La risposta corretta è la D.
La paziente sta presentando i segni e sintomi tipici di una patologia del sistema epato-biliare e più specificamente della colecisti, in particolare ascrivibile ad una condizione di colelitiasi e quindi di colica biliare. Per colelitiasi si intende la presenza di uno o più calcoli nella colecisti. Il sintomo più frequente è la colica biliare. Nei paesi sviluppati, circa il 10% degli adulti e il 20% delle persone con età superiore ai 65 anni presentano calcoli biliari e molto spesso tali pazienti sono asintomatici.
La colelitiasi si verifica più frequentemente nel sesso femminile e in soggetti con familiarità per questo disturbo ed il rischio aumenta con l’età; tra i fattori favorenti vi sono obesità, dieta ipercalorica, uso di farmaci estrogenici e fibrosi cistica.
All’esame obiettivo i pazienti mostrano lieve ittero, febbre e segno di Murphy positivo, suggestivi per un quadro di colecistite acuta.
La metodica di imaging che dovrebbe essere utilizzata in prima istanza nella valutazione iniziale di un quadro suggestivo per colecistite acuta è un’ecografia dell’addome, che si è dimostrata essere sensibile per il 95% dei casi di litiasi biliare nella colecisti ed in grado di rilevare la presenza anche di piccole formazioni litiasiche (anche di 3 mm di diametro). Inoltre, essa è eccellente nel rilevare la dilatazione delle vie biliari intra ed extra-epatiche.
Fra le complicanze più gravi sono incluse la colecistite, l’ostruzione della via biliare a causa della migrazione di calcoli nelle vie biliari (coledocolitiasi) a volte con sovrainfezione batterica (colangite) e pancreatite acuta biliare. La colecistectomia rappresenta la terapia per una colelitiasi sintomatica o complicata.
La risposta A non è corretta.
La scintigrafia epatobiliare sequenziale con acido imino-diacetico è sensibile e specifica nel rilevare un quadro di colecistite acuta e un’eventuale perdita di bile dopo un intervento chirurgico. Tuttavia, è un esame costoso, richiede molto tempo e viene quindi utilizzato in caso di ecografia inconcludente. I traccianti radioattivi, che si comportano analogamente alla bilirubina, vengono captati dagli epatociti e secreti nei canalicoli biliari; successivamente sono eliminati attraverso l’albero biliare e la colecisti, raggiungendo l’intestino. Attraverso l’analisi della distribuzione del tracciante nel tempo è possibile dare una stima della funzione epatocitica, della pervietà delle vie biliari maggiori e della contrattilità colecistica. Il tracciante adottato è l’acido iminodiacetico (HIDA), marcato con Tc-99m pertecnetato.
La risposta B non è corretta.
La radiografia diretta dell’addome raramente è diagnostica per i calcoli, perché solo il 10% -15% di essi è radiopaco. Questa tecnica è utile nella valutazione di una colecistite acuta enfisematosa, pneumobilia secondaria a una fistola bilio-digestiva o nel sospetto di occlusione intestinale. Tuttavia, in questo caso, questi sospetti diagnostici non sono compatibili con il caso presentato.
La risposta C non è corretta.
La scansione TC non è la metodica di imaging di prima scelta nel sospetto di colecistite, a causa del suo costo più alto e dell’esposizione ad alte dosi di radiazioni ionizzanti, mentre si mostra utile nella valutazione delle neoplasie nel pancreas e del sistema epatobiliare.
La risposta E non è corretta.
La colangio-RM è una metodica non invasiva per la valutazione della via biliare e del dotto pancreatico principale e può essere fatta sia con che senza iniezione di mdc, però, essa non è di norma utilizzata nella valutazione di colecistite acuta, a causa del suo alto costo e della presenza di altre metodiche di imaging più efficaci per questo quesito clinico.