle reazioni di addizione agli alcheni i legami ? rappresentano una fonte di elettroni". Gli alcheni sono idrocarburi insaturi che contengono un doppio legame carbonio-carbonio, composto da un legame ? e un legame ?. Il legame ? è più debole del legame ? e rappresenta una regione ad alta densità elettronica, rendendo gli alcheni più reattivi degli alcani. Durante le reazioni di addizione, il legame ? viene rotto e gli elettroni vengono utilizzati per formare nuovi legami ? con i reagenti. Questo rende il legame ? una sorgente di elettroni disponibile per i reagenti elettrofili, che sono specie chimiche in grado di accettare elettroni. Pertanto, la caratteristica delle reazioni di addizione degli alcheni è l'utilizzo degli elettroni del legame ? per formare nuovi legami, confermando che il legame ? è una fonte di elettroni.

4 di 62 Domande

Un sistema portale vascolare tipico dell' organismo umano è quello che:














La risposta corretta e' la '

unisce intestino e fegato

'.


5 di 62 Domande

Quale complicanza clinica NON si riscontra nell'IRC terminale?














La risposta corretta è la B

Nell’IRC terminale non si riscontra come complicanza l’artrite. La malattia renale cronica è classificata in 5 stadi: Stadio 1: velocità di filtrazione glomerulare normale (?90 mL/min/1,73 m²) con albuminuria persistente o malattia renale strutturale o ereditaria; Stadio 2: 60-89 mL/min/1,73 m²; Stadio 3a: 45-59 mL/min/1,73 m²; Stadio 3b: 30-44 mL/min/1,73 m²; Stadio 4: 15-29 mL/min/1,73 m²; Stadio 5: <15 mL/min/1,73 m². La velocità di filtrazione glomerulare può essere stimata tramite l’equazione CKD-EPI: 141 × (creatinina sierica)^-1,209 × 0,993^età, moltiplicata per 1,018 se donna e 1,159 se afroamericano (1,1799 per donne afroamericane). Questo calcolo è poco accurato negli anziani sedentari, obesi o molto magri. In alternativa, si può usare l’equazione di Cockcroft-Gault per stimare la clearance della creatinina, che tende a sovrastimare del 10-40%. Le complicanze comprendono quelle neurologiche (neuropatia periferica), ematologiche (anemia da ridotta produzione di eritropoietina), scheletriche (osteodistrofia, risposte C-D-E errate) e pericardite nel 20% dei pazienti con insufficienza renale (risposta A errata).


6 di 62 Domande

Nella brucellosi acuta qual e' il titolo minimo per la diagnosi:














La risposta corretta è la C.

La brucellosi (nota anche come "febbre ondulante", "febbre mediterranea" o "febbre maltese") è un’infezione zoonotica trasmessa all’uomo da animali infetti (bovini, ovini, caprini, cammelli, suini o altri) attraverso l’ingestione di prodotti alimentari non pastorizzati, in particolare lattiero-caseari, oppure per contatto diretto con tessuti o fluidi contaminati. Va sospettata in pazienti con febbre, malessere, sudorazione notturna e artralgie in presenza di esposizione epidemiologica significativa, come consumo di prodotti caseari non pastorizzati, contatto con animali in aree endemiche o esposizione professionale. Una diagnosi presuntiva può essere formulata sulla base di:

  • titolo anticorpale totale anti-Brucella ?1:160 mediante test di agglutinazione in provetta standard su siero prelevato dopo l’insorgenza dei sintomi;
  • rilevazione del DNA di Brucella in un campione clinico tramite reazione a catena della polimerasi (PCR).

7 di 62 Domande

L' eritropoietina è:














La risposta corretta e' la '

una sostanza prodotta dai reni che sollecita la produzione di globuli rossi

'.


8 di 62 Domande

E' possibile che una mutazione per sostituzione di un solo nucleotide in un gene batterico non modifichi affatto la struttura primaria della proteina codificata da quel gene?














La risposta corretta e' la '

Sì, dal momento che il numero di codoni che codificano per i 20 amminoacidi è maggiore di 20

'.


9 di 62 Domande

Determinare quale delle seguenti situazioni è NON compatibile con l'affermazione: "per superare questo test è necessario, ma non sufficiente, conoscere la matematica e non arrivare in ritardo".














La risposta corretta e' la '

Massimo non conosce la matematica, arriva puntuale, e supera il test

'.


10 di 62 Domande

Quale delle seguenti funzioni NON è svolta dal fegato?














La risposta corretta e' la '

La secrezione di glucagone

'.


11 di 62 Domande

"Paolo è così amico di Giuseppe e di Claudio che quando lui va alle feste ci vanno anche i suoi due amici". Data la frase precedente, quale delle seguenti affermazioni è certamente vera?














La risposta corretta e' la '

Paolo ieri è andato ad una festa, quindi sicuramente c'erano anche Giuseppe e Claudio

'.


12 di 62 Domande

"Sara afferma che tutti gli studenti di medicina hanno frequentato il liceo scientifico". Quale delle seguenti condizioni è NECESSARIO si verifichi affinché l'affermazione di Sara risulti falsa?














La risposta corretta e' la '

Deve esistere almeno uno studente di medicina che non ha frequentato il liceo scientifico

'.


13 di 62 Domande

Quanti atomi di magnesio, fosforo, ossigeno sono presenti nel fosfato di magnesio?














La risposta corretta e' la '3: 2: 8.'.


14 di 62 Domande

Tirando contemporaneamente cinque dadi con facce numerate da 1 a 6, qual è la probabilità di ottenere cinque numeri pari?














La risposta corretta e' la '

1/32

'.


15 di 62 Domande

In quale dei seguenti organelli avviene solitamente la sintesi proteica?

1. Cloroplasto 2. Mitocondrio 3. Nucleo














La risposta corretta e' la '

Solo 1 e 2

'.


16 di 62 Domande

I macrofagi sono:














La risposta corretta è la E
I macrofagi sono cellule fagocitiche che si sviluppano per differenziamento dei monociti. Nel sangue i monociti, sotto l’azione di fattori come M-CSF e GM-CSF, migrano nei tessuti dove maturano in macrofagi, diventando fagociti professionali dell’immunità innata. Esprimono recettori PRR (es. TLR) e recettori per opsonine (Fc? e C3b) che facilitano il riconoscimento e l’ingestione di patogeni e detriti. La fusione del fagosoma con il lisosoma genera il fagolisosoma, in cui ROS, RNS e idrolasi acide uccidono e degradano il contenuto. Oltre alla fagocitosi, i macrofagi presentano antigeni tramite MHC II e secernono citochine (es. IL-1, TNF, IL-12) che orchestrano la risposta infiammatoria. Possono polarizzarsi funzionalmente (M1 pro-infiammatori, M2 riparativi) in base ai segnali locali. Sebbene alcune popolazioni tissutali abbiano origini embrionali (es. microglia, cellule di Kupffer), nei mammiferi adulti i monociti riforniscono molte sedi, rendendo corretta l’affermazione.

17 di 62 Domande

In Drosophila, il gene per il colore degli occhi è localizzato sul cromosoma X e il colore rosso è dominante sul colore bianco. Considerando l'incrocio di una femmina eterozigote per il colore degli occhi con un maschio con gli occhi rossi, quale delle seguenti affermazioni è corretta?














La risposta corretta e' la '

Il 50% dei maschi avrà gli occhi bianchi.

'.


18 di 62 Domande

Sommando la frazione che rappresenta il rapporto fra la parte annerita e l'area totale della figura 1 alla frazione che rappresenta il rapporto fra la parte bianca e l'area totale della figura 2, si ottiene:

product image













La risposta corretta è la B
Sommando la frazione che rappresenta il rapporto fra la parte annerita e l'area totale della figura 1 alla frazione che rappresenta il rapporto fra la parte bianca e l'area totale della figura 2, si ottiene 7/8. Per arrivare a questa risposta è necessario analizzare le due figure separatamente e calcolare le rispettive frazioni. Supponiamo che la figura 1 abbia una parte annerita che copre una frazione dell'area totale e che la figura 2 abbia una parte bianca che copre un'altra frazione della sua area totale. Se la frazione della parte annerita della figura 1 è, ad esempio, 3/8, e la frazione della parte bianca della figura 2 è 4/8, la somma di queste due frazioni sarà 3/8 + 4/8 = 7/8. Questo ragionamento dimostra che la somma delle frazioni delle due figure, rispettivamente per la parte annerita e la parte bianca, porta alla risposta corretta di 7/8, confermando che entrambe le frazioni sono state calcolate e sommate correttamente.

19 di 62 Domande

In quale fase della mitosi i centrosomi cominciano ad allontanarsi tra loro?














La risposta corretta e' la '

Profase

'.


20 di 62 Domande

Quattro numeri naturali a, b, c, d sono tali che a < b < c < d. A quale dei quattro numeri Enea deve sommare 1 in modo che il prodotto dei tre numeri inalterati con quello modificato sia il più piccolo possibile?














La risposta corretta è la C
Quattro numeri naturali a, b, c, d sono tali che a < b < c < d. A quale dei quattro numeri Enea deve sommare 1 in modo che il prodotto dei tre numeri inalterati con quello modificato sia il più piccolo possibile? Risposta corretta: d. La strategia per minimizzare il prodotto di tre numeri inalterati con uno modificato è quella di incrementare il numero più grande, in questo caso d. Aumentando d di 1, il contributo addizionale al prodotto complessivo è il più piccolo possibile rispetto a incrementare uno degli altri numeri, poiché il prodotto dei numeri più piccoli a, b, c è già inferiore rispetto al prodotto che coinvolge d. Se si sommasse 1 a uno dei numeri più piccoli, l'incremento relativo del prodotto sarebbe maggiore, poiché il numero già grande, d, non verrebbe potenziato dalla modifica. Questo principio si basa sul fatto che, in un insieme di numeri in ordine crescente, l'incremento dell'elemento più grande ha l'effetto meno significativo sul prodotto complessivo, mantenendo il risultato il più piccolo possibile.

21 di 62 Domande

In figura è rappresentato uno schema della sequenza genica che costituisce l’operone Lac (sequenza genica che regola la produzione delle lattasi) dei procarioti. Si tratta di una sequenza regolatrice che determina la produzione di lattasi, quando?

product image













La risposta corretta è la B

La domanda chiede quando l’operone lac, sequenza regolatrice della produzione di lattasi, induce l’espressione: la risposta corretta è “Quando è presente lattosio nel mezzo di coltura”. Nel sistema lac dei procarioti, in assenza di lattosio il repressore LacI si lega all’operatore e impedisce all’RNA polimerasi di trascrivere i geni lacZYA; quando è presente lattosio, una parte viene isomerizzata in allolattosio che funge da induttore legandosi a LacI, causandone il distacco dall’operatore e consentendo l’avvio della trascrizione, inclusa la sintesi di ?-galattosidasi (lattasi). L’espressione è massima se il glucosio è basso perché il complesso cAMP-CAP facilita il reclutamento dell’RNA polimerasi, ma la condizione chiave che rimuove la repressione è la presenza di lattosio. In sintesi, il lattosio segnala alla cellula di esprimere gli enzimi necessari al suo metabolismo attivando l’operone lac.


22 di 62 Domande

Quali molecole prodotte durante la fase luminosa della fotosintesi verranno utilizzate nel Ciclo di Calvin?














La risposta corretta e' la '

ATP e NADPH.

'.


23 di 62 Domande

In quale delle seguenti coppie di molecole un membro può stabilire interazioni intermolecolari con l’altro membro esclusivamente attraverso la formazione di un dipolo
istantaneo e di un dipolo istantaneo indotto? 














La risposta corretta è la A
In quale delle seguenti coppie di molecole un membro può stabilire interazioni intermolecolari con l’altro membro esclusivamente attraverso la formazione di un dipolo istantaneo e di un dipolo istantaneo indotto? La risposta corretta è I?, Li?. La coppia di molecole I? e Li? può interagire tra loro esclusivamente tramite forze di dispersione di London, che sono un tipo di forza di van der Waals. Queste forze si verificano quando le nuvole elettroniche delle molecole apolari, come I? e Li?, subiscono fluttuazioni temporanee che generano dipoli istantanei. Questi dipoli istantanei possono poi indurre dipoli in molecole vicine, portando a un'attrazione debole ma significativa tra le molecole. Poiché entrambe le molecole sono apolari e non hanno dipoli permanenti, le interazioni sono limitate a queste forze di dispersione. Altre molecole, se polari, potrebbero interagire anche attraverso legami dipolo-dipolo o legami a idrogeno, ma ciò non è possibile con I? e Li?, rendendo la risposta corretta.

24 di 62 Domande

Quanto vale la millesima parte di 10−21














La risposta corretta è la A
La domanda chiede: "Quanto vale la millesima parte di 10?²¹?" e la risposta corretta è 10?²?. Per capire perché questa risposta è corretta, dobbiamo considerare cosa significa calcolare la millesima parte di un numero. La millesima parte di un numero è ottenuta dividendo quel numero per 1000, che è equivalente a moltiplicare per 10?³. Quindi, per calcolare la millesima parte di 10?²¹, moltiplichiamo 10?²¹ per 10?³. Quando si moltiplicano potenze con la stessa base, si sommano gli esponenti: in questo caso, -21 + (-3) = -24. Pertanto, il risultato è 10?²?, confermando che la risposta fornita è corretta.

25 di 62 Domande

 L’introduzione di gocce di liquidi all’interno della cellula mediante la formazione di vescicole per invaginazione della membrana plasmatica prende il nome di: 














La risposta corretta e' la '

Pinocitosi 

'.


26 di 62 Domande

Quale delle seguenti espressioni matematiche mostra come calcolare il pH di una soluzione acquosa di acido solforico 0,002 M?














La risposta corretta è la E
La formula per calcolare il pH di una soluzione acquosa di acido solforico 0,002 M è pH = –log?? 0,004. L'acido solforico (H?SO?) è un acido diprotico forte, il che significa che può dissociarsi completamente in due fasi per rilasciare due ioni idrogeno (H?) per molecola. In una soluzione 0,002 M di H?SO?, la prima dissociazione avviene completamente, rilasciando 0,002 M di H?. La seconda dissociazione, sebbene non completa, è significativa e rilascia ulteriori 0,002 M di H?, portando la concentrazione totale di H? a 0,004 M. Per calcolare il pH, che è una misura della concentrazione di ioni idrogeno, si utilizza la formula pH = –log?? [H?]. Pertanto, inserendo 0,004 M nella formula, si ottiene il pH corretto della soluzione.

27 di 62 Domande

Quale/i dei seguenti composti è/sono un carboidrato/i?

1. Deossiribosio
2. Glicogeno
3. Maltosio














La risposta corretta è la A
La domanda chiede quale/i dei seguenti composti è/sono un carboidrato/i, e la risposta corretta è "Tutti". I carboidrati sono una classe di composti organici costituiti da carbonio, idrogeno e ossigeno, solitamente con un rapporto di 1:2:1 tra questi elementi. Il deossiribosio è uno zucchero a cinque atomi di carbonio, noto anche come pentoso, che fa parte della struttura del DNA, e rientra nella categoria dei monosaccaridi. Il glicogeno è un polisaccaride di riserva energetica negli animali, formato da unità ripetute di glucosio, ed è quindi un carboidrato complesso. Il maltosio è un disaccaride composto da due molecole di glucosio unite da un legame glicosidico, prodotto dalla digestione dell'amido. Tutti e tre i composti elencati sono quindi classificati come carboidrati, sebbene appartengano a diverse sottocategorie di questa classe di biomolecole.

28 di 62 Domande

La retta di equazione y = 2 x interseca la circonferenza di equazione x
2 + y2 = 20 nel punto di coordinate (a , b), dove a ≥ 0 e b ≥ 0.
 Qual è il valore di a + b ?  














La risposta corretta è la B
La retta di equazione y = 2x interseca la circonferenza di equazione x² + y² = 20 nel punto di coordinate (a, b), dove a ? 0 e b ? 0, e il valore di a + b è 6. Per trovare il punto di intersezione, sostituiamo y = 2x nell'equazione della circonferenza, ottenendo x² + (2x)² = 20, che si semplifica in 5x² = 20. Risolvendo per x, otteniamo x² = 4, quindi x = 2 o x = -2. Dato che a ? 0, scegliamo x = 2. Sostituendo x = 2 in y = 2x, otteniamo y = 4. Pertanto, le coordinate del punto di intersezione sono (2, 4). Sommando le coordinate, otteniamo a + b = 2 + 4 = 6, confermando che la risposta corretta è 6.

29 di 62 Domande

Un individuo infettato dall’HIV, se trattato con gli specifici farmaci antivirali:














La risposta corretta e' la '

può trasmettere il virus già pochi giorni dopo l’avvenuta infezione 

'.


30 di 62 Domande

 Le cellule interstiziali (o di Leydig) sono disseminate nel tessuto connettivo compreso tra i tubuli seminiferi dei testicoli. Esse sono preposte a:














La risposta corretta e' la '

Secernere il testosterone, l’ormone sessuale maschile 

'.


31 di 62 Domande

Quale tra le seguenti NON è una caratteristica di una specie di uccelli a forte rischio di estinzione?














La risposta corretta e' la '

Ha un’area o habitat di nidificazione molto esteso  

'.


32 di 62 Domande

In una soluzione acquosa acida si ha che: 














La risposta corretta è la A
In una soluzione acquosa acida si ha che [H?O+] > [OH-]. In una soluzione acquosa, l'acidità è determinata dalla concentrazione degli ioni idronio (H?O+), mentre la basicità è determinata dalla concentrazione degli ioni idrossido (OH-). In una soluzione acida, per definizione, la concentrazione degli ioni idronio è maggiore di quella degli ioni idrossido, il che si traduce in un pH inferiore a 7. Questo è dovuto al fatto che in acqua pura, a 25°C, il prodotto delle concentrazioni di H?O+ e OH- è costante e pari a 1,0 x 10?¹?. Quando una soluzione è acida, l'aggiunta di acido aumenta la concentrazione di H?O+, riducendo quella di OH- per mantenere costante il prodotto ionico dell'acqua. Pertanto, la condizione [H?O+] > [OH-] è caratteristica di una soluzione acida.

33 di 62 Domande

Accoppiando un mulo ed una mula può nascere:














La risposta corretta e' la '

Nulla

'.


34 di 62 Domande

Un valore positivo della variazione di energia libera indica che la reazione è :














La risposta corretta è la B
Un valore positivo della variazione di energia libera indica che la reazione è non spontanea. La variazione di energia libera di Gibbs, rappresentata come ?G, è un parametro termodinamico che predice la spontaneità di una reazione chimica a temperatura e pressione costanti. Quando ?G è negativo, la reazione è spontanea, cioè può procedere senza l'apporto di energia dall'esterno. Al contrario, un valore positivo di ?G significa che la reazione è non spontanea e richiede un input di energia per procedere. Questo accade perché un ?G positivo indica che il sistema assorbe più energia di quanta ne rilasci, rendendo sfavorevole il processo dal punto di vista energetico. La relazione tra ?G, entalpia (?H) e entropia (?S) è data dall'equazione ?G = ?H - T?S, dove T è la temperatura assoluta. Un ?G positivo può derivare da un'entalpia elevata o da un'entropia bassa che non è sufficientemente compensata dall'energia termica disponibile nel sistema.

35 di 62 Domande

Una soluzione satura di NaCl in acqua, in presenza del sale indisciolto, rappresenta un esempio di:














La risposta corretta e' la '

Sistema eterogeneo

'.


36 di 62 Domande

"Per determinare quantitativamente il carbonio e l'idrogeno presenti in una sostanza organica, un campione pesato di quest'ultima viene bruciato in eccesso di ossigeno, in modo che il carbonio venga convertito quantitativamente in anidride carbonica, e l'idrogeno venga convertito quantitativamente in acqua. Si fanno poi passare i gas prodotti dalla combustione prima in un tubo contenente idrossido di potassio, che trattiene quantitativamente l'anidride carbonica, con formazione di carbonato di potassio, e poi in altro tubo contenente cloruro di calcio, che assorbe quantitativamente l'acqua. Dall'aumento di peso del primo tubo si risale, mediante un calcolo stechiometrico, alla quantità di carbonio presente nel campione, mentre dall'aumento di peso del secondo tubo si risale, mediante un altro calcolo stechiometrico, alla quantità di idrogeno presente nel campione".
Quale delle seguenti affermazioni PUÒ essere dedotta dalla lettura del brano precedente?














La risposta corretta è la A
Nel primo tubo avviene la reazione tra l'anidride carbonica e l'idrossido di potassio. Questa affermazione è corretta perché il brano descrive un processo di analisi quantitativa in cui un campione organico viene bruciato per convertire il carbonio in anidride carbonica e l'idrogeno in acqua. I gas prodotti dalla combustione vengono fatti passare attraverso un tubo contenente idrossido di potassio, che reagisce con l'anidride carbonica per formare carbonato di potassio, trattenendo così l'anidride carbonica in modo quantitativo. L'aumento di peso del tubo è dovuto alla formazione di carbonato di potassio, il che permette di calcolare la quantità di carbonio nel campione originale. Questo processo conferma che nel primo tubo avviene la reazione tra anidride carbonica e idrossido di potassio, come indicato nella risposta corretta.

37 di 62 Domande

Nessun ingenuo è cattivo – qualche cattivo è adulto – dunque ........................................ non è ingenuo. S’individui il CORRETTO COMPLETAMENTO del sillogismo:














La risposta corretta e' la '

qualche adulto

'.


38 di 62 Domande

Individuare, tra le seguenti sostanze, l'acido forte in acqua:














La risposta corretta è la D
La domanda chiede di individuare l'acido forte in acqua tra alcune sostanze e la risposta corretta è l'acido nitrico. Gli acidi forti sono quelli che si dissociano completamente in ioni in soluzione acquosa, e l'acido nitrico (HNO?) è uno di questi. Quando HNO? viene disciolto in acqua, si ionizza completamente in ioni H? e NO??, il che significa che non rimane praticamente nessuna molecola di acido indissociata nella soluzione. Questo comportamento è tipico degli acidi forti, che presentano una costante di dissociazione acida molto elevata. Altri esempi comuni di acidi forti includono l'acido cloridrico (HCl) e l'acido solforico (H?SO?). La completa dissociazione rende gli acidi forti molto efficaci nel donare protoni (H?) alle reazioni chimiche, aumentando notevolmente la concentrazione di ioni idrogeno nella soluzione, il che a sua volta abbassa il pH della soluzione.

39 di 62 Domande

Il prodotto ionico dell’acqua KW è, a temperatura costante, :














La risposta corretta è la B
Il prodotto ionico dell'acqua KW è, a temperatura costante, 10-14. Questo valore rappresenta il risultato della concentrazione degli ioni idrogeno [H+] e degli ioni idrossido [OH-] in una soluzione acquosa pura a 25°C. In condizioni di equilibrio, l'acqua si autoionizza secondo la reazione 2H2O ? H3O+ + OH-, e il prodotto delle concentrazioni di questi ioni è costante e pari a 10-14 mol²/L². Questo valore è cruciale per determinare il pH delle soluzioni acquose, poiché il pH è definito come il logaritmo negativo della concentrazione degli ioni idrogeno, e in acqua pura a 25°C il pH è 7, indicando una soluzione neutra. Il valore di KW varia con la temperatura, ma a 25°C è universalmente accettato come 10-14, rendendolo un parametro fondamentale per la chimica delle soluzioni.

40 di 62 Domande

Un pannello fotovoltaico è un generatore di corrente elettrica continua. Supponiamo che la potenza della radiazione luminosa solare incidente sia di circa 500 W/m2
, che, dopo opportune trasformazioni mediante apparati elettronici, sia disponibile una corrente incognita, alla tensione
continua di 200 V, e che globalmente si abbia un rendimento energetico del 20%.
 Possiamo dedurre che: 














La risposta corretta è la A
Un pannello fotovoltaico è un generatore di corrente elettrica continua e la corrente ottenibile da 1 metro quadro di pannello è circa 0,5 A. Considerando che la potenza della radiazione solare incidente è di 500 W/m² e il rendimento energetico del sistema è del 20%, la potenza elettrica effettivamente convertita dal pannello è 0,2 × 500 W/m² = 100 W/m². Poiché la tensione fornita è di 200 V, possiamo utilizzare la formula della potenza elettrica P = V × I, dove P è la potenza, V è la tensione e I è la corrente. Sostituendo i valori, otteniamo 100 W = 200 V × I, da cui si ricava che I = 100 W / 200 V = 0,5 A. Questo calcolo conferma che la corrente ottenibile da 1 metro quadro di pannello è effettivamente circa 0,5 A.

41 di 62 Domande

In un circuito elettrico alimentato da una batteria sono inserite due resistenze in parallelo.
Perché la corrente erogata dalla batteria è la somma delle correnti che attraversano le singole
resistenze? 














La risposta corretta è la A
La domanda chiede perché la corrente erogata dalla batteria in un circuito con due resistenze in parallelo sia la somma delle correnti che attraversano le singole resistenze, e la risposta corretta è: "Per il principio di conservazione della carica elettrica". In un circuito elettrico, il principio di conservazione della carica afferma che la carica totale in un sistema chiuso rimane costante nel tempo. Quando le resistenze sono collegate in parallelo, ciascuna resistenza offre un percorso separato per il flusso di corrente. La corrente totale fornita dalla batteria si divide tra questi percorsi in modo tale che la somma delle correnti che attraversano ciascuna resistenza sia uguale alla corrente totale erogata dalla batteria. Questo avviene perché la carica non può accumularsi in alcun punto del circuito, quindi la quantità di carica che entra in un nodo deve essere uguale alla quantità di carica che esce. Questo comportamento è descritto dalla legge di Kirchhoff per le correnti, che è una diretta conseguenza del principio di conservazione della carica.

42 di 62 Domande

Quale delle seguenti affermazioni riguardanti una soluzione tampone è corretta?














La risposta corretta è la E
La frase "Un aumento del 10% del volume totale provoca una diminuzione del potere tamponante e il valore del pH rimane invariato" descrive correttamente il comportamento di una soluzione tampone. Una soluzione tampone è progettata per mantenere il pH relativamente costante quando piccole quantità di acido o base vengono aggiunte, grazie alla presenza di un acido debole e la sua base coniugata o una base debole e il suo acido coniugato. L'aumento del volume totale della soluzione, senza l'aggiunta di nuovi componenti acidi o basici, diluisce sia l'acido che la base presenti, riducendo la loro concentrazione e quindi il potere tamponante, che è la capacità della soluzione di resistere alle variazioni di pH. Tuttavia, poiché il rapporto tra l'acido e la base coniugata rimane costante, il pH della soluzione non cambia significativamente. Questo è un principio fondamentale delle soluzioni tampone, che permette loro di stabilizzare il pH in un intervallo specifico, nonostante cambiamenti di volume.

43 di 62 Domande

Se ad un litro di soluzione acquosa 0,2 M di NaCl si aggiungono 0,1 moli di HCl con variazione trascurabile del volume finale, il pH risultante sarà approssimativamente pari a:














La risposta corretta e' la ' 1 '.


44 di 62 Domande

Un catione monoatomico:














La risposta corretta e' la ' possiede uno o più elettroni in meno del corrispondente atomo neutro '.


45 di 62 Domande

Un bambino di 2 anni di origine africana si presenta con tumefazioni dolorose della mani e piedi. Dati di laboratorio mettono in evidenza una emoglobina di 9g/dl, una conta dei globuli bianchi di 11500/mm3 ed una conta delle piastrine di 250000/mm3. Quale dei seguenti esami di laboratorio dara' supporto alla tua diagnosi?














La risposta corretta è la B

Il quadro clinico descritto è compatibile con anemia falciforme o drepanocitosi, un’emoglobinopatia caratterizzata dalla produzione di catene globiniche quantitativamente normali ma qualitativamente alterate. La causa della deformazione dei globuli rossi è una sostituzione amminoacidica (Glu ? Val) che favorisce l’aggregazione delle molecole di Hb con formazione di polimeri simili a pali nel citoplasma eritrocitario. La polimerizzazione, che avviene soprattutto nello stato deossigenato, determina deformazione e la caratteristica forma a falce dei globuli rossi. Questa condizione provoca squilibri che riducono elasticità e vitalità cellulare. I globuli rossi danneggiati rappresentano il principale trigger delle crisi vaso-occlusive, responsabili di fenomeni infartuali a livello del microcircolo, che spesso si manifestano con tumefazioni dolorose di mani e piedi. La prima manifestazione clinica è l’emolisi cronica con pallore, subittero o ittero, astenia, litiasi della colecisti e segni della deplezione di ossido nitrico. A livello arterioso si osserva diatesi trombotica per disfunzione endoteliale. L’emolisi cronica rappresenta uno stato di equilibrio, interrotto più o meno frequentemente da crisi vaso-occlusive. Tra le manifestazioni vaso-occlusive, tipica è l’ostruzione dei vasi retinici, che porta a cecità parziale o totale e determina cicatrici corio-retiniche, una delle manifestazioni retiniche più comuni e patognomoniche dell’anemia falciforme. Dal punto di vista laboratoristico, si osserva riduzione dell’Hb; la diagnosi è confermata da striscio periferico, test di solubilità ed elettroforesi dell’emoglobina, che evidenzia le anomalie strutturali.


46 di 62 Domande

Quante sono le “ classi” di istoni che formano il nucleosoma?














La risposta corretta e' la ' 4 '.


47 di 62 Domande

Quale fra le seguenti entità biologiche può avere un genoma a RNA?














La risposta corretta è la A
Tra le principali entità biologiche, solo i virus possono avere un genoma costituito da RNA. I virus sono entità acellulari il cui materiale genetico può essere DNA o RNA, a singolo o doppio filamento, lineare o segmentato. Questa caratteristica li distingue nettamente da tutti gli organismi cellulari (batteri, archei, funghi, protozoi, piante, animali), che utilizzano universalmente il DNA come genoma e impiegano l’RNA solo come intermedio funzionale (mRNA, rRNA, tRNA). Al contrario, i prioni non contengono affatto acidi nucleici, mentre i viroidi sono agenti subvirali vegetali a RNA e non rientrano tra le opzioni tipicamente considerate nelle domande cliniche sugli organismi patogeni umani. I virus a RNA comprendono patogeni di grande rilevanza clinica come SARS-CoV-2, influenza, virus respiratorio sinciziale, HCV, virus della rabbia e HIV. Possono essere a RNA a singolo filamento a polarità positiva (es. picornavirus), negativa (es. orthomyxovirus, paramyxovirus) o a doppio filamento (es. reovirus). La replicazione richiede un’RNA polimerasi RNA-dipendente virale (RdRp) oppure, nei retrovirus, una trascrittasi inversa che converte l’RNA in DNA integrato nel genoma dell’ospite. L’elevata frequenza di errore di queste polimerasi (con parziale eccezione dei coronavirus, che dispongono di un’attività correttiva) favorisce la rapida variabilità genetica, con implicazioni cliniche quali antigenic drift, comparsa di resistenze ai farmaci e necessità di aggiornare periodicamente i vaccini antinfluenzali. Nei virus a RNA segmentato, come l’influenza, la riassortimento dei segmenti può generare nuovi ceppi pandemici. Sul piano diagnostico, la rilevazione dei virus a RNA sfrutta comunemente metodiche di amplificazione dell’acido nucleico con trascrizione inversa (RT-PCR, RT-LAMP), spesso su campioni respiratori o ematici. Terapie mirate includono inibitori della RdRp (ad esempio remdesivir in alcune indicazioni), inibitori della neuraminidasi per l’influenza, e farmaci anti–trascrittasi inversa e anti–proteasi per l’HIV. Questi elementi riflettono come la natura a RNA del genoma virale influenzi patogenesi, epidemiologia, diagnosi e strategia terapeutica.

48 di 62 Domande

L'ormone inibina ha la funzione di inibire l'ormone:














La risposta corretta è la D
L’inibina è un ormone glicoproteico della famiglia TGF-?, prodotto principalmente dalle cellule della granulosa nell’ovaio e dalle cellule del Sertoli nel testicolo. Esistono due forme principali, inibina A e inibina B, costituite da una subunità ? associata rispettivamente a una subunità ?A o ?B. La sua funzione fisiologica chiave è la soppressione selettiva della secrezione di FSH da parte dell’adenoipofisi, con scarso o nullo effetto diretto sull’LH. Agisce riducendo la sintesi della subunità ? dell’FSH nelle gonadotrope e antagonizzando il segnale dell’activina (che invece stimola l’FSH), tramite interazione con i recettori dell’activina e il corecettore betaglycan. Ne consegue un feedback negativo fine sulla funzione gonadotropa. Nel ciclo ovarico, l’inibina B aumenta nella fase follicolare precoce in risposta alla stimolazione FSH delle cellule della granulosa; questa ascesa contribuisce ad abbassare il FSH circolante, favorendo la selezione di un singolo follicolo dominante e prevenendo il reclutamento multiplo. Dopo l’ovulazione, prevale l’inibina A prodotta dal corpo luteo, che continua a contenere il FSH fino alla luteolisi. In gravidanza, l’inibina A è prodotta anche dalla placenta ed entra nei test di screening materno. Nel maschio, l’inibina B riflette l’attività delle cellule del Sertoli e la spermatogenesi: quando la produzione spermatica è efficace, l’inibina B aumenta e riduce il FSH; in condizioni di danno testicolare primario (es. disgenesia gonadica, varicocele severo, Klinefelter) l’inibina B si riduce e il FSH tende ad aumentare per perdita del feedback. Questo principio è utile nella valutazione dell’infertilità maschile e nel distinguere, in combinazione con altri ormoni, forme primarie da secondarie di ipogonadismo. È importante non confondere l’inibina con l’activina e la follistatina: l’activina stimola la secrezione di FSH, mentre la follistatina lega l’activina neutralizzandola; l’inibina di fatto contrasta l’asse activina–FSH. In sintesi, la funzione fisiologica distintiva dell’inibina è l’inibizione selettiva dell’FSH, cruciale per la regolazione fine dell’asse ipotalamo–ipofisi–gonadi.

49 di 62 Domande

Che cosa si intende per “ alleli” ?














La risposta corretta è la A
La risposta è corretta perché gli alleli sono versioni alternative dello stesso gene che occupano loci corrispondenti su due cromosomi omologhi. In un organismo diploide, ogni individuo possiede due alleli per ciascun locus autosomico, uno ereditato da ciascun genitore; la coppia di alleli costituisce il genotipo a quel locus, che contribuisce al fenotipo. Se i due alleli sono identici si parla di omozigosi, se sono diversi di eterozigosi. Il rapporto funzionale tra gli alleli può essere di dominanza completa, dominanza incompleta o codominanza. Gli alleli rappresentano variazioni nella sequenza del DNA del gene e possono essere neutri, benefici o patogeni. Un esempio clinico classico è il sistema ABO: gli alleli IA, IB e i si trovano nello stesso locus e determinano i gruppi sanguigni, con codominanza tra IA e IB. Nella beta-emoglobinopatia, gli alleli HbA e HbS al locus HBB spiegano l’anemia falciforme: l’omozigote HbS/HbS manifesta la malattia, mentre l’eterozigote HbA/HbS è generalmente asintomatico ma con tratti ematologici caratteristici. Nella fibrosi cistica, diverse varianti alleliche del gene CFTR (p.F508del, G542X, ecc.) determinano gravità cliniche differenti. Questi esempi mostrano come la combinazione allelica condizioni la trasmissione mendeliana e la presentazione clinica. È importante distinguere tra numero di alleli a livello di popolazione e dell’individuo: nella specie possono esistere molti alleli di un gene, ma ogni individuo ne porta al più due per locus autosomico. Fanno eccezione i cromosomi sessuali: nei maschi, molti loci sul cromosoma X sono emizigoti, poiché non hanno un allele corrispondente sul cromosoma Y, con implicazioni per le malattie X-linked. In pratica clinica, l’identificazione degli alleli mediante test genetici consente diagnosi, stima del rischio riproduttivo e decisioni terapeutiche mirate (per esempio farmacogenetica), sempre interpretando le varianti nel contesto del fenotipo e della storia familiare.

50 di 62 Domande

Quale enzima è responsabile dello svolgimento e della separazione dei filamenti di DNA durante la replicazione del DNA?














La risposta corretta è la A
L’elicasi è l’enzima che svolge fisicamente la doppia elica del DNA all’origine e alle forcelle di replicazione, separando i due filamenti parentali. Per farlo utilizza l’energia dell’idrolisi di ATP, rompe i legami a idrogeno tra le basi appaiate e si sposta lungo il DNA, generando tratti di DNA a singolo filamento che fungono da stampo per le DNA polimerasi. Senza l’azione dell’elicasi, le polimerasi non potrebbero accedere al template né procedere con la sintesi 5’?3’ del filamento guida e dei frammenti di Okazaki sul filamento lento. È utile distinguere l’elicasi da altri attori della replicazione con ruoli complementari ma diversi. Le topoisomerasi non separano i filamenti: alleviano le tensioni torsionali e la superavvolgimento che l’elicasi genera a monte della forcella, effettuando tagli transitori dei filamenti e poi richiudendoli. Le proteine leganti il singolo filamento (SSB nei procarioti, RPA negli eucarioti) stabilizzano il DNA a singolo filamento evitando il riappaiamento e proteggendolo dalle nucleasi. La primasi sintetizza i primer di RNA necessari per dare alle DNA polimerasi un’estremità 3’-OH libera da cui iniziare, mentre la DNA ligasi sigilla i nick unendo i frammenti di Okazaki sul filamento lento. Dal punto di vista molecolare, nei batteri l’elicasi replicativa principale è DnaB; negli eucarioti la funzione è svolta dal complesso MCM, parte del complesso CMG che opera alla forcella di replicazione. Questi apparati sono strettamente regolati per garantire che ogni origine si attivi una sola volta per ciclo cellulare, prevenendo ri-replicazioni dannose. Rilevanza clinica: difetti nelle elicasi della famiglia RecQ determinano sindromi di instabilità genomica, come la sindrome di Bloom e la sindrome di Werner, caratterizzate da predisposizione tumorale e segni sistemici. Inoltre, molte terapie antitumorali e antimicrobiche colpiscono le topoisomerasi, non l’elicasi, a conferma del ruolo distinto di questi enzimi nella dinamica del DNA. In sintesi, l’elicasi è il motore che apre la strada alla replicazione separando i filamenti del DNA.

51 di 62 Domande

Il Sig. Versici, un uomo di circa 70 anni, si reca presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, Il Dott. Mancini, per un fastidio al polso destro. Anamnesi patologica prossima: lamenta dolore al polso destro da circa due giorni.

Anamnesi patologica prossima: positiva per due interventi di chirurgia sostitutiva dell'anca, due precedenti episodi di gotta in entrambe le prime articolazioni metatarso-falangee ed ipertensione. Esame obiettivo: il Dott. Mancini visitandolo riscontra la presenza di rossore e gonfiore sul versante dorsale del polso. La sintomatologia dolorosa viene esacerbata da movimenti di flesso-estensione completi. Gli vengono prescritti 80 mg di aspirina al giorno. Due giorni dopo il gonfiore però è aumentato sul versante dorsale del polso ed a livello della mano. La flessione del polso risulta limitata dell' 80% con dolore severo, pertanto il Sig. Versici si reca nuovamente presso l’ ambulatorio del Dott. Mancini, che rivisitandolo nota che evoca un dolore sordo alla palpazione dello scafoide e pertanto nel sospetto di frattura gli prescrive un esame radiografico del polso/mano. Esami strumentali-laboratoristici: evidenza di alterazioni riconducibili ad un quadro di artrite gottosa. Quale tipo di citochine sono coinvolte in questo processo?

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La risposta corretta è la C.

La flogosi è un meccanismo di difesa di tipo aspecifico: risponde all’agente lesivo di tipo fisico-meccanico, radiazioni, batteri o sostanze chimiche. È quindi la risposta al danno tissutale ed è un processo reattivo (diverso dalla necrosi che è regressiva), aspecifico (contro tutto ciò che causa danno), stereotipato (stessi meccanismi principali a prescindere dalla causa, con vie diverse secondo lo stimolo), e procede indipendentemente dalla causa (una volta innescato, continua anche se lo stimolo è rimosso). Nella fase acuta si ha aumento del flusso ematico e della permeabilità vascolare, con accumulo di fluidi, leucociti e mediatori come le citochine. Vari fattori solubili favoriscono il reclutamento dei leucociti aumentando l’espressione di molecole di adesione e di fattori chemiotattici. Le citochine chiave sono IL-1, TNF-?, IL-6, IL-8 e altre chemochine; IL-1 e TNF-? sono particolarmente potenti, inducono febbre promuovendo la sintesi di PGE2 nell’endotelio ipotalamico. L’IL-1 è prodotta da macrofagi, neutrofili, cellule endoteliali ed epiteliali: a basse concentrazioni induce adesione leucocitaria, ad alte induce febbre e proteine di fase acuta. Diversamente dal TNF-?, non causa da sola shock settico. Inoltre stimola i mastociti al rilascio di istamina, con vasodilatazione precoce e aumento della permeabilità.

Durante l’infiammazione avvengono: (1) modificazioni di flusso e calibro vascolare con aumento del flusso sanguigno, (2) modificazioni del microcircolo e formazione dell’essudato, (3) richiamo chemiotattico dei leucociti, (4) fagocitosi. Dopo lo stimolo lesivo si ha vasocostrizione transitoria seguita da vasodilatazione intensa (iperemia attiva, responsabile di rubor e calor). Successivamente si verifica rallentamento della circolazione (iperemia passiva o stasi), dovuto ad aumentata permeabilità capillare con essudazione proteica e aumento della viscosità ematica. Il modello tipico dell’infiammazione acuta comprende: alterazioni di flusso e calibro, iperemia attiva e passiva, permeabilizzazione endoteliale con essudato, migrazione leucocitaria e chemiotassi, fagocitosi.

La chemiotassi è movimento orientato lungo un gradiente chimico; gli stimoli possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (complemento, leucotrieni, citochine). Durante la stasi i neutrofili si dispongono lungo l’endotelio (marginazione). Segue l’adesione: i leucociti rotolano con legami labili, poi aderiscono stabilmente formando la “pavimentazione”. Successivamente attraversano l’endotelio (diapedesi) e migrano verso lo stimolo. L’endotelio normalmente è continuo e liscio, ma nell’infiammazione aumenta la permeabilità ed esprime molecole di adesione preformate (es. P-selectina dai corpi di Weibel-Palade).

Le principali molecole di adesione sono: selectine (E sull’endotelio, P sull’endotelio in infiammazione, L sui leucociti, legano zuccheri); immunoglobuline (ICAM-1 e VCAM-1, interagiscono con integrine leucocitarie, le ICAM-1 si legano alle integrine ?2); VCAM-2 proprie dell’endotelio; integrine (già presenti sui leucociti, ma con bassa affinità: aumentano l’avidità a seguito di stimoli chemiokinici e dell’induzione di ICAM/VCAM-1). Le citochine IL-1 e TNF inducono fortemente la sintesi di ICAM-1 e VCAM-2, molecole implicate nei legami forti, la cui espressione richiede più tempo.


52 di 62 Domande

Il Sig. Mariani, un uomo di 78 anni si reca presso il PS del Policlinico Torvergata di Roma, a causa di un episodio di dispnea acuta. Anamnesi patologica prossima: lamenta comparsa di episodi di tosse produttiva, gonfiore degli arti inferiori e dei piedi, astenia, che perdurano da 3 settimane. Inoltre, da due mesi a questa parte, si sono presentate crisi di dispnea da sforzo ingravescente. Anamnesi patologica remota: una decina di anni prima è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia sostitutiva per impianto di protesi valvolare di suino, a causa di un rigurgito della valvola mitrale di grado severo. Il paziente è affetto da coronaropatia, diabete mellito di tipo 2 ed ipertensione. Anamnesi fisiologica: ha fumato per 55 anni un pacchetto di sigarette al giorno e abitualmente beve una birra al giorno. Anamnesi farmacologica Attualmente prende diversi farmaci tra cui cardioaspirina, simvastatina, ramipril, metoprololo, metformina e idroclorotiazide. Esame obiettivo: si presenta dall’ aspetto pallido. L’ uomo è alto 181 cm e pesa 128 kg, con una BMI di circa 41 kg/m2. Ha una temperatura corporea di 37.3 °C , frequenza respiratoria di 23 atti/min, frequenza cardiaca di 97 bpm, e pressione arteriosa di 148/95 mm Hg. All’ auscultazione del torace si riscontra la presenza di rantoli alle basi polmonari bilateralmente. L’ esame obiettivo del cuore rivela la presenza di un battito apicale dislocato lateralmente e la presenza, a livello dell’ apice, di un soffio diastolico 3/6 di intensità decrescente. Inoltre si osserva la presenza di edemi improntabili bilateralmente a livello dei piedi e delle caviglie. Il resto dell’ esame obiettivo non mostra altre anomalie. Quale tra le seguenti è la causa più probabile dei sintomi di questo paziente?

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La risposta D è corretta.

Il paziente circa 10 anni fa si era sottoposto a un intervento di sostituzione protesica con impianto di protesi valvolare suina per severo rigurgito mitralico. Il trattamento di una valvulopatia, a meno che non sia di grado medio-elevato e clinicamente significativa, richiede solo un controllo periodico, mentre l’intervento chirurgico è indicato in presenza di una lesione moderata o grave responsabile di sintomi e/o disfunzione cardiaca. Le opzioni vanno dalla valvuloplastica alla riparazione fino alla sostituzione, che può essere effettuata con protesi meccaniche (preferite nei pazienti <65 anni o con lunga aspettativa di vita, ma richiedono anticoagulazione cronica con warfarin per prevenire tromboembolismo) o biologiche (suine o bovine, più soggette a deterioramento sclero-fibrotico, con durata media 10-15 anni). Una complicanza possibile delle protesi biologiche è l’ostruzione/stenosi o il rigurgito, entrambi responsabili di scompenso cardiaco.

L’endocardite infettiva insorge in presenza di una predisposizione endocardica (patologie congenite, reumatiche, valvole bicuspidi calcifiche, prolasso mitralico, cardiomiopatia ipertrofica, precedente endocardite). Fattori predisponenti sono protesi valvolari, tossicodipendenza, diabete, uso cronico di anticoagulanti o steroidi, età avanzata. Agenti più comuni sono streptococchi e stafilococchi (80-90%), seguiti da enterococchi e microrganismi HACEK. Clinicamente si manifesta con febbre, nuovo soffio o modifica di un soffio preesistente, può causare scompenso cardiaco e, all’ecocardiogramma, vegetazioni. Segni caratteristici: petecchie congiuntivali, macchie di Roth, lesioni di Janeway, nodi di Osler, emorragie subungueali a scheggia. La diagnosi si basa sui criteri di Duke (diagnosi rigettata, possibile o certa). In assenza di emocolture disponibili, e senza rischio per MRSA, la terapia empirica si effettua con un ?-lattamico + amminoglicoside. Sebbene questo paziente presenti soffio e segni di scompenso, non ha febbre né criteri di Duke: l’endocardite è improbabile (risposta A errata).

La BPCO è una malattia polmonare cronica non reversibile, con ostruzione bronchiale persistente (VEMS/CVF <0,7), spesso correlata a fumo e caratterizzata da progressione, riacutizzazioni infettive, dispnea, tosse produttiva cronica, tachipnea, cianosi e ipertensione polmonare nelle fasi avanzate. All’auscultazione: respiro sibilante e fase espiratoria prolungata. Nonostante il paziente sia fumatore con tosse, i sintomi durano solo da 3 settimane e non vi sono segni obiettivi di ostruzione: la diagnosi di BPCO è errata (risposta B errata).

La polmonite è un’infiammazione acuta polmonare (batterica, virale, fungina, parassitaria) diagnosticata con RX torace e reperti clinici. Può essere comunitaria (più spesso da Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae) o nosocomiale. Clinicamente: febbre, tosse, dispnea, astenia, ipossia; nella forma tipica: esordio acuto con febbre, tosse produttiva, crepitii e rumori bronchiali; nella forma atipica: esordio graduale con tosse secca, dispnea e pochi segni obiettivi. È indicato esame colturale di sangue/escreato. Questo paziente presenta tosse produttiva ma non febbre, e all’auscultazione rantoli basali bilaterali: più compatibili con scompenso cardiaco che con polmonite (risposta C errata).

L’embolia polmonare è occlusione di arterie polmonari da trombi (arti inferiori/pelvi). Presentazione acuta con sintomi aspecifici: dolore toracico pleuritico, tosse, sincope, dispnea, arresto cardiorespiratorio nei casi gravi; segni: tachipnea, tachicardia, ipotensione. Fattori di rischio: immobilizzazione, trombofilie, gravidanza, chirurgia recente. In questo paziente tosse e dispnea possono mimarla, ma anamnesi negativa per immobilizzazione e presenza di stenosi mitralica con edemi declivi bilaterali fanno propendere per scompenso cardiaco congestizio piuttosto che embolia polmonare (risposta E errata).


53 di 62 Domande

Il Sig. Verci, un uomo di circa 60 anni si reca, presso l’ ambulatorio del proprio medico curante, il Dott. Briga, per dispnea. Anamnesi patologica prossima: lamenta una dispnea ingravescente da circa un mese. Inizialmente era in grado di salire 3 rampe di scale fino al suo appartamento, ma ora necessita di effettuare numerose pause per recuperare il fiato. Non lamenta dolore al petto. Anamnesi patologica remota: l'uomo è affetto da cardiopatia reumatica e diabete mellito di tipo 2. Anamnesi fisiologica: è emigrato dall'India circa 20 anni prima. Anamnesi farmacologica: assume carvedilolo, torasemide e insulina. Esame obiettivo: il Dott. Briga visita il Sig. Verci riscontrando una temperatura corporea di 37.2 °C, una frequenza cardiaca di 74 bpm, una frequenza respiratoria di 19 atti/min ed una pressione arteriosa di 135/80 mm Hg. La pulsossimetria mostra una saturazione d'ossigeno del 96% in aria ambiente. L'auscultazione del torace rivela la presenza di crepitii alle basi polmonari bilateralmente. All’ auscultazione cardiaca si riscontra la presenza di un soffio d'apertura seguito da un soffio diastolico di bassa tonalità , a livello del quanto spazio intercostale di sinistra in corrispondenza della linea medio-claveare. Esami strumentali-laboratoristici: il Dott. Briga decide di far eseguire una radiografia del torace al Sig. Verci, che mostra una dilatazione dell'atrio di sinistra, con stiramento del margine cardiaco di sinistra, ed un’ aumentata trama vascolare. Quale tra i seguenti rappresenta l'intervento di prima scelta per migliorare la sintomatologia del paziente?

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La risposta corretta è la D.

La malattia reumatica è la causa più frequente di stenosi mitralica non complicata. È caratterizzata da fibrosi, calcificazione dei lembi valvolari e parziale fusione delle commissure, con conseguente riduzione dell’ostio valvolare (normalmente 4-6 cm²) fino a valori <1 cm². A causa di questo restringimento, l’unico modo per garantire il passaggio di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro durante la diastole è aumentare le pressioni atriali. Questo incremento si trasmette a monte, con aumento della pressione nelle vene e nei capillari polmonari: ecco la causa della dispnea. Se le pressioni aumentano ulteriormente, soprattutto acutamente, può verificarsi la trasudazione di liquido negli alveoli con conseguente edema polmonare. Il nostro paziente all’auscultazione presenta anche crepitii basali bilaterali. Il gradiente diastolico transvalvolare è proporzionale al grado di stenosi ed è sensibile ad aumenti di portata e frequenza cardiaca: maggiore la portata/frequenza, maggiore il gradiente. Per questo un soggetto asintomatico a riposo può diventare sintomatico anche per sforzi lievi. L’evoluzione della stenosi mitralica è rappresentata dallo sviluppo di ipertensione polmonare arteriosa, secondaria a quella venosa, che provoca vasocostrizione arteriolare inizialmente funzionale e reversibile, successivamente irreversibile per ipertrofia della tonaca media e fibrosi dell’intima. Le elevate resistenze arteriolari del circolo polmonare causano sovraccarico pressorio del ventricolo destro con dilatazione, ipertrofia, disfunzione contrattile e segni di scompenso destro e bassa gittata. Nell’insufficienza mitralica, invece, la pressione atriale sinistra, molto più bassa di quella aortica, fa sì che il sangue refluisca in atrio già durante la contrazione isometrica ventricolare. Nell’insufficienza mitralica cronica l’atrio sinistro si adatta dilatandosi, per cui la pressione a monte non aumenta significativamente; nell’insufficienza acuta, invece, l’atrio non ha tempo di adattarsi e subisce un brusco aumento pressorio con ripercussioni sulla pressione venosa polmonare. Il ventricolo sinistro, sottoposto a sovraccarico di volume, si dilata: inizialmente la frazione di eiezione rimane conservata, poi si riduce progressivamente perché il rigurgito in atrio riduce il volume sistolico effettivo. Una frazione di eiezione <60% è indicativa di compromissione ventricolare sinistra. Nel nostro paziente, per segni, sintomi e reperti auscultatori, è probabile un coinvolgimento valvolare mitralico, in particolare stenosi o steno-insufficienza. L’intervento di scelta, nella stenosi mitralica clinicamente significativa (area ?1,5 cm²) o sintomatica, e nei pazienti con controindicazioni alla chirurgia, è la valvuloplastica percutanea con palloncino: una “dilatazione controllata” eseguita con un palloncino ad alta resistenza gonfiato in prossimità della valvola, introdotto tramite catetere da vena femorale destra. È una tecnica mini-invasiva che riduce morbilità e mortalità perioperatorie, con buona efficacia a lungo termine (sopravvivenza libera da eventi nel 30-70% dei casi), sebbene non siano rare le restenosi. Non può essere eseguita in presenza di calcificazioni valvolari, per cui è indicata la sostituzione valvolare.


54 di 62 Domande

Un ragazzo di 20 anni presenta il seguente ECG. Cosa si nota all'ECG?

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La risposta esatta è la A.

Le derivazioni da V1 a V6, chiamate derivazioni precordiali, esprimono l’attività elettrica del cuore sul piano orizzontale: V1-V2 esplorano il setto interventricolare, V3-V4 la parete anteriore del ventricolo sinistro, V5-V6 la parete laterale del ventricolo sinistro. L’onda P indica la depolarizzazione atriale, il complesso QRS e l’onda T indicano rispettivamente la depolarizzazione e la ripolarizzazione ventricolare, mentre la ripolarizzazione atriale non è visibile poiché avviene durante la depolarizzazione ventricolare. In età giovanile, dopo la pubertà, il vettore di ripolarizzazione ventricolare rende le T positive in tutte le derivazioni precordiali, tranne V1 e raramente V2; in casi eccezionali, la negatività può coinvolgere anche V3 e V4 (onda T giovanile). Dopo la pubertà, la presenza di onde T invertite ?2 mm in due o più derivazioni contigue del ventricolo destro può indicare cardiopatia congenita con sovraccarico di pressione o volume (cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) oppure, più raramente, patologie ereditarie dei canali del sodio o potassio. L’ECG descritto mostra ritmo sinusale, alterazioni diffuse della ripolarizzazione con T negativa da V1 a V5, R alta in V1 e asse spostato a destra: reperti suggestivi di ipertrofia ventricolare destra a carattere aritmogeno. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è spesso familiare, più frequentemente a trasmissione autosomica dominante, e coinvolge prevalentemente ma non esclusivamente il ventricolo destro. Nel 10-20% dei casi è presente una mutazione nei geni che codificano proteine del desmosoma. Istologicamente si osserva progressiva sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, che genera aree di discinesia e dilatazione soprattutto nel tratto di afflusso, efflusso e apice del ventricolo destro (triangolo della displasia), ma può estendersi all’intera parete ventricolare destra o anche al ventricolo sinistro. Questa condizione, per le alterazioni morfologiche e funzionali, è causa frequente di aritmie ventricolari e morte improvvisa, soprattutto in età giovanile durante o subito dopo l’attività fisica. In presenza di un ECG di questo tipo è quindi indicato eseguire un ecocardiogramma per rilevare eventuali alterazioni strutturali cardiache.


55 di 62 Domande

La signora Rettori, una donna di 45 anni, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Pressi, per malessere. Anamnesi patologica prossima: comparsa di febbre, disuria e dolore alla schiena. Il Dott. Pressi consiglia alla paziente di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti; qui la donna verrà successivamente ricoverata con una sospetta diagnosi di pielonefrite. La paziente viene sottoposta a terapia con antibiotici ad ampio spettro, che determinano un significativo miglioramento della sintomatologia. Tuttavia, durante il quarto giorno di ricovero, la donna presenta nuovamente febbre, con leucocitosi e profusa diarrea acquosa. Esami strumentali: viene effettuata una colonscopia, visibile nell’ immagine sottostante.

Quale è la terapia per il trattamento di questo disturbo?

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La risposta corretta è la D.

La paziente presenta una colite pseudomembranosa causata da Clostridium difficile, un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo, Gram+ anaerobio. Il C. difficile è virulento in quanto possiede due tossine: la tossina A, un’enterotossina che si lega alle cellule della mucosa e causa un’ipersecrezione di liquido determinando diarrea acquosa; la tossina B, una citotossina che provoca gravi danni alla mucosa determinandone l’aspetto pseudomembranoso. Il Clostridium difficile causa colite associata ad antibiotici, tipicamente in ambiente ospedaliero. Fa parte normalmente del microbiota umano; tuttavia, quando si utilizzano antibiotici per lungo tempo, questi possono distruggere anche i batteri che tengono “sotto controllo” il Clostridium. Quando il C. difficile diviene dominante, si possono avere crampi addominali, colite pseudomembranosa, diarrea (talora ematica), raramente sepsi e addome acuto. I sintomi insorgono alcuni giorni dopo l’inizio della terapia antibiotica e includono diarrea acquosa o scariche di feci non formate, crampi addominali, raramente nausea e vomito. Per la diagnosi è importante l’identificazione della tossina nelle feci. Il trattamento consiste nell’interrompere la terapia antibiotica; se la sintomatologia è grave è possibile utilizzare vancomicina o metronidazolo (nel nostro caso, non essendo la vancomicina tra le opzioni, la risposta corretta è la D).


56 di 62 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

In seguito ai valori di glicemia a digiuno riscontrati, si richiede curva da carico orale di glucosio (OGTT). In base ai risultati sopra riportati, la paziente presenta:

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La risposta corretta è la B.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: è necessario un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si associano inoltre a modifiche del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, arti inferiori, retina) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie degli arti inferiori).

Il diabete si classifica in due tipologie principali:

– diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), che può avere cause immuno-mediate o idiopatiche;

– diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e deficienza insulinica relativa, nella maggior parte dei casi senza necessità di insulina.

Esiste poi il diabete gestazionale, che compare in gravidanza e regredisce dopo il parto.

Tra le sindromi secondarie ricordiamo:

– pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori),

– patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite),

– patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante),

– tossicità da farmaci o sostanze chimiche (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.).

Il diabete può rimanere a lungo silente. Si stima che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% resti non diagnosticato.

Per la diagnosi, le misurazioni della glicemia prevedono:

– glicemia a digiuno (da almeno 12 ore): due rilevazioni ?126 mg/dl;

– glicemia random >200 mg/dl, ma solo in paziente sintomatico (polidipsia, poliuria, nicturia, ecc.);

– curva da carico con 75 g di glucosio in 200-250 ml d’acqua: il test si esegue solo se la glicemia basale è <126 mg/dl, e la diagnosi si pone se a 2 ore la glicemia è >200 mg/dl.


57 di 62 Domande

La signora Bellini è una giovane donna ricoverata nel reparto di ginecologia ed ostetricia dopo un parto complicato da una rottura prematura delle membrane amnio-coriali ed un prolungato travaglio. Anamnesi patologica prossima: In seconda giornata sviluppa febbre con brivido associata ad ipotensione e intenso dolore addominale che fanno sospettare un’ endometrite purperale. Il Dott. Lanfranchi decide di sottoporre la paziente ad una radiografia del torace e decide di avviare la terapia antibiotica e reidratante con 4.000 ml di soluzione salina nelle successive 24 ore ma l’ ipertermia persiste e si ottiene un lieve incremento della pressione arteriosa. Improvvisamente la sig.ra Bellini presenta dispnea. Esame obiettivo: viene rilevata una SpO2 dell’ 82% che non aumenta anche con ossigenoterapia con FiO2 del 100%. Il Dott. Lanfranchi decide quindi di intubare la paziente e si eroga una FiO2 del 100%. Non si rileva turgore giugulare, all’ auscultazione polmonare si apprezzano crepitii diffusi bilateralmente. Esami di laboratorio-strumentali: viene rapidamente inviato in laboratorio un campione di sangue arterioso che evidenzia PaO2 di 62 mmHg e PaCO2 di 33 mmHg. L’ ECG mostra tachicardia sinusale. Viene effettuato un nuovo RX del torace che mostra un quadro polmonare modificato rispetto a quanto si era visto nel precedente. Sulla base dei dati forniti quale tra le seguenti è la diagnosi più probabile?

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La risposta corretta è la B.

Questo paziente molto probabilmente ha una ARDS e il rapporto PaO2/FiO2 è <200: la paziente ha un rapporto di 60 (FiO2 = 1 ovvero 100% e PaO2 di 60 mmHg: necessita di ossigeno al 100% per mantenere una pressione di PaO2 accettabile). La RX torace mostra infiltrati polmonari diffusi non riconducibili a eziologia cardiogena. L’EO evidenzia dispnea ingravescente a insorgenza improvvisa, con crepitii diffusi bilateralmente. La paziente presentata nel caso è verosimilmente affetta da ARDS in seguito a sepsi da endometrite postpartum.

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una grave malattia acuta polmonare. I fattori scatenanti sono numerosi: polmonite, shock, gravi traumi, sepsi, aspirazione di alimenti (ab ingestis), pancreatite. È caratterizzata da danno diffuso della membrana alveolo-capillare, con edema polmonare non cardiogenico (ricco di proteine) e insufficienza respiratoria acuta (ARF). Si osserva reclutamento di neutrofili nei capillari alveolari e formazione di membrane ialine. I neutrofili rilasciano chemochine (che richiamano istiociti), producono ROS, proteasi, leucotrieni, fattore di attivazione piastrinica, prostaglandine e altre molecole che danneggiano le barriere tra capillari e spazi aerei. Gli alveoli e l’interstizio si riempiono di proteine, detriti cellulari e liquido, con distruzione del surfattante, collasso alveolare e mismatch ventilazione/perfusione.

L’ARDS determina grave ipossiemia refrattaria all’ossigenoterapia. I criteri diagnostici comprendono:

– Opacità bilaterali alla RX non spiegabili da versamento, atelettasia o noduli.

– PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Assenza di evidenza clinica di aumentata pressione atriale sinistra o insufficienza cardiaca (PCWP <18 mmHg). Una pressione di incuneamento capillare polmonare >18 mmHg orienta invece verso edema polmonare cardiogeno.

Secondo la “Definizione di Berlino 2012” l’ARDS si classifica in:

– Lieve: PaO2/FiO2 ?200 mmHg.

– Moderata: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.

– Grave: PaO2/FiO2 ?100 mmHg.


58 di 62 Domande

Una paziente di 58 anni si presenta presso il reparto di nutrizione clinica. La donna presenta BMI 20,9, circonferenza vita 88 cm, analisi ematochimiche (in allegato) in cui si presenta colesterolo LDL fuori range e glicemia a digiuno elevata.

Per il paziente diabetico è essenziale assumere cibi a basso indice glicemico. Qual è tra i seguenti alimenti quello che presenta il più basso indice glicemico?

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La risposta corretta è la A.

Il diabete è un gruppo di alterazioni caratterizzate da elevati livelli di glicemia, legati a un’alterata secrezione insulinica o a una ridotta sensibilità all’insulina. Questa alterata secrezione può variare da forme severe, in cui la produzione di insulina è nulla o quasi (diabete di tipo I, pancreasectomia), a forme intermedie modulate dall’insulino-resistenza. L’insulino-resistenza da sola non è in grado di slatentizzare un diabete mellito: serve un danno della secrezione. Le alterazioni del metabolismo del glucosio si accompagnano anche ad alterazioni del metabolismo lipidico e proteico, predisponendo a complicanze vascolari: microvascolari (rene, retina, arti inferiori) e macrovascolari (cuore, cervello, arterie periferiche). Il diabete si classifica in due tipologie principali: diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), con cause immuno-mediate o idiopatiche; diabete mellito di tipo II (non insulino-dipendente), malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia in un contesto di insulino-resistenza e relativa deficienza insulinica, che nella maggior parte dei casi non richiede terapia insulinica. Esiste anche il diabete gestazionale, che si manifesta in gravidanza e regredisce dopo il parto. Tra le forme secondarie: pancreasectomia (oggi non più praticata nelle pancreatiti, ma solo nei tumori), patologie del pancreas esocrino (es. pancreatite), patologie endocrine (acromegalia, sindrome di Cushing, feocromocitoma, poiché l’insulina è l’unico ormone ipoglicemizzante), tossicità da farmaci o sostanze (glucocorticoidi, tiazidici, ecc.). Il diabete può progredire a lungo senza sintomi. Si calcola che, a fronte di una prevalenza diagnosticata del 4%, un ulteriore 4% rimane non diagnosticato. Per la diagnosi: glicemia a digiuno ?126 mg/dl in due misurazioni, glicemia random >200 mg/dl in presenza di sintomi (poliuria, polidipsia, nicturia), curva da carico con 75 g di glucosio (diagnosi se glicemia >200 mg/dl a 2 ore). Prima del test, la glicemia basale deve essere <126 mg/dl. Il test va eseguito in pazienti non ricoverati, in buone condizioni cliniche, dopo dieta abituale (non ridotta in carboidrati), a digiuno dalla mezzanotte, senza febbre, stress o fumo. Indicazioni alla curva da carico: glicemia alterata a digiuno (100–125 mg/dl), familiarità per diabete dai 30-40 anni, obesità, complicanze cardiovascolari (TIA, angina, claudicatio), soprattutto se obesi e fumatori, infezioni urinarie o cutanee ricorrenti con glicemia alterata. Il 90% dei casi è di tipo II, storicamente detto diabete dell’adulto (esordio >40 anni), ma oggi è sempre più precoce (anche a 18 anni), correlato all’obesità, in particolare infantile (Italia con alta prevalenza, soprattutto nel centro-sud). Nei gemelli monozigoti la concordanza è ~100% nel tipo II, mentre nel tipo I, pur avendo componente genetica, è solo del 50% per il ruolo di fattori ambientali. Anche nei monozigoti separati alla nascita la concordanza del tipo II rimane elevata, a dimostrazione della forte componente genetica, ancora non del tutto chiarita.


59 di 62 Domande

L'ossido di potassio, posto in acqua, forma:














La risposta corretta è la A
L'ossido di potassio, posto in acqua, forma una soluzione basica. Quando l'ossido di potassio (K?O) viene aggiunto all'acqua, reagisce rapidamente per formare idrossido di potassio (KOH), una base forte. Questa reazione può essere rappresentata dall'equazione chimica K?O + H?O ? 2KOH. L'idrossido di potassio si dissocia completamente in acqua per formare ioni potassio (K?) e ioni idrossido (OH?). La presenza di ioni OH? è responsabile dell'aumento del pH della soluzione, rendendola basica. Le soluzioni basiche hanno un pH maggiore di 7, e nel caso dell'idrossido di potassio, il pH può essere molto elevato a causa della sua forte capacità di dissociazione. Questo comportamento è tipico degli ossidi dei metalli alcalini che, a contatto con l'acqua, formano idrossidi solubili e fortemente basici.

60 di 62 Domande

Dall’ ossidazione di quale dei seguenti composti si ottiene un composto contenente il gruppo carbossilico?














La risposta corretta e' la ' Eptanale '.


61 di 62 Domande

Attraverso una membrana semipermeabile vengono messe a contatto due soluzioni acquose di glucosio, C6H12O6. La soluzione (a) è 0,325 M, la soluzione (b) è 0,0325 M.
Quale delle seguenti affermazioni NON è corretta?














La risposta corretta e' la ' Il glucosio passa dalla soluzione (a) alla soluzione (b) '.


62 di 62 Domande

In una soluzione a pH 4,0:














La risposta corretta è la E
In una soluzione a pH 4,0, la concentrazione degli ioni H+ è maggiore di quella di una soluzione a pH 5. Il pH è una misura della concentrazione degli ioni idrogeno (H+) in una soluzione e si calcola come il logaritmo negativo in base 10 della concentrazione molare degli ioni H+. Pertanto, un pH più basso indica una maggiore concentrazione di ioni H+. In una soluzione con pH 4,0, la concentrazione di ioni H+ è 10-4 M, mentre in una soluzione con pH 5,0, la concentrazione è 10-5 M. Questo significa che in una soluzione a pH 4, la concentrazione di ioni H+ è dieci volte superiore rispetto a una soluzione a pH 5, confermando che una diminuzione di una unità di pH comporta un aumento di dieci volte nella concentrazione degli ioni idrogeno.

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