La risposta corretta è la D.
L’osteomielite può insorgere nel contesto delle ferite da piede diabetico, con o senza evidenza d’infezione locale dei tessuti molli, tuttavia, il riscontro di VES < 50 mm/h non rappresenta una condizione indicativa di maggiore probabilità di osteomielite. Tale patologia determina infezione e distruzione ossea ed è dovuta a batteri, micobatteri o funghi. Gli agenti etiologici più comuni sono i germi piogeni (nel 90% dei casi, lo Stafilococco aureus), meno frequentemente i batteri del tifo, del paratifo, le brucelle e lo pneumococco. Il coinvolgimento iniziale può avvenire per via ematogena, per infezione diretta (interventi chirurgici, ferite, fratture esposte) o per contiguità (focolai infettivi di cute, denti, orecchio). Nella maggior parte dei casi si ha una localizzazione elettiva a livello delle ossa lunghe (femore, tibia, omero, radio). Se l’infezione non viene dominata nella fase iniziale, gli ascessi purulenti tendono ad espandersi e a confluire, determinando la necrosi di zone più o meno ampie di spongiosa o corticale con la formazione di sequestri ossei. Tale patologia è caratterizzata da intenso dolore, accompagnato da febbre ed impotenza funzionale dell’arto, che nella fase cronica può avere una remissione completa. La possibilità di osteomielite deve essere considerata nei pazienti diabetici con ulcere, associate a segni di infezione dei tessuti molli più profondi e nei pazienti con ulcere croniche. La diagnosi viene confermata definitivamente attraverso l’isolamento dei batteri tramite un campione prelevato mediante biopsia ossea. Alcuni risultati clinici possono supportare la diagnosi, ad esempio: un valore di VES > 60-70 mm/h, una PCR > 3-3,5 mg/dL e la presenza di un’ulcera che si approfonda per più di 3 mm (risposta A, B, C ed E).