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1 di 5 Domande

In uno studio sul trattamento di pazienti anziani con fibrillazione atriale i risultati sono stati i seguenti:
Soggetti trattati con warfarin (n = 6000): il 6% ha avuto ictus o è morto a causa di ictus durante il periodo di studio di tre anni.
Soggetti trattati con aspirina (n = 8000): il 9% ha avuto un ictus o morte per ictus nel corso del periodo di studio di tre anni.
Il rischio di ictus nei soggetti non trattati (placebo) (n = 6000) con fibrillazione atriale durante il periodo di studio di tre anni è stato del 12%. Quale delle seguenti percentuali rappresenta l'incidenza annuale approssimativa di ictus nella popolazione trattata in questo studio?














La risposta corretta è la A.

Per rispondere a questa domanda è necessario calcolare l’incidenza come segue:

nel gruppo trattato con warfarin ci sono stati 360 ictus (6% di 6000); nel gruppo trattato con aspirina ce ne sono stati 720 (9% di 8000).

In totale, ci sono 1080 ictus tra la popolazione trattata (n = 14000) in un periodo di tre anni.

Possiamo quindi dire che ci sono stati in totale 360 stroke all’anno nel gruppo dei pazienti trattati (14000) che determinano un’incidenza annuale di ictus di circa il 2,6%.

Nota: ricorda di dividere per tre poiché lo studio è durato tre anni e le cifre fornite sono per i tassi di incidenza di tre anni.


2 di 5 Domande

Gianfranco è un uomo di 40 anni ricoverato presso l’ospedale dove sei di guardia a causa di una crescente astenia che dura da un giorno.
Ha avuto degli episodi diarroici circa due settimane fa da cui ha recuperato completamente. Sua moglie dice che negli ultimi tre giorni aveva sviluppato diplopia e aveva cominciato a "camminare come se fosse ubriaco". All'esame obiettivo ha una lieve debolezza prossimale e riflessi simmetrici e vivaci. La percezione sensitiva è intatta. Quale delle seguenti è la diagnosi più probabile?














La risposta corretta è la A.

L’encefalite di Bickerstaff è solitamente preceduta da un’infezione, tipicamente da Campylobacter jejuni ed è associata alla presenza di autoanticorpi contro i gangliosidi, tipicamente IgG anti-GQ1b sierici.

L’encefalite di Bickerstaff colpisce il tronco cerebrale, il che è visibile sulla risonanza magnetica come una zona di iperintensità sulle immagini pesate in T2.

Si tratta di una condizione patologica che provoca sonnolenza, oftalmoparesi, atassia e riflessi vivaci. La sonnolenza e i riflessi vivaci possono essere usati per differenziarla dalla sindrome di Miller-Fisher.

La sindrome di Guillain-Barré non è la risposta in quanto non è associata a sonnolenza e tipicamente causa la riduzione o l’assenza di riflessi.

Nella storia di sclerosi multiple non vi è alcuna associazione con la diarrea ed essa non è tipicamente associata a sonnolenza.

La sindrome di Weber è una lesione del peduncolo cerebrale e causa una lesione del terzo nervo ipsilaterale con emiparesi controlaterale.


3 di 5 Domande

Alice è una donna di 45 anni in trattamento per leucemia mieloide acuta che, nonostante trasfusioni di piastrine, non riesce ad ottenere un loro aumento sufficiente. 14 giorni dopo la chemioterapia lei è afebbrile e, a parte piccole ecchimosi, sta bene. Quale dei seguenti sarebbe il prossimo passo migliore nella gestione della refrattarietà dell’aumento delle piastrine?














La risposta corretta è la B.

I pazienti che sono refrattari alle trasfusioni di piastrine dovrebbero prima essere studiati per verificare un adeguato aumento delle piastrine subito dopo la trasfusione.

Un’ulteriore gestione includerebbe il controllo degli anticorpi anti-HLA ma la richiesta di piastrine accoppiate con HLA in questa fase non sarebbe appropriata.

Anche le continue trasfusioni casuali delle piastrine o la richiesta di una donazione diretta di piastrine non sono appropriate in questa fase.

Le piastrine sono ovviamente indicate in questo paziente fino al recupero del conteggio ematico e quindi non possono essere evitate le trasfusioni.


4 di 5 Domande

In uno studio controllato randomizzato sul farmaco A per il trattamento dell'ipercolesterolemia, 100 pazienti hanno ricevuto il farmaco A e 100 pazienti hanno ricevuto il placebo. Nel gruppo trattato con il farmaco A il colesterolo sierico si è ridotto da un valore medio di 6,5 a 5,5 mmol / L. Nel gruppo di controllo, invece, il colesterolo è diminuito da una media di 6,8 a 6,1 mmol / L. Gli autori hanno concluso che il farmaco A era efficace nel ridurre il colesterolo con p = 0,01. Quale delle seguenti affermazioni è vera?














La risposta corretta è la A.

Da questo studio è risultato che il farmaco A ha ridotto il colesterolo di circa di 1 mmol / L, mentre il placebo l’ha ridotto in media di 0,7 mmol / L.

Si può dedurre, quindi, che il farmaco A è efficace nel ridurre il colesterolo in media di 0,3 mmol / L in aggiunta all’effetto placebo.

Poiché il valore p è inferiore a 0,05, non possiamo affermare che il farmaco A sia inefficace.

Anche se il farmaco A sembra abbassare il colesterolo, se debba essere usato come trattamento dell’ipercolesterolemia, dipende anche da altri fattori, come profilo di sicurezza e costi.


5 di 5 Domande

Stai studiando l'uso di nuovi marcatori che possono mostrare danni al miocardio entro le prime tre ore dopo l'infarto miocardico, per vedere se ciò può migliorare la diagnosi precoce di danno. Quale dei seguenti è il marker più appropriato?














La risposta corretta è la B.

GPBB è un isoenzima della glicogeno fosforilasi che si trova nel muscolo cardiaco.

Tre ore dopo l’infarto miocardico è aumentato significativamente motivo per cui è un marker appropriato per la valutazione di una lesione precoce del muscolo cardiaco.

Le troponine cardiache sono il test più utilizzato dopo un infarto miocardico; sia la troponina I che la T sono altamente sensibili e specifiche per il danno cardiaco e hanno lo stesso valore clinico. I livelli sierici iniziano ad aumentare entro 3-12 ore dall’esordio del dolore, raggiungono un picco a 24-48 ore e il ritorno a livelli basali dopo 5-14 giorni.

I livelli di CK-MB aumentano anche entro 3-12 ore dall’esordio del dolore toracico e raggiungono il picco entro 24 ore, ma ritornano al valore di base più rapidamente della troponina (dopo 48-72 ore) ma sensibilità e specificità non sono alte come per i livelli di troponina.

Il marcatore precoce più sensibile per l’infarto del miocardio è la mioglobina (la troponina potrebbe non salire fino a 6 ore dopo la lesione del miocita). La mioglobina può essere rilevata già entro 2 ore dal danno cardiaco del miocita, ma non è specifica in quanto è presente anche nel muscolo scheletrico.

Anche l’LDH è meno specifico della troponina, sebbene l’isoenzima LDH-1 sia prevalentemente presente nel muscolo cardiaco: un alto rapporto LDH-1: LDH-2 potrebbe indicare un danno miocardico.

I suoi livelli iniziano a salire 24-48 ore, raggiungono il picco a 72 ore e rimangono elevati per 10 giorni. Tuttavia non è molto usato nella pratica clinica


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