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1 di 5 Domande

SCENARIO DDD6: Una bambina di 7 anni viene portata dai genitori presso il proprio pediatra, lamentando da circa tre giorni mal di gola, febbre, inappetenza anche a causa della faringodinia e letargia. Non presenta nessun altro disturbo. L’esame obiettivo è negativo ad eccezione della presenza di linfonodi cervicali anteriori ingrossati e delle tonsille, che si mostrano iperemiche e gonfie con essudato. La madre della piccola afferma che questa è la seconda volta che ha avuto tale quadro clinico negli ultimi tre mesi. Il test rapido per lo streptococco è positivo. La piccola non presenta allergie note. Quale delle seguenti non è una potenziale complicanza della faringite da Streptococco beta emolitico di gruppo A?














Domanda 4 (riferita allo Scenario DDD6)

La risposta corretta è la A.

L’otite esterna è un’infezione acuta, ad eziologia genericamente batterica (l’agente eziologico più comune è lo pseudomonas aeruginosa), che coinvolge il condotto uditivo esterno; anche l’infezione da staphylococcus aureus è abbastanza comune. Si verifica spesso dopo il nuoto in fonti d’acqua esterne a causa della macerazione della pelle ed il passaggio di batteri solitamente gram-negativi nel condotto uditivo. Il quadro clinico si caratterizza per dolore, secrezione ed ipoacusia (se il condotto uditivo è edematoso e stenotico) e la manovra di trazione del padiglione auricolare provoca nel paziente intenso dolore. Come indicato non rappresenta una complicanza della faringite da streptococco beta emolitico di gruppo A.

La risposta B non è corretta.

La linfadenite è un processo flogistico a carico di uno o più linfonodi, che si mostra clinicamente con dolore, dolorabilità, febbre ed ingrossamento linfonodale: i primi due sintomi permettono di differenziarlo da una semplice linfadenopatia.

La risposta C non è corretta.

La mastoidite è un processo flogistico su base infettivo-batterica delle cellette mastoidee, che consegue solitamente a un’otite media acuta o in taluni casi da una faringo-tonsillite. Il quadro clinico si caratterizza per dolore, tumefazione, iperemia, fluttuazione in corrispondenza della regione mastoidea, e lateralizzazione del padiglione auricolare.

La risposta D non è corretta.

La glomerulonefrite post-streptococcica è una patologia che si verifica dopo una infezione da ceppi di streptococco beta-emolitico di gruppo A (principalmente i tipi 12 e 49, che sono causa rispettivamente di faringite e impetigine).

Dal punto di vista epidemiologico è la causa più frequente di patologia glomerulare nei bambini tra 5-12 anni; non è comune negli adulti oltre i 40 anni. Dal punto di vista clinico questa patologia si può manifestare con:

  • ematuria asintomatica (in circa la metà dei casi) e una lieve proteinuria;
  • nefrite conclamata con micro o macroematuria, proteinuria, oliguria edema, ipertensione e IR (nei casi più gravi).

Se vi è infezione persistente, possiamo ritrovare la febbre.

La risposta E non è corretta.

Gli ascessi retrofaringei hanno origine dai linfonodi retrofaringei, situati posteriormente alla faringe, causati da infezioni, sviluppatesi alle strutture limitrofe. I microrganismi generalmente responsabili sono streptococchi (soprattutto streptococco beta emolitico di gruppo A) e stafilococchi. La sintomatologia è caratterizzata da: mal di gola, febbre, disfagia, rigidità, dolore cervicale e stridore. La diagnosi richiede la RX laterale del collo o la TC: la radiografia laterale del collo può mostrare l’ispessimento dello spazio prevertebrale, mentre la TC del collo può meglio definire l’estensione dell’ascesso alle strutture limitrofe.


2 di 5 Domande

Un paziente si reca in Pronto Soccorso con forte dolore toracico. Il medico che lo visita ha il sospetto che si tratti di una dissezione aortica e richiede angio-TC. L’esame non conferma l’ipotesi. Qual è il reperto più significativo?

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La risposta corretta è la A.

Alla TC del caso clinico il reperto più significativo è rappresentato da una lesione polmonare destra: un nodulo rotondeggiante radiopaco di notevoli dimensioni con margini irregolari e sfumati ascrivibile a neoplasia (verosimilmente un carcinoma periferico nodulare).


3 di 5 Domande

Quale referto tra i seguenti è corretto?

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La risposta corretta è la D.

Viene definita ipoacusia la riduzione della capacità uditiva, con l’aumento della soglia uditiva al di sopra dei 20 dB. Le ipoacusie possono essere: monolaterali o bilaterali; improvvise o progressive; trasmissive o neurosensoriali (cocleari quando il problema è nell’orecchio interno a livello della coclea, nell’organo del Corti, o retrococleari quando è a livello del nervo cocleare) o miste. Noi possiamo ascoltare tramite due vie: quella aerea e quella ossea. Normalmente noi ascoltiamo i suoni esterni tramite la via aerea mentre, tramite quella ossea, ascoltiamo la nostra voce. Possiamo utilizzare questa qualità a scopo diagnostico, nella diagnosi differenziale tra ipoacusie di tipo trasmissivo e quelle di tipo neurosensoriale.

Nelle forme di tipo trasmissivo (quindi causate da alterazioni a carico della membrana timpanica o del sistema ossiculare), all’esame audiometrico tonale il paziente non riesce a sentire i suoni attraverso la via aerea, ma riesce a sentire andando a stimolare la via ossea mediante le vibrazioni di un diapason (mandando direttamente lo stimolo all’organo del Corti). Nell’ipoacusia di tipo neurosensoriale, invece, il problema è a livello dell’orecchio interno, quindi avremo una riduzione della capacità uditiva sia tramite la via aerea che tramite quella ossea. L’esame audiometrico dà origine ad un grafico in cui, nell’asse delle ordinate abbiamo la perdita uditiva espressa in decibel (dB), invece nell’asse delle ascisse sono riportate le varie frequenze sonore, espresse in Hertz (Hz). I suoni che vengono “somministrati” al paziente si distinguono in base alla frequenza (misurata in Hertz), come suoni gravi o bassi (bassa frequenza, 125-250-500 Hz) e suoni acuti o alti (alta frequenza, 3000-4000-8000 Hz). Infine, nella legenda posta inferiormente al grafico, notiamo i simboli che identificano la via uditiva di sinistra nella sua componente di trasmissione aerea (X) e di quella ossea (<).

Con questi presupposti, possiamo notare che il nostro esame audiometrico è abbastanza caratteristico dell’ipoacusia di tipo neurosensoriale; abbiamo infatti una alterazione sia a carico della via ossea che della via aerea. La via uditiva rappresentata è solo quella di sinistra (la via destra è contemplata nella legenda ma non nel grafico) (risposta D esatta, risposte B e C errate).

La risposta B non è corretta.

Più nel dettaglio, non si tratta di una ipoacusia di tipo trasmissivo in quanto, in tal caso, almeno la via ossea sarebbe responsiva al trasferimento dell’impulso uditivo e quindi la sua linea avrebbe un andamento orizzontale e sarebbe collocata nella parte alta del grafico.

Le risposte A e C non sono corrette.

Le frequenze interessate dalla ipoacusia sono sia quelle alte (e quindi suoni acuti) sia quelle basse (e quindi i suoni gravi).

 


4 di 5 Domande

La signora Effedi, di professione infermiera, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Redici, riferendo da circa una settimana una eruzione cutanea, associata a dolore a livello dei polsi, delle caviglie e dei gomiti. Afferma anche di aver avuto febbre e sudorazione, ma non mal di testa, nausea o vomito. L’anamnesi patologica remota risulta negativa per patologie rilevanti. Nega qualsiasi precedente malattia sessualmente trasmessa. Non assume farmaci in cronico. Inoltre, recentemente ha fatto una vacanza con il suo nuovo fidanzato, con il quale ha avuto rapporti sessuali non protetti. Non fuma, non fa uso di alcool o droghe. All’esame obiettivo la sua TC è di 38,5°C e la sua FC è di 98 bpm/min. L’EO del cavo orale e della gola è negativo, con assenza di alterazioni e linfoadenopatie; l’addome è trattabile e non dolente ed anche l’esame ginecologico è nella norma. Ha dolore lungo le guaine dei tendini, evocato dal movimento sia attivo che passivo della mano. Di seguito viene allegata una foto della sua eruzione cutanea. Quale delle seguenti rappresenta la causa più probabile del suo quadro clinico?

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La risposta corretta è la A.

  1. gonorrhoeae è un diplococco gram-negativo, che infetta solo gli esseri umani ed è quasi sempre trasmesso per contatto sessuale. Le infezioni uretrali e cervicali sono le più frequenti, ma l’infezione della faringe o del retto possono altresì verificarsi in seguito a un rapporto orale o anale; una congiuntivite può conseguire all’infezione oculare. L’infezione gonococcica disseminata si presenta spesso con una triade clinica caratterizzata da poliartralgie, tenosinovite e lesioni cutanee vescicolopapulose indolori.

I dolori che riferisce il paziente del caso al polso, al gomito e alla caviglia sono suggestivi di poliartralgie gonococciche e il dolore provocato in corrispondenza delle guaine dei tendini suggerisce una tenosinovite in atto. 

Le lesioni mostrate nella fotografia sono vescicolari, tipiche dell’infezione gonococcica disseminata: tendono a essere presenti dalle 2 alle 10 unità e possono essere erroneamente scambiate come foruncoli. 

Dal punto di vista clinico possono essere presenti febbri e brividi. 

La diagnosi viene effettuata al microscopio, attraverso esame colturale o mediante test di amplificazione degli acidi nucleici. Possono essere utilizzati numerosi antibiotici orali o iniettabili; tuttavia, la resistenza ai farmaci è un problema crescente.


5 di 5 Domande

La signora Caringella, una giovane donna di professione casalinga, si reca dal proprio medico curante, il Dott. Bianco, lamentando da circa 1 settimana una fastidiosa sindrome simil-influenzale, che le determina malessere generalizzato, febbre, mal di testa, inappetenza ed intense mialgie. Prima di questo periodo ha sempre goduto di buona salute. L’ultimo ciclo mestruale l’ha avuto circa 20 giorni prima, a carattere regolare. La donna riferisce di avere più partner sessuali e utilizza quasi sempre i preservativi. Il medico apprezza delle linfoadenopatie a sede sottomandibolare e cervicale e la presenza di alcune macchie cutanee bruno-rossastre isolate di circa 1 cm di diametro a livello del torace. L’esame obiettivo del cavo orale e della gola è negativo. La sua F.C. è di 70 bpm/min, la P.A. è 115/75 mm Hg, la F.R. è 15 atti/min e la temperatura corporea è di 38,5 ° C. I reperti del suo esame obiettivo ginecologico sono mostrati nell’immagine. Se non venisse impostato alcun trattamento, quale sarebbero i prossimi rilievi clinici che potremmo apprezzare nelle fasi successive di questa malattia?














La risposta corretta è C.

La sifilide è una malattia cronica, dovuta alla spirocheta Treponema Pallidum, che non può sopravvivere a lungo all’esterno del corpo umano. Il T. pallidum penetra nel corpo attraverso le mucose o la cute, raggiunge i linfonodi periferici nel giro di poche ore, e rapidamente diffonde a tutto l’organismo. La sifilide è caratterizzata da 3 fasi cliniche: primaria, secondaria e terziaria (o tardiva).

Caratteristico della fase primaria è il sifiloma: dopo un periodo di incubazione di 3–4 settimane (variabile da 1 a 13 settimane), si sviluppa una lesione primaria (sifiloma) nella sede dell’inoculo.

Questa paziente ha segni e sintomi caratteristici della sifilide secondaria: molteplici papule ipertrofiche bianco-grigiastre e noduli a livello della regione vulvare (sono lesioni caratteristiche, chiamate condilomi lata o al singolare condiloma latum; le lesioni sono estremamente contagiose).

La paziente presenta anche altre caratteristiche della sifilide secondaria, cioè malessere generalizzato, linfoadenopatie, cefalea, eruzioni cutanee, febbre, inappetenza, mal di gola ed intense mialgie.

In assenza di trattamento la paziente può andare incontro alla sifilide terziaria, ovvero la tappa successiva di questa malattia. 

Le manifestazioni della sifilide terziaria includono la formazione di gomme luetiche della pelle, neurosifilide e sifilide cardiovascolare. La neurosifilide ha molteplici forme: neurosifilide asintomatica, meningovascolare, parenchimatosa e tabe dorsale.

La sifilide cardiovascolare si manifesta solitamente 10–25 anni dopo l’infezione iniziale come dilatazione aneurismatica dell’aorta ascendente, insufficienza della valvola aortica o restringimento delle arterie coronarie.


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