Dettagli
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- Epidemiologia
- Eziologia e patogenesi
- Sintomatologia
- Diagnosi
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- Terapia
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03.03 – [03.03 – Infarto con sopraslivellamento del ST (STEMI)] Infarto con sopraslivellamento del ST (STEMI)
La sindrome coronarica acuta
- Le sindromi coronariche acute includono l’infarto miocardico con elevazione ST (STEMI), l’infarto non STEMI (NSTEMI) e l’angina instabile (UA). NSTEMI è differenziato dall’angina instabile (UA) per la presenza di necrosi miocardica.
L’infarto miocardico con elevazione del tratto ST
- Nei pazienti che presentano sintomi di ischemia miocardica, l’infarto miocardico con elevazione ST (STEMI) (anche detto: infarto miocardico trans-murale, infarto miocardico con onda Q, infarto) è definito dalla combinazione di un’elevazione persistente del segmento ST e dal successivo rilascio di biomarcatori della necrosi miocardica.
- Altri tipi di sindromi coronariche acute includono l’infarto miocardico senza elevazione del tratto ST (NSTEMI) e l’angina instabile (UA). NSTEMI si differenzia da UA per la presenza di necrosi miocardica.
- Lo STEMI è più spesso causato dalla rottura della placca di una lesione aterosclerotica nell’arteria coronarica colpita, seguita da un’occlusione totale. Selezionate cause non aterosclerotiche possono anche risultare in STEMI.
- I fattori di rischio comuni includono abuso di tabacco, dislipidemie, ipertensione, diabete mellito e la storia familiare di CAD.
- L’infarto miocardico da elevazione del segmento ST viene definito come:
- elevazione diagnostica del tratto ST in assenza di Ipertrofia ventricolare sinistra e blocco di branca sinistro (LBBBB):
- nuova elevazione ST nel punto J in due derivazioni contigue con i seguenti valori di cut-off:
- ≥ 2 mm (0,2 millivolt [mV]) negli uomini o ≥ 1,5 mm (0,15 mV) nelle donne nelle derivazioni V2-V3;
- ≥ 1 mm (0,1 mV) in 2 altre derivazioni contigue toraciche o per arti.
- nuova elevazione ST nel punto J in due derivazioni contigue con i seguenti valori di cut-off:
- nuovo o presumibilmente nuovo LBBBB, che viene considerato un equivalente di STEMI (ma la maggior parte dei casi di LBBBB al momento della diagnosi non sono noti per essere pregressi o di nuova insorgenza);
- elevazione diagnostica del tratto ST in assenza di Ipertrofia ventricolare sinistra e blocco di branca sinistro (LBBBB):
Immagine 01

Immagine 01. Electrocardiogram example of ST-segment elevation. The initial onset of the Q wave shown by arrow 1 serves as the reference point and arrow 2 shows the onset of the ST-segment or J-point. The difference between the two identifies the magnitude of displacement. Measurements of both arrows should be made from the top of the electrocardiogram line tracing.
- European Society of Cardiology, American College of Cardiology, American Heart Association e World Heart Federation (ESC/ACC/AHA/WHF) 2018 hanno fornito la definizione universale dell’infarto miocardico:
- criterio per la lesione del miocardio: un aumento e/o di una diminuzione dei marcatori biochimici cardiaci (preferibilmente delle troponine) con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento unitamente ad evidenza di ischemia miocardica associata;
- criteri per l’infarto miocardico acuto: il termine “infarto miocardico acuto” deve essere utilizzato quando vi sia evidenza di necrosi miocardica nell’ambito di un contesto clinico di ischemia miocardica. Su queste basi, ciascun criterio fra i seguenti soddisfa la diagnosi di infarto miocardico:
- riscontro di un aumento e/o di una diminuzione dei marcatori biochimici cardiaci (preferibilmente delle troponine) con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento unitamente ad evidenza di ischemia miocardica associata ad almeno uno dei seguenti sintomi di ischemia:
- sintomi di ischemia;
- variazioni elettrocardiografiche suggestive di nuova ischemia (nuove anomalie ST-T o nuovo blocco di branca sinistra);
- sviluppo di onde Q patologiche su ECG;
- riscontro con tecniche di imaging di una nuova perdita di miocardio vitale o di nuove alterazioni della cinesi parietale regionale;
- identificazione del trombo intra-coronarico mediante angiografia o autopsia
- ritrovamento post mortem di atero-trombosi acuta nell’arteria che alimenta il miocardio infartuato, indipendentemente dai valori di cTn
- rilevamento di aumento e/o diminuzione dei valori cTn con ≥ 1 valore > 99° percentile del limite di riferimento superiore più:
- evidenza di uno squilibrio tra l’offerta e la domanda di ossigeno miocardico non correlato all’aterotrombosi acuta più almeno 1 di:
- sintomi di ischemia;
- nuovi cambiamenti dell’ECG ischemico;
- sviluppo di onde Q patologiche su ECG;
- prove di imaging di nuova perdita di miocardio vitale o di nuova anomalia di movimento della parete regionale;
- evidenza di uno squilibrio tra l’offerta e la domanda di ossigeno miocardico non correlato all’aterotrombosi acuta più almeno 1 di:
- morte cardiaca improvvisa e inattesa, con arresto cardiaco, spesso accompagnata da sintomi suggestivi di ischemia miocardica, associata a verosimile nuovo sopraslivellamento del tratto ST o nuovo blocco di branca sinistra e/o riscontro angiografico e/o autoptico di recente trombosi coronarica. In ogni caso, morte verificatasi prima del prelievo di sangue o quando i livelli dei marcatori biochimici cardiaci non erano ancora rilevabili;
- riscontro di un aumento e/o di una diminuzione dei marcatori biochimici cardiaci (preferibilmente delle troponine) con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento unitamente ad evidenza di ischemia miocardica associata ad almeno uno dei seguenti sintomi di ischemia:
- criteri per l’infarto miocardico correlato alla PCI che si verifica entro le 48 ore dopo la procedura:
- è possibile effettuare diagnosi se si riscontra:
- nei pazienti on livelli basali di cTn normali, se si verifica un aumento > 5 volte il 99° percentile del limite superiore di riferimento
- in pazienti con valori elevati e stabili (con una variazione < 20%) o in diminuzione, aumento dei valori cTn > 20%;
- tali 2 criteri devono essere associati alla comparsa di:
- nuove onde Q patologiche o nuovo blocco di branca sinistra;
- reperti alla documentazione angiografica;
- di nuova occlusione del graft o dell’arteria coronaria nativa;
- riscontro con tecniche di imaging di una nuova perdita di miocardio vitale.
- infarto miocardico legato a trombosi stent/scaffold rilevato mediante angiografia coronarica o autopsia in un setting di ischemia miocardica e con aumento e/o diminuzione dei valori del biomarcatore cardiaco con il riscontro di uno o più valori > 99° percentile del limite superiore di riferimento;
- infarto del miocardio correlato alla restenosi rilevato mediante angiografia coronarica o autopsia in un setting di ischemia miocardica e con aumento e/o diminuzione dei valori del biomarcatore cardiaco con almeno 1 valore > 99° percentile del limite superiore di riferimento;
- per l’infarto del miocardio correlato all’innesto di un bypass dell’arteria coronarica i criteri per porre diagnosi sono:
- in pazienti con livelli di cTn di base normali, elevazioni di biomarcatori cardiaci > a 10 volte il 99° percentile del limite di riferimento superiore indicano una necrosi miocardica peri-procedurale;
- in pazienti con valori di base elevati e stabili (< 20% di variazione) o in diminuzione, aumento dei valori cTn > 20%;
- più 1 di:
- nuove onde Q patologiche;
- risultati angiografici coerenti con le complicazioni procedurali che limitano il flusso (come la dissezione coronarica, l’occlusione dell’arteria epi-cardica principale o dell’innesto, l’occlusione del ramo laterale, l’interruzione del flusso collaterale o l’embolizzazione distale);
- prove di imaging di nuova perdita di miocardio vitale o di nuova anomalia di movimento della parete regionale;
- dimostrazione post mortem di trombo legato alla procedura;
- è possibile effettuare diagnosi se si riscontra:
- criteri per l’infarto miocardico precedente o silenzioso/non riconosciuto – qualsiasi tra i seguenti criteri:
- comparsa di nuove onde Q patologiche in presenza o assenza di sintomatologia;
- evidenza all’imaging di un’area assottigliata e disfunzionante di miocardio non vitale in assenza di cause di origine non ischemica;
- riscontro patologico di infarto miocardico in via di cicatrizzazione o stabilizzato
Tipi
- esistono 5 tipi di infarto miocardico secondo l’European Society of Cardiology, American College of Cardiology Foundation, American Heart Association e World Heart Federation (ESC/ACCF/AHA/WHF) del 2018:
- Tipo 1 – infarto miocardico spontaneo correlato all’ischemia dovuta ad un evento coronarico primario, come nel caso di erosione e/o rottura, fissurazione o dissezione della placca.
- Tipo 2 – Infarto miocardico secondario ad ischemia dovuta ad uno squilibrio tra richiesta ed offerta di ossigeno, come nel caso di spasmo coronarico, embolizzazione coronarica, anemia, aritmie, ipertensione o ipotensione.
- Tipo 3 – Morte cardiaca improvvisa e inattesa, con arresto cardiaco, spesso accompagnata da sintomi suggestivi di ischemia miocardica, verosimilmente associata a nuovo sopraslivellamento del tratto ST, o nuovo blocco di branca sinistra o riscontro angiografico e/o autoptico di recente trombosi coronarica. In ogni caso, morte verificatasi prima del prelievo di sangue o quando i livelli dei marcatori biochimici cardiaci non erano ancora rilevabili.
- Tipo 4 – infarto del miocardio associato ad intervento coronarico percutaneo (Tipo 4a) o associato a riscontro angiografico o autoptico di trombosi dello stent (Tipo 4b).
- Tipo 5 – infarto del miocardio correlato ad intervento di bypass aortocoronarico.
- L’infarto del miocardio senza aterosclerosi ostruttiva delle coronarie (MINOCA):
- si riferisce all’infarto miocardico acuto con dimostrazione di arterie coronariche non ostruite.
- secondo i criteri diagnostici della Società Europea di Cardiologia (ESC), la diagnosi di MINOCA viene effettuata immediatamente dopo l’angiografia coronarica in pazienti che presentano caratteristiche coerenti con l’infarto miocardico acuto e richiede il rispetto di 3 criteri diagnostici:
- Criteri AMI:
- biomarcatore cardiaco positivo (preferibilmente troponina cardiaca) definito come aumento e/o caduta dei livelli seriali con il riscontro di almeno un valore > 99° percentile limite superiore di riferimento;
- evidenza clinica coerente all’infarto evidenziata da almeno uno dei seguenti elementi:
- sintomi di ischemia;
- nuove, o presunte nuove, significative modifiche ST-T o nuovo blocco di ramo sinistro (LBBB) ;
- sviluppo di onde Q patologiche;
- prove di imaging di nuova perdita di miocardio vitale o di nuova anomalia di movimento della parete regionale;
- prove di trombo intra-coronarico su angiografia coronarica o autopsia;
- arterie coronariche non ostruite secondo i criteri dell’angiografia coronarica:
- definita come assenza di CAD ostruttiva sull’angiografia (assenza di stenosi coronarica ≥ 50%) in qualsiasi potenziale arteria correlata all’infarto, che può includere:
- arterie coronariche normali (nessuna stenosi > 30%);
- ateromatosi coronarica lieve (stenosi > 30% ma < 50%);
- definita come assenza di CAD ostruttiva sull’angiografia (assenza di stenosi coronarica ≥ 50%) in qualsiasi potenziale arteria correlata all’infarto, che può includere:
- nessuna causa specifica clinicamente evidente per i criteri di presentazione acuta:
- durante la coronarografia non è possibile riscontrare una specifica causa e specifica diagnosi per la presentazione clinica;
- necessità di ulteriormente indagini per sottolineare la causa alla base della presentazione del MINOCA.
- Criteri AMI:
Immagine 02

Immagine 02. Infarto miocardico di tipo 1
Immagine 03

Immagine 03. Infarto miocardico di tipo 2.
Epidemiologia
- La malattia coronarica acuta colpisce più frequentemente:
- adulti con malattia coronarica;
- uomini (circa il 70% dei pazienti);
- inoltre, è stato segnalato che l’infarto miocardico acuto in età più giovane compare:
- più spesso in uomini rispetto alle donne;
- persone con uno status socio-economico basso;
- pazienti neri e ispanici rispetto ai pazienti bianchi;
- paesi dell’Asia meridionale rispetto ad altri paesi.
Eziologia e patogenesi
- la placca aterosclerotica dovuta a malattia coronarica può rompersi con conseguente occlusione dell’arteria coronarica (la causa più comune dello STEMI);
- meno comunemente, l’erosione della placca con endotelio danneggiato o assente può causare ostruzioni coronariche attraverso lo sviluppo di un trombo su intima disfunzionale;
- Le cause non aterosclerotiche includono:
- emboli:
- trombi a partenza dal ventricolo sinistro (cardiomiopatia), atrio sinistro (fibrillazione atriale, stenosi mitralica), valvole protesiche, cateteri durante l’angiografia;
- embolia di aria (angiografia coronarica, bypass cardiopolmonare);
- endocardite infettiva, endocardite trombotica non batterica (NBTE);
- mixoma atriale.
- ostruzione meccanica:
- trauma toracico (contusione, lacerazione);
- aneurisma aortico toracico e dissezione;
- dissezione delle arterie coronariche (post-partum, intervento coronarico percutaneo (PCI), angiografia post coronarica);
- displasia fibromuscolare;
- aumento del tono vasomotorio (angina variante o di Prinzmetal, sospensione della terapia con nitroglicerina);
- arterite:
- poli-arterite nodosa, lupus eritematoso sistemico (LES), artrite reumatoide (RA), spondilite anchilosante;
- arterite di Takayasu;
- malattia di Kawasaki;
- aortite luetica;
- vari altri disturbi:
- disturbi ematologici (per esempio, policitemia vera);
- stenosi aortica;
- abuso di cocaina;
- emboli:
- vasospasmo coronarico;
- infarto del miocardio con elevazione ST probabilmente dovuto ad una grave anemia;
Patogenesi
- meccanismi che possono portare alla STEMI:
- più comunemente, la rottura della placca aterosclerotica con conseguente occlusione dell’arteria coronarica:
- la progressione dell’aterosclerosi per espansione del nucleo lipidico e l’accumulo di macrofagi al bordo della placca provoca la rottura;
- La dimensione dell’infarto dipende da:
- livello di occlusione
- presenza di un adeguato circolo collaterale;
- durata dell’occlusione totale del vaso;
- erosione superficiale (non vulnerabile) della placca;
- meccanismi fisiopatologici (compreso il ruolo delle piastrine) alla base della rottura spontanea o dell’erosione della placca aterosclerotica includono:
- l’instabilità della placca può essere aumentata dall’infiammazione della parete arteriosa;
- l’erosione o la rottura della placca porta all’esposizione del collagene sub-endoteliale e alla successiva adesione delle piastrine;
- L’adesione delle piastrine porta a cambiamenti nella forma delle piastrine e nell’attivazione delle piastrine;
- agonisti piastrinici come l’adenosina di-fosfato (ADP), trombossano, e l’epinefrina producono un cambiamento conformazionale nel recettore della glicoproteina IIb/IIIa sulla superficie piastrinica che poi lega il fibrinogeno e successivamente causa l’aggregazione piastrinica e la formazione di “tappo piastrinico”.
- la necrosi miocardica distale può anche risultare dalla micro-embolizzazione a valle dei detriti di placca e degli aggregati piastrinici;
- la cascata della coagulazione è attivata dall’esposizione del fattore tissutale (TF):
- la combinazione con il fattore V porta all’attivazione del fattore di coagulazione da X a Xa;
- il fattore Xa porta all’attivazione del fattore di coagulazione II (protrombina) al fattore IIa (trombina);
- la trombina converte il fibrinogeno in fibrina, intrappolando gli aggregati piastrinici e provocando la formazione di trombi;
- vasospasmo coronarico dovuto a:
- disfunzione endoteliale focale (ad esempio, l’angina di Prinzmetal);
- effetti della droga da:
- cocaina;
- agenti chemioterapici;
- agonisti del recettore della serotonina;
- squilibrio tra l’offerta e/o la domanda di ossigeno miocardico;
- più comunemente, la rottura della placca aterosclerotica con conseguente occlusione dell’arteria coronarica:
- la diminuzione del flusso sanguigno miocardico può causare la necrosi miocitaria dopo diverse ore, tale necrosi può essere ritardata:
- dalla presenza di circolazione collaterale verso la zona ischemica;
- dall’occlusione coronarica intermittente;
- dal precondizionamento cardiaco;
- L’ischemia con STEMI comporta interessamento dell’intero spessore del miocardio (ischemia trasmurale);
- La necrosi miocitaria comporta la sostituzione dei cardiomiociti con tessuto cicatriziale fibroso non contrattile e il rimodellamento del miocardio:
- le aree infartuate subiscono un diradamento mentre il miocardio non colpito subisce l’ipertrofia;
- La mancata normalizzazione della sollecitazione della parete comporta:
- dilatazione ventricolare progressiva e forma più sferica del cuore;
- aumento dei peptidi natriuretici;
- l’aumento dei peptidi natriuretici può provocare vasodilatazione e diuresi;
- le modifiche strutturali del miocardio provocano cambiamenti elettrici nei modelli di eccitazione e conduzione;
- il rimodellamento del miocardio e la disfunzione ischemica a seguito dell’infarto miocardico possono portare a varie complicazioni.
Sintomatologia
- lo STEMI determina solitamente:
- dolore o sensazione di costrizione al petto di solito nella regione sub-sternale (meno spesso nella regione epigastrica) con possibile irradiazione al collo, alla mascella, alla schiena, alla spalla sinistra o al braccio sinistro;
- il dolore:
- dura di solito ≥ 20 minuti;
- si verifica con sforzo o a riposo;
- non cambia con la posizione o il movimento;
- viene descritto come costrittivo, senso di schiacciamento, senso di pesantezza o pressione a riposo, morsa o peso;
- i pazienti possono presentare sintomi diversi dal dolore toracico, tra cui:
- dispnea (più comune);
- nausea e vomito;
- diaforesi;
- fatica inspiegabile;
- palpitazioni;
- sincope (rara);
- debolezza;
- caratteristiche NON tipicamente legate all’ischemia miocardica:
- dolore pleuritico;
- dolore acuto o lancinante;
- dolore localizzato con la punta di 1 dito;
Esame Obbiettivo
- i segni vitali sono spesso irrilevanti ma è possibile riscontrare ipertensione o ipotensione e bradicardia o tachicardia;
- durante l’esame obiettivo è utile cercare segni di scompenso cardiaco e/o shock cardiogeno:
- i segni coerenti con la disfunzione ventricolare sinistra o lo shock cardiogeno possono includere tachicardia e ipotensione;
- è comune riscontrare bradicardia nelle prime ore di STEMI:
- a causa dell’aumento del tono vagale;
- associato all’infarto del miocardio inferiore;
- di solito auto-limitata;
- la cute può essere sudata;
- la pelle fredda o il pallore suggeriscono un’ampia area di ischemia o di shock cardiogeno imminente;
- la distensione venosa giugulare può verificarsi in pazienti con insufficienza ventricolare;
Cardiaco
- è possibile riscontrare il tono S3 o S4;
- il riscontro di un nuovo mormorio sistolico suggerisce rigurgito mitralico o rottura del setto ventricolare;
- il murmure coerente con il rigurgito aortico suggerisce una possibile dissezione aortica;
- il riscontro di sfregamenti pleurici suggerisce pericardite acuta;
Estremità
- l’edema periferico suggerisce un’insufficienza ventricolare;
Diagnosi
- bisogna sospettare STEMI in pazienti con sintomi coerenti con la diagnosi, tra cui:
- dolore o sensazione di costrizione al petto, spesso nella regione sub-sternale (la presentazione clinica più comune);
- altri sintomi possono includere dispnea, nausea e vomito, diaforesi, affaticamento o palpitazioni;
- i risultati dell’elettrocardiogramma (ECG) confermano la diagnosi:
- elevazione diagnostica del tratto ST in assenza di Ipertrofia ventricolare sinistra e blocco di branca sinistro (LBBBB):
- per derivazioni contigu si intendono gruppi contigui: derivazioni antero-laterali (V1-V6), inferiori (II, III, aVF) o laterali alte (I, aVL).
- nuova elevazione ST nel punto J in due derivazioni contigue con i seguenti valori di cut-off:
- ≥ 2 mm (0,2 millivolt [mV]) negli uomini o ≥ 1,5 mm (0,15 mV) nelle donne nelle derivazioni V2-V3;
- ≥ 1 mm (0,1 mV) in 2 altre derivazioni contigue toraciche o per arti.
- nuovo o presumibilmente nuovo LBBBB, che viene considerato un equivalente di STEMI (ma la maggior parte dei casi di LBBBB al momento della diagnosi non sono noti per essere pregressi o di nuova insorgenza); i criteri ECG per la diagnosi di STEMI in uno snenario di LBBB includono uno qualsiasi fra i seguenti:
- sopraslivellamento ST ≥ 1 mm (0,1 mV) e concorde al complesso QRS;
- depressione ST ≥ 1 mm (0,1 mV) in V1, V2 o V3;
- sopraslivellamento ST ≥ 5 mm (0,5 mV) e discordante con il complesso QRS;
- La depressione ST in 2 o più derivazioni precordiali (V1-V4) può indicare una lesione transmurale posteriore; ulteriori derivazioni toraciche posteriori (V7-V9) con elevazione ST > 0,5 mm (0,05 mV) (o > 1 mm [0,1 mV] negli uomini < 40 anni) sono coerenti con l’infarto miocardico posteriore;
- elevazione diagnostica del tratto ST in assenza di Ipertrofia ventricolare sinistra e blocco di branca sinistro (LBBBB):
- l’ecocardiografia transtoracica può mostrare focali anomalie della parete in pazienti con risultati equivoci dell’ECG
- la troponina cardiaca è il biomarcatore di scelta per la diagnosi di infarto miocardico;
- l’angiografia invasiva può confermare la diagnosi se permangono dubbi clinici;
Panoramica dei test
- Elettrocardiogramma a 12 derivazioni (ECG):
- l’ECG a 12 derivazioni deve essere effettuato il più presto possibile subito al primo contatto con il paziente (ACC/AHA Classe I, Livello B) ed entro ≤ 10 minuti (ESC Classe I, Livello B);
- il monitoraggio ECG deve essere iniziato il prima possibile (ESC Classe I, Livello B);
- bisogna prendere in considerazione ulteriori derivazioni aggiuntive della parete toracica posteriore (V7-V9) in pazienti con elevato sospetto di infarto miocardico posteriore (classe IIa dell’ESC, livello C);
- considerare l’uso di ulteriori elettrocateteri precordiali destri (V3R e V4R) in pazienti con infarto miocardico inferiore per identificare l’infarto concomitante del ventricolo destro (ESC Classe IIa, Livello B).
- l’angiografia d’emergenza è la modalità di scelta in caso di dubbio clinico sulla possibilità di un infarto miocardico acuto in evoluzione;
- la troponina T o la troponina I raccomandata per la diagnosi iniziale, ma il trattamento di riperfusione non dovrebbe essere ritardato in attesa dei risultati (classe I ESC, livello C);
- gli studi di imaging (ecocardiografia, radiografia del torace) possono aiutare nella diagnosi in casi incerti ma non dovrebbero ritardare il trasferimento per l’angiografia (ESC Classe IIb, Livello C);
- misurare il glucosio nel sangue al momento della valutazione iniziale in tutti i pazienti e ripetere la misurazione se sono presenti diabete o iperglicemia noti (classe I ESC, livello C);
- test di laboratorio aggiuntivi per guidare la gestione e identificare le comorbilità:
- conta ematica completa con conta piastrinica;
- tempo di protrombina con INR;
- tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) ;
- elettroliti;
- azoto ureico del sangue (BUN), creatinina;
- magnesio;
Elettrocardiografia (ECG)
- Raccomandazioni della Società Europea di Cardiologia (ESC) per la diagnosi dello STEMI:
- eseguire l’ECG a 12 derivazioni il più presto possibile al primo contatto con il paziente, con ritardo target ≤ 10 minuti (ESC Classe I, Livello B);
- avviare il monitoraggio ECG con capacità di defibrillatore il prima possibile in tutti i pazienti con sospetto di STEMI (ESC Classe I, Livello B);
- prendere in considerazione ulteriori derivazioni aggiuntive della parete toracica posteriore (V7-V9) in pazienti con elevato sospetto di infarto miocardico posteriore (occlusione dell’arteria circonflessa) (ESC Classe IIa, Livello B)
- Diagnosi ECG:
- elevazione diagnostica del tratto ST in assenza di Ipertrofia ventricolare sinistra e blocco di branca sinistro (LBBBB):
- nuova elevazione ST nel punto J in due derivazioni contigue con i seguenti valori di cut-off:
- ≥ 2 mm (0,2 millivolt [mV]) negli uomini o ≥ 1,5 mm (0,15 mV) nelle donne nelle derivazioni V2-V3;
- ≥ 1 mm (0,1 mV) in 2 altre derivazioni contigue toraciche o per arti.
- nuova elevazione ST nel punto J in due derivazioni contigue con i seguenti valori di cut-off:
- nuovo o presumibilmente nuovo LBBBB, che viene considerato un equivalente di STEMI (ma la maggior parte dei casi di LBBBB al momento della diagnosi non sono noti per essere pregressi o di nuova insorgenza); i criteri ECG per la diagnosi di STEMI in uno scenario di LBBB includono uno qualsiasi fra i seguenti:
- sopraslivellamento ST ≥ 1 mm (0,1 mV) e concorde al complesso QRS;
- depressione ST ≥ 1 mm (0,1 mV) in V1, V2 o V3;
- sopraslivellamento ST ≥ 5 mm (0,5 mV) e discordante con il complesso QRS;
- La depressione ST in 2 o più derivazioni precordiali (V1-V4) può indicare una lesione transmurale posteriore;
- ulteriori derivazioni toraciche posteriori (V7-V9) possono aiutare a identificare l’infarto miocardico posteriore isolato:
- l’elevazione ST ≥ 0,5 mm (0,05 mV) (o ≥ 1 mm [0,1 mV] negli uomini < 40 anni) è coerente con l’infarto miocardico infero-basale;
- spesso corrisponde all’occlusione del territorio circonflesso sinistro e si presenta con depressione ST isolata ≥ 0,05 mL nelle derivazioni V1-V3 su ECG a 12 derivazioni.
- elevazione diagnostica del tratto ST in assenza di Ipertrofia ventricolare sinistra e blocco di branca sinistro (LBBBB):
- I risultati dell’ECG suggeriscono in generale un infarto miocardico non STEMI (NSTEMI) o un’angina instabile al posto dello STEMI:
- Depressione ST
- Inversione delle onde T
- elevazione ST transitoria
- ulteriori considerazioni per l’interpretazione dell’ECG:
- i gruppi di lead (conduttori contigui) comprendono:
- derivazioni anteriori (derivazioni toraciche) – V1-V6
- conduttori inferiori – II, III, aVF;
- derivazioni laterali (derivazioni apicali) – I, aVL;
- derivazioni supplementari:
- V3R e V4R riflettono la parete libera del ventricolo destro;
- i lead posteriori del torace riflettono la parete posteriore;
- Le prime manifestazioni dell’ischemia miocardica possono comprendere:
- aumento dell’ampiezza delle onde T iperacute;
- onde T simmetriche prominenti e simmetriche in conduttori contigui;
- onde Q transitorie;
- l’ischemia miocardica acuta può anche essere presente con:
- nuova depressione ST orizzontale o a discesa ≥ 0,5 mm (0,05 mV) in 2 derivazioni contigue;
- T inversione T ≥ 1 mm (0,1 mV) in 2 lead contigui con onda R prominente o rapporto R/S > 1;
- i gruppi di lead (conduttori contigui) comprendono:
- se l’ECG è equivoco o non mostra prove a sostegno del sospetto clinico di infarto miocardico, ripetere l’ECG e, se possibile, confrontare l’ultimo ECG con quello precedente;
Localizzazione dell’infarto all’ECG
- Le coronarie sono due: la coronaria desra (Cdx) e la coronaria sinistra (Csx).
- La prima porzione della coronaria sinistra prende il nome di tronco comune (TC) che si divide nel ramo discendente anteriore (IVA o LAD) e nel ramo circonflesso (Cx).
- Dalla discendente anteriore si dipartono uno o due rami diagonali (D1, D2).
- Dal ramo circonflesso originano uno o più rami per il margine ottuso (MO1, MO2, MO3).
- Sia la coronaria destra che le diramazioni della sinistra (IVA e Cx) vengono suddivise in un tratto prossimale, medio e distale.
- In particolare:
- l’ostruzione della coronaria destra provocherà un infarto inferiore le cui alterazioni elettrocardiografiche (sopraslivellamento del tratto ST) saranno visibili in D2, D3, aVF. Potrà essere associato, o meno, un infarto posteriore (sotto-slivellamento in V1-V2 con onda R pronunciata).
- l’ostruzione della discendente anteriore determinerà un infarto anteriore o antero-settale che sarà visibile in V1-V4.
- l’ostruzione della circonflessa (Cx) determinerà un infarto laterale o laterale alto (V5-V6, D1-aVL); a volte si può associare anche un interessamento inferiore e/o posteriore.
- l’ostruzione del tronco comune della coronaria sinistra determinerà un infarto antero-laterale esteso (V1-V6, D1, aVL).
- N.B. Queste definizioni non vanno considerate come assiomatiche poiché esiste una variabilità anatomica coronarica individuale molto ampia.
Immagine 04


Immagine 04. Sede dell’infarto.
Terapia
- La gestione iniziale dovrebbe essere diretta a somministrare farmaci per ridurre l’ischemia miocardica, avviare una terapia anti-piastrinica e identificare una strategia di riperfusione che ripristini il flusso sanguigno all’arteria colpevole nel modo più rapido e sicuro possibile una volta che la diagnosi di STEMI è stata fatta per ridurre al minimo le lesioni del miocardio/infarto.
- terapia medica iniziale:
- morfina 4-8 mg IV inizialmente, poi 2-8 mg IV ogni 5-15 minuti in caso di dolore, ansia o edema polmonare (da usare con cautela nei pazienti con ipotensione).
- l’aspirina 162-325 mg deve essere somministrata (masticata) non appena è presente il sospetto di STEMI, poi 81-325 mg una volta al giorno;
- nitroglicerina:
- dose tipica 0,4 mg per via sublinguale ogni 5 minuti (fino a 3 dosi) come necessario per alleviare il disagio dovuto all’ischemia;
- la nitroglicerina per via endovenosa (a partire da 10 mcg/minuto, titolata alla pressione sanguigna) può essere usata per ischemia residua, ipertensione o insufficienza cardiaca;
- utilizzare con cautela nei pazienti con pressione sanguigna sistolica < 90 mm Hg o > 30 mm Hg al di sotto della linea di base, bradicardia o tachicardia significativa, infarto ventricolare destro o uso di inibitore della fosfodiesterasi (per esempio, sildenafil [Viagra]) nelle ultime 24-48 ore;
- l’ossigeno necessario per prevenire l’ipossiemia mantenendo la saturazione di O2 > 90%, tuttavia l’ossigenoterapia di routine non può ridurre la mortalità nei pazienti con infarto miocardico acuto
- approccio alla terapia di riperfusione (intervento coronarico percutaneo, innesto di bypass coronarico o trombolisi):
- intervento coronarico percutaneo primario (PCI):
- raccomandato per lo STEMI se i sintomi durano da < di 12 ore e la procedura PCI può essere eseguita entro 90-120 minuti (ACCF/AHA Classe I, Livello A; ESC Classe I, Livello A) o indipendentemente dal ritardo di tempo se controindicazione alla terapia fibrinolitica (ACCF/AHA Classe I, Livello B);
- consigliato in qualsiasi momento se STEMI e scompenso cardiaco acuto grave o shock cardiogeno (ACCF/AHA Classe I, Livello B).
- se non è in grado di effettuare una PCI entro 120 minuti, la fibrinolisi è raccomandata in assenza di controindicazioni se la sintomatologia è insorta da meno di 12 ore (ACCF/AHA Classe I, Livello A; ESC Classe I, Livello A) e ragionevole se entro 12-24 ore e ischemia in corso (ACCF/AHA Classe IIa, Livello C);
- innesto di bypass coronarico (CABG):
- indicato per pazienti con STEMI e anatomia coronarica non suscettibili di PCI se ischemia in corso o ricorrente, shock cardiogeno, scompenso cardiaco grave o altre caratteristiche ad alto rischio (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello B);
- deve essere considerato nei pazienti con ischemia in corso e con un’ampia area del miocardio a rischio se non è possibile eseguire il PCI dell’arteria infartuale (Classe IIa ESC, Livello C).
- PCI dopo fibrinolisi:
- eseguire 2-24 ore dopo il successo della terapia fibrinolitica (ACCF/AHA Classe IIa, Livello B; ESC Classe I, Livello A);
- eseguire se:
- riperfusione fallita (< 50% di risoluzione del segmento ST dopo 60-90 minuti) (ACCF/AHA Classe IIa, Livello B; ESC Classe I, Livello A);
- prove di riocclusione dopo una fibrinolisi iniziale riuscita (ACCF/AHA Classe IIa, Livello B; ESC Classe I, Livello B);
- ischemia ricorrente (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello B).
- intervento coronarico percutaneo primario (PCI):
- chirurgia rapida indicata per la maggior parte delle complicazioni meccaniche (come la rottura del muscolo cardiaco);
Immagine 05

Figura 05. Un’illustrazione tratta dalle ultime Linee Guida ESC sullo STEMI che riassume i suddetti percorsi. EMS: servizio di emergenza territoriale FMC: first medical contact inteso come diagnosi di ECG-grafica di STEMI.
- farmaci antipiastrinici e anticoagulanti:
- L’inibitore P2Y12 dovrebbe essere avviato in aggiunta all’aspirina:
- clopidogrel (Plavix) 600 mg se con PCI primario (ACCF/AHA Classe I, Livello B) o 300 mg se ≤ 75 anni e trattato con terapia fibrinolitica (ACCF/AHA Classe I, Livello C), quindi 75 mg una volta al giorno; le linee guida europee raccomandano clopidogrel 600 mg se ticagrelor o prasugrel non disponibili o controindicati (ESC Classe I, Livello A).
- alternative al clopidogrel associate a un ridotto rischio di morte e infarto del miocardio se si dispone di PCI:
- prasugrel (Effient) 60 mg, poi 10 mg una volta al giorno (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello B);
- ticagrelor (Brilinta) 180 mg, poi 90 mg due volte al giorno (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello B); le linee guida europee raccomandano il passaggio al ticagrelor, salvo controindicazioni, nei pazienti che hanno ricevuto in precedenza il clopidogrel, indipendentemente dai tempi o dalla dose di carico del clopidogrel (ESC Classe I, Livello B).
- terapia anticoagulante raccomandata:
- se si dispone di PCI: o eparina IV non frazionata (ACCF/AHA Classe I, Livello C) o bivalirudina IV (ACCF/AHA Classe I, Livello B); bivalirudina 0,75 mg/kg bolo IV, quindi, 1,75 mg/kg/ora di infusione associata a una riduzione del sanguinamento e della mortalità rispetto all’eparina non frazionata;
- se trattata con fibrinolitici: eparina IV non frazionata (ACCF/AHA Classe I, Livello C), enoxaparina (ACCF/AHA Classe I, Livello A), o fondaparinux (ACCF/AHA Classe I, Livello B); l’enoxaparina e la fondaparinux riducono ciascuna il tasso di reinfarzione rispetto all’eparina non frazionata.
- evitare i farmaci antinfiammatori non steroidei (tranne l’aspirina) durante il ricovero per STEMI.
- L’inibitore P2Y12 dovrebbe essere avviato in aggiunta all’aspirina:
- terapia medica supplementare:
- beta-bloccanti:
- in pazienti che non hanno controindicazioni (come insufficienza cardiaca, ipotensione, bradicardia, blocco cardiaco, STEMI precipitati dall’uso di cocaina):
- iniziare la terapia orale con beta-bloccanti (come il metoprololo tartrato 25-50 mg ogni 6 ore) nelle prime 24 ore (ACCF/AHA Classe I, Livello B); le linee guida europee raccomandano la terapia orale per i pazienti con STEMI con scompenso cardiaco e/o frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) ≤ 40% (ESC Classe I, Livello A);
- i beta-bloccanti IV (come il metoprololo tartrato 5 mg IV ogni 5 minuti fino a 15 mg) sono ragionevoli se l’ischemia ipertensiva o in corso (ACCF/AHA Classe IIa, Livello B; ESC Classe IIa, Livello B).
- i beta-bloccanti somministrati come trattamento immediato o a breve termine dopo un infarto miocardico acuto possono non diminuire la mortalità a breve termine, ma possono diminuire la mortalità a lungo termine.
- in pazienti che non hanno controindicazioni (come insufficienza cardiaca, ipotensione, bradicardia, blocco cardiaco, STEMI precipitati dall’uso di cocaina):
- inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE):
- ACE-inibitore entro le prime 24 ore dallo STEMI, a meno che non sia controindicato (shock, stenosi bilaterale dell’arteria renale, allergia ai farmaci):
- riduce la mortalità;
- raccomandato per pazienti con infarto anteriore, insufficienza cardiaca o LVEF < 40% (ACCF/AHA Classe I, Livello A; ESC Classe I, Livello A);
- ragionevole per tutti i pazienti con STEMI (ACCF/AHA Classe IIa, Livello A; ESC Classe IIa, Livello A).
- bloccante del recettore dell’angiotensina (ARB) raccomandato se indicazione per ACE inibitore ma ACE inibitore non tollerato (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello B).
- ACE-inibitore entro le prime 24 ore dallo STEMI, a meno che non sia controindicato (shock, stenosi bilaterale dell’arteria renale, allergia ai farmaci):
- antagonisti dell’aldosterone raccomandati, a meno che non siano controindicati per i pazienti con STEMI, LVEF < 40%, insufficienza cardiaca sintomatica o diabete mellito, e che già ricevono ACE inibitore e beta-bloccante (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello B);
- statina (come l’atorvastatina 80 mg una volta al giorno) raccomandata per tutti i pazienti con STEMI e senza controindicazioni (ACCF/AHA Classe I, Livello B; ESC Classe I, Livello A); uso di statina entro le prime 24 ore associato a una minore mortalità in ospedale e a meno complicazioni precoci;
- un controllo rigoroso del glucosio non è raccomandato durante lo STEMI, ma è ragionevole mantenere i livelli di glucosio < 180 mg/dL evitando l’ipoglicemia (ESC Classe IIa, Livello C).
- beta-bloccanti: