Dettagli
Ipocalcemia
I fattori che determinano la concentrazione sierica di Calcio sono l’ormone paratiroideo (PTH), la vitamina D, lo stesso Calcio ione e il fosfato.(30)
CAUSE
Basse concentrazioni di Calcio sono dovute a disordini del PTH o della vitamina D. Altre cause di Ipocalcemia includono i disordini che portano ad una diminuzione della concentrazione sierica del Calcio ionizzato per un deposito nei tessuti, come avviene nell’iperfosfatemia nell’ambito della sindrome da lisi tumorale.(31)
Altre cause di Ipocalcemia nel paziente oncologico sono le metastasi scheletriche, dissezione o irradiamento del testa-collo (con conseguente abbassamento del PTH secondario a disfunzione delle paratiroidi) e l’utilizzo di bifosfonati e Denosumab, che diminuiscono il riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti; in particolare l’Ipocalcemia in concomitanza con l’utilizzo di bifosfonati e Denosumab è più frequente in pazienti con deficienza di vitamina D, ipoparatiroidismo e con insufficienza renale.(32)
Il deficit di Calcio potrebbe inoltre essere mediato da alcuni agenti oncologici che spesso inibiscono il riassorbimento osseo osteoclastico: (33)
- alcuni farmaci implicati nell’Ipocalcemia includono l’axitinib, il nab- paclitaxel (con un’Ipocalcemia stimata di circa il 33%), l’estramustina (Ipocalcemia stimata del 20%), alte dosi di interleukina-2, basse dosi di leucovorina/5-fluorouracile e l’octreotide (Ipocalcemia stimata del 20%).(34)
- Trattamento delle lesioni ossee: oltre all’utilizzo dei bifosfonati e del Denosumab già citati, anche il Gallio 33 e lo Stronzio 89 possono generare fenomeni di ipocalcemia. Il Raloxifene, un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni, riduce il riassorbimento osseo causando, in presenza di deficienza di Vitamina D, ipocalcemia. (35)
- Trattamento con anti-EGFR: l’utilizzo di cetuximab e panitunumab possono aumentare il rischio di ipocalcemia. (36)
DIAGNOSI E MANIFESTAZIONI CLINICHE
Un uso consapevole di una breve serie di dati clinici e di laboratorio è sufficiente per stabilire la base eziologica dell’Ipocalcemia nella maggior parte dei pazienti oncologici: tale comprensione è indispensabile per individuare un trattamento mirato (vedi figura 1 e tabella 9).
L’obiettività può inoltre rivelare segni di tetania latente, come i segni di Chvostek e Trousseau, che sono fortemente suggestivi di ipocalcemia.
L’Ipocalcemia può essere associata ad un largo spettro di manifestazioni
cliniche, che vanno dall’assenza di
sintomi o paucisintomaticità nell’Ipocalcemia lieve, a
sintomi che possono risultare fatali come crisi
epilettiche,
scompenso cardiaco o laringospasmo. Inoltre la velocità di sviluppo e la cronicità
ne determinano
la
sintomatologia.
Solitamente tetano, papilledema e crisi epilettiche insorgono in pazienti che sviluppano rapidamente l’ipocalcemia, mentre cataratta, calcificazione dei gangli della base e disordini extra- piramidali sono solitamente segni di un’ipocalcemia cronica.
Figura 1: approccio diagnostico al paziente con ipocalcemia
Ipocalcemia in pazienti sottoposti a terapie
inibenti l’attività osteoclastica
(bifosfonati e denosumab)
L’omeostasi delle calcemia è una delle più importanti funzioni dell’osso.(40) L’inibizione dell’attività osteoclastica può condurre allo sviluppo di ipocalcemia e ipofosfatemia, sebbene in molti pazienti l’instaurarsi di meccanismi di compenso, come l’aumentata secrezione di PTH, evitano tale quadro di alterazione elettrolitica. In alcuni casi i meccanismi compensatori non sono possibili (come per esempio per una precedente paratiroidectomia, bassi livelli di vitamina D, ipoparatiroidismo, insufficienza renale), creando così le basi per l’instaurarsi dell’ipocalcemia.(41)
In un rePORT di 120 pazienti che avevano ricevuto acido zoledronico per mieloma multiplo o altre neoplasie maligne, l’Ipocalcemia era stata osservata nel 35% dei pazienti. Un quadro di Ipocalcemia severa che aveva reso necessaria l’infusione di Calcio per via parenterale era stata osservata nell’8% dei pazienti, nonostante fosse stata effettuata una correzione del dosaggio di acido zoledronico basato sulla clearance della creatinina e fosse stata somministrata una supplementazione di Calcio e vitamina D profilattica.(42)
Il Denosumab ha un’attività inibente il riassorbimento osseo più potente rispetto all’acido zoledronico, come dimostrato dai markers di turn over osseo (43),(44), per cui l’incidenza di Ipocalcemia e ipofosfatemia è più elevata in pazienti che ricevono tale terapia rispetto a coloro che ricevono acido zoeldronico, come dimostrato nei tre studi registrativi.(45),(46),(43).
In un’analisi integrata di dati provenienti da tre studi, l’ipocalcemia di ogni grado era dimostrata essere del 9,6% nei pazienti trattati con denosumab versus il 5% dei pazienti trattati con acido zoledronico.(32)
Alterazioni dell’albuminemia. Le concentrazioni di sieriche di calcio sono normalmente mantenute entro un ristretto range che consente la normale attività extra ed intra-cellulare calcio-mediata. Il Calcio è trasportato per un 45% in forma legata alle proteine plasmatiche, in parte agli anioni come il fosfato ed il citrato (15%) ed in parte come forma libera o ionizzata (40%).
Sebbene solo il Calcio ionizzato sia metabolicamente attivo, molti laboratori riportano le concentrazioni di Calcio totale. La normale calcemia generalmente va da 8,5 a 10,5 mg/dL (da 2.12 a 262 mmol/L): valori al di sotto di questo range sono da considerarsi come ipocalcemia. Il normale range di Calcio ionizzato e 4,65 a 5,25 mg/dL (da 1,16 a 1,31 mmol/L).
Quando le concentrazioni proteiche sono alterate (in particolar modo l’albumina), la concentrazione di Calcio totale può variare, mentre il Calcio ionizzato, i cui livelli sono normalmente regolati dall’assetto ormonale, rimangono stabili. Per questa motivazione la concentrazione di Calcio totale non riflette accuratamente la concentrazione del Calcio ionizzato (o libero).
Per esempio, nelle malattie croniche, nell’ipervolemia o nel paziente malnutrito (in cui la concentrazione sierica di albumina è diminuita), il Calcio plasmatico totale è basso, ma il Calcio ionizzato è normale: questo fenomeno è noto come pseudoipocalcemia: la calcemia diminuisce approssimativamente di 0,8 mg/dl per ogni 1g/dL di abbassamento dell’albuminemia.
Per le motivazioni di cui sopra si raccomanda di correggere sempre i livelli sierici del Calcio in funzione dell’albuminemia o in alternativa si può misurare il Calcio ionizzato.
Alterazioni acido-base. Le alterazioni del Ph ematico possono alterare l’equilibrio del complesso albumina
– Calcio (l’acidosi infatti ne riduce il legame). Pertanto in pazienti critici o nel periodo post-operatorio, correggere il Calcio per i livelli sierici di albumina potrebbe non risultare accurato a causa dei cambiamenti del Ph. (47) In uno studio, per esempio, l’utilizzo della formula di correzione del Calcio per l’albuminemia risultava sensibile solo nel 5% dei casi. Di conseguenza in presenza di alterazioni del Ph ematico, è prudente determinare i livelli di Calcio ionizzato.
Concentrazioni di PTH sierico. Per la definizione dell’eziologia dell’ipocalcemia, la misurazione del PTH è il mezzo più valido ed andrebbe effettuata ed interpretata contemporaneamente alla misurazione del Calcio in tutti i pazienti con tale deficit.
Le concentrazioni sieriche di PTH variano in base alla causa dell’Ipocalcemia (vedi tabella 9). (48)
TRATTAMENTO
Raccomandazione 1: Gestione e prevenzione dell’ipocalcemia durante trattamento con farmaci inibenti l’attività osteoclastica. Valutazioni di vitamina D nel paziente oncologico hanno dimostrato un’elevata prevalenza di questa malattia carenziale (livelli inferiori a 30 ng/ml). (49) Quando ad un paziente con ipovitaminosi D viene somministrato un potente bifosfonato per via endovenosa o Denosumab, vi è
rischio di Ipocalcemia anche severa e sintomatica, per cui è indispensabile una supplementazione di Calcio e vitamina D. Sebbene oggi non vi siano elementi sufficienti per supportare in generale la supplementazione di
vitamina D in pazienti oncologici al di fuori di studi controllati,(50) sulla base dello sviluppo di iperparatiroidismo secondario ad Ipocalcemia (che stimola l’attività osteoclastica limitando l’efficacia del farmaco e che potrebbe favorire la progressione di malattia), si raccomanda di effettuare in tutti i pazienti che debbano effettuare un trattamento con bifosfonati e Denosumab la supplementazione di Calcio e vitamina D a dosi di almeno 1000 UI al giorno di vitamina D (colecalciferolo) e di 500 mg al giorno di calcio, possibilmente in formulazioni farmacologiche separate. (Livello di evidenza 3, grado di raccomandazione D).(51)
Raccomandazione 2: Gestione in acuto dell’ipocalcemia. Se i livelli sierici di Calcio cadono al di sotto di 1,9 mmol/L, o i livelli di Calcio ionizzato risultano essere inferiori a 1mmol/L, o in presenza di paziente sintomatico l’opzione di somministrare calcio per via endovenosa può essere presa in considerazione (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).(52)
La somministrazione di Calcio gluconato dovrebbe avvenire attraverso un catetere venoso centrale al fine di evitare stravasi e conseguente irritazione dei tessuti circostanti.(53) Il Calcio endovenoso viene solitamente somministrato in formulazioni da 10 ml di Calcio gluconato al 10% diluito in 50-100 ml di destrosio 5%, infuso in 5- 10 minuti (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).(54)
Per evitarne la precipitazione, il Calcio non dovrebbe essere infuso con fosfato e bicarbonato (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).(55)
Bisognerebbe inoltre somministrare una contemporanea supplementazione orale di Calcio e calcitriolo (da 0,25 a 1 mcg/die). (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).
Inoltre andrebbero corrette eventuali anomalie sieriche concomitanti come l’Ipomagnesemia o l’alcalosi. (61)
Una rapida correzione dell’Ipocalcemia può contribuire allo sviluppo di aritmie cardiache, per cui durante
l’infusione di Calcio gluconato per via parenterale, dovrebbe essere monitorizzata la funzione cardiaca, in
particolar modo in pazienti in trattamento digossinico. (56) (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).
Raccomandazione 3: trattamento dell’ipocalcemia cronica. In aggiunta alla correzione dell’ipomagnesiemia, la somministrazione di Calcio e vitamina D per os è essenziale. (52) Il Calcio carbonato
e il Calcio citrato contengono il più alto rapporto di Calcio essenziale (40 e 28% rispettivamente) e sono facilmente assorbiti; sono pertanto considerati i farmaci di scelta.(54) I dosaggi a cui tali formulazioni vengono somministrate sono solitamente 1 o 2 g di Calcio essenziale tre volte al giorno (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D). La supplementazione calcica e di calcitriolo solitamente normalizza
alterazioni elettrocardiografiche asintomatiche. (57) (livello di evidenza 2; grado di raccomandazione B).
Se l’Ipocalcemia è dovuta al malassorbimento di vitamina D, andrebbe trattata la causa sottostante (per esempio l’incentivo di una dieta libera da glutine nel paziente celiaco). (58) La correzione del Magnesio corregge l’Ipocalcemia correlata a bassi livelli di magnesio.(59)
Raccomandazione 4: Insufficienza di Vitamina D. L’insufficienza di vitamina D richiede la correzione con ergocalciferolo (vitamina D2) o colecalciferolo (vitamina D3). L’ergocalciferolo può essere somministrato alla dose di 50 000 UI a settimana o due volte a settimana con un reassesment dei livelli di vitamina D a tre mesi, titolando finchè non si raggiungano normali livelli di 25(OH)D. (33) (livello di evidenza 1; grado di raccomandazione B). In alternativa si possono somministrare 300 000 UI di ergocalciferolo per via intramuscolare, con le prime due dosi a distanza di tre mesi e le successive ogni sei mesi. (60) (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).
Il colecalciferolo è più potente dell’ergocalciferolo; la somministrazione di 100 000 UI di vitamina D3 una volta ogni 3 mesi è efficace nel mantenere un adeguato livello di 25(OH) D.(54) (livello di evidenza 1; grado di raccomandazione B).
Raccomandazione 5: ipoparatiroidismo. Il trattamento dell’ipoparatiroidismo richiede una valutazione globale del paziente ed un’attenta valutazione delle opzioni terapeutiche oltre alla correzione dell’ipocalcemia. Lo scopo primario della correzione con calcio e vitamina D è il controllo dei sintomi, il mantenimento dei livelli di calcemia entro un range tra 2,00 e 2,12 mmol/L e l’ottenimento di un rapporto Calcio – fosfato al di sotto di 4,4 mmol/L2 senza lo sviluppo di ipercaliuria e la precipitazione di sali di Calcio nei tessuti molli (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).(61)
Solitamente viene utilizzato un analogo della vitamina D come il calcitriolo alla dose di 0,5 mcg/die con un aumento di dose ogni 4 – 7 giorni sino al raggiungimento di livelli di calcemia medio- bassi. (62) (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).
I diuretici tiazidici diminuiscono l’escrezione urinaria di Calcio grazie all’incrementato riassorbimento tubulare distale: si può quindi considerare la somministrazione di tali farmaci unitamente a una dieta a basso contenuto di fosfati. (52) Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).
La misurazione della calcemia, della concentrazione di fosforo e della creatinina dovrebbe essere eseguita ogni settimana durante le somministrazioni iniziali per poi passare a ogni quattro mesi alla stabilizzazione della dose.(63) (Livello di evidenza 3; grado di raccomandazione D).
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